venerdì 4 novembre 2016


2° Governo Moro (26.07.1964 - 21.01.1966)


Coalizione politica: DC- PSI - PSDI - PRI
Durata (giorni): 548
IV Legislatura

Presidenza del Consiglio
Aldo Moro
  sottosegretari:
Angelo Salizzoni (segretario del consiglio dei ministri)
Ministri senza portafoglio
Petro Nenni (vicepresidente del consiglio);
Attilio Piccioni;
Giulio Pastore (presidente del comitato dei ministri per il Mezzogiorno e le zone depresse);
Luigi Preti (riforma della pubblica amministrazione);
Giovanni Battista Scaglia (rapporti fra governo e Parlamento)
Claudio Arnaudi (ricerca scientifica)
Affari esteri
Giuseppe Saragat (fino al 29.12.1964);
Aldo Moro (ad interim dal 28.12.1964 al 05.03.1965);
Amintore Fanfani (dal 05.03 al 30.03.1965);
Aldo Moro (ad interim dal 30.12.1965 al 22.01.1966);
  sottosegretari:
Giuseppe Lupis;
Ferdinando Storchi
Interno
Paolo Emilio Taviani
  sottosegretari:
Leonetto Amadei;
Guido Ceccherini;
Crescenzio Mazza
Grazia e giustizia
Oronzo Reale
  sottosegretari:
Riccardo Misasi
Bilancio
Giovanni Pieraccini
  sottosegretari:
Giuseppe Caron
Finanze
Roberto Tremelloni
  sottosegretari:
Cesare Bensi;
Athos Valsecchi;
Mario Vetrone
Tesoro
Emilio Colombo
  sottosegretari:
Francesco Albertini;
Giuseppe Belotti;
Renato Cappugi;
Eugenio Gatto
Difesa
Giulio Andreotti
  sottosegretari:
Luigi Angrisani;
Mario Marino Guadalupi;
Guglielmo Pelizzo;
Pubblica istruzione
Luigi Gui
  sottosegretari:
Maria Badaloni;
Piero Caleffi;
Domenico Magrì
Lavori pubblici
Giacomo Mancini
  sottosegretari:
Danilo De Cocci;
Pier Luigi Romita
Agricoltura e foreste
Mario Ferrari Aggradi
  sottosegretari:
Dario Antoniozzi;
Ludovico Camagni;
Venerio Cattani
Trasporti e aviazione civile
Angelo Raffaele Jervolino
  sottosegretari:
Orlando Lucchi;
Salvatore Mannironi
Poste e telecomunicazioni
Carlo Russo
  sottosegretari:
Remo Gaspari
Industria, commercio e artigianato
Giuseppe Medici (fino al 05.03.1965);
Edgardo LAmi Starnuti (dal 05.03.1965)
  sottosegretari:
Maria Vittoria Mezza;
Giorgio Oliva;
Vincenzo Scarlato
Lavoro e previdenza sociale
Umberto Delle Fave
  sottosegretari:
Ettore Calvi;
Giorgio Fenoaltea;
Anselmo Martoni
Commercio con l'estero
Bernardo Mattarella
  sottosegretari:
Girolamo Messeri (fino al 16.12.1964);
Emilio Battista (dal 15.03.1964)
Marina mercantile
Giovanni Spagnolli
  sottosegretari:
Stefano Riccio
Partecipazioni statali
Giorgio Bo
  sottosegretari:
Carlo Donat-Cattin
Sanità
Luigi Mariotti
  sottosegretari:
Calogero Volpe
Turismo e spettacolo
Achille Corona
  sottosegretari:
Emilio Battista (fino al 15.03.1964);
Pietro Micara




3° Governo Fanfani (26.07.1960 - 2.02.1962)


Coalizione politica: DC
Durata (giorni): 556
III Legislatura

Presidenza del Consiglio
Amintore Fanfani
Vicepresidente del Consiglio
Attilio Piccioni
  sottosegretari:
Umberto Delle Fave (segretario del consiglio dei ministri);
Renato Tozzi Condivi (riforma della pubblica amministrazione);
Giovanni Giraudo (informazioni)
Ministri senza portafoglio
Giulio Pastore (presidente del comitato dei ministri per il Mezzogiorno e le zone depresse);
Giuseppe Codaci (rapporti fra governo e Parlamento);
Tiziano Tessitori (riforma della pubblica amministrazione)
Affari esteri
Antonio Segni
  sottosegretari:
Carlo Russo;
Ferdinando Storchi
Interno
Mario Scelba
  sottosegretari:
Guido Bisori
Grazia e giustizia
Guido Gonella
  sottosegretari:
Francesco Maria Dominedò
Bilancio
Giuseppe Pella
  sottosegretari:
Giuseppe Cerulli Irelli;
Enrico Rosselli
Finanze
Giuseppe Trabucchi
  sottosegretari:
Antonio Pecoraro;
Michele Troisi (deceduto il 16.10.1961);
Filippo Micheli (dal 22.11.1961)
Tesoro
Paolo Emiluio Taviani
  sottosegretari:
Alfonso De Giovine;
Lorenzo Natali;
Dino Pernnazzato
Difesa
Giulio Andreotti
  sottosegretari:
Vittorio Pugliese;
Giovanni Bovetti;
Italo Giulio Caiati
Pubblica istruzione
Giacinto Bosco
  sottosegretari:
Maria Badaloni;
Giovanni Elkan
Lavori pubblici
Benigno Zaccagnini
  sottosegretari:
Domenico Magrì;
Tommaso Spasari
Agricoltura e foreste
Mariano Rumor
  sottosegretari:
Giuseppe Salari;
Giacomo Sedati
Trasporti
Giuseppe Spataro
  sottosegretari:
Cesare Angelini;
Calogero Volpe
Poste e telecomunicazioni
Lorenzo Spallino
  sottosegretari:
Dario Antoniozzi;
Remo Gaspari
Industria, commercio e artigianato
Emilio Colombo
  sottosegretari:
Nullo Biaggi;
Filippo Micheli
Lavoro e previdenza sociale
Fiorentino Sullo
  sottosegretari:
Ettore Calvi;
Cristoforo Pezzini
Commercio con l'estero
Mario Martinelli
  sottosegretari:
Tarcisio Longoni
Marina mercantile
Angelo Raffaele Jervolino
  sottosegretari:
Salvatore Mannironi
Partecipazioni statali
Giorgio Bo
  sottosegretari:
Eugenio Gatto
Sanità
Camillo Giardina
  sottosegretari:
Crescenzo Mazza
Turismo e spettacolo
Alberto Folchi
  sottosegretari:
Renzo Helfer;
Gabriele Semeraro




 
II Governo Leone   (24 giugno 1968 - 19 novembre 1968)

 
V  Legislatura
Coalizione politica: DC
Durata (giorni) 148
Giorni di crisi 23

 
Presidente del Consiglio

 
Giovanni Leone

Luigi Michele Galli (segretario del consiglio dei ministri)
Albertino Castellucci
Mario Pedini
Athos Valsecchi

Ministri senza portafoglio
Italo Giulio Caiati (interventi straordinari nel Mezzogiorno e le zone depresse del centro-nord)
Crescenzo Mazza (rapporti con il Parlamento)
Tiziano Tessitori (riforma della pubblica amministrazione)

Affari esteri

Giuseppe Medici

sottosegretari:
Franco Maria Malfatti
Giorgio Oliva

Interno

Franco Restivo

sottosegretari:
Remo Gaspari
Angelo Salizzoni

Bilancio  e programmazione economica
Emilio Colombo ad interim

sottosegretario:
Giuseppe Caron

Finanze

Mario Ferrari Aggradi

sottosegretari:
Giovanni Gioia;
Vincenzo Russo
Tommaso Spasari

Tesoro

Emilio Colombo

sottosegretari:
Ermenegildo Giuseppe Bertola
Bonaventura Picardi
Natale Santero

Grazia e giustizia

Guido Gonnella

sottosegretario:
Giuseppe Vedovato (fino al 06.07.1968)
Renato Dell'Andro (dal 13.09.1968)

Difesa

Roberto Tremelloni

sottosegretari:
Francesco Cossiga
Guglielmo Donati
Guglielmo Pelizzo

Pubblica istruzione

Giovanni Battista Scaglia

sottosegretari:
Maria Badaloni
Vincenzo Bellisario
Giovanni Elkan

Lavori pubblici

Lorenzo Natali

sottosegretari:
Danilo De Cocci
Luigi Giglia
Stefano Riccio

Agricoltura e foreste

Giacomo Sedati

sottosegretari:
Dario Antoniozzi
Arnaldo Colleselli
Vincenzo Indelli

Trasporti  e aviazione civile

Oscar Luigi Scalfaro

sottosegretari:
Arcangelo Florena
Giacinto Genco

Poste e telecomunicazioni

Angelo De Luca

sottosegretari:
Loris Biagioni
Bernardo D'Arezzo

Industria,  commercio e artigianato

Giulio Andreotti

sottosegretari:
Paolo Barbi
Emanuela Savio
Sebastiano Vincelli

Lavoro e previdenza sociale

Giacinto Bosco

sottosegretari:
Alessandro Canestrari
Vito Lattanzio
Francesco Turnaturi

Commercio con l'estero

Carlo Russo

sottosegretari:
Dante Graziosi
Mario Vetrone

Marina mercantile

Giovanni Spagnolli

sottosegretario:
Mariano Pintus

Partecipazioni statali

Giorgio Bo

sottosegretario:
Carlo Donat-Cattin

Sanita' 

Emilio Zelioli Lanzini

sottosegretari:
Maria Cocco
Calogero Volpe

Turismo e spettacolo

Domenico Macrì

sottosegretari:
Leandro Rampa
Adolfo Sarti



Le elezioni politiche


Un irregolare in Sicilia

"Il Manifesto": Emanuele Macaluso



La notizia della scomparsa di Danilo Dolci mi ha fatto pensare all’articolo di Sandro Viola l’altro ieri su Repubblica. L’associazione è dovuta all’invettiva, che si leggeva in quell’articolo, rivolta non solo ai dirigenti del Pci, ma ha quegli intellettuali che con quel partito in qualche modo avevano avuto a che fare, rei di non avere avuto chiesto perdono agli italiani e al mondo per i misfatti del comunismo.
Danilo Dolci era certamente uno di loro, tra l’altro ebbe anche il premio Lenin per la pace, ma non ha avuto il tempo per rimediare. Questo intellettuale triestino venne in Sicilia nel 1952, anni duri segnati da scontri sociali e politici durissimi. Dirigevo allora la Cgil siciliana e avevo partecipato a tanti funerali di compagni sindacalisti assassinati dalla mafia. Centinaia di contadini e dirigenti sindacali della sinistra erano stati ed erano ancora in carcere per avere occupato i feudi. Tra questi Pio La Torre, il quale non ha avuto, anche lui, tempo per chiedere perdono agli italiani come vorrebbe Viola.
Dolci fondò una comunità a Trappeto, vicino a Partinico, tra Palermo e Trapani e aveva una visione gandhiana della lotta sociale e politica e la pratica del digiuno non fu subito capita dalle masse bracciantili affamate. Eppure le sue denuncie clamorose contro la mafia interessarono, per la prima volta forse, i gruppi di intellettuali che al nord erano rimasti spettatori indifferenti di fronte al fenomeno mafioso. I processi, 26, a Dolci dovuti alle denunce degli onorevoli Bernardo Mattarella, Calogero Volpe, del senatore di Partinico Ambasciatore Messere, (il quale aveva ereditato il collegio dal direttore del Giornale d’Italia Santi Savarino), ebbero una eco straordinaria e contribuirono anch’essi a costruire una coscienza anti-mafiosa. Dell’azione di Danilo Dolci voglio ricordare quattro momenti: il digiuno a Ballarò, uno dei vecchi quartieri degradati della città dove migliaia di persone vivevano nei catoi, lotta che incoraggiò le popolazioni già impegnate nella battaglia per il risanamento; la lotta per la costruzione della diga sul fiume Iato che determinò uno sconto duro con la mafia di quella zona la quale controllava le acque; il convegno e la marcia di Palma di Montechiaro (Agrigento), con l’attiva partecipazione di Carlo Levi e di altri intellettuali, in cui fu messa a nudo una realtà di drammatica di miseria, analfabetismo, degrado e prepotenza mafiosa. Infine vorrei ricordare che alla fine degli anni ‘60 Dolci mise in onda una "radio libera" clandestina che diede per la prima volta la parola ai terremotati del Belice e a tanti esclusi di cui oggi non si parla più. Anche per questo Danilo subì un altro processo.
Come ho accennato il rapporto tra i partiti della sinistra, la Cgil e Dolci non furono facili, dato che l’intellettuale triestino con le sue iniziative usciva dagli schemi tradizionali della lotta sociale e politica. Era un "irregolare" paracadutato in una situazione che gli doveva essere estranea. E in parte lo fu. Ma la sua "irregolarità" e la sua "estraneità" provocò rotture e ripensamenti politici e culturali e costituì un grande stimolo per tutti noi siciliani. Il cardinale Ernesto Ruffini negli anni ‘60 in una sua omelia pasquale si espresse con queste parole che vanno oggi ricordate: "La mafia, il Gattopardo, Danilo Dolci sono le cause che maggiormente hanno contribuito a disonorare la Sicilia". Il riferimento alla mafia era dovuto al fatto che essa produceva l’antimafia come fattore diffamante dell’isola. Da allora molta strada è stata fatta, anche grazie all’opera di Danilo Dolci. E sarebbe bene che l’attuale cardinale di Palermo lo ricordasse anche in chiesa senza chieder perdono a nessuno.

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