martedì 16 maggio 2017

Qui, in questo atto n° 195 dello Stato Civile di Racalmuto, appare indubitabile che il gr.uff. dottore Ettore Giuseppe Tancredi MESSANA, nacque proprio a Racalmuto.
Ed è figlio di Clemente Messana- Il padre di costui è don Luigi Messana, medico accorto nei turbinosi anni dei moti asntiborbonici racalmutesi. Fratello di due anni minore dell' incontenibile don Biagio (che lui stesso alle volte si indicava con una doppia 'g') sapeva essere accorto senza cadere in vigliaccherie.
Non era rigido e manesco come lo speziale don Calogero Messana, ma all'occorrenza sapeva anche esporsi. Molte doti le troviano nel questore Messana. Il quale dovette vedersela con l'ambiguuo Nitti, socialista persecutore delle teste calde di Mazzarino, del Veneto e petsino di Favara che agirono nel trafico giorno ottobrino della rivolta di Riesi.
Giubilato come questore di Palermo per la reviviscenza mafiosa del suterino senatore Mopmino, pur tiepido fascista dovette barcamnarsi tra i fanatici slavi a Lubuana e scappare da Trieste perché in odio a Pavolini.
Monarchico convinto, ebbe e aperseguire i monarchici palermitani al tempo del ribellismo banditesco alla Giulino in quel di Palemo tra il 1945 e giugno del 1947.
Fu fedele a De Gasperi non essendo certo un clericale. Pensate, la famiglia Messana racalmutese, malandata a metà del 'Settecento, aoproda nell'Ottocento fra i nuovi ricchi. E da lì una crescita sino proprio alla nascita a Racalmuto di Ettore Giuseppe Tancredi Messana. Eppure non un prete in famiglia; tra i sapori delle chiuse del minerario territorio di Nord-Est balunginati cospiratori fuocherelli carbonari, sino alle esplosioni degli ostentati atteggiamenti massoni dei tempi di Crispi, manco un chierico, mai un pree, mai un provento conteggiato nelle tante sacrestie racalmutesi.
Il padre di Ettore Giuseppe Tancredi, don Clemente Messana, si proclama qui 'possidente'; ma pensiamo che la sua possidenza si fosse dissolta in tassi ususai pagati a chi approfittava delle inesperte iniziative industriali di codesti signorotti, di codesti galantuomini con tanta boria ma poca avvedutezza amministartiva.
Don Clemente Messana che manco una racalmutese aveva sposato, se ne sta a Palermo con tre figlie femmine e due maschi. Pare che annoiato e spendaccione si fosse ritirato all'Hotel delle Palme, s quello dei cavalli da corsa appioppati da Travaglio a dell'Utri. Le figlie chiuse nel paio di stanze dell'albergo, i maschi fuori a studiare, a laurearsi. Le figlie senza vita mondana, restano nubìli ed acide, a credere al mio amico lo scrittore Agnello che dice di avere rivelazioni esplosive nei suoi cassetti.
Le tre sorelle tutte furiose per come capita alla ragazza di buona famiglia che resta virgo in capillis, adoravano questo baldo, imponente serioso fratello, che di carriera in polizia ne farà sino all'apice, non certo raccomanfato, ad ontra delle calunniose concioni parlamentari di un dirompente comunista di nome Li Causi.
Caro Agnello, mai niente ti potevan ti volevan dire contro il fratello. Contro la moglie del fratello non potevano, fu una donna di grande dignità di classica saggezza. Fra cognate andavano d'accordo. Non andavano d'accordo, specie una di queste tre virago, con la nipote romana, adusa a frequentare collegi dell'alta aristocrazia romana, libera, altera, insofferente delle grette meditrranee inibizioni sessuofobe della Sicilia palermitana. Parlo ovviamente della mirabile donna Giovanna Messana. Certo, conflittuale fu il rapporto con la moglie del nipote, il figlio di Ettore Messana. Ma questa è faccenda privata e non è accordato ad alcuno ficcarvi il naso. Caro 'Asparinu Agnello.
Calogero Taverna.


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