martedì 16 maggio 2017

Vedo che alterniamo il tu al lei,mi farebbe piacere rimanere sul tu se sei d'accord

dipende dal mio momento psicologico nei tuoi confronti; il tu mi viene spontaneo se dialoghiamo così sommessamente; il lei me lo impone la maestosità della tua personalità che sento alitare quando il discorso si eleva. Vorrei invitarti al Caffè Greco per uno scambio di opinioni circa la personalità di tuo nonno.

sto leggendo la poesia del cactus.........anche tu gli anni li porti a meraviglia ......
 non lamentarti e poi il bene più grande è rimanete lucidi attivi con il cervello (organo prezioso)e a te funziona alla grande

Non mi lamento!!!

3 giugno 23.03.48



L'altra Parrocchia del '49. Leonardo Sciascia Paese con figure: E' questo il vero don Luigino Messana? ... ma il barone Trupia, entrando col suo passo anchilosato, il gran naso che gli disegna un profilo aerodinamico, muoveva le mani, leggere come farfalle, a foggiare nell'aria un gran corpo di donna: una di quelle gigantesse alla Baudelaire, alla cui ombra don Ignazio riprende quota come una piccola mongolfiera. Così tutti i nostri personaggi (perché sono gli uomini che vediamo ogni giorno, ma al tempo stesso sono personaggi in cerca d'autore) parlano ora di donne - e il signor Munisteri riprende sonno dentro la sua poltrona. Le donne, le donne. Sono tutti mariti premurosi e fedelissimi, di donne non conoscono che la propria moglie: ma quale fantasia, che baldiniana golosità, con che gusto si accendono in determinazioni anatomiche, in battute piccanti. Il barone Trupia si affida all'eloquenza delle mani: forse vedremo le sue mani staccarsi, volteggiare nell'aria, svanire alla ricerca di quella donna incontrata quarant'anni fa a Pinerolo, nella tal via di Milano, dentro la tal piazza di Roma. Ecco: è già un personaggio, il nostro barone Trupia; può benissimo entrare dentro le saporitissime pagine di uno scrittore contemporaneo che tanto amiamo. E magari uscirne sbattendo la porta, tanto la sua presenza annienterebbe i vari Percolla e Muscarà del "Don Giovanni in Sicilia".

 5 giugno 21.56.45
Sciascia stravolge poi la sua ironia sulla sessuomania del Circolo Unione. Ecco come "I giovani apposta tirano fuori discorsi sulle donne, fingono malinconia considerando chi per l'età più non le può godere. Don Ferdinando Trupia salta su dal divano - ho settant'anni, ma una bella donna la sento da qui alla chiesa del Carmine; voi voglio vedere quando avrete la mia età. I giovani protestano - ma noi in generale parliamo, sappiamo quello che lei è ancora capace di fare. Sì - dice don Ferdinando - son capace di fare cose da pazzi, con una donna. L'altro giorno, a Palermo , sapete che mi disse una donna? Tu meglio di un giovane di vent'anni sei, mi disse, non è una cosa normale, dovresti andare da Coppola (Coppola è il primario della clinica psichiatrica universitaria). Da Coppola, capite? Pare anche a me che non è una cosa normale, proprio voglio andarci, i nervi sono. Il barone Lascuda leva gli occhi dal giornale, si volge al vicino - lui deve andare da Coppola? E io che dovrei fare? Chiudermi tra quattro mura e non uscire più di casa, questo dovrei fare. Una cosa ti dico, che non ne posso più. L'altra sera sono andato a fare visita ad un amico, c'erano tre ragazze che mi stavano intorno, son dovuto andar via perché non ce la facevo più; queste se ne accorgono, pensavo, e che figura ci faccio? Che stai dicendo? - chiede don Ferdinando, vibrante come un diapason nel timore che si mormori di lui - Vai cercando donne? E perché no - dice il barone, tu sei dell'ottantatre e io dell'ottantasette. te ne sei scordato? Don Ferdinando si avvicina ad uno dei giovani, mormora - ora ci divertiamo - questo qui raglia sempre di donne, come un asino castrato è, non c'è da credere mezza parola. Poi rivolto al barone - raccontami di queste ragazze, credo di sapere chi sono, forse ti pigliavano a gabbo. Tu non sai niente - dice il barone - né io posso dirti niente; ma per pigliare a gabbo me ce ne vuole, e tu lo sai. Le ragazze mi strusciavano addosso come gatte, una ce n'era con un paio d'occhi, una bocca. e il petto che mi toccava l'orecchio, lei si chinava apposta e il petto mi toccava l'orecchio, qui; era una rosa --- poi si è messa a suonare il pianoforte, io le stavo di faccia, in um modo mi guardava ..." [segue]
6 giugno 13.26.16
Buongiorno....sono al pc e sto documentandomi sui fatti riguardanti la Slovenia ....non ti nascondo che la cosa non mi è facile.....c'è comunque tanta voglia di andare in fondo
ieri avevi parlato di compiti a casa .......
io ieri il compito a casa l'ho fatto. Ho raccolto un centinaio di pagine su tuo nonno. Ti avevo chiesto se avevi il telefono fisso perché dovendo parlare a lungo il telefonino è micidiale. Ora vado a pranzo. Questo pomeriggio, mettiamoci in contatto. Un carissimo saluto e l'augurio di uno splendido pomeriggio.

6 giugno 15.24.14
Qui riporto antiche mie cose. In sintesi vi è poi il mio approccio alla questione ETTORE MESSANA. Non condividevo allora sberleffi infondati, figurarsi adesso che di ricerche ne ho fatte tante e molto proficue in onore del Questore Ettore Messana e molto a disdoro dei di lui denigratori, falsari e sopprattuto calunniatori. Io spero che Totò (come MALGRADO TUTTO) mi leggano già qui e si accingano a contattarmi per una loro indefettibile RESIPISCENZA OPEROSA (altrimenti corrono brutti rischi dovendosela vedere con le ire della signora GIOVANNA MESSANA di Roma - ma abita a Osta - che è poi l'unica ad essere superstite parente diretta del questore le cui radici racalmutesi alla fin fine si legano solo al suo genitore) Si dà il caso che l’ex Sindaco di Racalmuto sia penna vivacissima e irrefrenabilmente polemica. Mi delizia, come può accadere tra affini. Ha per il momento i guai suoi e non sono bazzecole. Dovrebbe rinchiudersi nei suoi attacchi-difesa. Ma son panni per lui molto stretti. Così deborda in un comodo anticomunismo d’altri tempi, in confronti tra le paghe dei ricchi e le miserie dei poveri, ed ecco da ultimo nel dileggio di grandi (in ogni senso, anche negativo) personaggi locali. Cozza così con le mie convinzioni di aduso alle ispezioni bancarie d’alto tiro e con i risultati delle mie frequentazioni dei più disparati archivi di stato o di santa romana chiesa. Riprendo un mio contrappormi in Facebook per darne ragguaglio anche a miei lettori d’altre sponde. Scusatemi. 6 febbraio Salvatore Petrottoha pubblicato qualcosa sulla sua bacheca.


"Scoprire con triste ed amara meraviglia che certi personaggi, davvero inquietanti, che hanno segnato, assai negativamente, la storia d'Italia sono di Racalmuto, mi rattrista non poco. Mi riferisco al mafioso vero e non presunto tale, Jò Macaluso, braccio destro di Sindona, una sorta di factotum siculo-americano che aveva le porte aperte persino alla Casa Bianca, ai tempi di Nixon! Od ancora, ad Ettore Messana, il terribile questore, fascista della prima ora, già alle prese con le stragi di centinaia di operai e contadini durante il famoso Biennio Rosso, tra il 1919 e 1920. Lo stesso Messana che, vent'anni dopo avere represso nel sangue le lotte sindacali di moltitudini di poveri disgraziati, fece sterminare migliaia di iugoslavi a Lubiana, in Slovenia, con la scusa che erano comunisti. Un criminale di guerra che, anziché essere condannato per le torture ed i numerosi eccidi perpetrati, dopo la caduta del Fascismo, viene, inspiegabilmente, riabilitato e nominato capo della polizia in Sicilia, dal governo Bonomi, di cui faceva parte anche Alcide De Gasperi. Una volta in Sicilia il Messana si accorda con la mafia, la stessa mafia che fece uccidere centinaia di inermi contadini e che perpetrò la prima strage di Stato in Italia, all'indomani della caduta del fascismo, quella di Portella delle Ginestre. Mafia che fece uccidere i sindacalisti Accursio Miraglia e Girolamo Li Causi. Quest'ultimo, Li Causi, tra l'altro, proprio a proposito del Messana, ebbe modo di dire che era il capo dei banditi, mentre Giuliano una sorta di capo della polizia. Tutto a ruoli invertiti! Stato ed Antistato, mafia ed antimafia, sono spesso allora come oggi la stessa cosa! Che tristi ed amare verità, un pò sciasciane ed un un pò troppo racalmutesi, visto che tali protagonisti, di queste terribili storie d'Italia, sono di Racalmuto! Sciascia ed i suoi contrari, potremmo concludere, se ci riferiamo al questore aguzzino, poi divenuto capo della polizia in Sicilia, Ettore Messana, od ancora al mafioso Jò Macaluso."

Lillo Taverna Carissimo Totò, ti piace il tono acuto anzi acutissimo e figurati se puoi trovare un censore nel sottoscritto che se può ha voglia di gridare più di te. Trattandosi ora dell'onore di Racalmuto cui tengo in modo spasmodico sino a buttare anatemi a figli di amici miei che mi sono cari e cui debbo persino gratitudine, mi permetto di contraddirti. 

Lillo Taverna: Joe Macluso non fu (anzi non è, visto che è ancora vivo) quel truculento boss della mafia siculo-americana che fu comodo far credere. Le ciarle dei giornali e dei mass-madia sono comiche di disinformati. Personaggio folklorico quanto ti pare, capace di andare a S. Francesco e cercare di liberare il padre dal tetto, ma niente di più. Quanto a Sindona - e credo di saperne e di sapere cose in esclusiva - fu utile idiota, tanto più utile quanto più idiota. Ci rimise persino la pelle per la sua insipienza. Sai che Occiuto ed io restammo disorientati dal fatto che codesto signor Presidente di ben quattro banche (tre a Milano ed una a Messina) non aveva manco apposto la firma nei più scottanti verbali dei consigli di amministrazione e non per furbizia, solo per non essere stato manco inviato.


stasera ho inviato questo breve preavviso a Claudia Cernigoi: lei dovrebbe essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore generale di pubblica sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande personaggio della storia di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la smentiscono in pieno Non so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza operosa. Sappia che la signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo non ha avuto tempo per inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti di calunnie nei confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso.
 bravissimo, ottimo avvertimento.

ne sto spedendo un altro a G. Casarrubea

bene

Malgrado Tutto si è reso colpevole di una diffusione di notizie infamanti nei confronti di questo nostro grande concittadino, il noto personaggio Ettore Messana, celeberrimo ospite nel nostro famosissimo personaggio don Luigino Messana in arte - per voce corrente - don Ferdinando Trupia di sciasciana memoria. Ho inviato un subdolo preavviso solo apparentemente rivolto ad una sedicente giornalista triestina. Ecco: stasera ho inviato questo breve preavviso a Claudia Cernigoi: lei dovrebbe essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore generale di pubblica sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande personaggio della storia di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la smentiscono in pieno Non so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza operosa. Sappia che la signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo non ha avuto tempo per inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti di calunnie nei confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso.

ottimo......l'ho già condiviso
6 giugno 23.19.02

Questo il passo di Li Causi che dovresti cercare e trascrivere o fotocopiare nell'Archivio Centrale di Stato. Da qui parte l'ignominia Riesi -------------------- Cfr. Discorso di Girolamo Li Causi al Senato della repubblica, 23 giugno 1949, in Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia, Atti relativi alla strage di Portella della Ginestra, parte prima, p. 90.

7 giugno 2.36.24
A UMBERTO SANTINO mi pare che lei scriva che "il Commissario Messana" avrebbe nel 1919 fatto sparare sui contadini di Riesi provocando 15 morti e 50 feriti. Sto facendo ricerche accurate e questo non mi risulta anzi mi sa di mistificazione diffamatoria. Sto cercando di tutelare il buon nome del nonno della signora Giovanna Messana e quindi credo che sia suo dovere dimostrarmi la fondatezza della sua accusa



Leggo a suo nome espressioni lesive dell'onore del questore Ettore Messana. Per incarico della signora Giovanna Messana, nipote di questo grande personaggio storico e altamente meritevole quale il grande Ufficiale Ettore Messana Ispettore generale di PS sto conducendo accurate indagini storiche e quindi posso comprovare nelle competenti sede che la Signora intende adire che quanto affermato nell'articolo a suo nome è infondato e distorsivo della verità nei termini e nel significato che verranno più pertinentemente formulati.
7 giugno 19.24.45
Ho trovato un testo storico sui fatti di Riesi che ti riporto qui. Reputi che possa pubblicarlo subito o è meglio che appuriamo altre cose?





 




8 giugno 18.05.24
non sono riuscita a leggere nulla, cliccando sull'indirizzo non mi si apre la pagina sono costretta a farmi aiutare da mia nipote, non sono a casa ti chiamo al telefono domani mattina, oggi ho avuto la bellissima sorpresa della venuta di Domenica, siamo state insieme non molto perché era in partenza con il figlio per Napoli ci sentiamo domani ciao e grazie
ho visto la foto: complimenti e tantissimi auguri a questa grande famiglia dei Messana, nelle forme più allargate. Hai fatto un ottimo pranzo?

si è stata una piacevolissima sorpresa

sto leggendo l'intervento di Licausi ......altre pagine  non mi si sono aperte devo chiedere aiuto a mia nipote
sono a casa di mia figlia e sto adoperando il suo pc ti telefono da casa

non so se farò tardi se rientro ad orario decente ti chiamo
ci spero e ci conto
8 giugno 22.46.38
ho stasera inviato questo biglietto all'Istituto Italiano di Cultura - Lubiana.

Sto facendo delle ricerche storiche sul questore Ettotre Messana. Fu questore di Lubiana nel tragico periodo tra il 1941 e il 1942. Potreste darmi suggerimenti, notizie, riferimenti bibliografici ed altro?Vi sarei particolarmente grato. Calogero Taverna già ispettore capomissione della Vigilanza sulle aziende di credito della Banca d'Italia; superispettore del SECIT (Ministero Finanze) nel settennio della fondazione sotto il ministro Reviglio - ab. a Roma via Lorenzo Rocci 68, 00151 Roma, tel. 0665742876 o cell. 3291383700. Spesso me ne sto nel mio paese natio, il paese di Sciascia, Racalmuto, in via F. Martorana 11bis, 92020 Racalmuto (Ag.) tel. 0922948173. Grazie.
10 giugno 0.21.48
Carissima Giovanna, leggo in Storia d'Italia- Le regioni - DALL'UNITA' AD OGGI, LA SICILIA / GIULIO EINAUDI EDITORI Rosario Mangiameli la regione di guerra 1945/50, pag. 576 /ss.

I continui rasstellamenti avrebbero dovuto mettere incrisi secondo l'opinione di Ettore Messana, responsabile dell-ispettorato di Pubblica Sicurezza, i traffici illegali e alienare a Giuliano le simpatie della popolazione che lo considerava suo protettore. E- convinzione di molti che se Giuliano non cadrà ben presto nelle mani della giustizia dovrà rimanere vittima della maffia, stanca ed atterrita dallo sconvolgimento che ha determinato l'inusitato quanto inaspettato movimento di forze anzidette. In questi giorni / non [ strana coincidenza / non pochi malfattori, alcuni di essi noti capobancda, sono stati trovati uccisi senza che sia stata rivelata alcuna traccia degli uccisori.
Tralascio le considerazioni di Mangiameli decisamente settarie e prevenute. penso che i successivi accadimenti abbiano dato ragione al Messana anziché alle postume insinuazioni del Mangiameli. Quello che qui importa è la seguente citazione: 'Il primo a fare il nome di Giuliano fu l-ispettore Mesana che contava su importanti confidenti nella banda, il principale di questi Fra Diavolo, al secolo Salvatore Ferreri, legato alla mafia del Trapanese, fu ucciso il 27 giugno 1947 nella caserma dei carabinieri di Alcamo, dove si trovava in stato di fermo. Era questo un episodio della lotta tra polizia e carabinieri per assicurarsi la cattura di Giuliano, ma con la morte di Ferreri scompariva un possibile testimone sui mandanti ella strage di Portella della Ginestra. Ferreri infatti per primo aveva parlato della esistenza di un lettera che consegnata da Pasquale Sciortino a Giuliano, avrebbe influito sulla decisione di compiere la strage. Cfr. le deposizioni del generale dei carabinieri Giacinto Paoloantonio davanti alla commissione antimafia in Archivio Italiano Testo integrale , pp. 419 -23, 467/83. 723 37.
(cfr.  ACS, per archivio centrale di stato, PCM , 1944 / 47 , 8\2 | 10371 Sicilia ordine pubblico rapporto di Messana del 17 febbraio 1946. -Sulle indagini per la cattura di Giuliano vedi le pagine di Spano- Faccia a faccia con la mafia, pag. 578 nota n. 25)


Carissima Giovanna, leggo in Storia d'Italia- Le regioni - DALL'UNITA' AD OGGI, LA SICILIA - GIULIO EINAUDI EDITORI Rosario Mangiameli la regione di guerra 1945/50, pag. 576 /ss. “I continui rastrellamenti avrebbero dovuto mettere in crisi secondo l’opinione di Ettore Messana , responsabile dell’ispettorato di Pubblica Sicurezza, i traffici illegali e alienare a Giuliano le simpatie della popolazione che lo considerava suo protettore: «E’ convinzione di molti che se Giuliano non cadrà ben presto nelle mani della giustizia dovrà rimanere vittima della maffia, stanca ed atterrita dallo sconvolgimento che ha determinato l’inusitato quanto inaspettato movimento di forze anzidette. In questi giorni -non è strana coincidenza - non pochi malfattori, alcuni di essi noti capi banda, sono stati trovati uccisi senza che sia stata rivelata alcuna traccia degli uccisori. » Tralascio le considerazioni di Mangiameli decisamente settarie e prevenute. Penso che i successivi accadimenti abbiano dato ragione al Messana anziché alle postume insinuazioni del Mangiameli. Quello però che qui importa è la seguente citazione: ACS, (per Archivio centrale di Stato), PCM , 1944- 47, 8-2 /10371 Sicilia ordine pubblico rapporto di Messana del 17 febbraio 1946 Sulle indagini per la cattura di Giuliano vedi le ben documentate pagine di Spanò- Faccia a faccia con la mafia. Nella successiva pagina 578 abbiamo questa importantissima nota: n. 25 Il primo a fare il nome di Giuliano fu l’ispettore Messana che contava su importanti confidenti nella banda, il principale di questi Fra Diavolo, al secolo Salvatore Ferreri, legato alla mafia del Trapanese, fu ucciso il 27 giugno 1947 nella caserma dei carabinieri di Alcamo, dove si trovava in stato di fermo. Era questo un episodio della lotta tra polizia e carabinieri per assicurarsi la cattura di Giuliano, ma con la morte di Ferreri scompariva un possibile testimone sui mandanti della strage di Portella della Ginestra. Ferreri infatti per primo aveva parlato della esistenza di una lettera che consegnata da Pasquale Sciortino a Giuliano, avrebbe influito sulla decisione di compiere la strage [di Portella delle Ginestre]. Cfr, le deposizioni del generale dei carabinieri Giacinto Paoloantonio davanti alla Commissione antimafia in Archivio Italiano Testo integrale , pp. 419-23, 467-83. 723- 37.
10 giugno 12.59.58
Contra Omnia Racalmuto ...per mestiere spiego bene agli altri quello che per me non comprendo. sabato 15 febbraio 2014 Li Causi, chi era l'on. Girolamo Li Causi. Ci imbattiamo in codesto grande comunista in queste nostre attuali ricerche sulla massiccia figura del questore Messana. Se amiamo la verità, la nostra indagine deve spaziare a trecentosessanta gradi con spirito storico, distaccato, per quanto possibile avalutativo. Come vedremo Casarrubea si appoggia a Li Causa per deturpare la figura di Messana. Ne vedremo a suo tempo le distorsioni persino infamanti.

Girolamo Li Causi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. sen. Girolamo Li Causi Bandiera italiana Parlamento italiano Senato della Repubblica GirolamoLiCausi.
Luogo nascita Termini Imerese
Data nascita 1º gennaio 1896
 Luogo morte Palermo Data morte 14 aprile 1977
Titolo di studio Laurea in scienze economiche Professione Pubblicista
Partito PCI Legislatura I, V Gruppo Comunista
Incarichi parlamentari Vicepresidente della commissione speciale pdl enti locali regione siciliana dal 9 marzo 1950 al 24 giugno 1953 Vicepresidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della "mafia" dal 13 novembre 1968 al 24 maggio 1972 Incarichi parlamentari Vicepresidente della Commissione Speciale Per L'esame Del Disegno Di Legge N.1: "Autorizzazione All'esercizio Provvisorio Del Bilancio Per L'anno Finanziario 1953-1954" dal 25 giugno 1953 all'11 giugno 1958 Vicepresidente della Giunta Per I Trattati Di Commercio E La Legislazione Doganale dal 6 ottobre 1953 all'11 giugno 1958 Vicepresidente della Camera dei Deputati dal 12 giugno 1958 al 15 maggio 1963 Vicepresidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia dal 5 giugno 1963 al 4 giugno 1968

on. Girolamo Li Causi Bandiera italiana Assemblea costituente Collegio Unico Nazionale Pagina istituzionale « Perché avete fatto uccidere Giuliano? Perché avete turato questa bocca? La risposta è unica: l'avete turata perché Giuliano avrebbe potuto ripetere le ragioni per le quali Scelba lo ha fatto uccidere. Ora aspettiamo che le raccontino gli uomini politici, e verrà il tempo che le racconteranno. » (Girolamo Li Causi. Intervento alla Camera dei deputati nella seduta del 26 ottobre 1951[1])

Girolamo Li Causi (Termini Imerese, 1º gennaio 1896 – Palermo, 14 aprile 1977) è stato un politico italiano. È stato il primo segretario del PCI siciliano.
Indice [nascondi] 1 Biografia 1.1 Incarichi istituzionali 1.2 Portella della Ginestra 1.2.1 Documenti 2 Note 3 Bibliografia 4 Collegamenti esterni Biografia[modifica sorgente] Già dirigente socialista, aderì al Partito Comunista d'Italia nel 1924. Nel 1926 fu per alcuni mesi direttore de L'Unità. Nel 1928 venne arrestato per la sua attività antifascista e condannato a 21 anni di carcere. Liberato nell'estate del 1943, diventò partigiano ed entrò nel CLNAI. Venne quindi rimandato nella natia Sicilia per organizzare la presenza del Partito Comunista, di cui divenne il primo segretario regionale. Il forte impegno politico contro la mafia caratterizzò subito la sua azione e per questo 16 settembre 1944 fu vittima di un attentato da parte di un gruppo di mafiosi guidato da Calogero Vizzini. In tale occasione, in cui vennero ferite 14 persone, Li Causi venne attaccato durante un comizio in cui stava intervenendo insieme a Gino Cardamone e Michele Pantaleone a Villalba[2]. Incarichi istituzionali[modifica sorgente] Nel 1946 venne eletto deputato nell'Assemblea Costituente. Fu eletto per la Prima volta in Parlamento nel 1948 e, attraverso varie legislature, ricoprì la carica di Deputato e quella di Senatore. Fu vicepresidente della prima Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno mafioso. Portella della Ginestra[modifica sorgente] « Gli obiettivi immediati delle forze alleate in Sicilia furono dunque: a) mantenere l'ordine conservando nello stesso tempo buoni rapporti con la popolazione; b) ripristinare un tessuto sociale affidabile e conforme agli interessi anglo-americani, come si venivano delineando nel quadro strategico internazionale; c) stroncare le forze di sinistra prima di un loro troppo profondo radicamento sociale. » (Nicola Tranfaglia in "Come nasce la Repubblica", pagine fra 91 e 98) Li Causi fu probabilmente l’uomo politico più direttamente impegnato sulla strage di Portella della Ginestra: la denunciò all’opinione pubblica e ne seguì gli sviluppi, individuandone la principale causa nella vittoria, alle elezioni regionali, dell’alleanza elettorale di sinistra in un contesto di scontro tra il separatismo isolano e il movimento contadino che chiedeva l’applicazione della riforma agraria. Li Causi indirizzò inoltre durissime accuse anche alle forze di polizia, denunciando i loro legami con mafiosi e saparatisti, e al ministro Mario Scelba, più volte accusato di essere direttamente implicato nella vicenda. Documenti[modifica sorgente] Il 10 maggio 1950, durante la sua deposizione istruttoria, Girolamo Li Causi presentò alcuni significativi documenti. Venne esibita per prima una lettera mandata da Salvatore Giuliano all'Unità con richiesta di pubblicazione. Il timbro fa risalire la missiva al 2 ottobre 1948. Fra gli stralci di interesse investigativo si trova questo: "[...] oggi potrei mostrare una lettera che un amico intimo del signor Scelba, proprio alla vigilia delle elezioni, mi mandò e conteneva la promessa [...]". Il secondo documento presentato, era una missiva autografa di Giuliano che rispondeva al comizio dello stesso Li Causi tenuto a Portella della Ginestra i 1º maggio 1949, quando venne scoperta la lapide dedicata alle vittime. In questo discorso che fece scalpore all'epoca, Li causi chiese direttamente a Giuliano di far i nomi dei mandanti della strage e nella lettera esibita Giuliano rispondeva: "I nomi possono farli coloro che tengono la faccia di bronzo, ma non un uomo [...]". Li Causi esibì infine una terza lettera autografa di Giuliano, già pubblicata dall'Unità il 30 aprile 1950, in cui il malvivente minacciava senza mezzi termini Mario Scelba in riferimento al suo luogotenente Gaspare Pisciotta, in odore di tradimento. « Il Giuliano allora si è avvicinato a me chiedendomi dove fosse mio fratello. Ho risposto che si trovava in paese con un foruncolo. Egli allora mi ha detto: 'E' venuta la nostra liberazione'. Io ho chiesto: -E qual è?- Ed egli di rimando mi disse: 'Bisogna fare un'azione contro i comunisti: bisogna andare a sparare contro di loro, il 1º maggio a Portella della Ginestra. Io ho risposto dicendo che era un'azione indegna, trattandosi di una festa popolare alla quale avrebbero preso parte donne e bambini ed aggiunsi: 'Non devi prendertela contro le donne ed i bambini, devi prendertela contro Li Causi e gli altri capoccia. » (Dichiarazione di Gaspare Pisciotta, luogotenente di Salvatore Giuliano) Tutte queste lettere, unitamente alla deposizione di Pisciotta in cui lo stesso sostiene la presenza di una corrispondenza tra Giuliano e il Ministro Mario Scelba (latore un deputato amico), non fornirono, secondo gli investigatori, riscontri oggettivi al proseguimento delle indagini in direzione di un intreccio destabilizzante fra Salvatore Giuliano e segmenti dell'ambiente politico. [1] Note[modifica sorgente] 1.^ at Leinchieste.com 2.^ dai fatti raccontati da Alfio Caruso nel libro Turiddu il postelegrafonico Bibliografia[modifica sorgente] Girolamo Li Causi, "Terra di Frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-1960", a cura di Davide Romano presentazione di Italo Tripi e della prefazione di Oliviero Diliberto Edizioni La Zisa, 2009. Francesco Petrotta, Portella della Ginestra. La ricerca della verità, Ediesse 2007, ISBN 978-88-230-1201-1 Giuseppe Casarrubea e Mario J. Cereghino, Tango Connection, Bompiani Carlo Ruta, Giuliano e lo Stato. Documenti e testimonianze sul primo intrigo della repubblica, Edi.bi.si., Messina 2002 Collegamenti esterni[modifica sorgente] Lo sbarco Alleato ed il riemergere della mafia Portella della Ginestra Intervento di Girolamo Li Causi all'Assemblea Costituente, seduta del 15 luglio 1947. Mafia e banditismo Estratto da un documento del 18 settembre 1948, conservato presso l'Archivio Istituto Gramsci Siciliano, fondo "Girolamo Li Causi" Il Filo Nero a cura di Vincenzo Vasile Documenti statunitensi e italiani sulla Banda Giuliano, la X Mas e il neofascismo in Sicilia (1944 – 1947) a cura di Giuseppe Casarrubea



annotiamo questi appunti. Ne trarrermo spunti per documentare come si sbatte un mostro in prima pagina. Vizio giornalistico mondiale, nequizia della sedicente cultura storica italiana molto nostrana. Lo scoop per  lo scoop anche nell'inventare una fasulla pagina di storia. Si vince una cattedra. Il mostro sbattuto in prima pagina si chiama: questore ETTORE MESSANA da Regalpetra Libera Racalmuto: l'onore della famiglia gravemente vilipeso, il buon nome di Racalmuto giù nel fango. Difenderemo con documenti sia l'onore della famiglia Messana, sia il buon nome di questo infangato grande paese di Sciascia, RACALMUTO.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. < Utente:Lupo rosso | Sandbox Indice [nascondi] • 1 il convegno di Palermo o 1.1 Introduzione o 1.2 intervento di Salvatore Lupo o 1.3 intervento di Ernesto Burgio e Lino Buscemi o 1.4 intervento di Giuseppe Casarrubea o 1.5 intervento di Giuseppe Carlo Marino • 2 Collegamenti Esterni • 3 Note il convegno di Palermo[modifica | modifica sorgente] Utente:Lupo_rosso/Sandbox/relazioni_mafia_fascismo_servizi_segreticaso_Mori Introduzione[modifica | modifica sorgente] Il convegno di Palermo prende spunto da un libro giudicato dagli esperti del settore molto importante per documenti presentati .Il titolo del libro e' come nasce la repubblica? diNicola Tranfaglia;il convegno di Palermo e' inerente ai rapporti tra mafia, Vaticano e neofascismo dallo sbarco degli alleati in Sicilia al 1947 basato sulla ricerca di Nicola Tranfaglia e di Giuseppe Casarrubea,come nasce la repubblica? utilizza come pezza d'appoggio i documenti americani e italiani desecretati,il convegno arriva, arricchendole della conoscenza ed esperienza degli storici partecipanti, a conclusioni che si ritrovano sviluppate e completate da materiali storici comprovanti nel libro [1] Promotori del convegno sono il preside della Facoltà di Lettere Giovanni Ruffini e Salvatore Lupo, ordinario di Storia contemporanea presso la stessa facolta'. Le parole di Girolamo Li Causi nell'intervento alla camera dei deputatinella seduta del 26 ottobre 1951 servono ad introdurre la tematica del convegno di Palermo in cui si sviluperranno le tesi accusatorie espresse da Girolamo Li Causi ed avvalorate dai documenti desecretati presentati da Nicola Tranfaglia in come nasce la repubblica? « Il popolo siciliano è stato accusato dal Ministro Scelba di omertà. Ma voi, come potete immaginare che a Monreale, dove si sapeva che la famiglia del Miceli era d'accordo con Verdiani,[2][3] In quella seduta, Girolamo Li Causi si assume il compito di illustrare l'interpellanza presentata assieme con Giuseppe Montalbano[4], Riccardo Lombardi, Virgilio Nasi, Umberto Fiore[5] e Luigi Sansone al presidente del Consiglio e dai ministri dell'Interno e di Grazia e Giustizia sulla gravità della situazione in Sicilia. e che ospitava Giuliano, ci possa essere chi vada a denunciare i Miceli[6][7]? Polizia, banditi, mafia, erano insieme, mangiavano insieme, e voi accusate il popolo siciliano di omertà, mentre il funzionario dello Stato appare il correo, il favoreggiatore, l'istigatore. Voi avete accusato il popolo siciliano di omertà, ma l'omertà è vostra, per aver sospinto i vostri funzionari a questi metodi, per aver indirizzato la loro azione a martoriare le popolazioni, per aver tollerato che violassero la legge. Ma è naturale per voi che debba essere così, dato lo scopo che volete raggiungere. Il vostro disegno è chiaro: condanniamo quelli delle gabbie di Viterbo, diamo loro l'ergastolo e la nostra coscienza di gente civile è appagata; chiudiamo questa pagina vergognosa e non diamo più spettacolo all'estero. Già, come se queste ferite sanguinose potessero essere così sanate! » « Credete che non ci fosse stato il movimento contadino, se non ci fossero i partiti democratici questo bubbone sarebbe scoppiato? No, questi delitti sarebbero stati occultati, le istruttorie archiviate, come si faceva prima. Ora non è più possibile commettere impunemente delitti per conservare i propri privilegi, per violare la Costituzione; oggi non è più possibile che la Nazione possa consentire che, commesso il primo delitto, quello di violare la Costituzione, seguano tutti gli altri, per cui dai Verdiani, dai Luca, dai Perenze,[8] fino all'ultimo maresciallo dei carabinieri si può impunemente infrangere la legge, con la coscienza che la legge si viola "contro i comunisti", gli assoldati di Stalin, i nemici della Patria, contro i quali, quindi, tutto è lecito. » [9] intervento di Salvatore Lupo[modifica | modifica sorgente] L'introduzione di Salvatore Lupo di per se stessa costituisce un momento di sintesi dell'intero periodo storico in questione. « “...la nuova Italia non nasce indipendente ma sotto l’occupazione americana, che ci fa capire come la Resistenza al fascismo abbia riscattato la sconfitta ma non del tutto, l’Italia resta un paese soggetto a tale occupazione che perdura dal ’44 al 47’e poi segna il passaggio del nostro paese al Patto Atlantico”. La sua formula del “doppio Stato con una doppia fedeltà” è interessante, indica accordi segreti tra un pezzo di Stato italiano e i servizi segreti americani. L’Italia si presenta come un paese sconfitto e l’Italia nel mezzogiorno non è certo un’Italia resistenziale. I tentativi al sud di arrivare ai livelli del centro nord non reggono, il movimento contadino, che parte in Sicilia dopo il 46’, non è la Resistenza italiana al fascismo. Nel Mezzogiorno di fatto non c’è stata la Resistenza[10], quindi da qusto punto di vista il sud non riflette e non rappresenta i partiti di massa: socialisti, comunisti e cattolici. “Questo il contesto- dice Lupo- nel quale nascono logiche di potere occulte che tendono a reprimere la libertà di scelte politiche chiare. Al nord si assiste allo scontro tra democrazia cristiana e comunismo, al sud si cerca di costruire una rete clandestina per sconfiggere il nemico comune, i comunisti! Ecco quindi dopo la guerra la nascita di gruppi combattenti italiani anti-comunisti, infiltrati dalla X_MAS. » [11] L'introduzione di Salvatore Lupo presegue illustrando il patto di fra tra mafia ed esercito americano (con l'interessamento sul campo degli agenti OSS Max Corvo e Vincent Scamporino,gia' avvocato di famiglie mafiose negli USA,[12] piu' specificatamente) per lo sbarco in Sicilia .I documenti desecretati indicano che questo patto organico e' stato fatto.L'esercito americano,fra l'altro,a parte ovvviamente i livelli superiori,non tutti,a conoscenza di tali intralazzi,si configura in linea di massima la realta' siciliana come una realta' primitiva senza comprenderne la complessita';ovverossia in linea di massima l'esercito non conosce cosa e' la mafia e quindi ne accetta l'aiuto sia militare che per il mantenimento dell'ordine,prova ne sara' che diversi capi mafiosi nel periodo divengono carche pubbliche in molti centri siciliani.Ma il patto fondamentale e' con i capi mafiosi d alto rango come Vito genovese che diventerra' vice del plenipotenziario Charles_Poletti e giovani mafiosi che faranno una gran carrriera come Gaetano Badalamenti,risultato implicato nella vicenda di Salvatore Giuliano,fascista, che diviene praticamente il principale capo militare per organizzazione di azioni milateri contro le forze della sinistra e sindacali in fermento nel periodo(Portella della Ginestra).Altro punto fondamentale e' unire a queto tipo di intervento la destra democristiana e Portella della Ginestra e' la sintesi di tale strategia.I documenti desecretati parlano di questa strategia portata avanti dagli statunitensi ,che d'altro canto fa parte ed e' inizio della strategia degli interventi CIA in Europa .L'altro punto su cui appoggiarsi e' il Vaticano,cosa non difficile visto il clima di intensa rottura che vi e' fra USA ed URSS e l'accusa di anticlericalismo violento rivolta su tuttto il territorio nazionale alle forze di sinistra.Salvatore Lupo ipotizza quindi che alla base della strutturazione della Repubblica italiana in una parte importantissima della nazione si basava su questo genere di alleanze e quindi si domanda comme in tale maniera si possa far nascere una repubblica veramente democratica. intervento di Ernesto Burgio e Lino Buscemi[modifica | modifica sorgente] Il secondo relatore del convegno Ernesto Burgio, conferma l'esistenza dei documenti comprovanti gli asserti dell'introduzione di Lupo precisando che i nomi citati oltre aquelli gia' presentati sono quelli di Giulio Andreotti,che risulta trettamente connesso ai servizi americani dal 1946 ed il principe Valerio PignatelliValerio Pignatellidocumenti statunitenensi ed italiani su mafia fascismo servi segreti 1944 – 1947 di GiuseppeCasarrubea.Oltre a Junio Valerio Borghese[13] la cui collaborazione,come quella di altri criminali di guerra nazifascisti con gli statunitensi e' ben nota,l'intervento di Giuseppe Casarrubeaverte sulla efficienza tecnica che gli agenti preposti alle azioni hanno nel periodo dallo sbarco alleato fino al 1948 ,gli agenti statunitensi tendono a mantenere saldamente in pugno lo stato di occupazione e vengono trattati con nomi e particolari nel libro di [Nicola Tranfaglia],che a detta di Casarrubea rappresenta un punto fermo per gli storici del settore poiche' contiene documenti citati ancora sviluppabili per lo studio dello storico.Giuseppe Casarrubea porta esempi enommi sul piano del'organizzazione tattico_militare per confermare vieppiu' la documentazione presentata nel libro e nello specifico descrive il battaglione Pega formato da appartenenti alla disciolta X Mas al comando di Nino Cuttazzoni.Scopo specifico e' la lotta contro i comunisti,in quel momento fra le forze progressiste trainanti in Sicilia,tale battaglione e' dotato di mezzi sia tecnici che logistici di alto livello derivati dalla esperiqnza della X Mas.Nino Cuttazzoni ,secondo Casarrubea , « lascia diretamente scritto Abbiamo a disposizione armi, depositi al completo, faccio contattare anche gruppi di nuotatori paracadutisti dal sud » [14] Lino Buscemi[15],altro studioso del periodo in questione interviene invece sull'omerta' da parete sia di USA che di Italia che per hanno per anni impedito l'accessso alla documentazione ssu cui si appoggia il libro di Nicola Tranfaglia ribadendo che lo scopo della mafia dopo lo sbarco alleato era di costituire sia a lvello locale che nazionale una classe dirigente che fose collusa con gli interessi mafiosi e pr fare cio' in Sicilia vi era bisogno di uno stretto controllo del territorio.Lino Buscemi individua nel fatto di Portella della Ginestra il primo atto della Strategia della Tensione che non per nulla avine in una zona ritenuta strategica nonn solo per l'Italia ma per gli stessi interessi statunitensi nell'intero Mediterraneo:il fronte automista ,nato sulle idee di sinistra e di rivendicazione sociale del gruppo che faceva capo a Bruno Canepa tramite l'aiuto degli a anglo- americani passa sotto il controllo della destra reazionaria e mafiosa fino appunto a valesi di personaggi quali Salvatore Giuliano.Gli stessi comunisti del noerd non capiscono,o non vogliono capire a fondo la questione siciliana,e due lettere indirizzate a Palmiro Togliatti da parte di Montalbano segretario siciliano del pci non ricevono risposta ;sono del 27 otttobre del 1944 ed il pci non da alcun risalto a livello nazionale di tali chiarimenti mandati da Montalbano.In linea di massima Lino Buscemi asserisce che anche la Strage di Portella della Ginestra e' stata rimossa da entrambi le parti politiche di maggior peso nella nazione non procedendo con la denuncia basata sui documenti disponibili anche se di parole demagociche ne son state spese anche troppe. [16] intervento di Giuseppe Casarrubea[modifica | modifica sorgente] Interviene di seguito Giuseppe Casarrubea, figlio fra l'altro di una delle vittime della strage di Partinico.Il suo intervento verte sia sull'azione che sull'organizzazione degli agenti in Italia pagati dal dipartimento di Stato americano ande poter mettere a frutto nell'immediato dopoguerra la situazione di privilegio oggettiva degli statunitensi dopo lo sbarco.Per le specifiche azioni Giuseppe Casarrubea fa riferimento al libro di Nicola Tranfaglia fondamentale per le fonti citate.Casarrubea procede con alcuni esempi specifici chiarificatori citando personaggi ben singolari:oltre a gia' nominato Nino Cuttazzoni ed associato pure lui al battaglione Vega vi e' Salvatore Sapienza, di Montelepre,di stanza a Verona per esercitarsi all'uso delle arm ma presente al momento opportuno con i reparti del battaglione Vega in Sicilia.Poi cita un altro accolito dell X_MAS e /o degli apparati da questo derivati: Fortunato Colbani e come rappresentanti della mafia nomi che ricorrono spesso ed in tempi diversi come Calogero Vizzini, Genco Russo etc.Parla anche di come il generale Giuseppe Castellano,fra i firmatari dell'armistizio,indica una riunione fra i piu' noti capimafiaed il risultato e' la nascita del fronte democratico dell’ordine siciliano,con presidente esattamente Calogero Vizzini;lo scopo dichiarato e' il riportare lordine nella Sicilia.Gli statunitensi che trovano allo sbarco una situazione confusa intricata e complessa nella gestione di tuttto il tessuto sociale accettano anzi spingono perche' mafiosi di gran caratura si occupino della normalizzazione del territorio,sopratutto in risposta alle sommose e rivendicazioni sociali portate avanti in quel momento dalle masse operaie e contadine siciliane , e gli elencati morti negli scontri di piazza uccisi daglli orgni di repressione dello stato sono indicativi di tale eriodi di disordine' Torando alle interazioni mafiosi fascisti per lo sviluppo dell'argomento usiamo le stesse parole di Giuseppe Casarrubbea delle nel suo specifico intervento « Non c’era solo la spia di Giuseppe Pazienza del battaglione Vega. Abbiamo una fonte archivistica parallela, che si chiama Fonte di documentazione del SIS[17] via Appia, Roma., consultata per conto del giudice Guido Salvini dallo Storico Aldo Giannuli[18]. Il quale ha dimostrato che la banda di Salvatore Giuliano non era che un plotone di esecuzione agli ordini del generale della Guardia nazionale repubblichina di Salò, rispondente al nome di MARTINA (non so se è vivo, speriamo che la voce non gli arrivi), il quale aveva a sua disposizione appunto un nucleo, da cui dipendeva la banda di Salvatore Giuliano. Quindi questa favola che Giuliano era il bandito analfabeta, che Giuliano aveva fatto la strage, che dietro di lui forse c’era qualcuno che gli aveva armato la mano, che ci sono tanti misteri, non regge più rispetto ai dati della ricerca. » [19] intervento di Giuseppe Carlo Marino[modifica | modifica sorgente] L'intervento di Giuseppe Carlo Marino verte suifatti di Portella della Ginestra e sulla figura di Salvatore Giuliano,i dubbi di Marino sono sul fatto che la sua scelta espressamente antisocilcomunista sia un'evoluzione ideologica del suo iter politico avvenuta per "maturazione politica",come i suoi dubbi permangono sul fatto che sia stato solo lui e i suoi uomini a sparare a Portella visto che questo gli avrebbe fatto perder la sua fama di "giustiziere" e di Robin Hood a cui Giuliano teneva enormemente,ovvero in sintesi non lo convince attribuire i fatti di Portella della Ginestra al solo "bandito Giuliano".Basandosi sui documenti ampiamente trattati nel libro di Nicola Tranfaglia,Giuseppe Carlo Marino riesce a togliersi qualche dubbio in quanto prende atto che gli avvenimenti di Portella della Ginestra facevano parte di un piano per buttare i socialcomunisti nell'illilegalita',visto la loro forza al momento sopratutto in Sicilia,facendo una prococazione alla quale la controrisposta violenta avvrebbe potuto catenare la repressione "legale" verso le due grandi forze popolari.Cioe' Marino prende atto delle lettere non considerate di Montalbano a Palmiro Togliatti per collegare la procazione di Portella della Ginestra ad uno scenario assai piu' ampio in cui i due leaders dei due partiti principali Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti son consapevoli che la nazione sta vivendo un periodo di "liberta' controllata" con una sovranita' nazionale limitata che puo' avere una doppia chiave di lettura ovvero sia sovranita' limitata nei confronti degli occupanti statunitensi sia del Vaticano.In questo periodo quindi si inseriscono e si intersecano diversi personaggi che poi entreranno nella storia della nazione;Giulio Andreotti,uno fra tutti, il quale in una lettera all'OSS (nello specifico all'ufficio affari strategici) da informazioni su discorsi riservati fattigli da Alcide De Gasperi,quindi senza mezzi termini il prof.Giuseppe Carlo Marino definisce Giulio Andreotti informatore dei servizi segreti statunitensi essendo al contempo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio:lo storico si domanda se era stato posizionato li' per controllare cio' che faceva De Gasperi il quale a sua era a conoscenza dei contatti dell'informatore Giulio Andreotti con gli americani.Di seguito cita documenti inerenti, 1946, a Pio 12°,anticomunista in modo fermo e deciso,il quale non esclude a possibilita' che socialisti e comunisti vadano al governo con i democristiani pero' i socialcomunisti si debbono presentare alle elezioni come unico corpo elettorale in modo da poter pervenire ad egual numero di rappresentanti parlamentari fra i democristiani ed i socialcomunisti.Infine il prof.Giuseppe Carlo Marino rimarca il fatto apparentemente stupefacente che l’autonomia siciliana nata da lotte popolari e rivendicative di grosse masse fosse pero' decisa con calcoli appropriati da potentissimi capi mafiosi e su tali calcoli mafiosi son stati trovati documenti comprovanti. [20] Collegamenti Esterni[modifica | modifica sorgente] • Il potere ambiguo Portella della Ginestra e i nuovi equilibri politico mafiosi di Serena Minicuci tesi di laurea discussa presso l'Università di Messina. Relatore, prof. Saverio Di Bella • Girolamo Li Causi. Intervento alla camera dei deputati. Seduta del 26 ottobre 1951 • Lettera di Salvatore Giuliano a "La Voce di Sicilia", 31 agosto 1947, e commento-risposta di Girolamo Li Causi • Giuliano e Portella: il primo intrigo della Repubblica • Come nasce la Repubblica? (parte II) Rosa Alba Amico • documenti desecretati da Bill Clinton • il Golpe Borghese da RAI • Meridiana : rivista di storia e scienze sociali • il ritorno della Mafia in Sicilia. Un regalo dei "nemici"Gli USA e la mafia e I nemici, la Mafia e il Mis • La storia della Mafia(Leonardo Sciascia - Fonte: Storia Illustrata – anno XVI – n. 173 – aprile 1972 – A. Mondadori Editore) • LA MAFIA: al cuore dello Stato e della strategia imperialista Note[modifica | modifica sorgente] 1. ^ ampia presentazione libro 2. ^ Il caso degli ispettori generali Verdiani e Messana di Claudia Cernigoinote su Ciro Verdiani Ciro Verdiani ex agente OVRA implicato in tutta la vicenda di Salvatore Giuliano muore a Roma immediatamente prima del processo in cui dovra' essere giudicato per favoreggiamente:ufficialmente per suicidio del resto las us cariera di fascista incomincia presto assieme al collega Messana « Ettore Messana, siciliano di Racalmuto, classe 1888, di professione ufficiale di polizia. Nel 1919 lo troviamo impelagato nella strage di Riesi. Tiene “a battesimo”, a modo suo, le lotte contadine. Venti morti. Poi si specializza nel ventennio nero, grazie all’appoggio che gli forniscono uomini dell’apparato come Ciro Verdiani e Giuseppe Gueli, che di polizia e di spionaggio se ne intendono più dello stesso ministro fascista Buffarini Guidi. Nell’aprile del 1941 la sua carriera è a una svolta. Le truppe italo-tedesche invadono il Regno di Jugoslavia e l’Italia si annette gran parte della Slovenia. Messana diventa questore di Lubiana tra l’aprile del 1941 e il maggio 1942, per poi svolgere la stessa carica a Trieste (1942-1943) fino alla destituzione di Mussolini. Il questore non è uno qualsiasi. Il suo nome compare in un elenco di 35 ricercati per crimini di guerra. » 3. L’ispettore Ps, l’Italia fascista e il battesimo della Repubblica di Giuseppe Casarrubea 4. ^ « Il discorso che il dirigente della sinistra pronuncia, in un clima di tumulti, alla Costituente nella seduta del 2 maggio 1947, giorno successivo a Portella, costituisce un po' il lancio ufficiale della sfida. Bersaglio del dirigente comunista non sono soltanto gli ambienti monarchici e mafiosi dell'isola, che in quei primi frangenti indica quali diretti responsabili del massacro, bensì anche "alti funzionari addetti alla polizia", alludendo anzitutto all'ispettore di PS Ettore Messana. Li Causi censura inoltre lo stesso ministro dell'Interno, che s'è affrettato a negare, con equivoca certezza, ogni politicità all'eccidio. Tale esordio risente, ovviamente, della concitazione di quei giorni; nondimeno è indicativo d'un percorso plausibile, che viene meglio esplicitato in occasioni successive. Alla seduta della Costituente del 15 luglio, infatti, comunisti e socialisti già espulsi dal governo, il leader siciliano si esprime con veemenza su possibili correità governative, mentre definisce gli equivoci di Messana, del resto tristemente noto nell'isola perché responsabile della strage di Riesi nel 1919, con trecidi contadini uccisi, massacratore in Grecia negli anni della guerra, implicato infine nella strana morte di un carabiniere. » 5. commento di Carlo Ruta adIntervento di Girolamo Li Causi Assemblea Costituente - Seduta del 15 luglio 1947 6. ^ La famiglia Montalbano 7. ^ Elenco alfabetico dei componenti dell'Assemblea Costituente 8. ^ salvatore miceli e narcotraffico 9. ^ salvatore miceli da wikipedia inglese 10. ^ Testo delle dichiarazioni del colonnello dei carabinieri Antonio Perenze rese al Comitato d'Indagine sui rapporti tra mafia e fenomeno del banditismo in Sicilia nella seduta del 22 maggio 1969 11. ^ Girolamo Li Causi. Intervento alla camera dei deputati. Seduta del 26 ottobre 1951 12. ^ Sud , la Resistenza dimenticata di Mario Avagliano 13. ^ sintesi di come nasce la repubblica? di Nicola Tranfaglia a cura di Rosa Alba Amico 14. ^ biografia breve « Scamporino non è soltanto un oriundo, è pure il legale dei sindacati sui quali Cosa Nostra ha già steso la propria ombra. Suo vice è un altro avvocato, PoliticiVictor Anfuso, che ha difeso nelle aule di giustizia tanti siciliani di Brooklyn. Il terzo in gerarchia è un ventenne con il pallino dell'agente segreto, Max Corvo. » 15. da « Come è noto, le attività di quel gruppo, messo in piedi per la maggior parte da italo-americani quali Scamporino e Corvo, sono sempre state di dubbio odore e i più sono stati rispediti a casa quando Bob Joyce ha preso la direzione in Italia.' E' così che quando nel 1943 gli americani sbarcheranno in Sicilia, la prima azione dell'OSS sarà la corsa del gruppo di Max Corvo e Vincent Scamporino all'isola di Favignana, `per restituire la libertà ai mafiosi imprigionati' dal regime fascista. » 16. l'angolo morto di Mario Coglitore « Office of Strategic Service, servizio segreto statunitense, che poi cambiò il nome in CIA), d’origine siciliana, diretti da Earl Brennan, tra i quali Max Corvo, Victor Anfuso e Vincent Scamporino, prepararono ad Algeri i piani per la collaborazione coi mafiosi in Sicilia, in previsione dello sbarco, con la collaborazione in particolare di Lucky Luciano, e inviarono agenti speciali a stabilire contatti diretti ‘in loco’ » 17. che 'bella' sorpresa! Gli alleati in Sicilia 18. ^ « aderisce alla Repubblica di Salò continuando l'attività nella Decima Flottiglia MAS, ricostituita come reparto indipendente di volontari, di cui diviene il comandante. La formazione, che gode di una singolare autonomia e di un regolamento particolare, collabora con l'occupante tedesco nella guerra agli Alleati e nella spietata repressione della Resistenza partigiana, ma ancora prima della fine del conflitto allaccia rapporti con i servizi segreti americani (l'OSS, da cui nascerà nel 1947 la CIA) in funzione anticomunista ed antislava. » 19. da RAI lastoriasiamonoi 20. ^ sintesi di come nasce la repubblica? di Nicola Tranfaglia 21. ^ articolo di Repubblica Così fu ucciso a casa mia il re di Monteleprea firma di Buscemi sull'assassinio di Salvatore Giuliano 22. ^ sintesi di come nasce la repubblica? di Nicola Tranfaglia 23. ^ il ritrovamento dell'archivio "dimenticato" 24. ^ Aldo Giannuli 25. ^ Come nasce la Repubblica? 26. ^ sintesi di come nasce la repubblica? di Nicola Tranfaglia



Questo è un libro che stiamo consultando, inverando, contestando e reprimendo in forza di opposti incontrovertibili documenti e inediti dati di archivi storici d'altissimo profilo. • Storia e archeologia Storia Storia regionale e nazionale Storia d'Italia Casarrubea Giuseppe - Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella... Titolo Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra Autore Casarrubea Giuseppe Prezzo Sconto 25% € 6,75 (Prezzo di copertina € 9,00 Risparmio € 2,25) Dati 2005, 352 p., brossura Editore Bompiani (collana Tascabili. Saggi) Disponibile in eBook a € 6,99 Nella promozione Bur Bompiani Tascabili fino al 3 luglio Inizio modulo Fine modulo Special Days: dal 9 all'11 giugno moltiplica i tuoi punti x4! Acquistando questi prodotti avrai diritto a 28 punti anziché anziché 7. Per saperne di più 2 recensioni | Invia recensione Condividi altri Descrizione Il volume, pubblicato direttamente in edizione tascabile, ricostruisce la mappa dell'eversione nel nostro Paese, nel periodo in cui si costituiscono i governi di unità nazionale nonché le formazioni paramilitari, dopo il 25 aprile 1945: i gruppi neofascisti e tutto l'arcipelago politico nel suo intreccio con le istituzioni italiane nate dalla lotta di Liberazione. Per realizzare questo libro Casarrubea ha analizzato le carte desecretate da Bill Clinton nel 2000 presso il National Archive and Records Administration nel Maryland, nonché altri documenti del Sis e del Sim. http://giotto.ibs.it/cop/copj170.asp?f=9788845234798 Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra Il volume, pubblicato direttamente in edizione tascabile, ricostruisce la mappa dell'eversione nel nostro Paese, nel periodo in cui si costituiscono i governi di unità nazionale nonché le formazioni paramilitari, dopo il 25 aprile 1945: i gruppi neofascisti e tutto l'arcipelago politico nel suo intreccio con le istituzioni italiane nate dalla lotta di Liberazione. Per realizzare questo libro Casarrubea ha analizzato le carte desecretate da Bill Clinton nel 2000 presso il National Archive and Records Administration nel Maryland, nonché altri documenti del Sis e del Sim. 6,75 new EUR in_stock Chi ha comprato questo libro ha comprato anche Fra'Diavolo e il governo nero. «Doppio Stato»... Casarrubea Giuseppe € 25,50 Lupara nera. La guerra segreta alla democrazia... Casarrubea Giuseppe; Cereghino Mario J. € 12,00 Tango Connection. L'oro nazifascista, l'America... Casarrubea Giuseppe; Cereghino Mario J. € 6,75 La «santissima trinità». Mafia,... Tranfaglia Nicola € 6,75 La scomparsa di Salvatore Giuliano. Indagine su... Casarrubea Giuseppe; Cereghino Mario J. € 9,37 Operazione Husky. Guerra psicologica e intelligence... Casarrubea Giuseppe; Cereghino Mario J. € 16,57 Il grande vecchio Barbacetto Gianni € 8,92 L'amico americano. Presenze e interferenze straniere... Flamini Gianni € 8,00 Mostra tutti i suggerimenti La recensione de L'Indice Secondo la versione ufficiale dei fatti, nella Sicilia del 1943-1945 gli americani fecero leva sulla mafia per muoversi meglio sul territorio, utilizzandola temporaneamente quale alleata nella prima fase dell'occupazione; e il 1° maggio 1947, con le sinistre che nell'isola stanno avanzando da tempo, a Portella della Ginestra, il gruppo del bandito Salvatore Giuliano, nemico giurato dei "rossi", spara tra la folla riunitasi per assistere a un comizio. Quest'ultima parte della versione ufficiale ha già da tempo mostrato le proprie crepe: Giuliano non agì di propria sola iniziativa. Oggi, Giuseppe Casarrubea, forse il massimo esperto della questione, mette in luce i contatti del bandito con alcuni elementi fascisti e, per questo tramite, con uomini dei servizi segreti sia italiani, sia d'oltreoceano. Riceve una serie di rilevanti chiarificazioni il contesto entro cui, nella Sicilia del dopo sbarco alleato, maturarono le condizioni del massacro di Portella. L'idea di fondo, sposata anche da Tranfaglia nell'introduzione al volume, è quella d'una sostanziale continuità, tra il '43 e gli anni della strategia della tensione, nelle strategie di lotta non democratiche poste in essere sotto l'ombrello atlantico contro i comunisti in Italia. Adottando opportunamente una prospettiva che fonde il piano nazionale con quello regionale, Casarrubea dipana la gigantesca matassa dei contatti tra fascisti, agenti segreti, settori della polizia, ambienti clericali, circoli massonici, politici (Sturzo, Scelba, Finocchiaro Aprile), tutti consci del fatto che la mafia debba essere considerata la "forca caudina di molte scelte". L'Italia, in questi anni, è del resto immersa in un clima di guerra civile latente, con i Far ben organizzati, il Movimento sociale in crescita, e la piena attività di molti ex dell'Ovra, "brodo di coltura della continuità post-fascista". Inizia qui la strumentalizzazione istituzionale dei più combattivi nostalgici del fascismo a fini anticomunisti. Lo stesso dicasi, appunto, della mafia, che gli americani stessi scelgono di mantenere nella posizione di fulcro del "partito dell'ordine" in Sicilia. E se Charles Poletti, capo del governo militare statunitense in Italia dal '43 al '45, elogia apertamente il noto boss mafioso Vito Genovese, già nominato "commendatore del Regno" da Mussolini, le autorità italiane fanno anche di peggio. Ad esempio, nominare nel maggio 1945 ispettore capo di Pubblica sicurezza in Sicilia nientemeno che Ettore Messana, ex questore di Lubiana, classificato dagli alleati come un criminale di guerra: manterrà stretti contatti con i mafiosi. Sono appena due esempi di quel "solidarismo istituzionale" che nei decenni a venire si rivelerà gravido delle più penose conseguenze. Casarrubea ipotizza addirittura che la banda Giuliano nasca su impulso dell'Ovra stessa, attraverso personaggi quali Selene Corbellini (banda Koch), per poi ricevere copertura dal controspionaggio alleato. È comunque chiaro che contro l'ascesa delle sinistre in Italia si giocò sporco fin dalla caduta del fascismo: su molti livelli, pochissimi dei quali finora toccati dalle indagini giudiziarie. Daniele Rocca I vostri commenti Media Voto: 5 / 5 | Invia recensione luca mazzei (14-02-2007) Una ricostruzione della strage di Portella della Ginestra attraverso la consultazione delgi archivi dei servizi segreti americani. Bellissimo Voto: 5 / 5 Alberto zamaal@libero.it (13-11-2005) Splendido saggio sulla strage di Portella della Ginestra, su cui solo ora si stanno diradando le nubi del mistero. Voto: 5 /

sto inondando di post e scritti vari. Te li invio a semplice notizia. Non necessita che tu li legga. Grazie. Ciao a presto.







è un vero piacere leggere ogni cosa che invii .non so se hai sentito il messaggio che ti ho inviatosul cell,avevamo appuntamento per le 16 di oggi ma il caldo è pazzasco avendo problemi di pressione non è il caso che venga a Roma sentiamoci telefonocamente appena possibile



ho letto il messaggio-- giornata infernale siamocene a ca



casa



Questo il mio primo giuduzio sull'ispettore generale Ettore Messana di Racalmuto. Più passa il tempo, più mi addentro nelle ricerche di archivio, più verifico i truculenti giudizi di settari pubblicisti e più il primo giudizio si conferma. Ed anche il contorno dà ulteriori elementi a favore di questa bistrattata grande figura storica., di questo uomo di stato, per tutta la vita dedito al culto della cosa pubblica, dell'ordine pubblico senza impacci ideologici.



12 giugno 10.47.36



Carissima Giovanna SCRIVIMI QUI nome e cognome dell'avvocato. Non sento bene e quando lo dici non capisco correttamente



12 giugno 15.15.55









Avv Michele Lo Foco



Ho già consultato ottimo! Chissà poi se ha avuto la carica che aveva DEL NOCE?









non lo sò ,lo chideremo lunedì,penso che possa esserci molto utile



moltissimo a questo punto indispensabile






Bene sono contenta ci vogliamo bene e sono convinta che farà tutto quanto sarà possibile



13 giugno 17.14.36



Giornata afosissima e davvero torrida qui a Roma. Arrivo proprio adesso dall'Archivio Centrale dello Stato. Ho consultato buste di polverose carte da fare venire la TBC. Ho fatto fare 40 fotocopie che mi sono costate 00 euro per diritti di urgenza. Sono euforico. Sono relazioni originali del nostro grandissimo concittadino, cugino del celeberrimo don Luigi Messana, l'ispettore generale di PS Ettore Messana. Mi dispiace per il Link Sicilia: ha scritto minchiate sul nostro questore. Non rettificherà? E altrettanto dico a Malgrado Tutto, che finge di non leggere quello che scrivo. E che dire al sordo Giuseppe Casarrubea? Mi glissa. Glisserà la nipote Giovanna del questore che è proprio infuriata per le mascalzonate INFAMANTI DEL TUTTO INFONDATE? e che dirà il Vespa che sul suo PORTA A PORTA fa ricicciato vomitevoli e false calunnie storiche sul questore Messana. Proprio lui? Sicuramente male informato. Riparerà con una controtrasmissione?. Alla giornalista triestina non so che dire, come a quel paio di corrispondenti del Giornale di Sicila. All'ANPI d Palermo ho paura di mandare i miei strali. In fin dei conti da vetero comunista non posso buttarmi contro la mia tessa chiesa rossa. Solo che io ho due motti che mi sibilano dentro PLATO AMICUS sed MAGIS VERITAS e l'altro appreso da quei miei padri della chiesa quali Pajetta e C. La verità è sempre rivoluzionaria.



13 giugno 22.36.35












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17 giugno 19.16.54



ECCO PERCHE’ DIFENDO LA MEMORIA DEL QUESTORE ETTORE MESSANA DA RACALMUTO Giunto a questa svolta delle mie ricerche sul questore Ettore Messana, dopo giorni di colloqui con la spumeggiante nipote di questo cerbero attaccatissimo al suo senso dell’onore, ligio sino all’autocalunnia al più rigoroso rispetto del dovere, un dovere che magari a me risulta effigie di uno Stato di polizia qualunque sia la vernice ideologica della travagliata vicenda politica dell’Italia del XX secolo, giunto qui insomma voglio tracciare le tre cifre ermeneutiche di questa infamia divenuta domma storico. I tre momenti sono: la vicenda del 1919 a Riesi, l’avventura di una Lubiana inventata dal Duce d’accordo con i tedeschi quale “provincia italiana” in cui approdò per il primo anno il Questore Messana; il tormento della Sicilia dell’AVIS quando toccò al Messana districarla dalle grinfie degli agrari in collusione con un Fiorello La Guardia newyorkese; e sarà lui a stroncare il fenomeno del banditismo dei Giuliano, Pisciotta e Fra Diavolo alias Ferreri. Che il Messana sia stato tacciato di protagonismo negativo nelle lotte contadine dei tempi di Nitti in qualità di feroce commissario di pubblica sicurezza noi siam certi che fu l’effetto indotto delle ire funeste del compagno Li Causi, giustamente furibondo per l’eccidio – quello di trent’anni dopo – di Portella delle Ginestre. Ciarla proprio il Casarrubea quando letteralmente scrive, diffamando – che: “l’eccidio ricorda da vicino quello ordinato da Ettore Messana a Riesi nel 1919”. Un personaggio, un valdese di Riesi, lo storico Salvatore Ferro, nel 1934 raccoglie memorie del suo paese ed ecco invece come ci descrive quei tristi eventi: “Gli scalmanati ritornando sull’imbrunire entrarono in paese cantando battendo le mani. Trovandosi in piazza l’Angilella ordinò al popolo di andarsi ad armare e ritornare. E difatti così fecero. La piazza formicolava di gente. Ad un certo punto il Tenente e il Delegato di P.S. premerono la mano del soldato, facendo funzionare lo strumento micidiale. Al crepitio fulminea della Mitragliatrice seguirono altri colpi di fucile e di revolvers. Il terrore invase tutti gli animi. Un momento dopo si vide un campo di morti sia in Piazza che nel Corso: anche i feriti fecero spavento. Nella confusione gli sparatori fuggirono: inseguiti, fu raggiunto il Tenente al piano del Pozzillo per la via di Ravanusa e fu freddato. In quella occasione l’ing. Accardi, che si trovava lungo il Corso, trascinato nel Cortile Golisano, venne pugnalato da mano ignota e ferito. Il pallore, lo sgomento si leggeva in faccia di tutti, vedendo la carneficina il sangue che scorreva, raccolti i cadaveri , le famiglie ne piansero amaramente i figli, i mariti, i parenti. I morti furono 8 e dei feriti non si seppe il numero.” Lo si accetti, lo si nego codesto racconto, una cosa è certa come si fa a dire che vi partecipò il Messana? Che fu lui in ogni caso colui che ne avrebbe “ordinato l’eccidio”? che i morti furono - poi si disse - in numero di quindici, o di venti? Pare che vi sia stata dopo una inchiesta. Prima o poi troveremo gli atti di questa inchiesta. Ma una cosa è certa: nessuna responsabilità, nessun addebito venne fatto al Messana, e non certo per raccomandazione: non aveva appoggi, non aveva protezioni. Il Messana nel 1919 aveva appena 31 anni e di carriera ne farà, ma dopo . A caldo il Prefetto di Caltanissetta così, per incidens, ragguaglia l’onorevole Ministero dell’Interno: “ il 13 corrente, la locale sezione socialista presentava avviso che l’indomani, domenica, dalle organizzazioni economiche sarebbe stata fatta una pubblica manifestazione con comizio in onore e per l’escarcerazione dell’avv. Calì Carmelo, socialista ufficiale, già arrestato quale istigatore dei noti fatti di Riesi e dimesso dal carcere il 10 andante”. E in questa lunga relazione da noi rinvenuta nell’Archivio Centrale di Stato altri ed altri elementi che fanno tanta luce su queste tragiche vicende delle lotte contadine in Sicilia. Ma un cenno, dico un cenno, che possa coinvolgere l’operato del questore Messana, allora modesto delegato di PS in forza a Caltanissetta non c’è. Si dirà che il silenzio nulla prova. Certo, ma non può non provare che l’eccidio di Riesi “ordinato” dal Messana è solo una infamante superfetazione del Casarrubea. Il secondo atto riguarda il periodo in cui Messana fu questore a Lubiana: abbiamo lettere e documenti ove traspare che il questore Messana non fu colpevole di nulla, dato che addirittura veniva esautorato dall’esercito. (“ora erano le truppe regolari ad assumere compiti di polizia ad insaputa della Questura”. Scriverà il Messana. Vds. Lettera del questore Messana al gen. T. Orlando, comandante della Divisione Granatieri di Sardegna – 04481 del 3/9/1941 IZDG fasc. 656/IV). Nessuna prova, nessun documento, nessuna accusa seria poterono addurre gli juguslavi titini a guerra persa, per noi, e così nessuno può infamare il Messana perché quella dei Titini fu solo calunnia che non ebbe seguito alcuno. Messana fu poi uomo di Stato con De Gasperi. Tutto lo comprova. Quanto si è ricamato sopra,magari ingigantendo l’invidiuzza di qualche collega del Messana, è talmente irrisorio che è solo malevolenza volerla ancora strumentalizzare come la recentissima pubblicistica pervicacemente continua. La vicenda siciliana degli anni 1945-1947 vede in effetti un Messana in sintonia con l’on. Aldisio, ed è un abilissimo segugio , poliziotto integerrimo che sfruttando le confidenze di fra Diavolo poté sbaragliare l’ordito mafia-banditismo-agrari-agganci e protezioni americane. Abbiamo trovato ampia documentazione che prova il valore, l’abilità e il modo intemerato di agire del Messana negli archivi di Stato qui a Roma. Documentazione che pur disponibile non è stata mai indagata da chi si veste dei panni di censore di un uomo a totale servizio dello Stato, morto in dignitosa austerità finendo i suoi giorni addirittura in una casa INGC.



Carissima Giovanna, ho già pubblicato questo post nel mio blog. Non ho voluto appositamente chiedere il tuo parere preventivo perché mi piacerebbe che a caldo mi manifestassi tutte le tue perplessità a bocce ferme. Penso che dovresti scrivere al direttore Egidio Terrana di MALGRADO TUTTO per stigmatizzare sia l'infamante articolo del Casarrubea ivi pubblicato lo scorso anno, sia la piccola furbizia di ritenere idoneo alle smentite quel tale Giuseppe Bellavia che comunque la si giri nulla ha a che fare con la famiglia dell'Ispettore Superiore di PS Gr,Uff. Ettore Messana, e in ogni caso non è abilitato in alcun modo a parlare a nome dell'unica nipote vivente del grande Ispettore. Aggiungerei che quindi ai sensi di legge sulla debbano provvedere alle congrue smentite e alle doverose rettifiche magari, se lo reputi del caso, sulla falsariga di quanto ho iniziato a fare nel mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO. Ti abbraccio.



Debbo aggiungere che essendo in FB una frana questo post è finito riservatamente già a Malgrado Tutto. Me ne sono accorto con ritardo ma tutto sommato non mi dispiace più di tanto. Così capiscono che non possono far finta di niente quando mando preavvisi come già fatto per due volte per tuo nonno.






HO TROVATO SU YOUTUBE RAI 1 13 FEBBRAIO 2012 aLESSANDRA kERSEVAN A PORTA A PORTASTORICA ETITOLARE CASA EDITRICEKAPPA DI UDINE ARGOMENTI .FOIBE LAGHER FASCISTI SE TI PUO' INTERESSARE VAI A VEDERE






un altro personaggio televisivo lucarelli carlo nella trasmissione blu notte parlava di ettore messana purtroppo il video è stato oscurato se ti può interessare vale la pena tu vada a dare un'occhiata






sto cercando di trovare una trasmissione della tv la 7dove la giornalista Lilli gruber parla del nonno sempre sull'argomento delle foibe






i toni sono senpre i soliti



Ho dato u fugacissimo sguardo a quello che mi hai segnalato e che riguarda la Kersevan. Dovrò spulciare il tanto materiale che ho rinvenuto. Ma moltissimo è in lingua slava. Non è roba per me. Ma mi pare di capire che quel marpione di Bruno Vespa l'ha molto censurato. Bisognerà allora limitarsi alla trasmissione di Porta a Porta in un primo tempo rinviata. Senza la cassetta o DVD della trasmissione non saprei cosa fare. Ad ogni modo credo che il nome di Messana non dovrebbe essere stato fatto. E allora il nostro interesse è nullo. Quanto alla trasmissione di Lilli Gruber mi giunge del tutto nuova e allora aspetto che tu da brava segugia mi procuri il materiale.



Ho preso la tua lettera: molto bella. Rallegramenti. Cercherò di non deluderti.






mai! ti sarò perennemente riconoscente






della gruber me lo ha detto mia cognata sto cercando di rintracciare qualcosa



Comincio a pensare che a noi elle trasmissioni televisive non ce ne importa nulla. Credo che con quella paginetta e mezza tuo cugino - da te amabilmente pressato . possa ottenere da Bompiani almeno la pubblica zione di un tuo libro che per ora intitolerei: Difendo mio nonno"-






Il titolo è perfetto.......lo scriviamo insieme vero????



18 giugno 9.13.23






oggi è il tuo onomastico,non so se lo festeggi io ,comunque ,ti faccio tanti auguri



Calogero viene festeggiato in tre giorni 18: a Giugno, a Luglio e ad Agosto. A giugno quello di Naro (e mi riguarderebbe) a Luglio quello di Agrigento con una festa leggendaria (non mi riguarda) ad Agosto non so dove. Mi torna però molo gradito questo tuo pensiero e al di là del convenevole religioso mi divieni sempre più cara. Ciao "spumeggiante" signora.



18 giugno 15.08.54



l'avevo letto tempo fa e in qualche modo già contestato, ma questo blog di Casarrubea riletto ora mi appare molto inquietante Il nnno di Giovanna Messana vi viene davvero diffamato a mezzo stampa senza possibilità di replica. Il Casarrubea sfrutta una spiata segreta di un capo della polizia politica (come dire fascista) per infangare il grande Poliziotto di Stato Ettore Messana. Fare il pelo a quella fonte sarebbe per me facile gioco, ma io non mi chiamo Casarrubea per mettermi a calunniare un morto che non potrebbe difendersi. Per me de muortuis nihil nisi bonum e per mia cultura greca i morti sono tutti aghathoi. Lo è Ettore Messana e per me il rispetto vale anche per codesto “ispettore Ricciardelli ” cui si attribuisce una “Relazione in Archivio di Stato di Trieste, Prefettura gabinetto, b 18”. La laudatrix aggiunge comunque che “ l’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista”, un bel fascista insomma che infatti nessuna carriera fece dopo e nessun riconoscimento gli fu tributato dalla subentrata Repubblica democratica di De Gasperi che invece fu munifico di cariche, incarichi e titoli onorifici verso il Messana; questi concluse la sua apicale carriera sino ai suoi estremi limiti di età. Onorato e riverito anche perché mai lo poterono trovare colpevole in sede giudiziaria di nulla. Certe denunce politicamente preconcette di li Causi e Montalbano restarono lettera morta giacché destituite di ogni fondamento, come può riscontrarsi ora cosultando Google. Il Casarrubea ha titolo per sostituirsi alle magistrature di Stato italiane e a quelle internazionali? Ci citi una condanna anche lieve nei confronti del Messana. Quanto al Ricciardelli la laudatrix aggiunge che “era stato internato in Germania sotto l’accusa di favoreggiamento nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare.” Gratis? Avremmo voglia di domandare? Ma ciò non è né sarebbe molto significativo. Qui necessita, a mio avviso, che un valido avvocato per adisca due vie presso i tribunali di Palermo: esposto per tutta una serie di reati a mezzo stampa e soprattutto vertenza civilie per risarcimento danni per diffamazione aggravata ed altro a mezzo stampa. Le ultime leggi sulla stampa mi paiono non dare molta ragione agli avvocati affetti da prudenza. So del terrore di editori giornalisti e direttori responsabili. Berlusconi non ha legiferato invano. Non vorrei affliggerti più di tanto, mia cara Giovanna, ma ritengo doveroso renderti edotta di quello he vado scoprendo e pensando. Quel Ricciardelli là si trova in Google. Poche note ma per me molto illuminati. Un soggetto poco simpatico. Riporteremo quei passi della suddetta relazione che si attribuisce al Ricciardelli. Si dice che la relazione si troverebbe a Trieste e chissà perché non starebbe nell’Archivio Centrale di Stato (se vi si trova perché codesti sedicenti storici non la vanno a cercare e avvalorare?). Di sicuro – ed anche la laudatrix lo ammette – l’archivio della prefettura triestina fu molto manomesso e carte sparite e bruciate e manipolate. A me un ricorso acritico a fonti così dubbie non appare molto corretto. Ma tant’è. (Calogero Taverna) ------------------------------------------- Blog di Giuseppe Casarrubea occorre conoscere il passato per dare risposte al futuro Vai al contenuto Home Archivio Libri di Casarrubea Contatti Resistenza antifascista in Slovenia e l’ispettore Messana Pubblicato il 2 agosto 2008 di casarrubea (Questa parte è illustrata grazie alla scrupolosa ricerca condotta dalla storica Claudia Cernigoi, direttrice della rivista “La Nuova Alabarda.” Si tratta di immagini tratte da una vasta collezione fotografica sui crimini fascisti dell’Italia in Slovenia) III L’ombra lunga del fascismo



18 giugno 17.40.45



Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo meschinello detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad pprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Riportiamo giù locandine manifesti e e dicerie elogiative ma non c'era molto dall'addurre a lode omaggiante. Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestere aveva fatto il poliziotto di reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamenti di sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande siperiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E quando le scrive queste cose, quando ancora modesto funzionarietto di questura, relagato ad una insignificante periferia, nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di sìStato, nientemeno l'on. Alcode De Gasperi. E quel insignificante rapportino finisce obliato e trascurato i mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riseumarlo e farne fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte leparte. E ciò è tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca. lunedì 12 settembre 2011 Ricciardelli, l'amico e collega di Palatucci che finì a Dachau https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghS7wgIJ8SelmWpQ1JeFZnYBiyMXsvlml9dCaBsTvrJ1gIaAoBzk8Q7CtH8aswFe7U2D5sbfra7tmnpy7joMDd0g6PBimRKIVv-kTD4C_6dxxY5fuUUJuisEsIH2DdxSn7Xy8fuqeQgElA/s1600/ricciardelli.jpg L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano. Collega, amico e confidente di Giovanni Palatucci, Feliciano Ricciardelli fu capo dell’Ufficio Politico della Questura di Trieste mentre Palatucci era capo dell’Ufficio Stranieri della Questura di Fiume. Collaborò con quest’ultimo per mettere in salvo centinaia di perseguitati dal regime. Fu arrestato e deportato nel campo di concentramento di Dachau da cui riuscì a salvarsi. La manifestazione trae spunto dal libro “Capuozzo accontenta questo ragazzo. La vita di Giovanni Palatucci” di Angelo Picariello che considera Ricciardelli «...un eroe più anziano ed esperto, mosso dalle stesse motivazioni umanitarie e cristiane. Con lui più volte si confronta sul come muoversi per il bene di questi perseguitati, aggirando le leggi e i controlli dei superiori più intransigenti…». Attraverso l’esempio del Montemaranese Ricciardelli si celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia evidenziando il ruolo di chi, con la propria opera, ha reso grande la nazione. I partecipanti rifletteranno anche su cosa significhi, oggi, servire la Patria nei suoi vari aspetti. Al dibattito interverranno, oltre al Presidente di Amo Montemarano, Beniamino Palmieri, l’autore del libro, nonchè giornalista di Avvenire, Angelo Picariello, Raffaele Ricciardelli, figlio del dott. Ricciardelli, il Questore di Avellino Sergio Bracco. Gli interventi verranno conclusi dal senatore Nicola Mancino, già Vice Presidente del CSM, Presidente del Senato e Ministro dell’Interno. Pubblicato da Mario Avagliano a 15:02 http://img1.blogblog.com/img/icon18_email.gifhttp://img2.blogblog.com/img/icon18_edit_allbkg.gif Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest ------------------- Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli: “Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che promettevaloro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad affettuare operazionidi polizia politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito, si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità d’animo: In una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio u. s.) Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione stessa.[3] gli italiani uccidono 15 uomini e donne a Brdo presso Lubiana. Le vittimesi trovano al cimitero di Vic Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4] * Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCVHIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.









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Nota troppo lunga. Ma credo crucuale. Mi piace la coda scritta da me.



Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo meschinello detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Riportiamo giù locandine manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode omaggiante. Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E quando le scrive queste cose, quando ancora modesto funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia, nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi. E quel insignificante rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca. lunedì 12 settembre 2011 Ricciardelli, l'amico e collega di Palatucci che finì a Dachau https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghS7wgIJ8SelmWpQ1JeFZnYBiyMXsvlml9dCaBsTvrJ1gIaAoBzk8Q7CtH8aswFe7U2D5sbfra7tmnpy7joMDd0g6PBimRKIVv-kTD4C_6dxxY5fuUUJuisEsIH2DdxSn7Xy8fuqeQgElA/s1600/ricciardelli.jpg L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano. Collega, amico e confidente di Giovanni Palatucci, Feliciano Ricciardelli fu capo dell’Ufficio Politico della Questura di Trieste mentre Palatucci era capo dell’Ufficio Stranieri della Questura di Fiume. Collaborò con quest’ultimo per mettere in salvo centinaia di perseguitati dal regime. Fu arrestato e deportato nel campo di concentramento di Dachau da cui riuscì a salvarsi. La manifestazione trae spunto dal libro “Capuozzo accontenta questo ragazzo. La vita di Giovanni Palatucci” di Angelo Picariello che considera Ricciardelli «...un eroe più anziano ed esperto, mosso dalle stesse motivazioni umanitarie e cristiane. Con lui più volte si confronta sul come muoversi per il bene di questi perseguitati, aggirando le leggi e i controlli dei superiori più intransigenti…». Attraverso l’esempio del Montemaranese Ricciardelli si celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia evidenziando il ruolo di chi, con la propria opera, ha reso grande la nazione. I partecipanti rifletteranno anche su cosa significhi, oggi, servire la Patria nei suoi vari aspetti. Al dibattito interverranno, oltre al Presidente di Amo Montemarano, Beniamino Palmieri, l’autore del libro, nonchè giornalista di Avvenire, Angelo Picariello, Raffaele Ricciardelli, figlio del dott. Ricciardelli, il Questore di Avellino Sergio Bracco. Gli interventi verranno conclusi dal senatore Nicola Mancino, già Vice Presidente del CSM, Presidente del Senato e Ministro dell’Interno. Pubblicato da Mario Avagliano a 15:02 http://img1.blogblog.com/img/icon18_email.gifhttp://img2.blogblog.com/img/icon18_edit_allbkg.gif Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest ------------------- Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli: “Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che promettevaloro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad affettuare operazionidi polizia politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito, si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità d’animo: In una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio u. s.) Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione stessa.[3] gli italiani uccidono 15 uomini e donne a Brdo presso Lubiana. Le vittimesi trovano al cimitero di Vic Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4] * Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.









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versione corretta



l'avevo letto tempo fa e in qualche modo già contestato, ma questo blog di Casarrubea riletto ora mi appare molto inquietante Il nonno di Giovanna Messana vi viene davvero diffamato a mezzo stampa senza possibilità di replica. Il Casarrubea sfrutta una spiata segreta di un capo della polizia politica (come dire fascista) per infangare il grande Poliziotto di Stato Ettore Messana. Fare il pelo a quella fonte sarebbe per me facile gioco, ma io non mi chiamo Casarrubea per mettermi a calunniare un morto che non potrebbe difendersi. Per me de mortuis nihil nisi bonum e per mia cultura greca i morti sono tutti aghathoi. Lo è Ettore Messana e per me il rispetto vale anche per codesto “ispettore Ricciardelli ” cui si attribuisce una “Relazione in Archivio di Stato di Trieste, Prefettura gabinetto, b 18”. La laudatrix aggiunge comunque che “ l’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista”, un bel fascista insomma che infatti nessuna carriera fece dopo e nessun riconoscimento gli fu tributato dalla subentrata Repubblica democratica di De Gasperi; questi invece fu munifico di cariche, incarichi e titoli onorifici verso il Messana; il quale concluse la sua apicale carriera sino ai suoi estremi limiti di età. Onorato e riverito anche perché mai lo poterono trovare colpevole in sede giudiziaria di nulla. Certe denunce politicamente preconcette di Li Causi e Montalbano restarono lettera morta giacché destituite di ogni fondamento, come può riscontrarsi ora cosultando Google. Il Casarrubea ha titolo per sostituirsi alle magistrature di Stato italiane e a quelle internazionali? Ci citi una condanna anche lieve nei confronti del Messana. Quanto al Ricciardelli la laudatrix aggiunge che “era stato internato in Germania sotto l’accusa di favoreggiamento nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare.” Gratis? Avremmo voglia di domandare! Ma ciò non è né sarebbe molto significativo. Qui necessita, a mio avviso, che un valido avvocato adisca due vie presso i tribunali di Palermo: esposto per tutta una serie di reati a mezzo stampa e soprattutto vertenza civile per risarcimento danni per diffamazione aggravata ed altro a mezzo stampa. Le ultime leggi sulla stampa mi paiono non dare molta ragione agli avvocati affetti da prudenza. So del terrore di editori giornalisti e direttori responsabili. Berlusconi non ha legiferato invano. Non vorrei affliggerti più di tanto, mia cara Giovanna, ma ritengo doveroso renderti edotta di quello he vado scoprendo e pensando. Quel Ricciardelli là si trova in Google. Poche note ma per me molto illuminati. Un soggetto poco simpatico. Riporteremo quei passi della suddetta relazione che si attribuisce al Ricciardelli. Si dice che la relazione si troverebbe a Trieste e chissà perché non starebbe nell’Archivio Centrale di Stato (se vi si trova perché codesti sedicenti storici non la vanno a cercare e avvalorare?). Di sicuro – ed anche la laudatrix lo ammette – l’archivio della prefettura triestina fu molto manomesso e carte sparite e bruciate e manipolate. A me un ricorso acritico a fonti così dubbie non appare molto corretto. Ma tant’è. (Calogero Taverna) ------------------------------------------- Blog di Giuseppe Casarrubea occorre conoscere il passato per dare risposte al futuro Vai al contenuto Home Archivio Libri di Casarrubea Contatti Resistenza antifascista in Slovenia e l’ispettore Messana Pubblicato il 2 agosto 2008 di casarrubea (Questa parte è illustrata grazie alla scrupolosa ricerca condotta dalla storica Claudia Cernigoi, direttrice della rivista “La Nuova Alabarda.” Si tratta di immagini tratte da una vasta collezione fotografica sui crimini fascisti dell’Italia in Slovenia) III L’ombra lunga del fascismo



versione corretta



19 giugno 14.59.54



Gentilissimo signor Direttore di Malgrado Tutto, Egidio Messana, Solo adesso prendo visione del Vostro servizio del 15 febbraio dello scorso anno, non certo laudativo della fulgida figura di mio nonno il gr.Uff. Ettore Messana, Ispettore Generale di PS. Già nella titolazione il pur glorioso giornale caro a Sciascia, Malgrado tutto, incappa in malevoli giudizi di valore e qualifica fatti e vicende in termini pregiudizievoli nei confronti di quest'altissimo servitore dello Stato che fu mio nonno. Si danno per vere e reali colpe che un falso storico, invero un politico ideologicamente preconcetto, raffazzona manipolando fonti e documenti incongrui e omettendo la più pertinente e molto favorevole a mio nonno documentazione che il vostro dottore Calogero Taverna ha rintracciato commentato e contrapposto come emerge dal suo blog CONTRA OMNIA RACALMUTO. Non mi rivolgo a Lei ai sensi di legge che pur potrei: so essere LEI un grande gentiluomo, un saggio uomo di cultura e un validissimo giornalista e direttore, ragion per cui La prego soltanto di riparare alla scivolata del Suo giornale, inconveniente pur comprensibile, adoperandosi ad una rettifica storica doverosa anche per il buon nome di Racalmuto, che per tanti versi viene vilipeso. Il presunto chiarimento di tal Giuseppe Bellavia non è accettabile per la stessa figura del notista che i suoi locali collaboratori non potevano non conoscere. Di certo il Bellavia non ha alcun titolo a parlare in nome della vera e legittima famiglia di mio nonno, di cui l'unica erede naturale e legale sono io Giovanna Messana. Qualora lo ritenesse del caso potrebbe avvalersi del contributo del dottore Taverna col sol quale sono in contatto, che volentieri presterebbe la sua consulenza storica e documentale. Con deferenza, Giovanna Messana



Questa la bozza a cui ho pensato. Ti do gli estremi di quel servizio. Non si possono fare fotocopie e quindi devi accontentarti di quelli che ho trascritto.Ti invio i miei scarabocchi. I dati essenziali si leggono.






19 giugno 21.14.38






ho letto e domani stesso spediròuna raccomandata con ricevuta di ritorno così saremo sicuriche venga recapitata,benissimo una lettera diplomatica e risoluta avrà sicuramente esito positivo ,come sempre ti sono riconoscente



Mi sono messo nei tuoi panni. Credo però che avraiqualche difficoltà con l'indirizzo. Nel caso potresti mandargliela con un messaggio a Malgrado Tutto e chiedere lindirizzo cui far seguire la lettera. Ma tu sai cavartela meglio di me.






la sede del giornale qual'è? vedo di trovare l'indirizzo su google



Guarda ma credo che non abbia sede ... lo fanno in casa di Salvatore Picone .. ma non ne sono certo.






quello che mi hai mandato scritto a mano non si legge ho provato ad ingrandire le lettere ma non è leggibile ........mi serve un indirizzo per spedire le lettera



Ora guardo...



Storia di Malgrado Tutto Sin dal primo numero ha avuto la firma di Leonardo Sciascia Malgrado Tutto Web Chi Siamo Direttore, Redazione, Autori e Collaboratori Malgrado Tutto web di Redazione | 23 novembre 2011 Direttore Responsabile: Egidio Terrana Redazione: Giancarlo Macaluso, Salvatore Picone, Gigi Restivo, Gaetano Savatteri, Paolo Terrana Web Design: Eugenio Agnello Rubriche: Salvatore Alfano, Simona Carisi, Felice Cavallaro, Massimo D’Antoni, Luigi Galluzzo, Alfonso Maurizio Iacono, Antonio Liotta, Anna Rita Peritore, Francesco Pira, Giuseppe Piscopo, Carmelo Sardo, Anna Maria Scicolone, Ignazio Scimé, Annamaria Tedesco Scrivono per Malgrado tutto: Carlo Barbieri, Valeria Iannuzzo, Ester Rizzo, Daniela Spalanca. collaboratori: Alessandro Giudice, Ignazio Gueli Info: cell. 366.2749550 – malgrado.tutto@libero.it PER LA VOSTRA PUBBICITA’ INFO: 388.1963858 Registrazione presso il Tribunale di Agrigento del 10/4/1982 Articoli dello stesso argomento: Saluti e baci dal Vinitaly di Verona Saluti e baci dal Vinitaly di Verona Savatteri sindaco: si lavora alla squadra Savatteri sindaco: si lavora alla squadra SPECIALE ELEZIONI. 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Fai tu le domande ai candidati NOSTRA INIZIATIVA Vietato scattare male. Solo foto addomesticate, please Colpi di Spillo getta la maschera: “Ecco chi voto” Sardo: “Ecco quale è stata la nostra più grave responsabilità” Con Emilio hai sempre un posto in prima fila. La rivincita degli ex on the beach Cerca nell’archivio Cerca per cronologia Seleziona mese giugno 2014 maggio 2014 aprile 2014 marzo 2014 febbraio 2014 gennaio 2014 dicembre 2013 novembre 2013 ottobre 2013 settembre 2013 agosto 2013 luglio 2013 giugno 2013 maggio 2013 aprile 2013 marzo 2013 febbraio 2013 gennaio 2013 dicembre 2012 novembre 2012 ottobre 2012 settembre 2012 agosto 2012 luglio 2012 giugno 2012 maggio 2012 aprile 2012 novembre 2011 Seleziona argomento Select category Attualita’ Commenti Cronache Elezioni Eventi Foto Gallery Il Tuo Racconto Malgrado Tutto Notizie MT Politica Prima Pagina Rubriche Agrigento racconta Burnia Campo Lungo Colpi di Spillo Diceria della Ragione ETTI’ Favara in linea Il Taccuino L’opinione La stanza dello scirocco Media e Società Non solo foto Pensieri diversi Piazza Regalpetra Salute Sguardi Spigolando in Archivio Sussurri e grida Vento di Tramontana Vesper Zoom Scuola Sport Video Gallery Cerca con Google Cronache Politica Eventi Commenti Rubriche Elezioni Scuola Il Tuo Racconto Torna al Vecchio Sito © 2014, Malgrado Tutto | Registrazione presso il Tribunale di Agrigento n. 130 del 10 aprile 1982. 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Più di questo io non trovo. Gliela potresti quindi mandare per e-mail o telefonare prima e farti dire l'indirizzo.Intanto anch se non sei amica (potresti chiedere l0amicizia( credo che glie la potresti anticipare per il MESSAGGIO



Ti trascrivo quello che non hai potuto leggere: "La discussa carriera del poliziotto Ettore Messana Malgrado Tutto web " di Venerdì 15 febbraio 2013 alle ore 14, 57 - Giuseppe Casarrubea - Giuseppe Bellavia Messana - "Il fascismo, gli anni di Lubiana, la banda Giuliano, il patto con fra' Diavolo. " Lo storico Giuseppe Casarrubea disegna un profilo dell'Ispettore Ettore Messana, originario di Racalmuto. Il commento di un erede del questore che attraversò gli anni più cupi della storia italiana. Dal sito www.casarrubea.wordpress.com." "la risposta di Giuseppe Bellavia Messana: "il mio è certo un commento di parte, essendo io, per parte di madre, un pronipote dell'Ispettore Messana."









www.casarrubea.wordpress.com






ho letto........mando la lettera per via email a questo indirizzo spero sia quello giusto malgrado.tutto.@libero.it






dammi conferma



Mi pare che ci sia un punto in più la e-mail dovrebbe essere malgrado.tutto@libero.it



ma mandagli pure una copia con il messaggio.



hai etta la mia correzione dell'e-mail?






si hai ragione avevo sbagliato ,domani mattina mando il messaggio ora sono un pò stanca ti auguro buona notte e buon viaggio per domani ciao e a presto



Buona notte carissima



20 giugno 13.39.07






Ho bisogno assoluto di avere un recapito per inviare la lettera ,ho telefonato al numero di cell che si trova sul sito ma non ho avuto risposta .......da Racalmuto ti sarà facile avere l'indirizzo preciso o un numero di fax grazie a presto



21 giugno 16.23.03






ho risolto ,ho chiesto l'amicizia al sito malgrado tutto ,mi è stata concessa ed ho inviato subito la lettera al direttore.pedona se ti disturbo,ma sono contenta di aver fatto anche questo piccolo passo



24 giugno 16.24.43



Finalmente troviamo e subito pubblichiamo il ponderoso fascicolo processuale della denunzia che l'on.le comunista Montalbano avanzò contro l'ispettore Generale dottore gr. uff. Ettore Messana da Racalmuto. Sottolineo senza indugio il finale: archiviazione senza se e senza ma. Hanno i detrattori postumi di oltre un sessantennio preso visione di questa documentazione, l'hanno analizzata? cosa hanno da rimarcare? Quanti loro castelli denigratori vanno in misero fumo? Hanno da fare qualche atto di resipiscenza operativa, o aspettano sentenze giudiziarie. La famiglia del calunniato sta finalmente reagendo: vuole il ripristino dell'ottimo nome di S.E. Gr.Uff. Dottore Ettore Messana , ispettore generale di PS da Racalmuto



Ecco tutta la verità, processualmente appurata, in ordine alle vicende del gr.uff. dottore Ettore Messana ispettore generale di PS di Racalmuto. Ogni superfetazione denigratoria s'infrange contro la verità processuale: è calunnia. Così relaziona al magistrato il gr. uff. Messana quanto alla intricata storia del bandito Giuliano e al suo ruolo. Cosa hanno da opporre i denigratori postumi e posticci? Il bandito Giuliano La strage di Portella della Ginestra Documenti sulla strage Documento 13 VERBALE INTERROGATORIO DELL’ISPETTORE VITO MESSANA Verbale di continuazione di dibattimento del 20 luglio 1951 [cartella 4, vol. V, n. 5] D’ordine del Presidente, introdotto il testimone Messana Ettore fu Clemente di anni 66, nato a Racalmuto (Agrigento) e domiciliato in Roma, Ispettore di Ps. Interrogato in merito ai fatti della causa, risponde: «Fui mandato in Sicilia a capo dell’Ispettorato Generale di P.S. per la Sicilia nel maggio 1945 e vi rimasi fino a tutto luglio 1947. Il decreto che istituì l’Ispettorato è dell’aprile 1945 e funzione di tale organo fu quella di integrare l’opera repressiva e preventiva nell’eliminazione del banditismo ed in genere della delinquenza associata in Sicilia». D. R. «Io ebbi a mia disposizione 750 carabinieri, 350 agenti e 14 funzionari, che distribuii in tutte le province della Sicilia da Messina a Trapani. Fui io che istituii i nuclei di carabinieri e polizia nei centri dove a me sembrò che dovessero essere istituiti. Le mie prime operazioni feci nelle province di Agrigento e di Catania. Verso la fine del 1945 incominciò ad affiorare l’attività della banda Giuliano. Tale fatto fece aumentare la mia attività tanto più che la banda Giuliano e quella di Avila si erano poste al servizio dell’Evis». D. R. «Ebbi notizia dei fatti di Portella nelle ore pomeridiane del 1° maggio 1947. Mi recai ad una riunione indetta dal prefetto Vittorelli, dove si stabilì una certa azione da svolgersi. L’indomani mi recai a Piana degli Albanesi ed a San Giuseppe Jato, ove già si era proceduto all’arresto di quattro persone ad opera di un nucleo dipendente dall’Ispettorato e dove si era proceduto a largo rastrellamento arrestando centinaia di persone sospette, le quali però furono quasi tutte rimesse in libertà. Non essendo emersa a loro carico alcuna responsabilità». D. R. «Tutto ciò venne fatto ad opera della questura che si limitò poi a denunciare solo i quattro arrestati». D. R. «In una riunione tenuta anche alla presenza dell’Ispettore Generale di P. S. Rosselli, inviato a Palermo dal Ministero, fu deciso da quest’ultimo che la direzione delle indagini dovesse essere affidata al questore Giammorcaro e fu così che io passai alle dipendenze di costui». D. R. «Si venne frattanto a conoscenza che il 1° maggio era stato sequestrato, dopo la sparatoria, un campiere, certo Busellini, del quale non si seppe nulla per tanti giorni e che poi fu trovato ucciso in un fossato da un nucleo alle mie dipendenze». D. R. «Non so se il ritrovamento del cadavere del Busellini avvenne a mezzo di cani poliziotti od a mezzo solo di ricerche». D. R. «Mi sembra di ricordare che sul petto del cadavere del Busellini fu trovato un cartello con la scritta «questa è la fine dei traditori», la qualcosa ci convinse che il delitto era stato consumato dalla banda Giuliano. Tale convinzione ci facemmo anche per il delitto di Portella poiché ci convincemmo che colui che aveva ucciso Busellini era uno di quelli che aveva sparato a Portella». D.R. «Noi dell’Ispettorato, fin dal primo momento, pensammo che la strage di Portella era da attribuirsi alla banda Giuliano, perché il fatto era avvenuto nella zona così detta d’imperio della banda stessa, mentre l’Angrisani ed il Guarino avevano orientamento diverso». D. R. «Tale convincimento da parte dell’Ispettorato fu però rafforzato dal rinvenimento del cadavere del Busellini». Contestatogli che nel verbale di rinvenimento del cadavere del Busellini non vi è traccia del cartello rinvenuto sul suo cadavere, risponde: «Può darsi che io abbia un cattivo ricordo di tale fatto, ma pure mi sembra di ricordare così». D. R. «Le indagini continuarono e solo nel giugno avvennero i primi fermi effettuati dal nucleo centrale comandato dal colonnello Paolantonio, il quale mi riferiva lo sviluppo di esse». D. R. «Il rapporto n. 37 fu redatto quando io non ero più Ispettore Generale in Sicilia, essendo stato sostituito il 1.8.47 dal questore di Napoli Coglitori». D. R. «Quasi tutti i fermi avvennero durante la mia permanenza in Sicilia ed io, giorno per giorno, venivo informato di quanto si riusciva a sapere dai fermati». D. R. «L’Ispettorato aveva dei confidenti ed inoltre era in contatto con alcuni elementi che ci ponevano in comunicazione con il bandito Ferreri Salvatore». D. R. «Io nessun contatto diretto ebbi col Ferreri, solo ebbi rapporti con lui tramite i suddetti elementi di collegamento». D. R. «Escludo che Ferreri mi abbia fatto sapere i nomi di coloro che avevano partecipato all’azione di Portella; può darsi che qualche indicazione l’abbia data al colonnello Paolantonio oppure ad un altro funzionario di P.S., certo Zappone, che io avevo dislocato nella zona di Partinico e che fu ucciso a Borgetto in un agguato». D. R. «Il nostro convincimento che l’azione di Portella era dovuta alla banda Giuliano fu maggiormente rafforzato dal riconoscimento effettuato da quattro cacciatori sequestrati in quella mattina del 1° maggio, i quali in una fotografia di persona a cavallo riconobbero proprio colui che ritenevano fosse il capo del gruppo che li aveva sequestrati». D. R. «Il colonnello Paolantonio, fin quando io restai in Sicilia, non mi parlò mai del fermo di alcuno ritenuto partecipe della strage di Portella per confidenze avute dal Ferreri». D. R. «Escludo di aver avuto mai rapporti con Pisciotta Gaspare, come escludo di avergli rilasciato un tesserino di riconoscimento sia al suo nome che a quello di Faraci Giuseppe». Contestatogli che il Pisciotta ha affermato invece di aver avuto rilasciato un tesserino proprio da lui che glielo fece recapitare tramite Ferreri, risponde: «Escludo nel modo più reciso che ciò sia avvenuto». Richiamato l’imputato Gaspare Pisciotta e contestatagli la dichiarazione resa dall’Ispettore Messana a proposito del tesserino, risponde: «Il tesserino lo ebbi tramite Ferreri, portava la firma Messana, aveva i timbri dell’Ispettorato, fu strappato ed io spero che colui che lo ha strappato, se ha coscienza, lo dirà». D. R. «Luca potrà dire qualcosa in merito, può darsi che il tesserino esista ancora, ma a me risulta che fu stracciato». Il teste Messana: D. R. «Io facevo da organo propulsore nell’attività dei miei funzionari; dissi loro di indagare anche sulla ragione per cui Giuliano fece l’azione di Portella ma nessuno di essi mi parlò mai su tale fatto». D. R. «Andai via dalla Sicilia il 31.7.1947 e quindi non mi occupai più della cosa». A domanda dell’Avv. Sotgiu, risponde: «Non ricordo di aver rilasciato al Ferreri un tesserino di libera circolazione, ma non escludo che esso possa essere stato rilasciato da altri sotto il mio nome, essendo io il capo dell’Ispettorato. Devo dire per altro che la mia firma ufficiale è quasi inintellegibile come Messana, anzi ritengo che sia del tutto inintellegibile». D.R. «Non rilasciai tesserini di libera circolazione ai confidenti, non so se ne furono rilasciati a mio nome dai miei dipendenti che nulla mi riferivano intorno al rilascio di essi poiché ognuno ha i propri confidenti ed intorno a noi si mantiene il più stretto riserbo anche con i superiori». D.R. «Io fornivo il danaro che mi richiedevano per i confidenti ai miei dipendenti, i quali mi rilasciavano ricevuta sulla quale si limitavano a dire. -- per un confidente- senza indicarne le generalità». D.R. «Certamente i rapporti col Ferreri iniziarono prima della strage di Portella. Ricordo di aver saputo, attraverso la fonte Ferreri, che Giuliano voleva attentare alla vita dei dirigenti del Partito Comunista di Palermo, fra i quali il Li Causi. Informai per la opportuna vigilanza il questore e fu il colonnello Paolantonio che avvisò direttamente il Li Causi». D.R. «Al padre del Ferreri feci dare un porto d’armi, ma ciò rientrava nel progetto di venire all’arresto di Giuliano. Sentii parlare del rinvenimento del predetto porto d’armi sul cadavere del Ferreri, ma ciò non constatai personalmente». D.R. «Escludo che il padre del Ferreri facesse parte della banda Giuliano». D.R. «Non mi risulta che dopo l’amnistia dell’Evis Giuliano abbia mantenuto rapporti con persone insospettabili». D.R. «Dopo di me all’Ispettorato ci fu Coglitore, poi Modica, poi Spanò, poi Verdiani» D.R. «Non ricordo i nominativi dei componenti la banda Giuliano». D.R. «Esiste un rapporto intorno alle bande armate dell’Evis ed all’attività da esse spiegate, rapporto redatto dal nucleo centrale alle mie dipendenze». D.R. «Sono a conoscenza dei nomi in esso compresi, può darsi che l’elenco contenuto in detto rapporto non sia completo e non comprenda tutta la materia, essendo potuta qualcosa essere sfuggita e qualcosa sopraggiungere». D.R. «Non ricordo il nome di Genovesi Giovanni tra i confidenti della polizia, né so se egli sia stato interrogato dal colonnello Denti». A domanda dell’avv. Crisafulli, risponde: «Per il fatto di Portella venne in Sicilia un Ispettore generale del Ministero, come di solito avviene quando succedono fatti di una certa rilevanza». D.R. «Detto Ispettore riunì tutti gli organi di polizia in questura e poiché ogni organo comunicò i risultati delle indagini svolte, l’Ispettore volle che le varie attività fossero coordinate e quindi, senza esautorare e sostituire alcuno, dette la direzione al questore Giammorcaro al quale doveva essere comunicata ogni attività degli organi di polizia. Tutto ciò per quanto riguarda i fatti di Portella». D.R. «Mi fu detto che il Ferreri fu operato di appendicite». A domanda dell’avv. Sotgiu, risponde: «Non mi risulta che al Ferreri sia stata rilasciata una tessera intestata a Salvo Rossi, autista del colonnello Paolantonio». A domanda dell’avv. Crisafulli, risponde: «Parlando di un rapporto Coglitore mi riferivo solo al rapporto firmato dal maresciallo Lo Bianco relativo ai fatti di Portella» A domanda del Pisciotta Gaspare, risponde: «Escludo di essere stato io a consegnare i mitra al Ferreri, né mi risulta che ciò sia stato fatto da qualcuno dell’Ispettorato. A quell’epoca avevamo penuria di armi». Il Pisciotta aggiunge: «I cinque mitra servirono per l’azione di Portella, secondo quanto mi disse Ferreri». Dopo di che il Presidente rinvia la prosecuzione del dibattimento all’udienza del 23.7.1951 ore 9,30.

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