mercoledì 27 settembre 2017


11/08/2014 15.41
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Lillo Taverna
[p.s.: vi sono altre più compnediose relazioni autentiche]
21 agosto 2014
21/08/2014 17.32
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Lillo Taverna

21/08/2014 17.33
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Lillo Taverna
La Cernigoi e a dire il vero anche il professore Casarrubea si scatenano contro il questore Messana facendolo o volendolo un agente dell'OVRA, un fascista ante litteram, un amico del Vizzini capomafia di Sicilia. Compare pertanto del capo della Polizia Gueli. Ecco qui invece un Gueli che non si fa frastornare da un pretenzioso vescovo notino. Riceve una indegna segnalazione episcopale e passa l'istanza redentrice al prefetto di Caltanissetta. Ne avrà picche ma tanto basterò per lasciare il Vizzini dove stava e vi starà fino all'arrivo degli Americani, liberatori sì ma di mafiosi. Volete fare storia goriziane titine e discepoli del impalpabile Danilo Dolci? Sì,. fatela, ma fatela come Dio comanda!
1 ottobre 2014
01/10/2014 16.14
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Lillo Taverna
Carissimo Totò Petrotto, tu il 6 febbraio scrivevi: -------------------
"Od ancora, ad Ettore Messana, il terribile questore, fascista della prima ora, già alle prese con le stragi di centinaia di operai e contadini durante il famoso Biennio Rosso, tra il 1919 e 1920. Lo stesso Messana che, vent'anni dopo avere represso nel sangue le lotte sindacali di moltitudini di poveri disgraziati, fece sterminare migliaia di iugoslavi a Lubiana, in Slovenia, con la scusa che erano comunisti. Un criminale di guerra che, anziché essere condannato per le torture ed i numerosi eccidi perpetrati, dopo la caduta del Fascismo, viene, inspiegabilmente, riabilitato e nominato capo della polizia in Sicilia, dal governo Bonomi, di cui faceva parte anche Alcide De Gasperi. Una volta in Sicilia il Messana si accorda con la mafia, la stessa mafia che fece uccidere centinaia di inermi contadini e che perpetrò la prima strage di Stato in Italia, all'indomani della caduta del fascismo, quella di Portella delle Ginestre. Mafia che fece uccidere i sindacalisti Accursio Miraglia e Girolamo Li Causi. Quest'ultimo, Li Causi, tra l'altro, proprio a proposito del Messana, ebbe modo di dire che era il capo dei banditi, mentre Giuliano una sorta di capo della polizia. Tutto a ruoli invertiti! Stato ed Antistato, mafia ed antimafia, sono spesso allora come oggi la stessa cosa! Che tristi ed amare verità, un pò sciasciane ed un un pò troppo racalmutesi, visto che tali protagonisti, di queste terribili storie d'Italia, sono di Racalmuto! Sciascia ed i suoi contrari, potremmo concludere, se ci riferiamo al questore aguzzino, poi divenuto capo della polizia in Sicilia, Ettore Messana, ..."
___________
Sono tutte fandonie, diffamazioni, calunnie, dileggi di meritevolissimi servitori dello Stato. L'ho dimostrato in una sfilza di post che ho pubblicato nel mio Blog CONTRA OMNIA RACALMUTO. E credo che con la dovizia di documenti suffragati da controlli e riscontri storici nessuno possa dubitare che: ETTRE MESSANA, non fu lo stragista di Riesi del 10 ottobre 1919: Nessuna cronaca lo chiama in causa, nessuna rievocazione ne accenna, nessun processo o rinvio a giudizio lo coinvolge. Li Causi si inventa questo precedente il 15 luglio 1947 affidandosi alla improbabile memoria di vecchi senatori che poi manco hanno dato conferma. Pensa che in quel tempo a Caltanissetta non c'era manco la Questura. Solo un distaccamento in prefettura agli ordini del Prefetto. Non so che vuoi dire per biennio rosso. Andato via a metà 1919 V.E. ORLANDO ecco NITTI.
E' filosocialista. Viene attaccato come uomo di sinistra. Se Messana si fosse permesso qualche sgarro al mondo operaio e contadino in quel 10 ottobre 1919 finiva disoccupato o in galera. Invece dopo fece una gran carriera.
Fascista della prima ora? ma andate a scuola. In quel biennio là di fascismo in Sicilia non c'era manco il sentore. E poi Messana non fu di fede fascista. Era (forse) massone, ma non fascista vero. Lo dimostrò nell'autunno del 1943: scappò da Trieste rimettendoci il posto e lo stipendio pur di non aderire alla REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA.
A Lubiana stessa fu tanto sgradito alle arroganze dei vari federali fascisti da rimetterci anche là il posto e dopo appena un anno dovette sgomberare per finire sbolognato a Tieste in subordine ove si distinse per abulia totale.
Uno della "POLITICA" della questura triestina lo accusò di inettitudine e a Trieste appunto "non si distinse in nulla".
La CERNIGOI crede di scoprire l'acqua calda e non approda alla verità documentale di cui ai carteggi del Viminale ora in Archivio Centrale di Stato (ma di ciò dopo).
Attenti improvvisati storici a fare storia immaginifica e preconcetta. Finite col diffamare e procurare gravi danni alle famiglie degli eredi che ancora oggi vivono e lottano in questa difficile Italia.
Chi li ristora dei danni che la vostra malevola e disinformata pubblicistica infligge loro?
Ma ecco il coniglio che esce dal cappello di questi facitori di storia a basso prezzo. Colleghiamo: Commissario Messana da Racalmuto, Caltanissetta, Villaba, Vizzini e quindi miniera di Gibillini di Racalmuto. Il cerchio si chiude. Chi può dubitare che essendo ciò verosimile, diventi certo! Messana da Racalmuto non può che essere stretto sodale con il Vizzini da Racalmuto. Ma il grande capo della mafia è Vizzini; e allora Messana non può che essere il suo referente: sono dello stesso paese.
Sillogismi del peggiore gesuitismo. Vizzini a quel tempo era onoratissimo fratello di un vescovo. Dopo, fondò a Racalmuto la sezione industriale mineraria fascista. Ma non gli servì a nulla Mussolini lo mandò all'Isola. Il fratello pregò, minacciò ma nulla. Il Fascismo di Mori fu inflessibile. E chi caldeggiò codesta linea dura? Ma il capo della polizia siciliana a cui ordini operava Messana e tanto meritevolmente da fare balzi in carriera per merito e non per affiliazioni fasciste o mafiose. Tutt'altro. Studiatevi gli atti, indagate negli archivi e sarete costretti a convenire con me che questa è la vera faccenda del Gr.Uff. dr. Ettore Messana, ragion per cui lasciamo stare questi giravolta a fare del Messana, lo stragista fascista e il mafioso di Stato.
Ma dove attinse questi mirabolanti giudizi diffamatori, il nostro Totò? Dico: dal prof. Casarrubea, che però penso stia riflettendoci sopra per rettificare il tiro delle sue pur brillanti ricognizioni della contemporanea storia di Sicilia.
E Totò, perché non ci fa un pensierino e si accinge ad una virata nei suoi excursus storici a mezzo stampa, che ci paiono viziati da diffamazione a mezzo stampa? Ciò che vale per lui è giusto che lui lo estenda ad altri suoi compaesani finiti vittime del gran vezzo giornalistico di sbattere comunque il malcapitato, in prima pagina,facendone un esecrabile mostro.
2 ottobre 2014
02/10/2014 18.51
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Lillo Taverna

02/10/2014 18.51
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Lillo Taverna
Di tutto quel vociare della signorina Cernigoi ecco cosa è rimasto. Le astiose e infondate accuse dei TITINI contro il nostro grande gr.uff. Ettore Messana che gli Alleati volevano fare apparire come un latitante, svaporano tutte appunto perché improbabili sul tavolo del dottore PIANESE del SIS a cui non resta altro da fare che archiviare. Non per compiacenza (si appuri quello che ha fatto avverso gli altri 49 di quell'infame elenco) ma per GIUSTIZIA. Il "questore Messana" era un riverito e efficiente ISPETTORE GENERALE DI PS. E nulla si poteva addebitargli. Il Ricciardelli, quel presunto "vir iustus" irpino aveva scritto quell'infamante pettegolezzo colmo di sozze malignità ma senza costrutto, senza alcun fatto di alcuna antidoverosa condotta si era visto fustigato per denigrazione di un grande suo superiore ed era finito ai margini del suo poliziesco mondo. Del resto era stato un questurino della "politica" tiestina. Cara Cernigoi, perché non indaghi su questo signore invece di dileggiare infondatamente Messana? Non hai fatto storia, hai contribuito a sbattere un tuo supposto mostro in prima pagina. Dovresti ravvederti. Bastava che inquadrassi la vera portata dei due faldoncini che ti avevano messo in mano pe capirne la capziosa cattiveria accusatoria. A Roma il dipartimento duro e competente del SIS nell'ambito del Viminale le aveva bene soppesato quelle calunnie e le aveva doverosamente cestinato. E non erano più fascisti al Viminale. Taluni forse erano massoni, seguivano Bonomi ma non erano in combutta con il passato regime fascista. Se avevano materiale andavano in profondità contro ad esempio taluni di questi signori in elenco. Ma non potevano dire che si doveva "ricercare" il questore Messana: questi già nel 1944 si era presentato dal suo nuovo Ministro degli Interni e subito era stato accreditato in incarichi di grande fiducia. Ettore Messana non aveva aderito a Trieste alla RSI ed era dovuto scappare senza stipendio a Roma. Dall'autunno del 1943 (Sai del TUTTI A CASA?) all'aprile del 1944 si era dovuto nascondere in un convento nei pressi del Vaticano, perché se i tedeschi lo prendevano, lo fucilavano e sai perché, Signorina? perché ritenevano che era stato blando nel lottare i partigiani titini in quel di Lubiana. Quando leggerai il mio libro te lo spiegherò con dovizia di particolari: e questi particolari avevi TU il dovere morale di accertare prima di infangare il Messana. Non si fa storia presentando una cattiveria di un delatore per verità di fede, quando verifiche, accertamenti, tribunali e "i superiori uffici" avevano acclarato l'infondatezza di insinuazioni alla Ricciardelli. Mi dici perché costui finisce sì a Dachau ma subito torna a Trieste? Cosa in effetti ha combinato contro gli ebrei facendo finta di favorirli? Vuoi che ti illustri questo vomitevole costume diffusosi in Italia appena si proclamarono le infami leggi razziali, magari col sornione sfruttamento economico e valutario dell'IOR di quel tempo?
4 ottobre 2014
04/10/2014 12.28
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Lillo Taverna
Carissimo Alfredo. Certo che la mia calligrafia è, e diventerà sempre di più indecifrabile. Io ormai non uso più a penna. Solo il computer. Quella autografa l’ho scritta di ritorno dalla Sicilia. Lessi le tue ben tre lettere “inevase”. Vi intuii un moto di tua delusione nei miei confronti quasi che io ti avessi abbandonato. Vi concorse anche il fatto che due tue lettere del giugno scorsoi mi giunsero dopo il 7 agosto. Mi precipitai a scriverti per non perdere manco un minuto e rettificare certe tue negative impressioni. La stampante non mi funzionava per precedente esaurimento di inchiostri e quindi carta penna e calamaio per varare una lettera mentre per di più non ero tranquillo per certe delusioni che stavolta avevo io provato per il comportamento del solito avvocato che forse credeva che trattandosi di un terribile capomafia di soldi nascosti chissà quanti ne avesse. Mi ero sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi sto vendicando con certe stilettate nel mio blog che credimi fanno veramente male. Non so se hai ragione tu quanto al 4 bis o lui. Se debbo essere sincero nessuno di voi due. E, come meglio ti dirò in seguito, certe tue effervescenze missionarie mi lasciano perplesso. Va a finire che mentre i tuoi compagni di sventura se la prenderanno con te credendoti passato al nemico, il “nemico” crederà che tu resti sempre quello, un indiscusso capo manipolo e si crederanno infallibili nel pensare che alla fine non hai alcuna “resipiscenza” attiva o passiva che sia e ti lasceranno marcire là vita natural durante. Questo non deve accadere assolutamente. Specie ora che penso che le cose per te, come la nottola hegeliana, stano volgendo al meglio. Ti preciserò dopo meglio il mio pensiero. Ora debbo uscire per andare a ritirare due copie del libro Malerba che Agnello dice di Grassonelli e gli editori lo registrano invece come libro del giornalista televisivo territoriale Sardo. Una copia di quel libro, unitamente se mi resce a quello delle favole degli ergastolani, te li invierò io. Non spendi quindi soldi e così potrai non solo leggerlo ma chiosarlo. E quello che hai già scritto e quello che scriverai me lo mandi ed io lo trascrivo e lo passo a Tano Savatteri che lo riscriverà come più gli aggrada e l’anno venturo deve farlo vincere a te i premio Racalmare o come spero un nuovo premio letterario istituito a Racalmuto intitolato magari “GLI AMICI DELLA NOCE”. Datti quindi da fare. Credo che ne avrai soldi e imporrai la tua superiore cultura e “onestà” all’Italia intera molto meglio di improvvisati laureati ergastolani. Vedo che scrivo come mi viene. Non ho tempo per correggere. Ci proverai più gusto a farmi le pulci. Una cosa per ora ho da aggiungere. Perché non riprendere il tuo blog di corrispondenza, quello che mi ha portato a te. Se è questione di soldi beh! quelli posso metterceli io. Non so le procedure per la riattivazione. Penso che debba scrivere a Firenze. Quella bella libera voce deve tornare a parlare. Corro dal libraio. Ti abbraccio con immutato affetto paterno, selettivo,. Ciao Alfredo. Lillo ------ Post scriptum: sto venendo dilaniato da certe donne di chiesa per avere attaccato un avvocato. Si tratterebbe di un avvocato di ci cui io non ne ho svelato il nome. Si cerca di estorcermi una confessione, di indicare il nome e cognome chissà – penso – per passare l’ordine a certi noti scagnozzi per darmi una “lezione”. Non son nuovo a siffatte minacce subcutanee. Sono sopravvissuto nel passato, non mi importa più oggi nulla della sopravvivenza per eccesso dei limiti di età. Tutto sommato la frase incriminabile sarebbe questa: “che stavolta avevo io provato per il comportamento del solito avvocato che forse credeva che trattandosi di un terribile capomafia di soldi nascosti chissà quanti ne avesse. Mi ero sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi sto vendicando con certe stilettate nel mio blog che credimi fanno veramente male. Non so se hai ragione tu quanto al 4 bis o lui. Se debbo essere sincero nessuno di voi due.”
Certo che so a chi mi riferisco, ricordo per filo e per segno come sono andate certe cose. Direi che qui scrivo in modo paradigmatico, parlando al vento, magari come si dice alla suocera perché nuora intenda. Ma sia chiaro, la mia acrimonia non è rivolta ad un solo e solo quello a cui nel mio intimo mi riferisco. Ma ad una pletora di legali. Non si ricorderà il grido di dolore che a suo tempo emisi contro il presente parroco che se ne fregava di questa sua pecorella smarrita di nome Alfredo Sole. Men che meno posso sperare che si ricordi l’altro grido di dolore che qui resi pubblico invitando specie una signorina avvocatessa contestatrice a prendersi a cuore le sorti penali di Alfredo Sole, squattrinato, derelitto, abbandonato anche dai suoi (in un certo qual senso) che veramente si era pentito, si era redento, si era eticamente riabilitato, vittima anche di certi “pentiti” cui aveva concesso – sì concesso – il carcerario perdono. A tanti avvocati mi sono rivolto, anche di casa mia. NULLA. Mi sono dovuto sorbire lezioni di diritto carcerario, coltissime lezioni sul 4 bis che invero il colto – ora - Alfredo Sole sbriciola a suon di sentenze della cassazione e osa scrivere: “per molti avvocati questo passo che ti ho scritto è pressoché sconosciuto. Si fermano tutti sul 58 ter attivo, e non li schiodi più dalla loro posizione. Quando gli spieghi bene le cose, SI RAFFREDDANO, ma non perché hanno paura dell’antimafia, ma perché palesi la loro ignoranza in materia”. Oddio! Quanta ragione ha su quel “raffreddamento”! Quante esperienze ho fatto circa quel raffreddamento. E non parlo solo di quell’avvocato da me non citato che la moglie si ostina a mitizzare riempendomi di ingiurie e contumelie in quanto avrei osato dissacrare un santo, ma invece per la ragione che Alfredo contesta. Tutti a terrorizzarsi per l‘ANTIMAFIA specie quella palermitana. Do ampia ragione a Tano Savatteri che mi disse press’a poco: Li’ nenti putiemmu fari pi Alfredo. Finché dura il processo di Palermo in cui Napolitano e Mancino paiono impigliati, nessun uomo eccellente oserà alzare un dito a favore di un ergastolano “ostativo”- Il terrore di venire implicati in una sorta di collaborativismo mafioso paralizza. L’ho sperimentato bussando alla porta di Della Vedova. Porta chiusa e silenzio totale.
Gli avvocati che magari vorrebbero mettere il sasso in bocca a chi osa spiattellare le magagne dei medici agrigentini – e lì sospetto di contiguità malavitosa è vistoso – per l’astuto calcolo di non toccare l’antimafia ed anche per i collegato terrore che li soggioga tutti, si tacciono. Non sapendo come attaccarmi un avvocaticchio racalmutese per traversa via mi accusa che se accuso tutti, se sono appunto “contra omnia”, chissà quali cadaveri viglio nascondere. Per riposta avrà che, non tanto per quello che ho scritto, ma per vigilanza democratica, vorrò vedere come certi ”volontaristici” portatori in ambulanze pubbliche di bisognosi sono poi finiti per una sorta di corsia preferenziale, come per i sagrestani di famiglia, LSU o meglio.
6 ottobre 2014
06/10/2014 15.12
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Lillo Taverna
Ecco come son finito sulla Nuova Alabarda alla Cernigoi, quasi un tale qualsiasi "Lillo", chioserà dopo codesta signora, che non contenta mi fa diventare criminalfascista e addirittura ieri sera bambinone stupido e volgare, vecchio decrepito. E dire che mai mi ero permesso di echeggiare certe simpatiche insolenze di un siculo e trapanese dalla coda velenosissima
Mi rivolgo a voi signori della POLIZIA POSTALE alla quale mi minaccia di rivolgersi la suddetta signora in quanto, data la mia decrepita età, la molesterei includendola in un indirizzario in cui non vuole essere inclusa. Giusta la sua lagnanza ed io l'ho esclusa. Ma siccome si permette sempre la suddetta signora di irridermi dinanzi al mio sindaco, di sminuirmi come avvocato delle cause perse e siccome in un blog che lei dice a diffusione milionaria e planetaria mi insolentisce appena può, io qualche volta mi sono avvalso della mia facoltà di chiedere la rettifica a questo sua NUOVA Alabarda, nulla ottenendo ma venendo prima come intimorito da questa goriziana che con Tito ce la dovrebbe avere e che invece lo considera vox inoppugnabile quando avrebbe voluto fare dichiarare CRIMINALE DI GUERRA il mio glorioso compaesano ETTORE MESSANA. Nasce da qui una mia rispettosissima richiesta alla suddetta signora rettificare i tremendi e calunniatori giudizi contro quell'altissimo grand-commis dello Stato, divenuto alla fine della sua carriera persino Commendatore dell'ordine regale di San Maurizio e San Lazzaro.
Trascrivo questa "notizia" di questa Nuova Alabarda alla Cernigoi, in cui dinanzi al suo plaudente oceano pubblico mi idìrride.
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La Nuova Alabarda
20 giugno ·
APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona.
Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a giugno 1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone), il cui risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi. “Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste, fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare.
A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un “Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte altre. “L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”, Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”. Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro di Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e, ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma definito come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già condannato in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di rapinare una vettura automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i riflettori”. Per approfondire la questione dei rapporti tra la “banda” Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”.
I non fatevi intimorire
•2 · 21 giugno alle ore 20.52
Rimuovi
La Nuova Alabarda certo che no!
1 · 22 giugno alle ore 8.34
Rimuovi
Valentino Roiatti I fascisti italiani in Slovenia hanno compiuto crimini inenarrabili. Basta chiedere ai loro storici ci racconteranno la verità. In ogni caso a Lubiana , meglio non parlare
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Ho sbriciolato tutte queste presunte documentazioni accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se qualche volta ho voluto segnalare copie dei miei risultati archivistici a questa NUOVA ALABARDA alla Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in inglese (io a mala pena traduco dal siciliano all'italiano) insomma molestia a mezzo computer? Vi diffido a voi della Polizia Postale a molestarmi su input di questa ex goriziana. Se lo fate ho qui una prova provata che allora agite d'impulso e ve ne assumete le responsabilità. Ma forse ora potete rispondere alla Cernigoi: ma sia seria, signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno la coglie in castagna, in fin dei conti niente di grave; basta una semplice doverosa rettifica. dato che il suo dire sta danneggiando gravissimamente gli eredi del signor gr. uff. comm. san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze meritatissime sulle quali signora ex goriziana lei non ha titolo alcuno di sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto.
Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale, sarà tutt'altra musica.
7 ottobre 2014
07/10/2014 0.34
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Lillo Taverna

07/10/2014 0.34
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Lillo Taverna
Ecco come son finito sulla Nuova Alabarda alla Cernigoi, quasi un tale qualsiasi "Lillo", chioserà dopo codesta signora, che non contenta mi fa diventare criminalfascista e addirittura ieri sera bambinone stupido e volgare, vecchio decrepito. E dire che mai mi ero permesso di echeggiare certe simpatiche insolenze di un siculo e trapanese dalla coda velenosissima Mi rivolgo a voi signori della POLIZIA POSTALE alla quale mi minaccia di rivolgersi la suddetta signora in quanto, data la mia decrepita età, la molesterei includendola in un indirizzario in cui non vuole essere inclusa. Giusta la sua lagnanza ed io l'ho esclusa. Ma siccome si permette sempre la suddetta signora di irridermi dinanzi al mio sindaco, di sminuirmi come avvocato delle cause perse e siccome in un blog che lei dice a diffusione milionaria e planetaria mi insolentisce appena può, io qualche volta mi sono avvalso della mia facoltà di chiedere la rettifica a questa sua NUOVA Alabarda, nulla ottenendo ma venendo prima come intimorito da questa goriziana che con Tito ce la dovrebbe avere e che invece lo considera vox inoppugnabile quando avrebbe voluto fare dichiarare CRIMINALE DI GUERRA il mio glorioso compaesano ETTORE MESSANA. Nasce da qui una mia rispettosissima richiesta alla suddetta signora di rettificare i tremendi e calunniatori giudizi contro quell'altissimo grand-commis dello Stato, divenuto alla fine della sua carriera persino Commendatore dell'ordine regale di San Maurizio e San Lazzaro. Trascrivo questa "notizia" di questa Nuova Alabarda alla Cernigoi, in cui dinanzi al suo plaudente oceanico pubblico mi irride. Notizie Mi piace questa Pagina La Nuova Alabarda 20 giugno • APPUNTI SU ETTORE MESSANA. Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona. Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a giugno 1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone), il cui risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi. “Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste, fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare. A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un “Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte altre. “L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”, Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”. Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro di Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e, ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma definito come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già condannato in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di rapinare una vettura automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i riflettori”. Per approfondire la questione dei rapporti tra la “banda” Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”. I non fatevi intimorire • 2 • 21 giugno alle ore 20.52 o Rimuovi La Nuova Alabarda certo che no! 1 • 22 giugno alle ore 8.34 • Rimuovi Valentino Roiatti I fascisti italiani in Slovenia hanno compiuto crimini inenarrabili. Basta chiedere ai loro storici ci racconteranno la verità. In ogni caso a Lubiana , meglio non parlare --------- Ho sbriciolato tutte queste presunte documentazioni accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se qualche volta ho voluto segnalare copie dei miei risultati archivistici a questa NUOVA ALABARDA alla Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in inglese (io a mala pena traduco dal siciliano all'italiano) insomma molestia a mezzo computer? Vi diffido a voi della Polizia Postale a molestarmi su input di questa ex goriziana. Se lo fate ho qui una prova provata che allora agite d'impulso e ve ne assumete le responsabilità. Ma forse ora potete rispondere alla Cernigoi: ma sia seria, signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno la coglie in castagna, in fin dei conti niente di grave; basta una semplice doverosa rettifica. dato che il suo dire sta danneggiando gravissimamente gli eredi del signor gr. uff. comm. san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze meritatissime sulle quali signora ex goriziana lei non ha titolo alcuno di sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto. Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale, sarà tutt'altra musica. SECONDA PARTE
Tre tempi: Riesi 1919, (10 ottobre), (per Li Causi Messana vi sarebbe stato coinvolto. Il Messana manco c’era); Lubiana 1941/42 (è un momento questo di cui mi riprometto qui di documentare l’infame e fallace costruzione della Cernigoi); Sicilia 1945/47 ( Il Casarrubea va oltre la temerarietà di un Li Causi e fa diventare criminalità comune quella accusa faziosa del deputato comunista che parla di Politica (sottolineo: politica) delinquenza del Messana; sarebbe stato CAPO DEL BANDITISMO POLITICO il grande Messana; eccesso retorico che mi riprometto addirittura di capovolgere)-
Appuntiamoci su questi che sarebbero esilaranti vituperi calunniosi della Cernigoi se non avessero prodotto danni morali, familiari ed economici all’innocente famiglia Messana. La Cernigoi ha mai posto uno sguardo a questo studio serio, ponderato, circospetto di TEODORO SALA (Occupazione Militare e AMMINISTRAZIONE CIVILE nella ‘PROVINCIA’ di LUBIANA (1941 – 1942).)? A pag. 87 avrebbe letto, alla nota 55 “Lettera del questore Messana al gen. T. Orlando, comandante della Divisione Granatieri di Sardegna (04481). La nota prova quanto il Sala asserisce nel testo e cioè “fu quindi un susseguirsi di reciproche intromissioni da parte delle due autorità nella sfera di competenza di ciascuna: ora erano le truppe regolari ad assumere compiti di polizia all’insaputa della questura [si badi bene della questura, come dire di Ettore Messana, giusta la lettera che abbiamo menzionata] ora l’Alto Commissario, contro le disposizioni in vigore adibiva dei militari al servizio carcerario.” Un caos infernale dunque; militari da destra e militari da sinistra e il Messana totalmente esautorato. Quali responsabilità gli si possono addossare? Certo se vi fossero documenti, atti, testimonianze coeve, verbali etc etc. alzeremmo le mani. Ma non vi è nulla. Nel 1943 con il famoso Tutti a Casa, la Provincia di LUBIANA viene smantellata, le carte trafugate. Gli italiani saremo degli imbelli ma non lasciamo tracce delle nostre malefatte ai “nemici”. Sala non trova quella lettera del Messana; pensiamo che si rifaccia solo allo scartafaccio del protocollo, quello può essere rimasto a Trieste. Ma il resto delle carte, no. Ce ne sono residue, ma qui a Roma al Ministero o ai Ministeri. Alcune noi le abbiamo trovate ma vanno nel senso diametralmente opposto a quelle che la Cernigoi stravisa o si auspica che siano integre genuine accusatorie in scaffali che sarebbero noti e accessibili solo a lei. Non scherzi la Cernigoi: qui ci va di mezzo il buon nome dell’Italia. Se vi furono colpe (e vi furono) che siano perseguite (e come vedremo alcune vi furono e finirono sotto giustizia). Ma quelle che la Cernigioi alla fin fine fabbrica contro Messana, NON CI SONO. Nessuno le ha mai trovate, le rigorose inchieste del dopo guerra non le hanno neppure di striscio individuate. Frattanto: “ incalzato dall’iniziativa partigiana, preoccupato per le conseguenze del suo atteggiamento che poteva essere di “troppa bontà, che poteva essere scambiato per debolezza, premuto dalle esigenze difensive ed offensive che i militari accampavano GRAZIOLI [grassetto nostro] emanò l’11 settembre un bando che era quasi una dichiarazione di stato di guerra. La pena di morte veniva comminata non solo per gli attentati e per ‘chi sia trovato in possesso di manifestini, emblemi, distintivi, altro materiale di propaganda sovversiva‘ ma anche per ‘chi partecipi a riunioni o assembramenti della stessa natura’ per chi ‘dia ricetto alle persone colpevoli di quei reati’. Esecrabilissimi provvedimenti, sconfinamenti da ogni civiltà giuridica, delinquenza militare. Ma ne è responsabile Messana che addirittura da questo cambiamento ne esce schiacciato, esautorato, relegato a ruoli sempre più marginali? Messana finisce in disgrazia. Vedremo dopo quale fu la sua partecipazione, incolpevole innocua e insignificante in quella che sarà una ignominia – sì, una ignominia per l’Italia – la soppressione con un processo burletta e con giudice monocratico del presunto capo dei Partigiani a Lubiana. E là non vi fu alcuna partecipazione attiva del Messana, alcuna compiacenza del MESSANA. Un verbale di oltre 70 facciate che è stato revisionato, giudicato e contemplato dal SIS del Ministero degli Interni ne dà ampia conferma. Noi lo pubblicheremo quel testo così minuzioso, certosino, quasi bizantino. I Titini potevano dire e chiedere quel che volevano, erano assetati di vendetta, volevano assolutamente creare i mostri, volevano fare di ogni erba un fascio, ogni pur meritevole impiegato funzionario questore italiano che si era avvicendato in quel di Serbia in quel di Lubiana non poteva che essere un CRIMINALE DI GUERRA. Ma Messana non lo era. L’istruttoria al Ministero che pur vi fu dovette archiviare. Non emergeva nulla. Il dottore Pianese diede il suo ultimo colpo di timbro, burocraticamente scrisse “atti”. Perché la Cernigoi non cercò, non appurò , non si documentò? Non voleva acclarare la rispondenza delle carte che le erano capitate in mano o che le avevano fatto recapitare dopo un mezzo secolo di sonno con la veridicità storica, con la contestualizzazione, con il grado di affidabilità? Se l’ha fatto in mala fede che paghi, se per insipienza non si dichiari una storica di chiara fame da supportare addirittura redditizie trasmissioni televisive che hanno buttato un mare di fango su una dignitosa, intemerata famiglia, l’attuale famiglia Messana
07/10/2014 0.45
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Lillo Taverna

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Lillo Taverna
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Ho sbriciolato tutte queste presunte documentazioni accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se qualche volta ho voluto segnalare copie dei miei risultati archivistici a questa NUOVA ALABARDA alla Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in inglese (io a mala pena traduco dal siciliano all'italiano) insomma molestia a mezzo computer? Vi diffido a voi della Polizia Postale a molestarmi su input di questa ex goriziana. Se lo fate ho qui una prova provata che allora agite d'impulso e ve ne assumete le responsabilità. Ma forse ora potete rispondere alla Cernigoi: ma sia seria, signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno la coglie in castagna, in fin dei conti niente di grave; basta una semplice doverosa rettifica. dato che il suo dire sta danneggiando gravissimamente gli eredi del signor gr. uff. comm. san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze meritatissime sulle quali signora ex goriziana lei non ha titolo alcuno di sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto.
Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale, sarà tutt'altra musica.
SECONDA PARTE
Tre tempi: Riesi 1919, (10 ottobre), (per Li Causi Messana vi sarebbe stato coinvolto. Il Messana manco c’era); Lubiana 1941/42 (è un momento questo di cui mi riprometto qui di documentare l’infame e fallace costruzione della Cernigoi); Sicilia 1945/47 ( Il Casarrubea va oltre la temerarietà di un Li Causi e fa diventare criminalità comune quella accusa faziosa del deputato comunista che parla di Politica (sottolineo: politica) delinquenza del Messana; sarebbe stato CAPO DEL BANDITISMO POLITICO il grande Messana; eccesso retorico che mi riprometto addirittura di capovolgere)-
Appuntiamoci su questi che sarebbero esilaranti vituperi calunniosi della Cernigoi se non avessero prodotto danni morali, familiari ed economici all’innocente famiglia Messana.
La Cernigoi ha mai posto uno sguardo a questo studio serio, ponderato, circospetto di TEODORO SALA (Occupazione Militare e AMMINISTRAZIONE CIVILE nella ‘PROVINCIA’ di LUBIANA (1941 – 1942).)? A pag. 87 avrebbe letto, alla nota 55 “Lettera del questore Messana al gen. T. Orlando, comandante della Divisione Granatieri di Sardegna (04481). La nota prova quanto il Sala asserisce nel testo e cioè “fu quindi un susseguirsi di reciproche intromissioni da parte delle due autorità nella sfera di competenza di ciascuna: ora erano le truppe regolari ad assumere compiti di polizia all’insaputa della questura [si badi bene della questura, come dire di Ettore Messana, giusta la lettera che abbiamo menzionata] ora l’Alto Commissario, contro le disposizioni in vigore adibiva dei militari al servizio carcerario.”
Un caos infernale dunque; militari da destra e militari da sinistra e il Messana totalmente esautorato. Quali responsabilità gli si possono addossare? Certo se vi fossero documenti, atti, testimonianze coeve, verbali etc etc. alzeremmo le mani. Ma non vi è nulla. Nel 1943 con il famoso Tutti a Casa, la Provincia di LUBIANA viene smantellata, le carte trafugate. Gli italiani saremo degli imbelli ma non lasciamo tracce delle nostre malefatte ai “nemici”. Sala non trova quella lettera del Messana; pensiamo che si rifaccia solo allo scartafaccio del protocollo, quello può essere rimasto a Trieste. Ma il resto delle carte, no. Ce ne sono residue, ma qui a Roma al Ministero o ai Ministeri. Alcune noi le abbiamo trovate ma vanno nel senso diametralmente opposto a quelle che la Cernigoi stravisa o si auspica che siano integre genuine accusatorie in scaffali che sarebbero noti e accessibili solo a lei. Non scherzi la Cernigoi: qui ci va di mezzo il buon nome dell’Italia. Se vi furono colpe (e vi furono) che siano perseguite (e come vedremo alcune vi furono e finirono sotto giustizia). Ma quelle che la Cernigioi alla fin fine fabbrica contro Messana, NON CI SONO. Nessuno le ha mai trovate, le rigorose inchieste del dopo guerra non le hanno neppure di striscio individuate.
Frattanto: “ incalzato dall’iniziativa partigiana, preoccupato per le conseguenze del suo atteggiamento che poteva essere di “troppa bontà, che poteva essere scambiato per debolezza, premuto dalle esigenze difensive ed offensive che i militari accampavano GRAZIOLI [grassetto nostro] emanò l’11 settembre un bando che era quasi una dichiarazione di stato di guerra. La pena di morte veniva comminata non solo per gli attentati e per ‘chi sia trovato in possesso di manifestini, emblemi, distintivi, altro materiale di propaganda sovversiva‘ ma anche per ‘chi partecipi a riunioni o assembramenti della stessa natura’ per chi ‘dia ricetto alle persone colpevoli di quei reati’.
Esecrabilissimi provvedimenti, sconfinamenti da ogni civiltà giuridica, delinquenza militare. Ma ne è responsabile Messana che addirittura da questo cambiamento ne esce schiacciato, esautorato, relegato a ruoli sempre più marginali? Messana finisce in disgrazia. Vedremo dopo quale fu la sua partecipazione, incolpevole innocua e insignificante in quella che sarà una ignominia – sì, una ignominia per l’Italia – la soppressione con un processo burletta e con giudice monocratico del presunto capo dei Partigiani a Lubiana. E là non vi fu alcuna partecipazione attiva del Messana, alcuna compiacenza del MESSANA. Un verbale di oltre 70 facciate che è stato revisionato, giudicato e contemplato dal SIS del Ministero degli Interni ne dà ampia conferma. Noi lo pubblicheremo quel testo così minuzioso, certosino, quasi bizantino. I Titini potevano dire e chiedere quel che volevano, erano assetati di vendetta, volevano assolutamente creare i mostri, volevano fare di ogni erba un fascio, ogni pur meritevole impiegato funzionario questore italiano che si era avvicendato in quel di Serbia in quel di Lubiana non poteva che essere un CRIMINALE DI GUERRA. Ma Messana non lo era. L’istruttoria al Ministero che pur vi fu dovette archiviare. Non emergeva nulla. Il dottore Pianese diede il suo ultimo colpo di timbro, burocraticamente scrisse “atti”. Perché la Cernigoi non cercò, non appurò , non si documentò? Non voleva acclarare la rispondenza delle carte che le erano capitate in mano o che le avevano fatto recapitare dopo un mezzo secolo di sonno con la veridicità storica, con la contestualizzazione, con il grado di affidabilità? Se l’ha fatto in mala fede che paghi, se per insipienza non si dichiari una storica di chiara fame da supportare addirittura redditizie trasmissioni televisive che hanno buttato un mare di fango su una dignitosa, intemerata famiglia, l’attuale famiglia Messana
7 ottobre 2014
07/10/2014 14.21
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Lillo Taverna
Se un giornalista o uno scrittore di una certa fama, UMBERTO SANTINO, ha voglia di infilare in uno articolo come questo: _____________ "Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato" - Onlus La strage di Portella della Ginestra Umberto Santino La strage di Portella della Ginestra ::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: uno svolazzo del tipo:
---------------------------------------- il .... nome di [Giuliano] viene fatto dall'Ispettore di Pubblica Sicurezza Ettore Messana, lo stesso che l'8 ottobre 1919 aveva ordinato il massacro di Riesi (15 morti e 50 feriti) e che ora Li Causi addita come colui che dirige il "banditismo politico". La banda Giuliano sarà pure indicata come responsabile degli attentati del 22 giugno in vari centri della Sicilia occidentale, con morti e feriti ..... .............................................. allora vien voglia di chiedergli: sulla base di quale prova? quale è la fonte? ove le carte, le sentenze giudiziarie, le condanne? la legittimazione dell'addebito infamante? Ma avreste la sorpresa che il desso nulla saprebbe rispondervi. La parola di Li Causi, peraltro datata 15 luglio 1947, non basta. Il Li Causi è troppo preso dal suo furore contro Scelba e scarica il suo vociare accusatorio sul declinante questore Messana, cui peraltro doveva la vita. Senza gli avvisi e le protezioni del Messana il compagno onorevole comunista finiva crivellato dai colpi del bandito Giuliano o di chi vi stava dietro; e per noi comincia ad essere molto probabile che possano essere quelli dell'America, ammesso che allora la CIA non fosse già operante.
Noi siamo andati a rovistare fra le carte dell'archivio di Stato di Caltanissetta e nulla abbiamo trovato che possa coinvolgere il Messana in codesti efferati crimini di Riesi del 1919. Ma sorpresa delle sorprese, veniamo a scoprire che nel 1919 la questura a Caltanissetta non c'era, c'era solo un distaccamento presso la Prefettura all'epoca sotto la ferrea direzione del prefetto Guadagnini. Questi fa dei fatti un paio di mesi dopo un rapporto circostanziato al suo Ministero. L'abbiamo rinvenuto presso l'Archivio Centrale di Stato di Roma. Anche qui nulla che possa buttare ombre sul Messana. Semplicemente del tutto ignorato per la semplice ragione che non aveva avuto alcun ruolo in quel groviglio di tristi vicende.
Eccovi quel rapporto: leggetevelo, scandagliatelo e vediamo cosa vi potreste trovare per aggredire il Messana. Diciamo subito: NULLA
Intanto vi diamo le coordinate per andare a controllare presso l'ACS di Roma
Non so se avete notato la richiedente: è la signora Giovanna Messana, la solerte nipote del questore Messana, appunto. Se voi detrattori non fate quel passo indietro, quella peraltro doverosa resipiscenza, la signora non può sottrarsi all'onere di perseguirvi per via legale.
18 ottobre 2014
18/10/2014 2.24
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Lillo Taverna
«Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare di un uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!"»
Da qui la martellante stampa specializzata volta a colpire il Messana CRIMNALE DI GUERRA. Il Li Causi, ovvio, è abile, gioca con le parole, dice e non dice. Non per nulla è siciliano e l’omertà noi siciliani ce l’abbiamo nel sangue. Soffermiamoci su particolari, sugli scivolamenti da verità che se vere si possono esplicare semplicemente. No. Il Li Causi esordisce con un ”lasciamo stare”. Lui lasciò stare. Gli epigoni a iniziare da Danilo Dolci sino a finire ad una ex goriziana improvvisatasi storica, non lasciano stare; affermano martellano, propinano, impongono. Il Messana dicono senza nulla sapere rispetto a quello che invece Li Causi ben conosceva che vi sarebbe stata certezza: Messana sarebbe stato CRIMINALE DI GUERRA.
Non è senza ragione che l’avvocato onorevole Li Causi, siccome sa bene che si tratta soltanto di un elenco buttato giù da “una nazione vicina”. Non aggiunge che si tratta di Jugoslavia, di nazione addirittura nemica e vincitrice che è assetata di vendetta. Ma soprattutto sa che fine ha fatto presso il SIS di Roma cioè presso il VIMINALE quell’elenco “nemico”. Tra 50 nominativi di “ricercati” vi era stato incluso così senza specifica alcuna un “MESSANA”, “questore”. E c’era poco da ricercare: il Messana stava appunto a Palermo come terribile capo della polizia di Stato dell’Italia ormai repubblicana e democratica. E stava lottando contro un pernicioso banditismo, quello di Giuliano, che veniva foraggiato dagli americani. Quegli americani che ora chissà perché lo vorrebbero sine causa CRIMINALE DI GUERRA. Già, varie olte il Messana aveva relazionato che purtroppo armi moneta ed altro all’EVIS, a Finocchiaro Aprile, agli Agrari venivano appunti dagli Americani. Abbiamo ben tre relazioni del Messana al suo Ministero in proposito. I denigratori del Messana sembrano non accorgersene, non percepirne l’importanza. Il più onesto, il Mangiameli, di codeste schiere di storici si limita a scrivere che sì il Messana aveva “prodotto continui rastrellamenti” ma si illudeva che questi rastrellamenti potessero mettere “in crisi i traffici illegali e alienare a Guliano le simpatie della popolazione che lo considerava suo protettare”. Per Mangiameli insomma il Messana, responsabile della pubblica sicurezza in Siciia in quel terribile biennio 1945-1947 era un miope funzionario di polizia incapsulatosi nel “mito della contrapposizione tra mafia come strumento tradizionale del mantenimento dell’ordine nelle campagne, e banditi come ribelli primitivi”. Giudizio di valore dunque superficiale e gratutito che uno storico non dovrebbe mai permettersi se vuole fare scienze sociali avalutative. Ma diciamo: opinioni. E democraticamente va riconosciuta a tutti libertà di opinione. Sempre che non leda l’onorabilità della gente. Cosa invece che non fa la Cernigoi che abbiamo visto come si spinge in denigrazioni infamanti sena alcuna cognizione di causa. Ma restiamo sbalorditi quando inopinatamente ci imbattiamo in questo passo del professore Casarrubea, quando a pag. 29 del suo ultimo libro a stampa (STORIA SEGRETA DELLA SICILIA, dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra, Tascabili Bompiani) si lascia scappare che “ci sono i rapporti dello stesso ispettore di Pubblica Sicurezza Ettore Messana, che danno Giulino in contatto con agenti americani”. Noi di quei rapporti ne abbiamo trovati ben tre nell’archivio centrale dello Stato e francamente ci meravigliamo come acuti storici non ne avevano notata la rilevanza e la delicatezza di quelle accuse nientemeno che agli americani che a nostro avviso hanno nel giugno del 1947 chiesto la testa dell’autore. Altro che tutta quella congerie di calunnie, insinuazioni, denigrazioni, diffamazioni contro il Messana.
Il Li Causi è ben consapevole di questo e non per nulla si lascia andare ad una banalità, quasi ad una battuta di spirito del tutto fuori posto in quel contesto permettendosi di celiare: “questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!". C’era del marcio in Danimarca e Li Causi ben lo conosceva. Anzi a nostro avviso vi era coinvolto. Ma di questo a suo tempo. Chiediamo allora subito: perché mai un CIVILE potesse essere stato un criminale di guerra. Messana nel giugno del 1941 era stato inviato a Lubiana come normale questore di una sedicente provincia italiana. Solo la Cernigoi può affermare: «Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a giugno 1943.» Cosa fu Lubiana, la costituzione della provincia di Lubiana, come iniziò e come purtroppo degenerò è materia che gli storici seri non sanno ancora come inquadrare.
29 ottobre 2014
29/10/2014 16.32
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Lillo Taverna
Oggi Gerbino è in contesa giudiziaria con Casarrubea (un ottimo storico di sinistra siciliano) e con Claudia Cernigoi giornalista e storica triestina, nata a Gorizia (con la quale in conflitto sono io).
1 novembre 2014
01/11/2014 19.20
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Lillo Taverna
Mi introduco qui nella speranza che tramite questa tua bacheca possa destare curiosità in quel di Favara e qualcuno anche anonimamente mi dia ragguagli. Ieri all'ARCHIVIO CENTRALE DI STATO qui a Roma, all'EUR. mi imbatto in carte sconcertanti relative al triennio 1945-48. Scopro che ad Agrigento vi era un tribunale ALLEATO. Un favarese vi viene processato e condannato- Questa la nota: " NAPOLI GIUSEPPE fu Carmelo, nato a Favara nel 1910, coniugato, senza prole, condannato dalla CORTE MILITARE ALLEATA di Agrigento. con sentenza del 19.9.43 ad anni 6 di reclusione per omicidio di un militare americano. Detenuto nelle carceri giudiziarie di Favara." Diciamo 6 anni appena per un omicidio e per giunta di un soldato americano! Cosa fu questo TRIBUNALE MILITARE ALLEATO di Agrigento? Ove finirono le carte processuali? Nessuno le ha mai consultate? Con tutti questi microstorici che popolano Agrigento e dintorni! Vi fu dunque un carcere giudiziario a Favara! E l'archivio relativo ove sta? Napoli vi avrebbe trascorso 4-5 anni! Materia per ricerche storiche approfondite, obiettive e super partes.
01/11/2014 19.33
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Giuseppe Casarrubea
La nostra storia passata è fatta tutta di misteri. Difficile raggiungere tappe definitive. Nel caso di molte inchieste gli atti seguirono i vincitori e si trovano o a Londra, o al Nara (Usa).
01/11/2014 19.59
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Lillo Taverna
Lei accenna alle carte del SIS (Viminale). Ieri ho consultato la busta n. 41 Ne sono rimasto sconcertato e disorientato. Questo appunto sul Napoli di Favara si trova là. Quel faldone a mio avviso non è stato adeguatamente investigato. Vi ho vista la genesi di quella che sarà la Gladio di Cossiga. Comunque vi trovo quest'altro inquietante appunto. Un informatore occulto della polizia nazionale faceva presente che: " Palermo 5 ottobre 1946 [....] negli ambienti filofascisti palermitani tale voce trova molto credito (e cioè) l'esistenza in Sicilia di battaglioni (sic), ben armati e pronti , appena sarà dato l'ordine, a marciare su Roma per rovesciare il governo e impadronirsi dei poteri". Io non sono né storico né scrittore né altro; solo un vecchio pensionato dell' Ispettorato vigilanza della Banca d'Italia e propenso ancora a fare ispezioni avalutative, senza preconcetti di sorta. Mi sto domandando: ma forse che il buon Li Causi si riferiva a questo quando in piena aula Costituente parla di Messana quale CAPO DEL BANDITISMO POLITICO (ovviamente siciliano). In effetti Messana in quell'Ottobre a Palermo si trovava. Ma Li Causi non poteva non sapere quello che quella busta 41 del SIS contiene contro noi poveri comunisti specie in quel di Bologna, Reggio Emilia e quello che i TITINI facevano infiltrandosi nelle c.d. bande armate ROSSE. Che confusione mentale che ho caro professore. Mi piacerebbe che Lei venisse a Racalmuto al Circolo Unione (o in altro luogo culturale quale la FONDAZIONE SCIASCIA per controbattere anche le mie modeste tesi. E se vi partecipasse la Cernigoi- con la quale ho sbagliato approccio e le chiederò scusa - credo che ne potrebbe venire qualcosa di utile per la obiettiva conoscenza della storia siciliana e non di quei turbolenti anni.
2 novembre 2014
02/11/2014 10.33
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Lillo Taverna
Gentilissimo professore Casarrubea, sto rileggendo per istruirmi e dopo le risultanze delle mie ultime ricerche su Ettore Messanail suo aureo e sero studio su la STORIA SEGRETA DELLA SICIIA: Inceppo in questo piccolo raffronto. Per Tranfaglia: dobbiamolamentare la dispersione e 'indisponibilità (non sappiamo ancra se definitiva) di fondi italiani dei ricostituiti ervizi segreti, che soltanto negli ultimi annisono stati, ma in piccola parte, recuperatidall'Archivio centrale dello Stato Malgrado queste lacune, molte delle quali appaiono detinate a restare tali per lungo tempo ancora, l'utilizzazione degli archivi americanie di quelli italiani, soprattutto per la parte che riguarda carte processuali e di alcune commission parlamentari d'inchiesta, hanno permesso agli studiosi di fare passi avanti su problemi di grande rilievo". (pag.5-6).
02/11/2014 11.07
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Lillo Taverna
Mi sembra molto più cauto Lei quando ad esempio afferma: "lo storico lavora su frammenti, parti di verità, ciò che il tempo o le classi dominanti hanno voluto consegnargli. ... non possono essere considerati come studi sulla strage quelli prodotti giornalisticamente, senza il minimo supporto della ricerca scientifica". E per me questo ha valenza ancora più generale. Mi domando ma tutto quello sconfinato fondo del SIS al Viminale non è da tempo alla portata d ogni studioso serio e prudente? E lì non vi è la cronaca diuturna di quanto avvenne circa l'ordine pubblico dal 1945 in poi? E non vengono capovolti giudizi di valore che ricorrono disinvoltamente non solo nella mercantile televione o in un cinema addirittura finanziato dallo Stato.? In particolare. nessuno credo che dopo i miei modesti rinvenimenti archivistici potrà sostenere che Ettore Messana fu nel 1919, il 10 ottobre, a Riesi "uno stragista di Stato". O non c'era o ebbe ruoli marginalissimi. A Lubiana Messana vi stette impacciato nel primo anno della costituita provincia italiana. Specie con la nomina di Grazioli nel febbraio del 1942 a capo della provincia il ruolo di Messana fu irrilevante, sicuramente sotto il profilo penale e la pretesa titina di farne un "criminale d guerra" evaporò perché totalmente inconsistente nei riesami che ben seri vi furono al SIS del Viminale. Quanto alla accusa di Licausi che ne voleva fare, dopo il flop giudiziario di Montalbano, il CAPO DEL BANDITISMO POLITICO siciliano. l'allontanamento del Messana nel luglio del 1947 costituì per questi un salto qualitativo divenendo collaboratore apprezzato e onorato di De Gasperi, venendo prosciolto da ogni pur pretestuosa ombra nei tanti processi ed inchieste che seguirono la uccisione di Giuliano e Pisciotta. Quante calunnie postume giornalistiche, televisive e cinematografiche! invece. Ma mi dico una consultazione equilibrata di questo importante e corposo archivio del SIS non avrebbe depurato il caso Messana da tantissime superfetazioni calunniatrici?
02/11/2014 11.16
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Lillo Taverna
Gentilissimo professore Casarrubea, sto rileggendo per istruirmi e dopo le risultanze delle mie ultime ricerche su Ettore Messana il suo aureo e serio studio su la STORIA SEGRETA DELLA SICILIA: Inceppo in questo piccolo raffronto. Per Tranfaglia: “dobbiamo lamentare la dispersione e l'indisponibilità (non sappiamo ancora se definitiva) di fondi italiani dei ricostituiti servizi segreti, che soltanto negli ultimi anni sono stati, ma in piccola parte, recuperati dall'Archivio centrale dello Stato. Malgrado queste lacune, molte delle quali appaiono destinate a restare tali per lungo tempo ancora, l'utilizzazione degli archivi americani e di quelli italiani, soprattutto per la parte che riguarda carte processuali e di alcune commissioni parlamentari d'inchiesta, hanno permesso agli studiosi di fare passi avanti su problemi di grande rilievo". (pag.5-6). Mi sembra molto più cauto Lei quando ad esempio afferma: "lo storico lavora su frammenti, parti di verità, ciò che il tempo o le classi dominanti hanno voluto consegnargli. ... non possono essere considerati come studi sulla strage quelli prodotti giornalisticamente, senza il minimo supporto della ricerca scientifica". E per me questo ha valenza ancora più generale. Mi domando ma tutto quello sconfinato fondo del SIS al Viminale non è da tempo alla portata d ogni studioso serio e prudente? E lì non vi è la cronaca diuturna di quanto avvenne circa l'ordine pubblico dal 1945 in poi? E non vengono capovolti giudizi di valore che ricorrono disinvoltamente non solo nella mercantile televisione o in un cinema addirittura finanziato dallo Stato.? In particolare. nessuno credo che dopo i miei modesti rinvenimenti archivistici potrà sostenere che Ettore Messana fu nel 1919, il 10 ottobre, a Riesi "uno stragista di Stato". O non c'era o ebbe ruoli marginalissimi. A Lubiana Messana vi stette impacciato nel primo anno della costituita provincia italiana. Specie con la nomina di Grazioli nel febbraio del 1942 a capo della provincia il ruolo di Messana fu irrilevante, sicuramente sotto il profilo penale e la pretesa titina di farne un "criminale d guerra" evaporò perché totalmente inconsistente nei riesami che ben seri vi furono al SIS del Viminale. Quanto alla accusa di Licausi che ne voleva fare, dopo il flop giudiziario di Montalbano, il CAPO DEL BANDITISMO POLITICO siciliano. l'allontanamento del Messana nel luglio del 1947 costituì per questi un salto qualitativo divenendo collaboratore apprezzato e onorato di De Gasperi, venendo prosciolto da ogni pur pretestuosa ombra nei tanti processi ed inchieste che seguirono la uccisione di Giuliano e Pisciotta. Quante calunnie postume giornalistiche, televisive e cinematografiche! invece. Ma mi dico una consultazione equilibrata di questo importante e corposo archivio del SIS non avrebbe depurato il caso Messana da tantissime superfetazioni calunniatrici?
6 novembre 2014
06/11/2014 19.03
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Giuseppe Casarrubea
Caro dott. Taverna. Lei è un galanuomo e i problemi che si pone sono seri. Purtroppo la ricerca non può contare su una sola fonte, ma su una molteplicità di fonti spesso lontane tra di loro e talvolta in contraddizione. E' difficile una valutazione definitiva, specie perchè la ricerca non si effettua per calunniare qualcuno, ma per trovare tasselli di un mosaico complesso che prima o poi si troveranno nel loro reciproco confronto di corrispondenza. Le auguro una buona serata.
7 novembre 2014
07/11/2014 14.33
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Lillo Taverna
Gentilissimo professore Casarrubea, La ringrazio per le belle parole che ha voluto elargirmi. In fin dei conti io Le sono debitore di scuse e di scuse molto gravi. Non La conoscevo, non sono né storico né giornalista. Da ex ispettore bankitalia mi scontro con il mio ex sindaco che riportava giudizi feroci sul Messana desumendole dai Suoi scritti. Quelle accuse mi apparveso pretestuose ed esagitate servendomi solo del mio vizietto ispettivo del sospetto innanzitutto. Quindi potei leggere su un blog locale, Malgrado Tutto, che si rifà a Leonardo Sciascia, una dele Sue pagine più cattive contro il Messana, cui seguiva una flaccida difesa di un sedicente nipote di colui che + ancora noto in paese come il Questore. Apriti cielo: mi scateno sia pure con i miei miserelli strumenti informatici. Arrivo alla signora Cernigoi: per logica quelle della triestina mi appavero farneticazioni calunniose. E dato il mio caratteraccio non ho mancato a mandargliele a dire. Lei, da stdioso serio e profondo mi pare che mi abbia perdonato; la signora Cernigoi ancora, no. Ma spero prima o poi di farmi perdonare anche da lei. Diciamo che non abbiamo motivo alcuno di accapigliarci più di tanto. A questo punto ho da rivorgerLe una pressante istanza. Forse sono ripetitivo. Perché non viene a Racalmuto ad animare un dibattito storico sul Messana, sui tempi in cui dovette cimentarsi, sulle evoluzioni delle ricerche storiche- Appena ne disporrò Le farò avere una relazione anonima che ho trovato tra i faldoni del SIS di PS a Roma. Credo che lì la lezione sul ruolo americano nella lotta al comunismo in Italia tra il 1945 e il 1947 impone risvolti del tutto nuovi e per tanti versi persino sconcertanti e mi pare che al di là del fuorviante caso Messana vanno nella direzione dei Suoi novelli indirizzi interpretativi di quei ribollenti tempi storici. La ringrazio e la saluto con deferenza profonda. Calogero Taverna
8 novembre 2014
08/11/2014 9.55
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Giuseppe Casarrubea
Caro dott. Taverna,
Al momento questo non è un buon tempo per la mia salute, ma se un giorno dovessi stare meglio, magari in estate, sarà un mio piacere poterla incontrare.
08/11/2014 10.06
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Lillo Taverna
La ringrazio. Spero davvero che a Racalmuto si possa organizzare nei tanti luoghi deputati alla cultura un incontro per illustrare e comunicare l'approdo dei Suoi studi storici sul drammatico periodo del biennio 1945/47 in Sicilia. Lo spero tanto. Si abbia il mio sincero augurio per la Sua salute. Buona domenica
9 novembre 2014
09/11/2014 21.53
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Lillo Taverna
La Nuova Alabarda MA CHE GLI FACCIO, AGLI UOMINI? Dopo avere attizzato gli appetiti malsani e paranoici del già citato su queste pagine Melchiorre Gerbino, da un paio di mesi son...o oggetto di invio di messaggi che oscillano tra l'intimidatorio e l'offensivo di persona che si firma "Lillo Taverna" (come un uomo adulto possa chiamarsi Lillo mi è peraltro oscuro) e che con questo nome ha una pagina FB. Tale Taverna sembra essersi eretto a difensore sperticato della figura del defunto questore Ettore Messana, sul cui operato all'epoca del fascismo ebbi modo di scrivere un paio di articoli (che ho recentemente inserito anche su questa pagina), citando documenti ufficiali conservati negli archivi di stato di Trieste e Lubiana e facendo riferimento alle ben più approfondite ricerche condotte da Giuseppe Casarrubea. Insomma il sedicente Taverna, che mi apostrofa con l'anacronistico termine di "signorina", non so se per suggerire un mio stato civile peraltro non corrispondente (duole deluderlo, ma sono sposata da 32 anni) o se per sminuirmi, in quanto l'idea che generalmente si ha di una "signorina" non è quello di una ricercatrice storica seria, mi ha inviato una serie di messaggi privati sulla mia pagina FB (condividendoli, se ho capito bene, anche con altre persone, a me sconosciute) millantando con queste persone di "disporre" di un "canale riservato" (veramente la messaggistica è disponibile a tutti sulla mia pagina personale...) nei quali vorrebbe dimostrare che Casarrubea ed io avremmo diffamato la figura di Messana. Per sminuire la credibilità delle mie ricerche scrive (ad un cugino, presumo, del quale non riporto il nome, ma al quale mi ha descritta come "tal Carnigoi (sic) triestina, filoslava e con scarso amore patriottico per questa nostra Italia) che "la Cernigoi si basa su un fascicolo postumo di gente titina che ha cercato invano di ricattare l'Italia". Curioso termine "fascicolo postumo" eccetera per definire il carteggio che contiene i documenti originali della questura fascista che operò nella Lubiana occupata diretta dal questore Messana tra il 1941 ed il 1942, ma tant'è. Per dare più forza alla propria teoria che Messana non fu un criminale di guerra (come denunciato dalla Jugoslavia ed il cui modus operandi fu stigmatizzato anche da una relazione della Polizia civile del Governo militare alleato di Trieste, amministrazione angloamericana) ma un eroe, il Taverna afferma: "Non può credere (Cernigoi, n.d.r.) che l'Italia degasperiana abbia conferito l'alta onorificenza al Messana ignara o peggio correa di quella caterva di accuse infamanti titina contro chi avesse avuto dallo Stato Italiano incarichi in quella tragica storia della costituzione della provincia di Lubiana che lei non può antipatriotticamente ridurre ad un crimine di guerra". Ciò che io credo è del tutto ininfluente, sta di fatto che l'Italia post-degasperiana (nel 1954, quando era in carica il governo Scelba) conferì una medaglia di bronzo al torturatore e capo di una banda di torturatori ed assassini, il commissario Gaetano Collotti dell'Ispettorato speciale di PS. Alla fine, dopo avere accusato la sottoscritta e Casarrubea di essere "antitaliani", Taverna conclude nel seguente squisito modo: "Porto il tasco torto, infilzo la Cernigoi e il suo pigmalione siciliano Casarrubea. Per me sono artefici di una indegna campagna di stampa infondatamente calunniosa contro il Gr. Uff. dottore Ettore Messana". Cosa sia il "tasco torto" è cosa per me incomprensibile, però mi duole constatare che i toni del "signorino" Lillo Taverna ricordano in modo inquietante quelli del noto Melchiorre Gerbino. Taverna ci "infilza", Gerbino ci molla "calci in culo" (cito). Bene, i documenti sono pubblici e disponibili, non sono "propaganda titina", checché ne dica Taverna, i verbali della questura italiana di Lubiana sono documenti italiani, se Taverna ritiene che l'occupazione fascista della provincia di Lubiana non sia stato un crimine di guerra è padrone di pensarlo, ma ciò fa supporre che le sue polemiche non siano innescate tanto per amore della verità, quanto per volontà di riabilitare un sistema fascista che è stato condannato dalla storia. E rimando al mittente le accuse di "antitalianità", "antipatriottismo" eccetera che mi lancia Taverna, dato che nessuno più dei fascisti ha offeso ed insultato l'Italia riducendola ad una dittatura imperialista e sanguinaria che ha seminato morte e distruzione in Europa. Altro... Inizio modulo Mi piaceMi piace • • Condividi Rimuovi Lillo Taverna Ancor oggi posso leggere su FB tutta questa sfilza di insolenze che mi propina la "signorina" Cernigoi, che obiettivamente fa propaganda antitaliana supportando come verità assulute le nefandezze postbelliche del regime titino. Oltre a questa bacheca, LA NUOVA ALABARDA, la dessa immette informaticamente il BLOG LANUOVAALABARDA il cui contatto suona la nuovaalabarda@gmail.com. In FB, come può constatarsi, non è possibile contrapporre commenti a difesa o a rettifica. Quanto al blog, mi vedo minacciato insolentito diffidato a contattarmi perché sarebbe contatto personale e riservato della signorina Cernigoi. Devo precisare che con il professore Casarrubea siamo venuti a chiarimenti esaustivi e civili come si addice a galantuomini della generosa terra di Sicilia. Laddove all'inizio ebbi a sbagliare con termini alquanto pesantucci, ho dovuto ammettere le mie colpe e chiedere scusa. Con la signorina Cernigoi non solo non mi è possibile ogni civile chiarimento ma mi vedo insolentito, come ben si può constatare qui sopra, e minacciato di stalking (non so cosa sia), e di ricorso ai poteri inquisitori della polizia postale. Io, invero, non vedo l'ora che ciò faccia avendo strali al mio arco per ribaltare la frittata. Ma devo stare attento qui ad usare il termine "strale" perché la goriziana signorina Cernigoi ha una sua molto personale convivenza con la lingua italiana. Per lei l'elegante ad allusivo termine "infilzare" come dire venire elegantemente e sapidamente "infilzati" o "contestati" è equivalente di "calci in culo" sornionissima espressione di Melchiorre Gerbino, personaggio da cui sono stellarmente lontano per cultura, per cifra etica e militanza politica. Ora La Cernigoi mi dà del "fascista" sol perché metto i titini alla berlina: nebbie mentali femminili. Certo non sono né storico, né letterato, né pubblicista: so solo che la "storia" è "scienza sociale " e quindi deve tendere alla "avalutatività". In ogni caso la storia non "condanna" fa o tenta di fare "verità" in ordine ad un passato, senza ottundere l'obbiettività. La costituzione della "provincia di Lubiana" va letta e capita sulla base di testi obbiettivi tipo quello del grande storico T. Sala. In qualche altra parte , ma sempre qui sopra, la signorina Cernigoi, scandalizzata dal fatto che in Sicilia tanti miei amici anche a 80 anni mi chiamano Lillo anziché Calogero come registrato nell'ex convento delle clarisse a Racalmuto, mi vuol negare persino il piacere di tenere un blog: paturnie postmestruali. Sì, sono logorroico: lo ammetto.. E questo perché mi sono serviti fiumi di parole per rettificare la triplice calunnia di Li Causi avverso Ettore Messana. Ho potuto appurare che Messana non poteva essere uno stragista nel 1919 a Riesi perché o non c'era o fu talmente defilato da finire del tutto ignoto. A Lubiana non ebbe colpa alcuna come scandagliato dal SIS del M.I. in base ad una doviziosa documentazione che io posseggo e la Cernigoi, no!. La sortita leguleia di Li Causi tendente a fare apparire il Messana come CAPO DEL BANDITISMO POLITICO (attenzione: politico) ha lasciato il tempo che trova ed oggi anzi in base alla documentazione NARA che ben sta studiando il professore Casarrubea ed a quella dell'ARCHIVIO CENTRALE DI STAO (faldoni SIS) sta finalmente affiorando una verità sconcertante: la responsabilità dell'Oss americana (l'antenata della CIA) contro cui lottò Messana in Sicilia, rimettendoci le penne. Io sarei un "difensore sperticato" di Messana. e ammesso che lo sia, questo mi lusinga. A me comunque sembra che per colpa di questi pennivendoli un grand-commis dell'ordine pubblico è finito, mezzo secolo dopo la sua morte, mostro sbattuto in prima pagina. Emblematica la circostanza che persino con minacce la Cernigoi mi vuole impedire la replica alle sue "fesserie storiche". Così, en passant, cosa avvenne a Lubiana dopo la sconfitta dell'Italia? roba da accapponar la pelle. Ho tra le mani un libro: SLOVENIA e vi troverò tanto di quel materiale più che bastevole per irridere alla Cernigoi che vorrebbe dar credito all’ira furente dei titini. Si è mai chiesta la Cernigoi cosa avvenne ai cattolici anticomunisti detti domobranci. "Circa 12.000 domobranci furono vittime di massacri efferati una volta rientrati in patria. Altri 6.000 civili scamparono all'annientamento grazie all'intervento del maggiore Barre". Lei si è ingolfata tutta in quello che andavano costruendo questi signori criminali. Io no! Tutta quella sua pappardella - postuma perché confezionata dopo quattro anni di guerra e da organi non autorevoli - è finita nell'istruttoria romana e quindi per assoluta infondatezza archiviata dal dottore Pianese. Vada a leggersi le carte del SIS all'EUR qui a Roma. Quanto poi alle elucubrazioni psicologiche del subordinato Ricciardelli, si è mai chiesta la Cernigoi perché manco giunsero qui a Roma. E' proprio sicura che il pettegolo non si sia rimangiato tutto per non perdere il posto. Sì, rimase in polizia ma mi pare molto melanconicamente. A me la figura del Ricciardelli non interessa, non interesserebbe neppure la figura del magistrato Macis che condannò a morte come giudice monocratico il Tomsic (ma doveva applicare le leggi anche quelle leggi da stato di guerra che a me lasciano interdetto. Io sono comunista, sa? non fascista). Mi dia lei lezioni di diritto internazionale criminale di guerra. Il Messana aveva fatto solo una o meglio aveva diretto una perquisizione in casa di Tomsic e aveva trovato quello che aveva trovato e ne ha fatto una certosina diligente e certo poliziesca relazione. 76 pagine di rapporto. Se me lo accorda gliene mando una copia. Sta al SIS all’ ACS, EUR/ROMA. Lei avrebbe l'obbligo di accertare anche se travolgerebbe tutti i due suoi articoli che credo le abbiano fruttato qualcosa. Che altro le debbo dire: è disinformata. Mai il Messana fu sotto il Verdiani; non poteva essere fascista nel 1919 a Riesi; le altissime onorificenze le ebbe a fine della sua carriera in riconoscimento della suo integerrimo e prezioso servizio allo Stato. Ad apprezzarlo fu De Gasperi non Scelba. Con fra' Diavolo ha avuto i classici rapporti che hanno i dirigenti di polizia con i confidenti e ad imporglielo come confidente fu Aldisio. Sarà non senza ragione che i carabinieri pare che a fra’ Diavolo gliel'abbiano fatta finire peggio di Cucchi. Sia chiaro: non Messana e, a ben sospettare, contro Messana. E quanto al suicidato Pisciotta Messana lo "infilza" sulla faccenda delle mitraglie Beretta. Si legga le carte del processo. E Messana mai ebbe a che fare con processi penali a sui carico. Ecco perché io sto cercando la "verità" su Messana sbattuto in prima pagine, purtroppo credo iniziando dal santone suo compaesano Danilo Dolci. Io non so chi fu veramente Messana, ma so che quello che lei dice di lui è falso, denigratorio e calunnioso. Vuol continuare? faccia pure! Mi vuol denunciare di stalting perché continuerò con tutti i mezzi a smentirla? felice di divenire la sua vittima. Ma Manzoni direbbe: e poi dicono che non c'è giustizia a questo, mondo. Solo, io le dico: in Italia c'è giustizia; nella sua Slovenia, no!
10 novembre 2014
10/11/2014 19.33
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Lillo Taverna
Gentilissimo Professore Casarrubea, ecco l'appunto ultra riservato che mi ha stravolto. Bologna fine 1946. Incontro segreto tra chi non si sa (ma certo molto altolocato) e l'emissario americano Ci danno lezioni di democrazia. Al governo mi pare che c'erano persino comunisti come Togliatti, Gullo, Scoccimarro. Certo i comunisti in Emilia non scherzavano. Che dire? Spero che la sua salute migliori e la ossequio.
10/11/2014 19.35
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Lillo Taverna

10/11/2014 19.36
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Lillo Taverna

10/11/2014 19.37
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Lillo Taverna

10/11/2014 19.37
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Lillo Taverna

11 novembre 2014
11/11/2014 19.55
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Giuseppe Casarrubea
Grazie, Le sono grato.
11/11/2014 19.56
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Lillo Taverna
sono lusingato
io cerco solo la verità storica. So bene che è un traguardo irraggiungibile. Ma provare si deve sempre, no?
12 novembre 2014
12/11/2014 22.11
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Lillo Taverna

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12/11/2014 22.12
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12/11/2014 22.13
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Come si può valutare il Messana questore a Lubiana in quell'ambiguo esordio della annessione della Slovenia all'Italia che ebbe inizio il 6-18 aprile 1941 se non s'inquadra bene quella faccenda là che non può certo limitarsi ad un uzzolo dissennato di Mussolini!
Messana va là a Lubiana non da militare, non con concezioni guerresche, ma ome un ordinario questore sia pure del regime fascista. Un passo audace per un'accelerazione di carriera.
Noi non frequentiamo commissariati di PS, non gradiamo la vicinanza al Viminale come cittadini romani. Ne stiamo alla larga. Prevenuti, anche.
Ma anche tanti amici e tanti compagni di università che poliziatti sono stati, anche commissari e quindi persino questori. La gente più pacifica che io conosca. Un lavoro come un altro. Un posto ambito se si possiede un titolo di studio a livello universitario.
E tale era Ettore Messana. Un suo bizzarro antenato aveva fatto il questore a Bologna appena scoccata l'ora fatidica dell'Unità d'Italia, addirittura nel 1860. Tipo strano che da Racalmuto va in Emilia e si mette a fare il questurino. E' laureato, scrive versi blasfemi, stordisce i felsinei con il suo verseggiante spirito paesano. se non contadino di certo di u piccolo borghese asceso nella scala dei valori della terra del sale e dello zolfo, uno di quelli che noi chiamiamo galantuomini. E in fondo il pronipote Ettore Messana tende a fare il "galantuomo". Non disdegna le belle donne e sicuramente in Slovenia le donne erano e sono belle. E qualcuna di loro persino generosa. Si sarà portata a letto qualcuna? Probabile. Ma basta questo per farne un violentatore di femmine?
Cara Cernigoi non scherzare.
Dunque, Lubiana diviene provincia italiana nel maggio del 1941. Vi dovevano essere molti italiani. Ma a dominare sono i comunisti. Poi vi sono i cattolici mitteleuropei austriacizzanti. Tra le due fazioni cattiverie e aggressioni da lunga data.
Le colonie italiane sparute e comunque sgradite.
Cosa intendeva conseguire il governo fascista nel volere introdurre colà una sua "amministrazione civile"?
Studi seri devono essere ancora fatti, almeno dall'angolo visuale italiano. A noi consta che solo Teodoro Sala negli anni '60 si produsse in una ricerca seria, obiettiva. A disposizione ha solo tutto sommato la impostazione di studiosi titini. Sotto in foto si può controllare. Sala molto correttamente ci informa che allo stato attuale delle ricerche (anni '60) non sussisteva "una conoscenza approfondita sugli intendimenti del governo fascista italiano nei confronti dei territori occupati". Certo il governo fascista si proponeva la "italianizzazione più o meno completa e a scadenza più o meno lunga dei territori annessi". Ma si scontra con una lotta di liberazione irriducibile che i "popoli jugoslavi condussero dal 1941 al 1945". Appunto perciò "tale lotta condizionò in modo determinante proponimenti e azioni dell'occupatore".
Ettore Messana, appena cinquantenne, sedentario, poliziotto da scrivania, arriva nel maggio 1941 a Lubiana credendo di dovere andare a svolgere quel ruolo che ogni normale questore svolgeva in patria. No! lì, dopo un primo momento di perplessità nella turbolenta Istituto Italiano di Cultura | Lubiana scoppia l'insurrezione armata. Cosa da militari, dunque non da funzionari che anhe se di alto gado, erano sempre imbelli civili. E Messana comincia subito a scricchiolare .
Il Messana non fa neppure in tempo a gustarsi la prestigiova (credeva) poltrona di Questore della provincia di Lubiana che arriva Emilio Grazioli, prima come Commissario Civile quindi quale organo supremo cui si danno il nome e i poteri eccezionali di un Alto Commissario per la provincia di Lubiana. Carta intestata subito (vedi foto) sovranità territoriale. Al Messana, neppure le briciole del potere.
Si aggiungranno poi i comandi militari; quali quelli del 2° granatieri, dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza ed anche della Milizia fascista non sottoposta alla Giurisdizione del C.d. A. Noi siamo stati a spulciare all'ACS di Roma il faldone LUBIANA MI- D.G. PS 1942 , busta 13. Sì, in un
caso abbiamo riscontrato che "agenti di P.S. arrestavamo ZAGAR Francesco di Frascesco e di Zagradnik Ivanka .... e HUMAR Milan, naturale di Stefania, che avevano lanciato un sasso ciascuno contro la vetrina dellUnione Militare, cagionando un "danno di circa L, 6.000", ma il caso, come gli altri, passa sotto la giurisdizione di Emilio Grazioli. Il 5 aprile 1942 il Tribunale Militare li condannò lo Zagar a quattro anni e l'Humar a 6 anni per "manifestazioni sedizionse (art. 4. del Bando del Duce 24/10/1941).
Esose le condanne? senza dubbio. Ecco dirai tu signora Cernigoi, la cattiveria del Messana. Aveva folleggiato per cattiveria, per sola malvagità d'animo nel fare il rapporto di polizia, come scrisse il Ricciardetti per un casi triestino.
No, cara: era subentrato il citato bado del Duce del 24 ottobre 1942.
Scrive Teodoro Sala: Grazioli "incalzato dall'iniziativa partigiana .. premuto dalle esigenze difensive ed offensive che i militari accampavano ...emanò lì11 settembre 1941 un bando che era quasi una dichiarazione di stato di guerra. Il bando di Grazioli fu superato dagli analoghi bandi di Mussolini di carattere più generale ma non meno drastici, recanti ' Disposizioni generali per i territori annessi al Regno d'Italia' del 3 e 24 ottobre 1941".
12/11/2014 22.16
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12/11/2014 22.29
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13 novembre 2014
13/11/2014 2.41
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Contro la Cernigoi
Lillo Taverna Questa insolente sfuriata della Cernigoi sta ancora in FB dal 20 giugno e non mi è data possibilità di rintuzzare vis a vi la signora, che mi minaccia di stalking a ogni piè sospinto e di ricorso alla polizia postale pur di evitare il confronto. Sarò il "tale Lillo" ma se codesta calunniatrice del Messana si rivolge alla sua Cassa di Risparmio di Trieste le faranno presente che il dottore Calogero Taverna allora superispettore del Secit di Reviglo mise in ambasce il presidente socialista che pensava potermi intimidire presso il ministro Formica che invero io intimidivo per una certa faccenda Sindona, la cui banca Privata Finanziaia avevo ispezionato e ne avevo determinato la Liquidazione Coatta Amministrativa ai sensi dell'art. 67 L.B. Intanto inizio a frantumarle la sua supponenza di essere in grado di "rinfrescare la memoria su questa persona" e cioè il comm. di S. Maurizio e S. Lazzaro gr. uff. dottore Ettore Messana. .......................................................................Come si può valutare il Messana questore a Lubiana in quell'ambiguo esordio della annessione della Slovenia all'Italia che ebbe inizio il 6-18 aprile 1941 se non s'inquadra bene quella faccenda là che non può certo limitarsi ad un uzzolo dissennato di Mussolini!
13 novembre 2014
13/11/2014 23.47
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Lillo Taverna
Rintuzziamo le accuse di Ricciardelli a Messana che pervicacemente la CERNIGOI manine in FB del 20 giugno 2014 di LA NUONA ALABARDA. continuando a dileggiarmi
Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Abbiamo un tempo riportato locandine manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode omaggiante.
Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana.
E quando le scrive queste cose? Quando ancora modesto funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia. Nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi.
E quel insignificante rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca.
lunedì 12 settembre 2011
L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano.
Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli:
“Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro.”
Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti.”
Qui siamo nell’esilarante: il Mesana arriva in esordio a metà del 1941 a Lubiana. Incontra subito difficoltà inaudite. Come scrive in una lettera riportata dal grande studioso Sala, viene subito esautorato di fatto dall’esercito. Mussolini voleva una “guerra parallela” ma solo per dimostrare ai tedeschi come può esserci una “occupazione umanitaria”. Del resto a Lubiana vi esano molti coloni italiani e questi Mussolini voleva anche proteggere dalle barbarie teutoniche che erano ben note. In un primo momento, dicono gli storici seri, si cercò a Lubiana di impiantare industrie e attività economiche secondo le concezioni coloniali fasciste. Forse qualche apporto vi fu da parte del Messana. Ma è da escludere. Ove si eccettui forse l’avere comprato del legnami per farsi fare una “camera” per la quale nella famiglia Messana si vagheggia ancora, di quello che insinua il Ricciardelli non resta altro che il sospetto di una malevolenza di bassa cucina burocratica. E la Cernigoi vi corre dietro:
“Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo.”
Insomma qui la colpa del Messana è solo quella di essere “amico” del commendatore Gueli ma il Messana “non riuscì ad effettuare operazioni di polizia degne di particolre rielievo”. Onore al merito ma no!? Ecco invece come pasticcia il Ricciardelli, se l’anomalo rapporto è suo:
“Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito”
Quali elementi ha il Ricciardelli per stabilire “la mancanza assoluta di ogni senso di umanità ” del Messana’? Nessuno. Un poliziotto che misura la latitudine del “senso di umanità” è singolare. Siamo dunque a quelle infanganti veline che riempiono i dossier degli archivi di Uffici di polizia, più o meno segreti.
Mi si dirà: vuoi dei fatti? Eccoteli!
“Si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità d’animo una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio u. s.)
Che possiamo obiettare? Come fa il Ricciardelli ad affermare che “non c’era addebito specifico” e che tutto avvenne all’insaputa dello stesso ufficio politico della Questura (ove pare che militasse proprio il Ricciardelli e quell’ufficio fascista, deleterio e terrificante, era appunto ”politico”). Lui stesso aggiunge che per “più dettagliati particolari e per i precedenti” occorreva esaminare gli atti del Ministero. Quindi lui non ce l’ha. Noi ancora al ministero non abbiamo trovato nulla, ovviamente tra le carte riversate all’ACS. E furbacchione soggiunge che “gli atti dell’Ufficio Politico della Questura furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione ,, ai primi di maggio u.s. Peccato! chissà quanti malefizi della politica ove dimorava il Ricciardelli avremmo trovato. E tutto ci fa pensare che fosse alquanto pressato da quelle “truppe jugoslave” per scrivere sotto ricatto quelle amenità da bassa cucina poliziesca di forte olezzo fascista.
Ma il fatto si riduce ad un denegato internamento di ebrei. Il ministero non avrebbe sicuramente avuto tanta indulgenza in epoca di forte persecuzione razziale se il Messana nel rappresentare la faccenda non si fosse sapientemente, come sapeva fare, adoperato per propiziare il provvedimento assolutorio.
Ma giratela come volete, li Ricciardelli nulla prova di censurabile contro il Messana e tutto sa di meschineria diffamatoria, la classica ripicca del subordinato. Da qui a fare del Messana un Criminale di guerra dedito ai crimini contro l’umanità ce ne corre. Nessun tribunale straniero o italico osò tanto.
Procediamo nelle accuse del Ricciardelli.
“Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione stessa.[3]”
Il Messana era certo un duro, ma ciò costituisce colpa? Colpa grave? Vogliamo metterci allora ad osannare il Prefetto fascista Tullio Tamburini?
E per chiusura il denigratore subalterno, a forza di volere diffamare, finisce con testimoniare a favore proprio del Messana.
“Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4]
Che un forsennato poliziotto s’induca a tale sortita che lo copre di ridicolo, si può tollerate ma che la Cernigoi vi si accodi è faccenda incomprensibile. Dunque, quanto sopra che vuol dire? Il Messana, dopo l’8 settembre, si guarda bene dall’aderire alla RSI, si rende irreperibile a Trieste, ci rimette anche lo stipendio, e certi suoi colleghi e subordinati quali il Ricciardelli si affrettano a dichiararlo “dimissionario di ufficio” incappando in un abuso in atti pubblici che a guerra finita doveva essere perseguito. Ed è certo che per Trieste il periodo repubblichino fu il più tragico: in quel biennio Messana non c’era alla questura di Trieste, Ricciardelli, invece, sì. E addirittura nel criminale ufficio fascista della “politica”. E’ l’accusatore che a questo punto è oggetto di censura non il Messana che se ne torna a Roma pur di non collaborare con fascisti repubblichini e tedeschi dalla doppia esse. Ammirevole!
Ecco perché tempo fa avevamo scritto:
Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.
14 novembre 2014
14/11/2014 15.11
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Lillo Taverna
Credevo che Li Causi fosse un avvocato ed invece no! Laureato in quella che oggi si direbbe laurea in economia e commercio ed a Palermo e in tempi di oscurantismo universitario nella Sicilia palermitana, molto leguleia e apicale nelle scienze mediche ma risibile in quella delle faccende economiche e finanziarie, egli faceva tutto sommato il politico giornalista, una schiatta che non mi è molto simpatica.
Se fosse stato avvocato, come Montalbano magari, sarebbe stato più accorto, meno populista in questa rutilante aggressione denigratrice del Messana. Siamo a metà luglio del 1947. Li Causi sa bene che il Messana proprio da Scelba era stato già giubilato. Eppure il Li Causi doveva essere un po' grato al commendator Messana che gli aveva salvaguardata la vita dalle ire del bandito Giulano. Ma i politici, si sa, e i politici giornalisti ancor di più dinanzi ad una sceneggiata magniloquente sotto le lampade dei cinegiornali, non resistono.
Dunque in estrema sintesi Li Causi dice tre cose: Messana stragista di Stato nel 1919 a Riesi; criminale di guerra a Lubiana e capo del banditismo politico siciliano in combutta con Giuliano nel biennio tra il 1945 e il 1947.
Le mie modeste ricerche su basi documentali e respirando polvere d'archivio mi portano a ritenee senza ombra di dubbio che:
A) A Riesi il giovane commissario nel 1919 non c'era o se c'era ebbe parte tanto marginale e subordinata da passare del tutto inosservato;
B) A Lubiana come questore vi stette appena un anno e fu subito esautorato dal cosiddetto ALTO COMMISSARIO PER LA PROVINCIA DI LUBIANA, il triestino Emilio Grazioli, quello che persino emanò leggi marziali che comminavano la pena di morte anche per inezie, nel Settembre del 1941, e tra il Grazioli e il Messana fu subito gelo anche per faccende razziali, essendo il questore persino del Sud. Inviso ai fascisti, non gradito alle SS, dopo un anno il Messana, colpevole di non essere colpevole, viene ibernato a Trieste ove anche il suo più feoce denigratore, il Ricciardelli, un poliziotto della Politica fascista, deve ammettere che il questore Messana fu "insignificante". E allora turre le bubbole che anche Blu Notte s'inventa? Lo dobbiamo a due superfetazioni denigratrici della Cernigoi che mal capendo, omettendo doverosi convalidamenti, fregandosene della documentazione esistente nell'Archivio Centrale dello Stato, finge di non accorgersi che si trattava in un caso di una sparata vendicatia dei titini vittoriosi che non ebbe seguito alcuno e nell'altro l'assurda demigrazione di un Ricciardelli che a Trieste, lui Irpino, credeva ormai di far parte di un'altra nazione in quel 1947 e sfoga il suo malinomo di subordinato complessato. Nessun fatto, solo sospetti e dispetti i suoi tanto che quello malevolo sfogo resta là a Trieste e manco arriva a Roma. Si trattava di mandare alla fucilazione un Ispettore Generale di PS per crimini di guerra contro l'umanità, non dei riferimenti per una promozioe al grado uperiore. E poi questo umile questurino della "politica" di Trieste che autorevolezza poteva mai avere per giudicare un suo superiore che nel 1943 non aveva voluto aderire alla RSI e si allontana dall'ufficio rimettendoci persino lo stipendio! Diversamente il suo censore, che a Trieste rimane e si fa persino deportare per pochi giorni a Dakao per una facecnda ebraica rimasta oscura;
C) Messana non potè essere CAPO DEL BANDITISMO POLITICO SICILIANO, data tutta la sua azione represiva delle bande armate svolta come ISPETTORE GENERALE DI PS nel biennio tra il 1945-1947. Per non farla qui lunga, dico che le carte della NARA relative alle infiltrazioni della OSS americana in quegli anni, ritrovate e studiade dallo storico di vaglia, il professore Giuseppe Casarrubea, portano in tutt'altro versante. Portano all'antenata della CIA. E Messana vi si scontrò come dimostrano relazioni ardite da me rivenute negli archivi statali dell'EUR. Io arrivo a conclusioni estreme. Il professore Casarrubea, ovviamente, è molto più cauto. Noto certi tentennamenti nel suo ultimo libro sulla Sicilia Segreta di Bompiani. ma non posso prmettermi processi alle intenzioni per
di più di un valentissimo
storico che ora riscuote la mia massima stima. Al principio di questa mia esogena avventura non l'avevo capito. Gli ho chiesto e gli chiedo pubbliche scuse.
Ed ecco la concione del pubblicista Li Causi che credo di avere efficacemente sgonfiata.
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C'è di più: in quei giorni, sia l'Ispettore di pubblica sicurezza, sia il Comando dei carabinieri, sia la Questura di Palermo rendono noto (anche attraverso circolare) che Giuliano sta preparando delle aggressioni contro le sedi e gli uomini dei partiti di sinistra. Si soggiunge poi a voce: "Badate che la nostra vita è in pericolo". Ci accorgiamo di trovarci di fronte a tutta un'azione, la quale vorrebbe localizzare l'esplosione e la responsabilità dei misfatti avvenuti in Sicilia, attorno a questo mito evanescente, a questo personaggio che si chiama Giuliano, per dire: "Tutto il resto non c'entra. Che c'entra la mafia? Tutti galantuomini! Che cosa c'entrano i partiti politici? È impensabile che ci possano essere degli uomini nei vari partiti politici che possano essere individuati come responsabili di sì orrendi misfatti". Si cerca di creare intorno a noi una psicosi di paura, aggiungendo che la polizia ci proteggerà, e che sarà fatta tutta un'azione in comune perché Giuliano sia preso. Ma, scusate, perché Giuliano finora non è stato preso?
In un rapporto del Comando dei carabinieri si dice, fra l'altro: "Giuliano ha preso contatto con l'aristocrazia e gli uomini politici, si è dato a dettar legge e a scrivere lettere minacciose, ecc.". Il rapporto continua: "È stato in questi ultimi tempi accertato - siamo alla fine del 1946 - che il bandito Giuliano, certamente a seguito dell'azione intensa svolta sulle montagne dalle squadriglie, si è trasferito con i suoi uomini a Palermo e nei comuni limitrofi, protetto da qualche elemento della mafia, appoggiato di certo da qualche famiglia molto in vista. Non si creda, pertanto, di poter catturare Giuliano con le armi in mano, anche per la vicinanza di quasi tutti gli altri banditi i quali, specie se giovani e arditi, ben provvisti di denaro -- Giuliano dai soli sequestri ha ricavato più di cento milioni -- sono stati notati alla spicciolata qui in Palermo".
Ebbene, queste cose sono state dette a quest'ultima operazione, con i duemila uomini, fra soldati e carabinieri, che sono stati mandati a Montelepre, conferma la giustezza del giudizio espresso dal generale dei carabinieri. Si vuol creare cioè tutta una coreografia allo scopo deliberato di stornare, come dicevo, l'attenzione del pubblico da quella che è la vera situazione e da quello che veramente ci vorrebbe per stroncare questa situazione, per recidere appunto i legami fra questo banditismo, fra una parte della mafia, e quelle famiglie in vista, quelle famiglie aristocratiche che fanno parte di quei partiti ben individuati nelle relazioni ufficiali.
Si ha, in altre parole, questa precisa situazione, che il banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di socnfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del banditismo politico.
Ma c'è di più: il Messana non avrebbe dovuto intervenire nella ricerca di esponenti politici indiziati e invece egli è andato sempre in cerca di questi elementi. Quando, nel settembre dello scorso anno, furono uccisi, a bombe a mano, alcuni contadini riuniti nella sede della cooperativa ad Alia per discutere sul problema della divisione delle terre, non si sa perché è intervenuto l'ispettorato di pubblica sicurezza, dopo che la Questura di Palermo aveva operato dei fermi di indiziati, e i fermati vengono rilasciati. Alla vigilia del 2 giugno avviene a Trabia un tipico delitto di mafia; la camionetta dove si suppone che siano i responsabili viene fermata a Misilmeri, alle porte di Palermo: ebbene, nonostante che su quella camionetta si trovassero armi, secondo una prima versione della polizia, i fermati vengono dopo un giorno rilasciati.
Questa impressione non è dunque cervellotica, ma ha un fondamento molto serio e l'onorevole ministro dell'interno lo sa perché sono stato io personalmente ad accompagnare da lui un altro collega che gli ha detto: "Ma come fai a fidarti di Messana, tu che dici di essere un repubblicano sincero? Messana, infatti, non solo ha svolto opera per il trionfo della monarchia prima del 2 giugno, ma ha continuato a complottare contro la Repubblica dopo il 2 giugno, designato come era Ministro degli interni di un restaurando Regno di Sicilia, se Umberto fosse sbarcato a Taormina o in non so quale altro punto della costa siciliana; e bada che io sono un testimone auricolare, uno che ha partecipato a queste trattative, respingendole".
Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare di un uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!", ma Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato.
Questi i precedenti del commendator Messana, noti al ministro dell'Interno. Ci troviamo, come vedete, di fronte ad un uomo che per istinto è contro il popolo, e trova, nei legami con i nemici del popolo, il modo di esercitare la professione di massacratore di contadini. Oggi, sfacciatamente, questo non può farlo, per quanto nel clima creatosi in Sicilia è possibile -- in Sicilia, terra dei "Vespri" -- che i poliziotti di Scelba, ministro siciliano, aggrediscano un pacifico corteo di donne che dimostrano contro il carovita.
Oggi è possibile in Sicilia questo, perché agli interni c'è un ministro siciliano, così come nel 1894 a soffocare nel sangue il movimento dei fasci dei lavoratori fu un altro ministro siciliano, Francesco Crispi. Si è tentato, come nei primi decenni del secolo, di stroncare il movimento contadino, assassinando capilega e segretari di Camere del lavoro; a quest'azione di intimidazione il popolo siciliano risponde con la superba affermazione democratica del 20 aprile; allora l'agraria, la mafia ricorre al terrore di massa e si hanno Pian della Ginestra e le stragi del 22 giugno. Ma l'Ispettore Messana, che ha il compito di proteggere agrari e mafiosi, che è uomo che obbedisce a pressioni di parte, ordisce intrighi politici, suggerisce a Scelba la parola d'ordine che il Ministro fa subito sua: le stragi siciliane sono opera di banditi comuni, e Messana diviene il perno di una situazione infernale: Messana si allea ai banditi di strada. Il popolo siciliano, il popolo italiano tutto, hanno diritto di chiedersi come sia possibile il perdurare di un tale stato di cose.
All'annunzio dell'orrendo crimine di Pian della Ginestra, subito, d'impulso le più alte autorità preposte all'ordine pubblico in Sicilia hanno detto: "Questo è un tipico delitto di mafia; bisogna iniziare un'azione a fondo contro questi assassini"; ma è intervenuto il Ministro Scelba prima alla Costituente, poi in Sicilia; ma credete che sia andato laggiù per disporre l'azione di ricerca e pronta punizione dei veri responsabili? No; è andato solamente per salvare la mafia, per dire: "Niente; questo è banditismo comune; basta con gli arresti di mafiosi e mandanti indiziati". E degli ufficiali dei carabinieri sono venuti da me, piangendo, a dirmi: "Vedete, questi sono i telegrammi di contr'ordine che sospendono le operazioni di polizia che avevamo iniziato".
Ora, il diritto di sospettare che una collusione esista fra banditismo, certi partiti politici e, fino a prova contraria, governo è legittimo e allarma la popolazione siciliana, allarma e commuove giustamente tutto il Paese; è quindi assolutamente necessario uscire da questa situazione e oggi esistono condizioni favorevoli per farlo; c'è il movimento delle masse lavoratrici in Sicilia capace di aiutare questo processo di risanamento nel campo sociale; ci sono i partiti democratici che debbono costringere tutte le forze politiche della Sicilia ad assumere la propria responsabilità, a liberarsi dai legami con la mafia, con questa cancrena, con questo banditismo politico-sociale che continua a vivere di ricatti, di prepotenze, di estorsioni, di omicidi. Oggi esistono queste condizioni: sfruttiamole, poggiamo sul movimento delle masse, poggiamo sui partiti veramente democratici, e su questa azione inseriamo l'azione di polizia che sarebbe confortata da tutta quanta l'opinione pubblica.
5 dicembre 2014
05/12/2014 15.33
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Lillo Taverna
Lillo Taverna Sono ferocemente antifascista ma sono anche romano e so come vanno le cose nella Capitale. Sappiamo tutti come si atteggiano gli organi di polizia giudiziaria, dormienti spesso quando ci sarebbe da star svegli, frementi quando il potente cade. E se Alemanno verrà assolto (io penso prosciolto persino in istruttoria) chi lo ripagherà di tutto questo mare di merda che lo sta sommergendo? La Costituzione non dice che ognuno di noi è da presumere innocente sino a sentenza passata in giudicato? Bah! Resto sempre vetero comunista tutt'altro che pentito, convinto che la verità è sempre rivoluzionaria (mi pare lo dicesse il compagno Pajetta).
Questo mio piccolo ironico post lo ho oggi lanciato in una sorta di fossa dei serpenti, serpenti velenosissimi di stampo rosso antico, di gente insomma arrabbiatissima che vuole (come me) la resurrezione del vecchio grintoso cattivo battagliero PCI- E’ passato indenne, anzi con qualche applauso. Che il mondo stia davvero cambiando?
La voglia di apparire morali è sempre dirompente negli uomini di poca morale. Sono quindi moralisti. Protervi e insolenti. Han sempre voglia di trovare un reo di comodo da giustiziare. Insomma il Cristo su cui far ricadere le loro miserie, i loro latrocini le loro persino evasioni fiscali. Il cattivo è sempre l'altro: il potente, di questi tempi dicono il politico, l'uomo dal colletto bianco, l'arricchito, il nemico, l'antipatico.
Io vorrei dire a certi miei amici di Malgrado Tutto, se ad una vostra pronipote dovesse capitare quello che sta colpendo una pronipote di Ettore Messana cosa direste? Contestano alla signora pronipote di Ettore Messana di essere una reproba perché il suo bisnonno per i pennivendoli politici di oggidì era stato uno stragista di stato a Riesi, addirittura un criminale di guerra a Lubiana, il capo del banditismo palermitano (prima ‘politico’ secondo una marpionesca battuta di Li Causi, poi - persino per i grafomani di Malgrado Tutto - tout court “Capo del Banditismo” siciliano dei tempi di Giuliano di Montelepre
E’ da un anno che rinvengo documenti, notizie, collegamenti storici e cronachistici che ridicolizzano tutti e tre siffatti calunniosi addebiti. Niente da fare. Ci si mette ora Malgrado Tutto. Contrabbanda per oro colato un malaccorto rapporto di un ispettore che cercò di scaricare sull’ultima ruota del carro, un insicuro vicecommissario giovane e forse addetto al commissariato della lontana Mussomeli, responsabilità (se tali poi erano) della Benemerita Arma dei carabinieri dello Stato Maggiore dell’esercito e persino del Prefetto di Caltanissetta, volendo noi escludere quelle del politico del luogo, l’on. Pasqualino Vassallo.
Figurati quando scopriranno che anche un generale dei carabinieri scese a Rieti! A loro non importa che anche quello scarica barile finì in modo miserevole. Che nulla ebbe poi a venire addebitato al Messana che poté senza raccomandazioni e senza appoggi politici (di grazia non parliamo di mafia e di fascismo) assurgere ad altissimi gradi ed a gloria nazionale. Delenda Cartago: il giudice ora è Malgrado Tutto.
Mi si dice: ma guarda che un assistente universitario, avendo tempo da perdere, si è recato a Roma e ha trovato il fascicolo personale di Messana. Frottola: il fascicolo personale di Messana è ancora top secret al Viminale. Quell’assistentucolo si partì da Palermo per Roma ove non poté starci molto perché Roma è la città più cara d’Italia. Io invece a Roma ci sto e il primo piano dell’Eur ove si studia l’archivio centrale di stato è come casa mia: basta che prenda il 31 e vi arrivo in meno di venti minuti.
Se non fosse comico sarebbe tragico che a fare gli accusatori d’inflessibile morale è gente, racalmutese purtroppo, i cui fascicoli personali dimorano in certi Giochi di Potere. Vorrò vedere i loro pronipoti quando si vedranno infilzati perché qualcuno ha trovato una lettera anonima o un eccesso di zelo di qualche maresciallone dell’antimafia che ne dice peste e corna. Ma furono assolti, non vi fu luogo a procedere. Per i pennivendoli del futuro sarà la stessa pacchia dei pennivendoli del presente: dagli all’untore, dagli al mostro. Ma quella chi è? È la pronopite di colui che se ne andava a mangiare a Racalmuto il verro volpino a Gargilata. Divorzio assicurato, carriera stroncata.
Ma già anche a Racalmuto, anche in Malgradotutto si pensa che il reprobo, l’immorale stragista di stato, il criminale di guerra, il capomafia immondo non può che essere l’altro, l’antipatico, il politico di parte avversa, quello che diventò sindaco, assessore, commissario di pubblica sicurezza persino commendatore (solo 500 in Italia) di san Maurizio e san Lazzaro, che è poi ancora una commenda di riferimento di Casa Savoia.
La Cernigoi spara. Il Messana (sostanzialmente in quel tempo esautorato questore nella strana provincia di Lubiana), dopo avere trucidato chissà quanti partigiani titini, per premio nel 1942 fu insignito della commenda di Casa Savoia (che all’epoca manco esisteva). Una panzana così grossa dovrebbe passare sotto silenzio non tanto per rispetto della signorina titina quanto per decenza ed amor patrio; invece Malgrado Tutto pur di impedirmi di chiedere la titolazione di una strada ad Ettore Messana me la propina con grosso risalto tipografico a maggior mio scorno.
Sia chiaro io me ne fotto e in fondo me la rido: mi stanno facendo tanta pubblicità e quindi ringrazio. Ma mi fa senso che si presti ad una sì indegna diffamazione quel giornaletto che si vanta di essere sempre quello del moralista Sciascia, che invero in tutta la sua vita amò solo la ricerca della verità, soprattutto controcorrente.
6 dicembre 2014
06/12/2014 5.52
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Lillo Taverna
Su MALGRADO TUTTO scrivono che Lei vorrebbe infilzarmi perché vorrei una strada a Racalmuto intestata al grande Ispettore Generale di PS Ettore Messana. Preciso che invero non ho mai avanzato richieste formali in tal senso anche perché la signora Giovanna Messana, temendo fondatamente sciacallaggi tipo quello utimo del sullodato Malgrado Tutto, non gradirebbe. Mi risulta sgradevole che possa essere oggetto di processo all'intenzione. Del resto appare sempre più certa l'assoluta assenza di responsabilità del Messana nei tragici fatti del '19 a Riesi. da riconsiderare storicamente nella sua totalità e nelle tante interconnessioni bipartizan.
06/12/2014 6.01
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Lillo Taverna
Su MALGRADO TUTTO scrivono che Lei vorrebbe infilzarmi perché vorrei una strada a Racalmuto intestata al grande Ispettore Generale di PS Ettore Messana. Preciso che invero non ho mai avanzato richieste formali in tal senso anche perché la signora Giovanna Messana, temendo fondatamente sciacallaggi tipo quello utimo del sullodato Malgrado Tutto, non gradirebbe. Mi risulta sgradevole che possa essere oggetto di processo all'intenzione. Del resto appare sempre più certa l'assoluta assenza di responsabilità del Messana nei tragici fatti del '19 a Riesi. da riconsiderare storicamente nella sua totalità e nelle tante interconnessioni bipartizan.
Caalogero Taverna su Si può dedicare una strada a quest’uomo? Le carte sul ruolo del questore Messana nella strage di Riesi •Giuseppe Casarrubea su Si può dedicare una strada a quest’uomo? Le carte sul ruolo del questore Messana nella strage di RiesiMalgrado Tutto Web
6 dicembre 2014
06/12/2014 12.11
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Giuseppe Casarrubea
Caro Taverna. Io non ho mai voluto incastrare nessuno. Mi hanno chiesto - ora non ricordo chi - dei documenti alcune persone che sanno che ho un archivio e ne ho inviato solo un paio, non di più. Lungi da me considerare tale gesto come un'azione contro di lei che fa, molto dignitosamente, il suo lavoro. Le auguro un buon Natale e buone festività.
06/12/2014 13.12
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Lillo Taverna
La ringrazio, professore. Non ne dubitavo affatto. Ricambio con infinita stima ogni voto augurale per le prossime feste natalizie.
8 dicembre 2014
08/12/2014 22.46
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Lillo Taverna

08/12/2014 22.47
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Lillo Taverna

08/12/2014 22.47
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Lillo Taverna
Pubblico questa densa lettera del Messana. Messana uomo delle bande siciliane? non mi pare; Messana amico degli americani? non mi pare. Messana uomo degLi agrari? Non mi pare. Messana "capo del banditismo politico siciliano"? mi dispiace per Li Causi: o ha le traveggole o imbroglia. E gli storici d'oggidì? Non mi pare che abbiano confidenza con questa documentazione. Forse Malgrado Tutto saprà tirare il coniglio dal cappello del suo preconcetto denigrare il grande compaesano.
10 dicembre 2014
10/12/2014 11.07
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Lillo Taverna

10/12/2014 11.07
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Lillo Taverna
Il professore Giuseppe Casarrubea , uomo di Partinico e già questo dice tanto - come dire con DNA erinno che è poi sangue né siculo né sicano - è uomo di seria cultura, accigliato ma né arrendevole né inflessibile. Ama la verità storica, quellta che si riesce a distillare da documenti e carte d'archivio, da ricerche e contestualizzazioni, da bloccarsi appena emergono aporie, incertezze, dubbi, la verità contrapposta a quella che persegui.
Ora dirige, persgue a Partonico l'Archivio Casarrubea (wwwcasarrubea.wordpresscom). E' un archivio più denso di quello ell'ACS. L'ho potuto sperimentare quando in Malgrado Tutto non so chi vi poté acquisire qualche foglio che svelava a dire di un ispettore generale di PS che il Meissana nel 1919 si era dipartito da Mussomeli con una mitraglia male interpretando i desiderata dei suoi superiori. Ne sono rimasto perplesso. Ne ho scritto al Casarrubea che senza adesione alle mie tesi credo che abbia corretto il tiro e Malgrado Tutto sia rimasto sguarnito di quanto pesava fosse demolitore di certe mie ricognizioni in difesa del Messana.
Vi fu un tempo in cui non sapendo chi fosse il Casarrubea - non sono uomo di studi storici - osai essere sgradevole. Gli ho chiesto scusa; credo che abbia capito e tollerato.
Riporto sù un suo blog molto duro verso il mio compaesano l'ispettore generale di PS Ettore Messana. A me pare che il professore fa male ad appoggiarsi ad una triestina, la Cernigoi che storica non è ma semplice maniaca di scoop storici. Incappa in topiche colossali. La vicenda di Messana a Lubiana va tutta riscritta. Cercheremo di dare qualche spunto noi che però storci non siamo. Sul ruolo di Messana a Portella della Ginesrra o nei rapporti con Giuliano credo che le mie carte ci portino in territori non molto investigati sino ad adesso.
Limitiamoci qui all'accusa del Licausi avverso Messana tendente a farne dell'allora manco commissario giovane Messana un feroce stragista di Stato. Abbiamo fatto ricerche, abbiamo indagato con le tecniche ispettive della Vigilanza sulle Aziende di Credito della Banca d'Italia. Noi arriviamo a conclusioni opposte. Ma qui il Casarrubea ci pare guardingo, cauto, pensoso. Non si fida di Commissari e generali che hanno tesi di comodo, interessi castali da difendere anziché ragguagli su verità che poi dovrebbero venire acclarate in sede processuale. Qui il Casarrubea si limita a scrivere - diversamente dal suo solito - che il Messana "nel 1919 lo troviamo impelagato nella strage di Riesi. Tiene 'a battesimo', a modo suo, le lotte contadine. Venti morti!". Un modo diciamo - ci perdoni il professore - di dire tutto e dire niente.
Quello che il Messana farà (ma noi sappiamo che non è così) Messana appunto lo fa (o l'avrebbe fatto) dopo.
Noi non abbiamo tesi preconcette. Se ci dimostreranno che sbagliamo ne prenderemo ben volentieri atto. Ma con prove alla mano.
10 dicembre 2014
10/12/2014 17.08
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Giuseppe Casarrubea
Caro Lillo, il sole non si può nascondere con il colabrodo. E, purtroppo, il colabrodo di moltisimi storici e ricercatori ha i buchi in gran parte otturati.Bisogna avere pazienza e umiltà, perchè con un pò di fatica si facciano passi avanti. Sono convinto che anche per Lei, questa non è una storia di campanile, ma un pezzo di verità che ne illumina altre. Buone vacanze natalizie.
10/12/2014 17.10
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Lillo Taverna
Grazie professore!
10/12/2014 17.17
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Lillo Taverna
Io me ne frego del campanile. Ma mi fa piacere che un poveraccio figlio di una sbrindellata famiglia sia potuto arrivare al top della Polizia di Stato.Ma cerca, dibatti e controbatti, comincio a convincermi che il Messana era un mediocre che fu sfruttato, ma sempre impari al compito, veniva destituito, facendosi credere che era un malefico.
10/12/2014 17.22
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Lillo Taverna
Cosa fece o non fece il Messana a Riesi si potrà sapere solo quando (e se) il Viminale farà il versamento del suo fascicolo personale. (l'ultimo versamento del proprio personale risale al 1973e Messana non c'era). Ho cercato a Caltanissetta e non ho trovato (o non mi hanno fatto trovare) NULLA:
10/12/2014 19.54
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Giuseppe Casarrubea
Indizio significativo!
10/12/2014 20.20
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Lillo Taverna
veramente NON è APPARSO INDIZIO DI Alcunché. NEL 1919 A CALATANISSETA NON C'ERA ANCORA LA QUESTURA. IL PREFETTO PRESIEDEVA AL SETTORE. NATURALE CHE GLI ARCHIVI SI SIANO SCOMPAGINATI.
17 dicembre 2014
17/12/2014 19.26
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Lillo Taverna

17/12/2014 19.27
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Lillo Taverna
Ancora oggi restiamo infilzati dalla acuminata penna della signorina Cernigoi in la Nuova Alabarda del 20 giugno scorso con questo truculento escatollo:
La Nuova Alabarda
20 giugno
APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
"Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali de...i quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona."
Nel traballante gergo italico della slava non riusciamo a capire se "questa persona" su cui ritiene "opportuno rinfrescare la memoria" siamo noi o il malcapitato incolore Ettore Messana.
Tralascio talune insulsaggini di esordio per un punto che dovrebbe rinverdire la nostra memoria o fare ingiustizia di quella del Messana; eccolo:
"Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”."
Non abbiamo avuto bisogno di andare lontano, di raggiungere Lubiana o chissà qualche altro diabolico archivio. Ci è bastato prendere qui a Roma il 31 sotto casa mia e subito all'ACS italiano. Tra le carte del SIS, come dire i corpi segreti del Viminale appena uscito dal dopoguerra del 40-45 ecco un fascicolone di ben 64 cartelle dense dense. Certo, non è l'originale, ma non c'è da dubitare che sia genuino, autentico. Sta lì non so da quando - si potrebbe appurare - e vi sta perché effettivamente il Messana nel dopoguerra fu qui sotto inchiesta ma tutto si ridusse in "ci scusi, baggianate titine". la prova? Seguiamo il fascicolo.
Il fascicolo parte dalla REGIA QUESTURA DI LUBIANA, n. 05698 Gab° di Prot. e riguarda la DENUNZIA A CARICO DI
1) Tomisic Michele di Antonio;
2) Bernot (in Tomsic) Vida di Giovanni;
3) Macek (in Kardelj) Giuseppin di Francesco;
4) Marinko Michele di N.N.;
5) Slander Maria fu Luigi;
6) Hodoscek Kalman fu Milan;
7) " Giuseppe "
8) Simcic Martino di Giovanni.
Quale 'accusa? " falso ai sensi degli art. 482 - A 75 e 476 C.P.; associazione sovversiva e propaganda sovversiva ai sensi degli art. 4 e 5 del Bando del Duce; ecc.
Che si tratti di quellAnton Tomsic della Cernigoi? Nessun dubbio.
18 dicembre 2014
18/12/2014 14.04
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Lillo Taverna

18/12/2014 14.04
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Lillo Taverna

18/12/2014 14.04
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Lillo Taverna

18/12/2014 14.05
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Lillo Taverna
vedo subito ergersi furente qualcuna: ecco l'infamia; cosa son mai codeste grida mussoliniane? e si manda alla forca qualcuno in forza di una sovversività sanzionata da incerti articoli di un bando mussoliniano?
Siamo i primi a rimanerne sconcertati. Abbiamo cercato di capirci qualcosa e buoni lumi abbiamo trovato in questa pagina del SALA: la riportiamo testualmente. A Lubiana Grazioli si smarrisce ed emana l'11 settembre del 1941 un bando che "era quasi una dichiarazione di stato di guerra". Veniva comminata la pena di morte pe ogni piccolo segno di ribellismo partigiano. Veniva istituito un tribunale straordinario di tre membri che avrebbe giudicato per direttissima. Ma l'Italia è sempre patria del diritto e così "il bando di Grazioli fu superato dagli analoghi bandi di Mussolini, di carattere più generale ma non meno drastico, recanti 'Disposizioni penali per i territri annessi al Regno d'Italia' del 3 e 24 settembre 1941".
In questo trambusto legislativo quale responsabilità poteva avere il subordinato questore di Lubiana Messana? Lo troviamo nelle note del Sala ma ne troviamo documentato il suo smarrimento la sua irresponsabilità: scrive al generale T. Orlando , comamdante della Divisione Granatieri di Sardegna per segnalare l'esautoramento della locale questura che dovrebbe pur dirigere. In effetti ormai è "tutto un susseguirsi di reciproche intromissioni da parte delle due autorità nella sfera di competenza di ciascuna: ora erano le truppe regolari ad assurgere compiti di polizia all'insaputa della questura, ora l'Alto Commissario, contro le deposizioni in vigore, ADIBIVA DEI MILITARI AL SERVIZIO CARCERARIO".

Come fa la Cernigoi ad insistere sulle responsabilità del Messana? Allude a documenti dell'archicio di Lubiana. Noi le contrapponiamo questi documenti sull'episodio:
Scrive il Messana il 4 aprile 1942: "nei primi giorni del dicembre 1941 quest'ufficio era venuto a conoscenza che nelle abitazioni di via Podmilskakova n. 19 e di via Aljaseva n. 6 p.p. entrambe in questa città, affluivano numerose persone nelle ore più disparate del giorno, lasciando adito a sospetti di ogni sorta. Si ravvisò, quindi, l'opportunità di disporre un abile servizio di appostamento.
Si poté, perciò, ben presto stabilire, anche secondo le informazioni e notizie risultate alla polizia germanica attraverso interrogazioni di arrestati appartenenti a bande armate catturati in territorio occupato dalle truppe tedesche, che le predette abitazioni servivano di recapito ai corrieri che operavano a favore delle bande armate, recalcitranti a riconoscere il dominio delle forze dell'Asse nelle zone del cessato governo iugoslavo e che le persone che vi alloggiavano tenevano contatto con i partigiani rifugiatisi nelle montagne. Ravvisandosi la imperiosità di una sorpresa, vennero operate due distinte irruzioni.

In quella eseguita il giorno 9 di detto mese di dicembre, verso le ore 20,15, all'abitazione di Via Podlmelskova n. 19, furono trovati un uomo e una donna che, alla richiesta di fornire le loro generalità, dissero di chiamarsi rispettivamente il primo Smagur Giovanni di Giuseppe e di Dolsak Francesco nato a Trbovlje il 15 settembre 1903 e resiente a Moronog n. 11, commesso viaggiatore, e la seeonda Medved Giuseppina fu Francesco e fu Turl Maria nata a Maribor il 20 febbraio 1914 e residente in Lubiana: Meskanska n. 20 - odontotecnica.
A distanza di circa un quarto d'ora sopraggiunse in bicicletta una donna, la quale, fermata, disse di chiamarsi Stergar Anna di Janes e di Potonknik Luigia nata a Borvnika il 15/8/1911 e residente a Lubiana: Via Podmlsskova n. 19, sarta e nubile." [segue]
19 dicembre 2014
19/12/2014 15.00
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Lillo Taverna

19/12/2014 15.00
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Lillo Taverna

19/12/2014 15.01
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Lillo Taverna

19/12/2014 15.01
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Lillo Taverna

19/12/2014 15.01
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Lillo Taverna
Non amo la polizia, non amo gli sbirri, ma questo non mi può consentire di trasformare una diligente accorta meticolosa irruzione di un nucleo di investigatori di PS in atti criminali che avrebbero determinato "assassinio e massacri. terrorismo, sistematico", per "torture ai civili" assieme a "violenza carnale", a "deportazioni di civili" ed a "detenzione di civili in condizioni disumane"; il tutto proteso al "tentativo di nazionalizzare gli abitanti occupati", ragion per cui siamo nelle previsioni "degli articoli 4,5, 45 e 46 della Convenzione dell'Aja del 1907 e dell'art. 13 del Codice militare jugoslavo del 1944".
E artefice di tutto questo per la signora Cernigoi o come più le aggrada essere chiamata, che avalla, sarebbe il Messana e proprio per quanto con diligenza, con precisionismo poliziesco, con rispetto di ogni norma procedurale sarebbe avvenuto secondo questo corposo rapporto che andiamo pubblicando.
Tralascio il fatto che il Messana nell'aprile del 1944 non poteva essere colpevole di quanto sanzionato dal codice militare jugoslavo del 1944: stupidaggine che la dice lunga sulla serietà del rapporto dei tutini del 14/7/1945 e che a Cernigoi recepisce acriticamente pur di dimostrare la sua umanitaria invettiva contro il Messana. Mi minaccia a varie d riprese di stalking. Ma non a me ma al tribunale della serietà storica codesta signora deve rispondere. Ha preso abbagli? succede. Ma correggersi ci si deve quando si infanga un fedele servitore dello Stato (magari di polizia) come il Messana. Non può la Cernigoi sottrarsi all'obbligo del confronto tra il vituperevole atto di accusa dei titini e questo documento insospettabile del Messana che andiamo pubblicando.
Precisa il Messana che anche si è dovuto muovere in dipendenza delle "informazioni e notizie risultate alla polizia germanica" e anche perché vi erano stati "interrogatori di arrestati appartenenti a bande armate, recalcitranti a riconoscere le forze dell'Asse nelle zone del cessato governo jugoslavo" sempre effettuati dai tedeschi e con la Ghestapo non c'era mica da scherzare, altro che il blando buonismo italico di cui risentiva anche il funzionario di polizia Messana il quale si affretta a dire che gli abitanti delle case che stava ispezionando "tenevao contato con i partigiani rifugiatisi nelle montagne". Da qui "l'imperiosa necessità di una sorpresa ... per cui due distinte irruzioni. (vedasi foto).
Come si fa a voler sostenere e persistere che in una siffatta operazione - più atto dovuto che iniziativa persecutrice - sussistono tutti gli estremi di "una costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsic alla pena capitale, eseguita in data 21/5/1942) per reati che non avevano commessi"?
19 dicembre 2014
19/12/2014 18.21
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Giuseppe Casarrubea
Caro dottore, è Natale. Cerchiamo di essere più disponibili al perdono. Nella nostra vita ci rimane solo questa possibilità, visti gli assalti che ogni giorno i più deboli devono soffrire. Le auguro un mondo di bene che estendo a tutta la sua famiglia.
19/12/2014 19.18
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Lillo Taverna
Gentilissimo professore, capisco ed accetto la sua lezione. Vorrei solo precisare che il mio è solo un gioco e quindi non saprei cosa perdonare e per che cosa chiedere perdono. La Cernigoi mi ha confuso per un emulo dell'innominabile trapanese. Quello è un guitto che fece qualche soldo da Costanza inventando fanfaronate. Il sottoscritto pensi un po' ha persino ispezionato la Cassa di Risparmio di Trieste per non sapere cosa sono quelle realtà là. Forse sono razzista ma conoscendo per professione l'Italia intera e quella segreta e malefica dico che tutto sommato i migliori siamo noi, i famigerati siciliani che magari ci facciamo chiamare Lillo destando la vacua ironia sempre della signora Cernigoi. Ho tentato in tutti i modi di farla desistere dalla sua sicumera diffamatoria. Sapesse le minacce che mi ha dispensato. Ovviamente mi ci sono divertito. Di questi giorni ho cercato di sbirciare il suo immane lavoro storico. Resto atterrito. rispettoso e ammirato. In due o tre punti mi pare che non siamo d'accordo. Dovrei cederle il passo per la soverchiante sua superiorità professionale e per l'acutezza della sua ricerca storica. Lei è un gran valore per la Sicilia. Peccato per me non potermi dichiarare vinto nella faccenda della triplice accusa del Li Causi. Gli auguri di natale me li riserbo per la prossima settimana, proprio a ridosso delle festività. La ringrazio per le sue espressioni augurali. intanto mi permetta una mia modesta attestazione di stima e di e di riverente ammirazione.
20 dicembre 2014
20/12/2014 9.06
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Giuseppe Casarrubea
Grazie per la sua generosità.
20/12/2014 11.41
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Lillo Taverna
Il mio laicissimo ma sincero voto augurale a Lei e alla sua famiglia per le feste di questo fine anno 2014. Con crescente stima Calogero Taverna
20 dicembre 2014
20/12/2014 16.11
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Lillo Taverna
Il professore Giuseppe Casarrubea è storico di colossale statura. Siciliano. Ha costituito un archivio ultra specializzato sulla storia contemporanea di Sicilia e se vuole può infilzare chicchessia si avventuri in controtesi storiche; il Casarrubea ha investigato l'evolversi storico di questa nostra Sicilia esplicandone una impareggiabile diagnosi documentaria. Povero chi ci capita: non basta un esoterico Gerbino per scalfirlo.
Si da però il caso che a confliggere su un personaggio storico ci sono cascato proprio io che reputo Ettore Messana una vittima di una triplice calunnia veterocomunista, firmata Li Causi.
Il grintosissimo storico di Calatafimi ancora nel 2008 ecco come inizia a scorticare il mio eroe Ettore Messana:
Blog di Giuseppe Casarrubea
Archivi tag: Messana
La Resistenza antifascista in Slovenia e l’ispettore Messana
Pubblicato il 2 agosto 2008 di casarrubea
(Questa parte è illustrata grazie alla scrupolosa ricerca condotta dalla storica Claudia Cernigoi, direttrice della rivista “La Nuova Alabarda.” Si tratta di immagini tratte da una vasta collezione fotografica sui crimini fascisti dell’Italia in Slovenia) III L’ombra lunga del fascismo … Continua a leggere →
cioè:
Ettore Messana, siciliano di Racalmuto, classe 1888, di professione ufficiale di polizia. Nel 1919 lo troviamo impelagato nella strage di Riesi. Tiene “a battesimo”, a modo suo, le lotte contadine. Venti morti. Poi si specializza nel ventennio nero, grazie all’appoggio che gli forniscono uomini dell’apparato come Ciro Verdiani e Giuseppe Gueli, che di polizia e di spionaggio se ne intendono più dello stesso ministro fascista Buffarini Guidi. Nell’aprile del 1941 la sua carriera è a una svolta. Le truppe italo-tedesche invadono il Regno di Jugoslavia e l’Italia si annette gran parte della Slovenia.
Notammo e subito Casarrubea corresse che in definitiva Ettore Messana non può definirsi anagraficamente "siciliano di Racalmuto", perché nel 1888 Ettore nacque a Gela essendo la madre una dei dintorni di Palermo e il padre uno strambo personaggio di una famiglia, questa invero tipicamente racalmutese: i Messana.
Famiglia comunque collaterale a quella dell'attuale sindaco Emilio Messana. Ma Adriano Messana il padre appunto di Ettore discendeva da un gabellotto ultra arricchitosi in quel di Racalmuto a cavallo del 18° e 19° secolo.
Inezia eguale (ma forse no) a quel moltiplicare i morti di Riesi del 1919. Certo basta un morto falcidiato da una mitraglia appostata nel campanile delle chiesa madre di Riesi per gridare vendetta al cospetto di dio e degli uomini.
Il Casarrubea su questa prima imputazione di crimine gravissimo (strage di stato anticontadina) lanciata dal Li Causi in una sua filippica in sede Costituente, mi pare che ci va coi piedi di piombo. Non ha la documentazione fulminante per avventurarsi in anatemi storici che non si addicono ad uno scienziato della storia che deve tenere sempre conto dell'avalutatività, vero connotato di una seria a scienza sociale (e la storia lo è in sommo grado).
Casarrubea questo passo del suo blog in definitiva lo lascia lì e non ne fa ampio svolgimento nella sua trilogia Bompiani, limitandosi a scrivere a pag. 93 del suo pregevole LUPARA NERA.: "l'ecidio [di Bava Beccaris] ricorda da vicino quello ordinato da Ettore Messana a Riesi, nel 1919."
Francamente quell'ORDINATO è sovrabbondante: andrebbe provato, circostanziato, coonestato, completato. Il Casarrubea - e se potesse, e se volesse - saprebbe come fare. si guarda bene ad andarsi ad impantanare in un ginepraio da cui non saprebbe come uscire. Lascia alla Cernigoi - e di questi tempi all'incauto e disinformato MALGRADOTUTTO - il piacere di assaporare quella ciambella che è molto avvelenata. Invero l'ANPI di Palemo non è andata per il sottile e a affiancato l'attuale comune di Riesi per una tronfia manifestazione calunniatrice nei confronti del Messana, con tanto di cippo penso eurofinanziato.
Da ultimo con il professore Casarruba ho avuto questo signorile scambio di corripondenza, ma astutamente ognuno di noi due è rimasto nelle proprie convinzioni e non saprei se sono riuscito un tantinello a scalfire le sue. Le mie, almeno per questa faccenda Riesi, no, anche perché il Casarrubea non ama far teatrino alla Malgrado Tutto.
29 dicembre 2014
29/12/2014 16.50
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Lillo Taverna
Trascrivo qui una corrispondenza in FB. Pensate come sarebbe proficuo mandare qualcuno a rovistare in questo archivio. Fotografare quanto può riguardare tre o quattro personaggi storici sui quali fare ricerche storiche finalizzate del tipo: quale ruolo ebbe davvero Guarino Aella di Canicattiì, o Ettore Messana di Racalmuto, o i giovani ufficiali americani paracadutati di Montedoro, che so: gli Alfano, e Calogero Volpe era già importante, Aldisio senza dubbio. Mattarella già non macava. Vizzini già operante. Perché hanno fatto sindaco di Racalmuto Baldassare Tiebra e perché venneri eletti aassessori certe figure racalmutesi. Etc.
21 ore fa Sfogliare faldoni )(all'inzio) fotografare il documento che si reputa interessante,sai che ci vuole. Poi dopo occorre coonestarlo, inquadrarli, fare in biblioteca la adeguata ricerca storico. Ma ciò dopo e in un collettivo. Qualcosa abbiamo fatto insieme- Insieme abbiamo corretto il Peri, un colosso.
So che Casarrubea con M.Cereghino ha ricostruito la storia del diario di Ciano.Lui stesso dice:E' in uscita, ai primi di dicembre, un volume, curato da me e da Mario Cereghino sul Diario scritto dal genero di Mussolini, conte Galeazzo Ciano, tra il 1937 e il 1943. Viene ricostruita, per la prima volta, la storia del diario di Ciano, utile a una nuova rilettura della storia d'Italia del fascismo. Editore Castelvecchi, pp. 820, Euro 44.
Ho preso l'appunto che hai scritto.Vedremo. E' un altro aspetto, interessante ma un altro aspetto. Con Mario José Cereghino e con taluni dei documenti Nara dicono di avere costruito la storia della scomparsa di Giuliano (v. libro del 2113 pubblicato da Bompiani). Ma qui siamo nella terza fase delle mie ricerche su Messana. Forse faremo le scintille.Il Cerreghino a leggere il blog di Casarrubea mi pare che ne sia l'erede. Cercano collaboratori. Potresti offrirti. Sarebbe una seconda giovinezza scientifica. Dopo qualche seduta saresti tu la professoressa. 19 ore fa
National Archives and Records Administration (Colle ge Park, Maryland, Usa) Estremi cronologici: 1942-1975 Consistenza: Unità 11, contenenti ciascuna circa 150 documenti in lingua inglese. Storia archivistica: Le carte di questa serie sono state reperite press o il NARA National Archives and Records Administration (College Park, Maryland, Usa), consultando i Fondi CIA Central Intelligence Agency, DEA Drug Enforcement Administration, DOS Department Of State, FBI Federal Bureau of Investigation, OSS , Office of Strategic Services, tra il 2002-2005. Descrizione: La serie contiene atti secret e top secret prodott i dall’Intelligence USA relativi all’Italia e alla Sicilia negli anni sopra citati. Si tratta di copie autentiche rilasciate dalle cons ervatorie dell’archivio di riferimento con l’indicazione della collocazione originaria di cias cun documento. In particolare la documentazione è relativa ai seg uenti argomenti: Le attività svolte dagli uffici dei servizi segreti statunitensi, e, in particolare, dall’X-2 di James Jesus Angleton in Italia, soprattutto negli anni 19 44 -1947; Le iniziative svolte dal Dipartimento di Stato USA degli anni 1967-1973; Le attività dell’ FBI e della DEA, degli anni 1940-1950; Le iniziative intraprese contro la mafia siculo-americ ana; Forme varie di investigazioni; Le attività anticomuniste; Documenti del Dipartimento di Stato e della CIA su Cuba negli anni 1960-1975; Documenti (circa 160) su supporto digitale riguarda nti la figura di Che Guevara (collezioni CIA e Dipartimento di Stato, anni 1964-1968); Moro; Matte i e l’Eni; Don Luigi Sturzo; Scelba
Strumenti di ricerca: Inventario parziale in : G. Casarrubea, Inventario documenti Usa (NARA) Postato il 18 luglio 2008 in Blog di Giuseppe Casarrubea , h ttp://casarrubea.wordpress.com/2008/07/18/inventari o-archivio-casarrubea-documenti-usa/ G. Casarrubea, Documenti del Dipartimento di Stato Usa, Postato il 24 luglio 2008 in Blog di Giuseppe Casarrubea http://casarrubea.wordpress.com/2008/07/18/inventar io-archivio-casarrubea-documenti-usa/ La documentazione è stata prodotta da: CIA Central Intelligence Agency DEA Drug Enforcement Administration DOS Department Of State FBI Federal Bureau of Investigation OSS Office of Strategic Services Inventario documenti Usa (NARA) casarrubea.wordpress.com
Inventario documenti Usa (NARA)
ARCHIVIO CASARRUBEA ELENCO DOCUMENTI ACQUISITI DAL NATIONAL ARCHIVES AND RECORD ADMINISTRATION (NARA) RACCOLTI DAL 2002 E ORDINATI BY MJC (MARIO J. CEREGHINO) 2006 BUSTA A MJC A – 1 Cablogramma su ...
casarrubea.wordpress.com

3 gennaio
03/01/2015 11.00
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Lillo Taverna
GENTILE PROF. CASARRUBEA.
riporto integralmente la sentenza di assoluzione che la riguarda circa i suoi scritti e le sue partecipazioni televisive sulla morte del Ferreri, il celebre bandito fra Diavolo, confidente acclarato dell'ispettore generale di PS Messana, Mi pare che ci sia assoluzione completata per le sue ricostruzioni storiche a stampa (esercizio del diritto di critica) e per prescrizione circa certi pesanti giudizi di valore espressi in trasmissioni televisive. L'interessante e minuzioso dispositivo fa luce su tanti punti oscuri di quel famigerato periodo del banditismo siciliano capitanato dal Giuliano di Montelepre. Due o tre interrogativi molto inquietanti permangono: chi avrebbe dato ordine da Palermo al Giallombardo di chiudere definitivamente col Ferreri? Vi ebbe un qualche ruolo il Messana? (ovvio, io mi auguro di no). In seconda battuta, cosa aveva da temere il Messana da eventuali confessioni del Ferreri? Solo che sarebbe stato informato della prossima strage di Portella delle Ginestre e si sarebbe tenuta per sé la notizia? Ma cosa veramente aveva da temere il colonnello dei carabinieri? Interrogativi a cui non si è riusciti a dare risposta congrua sinora e forse mai più si riuscirà. Ma ipotesi per ipotesi, io resto sempre più dell'idea che dietro ci fosse l'OSS e che - questo è certo - il Messana non gradisse questa ingerenza americana come stanno a dimostrare almeno tre relazioni del Messana da me rinvenute all'Archivio Centrale di Stato. Facciamo dunque tutte le critiche costituzionali di questo mondo ma non spingiamoci a denigrare, infamare, giudicare una personalità quale quella del Messana che piaccia o meno era al servizio dello Stato democratico, uscito dalla Resistenza. Che il Messana si avvalesse di un informatore di alto rango (peraltro propostogli se non peggio da Aldisio) rientra nella normale prassi poliziesca. Non credo che per questo avesse ordinato alcuna feroce esecuzione di un fra Diavolo che mi pare alla fine essersi ridotto ad un povero diavolo. E soprattutto che la famosa Benemerita si fosse sbilanciata sino all'omicidio per favorire un estraneo membro della polizia di Stato non mi pare sostenibile con un minimo di intelligenza critica.
03/01/2015 12.08
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Lillo Taverna
Gentilissimo Professore,
03/01/2015 12.38
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Lillo Taverna
sto seguendo il suo importantissimo blog. Vedo che qui e là vien fuori la X Mas di Junio Borghese. Forse una qualche delucidazione Lei potrebbe darmela. Premetto che ho svolto l'ispezione esiziale di una delle importanti banche di Sindona, la Banca Privata Finanziaria di Milano. Il mio rapporto ovvio è molto tecnico e limitato alle contingenze della Vigilanza bancaria. E' inutile dirle che dissento totalmente dalla versione edulcorata del caso Ambrosoli. Comunque prima su Lotta Continua e poi in un libro a firma di Lombard Soldi Truccati ne ho sparato delle belle. Tra l'altro accennavo ad un sottoscandalo. Borghese J. aveva in via Veneto a Roma una banchetta. Dopo il famoso colpo di stato mancato della guardia forestale di Cittaducale (tanto per darvi un nome) la banchetta sembrò andare a gambe per aria. Intervenne Carli e invitò Sindona a prelevarla per operare uno dei tanti salvataggi che si dicevano in difesa del depositanti. In dissidio con la Banca Centrale mi misi in contatto con il presidente della Commissione Finanze che allora era l'on Giuseppe D'Alema il padre di Massimo d'Alema. Come suggeritore occulto spinsi il D'Alema padre a delle grandi battaglie che portarono alla commissione d'inchiesta sul caso Sindona. Fui quindi chiamato a deporre a San Mancuto. Membro della commissione d'inchiesta era anche il D'Alema padre. Questi stava cercando di interrogarmi sulla banchetta di via Veneto. Vice presidente della commissione l'on. Macaluso. Appena il D'Alema tenta di porgermi una domanda sul caso Borghese ecco che scatta come un demone il Macaluso a tacitarlo e a diffidarmi dal parlare di qalcosa che a suo dire esulava dai limiti dell'inchiesta. Certo rimasi smarrito. L'on. D'Alema poi la pagò cara. Non fu manco presentato nelle successive elezioni. Invocò l'aiuto di Berlinguere ma Enrico gli disse che nulla poteva contro il veto Macaluso. Intanto l'on. D'Alema si era sbilanciato con la famosa lista della P2. L'Andreotti lo aveva fatto incriminare per violazione dei segreti di stato e il D'Alema nella notte delle elezioni dovette scappare e nascondersi a Vallo della Lucania presso un dirigente comunista della Banca d'Italia. Lei ora mi tira fuori tutta questa storia siciliana della XMAS. Sconcertante. Mi sono sempre chiesto allora perché il Macaluso fu tanto duro nel reprimere un tentativo di ricerca della verità su questo comandante Valerio Borghse J
3 gennaio
03/01/2015 19.46
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Giuseppe Casarrubea
Non sapevo della "banchetta" di Borghese. Se lei avesse la bontà di descrivere meglio il caso, potrebbe dare un grande conributo alla conoscenza di un evento certamente importante per la storia d'Italia e sui finanziamenti dell'eversione di destra. O sulle corperture oscure e trasversali di questa eversione. Cordilità.
03/01/2015 20.10
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Lillo Taverna
Mi sono dovuto fermare a SOLDI TRUCCATI del 1980. Se volevo sopravvivere. Con banche e servizi segreti bisogna stare attenti. Al mio paese si dice: meglio un asino vivo che un dottore morto. Imposimato che mi convocò (in termini giuridici molto ambigui) mi invitò alla prudenza. Non la Mafia ma Cosa Nostra poteva avere interesse a farmi fuori. Poi dove mettiamo il Mossad? Guardi che Ambrosoli e Sindona stanno lassù per il Mossad. Un mio romanzetto s'intitola (e a ragione) la Donna del Mossad. capisco che così passo per sbruffone. ma ci pensa la Cernigoi a ridimensionarmi dandomi di "un tale Lillo" e non credeNDO che con quel nome buffo possa avere un blog (che si chiama invero CONTRA OMNIA RACALMUTO) - e vedo che ha una forte diffusione in mezzo mondo. Ma così per mettere magari un tantinello in imbarazzo il buon Manuele, avesse a chiedergli_ma perché hai impedito al buon don Peppino D'Alema di spremere quell'ispettorucolo della BI sulla banchetta di Valerio? forse ora lui potrebbe svelarle molte cose. Lei mi ha impressionato con i suoi richiami siciliani della XMAS. In un certo senso un certo cerchio si chiude. I fondi pubblici che finirono in quella banchetta di via veneto non le dico. Il De Martino quello del Banco di Sicilia - che però era stato della Banca d'Italia - ne aveva fatte di rimesse. Solo che il compito di Sindona fu quello di fare tiare lo sciacquone A TUTTO L'ARCHIVIO BANCARIO BORGHESE.MA DOPO SEGNI, LE COMICHE GUARDIE FORESTALI DI CittADUCALE E QUELLA SCENEGGIATA Là CHE FECE COLPA, MAGARI DIVENENDO UNA BARZELLETTA COSTITUZIONALE, credo che ormai sia finita nel dimenticatoio. Mi consenta di salutarla con tanto affetto oltre che ovviamente con stima
5 gennaio
05/01/2015 14.21
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Lillo Taverna
Alcuni giorni fa mi ero permesso di importunare il professore Casarrubea con questa mia estemporanea sortita.
Sabato 12:08 Gentilissimo Professore, sto seguendo il suo importantissimo blog. Vedo che qui e là vien fuori la X Mas di Junio Borghese. Forse una qualche delucidazione Lei potrebbe darmela. Premetto che ho svolto l'ispezione esiziale di una delle importanti banche di Sindona, la Banca Privata Finanziaria di Milano. Il mio rapporto ovvio è molto tecnico e limitato alle contingenze della Vigilanza bancaria. E' inutile dirle che dissento totalmente dalla versione edulcorata del caso Ambrosoli. Comunque prima su Lotta Continua e poi in un libro a firma di Lombard Soldi Truccati ne ho sparato delle belle. Tra l'altro accennavo ad un sottoscandalo. Borghese J. aveva in via Veneto a Roma una banchetta. Dopo il famoso colpo di stato mancato della guardia forestale di Cittaducale (tanto per darvi un nome) la banchetta sembrò andare a gambe per aria. Intervenne Carli e invitò Sindona a prelevarla per operare uno dei tanti salvataggi che si dicevano in difesa del depositanti. In dissidio con la Banca Centrale mi misi in contatto con il presidente della Commissione Finanze che allora era l'on Giuseppe D'Alema il padre di Massimo d'Alema. Come suggeritore occulto spinsi il D'Alema padre a delle grandi battaglie che portarono alla commissione d'inchiesta sul caso Sindona. Fui quindi chiamato a deporre a San Mancuto. Membro della commissione d'inchiesta era anche il D'Alema padre. Questi stava cercando di interrogarmi sulla banchetta di via Veneto. Vice presidente della commissione l'on. Macaluso. Appena il D'Alema tenta di porgermi una domanda sul caso Borghese ecco che scatta come un demone il Macaluso a tacitarlo e a diffidarmi dal parlare di qualcosa che a suo dire esulava dai limiti dell'inchiesta. Certo rimasi smarrito. L'on. D'Alema poi la pagò cara. Non fu manco presentato nelle successive elezioni. Invocò l'aiuto di Berlinguer ma Enrico gli disse che nulla poteva contro il veto Macaluso. Intanto l'on. D'Alema si era sbilanciato con la famosa lista della P2. L'Andreotti lo aveva fatto incriminare per violazione dei segreti di stato e il D'Alema nella notte delle elezioni dovette scappare e nascondersi a Vallo della Lucania presso un dirigente comunista della Banca d'Italia. Lei ora mi tira fuori tutta questa storia siciliana della XMAS. Sconcertante. Mi sono sempre chiesto allora perché il Macaluso fu tanto duro nel reprimere un tentativo di ricerca della verità su questo comandante Valerio Borghese J
****************************************** Il professore, circospetto ma sempre gentilissimo e per di più a stretto giro di posta, sostanzialemente mi gira il quesito mettendomi di fronte alle mie responsabilità. Sabato 19:46
Non sapevo della "banchetta" di Borghese. Se lei avesse la bontà di descrivere meglio il caso, potrebbe dare un grande conributo alla conoscenza di un evento certamente importante per la storia d'Italia e sui finanziamenti dell'eversione di destra. O sulle corperture oscure e trasversali di questa eversione. Cordialità. **************** Torno allora al mio ironico cinismo e cerco di cavarmenta con qualche facezia per altro grammaticalmente sconclusionata. Che qui tento di rettificare: Mi sono dovuto fermare a SOLDI TRUCCATI del 1980. Se volevo sopravvivere. Con banche e servizi segreti bisogna stare attenti. Al mio paese si dice: meglio un asino vivo che un dottore morto. Imposimato che mi convocò (in termini giuridici molto ambigui) mi invitò alla prudenza. Non la Mafia ma Cosa Nostra poteva avere interesse a farmi fuori. Poi dove mettiamo il Mossad? Guardi che Ambrosoli e Sindona stanno lassù per il Mossad. Un mio romanzetto s'intitola (e a ragione) la Donna del Mossad. Capisco che così passo per sbruffone; ma ci pensa la Cernigoi a ridimensionarmi dandomi di "un tale Lillo" e non credendo che con quel nome buffo possa avere un mio blog (che si chiama invero CONTRA OMNIA RACALMUTO - e vedo che ha una forte diffusione in mezzo mondo). Ma così per mettere magari un tantinello in imbarazzo il buon Manuele, avesse egregio professore a chiedergli: perché hai impedito al buon don Peppino D'Alema di spremere quell'ispettorucolo della BI sulla banchetta di Valerio? Forse ora lui potrebbe svelarLe molte cose. Lei mi ha impressionato con i suoi richiami siciliani della XMAS. In un certo senso un intricato cerchio si chiude. I fondi pubblici che finirono in quella banchetta di via Veneto non Le dico! Il De Martino , quello del Banco di Sicilia - che però era stato della Banca d'Italia - ne aveva fatte di rimesse. Solo che il compito di Sindona fu quello di fare tirare lo sciacquone A TUTTO L'ARCHIVIO BANCARIO BORGHESE. MA DOPO, SEGNI, LE COMICHE GUARDIE FORESTALI DI CITTADUCALE E QUELLA SCENEGGIATA LA’ CHE FECE COLPO, MAGARI DIVENENDO UNA BARZELLETTA COSTITUZIONALE, credo che ormai siano finiti nel dimenticatoio. Mi consenta di salutarla con tanto affetto oltre che ovviamente con stima Fine della conversazione in chat Visualizzato: 20.03 Ed ora spero che il professore Casarrubea si incuriosisca ancor di più sul mio conto. Pur di collaborare con lui potrei versare nel suo archivio tanta mia documentazione segreta specie di indole bancaria. Forse insieme potremmo costruire la vicenda tragicomica del Banco di Sicilia di cui parla, inascoltato, Cesare Geronzi nel suo Confiteor. Certo lì il buon Geronzi è temerario. Non sa ad esempio che da consulente dei soci di minoranza della Mediterranea di Potenza ebb ia mandare un birichino esposto alla Consob, ove vent’anni prima prima che il Geronzi si confessasse segnalavo le deviazione legali di quella requisizione bancaria, auspice la Vigilanza sulle Aziende di Credito di Via Nazionale 91 Roma.
Visualizzato: 5 gennaio

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