martedì 26 dicembre 2017

Calogero Taverna - Commissione banche: un'occasione persa. Invece dei presunti...
CT
Calogero Taverna –
22 Dicembre alle ore 11:55am
Commissione banche: un'occasione persa. Invece dei presunti scandali politici doveva occuparsi della tutela dei risparmiatori
di Toni Oldani
Chapeau a Giulio Tremonti. Invitato a dire la sua davanti alla Commissione d'inchiesta sulle banche, ha fatto sapere che non ci andrà, poiché non intende partecipare, parole sue, a un meeting folcloristico, tanto meno a una pagliacciata. Per rispetto al parlamento, l'ex ministro del tesoro dei governi Berlusconi invierà una memoria scritta, il cui tema sarà: come tutelare il risparmio degli italiani dalle «demenziali norme europee». Tema che avrebbe dovuto essere al centro dei lavori della commissione presieduta da Pierferdinando Casini, e purtroppo non lo è stato. Tremonti ha dato questo annuncio in una trasmissione tv che va in onda di prima mattina (Omnibus, su la7), per forza di cose poco seguita da chi lavora e ha ben altro da fare prima delle nove. Tuttavia, grazie a internet, si possono rivedere con calma tutti i programmi tv, e l'intervento dell'ex ministro lo merita.
L'errore di fondo della commissione Casini è stato di seguire una deriva scandalistica, iniziata con l'audizione del pm di Arezzo, Roberto Rossi, il quale, di sua iniziativa, ha teso a scagionare il padre di Maria Elena Boschi nel fallimento della Popolare dell'Etruria. Da quel momento, i partiti, sia di governo che dell'opposizione, hanno spostato il focus dei lavori e delle successive audizioni (Consob, Banca d'Italia, Ghizzoni di Unicredit) soltanto sulla Boschi: il Pd per assolverla da ogni accusa e responsabilità; i grillini e i leghisti per incolparla di tutto. A conti fatti, una strumentalizzazione politica in chiave preelettorale, l'ennesimo teatrino politico, farcito di giustizialismo.
Invece di prendersela con la Boschi («vittima dello snobismo intellettuale dei media e di certi politici», secondo Tremonti), la commissione avrebbe fatto meglio il proprio dovere se avesse indagato sul perché il risparmio non è più tutelato come in passato, come prescrive la Costituzione. Dice l'articolo 47: «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme: disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito». Un principio rispettato dal 1948 in poi sia dai governi che dal settore bancario, così che, anche a fronte dei fallimenti bancari, i risparmiatori non hanno mai perso un solo centesimo.
Tutto ciò è però cambiato a partire dal 2012, con l'introduzione delle nuove regole Ue sull'unione bancaria europea e sul cosiddetto «bail-in». Con l'avvento di quest'ultima regola (in caso di default bancario, prevede l'intera perdita per gli azionisti, gli obbligazionisti subordinati e i correntisti sopra i 100 mila euro), è stato raso al suolo l'articolo 47 della Costituzione italiana, senza che nessuno dei suoi difensori muovesse un dito o dicesse una sola parola. Anzi, tutti i governi a guida Pd succeduti al Berlusconi-Tremonti, da Enrico Letta in poi (Monti, Renzi, Gentiloni), hanno prima approvato a Bruxelles e poi magnificato a Roma l'unione bancaria europea, salvo rendersi conto, in grave ritardo, che si trattava di una colossale trappola per le banche italiane, da tempo nel mirino di Germania e Francia proprio per l'ingente mole di risparmi che hanno in pancia.
Una responsabilità altrettanto grave, se non maggiore, grava sulla Banca d'Italia, i cui tecnici hanno discusso in sede europea il «bail-in», hanno avuto cinque anni di tempo per preparare il terreno alla sua introduzione, informandone i politici e i risparmiatori, ma non l'ha fatto. Anzi, nei suoi discorsi, il governatore Ignazio Visco sostiene ora che i risparmiatori sono «consumatori finali di prodotti finanziari». E se prendono delle fregature e vengono rapinati, è colpa loro, perché non si sono informati bene prima di investire i risparmi. Con tanti saluti all'articolo 47 della Costituzione.
Tornare al passato, quando le banche italiane potevano fallire, ma i risparmiatori venivano salvati grazie al fondo interbancario, non è più possibile. Le demenziali regole europee considerano infatti «aiuti di stato», e perciò vietati, gli eventuali interventi a tutela dei risparmiatori delle banche fallite, sia che vengano fatti con soldi pubblici, sia con fondi privati delle altre banche. Quanto al futuro, l'unica cosa certa è che la crisi delle banche italiane non è affatto finita: a indebolirle ci sono il macigno dei crediti incagliati (npl, non perfoming loans), e le continue richieste di maggiori capitalizzazioni da parte della Vigilanza della Bce che, guarda caso, non mostra altrettanta severità verso le banche francesi e tedesche, imbottite di derivati e titoli tossici per centinaia di miliardi di euro.
La commissione Casini avrebbe speso meglio il suo tempo se, invece che sulla Boschi, avesse indagato su questi aspetti del mondo creditizio e del risparmio, cercando di mettere a fuoco perché a Bruxelles e a Francoforte stanno facendo di tutto per indebolire le banche italiane. Noi, nel nostro piccolo, un'idea ce la siamo fatta: dei 28 mila miliardi di euro che formano il risparmio europeo, un settimo è nelle banche italiane (4.117 miliardi). Indebolirle e portarcele via a poco prezzo, per la Germania e per la Francia sarebbe un vero affare, utile per sistemare le loro banche. Ma per noi sarebbe una rapina, che la miopia di una classe politica ignorante e maldestra sta purtroppo agevolando.
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Francescantonio lopriore cariglia in risposta a Calogero Taverna - Ho appena finito di leggere, Lillo, la tua "Donna del...
Francescantonio lopriore cariglia in risposta a Calogero Taverna –
Domenica alle ore 10:37am
Ho appena finito di leggere, Lillo, la tua "Donna del Mossad". Stile narrativo davvero originale: lunghe parentesi d'argomenti estranei al racconto "giallo", ma con interruzioni utili a complicarne il "filo" come "complicati" riescono i migliori "gialli".
Il contenuto è in linea con le disinvolte esternazioni che qui fai in ordine alla "nostra Vigilanza", sulla base della tua esperienza in questo settore Bankitalia.
Il contenuto mi avventurerò a prendere in esame dopo le feste, avvertendo che concordo con il tipo di "Vigilanza" condotta fino a Carli, "quantitativa" piuttosto che "qualitativa".
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Francescantonio lopriore cariglia in risposta a Calogero Taverna - <<Ciao Lillo, sto preparando la recensione sul contenuto...
Francescantonio lopriore cariglia –
46 minuti fa
<<Ciao Lillo, sto preparando la recensione sul contenuto della donna del Mossad. Come lo stile, anche il contenuto lo trovo originale a confronto dei "gialli" ordinari". In questi, infatti, alla fine si trova sempre il colpevole. Come mai invece nel tuo "giallo" immaginario ma non troppo lasci alla fine tutto in sospeso, senza dare questa attesa soddisfazione al lettore?
Risposta di Lillo: Infatti non mi legge nessuno se non pochi rari ma intelligentissimi amici come te. La soluzione del giallo non c'è perché ancora non hanno acchiappato quei sionisti del Mossad e non li hanno impiccati. Quanto alla donna del Mossad quella è stata uccisa dai suoi perché poteva sapere troppo a danno di Israele. I servizi segreti italiani non hanno colpa alcuna. Quanto alla esecuzione di Sindona per mano del Mossad, di Calvi per mano del Mossad, di Ambrosoli per mano del Mossad, di Falcone e Borsellino per mano del Mossad, il dottore Calello La Matina ci stava arrivando ma l'hanno giustiziato quelli del Mossad..
il neghittoso giornalista Meluccio Cavalieri - un impasto traslato di Sciascia e tanu Savatteri, Camilleri e Felice Cavallaro - stava prendendo la matassa in mano. magari per difendere il suo protetto Vitacchia o Vitazza che dir si voglia. una trasfigurazione del mio figlio selettivo Alfredo Sole, tre ergastoli ostativi senza avere ammazzato nessuno.. ma gli capitò che il suo Vitacchia aggiornò morto suicida con lo stesso veleno che il Mossad propinò a Sindona. Meluccio Cavalieri si 'scantò' davvero e vi tolse mano.
Si aspetta un altro autore di vaglia - mettiamo Francescantonio Lopriore Cariglia - che si appassioni al caso e continui il romanzetto senza né capo né coda di tal Taverna CHE IMPROPRIAMNE (MA FINO AD UN CERTO PUNTO) SI INTITOLA “la donna del mossad”.>>
Sul contenuto la recensione sostanzialmente si esaurisce con il dialogo intercorso fra Lillo e lo scrivente, come qui sopra virgolettato.
Ma degno di nota è il pensiero dell’ispettore protagonista, divergente da quello dominante allora nel nostro alto Vertice. Laddove si sottolinea nel racconto che “Carli era perentorio: niente controllo qualitativo del credito. Si andava verso una visione aziendalistica: bastava che una banca fosse patrimonialmente sana, redditivamente valida per doverla non solo rispettare, perfino difenderla dal Fisco e dalla Magistratura… Gli ispettori si astenessero da giudizi di valore che sapevano di politica o peggio di moralismo”. Un comandamento che l'ispettore in parola trasgredisce per un senso morale insopprimibile nel suo animo. E così diventa un'eroica vittima sacrificale, come altre succedutesi nella nostra Repubblica, specialmente fra i magistrati sino a Falcone e Borsellino.
Eppure la saggezza di Carli badava pragmaticamente al sodo. Cinica quanto si vuole in un contesto di fondi neri a gogo, spalmati dalle banche e/o con la complicità delle stesse per finanziamenti illeciti ai partiti politici. In tale clima politico sociale l’Istituzione bankitalia aveva il dovere di allinearsi alle altre Istituzioni della Repubblica. Così la Banca d’Italia né migliore, né peggiore degli altri corpi dello Stato, era rispettata da tutti.
O tempora, o mores!
In quanto all'invito di Lillo a proseguire la sua opera, sono davvero lusingato per la sua stima delle mie capacità letterarie. Ma non posso continuare quel racconto, per non essere io affatto pratico di quell'alto ambiente ispettivo.
A ogni modo coglierò parecchi spunti per il mio "Canonico mafioso", titolo d'altro libro che ho in corso i definizione.

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