domenica 15 novembre 2015

Abbasso la dittatura fascista

Maria Saccomando
2 h

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Lillo Taverna ci sarebbero i campi di concentramento tedeschi, l'OVRA, i Repubblichini, i bombardamenti a tappeto sulle città italiane (pio XII magari ci risparmirbe le bombe su Roma dopo l'eccidio di San Lorenzo), il pane verrebbe razionato, la libertà di stampa soppressa. TACI IL NEMICO TI ASCOLTA, subirei le sanzioni, celebrerei una giornata particlare a Roma facendo osannare Hitler che al Quiinale vorrebbe la notte le donnine per sollazzarsi, dichiarerei guerra all'Unione Sovietica perchè io sono anticomusta feroce, farei morire in carcere Gramsci colpevole di essere gobbo e pensatore, sarei il mandante del delitto Matteotti, farei trucidare in Francia i fratelli Rosselli e la stessa Francia la bombarderei procurando morte a bambini e donne indifesi, altro che 14 novembre. E ordinerei il genocidio in Slovenia, mi annetterei Lubiana e vi praticherei il terrore travolgendovi magari il racalmutese Ettore Messana. Alla Grecia romperei le reni. A Palazzo Venezia ogni pomeriggio mi dovrebbero portare una bella signora con cui sfogarmi rapidamente non togliendomi neppure gli stivali ben lucidi. Farei il teatrante sul balboncino di Palazzo Venezia con silenzi grifagni sulle masse oceanche plaudenti senza sosta. Mi porterei a letto la dodicenne Claretta Petacci ma con il permesso del padre. Razionerei il sale da cunina e così Racalmuto può fare un discreto contrabbando. Oddio, non mi scorderei il sabato fascista e in tal modo consentirei a Racalmuto i calci nel sedere dati da Giuggiu Agro, il geometra Falletti e il cadetto Di Marco ai carusazzi che non saprebbero stare in fila vestiti da balilla col fucile di legno in mano, meno Totu Restivo che per protezione della maestra Taibi avrebbe il fucile quello vero in pugno. Ma ai mafiosi di Racalmuto che si permettono di andare in giro col tascu tuortu farei sputare in bocca dai militi della MVSN il cui centurione è il baldo avvocato Burruano quello che poi Vinci (dottore medico) irriderà coi famosi versi in vernacolo: "era nemti e nenti torna/ lu marchisi serracorna .... prutitturi e paladinu/ di la serba di un parrinu." E tu carissima Maria e mia adorata splendida anarchica te la saresti vista brurra- Tu fimmineddra intra a raccamarie; li to' serbi di la gleba. Non ci si poteva trasferire da un paese agricolo ad una città se non laureati e per posti fissi nel Governo. Tu, per questioni anagrafiche - beata te! - nulla sai di quell'epoca, di quella famigerata DITTATURA FASCISTA. durata fortunatamente vent'anni (una parenti che irrimediabilmnete si aprì e si chiuse nel glorioso percorso storico verso la libertà di questa nostra Italia, dice giustamente Croce). Certo vi fu ORDINE ma quello carcerario di una Italia ridotta a carcere sotto il tallone del dittarore che qui tu fotografi. Incipit novus ordo, si scrisse persino al Municipo di Racalmuto, ma fu schiavitù disumana magari con qualche colonia elioterapica al Serrone per i macilenti ragazzini di Racalmuto e con quella al femmile della tosata Taibi all'altro corno di lu Sirruni. Non te l'augurerei.

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