martedì 30 gennaio 2018

-          i vigneti.
 


 


Ma non tutte le terre erano destinate al frumento. da un rollo della Confraternita di Santa Maria (dedita alla buona morte, e si sa che il culto dei trapassati è stato da tempo un buon affare a Racalmuto) abbiamo potuto enucleare qualcosa come 102 vigneti di varia dimensione, con vette di 18.000 viti che i fratelli Taibi vantavano in località Montagna, dislocati pressoché dappertutto, e coltivati in vario modo: “vinea de aratro” (come dire che fra vite e vite si poteva arare e quindi coltivare frumento o legumi o altro); “vinea cum suis arboribus” (la vigna alberata era consueta a Racalmuto, almeno fino a quando non ebbe a prendere piede quella a tettoia, ultimamente coperta con teli di plastica, in modo anche osceno); “vinea arborata com eius clausura” (una bella vigna alberata in mezzo a chiuse di terre da pane);  “vinea cum eius clausuris, arboribus et domo” (una spaziosa “robba” con vigneti, frutteti e campi di grano); “clausura cum domibus, aqua, terris scapulis et arboribus et aliis” (era la “chiusa” che il potente e ricco Giovanni Amella possedeva nel feudo di Gibillini, a confine con il vigneto di suo fratello Giovanni, con quello di Pietro Salvo e con il vigneto di Antonino Gugliata).


I vigniti, sparsi un po’ ovunque, si palesano però più insensivi a Garamoli, in contrada Montagna, a Bovo, alla Noce, alla Menta, al Rovetto, a casali Vecchio, a Culmitella, al Serrone; in varie località che in quel tempo facevano parte del feudo di Gibillini, come dire i versanti di Monte Castelluccio; in talune contrade oggi di incerta, e talora ormai dimenticata, ubicazione quali: Bigini, Gazzelle,  Granci, Malvagia, Manchi, Pidocchio, Sambuchi, Stalluneri, Santa Domenica; e non mancavano vigneti neppure nella parte Nord, a cavalcioni del vallone oggi così desolato, come ci testimoniano i dati relativi a Donna Fala o a Quattro Finaiti.


Integrando i dati con quelli che appaiono da un altro “rollo” – sempre custodito in Matrice – abbiamo, infatti, vigneti – oltre alle località citate – in contrade quali: Carcarazzo, Pernice, Muscamenti, Cannatone, per non parlare del Ferraro, dei Malati, del Saracino, Sant’Anna, San Giuliano, Rocca Russa, Canalotto, Muccio, Giardinello (feudo di Gibillini), Corbo, Petravella, Cozzo della Pergola, Santa Maria di Gesù, Marcianti (feudo di Gibillini), Vella del Corbo, Arena, Muccio (feudo di Gibillini), Lago (feudo di Gibillini), Scifitello, Castilluzzo (feudo di Gibillini), Carmelo.


 - il sommacco.


 


Una piantagione, che se pur tarda è comunque attestata da documenti del XVII secolo, è quella del sommacco: serviva per la concia delle pelli e quindi, allignando nei costoni rocciosi, ebbe a propagarsi in quelle zone impervie con intensità tale che ancor oggi – seppure ormai quasi inutilizzata – non si riesce ad estirpare. La solita Matrice ci fornisce dati d’archivio: è del 1685 questo documento che attiene ad una ipoteca :


Item in et super salma una et tumulis octo terrarum cum eius vinea et summacio intus et torculare sitis et positis in dicto pheudo et in contrata Bovi secus vineam Francisci de Poma Agostini et secus contrata dello Corbo et alios confines.


 


Apparteneva ad una famiglia ancor oggi in auge: al sacerdote don Pietro Casuccio ed al fratello Nicolò. E certo, di sommacco ebbe bisogno il padre del “nonno del nonno” di Leonardo Sciascia – che, diversamente da quanto asserisce in Occhio di Capra lo Scrittore, era racalmutese puro sangue. Mastro Leonardo Sciascia s’induceva il 22 aprile del 1768 a fare società con mastro Carmelo Bellavia e con mastro Giuseppe Alfano, a suo volta associato con mastro Pietro Picone.


 


-          gli alberi da frutta


 


Gli alberi da frutta, che un tempo dovevano essere molto diffusi, furono drasticamente ridimensionati quando i sabaudi, gli austriaci ed i Borboni ebbero l’infelice idea di tassari in modo capitario.


La rarefazione degli alberi da frutta si coglie benissimo nel rivelo che il convento degli agostiniani fa agli atti del notaio Michelangelo Savatteri, il 10 maggio 1754. [19] Il convento –  ove da giovane divenne diacono fra Diego La Matina - è ancora aperto, ad onta dei divieti papali, ed è davvero prospero. Eppure, si guardi come sono esigue e ristrette le specie di alberi da frutta: 


«Beni stabili rusticani





Possiede questo venerabile convento salma 1 e tumoli 8 di terre, atte a giardino secco, in questo stato, contrata S. Giuliano, confinante con il detto venerabile convento e via pubblica di tutti i lati, che secondo l'estimo dell'esperto di questa terra ragionati ad onze 120 per salma, sono di valore cento ottanta onze, o. 180;


 


Item in dette terre vi esisteno alberi di diverse sorti, cioè mandorle n.° 70 a tt. 6 per uno sono di valore onze 12 che secondo l'estimo dell'esperto d.o, fanno o. 12


Alberi di olive n. 12 a tt. 6 per uno sono di valore onze quattro secondo l'estimo dell' esperto ;


Alberi di pruni   [albero che fa le susine = Prunus domestica culta L., v. Traina] di tutta sorte n.° 200 a tt. 8 per ogn'uno secondo l'estimo dell'esperto;


Alberi di peri  n.° 15 secondo l'estimo dell'esperto ragionati a tt. 6 per uno sono di valore onze;


Alberi di fastuche  [ pistacchio = Pistacium L.)  n. 8 che secondo l'estimo dell'esperto a tt. 15 per uno sono di valore onze 4;


Alberi di noci n. 2 secondo l'estimo dell'esperto unza una per uno sono onze due;


Alberi di pomi [pyrus malus L., probabilmente compresi gli alberi di “cutugna”, cotogno, Pyrus cydonia L.] n.° 6 ragionati secondo l'estimo dell'esperto a tt. tre per uno sono di valore tt. deciotto;


Alberi di granati [melograno, Punica granatum L. Denominato dalla città spagnola, a memoria dell’importazione araba] n.° venti secondo l'estimo dell'esperto a tt. 3 per uno sono di valore onze due;


Alberi di fichi n.° 15 secondo l'estimo dell'esperto a tt. 4 per uno sono di valore onze due


 


Mancano aranci e mandarini ed anche limoni. Mancano: gelsi, sorbi, peschi, nespoli, ciliegi ed altre specie oggi piuttosto ricorrenti nelle campagne di Racalmuto. Notisi la prevalenza dei frutti invernali. Quanto al valore, questa la gerarchia: noce (un’onza ad albero); pistacchio (15 tarì ad albero); pruni (tarì 8 ad albero), nonché mandorli, ulivi e peri (tutti sollo stesso standard di 6 tarì ad albero) e, quindi, gli alberi di fico (4 tarì ad albero), i melograni con i pomi a soli 3 tarì ad albero. Si tace sui fichidindia che dovevano pur esserci.


 


- le risorse agricole degli agostiniani di S. Giuliano.


 


 


Il documento ci pare perspicuo anche per quest’altri rilievi agrari:





«Possiede pure detto venerabile convento, in detto stato contrada Barona, salma una e mondelli due di terre scapoli per uso di seminerio, confinante con Carlo Barone, e via publica, che secondo l'estimo dell'esperto ragionati ad onze 120 salma sono di valore cento trenta cinque onze ...... -/ 135.


 


Possiede più detto venerabile convento tumoli 12 di terre occupate da n.° migliara 8 di vigne nel feudo delli Gibillini Contrata Ferraro confinante con vigne di Santo Diana, Nicolò Curto, ed altri, e via publica, che secondo l'estimo


 


Possiede pure detto venerabile convento in detto stato mcontrada Barona salma una, e mondelli due di terre scapoli per uso di seminerio confinante con Carlo Barone, e via publica, che secondo l'estimo dell'esperto ragionati ad onze 120 salma sono di valore cento trenta cinque onze ...... -/ 135


 


Possiede più detto venerabile convento tumoli 12 di terre occupate da n.° migliara 8 di vigne nel feudo delli Gibillini Contrata Ferraro confinante con vigne di Santo Diana, Nicolò Curto, ed altri, e via publica, che secondo l'estimo dell'esperto ragionate ad onze 12 per migliaro sono di valore onze novantasei e tarì 10 ....................-/ 125.10.


 


In dette vigne esiste il Palmento per commodo della vendemmia e con altre due case di abitazione terrane e cioè una entrata, e l'altra paglialora, e due camere di sopra, che secondo l'estimo dell'esperto di questa sono di valore onze trenta ................................................................... -/ 30


 


In dette vigne vi sono n.° trenta quattro alberi di mandorle, peri, fiche, ed olive, che secondo l'estimo dell'esperto di questa ragionati a tt. 6 per uno sono di valore onze se, e tarì venti quattro ......................................................................................................................... -/ 6.24.


 


Possiede di più detto venerabile convento tumoli 8 di terre atte a seminerio confinanti coll'istesse vigne di sopra ad onze 64. salma secondo l'estimo dell'esperto importa trentadue onze .. -/ 32


 


In dette terre vi esiste fiumara con sua acqua sorgente in n.° 100 alberi di Pioppo che prezzati


secondo l'estimo dell'esperto a tt. 8, grana uno, sono di valore onze quattordici e tarì 20 ..-/14.20»


 


Lo spaccato contadino del mondo racalmutese settecentesco si tinge anche di questo tratto non proprio edificante. I ricchissimi frati di San Giuliano si danno alla questua lungo le campagne ed ottengono dai devoti villici questi tutt’altro che trascurabili “introiti spirituali”:

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