domenica 21 gennaio 2018

Voglio qui trasmettere l'intero libello trovato in Matrice tra le carte del vecchio arciprete mons. Giovanni Csuccio. Lo tenava làa , tra le carte sacre, per continuare a badare alla strana causa intentata dai principi di Sant'Elia a suo padre, a ragione di una miniera di zolfo in contrada Botte o Piano di Corsa o simile che dir si voglia. La faccenda trascende l'interesse familiare e particolare. Investe la storia feudale di Racalmuto, quella attinente al Castelluccio. Nel libello si trovano chiavi importanti per ricerxhe d'archivio, specie tra i faldoni del Tribunale di Girgenti, o in quelli conservati ora nell'Archivio di Stato di Agrigento- In particolar modo tra gli atti notarili, di quei notai che sono qui citati dal notaio barone Grillo, al notaio antenato di Tano Savatteri per finire al ricorrente notaio Alaimo. Spero che questa mia uscita non lasci indifferente il sindaco e in ispecie il mio amico giornalista Salvatore Picone. Credo che il documento potrebbe essere acquisito di buon grado dalla Fondazione Sciascia e servire per ricerche archivistiche, guiridiche e storiche che di sicuro trascendono l'angusto orizzonte racalmutese. Sono qui a disposizione per ogni chiarimento. Ovviamente nell'assoluto mio disinteresse economico. Calogero Taverna 
 
 
 

 









































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