venerdì 13 novembre 2015

51. -


Scandaloso


Con grandissimo scandalo, in vista et in sua città Agrigentina, li tempi prohibiti della S.ta Chiesa come la quadragesima, quattro tempi, et viglia, mangiava carne non essendo ammalato et con molto scandalo com’era in mezzo del pasto mangiava  tunnina, sovra pesce, olive, cappari, minestra delicata, ova et anco cose di latticinij. Si ammalato era, non haveria mangiato cose delicate. Li boni [?] contemplativi dicono che non ci crede, overo per gustare lo mangiare et di là à poche hore ributtava. Ributtato ch’era, dimandava da smorsare per  quetar il corpo. Alla sua bocca non si ci può accostare per l’odor di l’agro pasto indigesto, quando mangiava. Queste cose erano puclichissime in presenza de’ nobili et ignobili, canonici et sacerdoti.


 


52. - Il detto Vescovo diede al suo licentiato oncie 40 acciò perseguitasse et facesse uscire con delgato da S.E. contro certi innocenti  come fù che venne li testimoij, l’haveva fatto pigliare esso Vescovo come volse. Fece subdurre [?] un suo mozzo di stalla chiamato lo Sardo che un povero notaro voleva scalare il Vescovato et voleva ammazzare lo licentiato et pigliarsi certi dennari, nel quale non c’era quattrino. Lo posero carcerato con certi altri et questo fù, diceva il suo notaro Gio. Turano per non haver voluto deporre contra li chiusaleni del rumore che fecero li suoi creati et per dimandarci le sue fatiche degl’atti che si fece della gabellatione del Vescovato si composero molti testimonij come sà esso povero notaro. Venne il delegato detto pigliarsi li testimonij per essi; li repete parte citata; li pose alla corda; detto notaro per essere ammalato confessò quel che non era  et li altri suoi compagni furno negativi, onde il detto delegato di subito fece far le forche, ponendole in loco sacro et perchè si vidde  la irregolarità di sopra, si compone che non l’impedisse ma lo mandasse in galera, come fù. Lo frustorno et lo manderno in galera per anni dieci onde esso notaionon haveva commesso delitto et quando li testimonij giurorno che esso voleva far questo delitto ci diede testimonio ch’era ammalato in letto con lo medico, non bastente l’andar in galera. Et doppò il detto Vescovo ordinò il suo licentiato di questa mala  causa con grandissimo murmuro.


 


53. - Si desidera sapere se il licentiato persequendo iniustè, è irregolare  et se può ascendere à cura d’anime.


 


54. -  Anco si desidera sapere se il Vescovo lo poteva ordinare sapendo che era irregolare.


 


55.-


Irregolare


Anco si desidera sapere se il Vescovo può con buona conscienza sborsare  li cento scudi à far proseguire li sopradetti, dando agiuto al liceniato et consiglio, farli andare alla corda et in galera.


 


56.-


Homicidio


Il detto Vescovo dandosi  ad intendere che li compagni del bandito che fece ammazzare per causa non ci haver venuto lo criato per molti giorni si fece venire molti greci con sue scopetteinserragliate, carricati et bulogni caduti. Dava gran timore alli popoli et le povere donne si spagnavano di disertarsi alcuno. Dicevano onde  «Volemo andare à S. Gerlando frà tanti greci cui sà che succederà». Et esso tra la sua sedia si voltava verso loro stendendo il braccio con la mano serrata come ci havesse voluto dire: «state forte» et quelli mettevano le mani  all’armi dandoci  animo di far male. Quando n’usciva  per la città, pareva un bargello di campagna et un caporale di sbirri che un prelato, facendosi mormorare et doppò venuto il viato [?], vennero li banditi nel suo Vescovato. E.L.m. molte volte accompagnarlo con scopette et così diede licenza alli greci.


Hor vedete  se questa è vita di prelato o di fuoruscito. Si crede essere più presto pazzo per haver letto tante historie.


 


57. - Hà tenuto molt’huomini letterati onde al presente tiene uno chiamato il letterato et quello tramuta l’emblemi di suo zio di lingua spagnola in versi et  in prosa. Essendo posti in luce se l’attribuisce à se stesso per darsi fama et per il salario di costui   l’hà posto in un’Abbatia per confessore, sparagnandosi  il salario. Ci levò il sig.r Decano molto di santa vita, il quale per molt’anni l’haveva servito. Et li monaci il detto litterato non volendo. Il detto Mons.r andò co’l suo diavolo. Et il sig.r D. Thomaso, huomo castissimo come il Venere et carcerò molti vergini udendo: «vogliamo scrivere à S.B. del torto li faccia». Er ogn’uno si spagniava onde furno costrette quello accettare contra sua voglia, non potendo combattare contra un leone affamato et contra il suo diavolo, on potendoci andare d’inanti. Onde si giudica che le povere monache, per quel che si vede, non frequentano bene i santissimi sacramenti come facevano per il passato raffreddando lo spirito. Et in somma  fà quel che vuole; dice male di tutti; non conosce nessuno pe superiore et fa un fico à tutti.


 


58. -


Disobediente


Di puù, il Vescovo non osserva i decreti della Sacra Congregatione sopra Vescovi applicando à sè le [spremute ?] pene, essendo stato ordinato et determinato che le sopradette pene s’applicano à luoghi pij, spendendosi et distribuendosi per deputati. Et di più ha affittato et affitta l’officio di mastro notaro facendosi pagare molto esorbitante et l’Indulgenze le quali nostro Sig. in omnibus et per omnia etiam ad scripturam omnia gratis et pro Deo concede et fà gratia, se ne fà pagare per l’essecutione.


 


59. - Tiene un’appetito et conditione mirabile di dennari ch’è cosa meravigliosa à dirsi nè si può esplicare et quelli ci sono veri amici ch’arrobbano et fannoci entrare dennari come si vede hoggi il giorno à Caltavillotta delegato il licentiato et anco à Xacca contra cittadini, à Bivona et à Cammarata D. Giovanni Gamez, à Naro D. Diego et alla Licata D. Thomasso di Leto, huomo santissimo dell’Inferno. Il Padre don Cipriano fà la visita.


Hor vedete se queste cose possono persistere. Et sopra il visitatore duoi altri visitatori à vedere quel che hà fatto il visitatore tirando dupla visita.


 


60. -  Tiene una persona tanto mala et iniqua che con la sua bocca lo  tiene et lo nomina il diavolo, come si vede che quando vuol far giustitia dice il detto: «chiamatemi il diavolo» et quello che dice esso diavolo si fà. et con questo ch’è così di mala vita si confessa publicamente et lo tiene per suo confessoreet li popoli dicono il Vescovo confessarsi co’l diavolo, non convenendo à tal officio nè à persona tale tenerlo in casa sua dando molto scandalo allo popoli.


 


61.  - Un giorno il detto volendo  far ordinationi, il diavolo ci consigliò che non la faceva, ma la doveva far per trè ò quattro, fra li quali ci approbò et nominò un clerico di Caltaniscetta. Et dissero ch’era ricco et laureato et il detto Episcopo rispose: «Costui deve essere ben assortato et avventurato  poichè lo favorisce il diavolo», dando intendere alle persone devote che la fortuna et buona sorte sia al diavolo et non à Nostro Signore da cui dipende ogni bene, in presentia di tanti canonici et sacerdoti.


 


 


 Multa quidem et alia fecit, quae non sunt scripta in libro hoc. 


 


Da Palermo il  di 13 di xbre 1597.


 


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              Ill.mi et Rev.mi Sig.ri


 


Essendo il Vescovo di Giorgente chiamato da questa Congregatione per il fumo [?] et cause rilevanti per il suo òamlgoverno con grandissimo danno di quella povera diocese, si escusa dicendo esser querelato per difender la giurisditione della chiesa. Il che non è come si vede chiaramente per sup.ce presentata à Mons.r  Morra, autentica, decretata del detto Vescovo. Dicendo habbia recorso alla Monarchia del Vice Re di Cicilia, negando l’autorità pontificia, che per assai  manco di questo, il Vescovo di Lecce è stato travagliato in questa Corte di Carcere et sta tuttavia. Dice anco per voler castigar, et reformare il suo capitolo, il che non hè vivendo m.ti di quel capitolo tanto scandalosamente e in publico concubinate con m.ti figli per uno, dotandole publicamente  matrimoniali presentati in poter di Mons. Morra. Si supplica le SS.VV. Ill.mi  vogliano provedere à tanti ecessi è chiarirsi di questi et m.ti altre cose più d’importanza, anzi scandalosa nella persona del Vescovo praticando in case di sospette, che mancando persona di qui intiera e di buona mente, libereranno quella povera Città et Diocese di tanti furti, confr.ne et estorsione che hanno fatto li suoi creati delegati che tutto sarà opera grata, et acetta. Iddio,


 


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Che essendo chiamato qui il Vescovo di Girgento per la causa del suo mal governo, si scusa esser querelato per haver difeso la Giurisditione della Chiesa , il che non è poichè anzi esso è ricorso alla monarchia di Sicilia, come appare da una supplica presentata. Dice anco detto vescovo voler riformare  il suo capitolo e pur consta che vi sono alcuni canonici che hanno figli e vivono in concubinato, come appare da un contratto matrimoniale presentato. Dice ancho che detto Vescovo prattica in case di persone sospette. e .. Supplica la S. Congregatione volere provvedere in tanto inconveniente d’uno vescovo con mandar persona di buona mente a liberar quella città di molte estorsioni.


 


 


All’Ill.mi et  Rev. Sig.ri Cardinali sopra Vescovi e Regolari


                                         Per ...


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


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Ill.mi et Rev.mi Sig.ri


 


Don Francesco Navarra canonico di Giurgento humilmente fà intendere à questa Sacra Congregatione che in detta Cathedrale sono dui canonici Don Jacomo Menga, et don Tomasso di Leto, quali per esser l’uno Fiscale, l’altro capo notaro della corte episcopale, tengono tal vita licentiosa, che in dispregio delle sacre leggi, et del decoro sacerdotale in gravisimo scandalo del publico tengono continuamente nelle proprie case loro la concubina, et di esse ne hanno figlioli, et figliole et le maritano, come si vede per publica scrittura de partibus, quale si essibisce:  et maritano ancora le istesse concubine et poi repigliano le altre moderne, per non star senza: et inoltre per poter  meglio mantenere dette concubine, et governare et maritar le  figliole ci mandano spesso commissari delegati per la diocese, dove procedono tanto rigorasamente che in ogni cannuccia benchè minima, tanto contra preti e religiosi, quanto contra laici, fanno pagare grosse pene: oltre che loro godono la provisione di quaranta tarini il giorno deputate à detti commissarij. Et così rovinando detta diocese, la quale reclama di tanto ingiusto procedere. Et il Vescovo non ci hà mai provvisto, nè il suo Vicario, anzi questi sono li loro favoriti. Per tanto l’oratore in benef.° publico e di detta diocese, et massime de poveri oppressi et per quiete di tutti, et per decoro della vita sacerdotale  supplica le ss.vv. ill.me et Rev.me à rimediare à tanti inconvenienti, che oltre sarà opera pia, riceverà per gratia etc.


 


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Die XIJ° Maij viiij^ Ind.is 1596.


 


Pro felici et prospero Matrimonio in Dei nomine feliciter contracto disponsato  asubarrato, in facieme Eccl.e praecessis prius debits  denunciationibus juxta formam et dispositione Sacri Concilij tridentini infra Catherinellam filiam Joannellae Palamango sponsam ex una parte et Baldassarem filium legitimum et naturalem quondam Mariani lu Ginduso et Margaritae viventis, olim jugalium sponsum parte ex altera, cogitos notario praesentes, coram nobis modo et in scriptis raedapto secundum tenorem, formam infrascriptorum capitolorum per eos ad invicem scriptorum et firmatorum mihi presentatorum tenor quorum in omnibus et pro omnia talis est ut infra sequitur VL. ...........


 


Capituli dello felici et  prospero matrimonio in Dei nomine feliciter contrahendo secundo la costumi del rito et Consuetudine di greci secus Verius secundo li liggi et ragioni communi ditti vulgarmenti alla greca, fatti prima li debiti denunciationi et solemnità conformi alli sacri Canoni infra Catherinella figlia di Joannella Palamengo, virgini in capillo, spusa di una parte et Baldassaro figlo legittimo et naturali de lo quondam Mariano Lo Ginduso et Margarita viventi olim jugali, spuso del altra parti secundo la forma delli infrascritti capituli. V.L.


 


Per contemplacioni et decorationi dello quali felici matrimonio Don Thomasi di Leto Canonico Agrigentino dotau et dota et per titulo et causa di doti constituio et constituisce ad essa Catherinella spusa et per essa ad esso Baldassaro spuso unzi cinquecento del piso generali del modo et forma infrascritti. V.L.


 


Item unzi cento in prezo di tanti porchi, vitellazi, et ginizi quali ditto donanti si obliga consignari a ditto spuso ad ogni sua semplici requista nello territorio della Pitrusa quali porchi, vitillazi si digiano estimari per dui Communi Amici comunimenti da eligersi in pace .........  _/ 100.


 


Item unzi cento del piso generali in prezo di tanti gioij di oro et argento laurato da estimarsi per dui Comuni argenteri comunimenti da eligersi, quali oro et argento laurato detto dotanti si obligau et obliga consignarsi  a detto spuso ad ogni pura et semplici requesta di detto spuso, inguagiata prima detta spusa et non altrimenti. In pacem ..........  -/ 100


 


Item unzi dui cento in tanta robba bianca et arnesi exstimati per dui Comuni Amici comunimenti da eligersi juxta la forma della consuetudini di questa città di Girgenti con lo debito della terza parti di più, quali unzi duicento in robba detto dotanti si obligau et obliga consignari a ditti spusi incontinenti inguagiati che sarranno. In pacem ......  200


 


 


Et per li altri unzi cento restanti in denari a compimento delli ditti unxi cento di dota ditto donanti per esso et soi heredi et successori in solutum detti et dona, vindio et sugiugau  et sugiuga et pro titulo et causa di detta in solutum dationi et subiugationi cum patto et cartagiura di recattari come appresso si dirrà, concedio et concedi al detto Baldassaro spuso stipulanti con la authorità et consensu, interventu di Geronimo Gallo suo curatore presenti et se contentanti et la sua authorità  prestanti a detto Baldassaro  stabilitanti et consulenti per esso et soi heredi e successori unzi dechi annuali censuali, rendali, franchi et liberi et exempti da qualsivoglia dono, nova impositione seu colletta, dicunti et da pagarsi ogni anno per detto dotanti et soi heredi et successori in perpetuum per tutto lo misi di agusto.


onzi 10 di rendita subiugati et in solutum ut supra ditto dotanti et subjuganti per esso et soi heredi et successori in perpetuum constituio, impossi et assecurau constituisci, imponi et  assecura allo ditto spuso stipulanti  con l’authorità di detto suo curatore per se et soi heredi et successori specialmenti et expressamenti sopra una vigna existenti nelli territorij  di questa Città di girgenti con soi terri et arbori nello territorio di Racalmari[1] con soi stancij, fontana, et altri in quello existenti, confinanti per livanti con li terri et chiusi delli heredi del quondam m.° Stanto di Carlo artium medicinae doctoris, per mezo jorno con li terri del territorio di Racalmari et similmenti per ponenti et con lo fegho di li Cummatini.


 


Item sopra lu ditto territorio di Racalmari posito nelli territorij di questa preditta terra di Girgento confinanti per levanti con la vigna et terri di Marco et Bartholo Fanara, per punenti et tramontana con lo fegho delli Commitini, mezo jorno con li detti terri di detti di Fanara.


 


Item sopra uno tenimento di casa di esso dotanti consistenti in corpi decisette quali olim erano dello quondam Caloijro di Liuni et di Blasi Failla con lo sua Cortiglio di abaxo et un altro cortiglio della altra parti con dui cisterni et tri puzi in questa Città di Girgenti, in contrata della Ecclesia della Consulacioni, confinanti per levanti et ponenti con la via publica, tramontana e con li casi di Mattheo di Oliveri, mezo Jorno con li casi di Blanca .....


 


Item sopra altri salmi quattrodechi di terri con suo jardino, chianta, fontana in detto territorio di Girgenti et agregati con ditto territorio di Racalmari, confinanti  per livanti con la via publica, punenti et mezo giorno con li terri dello fegho di Cummitini, tramuntana con li terri dello fegho delli Grutti rt altri confini.


 


Item sopra un altro suo tenimento di casi consistenti in corpi quattordechi con suo astraco, dui cisterni, dui puzi con lo baglo per livanti existenti in questa Città di Girgenti et contrata della Ecclesia di santa Maria di greci, confinanti per livanti et punenti con la via publica, et tramontana con lo tenimento di casi di don Rogeri Salamone, mezo Jorno con li casi di Don Jacopo Mengha et altri confini.


 


Et generalmente sopra tutti singuli altri soi beni mobili et stabili inclusi dinari, nomi di li debitori, ragioni et actioni, universi, presenti et futuri .


 


Li quali quidem predij territorii et beni ut supra specialmenti et generalmenti obligati et qualsivoglia di loro in solidum ditto donanti per esso et soi heredi et successori subiugao et subiugao et subiuga, submisi et submitti, obligao et hipotecau, obliga et hipoteca detto spuso per esso et soi heredi in detti unzi dechi di rendita ut supra subiugati et in solutum dati juxta la forma, tenuri et menti della bulla Apostolica di Papa Gregorio xiij et regia pragmatica sopra li subiugationi ordinati.- Ita quod la preditta speciali et expressa obligacioni subiugationi et hipoteca la prefata et infrascritta generali non geroga ne per contra ma à l’una per l’altra si corrobori et confirmi ac è converso et che si possi variari et mutari della generali alla speciali et e contra.


 


Delli quali quidem -/ 10 di rendita ut supra subiugati et in solutum dati detto dotanti per esso et soi heredi et successori dona la possessione lel quasi detto spusu stipulanti per se et soi heredi et successori del primo di settembre del anno viij ind.nis sequentis et hora pertanto et è converso inanti possa ditto spuso tenerli, possederli vel quasi exigere, consequitare et havere.


 


Et per questa causa ditto dotanti per esso et soi heredi et successori in virtù delli presenti si obligao et obliga ad esso spuso per esso et soi heredi et successori detti unzi dechi ogni anno pagarsi per tutto lo misi di agusto incominzando la prima paga per tutto lo misi di agusto dell’anno sequenti viij ind.s 1594 et cossì successive sequitarsi di anno in anno in pacem al quali annali pagamento detto dotanti per esso et soi heredi volsi essere tenuto et obligato come in casu di pesti, guerra et fami et ogni qualsivoglia altra sterilità di tempo, il che Iddio non permetta.


 


Ordinando detto dotanti a magio cautela a tutti singuli  persune che gabbelliranno de terriranno et possediranno detti beni, territorij, predij, obligati che ogni anno per tutto agusto hagiano et digiano pagari a detto spuso a soi heredidetti unzi dechi ita che sia convento (?) di gni anno una paga circa li q. persuniet lor beni et heredi ditto dotante per esso et soi heredi cedio et cedi a ditto spusu per esso et soi heredi stipulanti et recipienti non con animo di vidiri li ragioni ma con  pota.no di variariri come apresso si dici tutti singoli ragioni et actioni reali et personali, utili, diretti, misti, taciti et expressi et altri qual singola speranza et exercitio di quelli li quali havi, teni, po' et spera di haviri in detti onze 1o di rendita subiugati et in solutum dati ut supra alla sua annua exacioni et conventioni et vitioni et defensioni in ogni causa in virtù di qualsivoglia contratto et semptare constituendolo procuratori alla sua causa et mettendolo allo suo loco in questa parte etc.


 


Quali quidem doti, denari, robba, gioij, renditi et altri ut supra expressati et dotati siano et si intendano dotati a detta spusa per quella integra parte ad essa spusa toccanti come donatario di detto don Yhomasi dotanti di tutti et singoli quelli beni mobile et stabile, terri et altri contenti et expressati nello atto di donationi fatta per esso don Thomasi a detta spusa et a Francesco et Andrea et altri fratelli di detta spusa nelli atti di Notar Gian Domenico Bertuglia die 29 Aprilis p.^ Ind. 1588 et per la integra parte toccanti a ditta spusa di quelli beni et gioj consignati per detto Di Leto dotanti a Joannella Palamengo in virtù di atto di consignationi celebrato nelli atti di detto di Bertuglia die 2° Maij p.e Ind.s 1588 et ancora in virtù di altro atto di ratifica con incerto tenore fatta per detta Joannella Palamengo nelli atti di Notaro Antonino Aronica di Caltanixetta die 16 octobris iij^ ind.is 1589,  et per tutte si voglia altri ragioni ad essa toccanti  et per ragioni di alimenti et cossi ancora ad esso Baldassaro spusu di quelli si contentau et contenta tanto per esso come ancora per nome et parte di detta Catherinella spusa per la quali esso Baldassaro con l’authorità et consensu di detto di Gallo suo curatore presente et permetti di arato iuxta la forma dillu ritu della Regia Gran Corte et  quoniam detta Catherinella spusa sarà di età di anni 18 compliti di presenti capituli et contratto da farsi matrimoniali ratificherà accettirà et confirmirà et si contentirà di tutti licosi nelli presenti capituli contenti per atto publico in margine o per altro notaro con lo inserto tenore di quelli altrimenti si possi procedere juxta la forma del detto  .. contra esso Baldassaro li quidem unzi deci di rendita ut supra dotati et in solutum dati ditto dotanti per esso et soi heredi promisi et si obligau et obliga ad ditto spusu stipulanti per esso et soi heredi  a detti beni specialiter et generaliter obligati sempri et ogni futuro tempore legitimamenti defendere di qualsivoglia molestanti persona etc. et di qualsivoglia evicioni esseri tenuto etc.


 


Item ditto spusu constistuixi a ditta spusa per ragione di dotario et antefato unzi quaranta del peso generali in denari quali ditta spusa possa consequitari supra li beni di detto spusu tanto si fanno figli quanto ancora senza figli ex fatto.


 


Item processi di patto che detta spusa possa in arcticulo mortis per una volta tanto disponere unzi cinquanta della somma di detti doti in denari et ancora in sanità quando li piace per una volta tanto a sua volontà et a cui li piaci.


 


Item processi di patto che detti doti ut supra dotati siano et si intendano dotati con questa condicioni che detto spusu haggia e deggia campare pacificamenti et quietamenti da vero et perfetto christiano et non perpetrari nè committeri delitto alcuno in crimine lesae maiestatis divinae et humanae nè qualsivoglia altro delitto per lo quali succedisse lo casu di confiscationi di beni altrimenti succedendo tal causa detti doti ut supra dotati  ... in denari, robba, et renditi come in gioij ut supra expressati siano et si intendano acquistati alli figli di detti spusi da nasciri del presente matrimonio et in defetto che non havessero nati figli si intendano restituiti. In detto caso et ex nunc pro tunc et è concesso alla ditta Catherinella spusa come sua dota per mesi sei innanti la perpetrationi et comiso delitto tali casu et condicioni che dopoi impetrata et obtenta venia siano et si intendano un’altra volta dotati conforme alli presenti capituli et non altrimenti stanti che esso dotanti volse et vole che sempre restino detti dote inlese et intatte et reservate per la ditta Catherinella spusa et soi figli legittimi et naturali di patto etc.


 


Item cum per ornamento del presente matrimonio detto Baldassaro spusu con l’authorità et consensu di geronimo Gallo suo zio et curatore presenti et quillo authorizanti portau et porta nupcias la integra parte di esso spuso toccanti di tutti beni mobili stabili renditi ragioni actioni universi lassati dopo la morti del detto quondam Mariano Ginduso suo padre in virtù di suo testamento fatto manu publica die etc. et specialmenti di quelli renditi ogni anno che si devono per donna Francesca et don Micheli Morreali sopra la baronia di Castrofilippo et altri beni, in virtù di publici contratti manu publica die etc.


 


Item processi de patto che in casu di separatione del presente matrimonio quali forte succedisse per morte di essa spusa quali forte morisse senza figli del presente matrimonio o con figli legitimi et naturali et quilli nati et morti in minuri seu maiuri età et senza figli legitimi et naturali et in ogni et qualsivoglia altro casu di restitutione detto spuso sia tenuto et cossì si obligau et obliga  in detto casu et hora per tando et è convento con l’authorità di detto suo curatore presente etc. ditti doti restituire a Francesco, Andria et Eufemia di Leto frati et sorodi detta spusa et loro figli legitimi et naturali et qualsivoglia persone vennero che succedendo lo casu di detta restitutione di dote  vivente detta spusa si digiano ditti doti restituire a ditta spusa cioè li denari in denari li renditi in renditi et in detto lo prezo et la robba pezo per pezo come si troverà una con lo ditto antefatto et quilla robba che mancasse sia obligato ditto spusu restituirla et pagarla conforme alla stima et consuetudini preditta di questa Città di Girgenti etc.


 


Nello quali caso di restitutione et è converso detto spuso con l’authorità di detto di Gallo suo curatore presenti etc. per esso et soi heredi et successori specialmenti et expressamenti  obligau et obliga, hipotecau et hipoteca ad esso dotanti, stipulanti et a cui ditta restitutione si doveva fare. Io notaro stipulanti per essi detti et singuli soi predetti beni, mobili, stabili, renditi et ragioni ut supra per esso propter nuptias apportati li quali tutti et singuli in dittu casu et hora per tando et è converso si li constituero et constituixi per constitutum per nome et parte di quelli alli quali si doveva fare detta restitutione, io notaro stipulanti per essi et hora per tando etc. tenioli et possedioli li quali stiano in ditto casu et da hora per tando  inanti vinculati et vinculo restitutionis subiecti per lo retto casu di restitutione di detti doti.


 


Item cum patto che volendo ditti spusi stari alla casa di detto dotanti ipsu dotanti sia tenuto dari a ditti spusi una loro citella et cum garzuni et anni tri di tavola franca.


 


Item etiam cum pacto che volendo stari ditti spusi et habitari nellu tenimentu di casi che era di caoiro Liuni et Blasi Failla et uno appartamento di detti casi che vi possano habitari per quanto tempo vorrà ditto spuso di anni deci senza pagari  loeri ex pacto etc.


 


Item cum pacto che detto spuso sia obligato detta spusa ingiagiare et desponsare in faciem Ecclesiae juxta la forma delli sacri Canoni et che delli presenti  capituli se ni diggiano fari publico contratto con quelli patti clausoli  cauteli obligationi et altri che in quelli si requedino et requesta di l’una et l’altra parti.


 


 


 


+ Io Baldassaro lo Ginduso spuso confirmo li presenti capituli-


+ Io don Thomaso di Leto confirmo li sopra detti capituli.


 


Die 18 februarij Vij^ ind.is 1593 fuerunt presencia capitula matrimonialia exibita et presentata mihi notario Filippo La Tona per don Thomaso de Leto dotantem et Baldassarem de Gindusio  sponsum in infrascriptis capitulis nominatos cognitos mihi notario presentes etc. ipseque Baldassar  cum aucthoritate et consensu Hieronimi Gallo eius avunculi et curatoris  mihi notario cogniti presentis et eum authorizantis eciam ad effectum conservandi  et ad eum requisicionem faciendi contractum matrimoniale  juxta eorum seriem (?)  et tenorem et sub pactis et obligationibus cum talibus requisitis unde ectiam coram presbitero Andrea Calì et clerico Vito Soldano.


 


Quibus quidem contractu et capitulis matrimonialibus lettis et declaratis et patefactis per me notarium infrascriptum de verbo ad verbum et de prima linea usque ad ultimam fermiter ut iacent in vulgari sermone prefatis Baldassari et Catherinellae Gindusio sponsis et don Thomae de Leto dotanti in ipsis contractu et capitulis matrimonialibus nominatis cognitis mihi notario presentibus et audientibus et per eos bene et optime intellectis perceptis et auditis et cum juramento dixeruntu ipse Baldassar et Catherinella Gindusio jugales et don Thomas de Leto dotans cives Agrigenti cogniti mihi notario coram nobis sponte ditta presentia capitula et contracta matrimonialia et cum omnibus et singulis in eis  contentis ratificaverunt et ratificant acceptaverunt  et acceptant laudaverunt et laudant, approbaverunt et approbant et plenissime confirmaverunt et confirmant  juxta eorum seriem continentia  et tenorem pleniorem et se obligaverunt et obligant una pars alteri et e converso stipulantibus  hoc est dictus De Leto ad solutione dotium in pecunia raubae iugalibus redditibus et aliis infrascriptis  et capitulis matrimonialibus dotatarum dittis jugalibus de Gindusio et dictus de Gindusio eidem De Leto ad restitutionem earumdem dotium  in illis temporibus casibus solutionibus cateminis et in et sub illis  pattis clausulis cautelis obligationibus renunciationibus ex alijs impedimentibus contacto et capitulis matrimonialibus contentis et expressatis. In pace etc.


 


et ultra dictus Baldassar vi presentis ratificavit et ratificat et plenissime confirmavit et confirmat omnes et singulos actos et apocas solutionis in compotorum   dittarum dotium per eum factas manu quorumvis notariorum et ultra dixit et confitetur habuisse et recepisse a prefato De Leto stipulanti  infrascripta  jugalia aurea. V.L.


 


Item una catina di oro astratto di piso di unzi deci per unzi quaranta dui                        42 -


Item uno frontale di oro in pezi 13 parti con soi petri et parti con li perni per                   8 -


Item uno maro (?)  di manigli d’oro per                                                                          10 -


Item una gioia seu Agnus Dei per                                                                                     5 -


Item paro di pendagli d’oro con soi petri et smalti di piso di undici tarpisi  per                 2 - 6 -


Item  et uno gigitali di oro per                                                                                           0 - 20 -


 


quae in totum summam capiunt unciarum 67  et tarenorum viginti sex juxta estimationem fattam per magistrum Vincentium Cuchiara artificem comuniter electum cognitum etc. presentem etc. quam estimationem laudaverunt et laudant approbant et plenissime confirmaverunt et confirmant renuncians etc.  et sunt in compotum unciarum centum dotatarum in jugalibus pro ut supra renuncians etc.


 


Et ultra dictus don Thomas vi presentis consignavit et consignat ditto Baldassari stipulanti dotes et raubas infrascriptas V.L. In primis


 


Item tri matarazi v.l. dui pinti et uno bianco chino di lana per                                       14 -


Item una tavola di nuci per                                                                                              1 -


Item una trabacca per                                                                                                      6 -


Item 4 seggi di nuci grandi et una picciola per                                                                4 -


Item una cultra aperta di Tripuli per                                                                              12 -


Item uno specchio grande per                                                                                           1 - 12 -


Item un’altra cultra di tila per                                                                                         10 -


Item uno mongili rosato a fundo di oro per                                                                      24 -


Item una tovaglia di Landa laurata di sita carmixina alli capi con soi catinelli


et frinzuni                                                                                                                         4 - 15 -


Item uno paviiglone di tila di casa infardato di gruppo largo alla balla alli parti


et allu capello et in fardi 13 et meza con priso lo capello et in canni 16 con soi


frinzi di filo                                                                                                                     24 - 25 -


 


Item uno paro di linzola di tila di casa novi et suttili infardati alla guglia et guarnati


di pizitelli a Chiaramunti et alla balla in farda sei  et canni  setti et palmi 4  per                5 -


 


Item un’altro paro di lenzola di tila di casa novi semplici in fardati alla guglia in


canni cinque et palmi quattro et infardi 5                                                                           4 -


 


Item uno torniatori di tila di casa suttili novo infardato di gruppo et con so gruppo


allo capo in fardi otto et in canna una et palmi quattro                                                        1 -   6 -


 


Item una tovaglia di tavola allo torneci con finzuni alli capi in canna una et palmi setti       1 - 12 -


 


Item un’altra tuvaglia simili di simili prezo                                                                          1 - 12 -


 


Item un’alyto paro di lenzola di tila di casa novi infardati alla guglia guarnuti di


fenzetta ciò cum circa in fardi quattro et in canni setti et palmi 4  per                                    4 -


 


Item una cultra allu pinto listiato in tocco in canni dui et palmi sei per                                   4 -


 


Item una tuvaglia di tila di Landa tagliata alli capi con soi continelli et frinza in palmi 6        2 - 15 -


 


Item un’altra tuvaglia di tila di Landa laurata alli capi di sita carmixina semplici senza


guarnicioni in palmi setti per                                                                                                    1 - 15 -


 


Item una tuvaglia di tavula di fiandani in canna una per                                                            2 -


 


Item uno paro di cuxini di tila di Landa infardati di gruppo alla Balla novi vacanti per             2 - 15 -


 


Item uno cullarichio di tila di Landa guarnuto di gruppo alla balla et sfilata con so


gruppo largo alla balla in palmi 4                                                                                              1 -


 


Item uno paro di maxxillari di tila di Landa guarnuti di gruppo in palmi sei                              0 - 16 -


 


Item una tovaglia di tila Lixandrina intagliata alli capi con soi continelli et guarnuta


di frinzetta bianca et torchina in palmi 7                                                                                   1 -


 


Item una tuvaglia di tila di Landa intagliata alli capi  rusata in canni unu et palmi 2                  0 - 24 -


 


Item canni 4 et palmi 6 di tuvaglia di tavola in toccho semplici per unzi                                     2 -


 


Item dui gippuni imbuttiti l’uno di sita carmixino et oro et l’altro di sita virdi et oro per             5 -


 


Item canna una et palmi setti di tila Lixandrina per                                                                     1 -


 


Item uno paro di cuxina tramizati di tila di argento et villuto carmixino per                                 8 -


 


Item una tovaglia di Cambrai eon soi gruppi alli capi in palmi setti per                                        1 -  6 -


 


Item una tovaglia di tavola allo tornici con suoi cordinelli alli capi in canna una et palmi 4         1 -


 


Item una tovaglia di tavola allo tornici in canni dui et palmi quattro                                            1 - 18 -


 


Item dui caxi di nuci per                                                                                                              6 -


 


Item uno scrignetto di pilo per                                                                                                     1 -


 


Item una caxetta di Lapizo per                                                                                                     1 - 18 -


 


Item una caxa di ramo per                                                                                                           1 - 24 -


 


Item uno coxino di velluto carmixino con soi frappi di  giallo per                                                2 -


 


Item uno guarnimento di cuatro di sita intilarato dilla prisintatione dilli tri Re per                       1 -


 


Item una frazata una nova per                                                                                                      2 - 18 -


 


Item uno scrittorio di nuci per                                                                                                     10 -


 


Item uno pavigluni di tila di casa suttili in fardato di frinzetta con suo in taglio alli porti


et allo capello in fardi quindici et meza et in canni quindici compriso lo ditto cappello et usato    6 -


 


carmixina  quidem rubae in toto fuerunt et sunt et summam capint unciarum centum et ottuaginta quatuor et tarenorum quatordecim pond. gentile. juxta estimacionem fattam per presbiterum Andream Calì estimatorem comuniter electum cognitum mihi notario presente etc. cum additu terciae partis pluris juxta formam consuetudinis Agrigentinae quam fidem estimationem ditti contrahentes ratificaverunt et ratificant et approbant et plenissime confermarunt et confirmant quasi et quos unc. 184 - 14. in rauba salvo semper errore calculi dittus de lo Gindusio dixit et confitetur habuisse et recepisse a dicto dotante De Leto stipulante pro bonis etc. de peccio in peccio prout superius sunt annotata renuncians etc. et sunt in computum unaciarum ducentarum in rauba sibi dotatans pro ut superius dictum est renuncians etc.  carmixina omnia sun sub hipoteca etc. cum refectione etc.  et viaticanum (?) commissarij agozirij et procuratoris etc. et fiat ritus et executio in personis et bonispartis contravenientis liceat variare etc. adversus quem prius etc. et pignora vendant ad discursum etc. renunciando etc. et specialiter  Cum juramento privilegijs fori eorum beneficio moratoriae quodatici (?) supercessoriæ quinquennalis dictus De leto capitulo idoardus (‘) privilegijs censibus  etc. quibus etc. et predicta attendere etc. Iuravit etc. unde etc.


 


Testes Clericus Joseph lo Valvo et Thomas et Hieronimus Gallo


Ex actis meisPhilippi Latona Agrigentini  (.....)


 


Nos Jurati magnificæ civitatis Agrigenti de regnio Siciliæ universis et singulis personis tam huius Siciliæ Regni quam totius mundi parte fidem publicam facimus quatenus præsens copia fuit extratta ex actis notarij Philippi Latona huius civitatis publici notarii et extratta  esty de sua propria manu  (...) (...)  ad  et adhibenda est indubitata fides in judiciis  et extra,  cuius rei testimonium has nostras testimonialies literas fieri subscrimus nostris proprijs subscriptionibus subscriptas et sigillo dictæ  (... .... ... ) utimur in pede munitas et sigillatas  (... .... )


Agrigenti X augusti X ind.  1599-


 


 


+ don Vicenso Ficarra J.


+ Joseph  Milus J.


 


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                                             Copia contractus Matrimonialis


 


 


                                                                                  Pro


 


 


Don Thomasum de Leto et
 D. Jacobus Menga de Girgenti
 die 28 aug.ti 1599                        


      Baldassare lo Gindusio


              


                             cum


 


                                                                       eius sponsa


 


 


Instantia pro monit. ad ph. comparendum


seu liberis pro capiens judiciis


 


 


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Che il Vescovo si vale, et favorisce
grandemente a canonici della cathedrale
un jacomo Menga, et Tomaso di
Lecto de quali uno è fiscale, et l’
altro capo notaro della sua corte;
con scandalo grandissimo della Città
per la sua mala vita.
Costoro stanno in continuo con-
cubinato publicamente et se le
tengono in casa propria de quali
hanno havuto et hanno figli et figliole
et li hanno maritate, come appare
dall’incluso instrumento di contratto.
Maritano ancora le concubine
e poi ne pigliano delle moderne
Per mantinere costoro  procurano
dal vicario .. in Diocese dove
fanno assaissime estorsioni, et
... per ogni bagatella, pigliandosi
40 tarì il giorno, di pron.e
L’Arcivescovo et Vicario non c’hanno
mai provisto, anzi li favoriscono,
et si dà occasione a clero
et Laici di esclamare .
suppl.ne pere prov.ne non potendosi
più supportare tali aggravij
(richiesto)
mandano un contratto di
matrimonio seguito  una figlia
di D. Tomaso di Letto Ca.co
di Giurgento e Baldassaro
Lo Ginduso con la sua dotazione.


Alla Ill.ma et Sacra Congregatione


sopra Vescovi


Giorgento


                                 


 


Per


 


Don Francesco Navarra Canonico


di Giurgento


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


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Giorgento


Sommario del Processo che ha esibito il Vescovo di Giurgento delli aggravi ricevuti da diversi Baronie prima expone che il principe l’odia perché non ha volutodetto Vescovo condannare indebitamente il clerico Calcerano Serravilla creditore di esso conte di molte migliaia di scudi che il procuratore di detto principe Alfonso  havea levati di casa della sorella del detto clerico con violenza come appare per una lettera viceregia deleg.ria nel principio del processo IN C. 1. vI è ancora copia della sentenza metropolitana confirmante quanto esso vescovo havea fatto nella supradetta causa  i in favordel clerco Calcerano a c. 3.


 


2° D. Bartolomeo Tagliavia  ha impedito che il vicario procedesse contro suoi soldati per concubinato anzi per disturbare fece prendere clerico Matteo Cotauro ? sotto pretesto che havesse la notte seguente sparata una scopetta  di più essendo andati molti ministri ecclesiastici per per intimar le censure a chi havesse torturato il detto chierico preso venne d. Bartholomeo e afferrò il petto del capo delli erarij e diedelo in potere dei suoi soldati che li maltrattarono e di più ingiuriò il procuratore fiscale che l’ammoniva. Questo si prova per 9 testimonii a c. 5.


Di più don Bartolomeo fece sonar tamburo  et attorniare il vicario nella casa sua da soldati, havendo serraye le porte della Città e prohibendo a Sacerdoti che non potessero ricorrere da lui ne anche per essere esaminati. Si prova per 11 testimonii.


Di più s’è rimesso a carcerare Clerici, a minacciar chi promulgava scomuniche. Entrato con archibugeri a minacciar  li detti  clerici, anzi sino in Sacristia. Si prova per 4 testimonij; per coprire li torti fatti a clerici ha fatto esaminare tre testimonii falsi contro: a c. 6.E’ stato scomunicato et ha presentato oltre l’anno nella scomunica a c. 6.


Mostra una fede come fu carcerato detto d. Bartolomeo in Palermo per questi eccessi dal Vicerè a c. 7.


 


£°. Don Gastone Lo Porto venne a visitar mons. Vescovo e per causa della decima che esso Lo Porto  impediva ad Antonio Perez V.G. del Vescovo vedendo che Monsignore non voleva far a modo suo li mise a insurtarlo dicendo che musica era della parola sua e altre parole impertinenti e le metteva quasi le mani in faccia bavando e dicendo che con la bocca dicea una cosa poi ne faceva un altra e sprezandolo si fussi:  questo lo depongono 3 testimonij de audito et visu.


Di più don Petro Lo Porto disse al giudice deputato su Monsignore sopra la cognotio della decima che non se n’impedisse se non li sarebbe nemico. Lo depongono 3 testimonii de auditu.


 


Havendo don Pietro Lo Porto in casa una adultera accusata al vescovo dal marito, esso vescovo mandò a ricercarla   a a detto lo Porto che gliela desse ... il quale gliela diede con queste parole cioè va via donna che staria meglio  in casa di detto vescovo. Poi disse al sangue di Dio che come la romperò la romperò con spendere la vita e la roba per l’horor suo e disse di più che quella donna presa potria essere che Monsignore perdessi lo vescovado: lo depongono questo 4 testimonij de visu.


 


4° La duchessa di Bivona era sdegnata contro il Vescovo perché ha fatto procedere alle censure contro don Pietro Cardona suo Capitano  il quale diede in mano dei suoi soldati  e menò carcerato il clerico don Petro de Putuletto ?  perché contrattava con un officiale di detta duchessa che li volse dar un pugno e gridando esso clerico che la corte secolare non haveva a far con lui d. Capitano Cardona disse menatelo dunque carcerato a nome del Vescovo e così fu menato nelle prigioni secolari: questo lo provano 9 testimonii de visu a c. 23.


 


5° Il Marchese di Giuliana era sdegnato contro il Vescovo perché il Benefatto di Chiusa suo capitano prese di notte il sudiacono Vincenzo Cansonieri  (?) con la speda e dicendo esso clerico che lo menassero dal vicario suo giudice gridava il capitano  che Vicario che Vicario e diceva menatelo e strattetelo nelle carceri onde lo legarono per le mani e strascinarono pigliandolo per li piedi e mani di peso anzi senza beretta e ferito in testa  con molto sangue era un’ingiusto di detto capitano il fatto suo d. Francesco Benfatto sinchè il clerico con ferri ai piedi e mussoli dal capitano fi carcerato. Questo fatto consta per 12 testimonii.


Onde perché il consultori ordinario del Vescovo procedette alla carceratione e scomunicha contro d.° Benfatto che fu poi assoluto il Vescovo odiato da detto marchese. Il quale  di più fece condurre clerico Vespasiano Mancusi dalla terra di Giuliana in Girgenti al Vicario il  qual clerico lo fece  porre sopra un mulo in groppa sopra uno bardo e condurre senza beretta per la terra con scorno accumpagnato  da  soldati. Si prova per 3 testimonii c. 31.


 


Seguitano due ptoteste del clerico d. Vespasiano Mancuso fatte al Vicario che dovesse provvedere al torto fattoli altrimenti haveria ricorso al vescovo di Giurgento futuro et anche al Vicerè come monarcha del regno a c. 33.


 


Mostra per due lettere del decano a c. 37 e 39 che il detto Marchese pose alla tortura un clerico dicendo esser esso giudice  competente e lo bandì onde uscendo detto clerico in campagna ci fu levata la testa come a bandito. Ne ha bandito un altro.


 


  A c. 41 si vede per una scrittura che il Conte di Recalmuto ha procurato di levar il spoglio dell’arciprete di Recalmuto che  tocca di rigore al vescovo in pregiudizio della invistitura ecclesiastica; anzi detto Conte fece venire una lettera della giustitia per levare il spoglio a d. Vescovo c. 43, se bene il regitore di Sicilia conoscendo le ragioni del Vescovo  comandò che li fossero ristituiti li beni del Arciprete a c. 45.


 


Si veggano le fedi delli giurati di Giurgento come la spoglia del d. Arciprete tocca al Vescovo di Giorgento a c. 47 per insino a c. 56.


 


Mostra come detto Conte odia il Vescovo  perché vuol essere superiore allo prelato con tener egli carcerati clerici per la seguenti fede e testimoni che sono  ... a c. 52. Anzi perché il Vicario del vescovo impedìa d. Geronimo Russo, genero d’esso Conte e governatore di Rachalmuto che non torturasse il detto clerico come  suole e periò procedette a monitorij e scomunicha il detto Conte lo volse far chiamare in consiglio dal regitore.


 


7° Don Cesare lo Carretto, parente del suddetto Conte, fece scappare dalle prigioni del castello due preti prigioni del Vescovo per haver rubato in campagna: questo si prova per 7 testimonij de quali parte de visu  - c. 69 per questo odia il Vescovo d. Cesare Carretto ma s.e perché fu proseguito a informatione contro li complici della fuga procurata e anche perché  non volse il vescovo restar di non procedere al castigo del Clerico Petro Canzoneri, imputato di nefando crimine per don Gio: Villaraut nemico di d. d. Cesare non ostante che il detto clerico havesse ricorso alla Monarchia come consta a c. 81.


 


8° Il Barone di Raffadali odia a morte detto Monsignore perché pretendendo il iuspatronato della chiesa maggior di Giurgenti pretende seder con li suoi figli e parenti sopra il Capitolo con indegnità dell’ordine ecclesiastico come risulta per 4 scritture e memoriali presentati dal Barone al vescovo a c 83. sino a c. 99. Onde havendo il Vescovo rimediato all’inegnità ecclesiastica e procurato che li canonici restassero in posseso del luogo loro  il detto Barone se lo fece nemico e tanto che li giurati della città turbassero la giurisditione che haveva ab antiquo il Capitolo su una fiera di S. Giurlando al quale intieramente non ha potuto possedere. Questo consta per le scritture esibite dalli canonici a c. 92 in sino a c. 103.


 


Mostra una copia di una supplica per la quale detto Bartolomeo Tagliavia parlando impertinentemente del Vescovo ricorre alli Inquisitioni come persona del foro loro Questa supplica sta a c. 103.


 


Mostra anchora un altra supplica con la quale detto supplicante ricorre al Arcivescovo di Palermo a c. 103.


 


Mostra un bando delli giurati dove proibiscono che nessuna persona sia di che stato e conditione si voglia non si intrometta nel governo della città di Giorgento contro li quali fece il Vescovo un altro manifesto per difesa della jurisditione ecclesiastica per le quali cose è malvoluto da tutti onde non è maraviglia se viene imputato da tutti di calunnie delle quali esibisce giustificaficarsi con l’agiuto della S. Congregatione, la qual supplica voglia  provedere a tanti scandali in pregiudizio della immunità della Chiesa.


 


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Ill.mi r Rev.mi ss. ri oss.mi


 


Il Vescovo di Girgento dice alle ss. vv. Ill.me e Revv.me che essendosi degnati commettere la causa sua e delli canonici D. Raimondo Vitali e don Francesco Navarra all’ill.mo sig. Cardinale Burghesio, voglino anco restar servite far che si trasmettano tutte le scritture, affinchè, intese le ragioni di ciascheduno possi quell’Ill.mo farli compimento di giustitia.


 


Supplica anco le Ss. VV. Ill.me che havendo cominciato il decano di Girgento la repetitione de testimonij nella causa di dettoi Canonici per ordine di questa Sacra Congregatione e procurando detti Canonici di tirare a lungo il negotio, con appellare e dare per sospetto detto Decano, già che conoscono facendosi la giustitia venire condannati, voglino ordinare che si proceda conforme all’ordine dato non obstante detta appellatione, è che detto di Navarra sia astretto à presentarsi innanti il Vescovo sudetto con securtà conveniente alli delitti ed eccessi da lui commessi, affinchè si levino le occasioni de tanti scandali, tanto più che quel che informa detto Navarra la Sacra Congregatione con dire che il Decano l’ha fatto ingiustitia  servendosi de officiali ad esso sospetti per essere Ministri de la Corte di esso Vescovo, non è come asserisce, poichè tutti li officiali l’ha eletti detto Decano d’espresso gusto e contento di essi Canonici, come per fedi authentiche qui incluse si mostra, e solamente uno di essi Giuseppe de Marco è officiale dela Corte Vescovile, e fu espressamente eletto come homo virrtuoso e non sospetto, non havendo stato officiale nel tempo che si presero le informationi contro detto Navarra.


Ed il tutto si riceverò a gratia e prega per le ss. VV. Ill.me quas Deus.


 


Dati Agrigenti die 27 ottobris XIIJ Ind. 1599.


 


Informationes p.tti et examinati per me don Hieronimum Zanghi decanus canonicalis Ecclesiaæ Agrigentinæ  in diem, delegatus in causisi  .. ad informationis Sacræ Congregationis ill. et rev. d. Cardinal. supra episcopis ...


 


T.tio Marci Cullolla cursoris offitii don Hieronimi Zanghi  ....  talis est  qualiter: « al 14 dello presenti misi di ottobro essendo esso Testimonmi in casa del medico Pietro Capizi dove erano ancora detto Decano, il dottor Vincenzo Lauricella, il dottor Anibale Capizzi e li canonici don Raimundo Vitali et don Francisco Navarra  et si travano di fare eletioni di mastro notario in li causi di li detti canonici, lo ditto Anibali disse a detto testimonio che andasse a chiamare un notario publico. Volimo faro lo atto di la eletione di mastro notaro in persona di Joseppi di Marco per li causi di detti canonici li quali erano illà contenti quando esso testimonio ebbe detti ordini et havendo andato vindi appresso di esso testimone lo niputi di ditto di Navarra a sollecitari che non tardassi a venire con detto notaro et havendo retrovato a Gerlando di Mazara quello portaro di casa di detto di Capizi, dove retrovaro a tutti  li presenti congregati insiemi. Isso testimomio lassao al detto nataro et sini andao per fatti soi declarando esso testimonio che di poi intisi diri che ditto notaro Gerlando, per ordini del detto Decano, in presentia di li ditti Canonici Vitali et navarra et di li dottori Lauricella loro avocato et Anibale capizzi et Pietro Capizoi medico, habbia fatto lo atto di la eletione di notaro in presenza di ditto di Marco» Et hæc est eius relatio fatta ..


Ex actis officii Dottoris Don Hieronimi Zanghi  decani et judicis in causa extrattta est præsens copia . Coll. Salva - Joseph de Marco Mag. Notar.


 


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Relatio Marci Collella  - Cursorii.-


 


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Relatio mei notarij Gerlandi de mazara de Agrigento qualiter cum die 14 præsentis mensis octobris fuerim vocatus per Marcum Collella ad ordinem don Ieronimi Zanghi sacræ Theologiæ u.j.d. decani agrigentini qui reperiebatun in domo Petri de Capizi A.v. m.di et sic accessi in dittam domum dicti de capizio ubi inveni istum decanum, dictum Petrum et anibalem de Capitio patrem et filium, Vincentium  Lauricella doctores et vidi et erat don Raimundus de Vitali canonicus agrigentinus qui stabant sedentes congregati in ditta domo. Ibidem dittus don Ieronimus Zanghi tamquam  deputatus elettus per incaricum generalem diocesis agrigentinæ dixit mihi: Facite actum eletionis m.ri notarij in personam Joseph de marco in causis don raimundi Vitali et don Francisci Navarra et sic isse decanus respondit predittis prænominatis sedentibus ... de Vitali et de Navarra essent consensientes ad confetionem ditti actus et dictus de Lauricella vel dittus petrus de Capitio dixit unus ipsorum non est necessarium quod ponantur et consentiant ipsi de Vitali et de Navarra in dicto acto et siv dittus decanus fecit mihi publicare dittum attum et sic publicavi et feci issum attum in presentia dittorum don Raimundi dottoris ditti de Lauricella dottoris et ditti Petri et Anibali de Capitio in ditta domo et etiam erat dittus don Franciscus de Navarra prout audivi ab alijs astantibus quia ego invigilabam confetioni actus et non et non videndum qui ibi aderant qui quidem attus fuit  est tenoris sequentis v.l.:


Die 14 ottobris XIIJ ind.nis don geronimus Zanghi u.j.d.  regius cappellanus et decanus huius Cathedralis Ecclesiæ agrigentinæ mihi notaruio cognitus coram nobis elettus et deputatus, don Antonij Perez u.j.d. diocesis agrigentinæ virtute attus eletionis fatti in curia  episcopali eiusdem civitatis Agrigenti die præsentis mensis in causis vertentibus in ditta curia contra don raimundum Vitali et don Franciscum Navarra canonicos agrigentinos sponte elegit et eligit ac fecit et facit magistrum notarium in dittis causis Ioseph de Marco cum oneribus  adittum officium spettantibus et pertinentibus unde etc. Testes Petrus de Capitio Ar:m:d: et Anibal u.i.d.  pater et filius et hoc est mea relatio fatta cum iuramento et de ordine don Ieronimi Zanghi s.t. u.i.d. decani agrigentini deputatus ut supra. Hodie die 23 mensis ottobris xiij ind.nis 1599 unde etc.


Ego not. Gerlandus de Mazara confirmo ut supra.


 


 


 


 


Nos Jurati magnificæ civitatis Agrigenti  universis usi notario  ..  quam Siciliæ quam totius mundi parte fidem indubiam facimus quatenus subscriptio in pede supra  scripturæ ...  fuit et est de propria manu notarii Gerlandi de Mazara  huius civitatis Agrigenti notarij  ... Relatio preditta adheberique adhebenda est indubitata fide in judicijs et extra rei testimonium has nostras testimoniales  literas fieri subscrimus nostris proprijs subscriptionibus  in pede munitas  et  sigillatas .


Agrigenti 23 ottobre  XIII ind.  1599- Ubertinus de Belguardo J - Joseph de Fide J.


 


 


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All’Ill.mi e Rev.mi ss.ri Card.li de la Congregazione sopra Vescovi


 


Per il Vescovo di Girgento


 


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Ill.mi et Rev.mi ss.ri


 


Fu dalle Ss.rie VV.e Ill.me ert Rev.me questi giorni provisto, noi instantimene supplicandole per zelo dell’honor di Dio, e della verità, s’havesse da una persona non suspetta esaminata, e determinata la causa nostra con l’herario di Mons.ri di Girgenti e datoci il Decano per giudice, il quale non trattandola secondo la mente delle SS.rie VV.e Ill.me et  Rev.me si come per una supplica fatta vi vedranno le suspettioni, e le cause pronti di provarci tutte; supplicano perciò le delle SS.rie VV.e Ill.me et  Rev.me poichè li rispetti et li potencie delli adversarij adombrano la verità, et ci opprimono non possendo forza alcuna cederci, voglamo dimostrare segno della giusta e santa mente delle delle SS.rie VV.e Ill.me et  Rev.me per honor di Dio: Certificando le delle SS.rie VV.e Ill.me et  Rev.me in queste parti non vi serà persona che non sarà sempre da costoro tratta alle vogle loro. Onde di novo supplicano le delle SS.rie VV.e Ill.me et  Rev.me non potendo mancare di provedere per altri negotij questa Chiesa di persona grande et intiera, voglano degnarsi deputarci anco questa causa et che l’habbia a trattare con secretezza e basciando humilmente le sacratissime mani  delle delle SS.rie VV.e Ill.me et  Rev.me


In Girgenti il dì 20 di ottobre 1599


Ill.mi et Rev.mi SS.ri, devotissimi oratori delle delle SS.rie VV.e Ill.me et  Rev.me


Don Ramondo Vitali


Don Francesco Navarra Canonici di Girgenti.


 


 


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Ill.mo e rev.mo Decano di questa chiesa Cathedrale.


 


Don Rajmondo Vitali et don Francisco Navarra Canonici della Chiesa di Girgenti dicono che hieri che foro li 18 del presente mese di ottobre supplicaro a V.S. del tenor seguente:


Ill. et molto Reverendo Sig. Decano di questa Chiesa Cathedrale, Don Raimondo Vitali et don Francesco Navarra dicono che Giovedì che foro li 17 del mese di ottobre fecero una supplicatione del tenor seguente


 


Ill. et molto Reverendo Sig. Decano di questa Chiesa Cathedrale, Don Raimondo Vitali et don Francesco Navarra diceno che essendo stati remessi le cause loro in persona di V.S. con potestà di potere determinare finire et decidere tutti li imputationi contra essi pretesi con facultà di potere prendere tutti i processi et scripture fattae contra li esponenti nella corte episcopale li quali ci si intende esser stati prese et essere in potere di V.S. pertanto supplicano li qui presenti che conforme all’ordine dato à 23. della Sacra Congregatione debbia procedere in dette cause et acciò si veddano le calunnie dell’adversario et la justitia delli opponenti et per chiarezza della verità tuttu quelli testimonij prodotti contra essi exponenti essendo stati presi per la Corte Episcopale et ministri di quella suspettationi delli opponenti si si habbiano a pigliare tutti per extensum et supra tutto fatto conforme alli Capitoli delRegno  et intero quindi minutamente di loco et tempore acciò si scopriscano li trattati fatti injustamente contra li opponenti  ... la quale supplicaitione fin oggi ch’sono li 18 con tutto che si havesse più volte con grande instantia dimandata non si ha potuto obtenere ne con provvista ne senza il che è stato et è contra l’ordine et forma di tutti magistrati, ecclesiastici et seculari che presentando li parti supplicatione subito che sono decretati si restituiscano alli parti acciò che quelli a suo modo possino usare come che è negotio che spetta à loro et ...


 


Tratenersi la ragione la detta supplica perciò li exponenti dicono che voglia ordinare che ci sia data la detta sup: ne acciò possino sapere la loro strada et ita supplicano et altissimus... li quali fin hoggi non li hanno potuto exeguire essi exponenti contra la forma et stilo di tutte corte per il che si conosce la justitia denegata non potendo havere li soi originali presentati a V.S.  Anzi questa matina si trovano li exponenti citati a presentare supplicatione ad instantia del Fisco al quale volendo essi rxponenti respondere andaro da Jseph di Marco m:ro notaro eletto per V.S. per la copia; il quale disse non havere detta supplicatione ma che l’haveva V.S. . Per il che si vede chiarissimamente l’aggravio grande che si fa alli exponenti per non si potere defendere dalli calunnij delli inimici li quali vanno offuscando la verità per l’interesse   et con tutto che per procedersi juridicamente havessero li exponenti requesto à V.S. che si pigliasse un consultore non suspetto alle parti et di bona vita, havendoci preposto molti et fra li altri al dott. Jo: Ph/o Testaij di Palermo ed anco giudice della Gran Corte per sua Maestà molti altri personaggi et vicerregi se ni hanno servito del detto Jo: Ph.o Testij come al presente sua Eccellentia l’ha mandato in questa Città contra il Baron di Siculiana per una causa di gran qualità et oltre per l’integrità del detto sua Eccellentia questi giorni passati ci mandò la provisione del repartimento di Sindicato di questa Città di Girgenti; il quale per essere homo prattico della Gran Corte  è vecchio, et perché non ha stato à gusto delli emuli delli exponenti ( con li quali V.S. s’ha bordonato [?])  ha  recusato anzi poichè con il consiglio e parere del dottor Baldassar le Chiave giudice et asessore del Vescovo et hoggi del Vicario in casa del quale et molti lochi per agiutarsi con quello continuamente contra la sua reputatione V. S. ci va di notte et di giorno per strade inusitate cioè alli 10 del presente che fu Domenica la sera si radunao à Santa Maria delli Greci in casa di don Francesco Zanghi suo fratello dove ci erano don Pietro la Seta et lo frati di don Jacopo Menga fiscale del Vescovo et altri et il detto don Pietro la Seta disse non displacantur Amici, et altri volti ha fatto il simile et specialmente Domenica la sera che foro li 17. del presente mese di ottobre . Tante altre volte di conducio in casa di detto suo fratello con don Thomasi di Leto che fu mastro notaro del Vescovo nella captura delle Informationidelli exponenti con il dottor Baldassaro Le Chiave assessore del Vescovo. Hieri mattina che foro li 18. con die hieri di matino andao alla casa di ditto dottor Baldassare le Chiave  et hiersera per una strada inusitatissima coperta per la porta di pannitteri andao in casa di ditto dottor Baldassar et anco questa mattina che sono li 19. andao in casa del dottor don Baldassar il quale più volte  et solo et con altri inimici delli exponenti hanno venuto et venino in casa di V.S.  soprattutto per concertare contra li agnelli mansueti ad instantia delli lupi rapaci li quali tuttavia vanno cercando di offuscare la justitia di essi exponenti anzi che intender come s’intendiva inanti li superiori a cui spetta tanto le cose antecedenti come quello che segue  che contra la forma delli mandati di superiori. V.S. in questa causa ha processo  et procede per quel che s’intende et si procura che tutte le scritture delli exponenti, carte publice dell’Archiep., del Vascovato di questa città come anco quelli che ci furono presentati dalla Sacra Congrega.ne da detto don Francisco contra ogni dovere et justitia con aggravare li exponenti con tutto che ci siano stati mandati con gran segretezza per chiarezza della verità V.S. have quelli portati a dottor Baldassar li Chiavij, consultore et judice del Vescovo il quale nè esso per soi ministri nè per mezzo  di altra persona dirette vel indirette si possano intromettere in dette cause le quali non obstante essi sonno le parte et judici perché non diceno nè propongono cosa le exponente che V.S. non li comunica con li ditti ministri et fa tutto quello che vogliono ditti genti di Monsignore sotto potestà e secondo che s’intende di haverse Monsignore portato in processo contra V.S. in Roma. Per questo timore hanno procurato et procurano detti genti haverli inteso da V.S. come l’hanno havuto e poichè l’exponenti vedono in questo principio non haver potuto obtenere provista alcuna delle doi supplicationi sopraditte presentateli nè tampoco haver copia del memoriale ad instantia del fisco portato a V.S. non esendo mai successo in Corte alcuna nè spirituale nè temporale come ha successo nella corte di V.S. che sono stati citati li exponenti ad instantia del fisco à presentarsi supplicationi la quale non è anco presentata   per non essere in potere del mastro notaro a cui si doveva detta supplica consegnare et poi seguire la citatione. Al che si vede chiarissimamente lo principio ma lo si comprende il fine pessimo per il che essi exponenti diceno et dissero à V.S. nelle cause loro annexi et connexi emergenti et dipendenti et di tutti soi patri, matri et genti suspetto et suspettissimo et che non si ci voglia impedire più nè procedere ad ulteriora et si ni agravaro  et agravano alli superiori dicendo tutti atti fatti et da fare nulli, nullissimi, come fatti da giudice suspettissimo contra la forma di dette lettere della Sacra Congregatione, legge, constitutione, sacri canoni et stilo di Corte et di tutti atti fatti et da fare per V.S. ne hanno appellato et appellano ad superioris ad quos spectat onera appellationis gravaminis implicis querelæ et recursus ac omni alio meliori modo pettente et offerentes  et domandando di più li exponenti con grande instantia che S.S. voglia un’altra volta restituirci lo piego delli scripturi ch’ have consignato a V.S. ditto don Francisco Navarra con la giuliana in potere di Joseph di Marco mastro notaro clauso et sigillato acciochè possi  quello un’altra volta portarlo alla Sacra Congregatione et acciocchè appara  per l’advenire fatta et presentata la presente supplicatione goggi adì 19. di ottobre ad horas 20 in circa della xiij ind. 1599.-


 


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Supp.to


 


Pro Don Raimondo Vitali S.T. Dr. don Franciscus Navarra U.J.D. canonicis agrigentis.


 


 


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Giorgento Decanus


“0 ottobre  1599 et dat.


 


D. Raimondo Vitali et d. Francesco Navarra Canonici fanno sapere che havendo la S. Congregatione deputato per giudice delle cause loro il decano di girgento  massime  nelle cause che hanno  con l’erario del vescovo, esso Decano non ha trattato secondo commesso dalla Sacra Congregatione per le cause che si contengono nell’inclusa  suplica e perché havendo essi canonici suplicato al decano che tenendo li processi et le scritture in mano sua  voglisi procedere nello loro cause afinchè si [perseguano] le calunnie delli aversarij con repeter li testimoni examinati  .. dui ministri episcopali suspetti, non hanno mai potuto ottenerlo, tuttochè habbiano fatto grande instantia  nè meno che li fossero restituite le suplicationi decretate come è usanza di farsi in tutti li tribunali onde si conosce la giustitia denegata. Non potendo haver suoi tribunali presentati al decano anzi dovendo rispondere al fisco che ci citò a produrre la suplica non poterono nè dal Notaro nè da lui ottenerla, ne manco da lui.


2° Non ha voluto il Decano  pigliare il Consultore non sospetto che è dottore ... perché non è stato di gusto delli emuli di essi supplicanti, anzi con essi emuli  adversarij esso decano si è congiunto procedendo con il consiglio del dottor Baldassaro Le Chiavi giudice et assessore del vescovo in casa del quale va di notte e per strade inusitate il giorno : con questo continuamente esso decano con li aversarii  ...anzi li suplicanti si oferiscono a provare che esso decano  habbia portato tutte le scritture loro al dottor Baldassare le Chiave consultore del Vescovo contro ogni giustitia il quale non si può intrometttere in dette cause  ... fa tutto quello vogliono li ministri del Vescovo perché s’intende che detto Vescovo  ha portato un processo contro esso decano in Roma e per questo timore fa ogni cosa a compiacenza di detti ministri che sono suspetti dalli suplicanti onde non possono li due canonici suplicanti  ottenere cosa alcuna dal detto decano per expeditione loro.


Per la qual cosa li 2 canonici suplicanti lo allegano per suspettosissimo et protestano che non s’impedisca più nelle cause loro  e commetter la cognitione della causa a persona che le occorrerà mandare costì di più necessità e gravezze per altri negotii di quella chiesa acciò tratti quelli anchora con ...


 


 


 


 


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[1]) scrive Giuseppe Picone  in Memorie storiche agrigentine - pag. 414: Rahal-Mari (11) ad otto miglia a nord-est; dal qual sito sgorgano le acque , che incanalate per una tubatura di ghisa, fin dal 29 ottobre 1865, arricchiscono Girgenti.
 

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