venerdì 13 novembre 2015

Mefistofelica

SUMMA MEPHISTI HAERETICA contra comitem Mammonam diabolicum


Gentile improbabile visitatore, se vuoi guatare davvero questo (lunghissimo) post, ti prego stampalo e portatelo a letto per leggerlo sfogliando noiosissimi fogli A4. L’eruditissimo ma non altrettanto colto Bufalino, costretto a chiosare una banale raccolta di foto di un dimesso Leonardo da Racalmuto, volle nobilitarsi così:


«Pochi mesi prima di morire Sciascia mi regalò un libro prezioso, Introduction à la méthode de Léonard de Vinci, di Paul Valéry, con dedica autografa dell’autore all’amico poeta Paul Jean Toulet, condannato a letto in quel tempo (1919) da una malattia senza scampo. A lire au lit, cioè ‘da leggere a letto?, recitava la dedica …»


Ed anche noi – ma senza spocchia – avvertiamo: da leggere aletto, se non si riesce a prendere sonno. Dinazi ad un monitor non si può. Quel che segue vuole essere addirittura una Summa Haeretica di un diavolo addottrinato (Mefistofele) contro un suo sodale materialone (Mammona). Residuati moralistici e persino evangelici (E’ più facile che un cammello….) contro un perfido mondo che parla anglosassone per superfetazioni truffaldine ma di ingenti importi. E dire che quest’ultimo mondo in qualche modo se non mi appartiene è stato prodigo di prebende per avere i miei servizi – a dire il vero più letterari che contabili.


Questa estate mi incalzo per la improvvida chiusura della nobile Filiale della Banca d’Italia di Rieti. Un centro di cultura bancaria, vi passò gente che poi a Roma diede lustro all’intero ispettorato Vigilanza ed oggi dà savi consigli al meglio del mondo bancario. Scrissi una protesta al Governatore. Lì per lì non mi rispose. Come prima, più di primami - dissi. Venne Natale ed invece di una bella agenda ricevetti un semplice ma personalizzato biglietto augurale come già giovanissimo pensionato da giovanissimo Ispettore di vigilanza. Mi commosse. Si vede che il mio vecchio cuore arido sa ancora lagrimare. Ringraziai il mittente, nientemeno che il signor nuovo Governatore dottore Ignazio Visco, che ha fama di essere rosso, come lo fui e lo sono ancora io. Dopo manco un mese mi rispose e rispose anche in uno con il contrappunto alla mia insolenza sulla indebita e miope chiusura della filiale di Rieti.


Cortese ma vago nella prima risposta, echeggiante vecchie e dissolventi teorie conservatrici nella seconda. Venire a dire che la Banca d’Italia deve agire come una banale società per azioni con l’obbligo di impostare il conto economico con la ferrea regola del “costo/beneficio”, è come dire chiudiamo lo Stato perché in deficit di bilancio.


Da lì, nel durante ed ora nel presente ho imbastito una serie di post, di commenti, di appunti e di contrappunti da eretico bancario di vecchia data quale sono stato e quale ancora qualcuno mi crede, con mio sommo orgoglio.


Facendone una silloge con qualche nesso temporale, propongo qui il tutto. Perdono.





Una mia nota, pubblicata su giornali stampati e on line recitava:





Ill.mo Signor Governatore dottor Visco, se Le dico che sono l’ex ispettore di Vigilanza Calogero Taverna, colgo un sorriso: Carneade chi era costui.


Avventuroso siciliano bazzico di questi tempi la citta di Rieti. Provo grande rammarico nel vedere sbarrata – e mi dicono in vendita alla Fondazione Cassa di Risparmio – la gloriosa filiale BI. La realtà reatina è molto complessa e nulla ha a che fare con la regione o con la stessa provincia di Roma.


Non riesco a comprendere come si proceda ad obnubilare, per discutibili lesine sulla spesa, gloriose istituzioni. Una sede provinciale è centro propulsivo propugna iniziative oculate e crea cultura, lega la periferia al centro, corregge distorsioni di ordine negli affari bancari e finanziari, svolge una vigilanza a stretto contatto con il territorio, al momento del loro insorgere ed altro, altro ancora. Giammai è vacuità dispersiva di fondi pubblici. Sono legato alla vecchia legge bancaria e per me resta ineludibile il brocardo iniziale che voleva raccolta del risparmio ed esercizio del credito faccende di “interesse pubblico”,espressione che non convinceva i legulei ma che ha determinato miracoli economici ed ispirato governatori sommi.


Visto che in questo momento né chiesa né palazzo Chigi si sono potuti impossessare dello scranno di via Nazionale 91, La prego Signor Governatore si conceda una pausa di riflessione, si convinca che risparmi per riforme dissennate ed “incolte” vanno dismessi. Gli “americani” che sono approdati a palazzo Koch vanno rettificati, corretti, ripensati e i loro errori gestionali devono essere superati ripristinando l’autoctona cultura italiana.


E ciò glielo dico da Sinistra. Riapra Rieti ed altre provvidenziali strutture della periferia. Il Paese gliene sarebbe grato.


22 agosto 2012





Credo che una lettera così non possa del tutto venire considerata la solita fregola del pensionato che vuole ancora dire la sua e scrive ai direttori di giornali che subito cestinano. Ci fu un certo silenzio, ma alla fine venne da Palazzo Koch una qualche risposta:





Lusingatissimo per l’onore di una risposta che il signor Governatoremi aveva dispenato (cosa più unica che rara) ma non soddisfatto del contenuto della seconda partedella pregiata lettera Risposi a modo mio, scrivendo con qualche libertà sul mio blog. L’avrà letta il signor Governatore la mia noterella come al solito alquanto saccentucola? Mah!


Eccola comunque:


Nei pressi del Natale scorso, ricevuta una sostituzione della consueta strenna, ma stavolta in forma personalizzata ed intimista, riscrissi al signor governatore Ignazio Visco. Ne ho pubblicato il testo, ma emendato dalle confidenze che mi permettevo.





Tante volte avevo scritto ai miei ex superiori. Lo avevo fatto con Ossola, l’avevo fatto con De Sario, l’avevo fatto con Finocchiaro, l’avevo fatto soprattutto con Fazio: mai un rigo di risposta. Non mi degnavano.



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