Il bandito Giuliano
La strage di Portella della Ginestra
Documenti sulla strage
Documento 13
VERBALE INTERROGATORIO
DELL’ISPETTORE VITO MESSANA
Verbale di continuazione di dibattimento del 20 luglio 1951
[cartella 4, vol. V, n. 5]
D’ordine del Presidente, introdotto il testimone Messana Ettore fu Clemente di anni 66, nato a
Racalmuto (Agrigento) e domiciliato in Roma, Ispettore di Ps.
Interrogato in merito ai fatti della causa, risponde:
«Fui mandato in Sicilia a capo dell’Ispettorato Generale di P.S. per la Sicilia nel maggio 1945 e vi
rimasi fino a tutto luglio 1947. Il decreto che istituì l’Ispettorato è dell’aprile 1945 e funzione di tale
organo fu quella di integrare l’opera repressiva e preventiva nell’eliminazione del banditismo ed in
genere della delinquenza associata in Sicilia».
D. R. «Io ebbi a mia disposizione 750 carabinieri, 350 agenti e 14 funzionari, che distribuii in tutte le
province della Sicilia da Messina a Trapani. Fui io che istituii i nuclei di carabinieri e polizia nei
centri dove a me sembrò che dovessero essere istituiti. Le mie prime operazioni feci nelle province
di Agrigento e di Catania. Verso la fine del 1945 incominciò ad affiorare l’attività della banda
Giuliano. Tale fatto fece aumentare la mia attività tanto più che la banda Giuliano e quella di Avila
si erano poste al servizio dell’Evis».
D. R. «Ebbi notizia dei fatti di Portella nelle ore pomeridiane del 1° maggio 1947. Mi recai ad una
riunione indetta dal prefetto Vittorelli, dove si stabilì una certa azione da svolgersi. L’indomani mi
recai a Piana degli Albanesi ed a San Giuseppe Jato, ove già si era proceduto all’arresto di quattro
persone ad opera di un nucleo dipendente dall’Ispettorato e dove si era proceduto a largo
rastrellamento arrestando centinaia di persone sospette, le quali però furono quasi tutte rimesse in
libertà. Non essendo emersa a loro carico alcuna responsabilità».
D. R. «Tutto ciò venne fatto ad opera della questura che si limitò poi a denunciare solo i quattro
arrestati».
D. R. «In una riunione tenuta anche alla presenza dell’Ispettore Generale di P. S. Rosselli, inviato a
Palermo dal Ministero, fu deciso da quest’ultimo che la direzione delle indagini dovesse essere
affidata al questore Giammorcaro e fu così che io passai alle dipendenze di costui».
D. R. «Si venne frattanto a conoscenza che il 1° maggio era stato sequestrato, dopo la sparatoria, un
campiere, certo Busellini, del quale non si seppe nulla per tanti giorni e che poi fu trovato ucciso in
un fossato da un nucleo alle mie dipendenze».
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