sabato 6 febbraio 2016
Intanto Messana non ebbe a sparare neppure un colpo di fucile sulla folla in quel disgraziato 8 ottobre del 1919 a Riesi. Ci dice Luigi Butera che i morti caduti sulla piazza furono otto (sia chiaro sempre molti) e tre morirono dopo per "ferite riportate". Quei rigonfiamenti numerici dei vari ANPI di Palermo, di Casarrubea, di Malgradotutto a cominciare da Li Causi per rendere ancora più infame l'innocente Messana mi creano disgusto rabbia e rivolta morale. La versione di Li Causi sulla morte del sottotenente sa di mistificazione calunniatrice, non degna di un comunista, non degna di un alfiere della redenzione della siciliana classe operaia. Sempre il Butera, molto bene informato e testimone oculare così invece descrive l'efferato omicidio: "12) Di Cara (per noi: Di Carlo) di Vincenzo e di Diodata Maria, di Villarosa, di anni 21, sottotenente della compagnia di quei soldati che usarono la micidiale mitragliatrice. Costui ritenuto uno dei maggiori responsabili dell'eccidio, fu rincorso durante la sua fuga e, raggiunto nella contrada Pozzillo, venne ucciso ; il suo cadavere fu trovato all'indomani."
Versione questa attendibilissima che fa giustizia delle mistificazioni del Li Causi dimostrandone la pervicacia calunniatrice foriera ma non giustificatrice delle malevoli insinuazioni dei vari Casarrubea, Anpi, malgradotutto e degli archivisti nisseni alla Difrancesco.
Quanto al Trani, descrivere quei moti come democratiche e remissive manifestazioni contadine per fare apparire incauto e sobillatore il suo subordinato vice commissario Messana ci mette in grave sospetto e se volete in dispettosa avversione. Non ci narra la barbara esecuzione del sottotenente Di Carlo. E nulla ci dice sull'altra violenta aggressione del geometra Giuseppe Accardi.
Ma in queste memorie del Butera, che provvidenzialmente siamo riusciti a scoprire, troviamo raccontato: " Con l'avvento del comunismo capeggiato dal noto rivoluzionario Giuseppe Butera, la sua stella [di Accardi], come quella di don Gaetano Pasqualino volse al tramonto. Il bolscevismo aveva ormai fatto preda tra i suoi seguaci tanto da essere da loro abbandonato. In quel memorabile ed infausto giorno dell'8 ottobre 1919, durante la pazza fuga della folla che cercava scampo, nel momento della sparatoria della mitragliatrice, egli, senza volerlo o forse per calmare gli animi dei rivoltosi, si trovò in mezzo alla folla travolto e pugnalato alle spalle da mano ignota; per fortuna la ferita non apportò gravi conseguenze."
Noi sappiamo che in gran parte quella folla era contaminata da violenti manco riesini ma che erano stati portati in quella piazza non tanto da Angeletti quanto da quell'equivoco avvocato Calì che mi pare fosse di Mazzarino. Insomma era mafia era cupola era criminalità agguerrita e violenta, Messana la fronteggiò e per quanto nelle sue possibilità la combatté: altro che connivenza come insipientemente il Trani vorrebbe insinuare.
Il Calì fu dopo arrestato. Messana era già stato allontanato da Riesi dal Trani come si legge nel rapporto di costui. Mai il Messana ebbe ad avere a che fare con il Calì. Il Calì dopo in un processo duro ma ambiguo che finì con la sua assoluzione, reputo per insufficienza di prove, si scatenò calunniosamente contro il Messana ormai assente e operante a Bolzano.
Mi meraviglia che personalità della cultura alla Difrancesco vorrebbero dar credito a quelle mafiose insinuazioni del Calì contro Messana. Direi che non c'è più religione.
Il ogni caso se le riserve di Trani su Messana e le calunnie di Calì avessero avuto un minimo di attendibilità, il Messana non faceva quella brillantissima carriera che lo onora e che cui rende orgogliosi a noi racalmutesi attaccati a questo grandioso paese nostro che è Racalmuto, ad onta dei vari grotteschi direttori del sedicente giornaletto sciasciano malgradotutto.
Lo stesso Difrancesco, magari inconsapevolmente, riporta testimonianze elogiative del Messana, più vittima del fascismo che ossequiente al regime. Il valete studioso di Sutera nel suo molto interessante volume di "Storie Scordate", a pag. 129 ci informa che un altissimo funzionario negli anni Trenta così scriveva a Mussolini "quando il Mormino fu chiamato da voi come capo di gabinetto il questore di Palermo era già stato nominato nella persona di Giuseppe [il secondo nome di Ettore GIUSEPPE Tancredi Messana, ndr] MESSANA, funzionario di valore sacrificato dal Mormino per dar posto al Lauricella".
Appare chiaro un Muesana inviso al fascismo siciliano dominante, non certo in simpatia della locale mafia, idoneo per la prestigiosa questura di Palermo, sacrificato dal ras fascista Mormino. pur ad onta del fatto che si trattava di un"funzionario di valore". Da precisare che in quei tempi il Messana si faceva apprezzare nella lontanissima Bolzano, era tutt'altro che sgherro dell'OVRA come ci racconta Eugenio Napoleone Mesana. Finì invece per le sue idee umanitarie e per il suo alto senso di giustizia come questore di primo acchito a Lubiana (poi ne fu subito giubilato perché in disaccordo con le ferocie dell'esercito e con il mutato atteggiamento dell'alto commissario Grazioli); intanto in quel di Roma, presso il superiore Ministero, addirittura il Senise, ne tesse i più lusinghieri elogi.
Calogero Taverna
-------------------------------------
Messana a Riesi? Assolto!!!!
Gentile direttore Egidio Terrana, mi sollevi da un'angoscia: i colpi di spillo di recente infertimi da COLPI DI SPILLO sono una sua invenzione giornalistica? Se l'ho chiamata per reazione grottesco mi riferivo a quei reperti archelogici paleocristiani e come adeguato aggettivo di chi nasce a Grotte mi si attaglia pure visto che un mio antenato Pietro Taverna lì nacque e da lì se ne sortì a metà del Settecento.
Mi dica chi si nasconde sotto quel nomignolo redazionale i cui parti fantasmatici di giornalistico sapore ricadono sotto la redazione di Malgrado Tutto e per tale via sotto la sua responsabilità quale direttore; ma lei ebbe un tempo a precisare ciò non signfica che ne condivida sempre il contenuto. E in quet'ultimo caso vedo rabbie di miei cugini di odorosi sapori e saperi e persino di un dormiente assessore per non palare del mio contrappositore archivistico il suteriano Gero Di Francesco.
Ma mi dica in tutta coscienza se davvero si possa dilatare il granguignolesco concionare ciceroniamente del Li Causi con la documentazione che un improvvido suo collaboratore crede persino atta ad infilzarmi finendo con l'infiltrarsi lui medesimo, allorché si mette a pubblicare uno stralcio del visitatore romano comm. Trani. Chissà poi perchè Li Causi parla di una ancora ignota relazione del generale Densa e finge di ignorare quella del civile Trani.
Diceva dunque i Li Causi pomposamente (ma il 18 aprile non era ancora arrivato, poi Togliatti lo mandò a quel paese):
"Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare di un uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!", ma Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato.
Questi i precedenti del commendator Messana, noti al ministro dell'Interno. Ci troviamo, come vedete, di fronte ad un uomo che per istinto è contro il popolo, e trova, nei legami con i nemici del popolo, il modo di esercitare la professione di massacratore di contadini. Oggi, sfacciatamente, questo non può farlo, per quanto nel clima creatosi in Sicilia è possibile -- in Sicilia, terra dei "Vespri" -- che i poliziotti di Scelba, ministro siciliano, aggrediscano un pacifico corteo di donne che dimostrano contro il carovita."
Invero l'opaco Trani aveva scritto come voi stessi di Malgrado Tutto avete pubblicato:
Ora ditemi, spiegatemi, illuminatemi come con questo racconto ministeriale possano avere senso le invettive del Li Causi per quanto attiene ai fatti di Riesi e come si possa affermare quello in cui sbrodola l'ANPI di Palermo. Dire che fu Messana a trucidare con i mitra e con le sue stesse mani prima sette poi 10 ed ora per suffragare il costoso e dispendioso cippo di Riesi mi pare venti remissivi e placidi contadini con fame di terra incolta non è infamia calunniatrice?
Pubblicato da C. Taverna a 18:44
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Intanto Messana non ebbe a sparare neppure un colpo di fucile sulla folla in quel disgraziato 8 ottobre del 1919 a Riesi. Ci dice Luigi Butera che i morti caduti sulla piazza furono otto (sia chiaro sempre molti) e tre morirono dopo per "ferite riportate". Quei rigonfiamenti numerici dei vari ANPI di Palermo, di Casarrubea, di Malgradotutto a cominciare da Li Causi per rendere ancora più infame l'innocente Messana mi creano disgusto rabbia e rivolta morale. La versione di Li Causi sulla morte del sottotenente sa di mistificazione calunniatrice, non degna di un comunista, non degna di un alfiere della redenzione della siciliana classe operaia. Sempre il Butera, molto bene informato e testimone oculare così invece descrive l'efferato omicidio: "12) Di Cara (per noi: Di Carlo) di Vincenzo e di Diodata Maria, di Villarosa, di anni 21, sottotenente della compagnia di quei soldati che usarono la micidiale mitragliatrice. Costui ritenuto uno dei maggiori responsabili dell'eccidio, fu rincorso durante la sua fuga e, raggiunto nella contrada Pozzillo, venne ucciso ; il suo cadavere fu trovato all'indomani."
Versione questa attendibilissima che fa giustizia delle mistificazioni del Li Causi dimostrandone la pervicacia calunniatrice foriera ma non giustificatrice delle malevoli insinuazioni dei vari Casarrubea, Anpi, malgradotutto e degli archivisti nisseni alla Difrancesco.
Quanto al Trani, descrivere quei moti come democratiche e remissive manifestazioni contadine per fare apparire incauto e sobillatore il suo subordinato vice commissario Messana ci mette in grave sospetto e se volete in dispettosa avversione. Non ci narra la barbara esecuzione del sottotenente Di Carlo. E nulla ci dice sull'altra violenta aggressione del geometra Giuseppe Accardi.
Ma in queste memorie del Butera, che provvidenzialmente siamo riusciti a scoprire, troviamo raccontato: " Con l'avvento del comunismo capeggiato dal noto rivoluzionario Giuseppe Butera, la sua stella [di Accardi], come quella di don Gaetano Pasqualino volse al tramonto. Il bolscevismo aveva ormai fatto preda tra i suoi seguaci tanto da essere da loro abbandonato. In quel memorabile ed infausto giorno dell'8 ottobre 1919, durante la pazza fuga della folla che cercava scampo, nel momento della sparatoria della mitragliatrice, egli, senza volerlo o forse per calmare gli animi dei rivoltosi, si trovò in mezzo alla folla travolto e pugnalato alle spalle da mano ignota; per fortuna la ferita non apportò gravi conseguenze."
Noi sappiamo che in gran parte quella folla era contaminata da violenti manco riesini ma che erano stati portati in quella piazza non tanto da Angeletti quanto da quell'equivoco avvocato Calì che mi pare fosse di Mazzarino. Insomma era mafia era cupola era criminalità agguerrita e violenta, Messana la fronteggiò e per quanto nelle sue possibilità la combatté: altro che connivenza come insipientemente il Trani vorrebbe insinuare.
Il Calì fu dopo arrestato. Messana era già stato allontanato da Riesi dal Trani come si legge nel rapporto di costui. Mai il Messana ebbe ad avere a che fare con il Calì. Il Calì dopo in un processo duro ma ambiguo che finì con la sua assoluzione, reputo per insufficienza di prove, si scatenò calunniosamente contro il Messana ormai assente e operante a Bolzano.
Mi meraviglia che personalità della cultura alla Difrancesco vorrebbero dar credito a quelle mafiose insinuazioni del Calì contro Messana. Direi che non c'è più religione.
Il ogni caso se le riserve di Trani su Messana e le calunnie di Calì avessero avuto un minimo di attendibilità, il Messana non faceva quella brillantissima carriera che lo onora e che cui rende orgogliosi a noi racalmutesi attaccati a questo grandioso paese nostro che è Racalmuto, ad onta dei vari grotteschi direttori del sedicente giornaletto sciasciano malgradotutto.
Lo stesso Difrancesco, magari inconsapevolmente, riporta testimonianze elogiative del Messana, più vittima del fascismo che ossequiente al regime. Il valete studioso di Sutera nel suo molto interessante volume di "Storie Scordate", a pag. 129 ci informa che un altissimo funzionario negli anni Trenta così scriveva a Mussolini "quando il Mormino fu chiamato da voi come capo di gabinetto il questore di Palermo era già stato nominato nella persona di Giuseppe [il secondo nome di Ettore GIUSEPPE Tancredi Messana, ndr] MESSANA, funzionario di valore sacrificato dal Mormino per dar posto al Lauricella".
Appare chiaro un Muesana inviso al fascismo siciliano dominante, non certo in simpatia della locale mafia, idoneo per la prestigiosa questura di Palermo, sacrificato dal ras fascista Mormino. pur ad onta del fatto che si trattava di un"funzionario di valore". Da precisare che in quei tempi il Messana si faceva apprezzare nella lontanissima Bolzano, era tutt'altro che sgherro dell'OVRA come ci racconta Eugenio Napoleone Mesana. Finì invece per le sue idee umanitarie e per il suo alto senso di giustizia come questore di primo acchito a Lubiana (poi ne fu subito giubilato perché in disaccordo con le ferocie dell'esercito e con il mutato atteggiamento dell'alto commissario Grazioli); intanto in quel di Roma, presso il superiore Ministero, addirittura il Senise, ne tesse i più lusinghieri elogi.
Calogero Taverna
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Messana a Riesi? Assolto!!!!
Gentile direttore Egidio Terrana, mi sollevi da un'angoscia: i colpi di spillo di recente infertimi da COLPI DI SPILLO sono una sua invenzione giornalistica? Se l'ho chiamata per reazione grottesco mi riferivo a quei reperti archelogici paleocristiani e come adeguato aggettivo di chi nasce a Grotte mi si attaglia pure visto che un mio antenato Pietro Taverna lì nacque e da lì se ne sortì a metà del Settecento.
Mi dica chi si nasconde sotto quel nomignolo redazionale i cui parti fantasmatici di giornalistico sapore ricadono sotto la redazione di Malgrado Tutto e per tale via sotto la sua responsabilità quale direttore; ma lei ebbe un tempo a precisare ciò non signfica che ne condivida sempre il contenuto. E in quet'ultimo caso vedo rabbie di miei cugini di odorosi sapori e saperi e persino di un dormiente assessore per non palare del mio contrappositore archivistico il suteriano Gero Di Francesco.
Ma mi dica in tutta coscienza se davvero si possa dilatare il granguignolesco concionare ciceroniamente del Li Causi con la documentazione che un improvvido suo collaboratore crede persino atta ad infilzarmi finendo con l'infiltrarsi lui medesimo, allorché si mette a pubblicare uno stralcio del visitatore romano comm. Trani. Chissà poi perchè Li Causi parla di una ancora ignota relazione del generale Densa e finge di ignorare quella del civile Trani.
Diceva dunque i Li Causi pomposamente (ma il 18 aprile non era ancora arrivato, poi Togliatti lo mandò a quel paese):
"Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare di un uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!", ma Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato.
Questi i precedenti del commendator Messana, noti al ministro dell'Interno. Ci troviamo, come vedete, di fronte ad un uomo che per istinto è contro il popolo, e trova, nei legami con i nemici del popolo, il modo di esercitare la professione di massacratore di contadini. Oggi, sfacciatamente, questo non può farlo, per quanto nel clima creatosi in Sicilia è possibile -- in Sicilia, terra dei "Vespri" -- che i poliziotti di Scelba, ministro siciliano, aggrediscano un pacifico corteo di donne che dimostrano contro il carovita."
Invero l'opaco Trani aveva scritto come voi stessi di Malgrado Tutto avete pubblicato:
Ora ditemi, spiegatemi, illuminatemi come con questo racconto ministeriale possano avere senso le invettive del Li Causi per quanto attiene ai fatti di Riesi e come si possa affermare quello in cui sbrodola l'ANPI di Palermo. Dire che fu Messana a trucidare con i mitra e con le sue stesse mani prima sette poi 10 ed ora per suffragare il costoso e dispendioso cippo di Riesi mi pare venti remissivi e placidi contadini con fame di terra incolta non è infamia calunniatrice?
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Gentile direttore Egidio Terrana, mi sollevi da un'angoscia: i colpi di spillo di recente infertimi da COLPI DI SPILLO sono una sua invenzione giornalistica? Se l'ho chiamata per reazione grottesco mi riferivo a quei reperti archelogici paleocristiani e come adeguato aggettivo di chi nasce a Grotte mi si attaglia pure visto che un mio antenato Pietro Taverna lì nacque e da lì se ne sortì a metà del Settecento.
Mi dica chi si nasconde sotto quel nomignolo redazionale i cui parti fantasmatici di giornalistico sapore ricadono sotto la redazione di Malgrado Tutto e per tale via sotto la sua responsabilità quale direttore; ma lei ebbe un tempo a precisare ciò non signfica che ne condivida sempre il contenuto. E in quet'ultimo caso vedo rabbie di miei cugini di odorosi sapori e saperi e persino di un dormiente assessore per non parlare del mio contrappositore archivistico il suteriano Gero Di Francesco.
Ma mi dica in tutta coscienza se davvero si possa dilatare il granguignolesco concionare ciceroniamente del Li Causi con la documentazione che un improvvido suo collaboratore crede persino atta ad infilzarmi finendo con l'infiltrarsi lui medesimo, allorché si mette a pubblicare uno stralcio del visitatore romano comm. Trani. Chissà poi perchè Li Causi parla di una ancora ignota relazione del generale Densa e finge di ignorare quella del civile Trani.
Diceva dunque i Li Causi pomposamente (ma il 18 aprile non era ancora arrivato, poi Togliatti lo mandò a quel paese):
"Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare di un uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!", ma Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato.
Questi i precedenti del commendator Messana, noti al ministro dell'Interno. Ci troviamo, come vedete, di fronte ad un uomo che per istinto è contro il popolo, e trova, nei legami con i nemici del popolo, il modo di esercitare la professione di massacratore di contadini. Oggi, sfacciatamente, questo non può farlo, per quanto nel clima creatosi in Sicilia è possibile -- in Sicilia, terra dei "Vespri" -- che i poliziotti di Scelba, ministro siciliano, aggrediscano un pacifico corteo di donne che dimostrano contro il carovita."
Invero l'opaco Trani aveva scritto come voi stessi di Malgrado Tutto avete pubblicato:
Mi dica chi si nasconde sotto quel nomignolo redazionale i cui parti fantasmatici di giornalistico sapore ricadono sotto la redazione di Malgrado Tutto e per tale via sotto la sua responsabilità quale direttore; ma lei ebbe un tempo a precisare ciò non signfica che ne condivida sempre il contenuto. E in quet'ultimo caso vedo rabbie di miei cugini di odorosi sapori e saperi e persino di un dormiente assessore per non parlare del mio contrappositore archivistico il suteriano Gero Di Francesco.
Ma mi dica in tutta coscienza se davvero si possa dilatare il granguignolesco concionare ciceroniamente del Li Causi con la documentazione che un improvvido suo collaboratore crede persino atta ad infilzarmi finendo con l'infiltrarsi lui medesimo, allorché si mette a pubblicare uno stralcio del visitatore romano comm. Trani. Chissà poi perchè Li Causi parla di una ancora ignota relazione del generale Densa e finge di ignorare quella del civile Trani.
Diceva dunque i Li Causi pomposamente (ma il 18 aprile non era ancora arrivato, poi Togliatti lo mandò a quel paese):
"Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare di un uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!", ma Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato.
Questi i precedenti del commendator Messana, noti al ministro dell'Interno. Ci troviamo, come vedete, di fronte ad un uomo che per istinto è contro il popolo, e trova, nei legami con i nemici del popolo, il modo di esercitare la professione di massacratore di contadini. Oggi, sfacciatamente, questo non può farlo, per quanto nel clima creatosi in Sicilia è possibile -- in Sicilia, terra dei "Vespri" -- che i poliziotti di Scelba, ministro siciliano, aggrediscano un pacifico corteo di donne che dimostrano contro il carovita."
Invero l'opaco Trani aveva scritto come voi stessi di Malgrado Tutto avete pubblicato:
Ora ditemi, spiegatemi, illuminatemi come con questo racconto ministeriale possano avere senso le invettive del Li Causi per quanto attiene ai fatti di Riesi e come si possa affermare quello in cui sbrodola l'ANPI di Palermo. Dire che fu Messana a trucidare con i mitra e con le sue stesse mani prima sette poi 10 ed ora per suffragare il costoso e dispendioso cippo di Riesi mi pare venti remissivi e placidi contadini con fame di terra incolta non è infamia calunniatrice?
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