domenica 21 febbraio 2016
Il radiomessaggio di Pio XII del 24 agosto 1939
«Nulla è perduto con la pace
(©L'Osservatore Romano - 24-25 agosto 2009)
«Nulla è perduto con la pace
Tutto può esserlo con la guerra»
Sessant'anni fa, la sera di giovedì 24 agosto 1939, all'indomani del patto di non aggressione stipulato tra Germania nazista e Unione sovietica - più noto come Patto Molotov-Ribbentrop - Pio XII, presagendo lo scoppio imminente della guerra, pronunciava il radiomessaggio di cui oggi ripubblichiamo il testo. Quattro giorni prima, Papa Pacelli aveva rivolto ai fedeli delle diocesi venete un discorso per il venticinquesimo della morte di Pio X, di cui pubblichiamo l'ultima parte.
A tutto il mondo. Un'ora grave suona nuovamente per la grande famiglia umana; ora di tremende deliberazioni, delle quali non può disinteressarsi il Nostro cuore, non deve disinteressarsi la Nostra Autorità spirituale, che da Dio Ci viene, per condurre gli animi sulle vie della giustizia e della pace.
Ed eccoCi con voi tutti, che in questo momento portate il peso di tanta responsabilità, perché a traverso la Nostra ascoltiate la voce di quel Cristo da cui il mondo ebbe alta scuola di vita e nel quale milioni e milioni di anime ripongono la loro fiducia in un frangente in cui solo la sua parola può signoreggiare tutti i rumori della terra.
EccoCi con voi, condottieri di popoli, uomini della politica e delle armi, scrittori, oratori della radio e della tribuna, e quanti altri avete autorità sul pensiero e l'azione dei fratelli, responsabilità delle loro sorti.
Noi, non d'altro armati che della parola di Verità, al disopra delle pubbliche competizioni e passioni, vi parliamo nel nome di Dio, da cui ogni paternità in cielo ed in terra prende nome (Efesini, 3, 15) - di Gesù Cristo, Signore Nostro, che tutti gli uomini ha voluto fratelli - dello Spirito Santo, dono di Dio altissimo, fonte inesausta di amore nei cuori.
Oggi che, nonostante le Nostre ripetute esortazioni e il Nostro particolare interessamento, più assillanti si fanno i timori di un sanguinoso conflitto internazionale; oggi che la tensione degli spiriti sembra giunta a tal segno da far giudicare imminente lo scatenarsi del tremendo turbine della guerra, rivolgiamo con animo paterno un nuovo e più caldo appello ai Governanti e ai popoli: a quelli, perché, deposte le accuse, le minacce, le cause della reciproca diffidenza, tentino di risolvere le attuali divergenze coll'unico mezzo a ciò adatto, cioè con comuni e leali intese: a questi, perché, nella calma e nella serenità, senza incomposte agitazioni, incoraggino i tentativi pacifici di chi li governa.
È con la forza della ragione, non con quella delle armi, che la Giustizia si fa strada. E gl'imperi non fondati sulla Giustizia non sono benedetti da Dio. La politica emancipata dalla morale tradisce quelli stessi che così la vogliono.
Imminente è il pericolo, ma è ancora tempo.
Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo.
E si sentiranno grandi - della vera grandezza - se imponendo silenzio alle voci della passione, sia collettiva che privata, e lasciando alla ragione il suo impero, avranno risparmiato il sangue dei fratelli e alla patria rovine.
Faccia l'Onnipotente che la voce di questo Padre della famiglia cristiana, di questo Servo dei servi, che di Gesù Cristo porta, indegnamente sì, ma realmente tra gli uomini, la persona, la parola, l'autorità, trovi nelle menti e nei cuori pronta e volenterosa accoglienza.
Ci ascoltino i forti, per non diventar deboli nella ingiustizia. Ci ascoltino i potenti, se vogliono che la loro potenza sia non distruzione, ma sostegno per i popoli e tutela a tranquillità nell'ordine e nel lavoro.
Noi li supplichiamo per il sangue di Cristo, la cui forza vincitrice del mondo fu la mansuetudine nella vita e nella morte. E supplicandoli, sappiamo e sentiamo di aver con Noi tutti i retti di cuore; tutti quelli che hanno fame e sete di Giustizia - tutti quelli che soffrono già, per i mali della vita, ogni dolore. Abbiamo con Noi il cuore delle madri, che batte col Nostro; i padri, che dovrebbero abbandonare le loro famiglie; gli umili, che lavorano e non sanno; gli innocenti, su cui pesa la tremenda minaccia; i giovani, cavalieri generosi dei più puri e nobili ideali. Ed è con Noi l'anima di questa vecchia Europa, che fu opera della fede e del genio cristiano. Con Noi l'umanità intera, che aspetta giustizia, pane, libertà, non ferro che uccide e distrugge. Con Noi quel Cristo, che dell'amore fraterno ha fatto il Suo comandamento, fondamentale, solenne; la sostanza della sua Religione, la promessa della salute per gli individui e per le Nazioni.
Memori infine che le umane industrie a nulla valgono senza il divino aiuto, invitiamo tutti a volgere lo sguardo in Alto ed a chiedere con fervide preci al Signore che la sua grazia discenda abbondante su questo mondo sconvolto, plachi le ire, riconcilii gli animi e faccia risplendere l'alba di un più sereno avvenire. In questa attesa e con questa speranza impartiamo a tutti di cuore la Nostra paterna Benedizione.
Dal discorso del 20 agosto 1939 ai fedeli delle diocesi venete per il
25° della morte di Pio XLa pace frutto della giustizia
Questa benedizione desideriamo, nelle circostanze attuali, che avanti ogni cosa implori la pace: la pace d'Italia, la pace d'Europa, la pace del mondo. All'ammirabile Pontefice, di cui oggi abbiamo qui con voi rievocato la cara e santa memoria, l'intima angoscia per lo scoppiare della guerra spezzò il cuore, quasi che egli avesse previsto e presentito tutti gli orrori e le stragi del conflitto mondiale. Per la pace il suo Successore, Benedetto XV di f. m. [felice memoria], sospirò, parlò, pregò, invocò quella moderazione negli animi ch'è oblio della lotta nella concordia delle nazioni.
Per la pace il Nostro immediato Predecessore Pio XI, la cui veneranda figura in questo momento sta viva innanzi agli occhi del Nostro spirito insieme con quella di Pio X, fece a Dio, or è quasi un anno, con atto paterno che commosse il mondo, l'offerta della sua vita.
Nell'ora presente, che rinnova acuta l'ansia e la trepidazione dei cuori, Noi stessi, fin dal primo giorno del Nostro Pontificato, abbiamo tentato e fatto quanto era nelle Nostre forze per allontanare il pericolo della guerra e per cooperare al conseguimento di una solida pace, fondata sulla giustizia e che salvaguardi la libertà e l'onore dei popoli. Abbiamo anzi, nei limiti del possibile e per quanto Ce lo consentivano i doveri del Nostro Apostolico ministero, riposti indietro altri compiti e altre preoccupazioni che gravavano l'animo Nostro; Ci siamo imposte prudenti riserve, affine di non renderCi da nessuna parte più difficile o impossibile l'operare a pro della pace, consci di tutto quello che in questo campo dovevamo e dobbiamo ai figli della Chiesa cattolica e a tutta l'umanità.
Noi non vogliamo, né Ci dà il cuore neanche ora di rinunziare alla speranza che i sensi di moderazione e di obiettività valgano ad evitare un conflitto, che secondo ogni previsione supererebbe anche il passato in distruzioni e rovine materiali e spirituali. Noi non cessiamo di confidare che i Reggitori dei popoli nell'ora della decisione rifuggiranno dall'assumere la indicibile responsabilità di un appello alla forza. Ma sopra tutte le umane speranze riposte nel fondo della bontà e nei lumi della sapienza degli uomini, il Nostro sguardo si leva all'Onnipotente, al Padre delle misericordie e al Dio di ogni consolazione.
Da Lui, nelle cui mani sono i cuori al pari che le menti dei Governanti, vogliamo, - uniti in questa memoranda giornata con voi, Venerabili Fratelli e diletti Figli, con tutti i cattolici della terra e avendo altresì presenti nella preghiera tante anime di buona volontà che pur vivono fuori della Chiesa e parimenti aspirano alla pace - vogliamo nuovamente implorare che, nella sua infinita bontà e misericordia verso il genere umano, ponga fine alla guerra, dove ora imperversa, e tutti benignamente preservi dal flagello di nuovi e più immani conflitti sanguinosi.
Sopra questo mondo inquieto e turbato come mare in tempesta faccia Dio apparire e risplendere l'iride della calma, della pace e dell'operosa concordia fra i popoli e le nazioni; e con raddoppiato fervore non cessi di innalzarsi a Lui la istante supplica: Da pacem, Domine, in diebus nostris!
(©L'Osservatore Romano - 24-25 agosto 2009)
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