venerdì 13 marzo 2015

Lillo Taverna Carissimo Silvano, questa nostra contesa mi sta molto divertendo distraendo. Tu clinico eccelso, io ispettore bancario in disuso. Tu abituato a scandagliare corpi umani o in isfacelo o all'esordio di un neonato percorso vitale; io uso a scoprire il marcio in Danimarca nel gran mondo dell'illusione monetaria. E di marcio tanto, naturalmente. Ma il mio mestiere era deformante: tutto quanto andava bene (e forse era la totalità) non mi riguardava; mi esaltava scoprire l'errore, il falso, l’indebito, l'illegale, la disobbedienza alla normativa di vigilanza in edizione Bankitalia: era solo questo che mi consentiva di redigere un arcigno rapporto ispettivo corredato da "rilievi" eclatanti.


Silvano Messina Ammiro la tua visione (non vuoi definirla ottimismo). Ti ripeto, credo che diciamo le stesse cose. Apprezzo quanto te l'evoluzionismo di una democrazia liberale che è sopravvissuta al comunismo (di Stato) e al fascismo e che ha prodotto uomini la cui fisicità prorompente evoca il "superuomo". Chissà ancora per quanti anni godremo della visione di generazioni più sane ed anche più colte, intrise di quella "formazione allargata" che i sociologi chiamano la "Socientà della Conoscenza". Ma anche il top della democrazia liberale è stata raggiunta ( non voglio citarti chi l'ha detto per evitare lo stridore di penna). Sinceramente non credo affatto che quanto riportato dalle cronache odierne possa costituire la causa dell'ipotetico declino.Benchè abbia carpito il messaggio, mi auguro come te, che questi insigni presaghi restino nel loro ruolo di Cassandre e ci lascinino godere ciò che la "Modernità" ha ancora in serbo di offrirci


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Rimuovi

Lillo Taverna Carissimo Silvano, questa nostra contesa mi sta molto divertendo distraendo. Tu clinico eccelso, io ispettore bancario in disuso. Tu abituato a scandagliare corpi umani o in isfacelo o all'esordio di un neonato percorso vitale; io uso a scoprire il marcio in Danimarca nel gran mondo dell'illusione monetaria. E di marcio tanto, naturalmente. Ma il mio mestiere era deformante: tutto quanto andava bene (e forse era la totalità) non mi riguardava; mi esaltava scoprire l'errore, il falso, l’indebito, l'illegale, la disobbedienza alla normativa di vigilanza in edizione Bankitalia: era solo questo che mi consentiva di redigere un arcigno rapporto ispettivo corredato da "rilievi" eclatanti. Vi potevo fare (e vi ho fatto) carriera. Forse qui un punto di contatto con te: se scoprivi e diagnosticavi in male raro, ancora d'incerta canonizzazione nei grandi testi della medicina, non mi dire che non avevi un empito di felice soddisfazione (professionale, s'intende).

 Entrambi ora ci stiamoa confrontando e affrontando con le grandi questioni del mondo: regredisce progredisce o è in stasi questa cosmica CIVILTA'? Non mentiamo: né tu né io abbiamo bisogno di sacri testi per avere una idea personale, secreta dalla nostra non comune esistenza. Tu con qualche spunto celiante acceni a strani oblò siti nella pancia di chi sa quale barchetta in mezzo al mare. Essendo romanziere – e bravo, anche – ricorri all'immagine felice oltre che ovvio all'elegantissimo tratto di penna di sciasciana memoria.

 

Lillo Taverna • Io più che le immagini amo l'insolente macchia d'inchiostro. E ho fatto magari su di te rapporto ispettivo. Mi pare che dagli ardori giovanili sei disceso nel guado delle opache visioni, rattristanti. Un po' conservatrici. Laudator temporis acti. Ma si sa. sono le paturnie degli intellettuali. Mi ha molto entusiasmato il tuo racconto L'ultima Matriarca. E' oltre tutto una vivace pagina di storia racalmutese. Completa e trascende anche Le Parrocchie di Regalpetra. La tua è la storia vera, non mistificata, non adulterata letterariamente di quella Racalmuto senza più fascismo, senza l'ordine fascista, che affronta attraverso la parabola di una famiglia vera il traumatico passaggio di un paese contadino e minerario da un mondo che scompare ad un crogiuolo di incerta qualificazione sociale: uno “spazio vitale” che sopravvive e piano piano prospera con le rimesse degli emigranti e arraffando, in cambio di un voto democristiano, tutte le micro provvidenze romane dell'Italietta assistenziale. Il tutto visto dal tuo occhio ormai redento ma partecipe e nello stesso tempo compiaciutamente ironico. Gran bel libro. Oggi non mi pare alla moda. Racalmare premia in nome di Sciascia una favoletta persino indulgente verso orripilanti valori criminal-mafiose e tralascia libri di grosso momento quale il tuo. Beh! in questo sono pessimista. Ma Racalmare delenda est con tutti i suoi corifei che già a cinquant'anni sono desueti consunti e sepolti negli avelli mefitici del millennio scorso. E eguale il discorso per la Fondazione Sciascia, anche questa delenda est.

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