Archivio Centrale di Stato - Roma - "Commissione Parlamentare d'inchiesta - 1875-76"
«Vi è una lettera di Nalbone Francesco di Racalmuto - rimessa al Prefetto di Girgenti e quindi non figutante agli atti - contro il Sindaco di Racalmuto - cfr. Fascicolo 5 - sf. 3 lettera N - n. 1»
«Fascicolo 11 sott. 8 -
[V. acclusa fotocopia]
[Cfr. Fascicolo 66 per la trascrizione del resoconto stenografico]
[Archivio Centrale dello Stato - Giunta per l'inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia 1875, SCATOLA 7 FASCICOLO 5 - sf. 2 LETTERA "A" n. 15]
da Racalmuto, 20 dicembre 1875 (anonimo)
«Illustrissimi Signori Onorevoli
Componenti la Commissione
d'inchiesta parlamentare
Canicattì
«Illustrissimi Signori,
«Racalmuto, che in questi ultimi tempi dà lo spettacolo di un anormale stato, stava ansante appettando una visita delle Signorie loro ill.mi per dare una forma di esistenza che fosse conforme a giustizia, alla riparazione ed alla concordia secondo le promesse potenti inaugurate dal nostro Augusto Sovrano .
«E però l'allarme si rincrudelisce nel venire a conoscenza che le loro Signorie hanno preso altra rotta, lasciando Racalmuto. S'addolora dippiù sentendo che ga chiamato una Commissione scelta dal seno d'un partito che vuole a forza imporsi con violenze, con prepotenze e con illegalità e ch'è in urto alle ispirazioni pubbliche. L'ultima cronaca del paese è bastante delineata dalla stampa, che per ultimo risultato pose al silenzio i nemici pubblici.
«Dei reclami si sono presentati alle Autorità superiori della Provincia, senza risultati. Signori Onorevoli! Racalmuto per più versi non è paese che merita essere abbandonato! ...E' perciò pubblica anzia [sic] di far sentire i proprii lamenti alla Commissione d'inchiesta Dalle Signorie loro bene rappresentata; e si è sicuri che si convincerebbero che sotto la vernice di un lusinghiero quadro, esistono piaghe cancerrose per Racalmuto che solo la loro sennata Autorità potrebbe sanare.
«Si chiede quindi che fossero chiamati cittadini di qualunque gradazione; meno fratelli Matrona, Cammillo Picataggi, Alfonso Farrauto, Giuseppe Grillo Cavallaro, Carlo Lupi, fratelli Salvatore e Michiele Mantia, Arciprete, Michiele Alaimo, Gioachino Savatteri, ed impiegati tutti comunali, i quali hanno saputo collidersi e colludersi in più o in meno; e formano i gaudenti dell'azienda Comunale.
«Con ogni sicurezza allora le SS.LL.II. si potrebbero fare giusta es adequata [sic] immagine delle condizioni attuali lacrimevoli del paese, per promuoversi gli opportuni e giusti provvedimenti.
«Si spera giustizia.
«Racalmuto 20 Dicembre 1875»
Nella "Rubricella" contenuta nella Scatola 7[Renato GRISPO- L'Archivio della Giunta per l'inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia - Inventario - Cappelli Editore 1969 porta [5] - L'archivio usa questo testo per inventario, ma la numerazione non corrisponde alle scatole] e che riguarda le "petizioni", alla lettera N risulta la seguente annotazione che ci porta se non all'autore, almeno all'ispiratore delle precedenti lettere non firmate:
« N.ro ordine
«Nalbone Francesco * 1 * "al prefetto di Girgenti"
e nell' «Elenco dei Reclami e petizioni» [Stessa scatola 7, stesso fascicolo 5, ma sottofascicolo 3, elenco ben diverso dalla Rubrucella p.c.] vine meglio precisato come così di seguito:
** 1 ** Nalbone Francesco di Racalmuto ** ** «Reclamo contro il Sindaco di Racalmuto»
* * * * * *
Archivio di Stato di Agrigento
Da Inventario n. 32
Conto di Racalmuto del 1878 presentato da Nalbone Luigi.
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Fascicolo n. 403 (Inventario n. 32)
- Conti Racalmuto 1869-1887
«Conto entrata ed uscita per l'esercizio 1886.
reso dal Tesoriere Comunale Nalbone Giuseppe.»
- Anno 1885
reso dal Tesoriere Comunale Nalbone Giuseppe.
[Archivio Centrale dello Stato - Roma - Ministero Interno - Pubblica Sicurezza (P.S.) - Busta 80 sf. C 1]
Archivio Centrale dello Stato - Roma - Ministero Interno - Pubblica Sicurezza (P.S.) 1925 - Busta 80 sf. C 1]
Espresso del 30 luglio 1925.
«il 15 andante circa 120 operai della miniera di zolfo Terrana di racalmuto e Grotte si astennero dal lavoro pretendendo l'aumento del salario in seguito dell'avvenuto aumento del prezzo dello zolfo. Alle ore 9,30 dello stesso giorno operai predetti recaronsi quello scalo ferroviario assistere passaggio On. Farinacci, che fermatosi pochi minuti promise suo intervento favore operai stessi. Però giorno 20 successivo tutti zolfatai bacino minerario Racalmuto e Grotte, segno solidarietà e per analogo scopo si astennero pure lavoro. Di seguito laboriose trattative .... fu raggiunto accordo sulla base ... dell'aumento del 10 % sui salari attuali a decorrere dal 1° Agosto p.v. ..»
Testo accordo:
«L'anno 1925 addì 28 luglio nell'Ufficio di P.S. di racalmuto alle ore 12.
«Sono presenti i sigg: Comm. Angelo Nalbone esercente miniera Cozzotondo, Cav. Rosario Falzone esercente miniera Giona G. e P. Galleria, Mattina Salvatore di Gaetano in rappresentanza degli esercenti della miniera Giona-Salinella N.°3-6; il cav. Baldassare Terrana esercente della miniera Dammuso, il Cav. Vassallo Ernesto esercente miniera Quattrofinaiti Vassallo, il sig. Ricottone Giuseppe fu Giuseppe in rappresentanza per la sua parte della miniera Gubellina ... e dall'altra parte il sig. Lo Sardo Giuseppe fu Nicolònella qualità di presidente del locale Sindacato Fascista Zolfatai, Piazza Salvatore di Salvatore nella qualità di Vice Presidente, il sig. La Mastra Giuseppe di Nicolò nella qualità di Segretario, i sigg. Guastella Vincenzo fu Antonino, Taibi Salvatore fu Giovanni, Mattina Giuseppe di Nicolò, Bartolotta Michelangelo fu Raffaele, Arturo Gioacchino fu Gioacchino nella qualità di consiglieri di detto Sindacato, i quali per non prolungare uno stato di cose nocivo ai reciproci interessi e anche alla Economia Nazionale sono di pieno accordo addivenenti mercè l'opera del locale funzionario di P.S. con l'ausilio dell'Avv. Burruano Salvatore membro del Direttorio Provinciale fascista alle seguenti convenzioni da avere vigore in tutte le forme di legge a datare dal 1° Agosto 1925.
«Gli esercenti tenuto conto presente l'ultimo listino del Consorzio zolfifero siciliano n. 118 ove è segnato un aumento del prezzo di vendita in ragione di L. 5 a quintale, concedono alle maestranze, che accettano, un aumento del 10% sul prezzo base pagato sin oggi.
«Tale aumento unito ai precedenti aumenti dell'8 e del 6 per centosommano un totale del 24% sul prezzo base.
«[.......]
«I rappresentanti delle maestranze si impegnano a fare riprendere il lavoro a cominciare da domani 29 andante.»
Archivio Centrale dello Stato - Roma - Ministero Interno - Pubblica Sicurezza (P.S.) 1932 - Busta 41 sf. C 1]
30.6.1932
«29 corrente Racalmuto - Nalbone Luigi proprietario esercente miniera Cozzotondo - per nota crisi industria zolfifera - ha sospeso estrazione minerale lasciando disoccupati 74 operai Racalmuto - Comandante Tenenza Ten. Lo Monaco.»
* * * * * * *
Da una lista a stampa dell'Archivio di Stato di Agrigento
«Lista della sezione elettorale di Racalmuto.
«N.ro d'ordine - Elettori Cognomi e nomi - PATERNITA' - data nascita - titolo o qualità che gli
lista * lista conferisce il diritto
com politica elettorale commer-
mer comuna le
ciia le
le
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181 316 - Nalbone Giuseppe di Luigi - 28 marzo 1857 - negoziante di zolfo.
182 317 - Nalbone Angelo di Luigi - 2 giugno 1863
F.M. EMANUELI e GAETANI - Della Sicilia Nobile - parte IV - Forni Editore
[Copia anastatica dell'edizione Palermo 1759] - RAGALMUTO - [pag. 199 e ss. Parte II Libro IV]
Il nome di RAGALMUTO vuol dire in lingua Araba, cioè DISTRUTTO(i) MASSA - Sic. in Prospett. p. 2 C.E. f.282 -; e questo fa credere essere stata fabbricata dai Saraceni su le rovine di qualche estinta Città. Ella è Baronale con mero e misto imperio, luogo ottenendo tralle mediterranee della Valle di Mazara [a) - ARETII, Liber de situ Sic. ex Bibliot., CARUSII t I f. 22 c. 2], ed ivi fra le piu' belle che abbondino di grano, e di ogni sorte di biade. Fu di ragione di Ruberto MALCOVANAT Signore di Busacchino, il cui figlio Guglielmo adorno videsi dell'eccelsa carica di Maestro Giustiziere del Regno sotto il Conte Ruggieri, come notò Pirri nella sua Cron. de' Rè, f. 38, e nella SIC.Sac. not. Montisreg. fog. 460 c. 2. e 461 c. 1., e la tenne pur anche la Famiglia ABGRIGNANO, se diam fede a MINUTOLO - Mem. Prior. lib. 8, f. 273. Credesi indi concessa dal Rè Ruggieri Normanno figlio del liberatore testé accennato ad ABBO BARRESE in consuso con quelle Terre, che sotto l'aggettivo di pleraque oppida per conto di esso Barrese numera FALZELLO nella sua Stor. di Sic. dec. 2. lib. 9. cap. 9 f. 184 avvegnachè sullo spirare del secolo decimoterzo stava ella in potere di Giovanni BARRESE, il quale al riferire del Padre APRILE Cron. Sic. f. 144 c. 1 fu il primo tra i Baroni del nostro Regno, che nelle guerre fatte dall'armi dei Collegati Angioini in quest'Isola passasse al loro partito col suo vassallaggio consistente nelle Terre di PIETRAPERZIA, NASO, RAGALMUTO, CAPO D'ORLANDO, E MONTEMAURO, terra oggi disfatta, situata in quel monte, che si alza fra la Città di Piazza e 'l MAZZARINO presso il fiume Braeme. Sicché dichiarato fellone esso Giovanni, cadde Tal Baronia nelle mani del Reg. Fisco, da cui l'ottennero i CHIARAMONTESI, possedendola primieramente Giovanni B. del Comiso, il quale per essa prestò servigio militare sotto il Rè Federigo II, così costando dalla seguente nota della Sic. Nob. di MUSCIA f. 23 D. Joannes de Claramonte pro Casali Comachi, quod emit a Beringario de LUBERA, PETRAMUSUNICHI, MUSARO, RACHALIANATO, S. JOANNIS, ET FABARIA
Quindi acquistandola successivamente FEDERIGO secondo di quedto nome, terzo genito di Federigo primo Chiaramonte, e di Marchisia Prefolio, e fratello di Manfredo Conte di Modica, e del chiarissimo Giovanni il Vecchio, l'accrebbe egli con la fabbrica di una forte Rocca, o sia Castello, che quivi sin oggi si vede in piedi, siccome ce 'l conferma Fazello dec. 1. lib. 10. cap. 3. fog. 468. Inveges nella sua Cartagine Siciliana lib. 2 cap. 6. f. 230. e Pirri Sic. Sac. not. Agrig. fog. 758 c. 1 colle seguenti parole; Propè Gruttas ad duo hinc p. m. RAYHALMUTUM Sarracenicum oppidum occurrit: ub arx est a Federico Claramontano olim eius Domino erecta. Fu sua mugliera Giovanna, siccome si legge nel testamento di esso Barone Federigo, che vien citato quì sotto: Item eligo meos fidecommissarios Dominum Bertoldum de Labro Episcopum Agrigentinum, Dominam Joannam consortem meam etc. ma di qual famiglia si fosse, a noi non palese. Da questa Dama nacque Costanza unica di lor figliola, che nel 1307, nobilmente si sposò ad Antonio del Carretto Marchese di Savona, e del Finale [p.201] provieniente dalla Real Famiglia del Carretto derivata da Aleramo figliolo di Vitichindo Secondo Duca di Sassonia, e madre feconda di Pontefici di Porporati (a) [Ciacconio Vite de'Papi, e Cardinali ediz. Vaticana del 1630 t.2. f. 1376.], e Principi Sovrani, come notò Crescenzi par. 1. narraz. 20. cap. I f. 568, Barone nel suo Anfit. Sic. Nob. lib. Proc. f. 5., e Sansovini Case Illustr. d'Italia ediz. di Venezia del 1670 f. 317 e 319, celebrandosi tal maritaggio nella Città di Girgenti per gli atti di Notar Bonsignor Tomasio Terrana di Girgenti a dì 11 settembre 1307, ratificato in Finale l'istesso anno, come riferisce Barone ragionando di quella Casa Carretto nel suo libro De Maiest. Panorm. lib. 3. c. 11. lit. C., l'istesso anche confermando il testamento testè cennato di esso Barone Federigo fatto nel 1311. a 27. di Dicembre 10 Ind., e poscia pubblicato a 22. di Gennajo del 1313. negli atti di Notar Pietro di Patti con tali parole: Item instituo, facio, et ordino haeredem meam universalem in omnibus bonis meis Contantiam fialiam meam, consortem nobilis Domini Antonini Marchionis Saonae, et Domini Finari. Cui Dominae Contantiae haeredi meae, eius filios, et filias in ipsa haereditae substituo; ita tamen, quod si forte, [quod absit] dicta Domina Constantia absque liberis statim annos impleverit; quod ipsa haereditas ad Dominum Manfridum Comitem Mohac, et Joannem de Claromonte milites fratres meos, legitimè, et integrè revertatur. Venne essa Constanza per la morte di Federigo suo padre ad esser Signora, e Padrona dell'opulenta di lui eredità; e dal suo matrimonio nascendo Antonio del CARRETTO primogenito, fece a lui libera, e graziosa donazione del retaggio di questa Terra, come appare negli atti di Notar Ruggieri d'Anselmo in Finari a 30 . Agosto 12 Ind. 1344. Rimase però Ella fra breve spazio d'anni Vedova del suo consorte Antonino, morto nella Città del Finale, e per ritrovarsi bella, nel fiore della sua gioventù , e ricca, passò quivi alle seconde nozze con Branca, altrimenti detto Brancalione d'Auria (b) [Ansalone, de sua Fam. digress. ult. f. 256] [PICONE lo confonde con un personaggio di DANTE - Inferno canto XXXIII] cioè DORIA, Famiglia nobilissima di Genova, che nell'anno 1335. fu Governatore della Sardegna. Riuscì cotal matrimonio fecondo di prole, generando essa 1. Manfredo, da cui discese Mazziotta, 2. Matteo, 3. Isabella moglie di Bonifacio figlio di Federigo ALOGNA; da cui nacquero Ciancone, e Vinciguerra ALAGONA. Se ne morì finalmente in Girgenti , avendo prima fatto il suo testamento, pubblicato negli atti di Not. Giorlando di Domenico a 28. Marzo 5 Ind. 1350 [ma il 1350 è 3 e non 5 Ind. - Notizia che sembra tratta da Inveges, v. Picone p. 480 nota 3], transuntato dopo in Catania ad istanza di Manfredo d'Auria di lui primogenito negli atti di Not. Filippo Santasofia a 24. di Novembre 1. Indiz. 1361., nominando in quello molti esecutori di sua volontà, e fidecommissari, cioè il Vescovo di girgenti, allora Ottaviano di LABRO Palermitano [p. 202] il suddetto Manfredo d'Auria suo primogenito, ed il Priore del Convento di S. Domenico della Città di Girgenti. E quì finalmente sepolta, essa venne nella Cappella di Federigo Chiaramonte suo genitore, fabbricata nel convento testè cennato di S. Domenico. Fece molti e pii legati, ordinando che si spedisse la fabbrica del suddetto Convento da suo padre cominciata, come anche nella Chiesa del Monasterio delle monache di S, Spirito di Girgenti, che si fabricasse una cappella, e sepoltura per la sua madre Giovanna (a) [Inveges, Cartag. Sic. lib. 2 cap. 6 f. 228 e segg.]. Ammogliossi il riferito Antonio del CARRETTO e CHIARAMONTE figlio primogenito di essa Costanza, come sopra accennai, con SALVASIA, di cui non si fa il cognome per l'antichità dei secoli, e con essa diede i natali a GERARDO, il quale servito avendo il Rè MARTINO nel 1398. contro i Baroni di lui ribelli in questo Regno, come dice SURITA Ann. Arag. par. 2 lib. 10 cap. 67 f. 429. c. 1 volle ritornare in Genova a godere gli antichi suoi vassallaggi degl'incliti suoi predecessori, e gli antichi domini della Città di Savona, e del Finale; sicché per far questo, quasi obbligato videsi a far rinunzia del presente Stato di RAGALMUTO a MATTEO DEL CARRETTO suo fratello germano, accompagnato co' Feudi di Sigliana, o sia Siculiana, Garriolo, e Concietto, ricevendo da lui a titolo di prezzo fiorini 3250 negli atti di Notar Antonio de ROSATA in Agosto 1399, come dice INVEGES nel suo Palermo Nob. Famiglia del Carretto fog. 55 c. 1 e SAVASTA Caso di Sciacca tratt. 2 cap. 14 fog. 42. Ciò non ostante voglio credere essere stato fatto tale atto tra essi due fratelli in vim actus di divisione de' beni loro paterni, e materni, e di atto finale di accordo piuttosto, che di vendizione, avvegnaché esso MATTEO ottenuto avea prima l'invest. dello Stato di RAGALMUTO per privilegio di Rè MARTINO data in Palermo a dì 4. Giugno 4. Ind. 1392 (b) [R. CANCELL. lib. an. 1391. fog. 71], e per regie lettere di esso a 5. Frebbraro di detto anno, nelle queli viene egli chiamato da esso Sovrano col titolo di B. di RAGALMUTO, e con il trattamento, che più importa, di Marchese di Savona (c) [PROT. an. 1392. Sign. lit. E. f. 95]. Ed in quest'anno appare altresì aver liberato esso stesso C. MATTEO la Città di Palermo dalla tirannide de i CHIARAMONTANI, restituendola al real Demanio coll'opera insieme di Francesco VALGUARNERA giuniore B. del Godrano, e di Raimondo de Aptilia Pretore di essa città, come dice BARONE nel suo lib. De Majest. Panorm. lib. 3 cap. 11. Fam. Valguarnera, e del Carretto. Quindi è, che in considerazione di tali servigi fu a lui data da esso Sovrano l'eccelsa carica di Vicario Generale del regno, col'altra insieme di Camerlengo, e Maestro Razionale, notandosi da Pirri CHRON. REGUM f. 81. tra i personaggi piu' grandi della Città di Palermo, benemeriti di esso Rè Martino. Fu egli Signore delle Terre di Siculiana, e Calatabia[203]no, come si legge in BARONE loc. cit., ed in tutti i predetti Stati ebbe successore il figlio GIOVANNI, che di essi investissi jure haereditario nel 1401, sotto li 5. Agosto 9. Indiz. per privilegio del summontovato rè Martino (a) [R. CANCELL. an. 1399. f. 177. - MINUTOLO, Mem. Prior. lib. 9. f. 294 - BARONE, loc. cit.], scorgendosi per essi ancora arruolato nel s ervizio militare de' Feudatari del regno, così presso MUSCIA, Sic. Nob. f. 69. «D. Joannes de CARRETTO pro Casali RAGALMUTI, et Feudis Columbuden, et mediate Sigliane ..7...Aggiunge egli al retaggio paterno i Feudi di Cabacia, Rjava, e Salamone, come appare sulla nota del detto real servizio f. 114 «D. Joannes de Carretto tenet feudum Cabariae, annui redditus unciarum XXXX. Feuda Rayavae, et Salamuni unciarum LXX». E da esso finalmente respirò vita il Barone FEDERIGO che investissi di questo Stato nell'anno 1453 (b) [R. CANC. an. 1453. f. 565. - MINUTOLO loc. cit.], genitore rendendosi di GIOVANNI giuniore, da cui venne ERCOLE (c) [Vien rammentato da Don VINCENZO DI GIOVANNI nel suo PALERMO RISTOR. lib. 4. f. 229. retr. nel famoso caso occorso tra i BONROSI con Paolo del Carretto fratello del Summenzionato Ercole][v.pagg.296-297] e da questo altro GIOVANNI, che col nome di terzo nei Baroni di RAGALMUTO prese sua investitura per essa Baronia nel dì 31 Gennaro 7. Indiz. 1519 (d) [R. CANC. an. 1518. 7. Ind. f. 462 - MINUTOLO, loc, cit.]. Di questo Cavaliere, scrive BARONE lib. cit, Fam. del Carretto, essere stato egli onorato dall'Imperadore Carlo quinto quando fu un Palermo nel 1535. Con atti di distintissima estimazione «hunc Carolus V Imperator, dice egli, cum Panormum accessit miris affecit honoribus, ut pote qui tum propria, tum avita nobilitate dignus, qui susciperetur, quique inter Dynastas omnes precipuo honore habetur». Di esso fu nobile prole GIROLAMO , che fu lo stipite della presente investitura, come diremo appresso, e le due femmine MARIA e PORZIA; la prima delle quali si vede sepolta nella Chiesa del Monastero di Santa Caterina di Palermo dentro un tumolo marmoreo adorno della seguente iscrizione:
MARIAE de CARRETTO Joannis Domini RAHALMUTI filiae antiquissina, et
praeclarissima SAXONIAE Ducum stirpe, et quadam animi probitate
excellenti foeminae, quae annum aetatis agens septimum se ad Divae
Catharinae Coenobium religiosissimum aggregavit vixitqie singu-
lari probitatis exemplo itaque anno 1566 Coenobii Antistita dele-
cta familiam meliore vitae ratione informandam curavit, eiusdem
deinde Coenobii Templo, quod condere inceperat absoluto, vitam omni
laude cumulatam explevit D. PORTIA de CARRETO uxor D. Gasparis
de Barresio illustris vir carissimae sorori hoc amoris, et doloris
monumentum posuit. Vixit annos 70. Antistita annos 30. Obiit
anno 1598.
Scorgendosi la seconda cioè PORZIA testè avvisata dentro un altro tumolo, eretto nella Cappella di Nostra Signora della Grazia della Chiesa de' Padri di S. Cita di Palermo col seguente epitaffio:
Conditur hoc tumulo BARRESIS PORTIA, paris
CARRETTI illustris, candida progenies.
Vivit nobilitas, vivit post funera virtus.
Sic moriens Coeli gaudia laeta subit.
Obiit anno 1607 mense Julii die 25.
Accanto di questo tumolo se ne vede un altro appartanente ad essa casa CARRETTO, ove si legge:
CARRECTI genere et claro jacet orta Beatrix
virtutum ardenti lumine splendior.
Vixit cara viro moriens, coeloque recepta est,
Inde Beatricis nomen, et homen habet.
D. ARDENTIA ARCAN D. Betricis CARRETTOS PHILADELPHI olim Baro-
nissae matri suae suavissemae tumulum propriis expolitum la-
crymis moestissima
Succedono quindi
GIROLAMO nel retaggio di questo Stato dopo la morte di Giovanni suo genitore, lo ridusse egli all'onor di Contea per provilegio del serenissimo Rè Filippo Secondo, dato nell'Escuriale di S. Lorenzo a dì 27.Giugno 1576 (a) [Pirri, Sic. Sacr. Agrig. f. 758, c. 1], esecutoriato in Palermo a 28 Giugno 1577 (b) [R. Cancell. ann. 1577. f. 476]. Fu pretore di Palermo nell'anno 1559 (a) [DI GIOVANNI, Palermo Ristor. lib. 4. f. 242 retr.], e Don Vincenzo Di Giovanni nel suo PALERMO RISTORATO lib. 2 f. 138. giustamente l'annovera fra 'l chiaro stuolo de' Padri della Patria mercé il lodevolissimo governo, ch'egli fece, procacciato avendone gloria, ed ornamento. Presedette altresì la Compagnia della Carità di essa Città di Palermo nel 1549., e adorno videsi di distintissimi elogi fattigli da Rodolfo Imperatore con le sue Imperiali lettere al Rè Filippo II. negli anni 1580 e 1598., rapportate per extensum da BARONE loc. cit. lib. 3. c. 11 De Majest. Panormit. - Da esso fu dato al mondo [p. 205] GIOVANNI del CARRETTO, quarto di questo nome. il quale fu il secondo C. di RAGALMUTO, e Pretore di Palermo nel 1600. (a) [Lapidi Senatorie che si veggono a porta di VICARI, e porta di MACQUEDA] di non minor merito di quello del genitore come vuole il citato DI GIOVANNI nell'istesso luogo notato di sopra, avvegnachè fu egli dotato d tanta prudenza, valore, ed abilità, che nella onorevol carriera di reggere gli affari pubblici avanzò tutti gli altri cavalieri suoi pari, e magnati suoi contemporanei. Quindi prevalse appo il detto di Macqueda Vicerè di Sicilia, a segno tale che lo fece strategoto di Messina, qual ufficio però non potè egli esercitare, per essere stato provveduto contro la forma de' Privilegi de' Messinesi, che ammetteano solamente colui, il quale ne avea la real patente. Trascelto videsi Governatore della Compagnia de' Bianchi di Palermo negli anni 1597., 1601. e 1605., e fu Diputato del Regno nel 1600. Festeggiò suo sposalizio con Margherita d'Aragona Tagliavia e Marinis figlio di Giovanni D'Aragona, e di Maria Marinis della Favara, e D. di Terranova jugali (b) [PIRRI Chron. Regum f. 22]; parto della quale fu C.
GIROLAMO del CARRETTO ed Aragona, chiamato il giuniore (c) [BARONE, loc. cit.], da cui vide la prima luce
GIOVANNI quinto, che fu il primo P. di VENTIMIGLIA (d) [Notisi, che il succennato GIOVANNI del CARRETTO non fu Pretor di Palermo, e Diputato del Regno nel 1600, come si disse per errore par. I lib. 1. f. 24. tom. 1, ma bensì lo fu il lui avolo, cioè il quarto GIOVANNI secondo C. di Ragalmuto, come sopra ho notato; percò tal luogo deve correggersi], come narrai nel capitolo di detto Principato par. 2 lib. I. f. 74], ove si vede il rimanente della genealogia di detti principi del CARRETTO e Conti di REGALMUTO, sin tanto che estinti essi in PALERMO colla morte dell'ultimo Principe GIUSEPPE del CARRETTO e LANZA, passando detta contea nelle mani della di lui vedova BRIGIDA SCHITTINI e GALLETTI, che jure crediti, delle sue doti aggiudicossela investendosene a 10. Luglio 1716, se ne vede oggi investita sin dal 1747. del dì 16.Marzo la vivente Principessa di Palagonia GRAVINA Maria Gioachina GAETANI e BUGLIO, e C. di Ragalmuto, la di cui invest. per detto Stato cadde a 7. Agosto 1735., e del titolo di essa a 12. Aprile 1736.
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