mercoledì 15 marzo 2017

In quel Natale del 1979 scrivevo a penna per passarlo a Romano Gattoni qusto esplosivo scoop giornalistico. Lombard lo raccolse e divenne un passaggio del libro SOLDI TRUCCATI edito da Feltrinelli. Dunque a metà pagina 142 leggesi:

"Nel settembre 1979 il quotidiano 'Lotta Continua' pubblica il fitto elenco di enti pubblici che hanno depositato soldi presso lo sportello di Via Veneto della Banc...a Privata Finanziaria, già sede del Credicomin, l'azienda di credito in liquidazione coatta di cui era president il principe nero Junio Valerio Borghese'.

Quel passo costò la vita all'onorevole Giuseppe D'Alema, il padre dell'on. Massimo D'Alema.

In che senso?

L'on. Giusepep D'Aklema, comunista DOC ma effervescente e non sempre prudente, era assurto con il Compromesso Storico addirittura a Presidente della Commissione Finanza e Tesoro. Macchina a disposizione ed altri ammennicoli.

Irato con la BI e con Ciampi in particolare, se non transfuga di certo non più dirigente ossequiente, lo divenni. Comunista io, comunista Giuseppe D'Alema (per gli amici don Peppino) sorse una buona intesa fra noi. Divenni come una sorta di quinta colonna presso i segreti BI. Passai notizie ghiotte e intriganti assai. Si finì con una inchiesta parlamentare sul Caso Sindona a san Macuto.

Il passo di cui sopra era stato musica per le orecchie del l'irrequieto Presidente della Commissione della Camera Finanza e Tesoro.

Superate tutte le astruzie dei vari potenti saboratori, si costuituisce quella commissione d'inchiesta con D'Alema padre, membro. Presidente un sonnacchioso vecchio De Martino, Vioce Presidente Emanuele Macaluso siciliano, in politica già ai tempi in cui in Sicilia scoppiò il caso Milazzo.

Vi era stato il brigantaggio politico, vi era stata la strage di Portella della Ginestra. Junio Valerio Borghese era stato salvato dal carcere duro dagli Americani e rimesso in Sicilia per concertare azioni persino criminali contro il PCI appena mollato dagli americani e da De Gasperi.

Don Peppino mi interpella proprio su questo passo che ben sapeva appartenermi pur nell'anonimato alquanto sbiadito.

In Quarta il librio dei Soldi Truccati precisava: Lo Pseudonimo Lombard nasconde il nome di un alto esponente del mondo bancario e finanziario che, pur non potendo uscire dall'anonimato, intende tuttavia dare battaglia perché 'il sistema Sindona' non contagi tutta la vita pubblica italiana con la sua rete di ricatti, compromessi, crudi 'do ut des', intrecciati tra finanza e politica e sulla pelle della collettività.

Solo chi non voleva sapere non sapeva he quel pretenzioso personaggio era nient'altro che il sottoscritto.

Appena don Peppino d'Alema cerca di spingermi a spifferare la vicenda bancaria di Junio Valerio Borghese il principe nero della Credicomin. scatta come una vipera Macaluso e blocca il tutto.

Macaluso allora era onnipotente e s'imponeva persino su Berlinguer.

Don Peppino D'Alema che con il giudice Colombo aveva spifferato la lista della P2 era finito inquisitito dal duo Andreotti-Vitalone per violazione di segereti di stato. L'immunità parlamentare lo salvaguardava. Ma ecco arrivare la scadenza della legislatura e vendicativamente Macaluso non ricandita D'Alema che poteva finire dritto dritto in galera.

D'Alema scappa a Vallo della Lucania facendo poi la fortuna di qualcuno. Ma il terrore dell'incombente carcere fu tanto che le sue difese immunitarie gli si abbassarono e dopo poco tempo un cancro fulminante lo mndò al Vverano anzitempo. Pax.

Calogero taverna.


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