martedì 14 aprile 2015

Genesi e palingenesi dei SAPIENTES HOMINES RACALMUTENSES

Ma di fronte vi erano due signori, ben vestiti. Manco parevano racalmutesi , ma lo erano e lo erano perché erano nati da povera gente fontanara. Palavano in un italiano molto elegante come era il pur sobrio loro vestire. Uno disse all'altro: Sciascia non amava Racalmuto. L'altro rispose, in effetti ci considerava tutti servili, violenti e in definitiva folli.
Un DNA convulso quello suo disse un interlocutore all'altro. Forse aveva ancora le stigmate per essere nato da gente che servile lo era stata, servendo appunto quei Matrona che sappiamo avere introdotto qui i bagarioti,come dire la mafia.
Ecco come nasce Racalmuto. Direi, rispose l'altro, come rinasce.
Sì, in effetti vichianamente possiamo dire: corsi e ricorsi. Gentucola nata schiava che studia migliora e s'impone. Gentaglia nata ricca e sfruttatrice cui difetta ingegno e saggezza e scivola sempre giù.
Infatti, convengono entrambi, Racalmuto i primi homines sapientes sapientes li alberga sotto la grotta che diciamo di Fra Diego, un frate eretico mai esistito, in un tempo risalente secondo datazioni alla termoluminescenza a settemila anni fa, tre mila anni prima che i SICANI tucididei, fuggitivi dalla piana di Catania, si insinuassero nelle nostre lande.
Gente che aveva terrore della morte e seppelliva i propri morti, dopo averne spolpata la carne, in cavità a forma di grotticella e li rinchiudeva con massi esterni.  Prima legava gli scheletri avendo paura che potessero risorgere e punire quei loro parenti antropofagi.
Continuarono i due a lungo affermando che Racalmuto nasce antropofaga e così si sviluppa. Anche in senso metaforico. Tutti a divorare l'opera dell'ingegno altrui. A volere apparire con tutti e quattro i lombi di eguale grande nobiltà. Tutti ad inventarsi padri di grande ingegno e bontà e a discreditare i padri di grande ingegno e  nobiltà d'antimo del proprio prossimo, derubricato a "popolino". 
  

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