sabato 18 aprile 2015

La senatrice Bertorotta di M5S si sta interessando a problemi dei rifiuti di Racalmuto

 
 
 
 
 
 
 
BOZZA DI INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

 si chiede                                                                          per sapere

Al PRESIDENTE DEL CONSIGLIO;

Al MINISTRO DELL'ECONOMIA;

AL MINISTRO DEGLI INTERNI;

AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA.

 

Non può certo negarsi che una decina di anni fa Racalmuto fu teatro di sanguinose faide mafiose; che morti e vittime anche innocenti furono seminati sulla principale piazza del paese, che fioccarono esemplari ergastoli; che vi fu un rigurgito mafioso che si concluse con successi esemplari delle forze dell’ordine cui va tributato un riconoscente plauso.

Tuttavia, passata quella tragica nottata, Racalmuto, le forze migliori, quasi totalitarie di Racalmuto, risorsero alla vita civile, a democratica compostezza, a laboriosità ammirevole: aperti alberghi, incrementato il turismo, dilatati gli sforzi culturali, dotato il paese di strutture museali, biblioteche, iniziative umanitarie perspicue.

Atteso tutto ciò sembrò che una novella stagione di splendori sociali, civili, turistici stesse per aprirsi.

Senonché le pubbliche autorità invece di sostenere siffatti fenomeni virtuosi si protesero a martellare interventi di rigore, a modulare inchieste giudiziarie che dopo decenni stanno lì a languire per fragilità delle accuse ipotizzate, per sfoltimento in sede istruttoria delle incriminazioni e delle individuazioni di sospetti rei.

Una inchiesta su un cosiddetto intreccio denominato “giochi di potere” resta ancora da dipanare.

Racalmuto frattanto scade economicamente: un regresso demografico verticale segna la stagnazione di iniziative lavorative ed occupazionali; l’erosione di un lungo periodo di risparmi per rimesse degli emigranti essicca le fonti di liquidità di seconda istanza; una incipiente industrializzazione legata allo sfruttamento delle risorse minerarie si blocca; la massa pensionistica si rastrema per le recenti riforme del settore.

Si calcola che a fronte dei trenta milioni di euro occorrenti ogni anno per le spese delle famiglie le entrate correnti non superano i 12 milioni di euro secondo studi di specialisti d’origine racalmutese che ne hanno fatto pubblicazioni informatiche.

 

L’intervento pubblico si rendeva sempre più pressante, la riluttanza burocratica dei pubblici amministratori non più scelti dal popolo ma imposti da Roma non è vacuo motivo polemico ma una indubbia e perniciosa concausa della ineludibile stagnazione prima e regressione economica dopo.

In un anno ecco una indiscriminata applicazione di sanzioni per pretese omissioni di denunce catastali; si pensi che si è arrivati ad affiggere nell’Albo Pretorio la censura nei confronti di un vecchio arciprete morto da trent’anni.

 L’omissione dei connessi proventi in bilancio comunale ha eluso risultati atti a riequilibrare le cedenze di bilancio e non si sono quindi evitati massimali tariffari ed impositivi (si pensi all’IMU, alla TARSU ed ora alla TARI).

La conseguente applicazione dei coefficienti massimi per l’IMU, TARSU e TARI sta spingendo a vendere specie gli emigranti racalmutesi che mantenevano la casa avita solo per ragioni affettive e ciò ha determinato, sia pure come concausa, il crollo del mercato immobiliare racalmutese.

 Congiuntamente si è avuta una stangata non sopportabile per il riparto di una TARSU inquinata dalla lievitazione oltre misura del costo del servizio ceduto ad una azionaria di cui il comune ha sottoscritto una partecipazione; si lamenta una mala gestio che dura da 40 anni.

In correlazione si è operata una maldestra ricerca di fonti contributive retrocesse addirittura all’ultra decaduto 2006; così sulla disastrata economia racalmutese è scesa la mannaia di una raffica di prelievi per milioni di euro.

Ma non bastò. Per pressioni di magistrati della corte dei conti palermitani, che stanno addossando al nuovo sindaco le omissioni in bilanci di precorsi costi invero molto opinabili, non si riesce a rendere ragionevole la subentrata Amministrazione Comunale, anche a costo di spinte ad un ribellismo popolare, quale in atto stampa e televisione vanno rappresentando.

 Sine titulo, senza un regolamento , procedendo a rigonfiare i precorsi costi della raccolta dei rifiuti solidi urbani, travalicando i termini quinquennali di decadenza, retrodatando visure catastali del 2014 persino a sette anni fa, l’Amministrazione si produce in una esosa quanto indebita pretesa di tasse chiamate Tarsu per un paio di milioni annui per il quadriennio 2008-2011 per salire a 3,5 milioni per il 2012 e quindi per 5 milioni di euro per il 2013.

Illegittimo, vietato, abusivo il criterio di mantenere costanti le tariffe annue pur dichiarando che si tratterebbe di una estensione dell’aria tassabile, in quanto ritenuta produttiva di rifiuti, di oltre 230.000 mq., gravante su una compagine di presunti evasori di oltre 1.700 capi-famiglia: come dire che il 90% dei nuclei familiari racalmutesi sarebbe gente criminalmente dedita ad evasione totale. Ma ciò è evidente il frutto di un imponderato recupero di tasse pregresse che risulta decisamente fallace e improbabile.

Tutto ciò premesso, si chiede:

-       quali riscontri in sede ministeriale sono stati effettuati per appurare anomalie siffatte e le lamentate gestioni non proprio sagge;

-       perché dopo la notoria condanna del Ministero degli Interni alle spese per avere considerato incandidabili in quanto infiltrati mafiosi persone irreprensibili non si è proceduto ad una revoca del provvedimento di commissariamento del Comune di Racalmuto, non potendosi certo  sostenere accuse del genere sol perché qualche dubbio può rimanere su due componenti che da tempo non facevano più parte dell’amministrazione;

-       se si è accertato qualcosa di anomalo sulla applicazione retroattiva della tarsu a Racalmuto, che opinione pubblica, stampa e organizzazioni no-profit stanno denunciando perché considerata iniqua, indebita, illegittima, gravosa.

 

 

In termini più generali si chiede se si reputa adeguata alla drammatica congiuntura l'attuale già rissosa amministrazione e se non sia il caso di reiterare atti di rigore ma stavolta scegliendo personalità di appurata professionalità, oltre che -  ovvio - di adamantina moralità, che sappiano dare impulso a iniziative quali:

-       razionalizzazione della compagine impiegatizia;

-        accorta sistemazione dei dati di bilancio con esclusione di costi indebiti e non inerenti e con inclusione di proventi a vario titolo specie sotto forma di sopravvenienze attive liquide certe ed esigibili, visto che frattanto si lasciano abbandonate, anche per incuria della presente amministrazione, rischiando decadenze falcidianti e prescrizioni pesanti;

-        sollecitazione di progetti industriali per alleviare la piaga della enorme carenza di lavoro per i giovani, come lo sfruttamento dei vasti giacimenti di alabastro, l'utilizzo delle estese falde idriche per la bonifica di ampie plaghe agricole in atto mal gestite a fini di forestazione; avvio di strutture culturali e turistiche cui neghittose fondazioni e neglette assegnazioni testamentarie non vi si dedicano nonostante i tanti vincoli statutari o di destinazione.

 

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