Abbiamo letto in una e-mail della FALBI una minaccia di querela contro il fatto quotidiano che si era permesso di indagare sulla gestione 'particolare' della CSR. Si insinua di una indecente passata di notizie riservate da un qualche 'basista' interno. Incuriositi siamo andati alla riserva della ghiotta sparata del giornale una volta di Padellaro ed ecco il testo. Ci dichiariamo subito incompetenti circa questa arzigogolata denuncia di strane operazioni pronti contro termine. Si tratta forse di swap? Noi di riserve sulla CSR ne abbiamo tante e gravissime ma sono di altra natura. Fatemici pensare. Calogero Taverna
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Bankitalia, la banca popolare dei dipendenti che garantisce remunerazioni eccezionali. Nonostante i conti in declino
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Alla lunga, però, questa politica pare insostenibile e così Csr da qualche tempo ha iniziato ad applicare delle condizioni di minor favore su conti correnti e pronti contro termine (come testimonia la graduale riduzione dei tassi) per traslare i benefici soprattutto sugli azionisti attraverso la politica dei dividendi e attraverso un’espansione azionaria che sembra volta a favorire i soci più facoltosi. A maggio 2016 il numero massimo di azioni che ciascun socio può detenere è stato innalzato da 2.000 a 2.500, per un investimento complessivo di 92mila euro. Considerando che negli ultimi anni la remunerazione media in termini di dividendo si è collocata intorno al 4% e che di anno in anno il valore delle azioni è sempre cresciuto, si può dire che si tratta di un investimento niente male. Pochi mesi dopo, però, è stato rimosso il limite di 2.500 azioni stabilendo che il singolo socio non può detenere più dello 0,5% del capitale ed è stato varato il nuovo regolamento di negoziazione delle azioni della banca che prevede che ogni socio possa acquistare o vendere fino a 2.000 azioni al mese (due sessioni quindicinali con un ordine massimo di 1.000 azioni per ciascuna). Ciò ha ampliato oltre misura le possibilità di guadagno per i soci più facoltosi, che possono arrivare a investire in azioni della banca anche più di 70mila euro al mese. Il capitale della banca è variabile ma a fine 2015 era composto da oltre 13 milioni di azioni e il limite dello 0,5% corrisponde a oltre 65mila azioni per un investimento complessivo di circa 2,5 milioni di euro.
Nel caso delle azioni, però, decidere di applicare un rateo ai dividendi che verranno erogati in futuro è una scelta curiosa, anche perché – come vedremo tra poco – l’andamento economico di Csr non è esattamente positivo. L’applicazione di un rateo presuppone, in buona sostanza, che la banca abbia già deciso quanto remunererà gli azionisti e lo farà a prescindere da come andrà effettivamente a chiudersi l’esercizio. Inoltre, il valore stesso delle azioni viene fissato annualmente sulla base di una valutazione che non sembra supportata da alcun parere “terzo” e non si trova – almeno nei documenti pubblici – alcuna considerazione al riguardo espressa dal collegio sindacale o dalla società di revisione. Ma dicevamo della gestione non proprio brillante dell’istituto: nell’esercizio 2015 il margine d’interesse è crollato a 10,1 milioni di euro (-41%), i costi operativi sono più che raddoppiati (da 3,7 a 7,9 milioni) e – come si legge nella relazione sulla gestione – il risultato complessivo si è attestato su valori positivi grazie esclusivamente alle plusvalenze (38 milioni di euro) realizzate con la cessione di una parte dei titoli in portafoglio, come del resto era già accaduto nel 2014.
Insomma, per far quadrare i conti e remunerare adeguatamente i propri soci la banca dei banchieri centrali (che, a differenza di tutte le altre, non ha nemmeno costi di sede visto che è gentilmente e gratuitamente ospitata nei locali della Banca d’Italia) ha dovuto metter mano al portafoglio titoli, perché l’attività caratteristica è in realtà in perdita. Ciononostante, il prezzo delle azioni continua a crescere (nel 2014 valevano 34,34 euro, nel 2016 36,57 euro, il 6,5% in più) e vi è un’intensa attività di riacquisto e di vendita di azioni proprie da parte della banca che, a questo proposito, dispone di una riserva di oltre 80 milioni. Dunque i soci non corrono il rischio di restare a bocca asciutta. Cosa questa spinta all’espansione azionaria e alla compravendita di azioni della banca abbia a che fare con lo spirito mutualistico che dovrebbe animare le banche popolari è tutto da capire. Così come sarebbe da capire se ai consiglieri d’amministrazione di Csr sia consentito effettuare cessioni azionarie a fini speculativi e se questa operatività debba essere o meno portata a conoscenza del consiglio d’amministrazione. Nel corso della scorsa assemblea questa domanda è stata posta da un socio e la replica del presidente non si è fatta attendere: “Notizie del genere, attinenti comportamenti dei singoli soggetti, sono coperte da riservatezza”. Una risposta in perfetto stile Bankitalia.
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