venerdì 3 marzo 2017

PROCURA DELLA REPUBBLICA DI PALERMO

Verbale di sommarie informazioni



L’anno millenovecentoquarantasette il giorno 21 del mese di agosto in Palermo,

avanti a noi, dott. Comm. Rosario Miceli Procuratore della Repubblica di Palermo,


assistito dall’infrascritto segretario, è comparso Ardizzone Girolamo, di anni 51,




dottore in legge, direttore amministrativo del Giornale di Sicilia, abitante qui, Piazza

Giulio Cesare.

A domanda risponde:

«Le minute degli articoli che pubblica il giornale si conservano in un armadio che è in tipografia,

regolarmente impacchettate e per un periodo di tempo che non supera il mese, dopo di che vengono

eliminate e vendute come carta straccia per dare posto alle nuove minute sopravvenute. Escludo

quindi, che si possa più trovare in tipografia la minuta dell’articolo di fondo che reca il titolo

«Ricerca della verità» pubblicato nell’edizione straordinaria del 25 giugno 1947.

Le minute sono redatte in dattilografia, rarissimamente e per un caso eccezionale può essere passata

in tipografia una minuta scritta a penna.

Mi preme far presente che il giornale non attinge mai presso uffici pubblici notizie segrete. È mia

convinzione (per quanto io mi limiti all’opera di direttore amministrativo e non mi occupo della

redazione) che il redattore di cui all’articolo, volendo controbattere le asserzioni fatte dall’onorevole

Li Causi all’Assemblea regionale, per le quali si veniva quasi a coinvolgere il giornale nell’attività di

Giuliano, usò le parole «atti ufficiali, inchiesta ufficiale, ecc.», impropriamente. Egli in conclusione

voleva affermare questo concetto che le notizie pubblicate in precedenza erano sicure perché

provenivano da affermazioni concrete e circolanti nel pubblico, onde doveva concludersi che esse

corrispondevano alle indagini che conducevano da tempo, sia la polizia giudiziaria, che l’Autorità

giudiziaria.
Letto, confermato e firmato.

Girolamo Ardizzone, Miceli

PROCURA DELLA REPUBBLICA

PRESSO IL

TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI PALERMO

IL P. M.


osserva che con denunzia del 25 giugno 1947, indirizzata al Procuratore Generale di Palermo,

ripetuta il 30 stesso mese, l’on. prof. avv. Montalbano Giuseppe, deputato alla Costituente,

lamentava che il «Risorgimento Liberale», quotidiano di Roma, ed «Il Mattino di Sicilia»,

quotidiano di Palermo, alcuni giorni prima avevano pubblicato la notizia che egli, citato

dall’Autorità Giudiziaria come teste nel processo Miraglia, per due volte non si era presentato

«perché cercava di sottrarsi dal deporre per paura di essere messo a confronto con un Ufficiale di

Polizia Giudiziale».

Nella persuasione che tale notizia fosse stata rivelata dal dr. Messana Ettore, Ispettore Generale di

PS. per la Sicilia, denunziava costui quale responsabile del reato di rivelazione di segreto di ufficio,

previsto e punito dall’art. 326 C.P. Lamentava altresì che il «Giornale di Sicilia» del 22 giugno u.s.,

aveva pubblicato notizie molto delicate e riservatissime in merito alle indagini in corso sul selvaggio

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