Cuccu
Dâ Wikipedia, la nciclupidìa lìbbira.
Lu cuccu è nu rapaci nutturnu dû gèniri Strici (Strix aluco) cu testa tunna e occhi scuri. In linguaggiu figuratu è usatu pi discriviri un cristianu ca porta sfurtuna e iè cuntentu di li disgrazie di l'autri.
Per il mio diletto Linneus Racalmutensis (dr. Giovanni Salvo) a ben tre volatili si attaglierebbe il termine racalmutese 'cuccu'. Lu cuccu di Maio appioppato al cuculo ci pare una licenza poetica del grande dott. Salvo; per lui però anche l'assiolo sarebbe un 'cuccu' e naturalmente la 'civetta'.
Sciascia nella sua raccolta di proverbi e detti racalmutesi OCCHIO DI CAPRA si diverte a ricamare di sensi persino letterari il locale termine 'Cuccu' che però traduco in CUCCO.
E LU CUCCU CI DISSI A LI CUCCUOTTI\ A LU CHIARCHIARU NNI VIDIEMMU TUTTI.
'e il cucco disse ai suoi piccoli\ al chiarchiaro ci vedremo tutti. per dire dell'appuntamento che tutti abbiamo con la morte'.
Che questo sia il senso comune del parlar racalmutese un po' ne dubito. Commenta poi Sciascia:
' "Chiarciaru" è, in una collina rocciosa , un sistema di anfratti, di crepacci, di tane. Pauroso rifugio di selvaggina di uccelli notturni, di serpi e vi si caccia col furetto, che spesso nelle tane resta 'mpintu' impigliato, quasi il labirinto dei cunicoli fosse matassa che l'aggroviglia'.
A parte l'eccellente solita scrittura sciasciana, anche qui nutriamo seri dubbi che i racalmutesi dicano 'chiarchiaru' tali dedali di anfratti; mi pare che di solito chiamino chiarchiaro l'accumulo di pietre rastrellate nelle 'chiuse' per bonificarle. ma non ci giuro. Spero in rettifiche illuminanti da parte dei tanti innamorati delle campagne racalmutesi alla Giacomino Bedduocchiu.. Continuo con Sciascia:
'La parola, intraducibile in altra italiana, si è italianizzata facendosi, in provincia di Agrigento, cognome. Il personaggio di Pirandello che aspira alla patente di jettatore, nella commedia la 'patente', si chiama Chiarchiaro solo che Pirandello ha voluto spostare l'accento sulla prima sillaba, Chiàrchiaro. Per ragioni di etimo o per impedire che qualcuno vi si riconoscesse?'
Io oggi non riscontro nessun CHIARCHIARO nella provincia di Agrigento (ma piuttosto presente in Palermo e provincia e nel Nord Italia) . Credo che Pirandello abbia preso quel cognome proprio dalla parlata locale. A meno che non si trattasse di qualche transeunte 'ngiuria' del tempo. Sciascia quindi chiude la sua chiosa:
'Al "chiarchiaru", dunque, è come dire agli inferi, a un luogo di morte in cui tutti ci incontriamo. E senza dubbio vi agisce la memoria delle antiche necropoli scavate nelle colline rocciose, come intorno al paese se ne trovano'.
Come dire le tombe a forno 'sicane'.
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Sciascia nella sua raccolta di proverbi e detti racalmutesi OCCHIO DI CAPRA si diverte a ricamare di sensi persino letterari il locale termine 'Cuccu' che però traduco in CUCCO.
E LU CUCCU CI DISSI A LI CUCCUOTTI\ A LU CHIARCHIARU NNI VIDIEMMU TUTTI.
'e il cucco disse ai suoi piccoli\ al chiarchiaro ci vedremo tutti. per dire dell'appuntamento che tutti abbiamo con la morte'.
Che questo sia il senso comune del parlar racalmutese un po' ne dubito. Commenta poi Sciascia:
' "Chiarciaru" è, in una collina rocciosa , un sistema di anfratti, di crepacci, di tane. Pauroso rifugio di selvaggina di uccelli notturni, di serpi e vi si caccia col furetto, che spesso nelle tane resta 'mpintu' impigliato, quasi il labirinto dei cunicoli fosse matassa che l'aggroviglia'.
A parte l'eccellente solita scrittura sciasciana, anche qui nutriamo seri dubbi che i racalmutesi dicano 'chiarchiaru' tali dedali di anfratti; mi pare che di solito chiamino chiarchiaro l'accumulo di pietre rastrellate nelle 'chiuse' per bonificarle. ma non ci giuro. Spero in rettifiche illuminanti da parte dei tanti innamorati delle campagne racalmutesi alla Giacomino Bedduocchiu.. Continuo con Sciascia:
'La parola, intraducibile in altra italiana, si è italianizzata facendosi, in provincia di Agrigento, cognome. Il personaggio di Pirandello che aspira alla patente di jettatore, nella commedia la 'patente', si chiama Chiarchiaro solo che Pirandello ha voluto spostare l'accento sulla prima sillaba, Chiàrchiaro. Per ragioni di etimo o per impedire che qualcuno vi si riconoscesse?'
Io oggi non riscontro nessun CHIARCHIARO nella provincia di Agrigento (ma piuttosto presente in Palermo e provincia e nel Nord Italia) . Credo che Pirandello abbia preso quel cognome proprio dalla parlata locale. A meno che non si trattasse di qualche transeunte 'ngiuria' del tempo. Sciascia quindi chiude la sua chiosa:
'Al "chiarchiaru", dunque, è come dire agli inferi, a un luogo di morte in cui tutti ci incontriamo. E senza dubbio vi agisce la memoria delle antiche necropoli scavate nelle colline rocciose, come intorno al paese se ne trovano'.
Come dire le tombe a forno 'sicane'.
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assiolo
Caratteristiche
L’assiolo è un piccolo uccello della famiglia degli stringidi. E’ la specie più piccola della famiglia, insieme alla civetta nana. Gli adulti raggiungono in media i 20 centimetri di lunghezza, con un’apertura alare di 50 centimetri. L’assiolo è riconoscibile grazie alle orecchie pelose che creano una sorta di cornetti attorno alla testa. Molto simile alla civetta, è caratterizzato dalla testa piccola e piatta e dal piumaggio bruno-grigiastro con frequenti macchie brune. Sul dorso sono presenti evidenti macchie bianche. Gli occhi sono arancioni tendenti al giallo, mentre la parte inferiore del corpo è caratterizzata da strisce nere. La corporatura è robusta, il becco, anch’esso grigiastro, è corto e uncinato. La coda è corta e le zampe sono dotate di artigli. Tutto nell’aspetto dell’assiolo è funzionale alla necessità di mimetizzarsi con le cortecce degli alberi, dove trascorre gran parte della sua giornata. La specie non presenta dimorfismo sessuale, eccetto per il fatto che la femmina è generalmente più grande del maschio. Il suo canto è caratterizzato da suoni quali “dju” e “chiù”. E’ di tipo nasale e non è molto forte. Femmine e maschi spesso cantano insieme. Attualmente sono state individuate 5 sottospecie: l’Assiolo delle Cicladi, l’Assiolo di Cipro, l’Assiolo di Maiorca, l’Assiolo del Kazakistan e l’Assiolo Turanicus, tipico del Medio Oriente.
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Habitat naturalee distribuzione
L’assiolo è una specie caratteristica delle regioni che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Lo si trova principalmente in Spagna, Croazia, Turchia, Francia e Italia. In Africa è tipico delle regioni settentrionali ad eccezione della Libia e dell’Egitto. La sua presenza si è diradata nelle regioni dell’Europa centrale, come la Svizzero o l’Austria, dove un tempo era molto diffuso. Nei periodi di cova si possono avvistare anche in Germania. Il suo habitat naturale è costituito da ambienti aperti e poveri di vegetazione come gli uliveti, le pinete, le radure di frassini, i boschi e le campagne alberate. Si possono trovare anche nei boschi di castagno e nei parchi pubblici cittadini. Non teme la presenza dell’uomo e quindi non è raro incontrarli anche nei cimiteri o in qualche parcheggio. Non ama gli spazi chiusi e caratterizzati da fitta vegetazione. Si tratta di una specie migratrice e nei mesi invernali tende a svernare nelle savane africane. Trascorre gran parte della sua giornata sui rami degli alberi.allocco
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