Su questo primo punto non ho altro da aggiungere. Esibisco anche su questo riguardo
il numero del «Giornale di Sicilia» del 18 giugno 1947 in cui è riportata sotto il titolo
«Lo scandalo di Sciacca portato alla Costituente» notizia della mia interrogazione.
Sul secondo punto è evidente che tanto nello articolo uscito nel «Giornale di Sicilia»
del 22 giugno 1947 sotto il titolo «Colpo di scena. A Portella della Ginestra ha sparato
Giuliano» quanto nell’altro inserito nel «Giornale di Sicilia» del 23 giugno sotto il
titolo «Soppresso a Portella della Ginestra perché testimone della strage» sono stati
divulgati fatti e circostanze che non potevano essere di dominio pubblico e quindi
oggetto di cronaca, bensì notizie acquisite dall’Autorità giudiziaria e dalla polizia
giudiziaria durante le indagini e la istruzione del processo per l’eccidio del primo
maggio 1947 a Portella della Ginestra, le quali non potevano essere note né
pubblicate; e che si trattasse di divulgazione di atti ufficiali, lo conferma lo stesso
giornale nell’articolo di fondo dal titolo «Ricerca della verità», inserito nel numero
149 del 25 giugno 1947, nel quale fra l’altro si legge che «avevamo informato il
pubblico della nuova svolta presa dalle indagini sull’eccidio di Piana della Ginestra
sulla base di atti ufficiali riferentisi alla inchiesta» e più sotto nello stesso articolo
ribatte con le seguenti frasi: «La nostra pubblicazione di domenica mattina che
riproduce, lo ripetiamo, le conclusioni ufficiali di una inchiesta accertante la
responsabilità di Giuliano». Io non so se effettivamente, i quattro individui e cioè
Riolo, Sirchia, Fusco e Cuccia avessero riconosciuto per Giuliano alcuna delle
fotografie mostrate e se qualcheduno di quelli fotografati sia stato da loro riconosciuto
come appartenente agli autori della strage. Ma se il giornale pubblica che questi
individui avevano riconosciuto tra i banditi Giuliano, chi poté fornire ad esso la
notizia, specie se è vera? Per mia convinzione è stato il dottor Messana a propalare la
notizia e suffraga questo mio convincimento la seguente circostanza.
Sin dalla consumazione della strage e prima ancora che le indagini avessero preso una
consistenza qualsiasi, già il due maggio il Messana informava il Ministro dell’Interno,
on.le Scelba, che autore della strage era stato Giuliano con la sua banda, notizia che il
Ministro comunicò all’Assemblea e che senza dubbio fu la base della sua
dichiarazione in proposito, quindi era suo interesse dimostrare al pubblico che egli
non si era sbagliato.
Sulla mia denunzia del 25 giugno c.a. non ho altro da aggiungere».
A domanda risponde:
«L’articolo di fondo, pubblicato nel n. 152 del primo luglio 1947 nel giornale «La
Voce della Sicilia» dal titolo «L’Ispettore di PS. in Sicilia, comm. Messana, correo dei
delitti di Fra’ Diavolo?» e che reca la mia firma, è stato scritto da me. Quello che mi
ha colpito dell’agire del Messana è stato il fatto che egli, immediatamente dopo il
conflitto avvenuto ad Alcamo, mandò un suo funzionario colà per ritirare il porto
d’armi che era stato concesso al padre del Ferreri e che era stato ritrovato addosso al
morto. Questa notizia mi è stata riferita da persone, che per ora non nomino, le quali
aggiunsero che quel permesso l’aveva in potere il commissario Drago il quale lo
consegnò al richiedente. So però, che questo porto d’armi è stato rimesso all’autorità
giudiziaria di Trapani.
Nessun commento:
Posta un commento