sabato 4 ottobre 2014
letterina ad Accursio
Mia nipote Rossana Taverna, Agenzia delle Entrate Torino, si è incantata di fronte a questo quadro, forse anche sedotta della chiosa del suo vecchio zione che poi sono io. Vorrebbe acquistarlo. So bene che l'arte non ha prezzo ma un quadro ha un costo. Guarda un po' cosa potresti fare. Rallegramenti: vai sempre dal bello al bellissimo. S'intende al meglio non c'è mai fine.
SCALA DEI TURCHI
mercoledì 14 agosto 2013
Ciao Calogero...ti invio la mia ultima opera...ci
risentiamo....a presto!....ciao
Se la frenetica arte del disastrato Pollock attinge
apici di assoluta astrattezza espressiva, quel vibratile infangare la candida
tela stesa ai piedi può redimersi e divenire intimissimo impressionismo di un
contrito spirito persino intriso di riverente religiosità?
Accursio Vinti sembra capace di codesto ibridismo ascetico
recitante la sua accorata preghiera sull'incompiuto pavimento degli ampi
magazzeni siti alla Confina sopra una sorprendente inesauribile falda acquifera
, là dove dovrebbe distendersi la placca famiata dalla torrida calura estiva di
questa propaggine del Mare Nostrum propiqua al natio ed ora cimiteriale Caos
pirandelliano.
Contraddizioni nelle contraddizioni che rendono illeggibili
e quindi avvinghianti le espressioni specie moderne degli esseri viventi muniti
di alito divino che tutti chiamano anima.
Accursio mi chiama d'improvviso mi porta alla Confina.
Distende due ancor candide tele per terra tenute ferme da un corposo blocco
ligneo. Io ciarlo, come mio costume, tentando non sempre felici aforismi di
intellettualismo decrepito. Accursio si muove attorno alle due congiunte tele.
Vi spruzza colore tenuinamente ceruleo, vi cosparge cocci; come una tegola
rosso sanguigna finisce sullo spazio pittorico. Mi invita a partecipare
attivamente con lui a questo impensabile rito di creatività cromatica. Per
carità! No, grazie. Appena appena distinguo il rosso dal verde per
superare l'esame teorico per la patente di guida. Mi trovo una sediolina, apta
mihi e posso filosofare guardando.
Mi chiede ad un certo punto: tu hai capito, vero?.
Francamente, no! La mia intelligenza ha una vergata umiliante. Accursio ha
pietà: le mie ferie alla Baia dei Turchi. Comincio a capire. L'artista reduce
fresco da un paio di settimane di riposo feriale in questa corrosa ansa
marina sotto la greca Cattolica Eraclea butta ora sul tessuto il racconto di
una esperienza sua intima di vita. Terso il cielo, terso il mare della Baia dei
Turchi in un mattino alle prime luci. Dopo poche ore di sonno notturno, ora a
vagare sulla battigia come sollevato, redento, puro, leggero: salvifica appare
la natura, quella però del mare mugghiante, della sabbia alba come vi è solo
lì.
Sollevato? Sì! Ma solo per un istante: i cocci vi emergono
tutti, sparsi per terra caoticamente. L'uomo, in frantumi. E l'anelito verso la
vendice punizione, verso lo sberleffo irridente, verso il contrasto iroso,
verso il rinfaccio fulminate, ed ecco, come si vede sopra, preconfezionati
triangoli quadrati figure geometriche il buon Accursio li prende da scatole
ripiene e li butta sul nuovo quadro, che d'incanto acquista
significatività, empito poetico, costruttivismo allusivo, cromatismo estetico.
Rappreso il sogno si spande sulla superficie del lino intelaiata.
Espressiva l'ira del momento prende voce coloristica,
aggressiva, punitiva.
Accursio per educazione finge di dare risposte ai miei
pindarici svolazzi di preteso contenuto filosofico. Ma lui è architetto,
ha spirito geometrico, il subbuglio della sua misteriosità subcoscienziale
erompe, sì, ma contenuto, logico, razionalizzato, depurato.
Improvvisa, frenetico? No gli contesto. Questo è quadro
intuito, percepito, elaborato, pensato, nei tuoi quindici giorni di ferie alla
Baia dei Turchi.
Ammette e con gocciolanti spruzzatori traccia linee,
ragnatele come legare, impacchettare , irridere al suo stesso quadro. Non è
pago. Altri spruzzatori con colori più aspri, più feroci spargono ora
segnacci espansi che forse sono la sua firma su tutto il quadro come per
un improperio: il padrone sono me. L'affermazione assoluta della sua
superiorità sulla materia che ora è viva, ha vitalità sua propria in contrasto
con l'autore.
Pittura in ceca d'autore, in contrasto con l'autore. Quadro
finito.
Ma aggiunge Accursio: debbo forse ancora completarlo.
No, suggerisco, già il quadro ti si ribella; cominci a
violentarlo già troppo; non esagerare.
Mi ascolterà? Non credo. Per ora sembra fermo allo scatto
fotografico, qui pubblicato.
Calogero Taverna
A me piace tutto, condivido tutto ma una cosa mi fa superare tutte le mie remore garantiste (che sono quasi secolari): ad Agrigento è successo qualcosa di estremamente ignominioso. Certi giochetti perpetrati ai danni di chi aveva giusto titolo pe un sudato posticino come precario nella scuola sono noti da decenni. E tutti zitti. Non è solo faccenda di far dare la pensioncina ad un bel gruppo familiare ma anche si è trattato di più e di peggio. Ma anche rosicchiare le casse di una INPS malridotta non è cosa di poco conto. Uniamoci tutti, mettiamoci a spifferare filmini e denunce ed epuriamo una siffatta bacata categoria medica. Avremo tempo per costruire uno Stato più garantista (che a dire il vero forse oggi pecca di eccessivo garantismo). E ciò non lo dico da destra ma per quel che conta da sinistra. Lasciamo stare la veccia diruta cassazione che è poi anche quella di Carnevale). Mi piacerebbe più giustizia e verità e meno perbenismo garantista.
A me piace tutto, condivido tutto ma una cosa mi fa superare tutte le mie remore garantiste (che sono quasi secolari): ad Agrigento è successo qualcosa di estremamente ignominioso. Certi giochetti perpetrati ai danni di chi aveva giusto titolo pe un sudato posticino come precario nella scuola sono noti da decenni. E tutti zitti. Non è solo faccenda di far dare la pensioncina ad un bel gruppo familiare ma anche si è trattato di più e di peggio. Ma anche rosicchiare le casse di una INPS malridotta non è cosa di poco conto. Uniamoci tutti, mettiamoci a spifferare filmini e denunce ed epuriamo una siffatta bacata categoria medica. Avremo tempo per costruire uno Stato più garantista (che a dire il vero forse oggi pecca di eccessivo garantismo). E ciò non lo dico da destra ma per quel che conta da sinistra. Lasciamo stare la veccia diruta cassazione che è poi anche quella di Carnevale). Mi piacerebbe più giustizia e verità e meno perbenismo garantista.
Un po' di attenzione si dovrebbe prestare al "Taverna" che si dice sconcertato che nella settembrina notifica il plurilaureato del Monte omette di precisare sotto quale regime regolamentare si deve assolvere questo nostro massimo tributo locale, perché ciò potrebbe condurre ad una vanificazione di un gettito tributario in cui in gioco non ci sono presunte minuscole munificenze parziali cifre dei famosi sfingici 128.000 euro ma un paio di milioni di euro l'anno. E sarebbe questo argomento molto più "morale" di quel perdere tempo per questa risibile baruffa chiazzotta (a Totò un piccolo appannaggio sì, a Totò un piccolo appannaggio no!) Calogero Taverna
Lillo Bongiorno è politico raffinato di antica data. Scrive a quel Dio; sciorina periodi eleganti dopo periodi eleganti, ha cultura ed ama il sussiego perbenista, che però, Racalmuto non sempre premia. Ho pure sue lettere che confermano questo aristocratico vezzo. Solo che io spesso non riesco a individuare il nucleo politico sottostante anche perché nel corso dei suoi secoli di vita politica ha saputo essere splendidamente cangiante, ancor più dell'arco baleno. Io che per campare ho dovuto scontrarmi con l'estranea legge dei numeri che sottendono ad ogni quadro contabile che chiamano bilancio, mi trovo qui a mal partito. Lillo mi dice che da una parte c'è in gioco un risparmio virtuoso di 128 mila euro annuo per questo Comune che tutti dicono pieno di "criticità" per usare un indecifrabile linguaggio sia della regionale corte dei conti sia di quel nucleo di revisori locali, qualcuno dei quali pare inascoltato ispettore da diversi anni, agli ordini di chi mi si dice assessore ora badante dei suoi vecchi compagni di nihil obstat quominus imprimatur dei tempi scottantissimi della nostra infiltrata amministrazione comunale. Faccenduole tipiche di questa nostra communitas racalmutensis. Ma dopo, mi sembra, Lillo finisce col raffreddare tanto ardore e cerca di rastremare il tutto limitandosi solo al piccolo appannaggio dei quattro assessori e stringi stringi solo per sbolognare quell'unico assessore antipatico, il mio vagulo amico Totò. Che dobbiamo dire? tanto rumore per nulla. Io che sono contro tutti e tutto come mi rimprovera un avvocaticchio ora LSU ristorato per avere percorso una corsia preferenziale, mi metto in sospetto. Lillo che se ho letto bene qualcosa è uomo di mondo non si perde in fasulle campagne moralistiche degne di una Spillo giurgintana che Egidio ora accredita come la voce "editoriale" del giornaletto di Sciascia. Ma Lillo mi aspetavo qualcosa di più mordace da te. Speravo che per esempio mi dessi un pizzico di importanza e chiedessi ad Emilio lumi sui miei vantati crediti certi liquidi ed esigibili e cioè se ci sono o non ci sono. E se ci sono che io venga magari chiamato (gratis) a dimostrarli e se li comprovo prendere atto che tutta la baracca bilancistica odierna e trascorsa salta in area e in gioco ci sarebbero milioni di euro di feroci tartassamenti degli incolpevoli racalmutesi e non le vacue criticità che la Corte de Conti finge di contestare per credere subito a balbettanti assessori comunali e così mettere la pietra tombale sopra l'operato di un triennio di loro omologhi commissari nazionali e regionali e persino catanesi.
E tanto per essere d'attualità avrei voluto che Lillo spingesse i suoi a fare emergere un altra piaga. quella della Tari, irridendo ad una minoranza che prima disapprova e poi approva e poi si astiene quanto alla monnezzara afflizione tassaiola (non so come l'altro casucciano dottore Sardo possa dire che Emilio ha abbassato la TARI, si vede che lui non la paga).
Un po' di attenzione si dovrebbe prestare al "Taverna" che si dice sconcertato che nella settembrina notifica il plurilaureato del Monte omette di precisare sotto quale regime regolamentare si deve assolvere questo nostro massimo tributo locale, perché ciò potrebbe condurre ad una vanificazione di un gettito tributario in cui in gioco non ci sono presunte minuscole munificenze parziali cifre dei famosi sfingici 128.000 euro ma un paio di milioni di euro l'anno. E sarebbe questo argomento molto più "morale" di quel perdere tempo per questa risibile baruffa chiazzotta (a Totò un piccolo appannaggio sì, a Totò un piccolo appannaggio no!) Calogero Taverna
Ecco perché attacco gli avvocati
Carissimo Alfredo. Certo che la mia calligrafia è, e diventerà
sempre di più indecifrabile. Io ormai non uso più a penna. Solo il computer. Quella
autografa l’ho scritta di ritorno dalla Sicilia. Lessi le tue ben tre lettere
“inevase”. Vi intuii un moto di tua delusione nei miei confronti quasi che io
ti avessi abbandonato. Vi concorse anche il fatto che due tue lettere del giugno
scorsoi mi giunsero dopo il 7 agosto. Mi precipitai a scriverti per non perdere
manco un minuto e rettificare certe tue negative impressioni. La stampante non
mi funzionava per precedente esaurimento di inchiostri e quindi carta penna e
calamaio per varare una lettera mentre per di più non ero tranquillo per certe
delusioni che stavolta avevo io provato per il comportamento del solito
avvocato che forse credeva che trattandosi di un terribile capomafia di soldi
nascosti chissà quanti ne avesse. Mi ero sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi
sto vendicando con certe stilettate nel mio blog che credimi fanno veramente
male. Non so se hai ragione tu quanto al 4 bis o lui. Se debbo essere sincero
nessuno di voi due. E, come meglio ti dirò in seguito, certe tue effervescenze
missionarie mi lasciano perplesso. Va a finire che mentre i tuoi compagni di
sventura se la prenderanno con te credendoti passato al nemico, il “nemico” crederà
che tu resti sempre quello, un indiscusso capo manipolo e si crederanno
infallibili nel pensare che alla fine non hai alcuna “resipiscenza” attiva o
passiva che sia e ti lasceranno marcire là vita natural durante. Questo non
deve accadere assolutamente. Specie ora che penso che le cose per te, come la
nottola hegeliana, stano volgendo al meglio. Ti preciserò dopo meglio il mio
pensiero. Ora debbo uscire per andare a ritirare due copie del libro Malerba
che Agnello dice di Grassonelli e gli editori lo registrano invece come libro
del giornalista televisivo territoriale Sardo.
Una copia di quel libro, unitamente se mi resce a quello
delle favole degli ergastolani, te li invierò io. Non spendi quindi soldi e così
potrai non solo leggerlo ma chiosarlo. E quello che hai già scritto e quello
che scriverai me lo mandi ed io lo trascrivo e lo passo a Tano Savatteri che lo
riscriverà come più gli aggrada e l’anno venturo deve farlo vincere a te i
premio Racalmare o come spero un nuovo premio letterario istituito a Racalmuto
intitolato magari “GLI AMICI DELLA NOCE”.
Datti quindi da fare. Credo che ne avrai soldi e imporrai la tua superiore
cultura e “onestà” all’Italia intera molto meglio di improvvisati laureati
ergastolani.
Vedo che scrivo come mi viene. Non ho tempo per correggere.
Ci proverai più gusto a farmi le pulci.
Una cosa per ora ho da aggiungere. Perché non riprendere il
tuo blog di corrispondenza, quello che mi ha portato a te. Se è questione di
soldi beh! quelli posso metterceli io. Non so le procedure per la riattivazione.
Penso che debba scrivere a Firenze.
Quella bella libera voce deve tornare a parlare. Corro dal libraio. Ti
abbraccio con immutato affetto paterno, selettivo,. Ciao Alfredo. Lillo
------
Post scriptum: sto venendo dilaniato da certe donne di chiesa
per avere attaccato un avvocato. Si tratterebbe di un avvocato di ci cui io non
ne ho svelato il nome.
Si cerca di estorcermi una confessione, di indicare il nome e
cognome chissà – penso – per passare l’ordine a certi noti scagnozzi per darmi
una “lezione”. Non son nuovo a siffatte minacce subcutanee. Sono sopravvissuto
nel passato, non mi importa più oggi nulla della sopravvivenza per eccesso dei
limiti di età.
Tutto sommato la frase incriminabile sarebbe questa:
“che stavolta avevo io
provato per il comportamento del solito avvocato che forse credeva che trattandosi
di un terribile capomafia di soldi nascosti chissà quanti ne avesse. Mi ero
sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi sto vendicando con certe stilettate nel
mio blog che credimi fanno veramente male. Non so se hai ragione tu quanto al 4
bis o lui. Se debbo essere sincero nessuno di voi due.”
Certo che so a chi mi riferisco, ricordo per filo e per segno come sono andate
certe cose. Direi che qui scrivo in modo paradigmatico, parlando al vento,
magari come si dice alla suocera perché nuora intenda.
Ma sia chiaro, la mia acrimonia non è rivolta ad un solo e solo
quello a cui nel mio intimo mi riferisco. Ma ad una pletora di legali. Non si
ricorderà il grido di dolore che a suo tempo emisi contro il presente parroco
che se ne fregava di questa sua pecorella smarrita di nome Alfredo Sole.
Men che meno posso sperare che si ricordi l’altro grido di
dolore che qui resi pubblico invitando specie una signorina avvocatessa contestatrice
a prendersi a cuore le sorti penali di Alfredo Sole, squattrinato, derelitto,
abbandonato anche dai suoi (in un certo qual senso) che veramente si era
pentito, si era redento, si era eticamente riabilitato, vittima anche di certi “pentiti”
cui aveva concesso – sì concesso – il carcerario perdono.
A tanti avvocati mi sono rivolto, anche di casa mia. NULLA.
Mi sono dovuto sorbire lezioni di diritto carcerario, coltissime lezioni sul 4
bis che invero il colto – ora - Alfredo Sole sbriciola a suon di sentenze della
cassazione e osa scrivere:
“per molti avvocati questo passo che ti ho scritto è pressoché sconosciuto. Si fermano tutti sul
58 ter attivo, e non li schiodi più dalla loro posizione. Quando gli spieghi
bene le cose, SI RAFFREDDANO, ma non perché hanno paura dell’antimafia, ma
perché palesi la loro ignoranza in materia”.
Oddio! Quanta ragione ha su quel “raffreddamento”! Quante
esperienze ho fatto circa quel raffreddamento. E non parlo solo di quell’avvocato
da me non citato che la moglie si ostina a mitizzare riempendomi di ingiurie e
contumelie in quanto avrei osato dissacrare un santo, ma invece per la ragione
che Alfredo contesta. Tutti a terrorizzarsi per l‘ANTIMAFIA specie quella palermitana.
Do ampia ragione a Tano Savatteri che mi disse press’a poco: Li’ nenti putiemmu
fari pi Alfredo. Finché dura il processo di Palermo in cui Napolitano e Mancino
paiono impigliati, nessun uomo eccellente oserà alzare un dito a favore di un
ergastolano “ostativo”- Il terrore di venire implicati in una sorta di collaborativismo
mafioso paralizza.
L’ho sperimentato bussando alla porta di Della Vedova. Porta
chiusa e silenzio totale.
Gli avvocati che magari vorrebbero mettere il sasso in bocca
a chi osa spiattellare le magagne dei medici agrigentini – e lì sospetto di
contiguità malavitosa è vistoso – per l’astuto
calcolo di non toccare l’antimafia ed anche per i collegato terrore che li
soggioga tutti, si tacciono.
Non sapendo come attaccarmi un avvocaticchio racalmutese per
traversa via mi accusa che se accuso tutti, se sono appunto “contra omnia”,
chissà quali cadaveri viglio nascondere. Per riposta avrà che, non tanto per
quello che ho scritto, ma per vigilanza
democratica, vorrò vedere come certi ”volontaristici” portatori in ambulanze
pubbliche di bisognosi sono poi finiti per una sorta di corsia preferenziale,
come per i sagrestani di famiglia, LSU o meglio.
venerdì 3 ottobre 2014
mi accusano di accusare gli avvocati. Confermo
Carissimo Alfredo. Certo che la mia calligrafia è, e diventerà
sempre di più indecifrabile. Io ormai non uso più a penna. Solo il computer. Quella
autografa l’ho scritta di ritorno dalla Sicilia. Lessi le tue ben tre lettere
“inevase”. Vi intuii un moto di tua delusione nei miei confronti quasi che io
ti avessi abbandonato. Vi concorse anche il fatto che due tue lettere del giugno
scorsoi mi giunsero dopo il 7 agosto. Mi precipitai a scriverti per non perdere
manco un minuto e rettificare certe tue negative impressioni. La stampante non
mi funzionava per precedente esaurimento di inchiostri e quindi carta penna e
calamaio per varare una lettera mentre per di più non ero tranquillo per certe
delusioni che stavolta avevo io provato per il comportamento del solito
avvocato che forse credeva che trattandosi di un terribile capomafia di soldi
nascosti chissà quanti ne avesse. Mi ero sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi
sto vendicando con certe stilettate nel mio blog che credimi fanno veramente
male. Non so se hai ragione tu quanto al 4 bis o lui. Se debbo essere sincero
nessuno di voi due. E, come meglio ti dirò in seguito, certe tue effervescenze
missionarie mi lasciano perplesso. Va a finire che mentre i tuoi compagni di sventura
se la prenderanno con te credendoti passato al nemico, il “nemico” crederà che tu
resti sempre quello, un indiscusso capo manipolo e si crederanno infallibili
nel pensare che alla fine non hai alcuna “resipiscenza” attiva o passiva che
sia e ti lasceranno marcire là vita natural durante. Questo non deve accadere
assolutamente. Specie ora che penso che le cose per te, come la nottola
hegeliana, stano volgendo al meglio. Ti preciserò dopo meglio il mio pensiero.
Ora debbo uscire per andare a ritirare due copie del libro Malerba che Agnello
dice di Grassonelli e gli editori lo registrano invece come libro del
giornalista televisivo territoriale Sardo.
Una copia di quel libro, unitamente se mi resce a quello
delle favole degli ergastolani, te li invierò io. Non spendi quindi soldi e così
potrai non solo leggerlo ma chiosarlo. E quello che hai già scritto e quello
che scriverai me lo mandi ed io lo trascrivo e lo passo a Tano Savatteri che lo
riscriverà come più gli aggrada e l’anno venturo deve farlo vincere a te i
premio Racalmare o come spero un nuovo premio letterario istituito a Racalmuto
intitolato magari “GLI AMICI DELLA NOCE”.
Datti quindi da fare. Credo che ne avrai soldi e imporrai la tua superiore
cultura e “onestà” all’Italia intera molto meglio di improvvisati laureati
ergastolani.
Vedo che scrivo come mi viene. Non ho tempo per correggere.
Ci proverai più gusto a farmi le pulci.
Una cosa per ora ho da aggiungere. Perché non riprendere il
tuo blog di corrispondenza, quello che mi ha portato a te. Se è questione di
soldi beh! quelli posso metterceli io. Non so le procedure per la riattivazione.
Penso che debba scrivere a Firenze.
Quella bella libera voce deve tornare a parlare. Corro dal libraio. Ti
abbraccio con immutato affetto paterno, selettivo,. Ciao Alfredo. Lillo
Per la bibliografia leggere Confiteor di Cesare Geronzi. Sono andato a nozze quando lessi come insolentiscono i magnati dell'industria e della finanza codesto della Valle: Sutor ne ultra crepidam. Azzeccatissimo. Non è poi vero che il capitalismo italiano è zotico ed incolto.
Per la bibliografia leggere Confiteor di Cesare Geronzi. Sono andato a nozze quando lessi come insolentiscono i magnati dell'industria e della finanza codesto della Valle: Sutor ne ultra crepidam. Azzeccatissimo. Non è poi vero che il capitalismo italiano è zotico ed incolto.
Sì è proprio così- Io infatti che sono contro tutti e contro tutto (il mio blog si intitola CONTRA OMNIA RACLMUTO) chissà che cosa ho da nascondere e chissà quali cadaveri vi tengo occultati. Invero mi conforta il fatto che ci hanno provato in tutti i modi per scoprire questi miei torbidi misteri e non hanno mai approdato a nulla. Succede però che tanti che vorrebbero insinuare qualcosa contro di me si espongono ed allora io che per un triplice mestiere sono stato costretto a sapere, a colpire a umiliare. ho materia intima per irridere a agnelli belanti a pastorelli dell'aima ai cagli bovini ai verri volpini ai vari asini di Cervantes, ai "levatici tu ca mi ci a mittiri iu". Dopo di che tacciono inesorabilmente. Continuerò quindi ad esser l'uomo contro. Contro chi è retto e intemerato e corretto e inattaccabile nulla mai mi sono inventato- Perché per le mie non interessate idee politiche e per la mia dirittura morale non posso fare a ameno di fare vigilanza democratica. E non credo di avere fatto un discorso incomprensibile-
Sì è proprio così- Io infatti che sono contro tutti e contro tutto (il mio blog si intitola CONTRA OMNIA RACALMUTO) chissà che cosa ho da nascondere e chissà quali cadaveri vi tengo occultati. Invero mi conforta il fatto che ci hanno provato in tutti i modi per scoprire questi miei torbidi misteri e non hanno mai approdato a nulla. Succede però che tanti che vorrebbero insinuare qualcosa contro di me si espongono ed allora io che per un triplice mestiere sono stato costretto a sapere, a colpire a umiliare. ho materia intima per irridere a agnelli belanti a pastorelli dell'aima ai cagli bovini ai verri volpini ai vari asini di Cervantes, ai "levatici tu ca mi ci a mittiri iu". Dopo di che tacciono inesorabilmente. Continuerò quindi ad esser l'uomo contro. Contro chi è retto e intemerato e corretto e inattaccabile nulla mai mi sono inventato- Perché per le mie non interessate idee politiche e per la mia dirittura morale non posso fare a ameno di fare vigilanza democratica. E non credo di avere fatto un discorso incomprensibile-
Io Alfredo Sole il 4bis e gli altri
Signore e signori della corte. non ho difficoltà alcuna nel rassegnare le mie ignobili confessioni. Mi sono intenerito con l'ergastolano perenne 4 bis Alfredo Sole di Racalmuto. Vi rimetto qui la sgangherata seconda risposta che oggi gli ho inoltrato. Dattilografia inguardabile, ma io non sono né intendo essere dattilografo per rendere de plano a voi giudici le prove della mia colpevolezza. Io non voglio né il premio Racalmare che reputo volgare mercemonio delle escrescenze espressive di un non pentito Capo Stella, ne il carnevale perché appunto saepe respondent nomina rebus e trasformare un belante agnellino che prima approva poi disapprova poi si ritratta e quindi si sbudella come feroce antimafiosista mi dà certi voltastomaci che non vi dico. Intanto eccovi cosa dico in combutta col fine pena mai Alfredo. Non correggo nulla e potrei
Carissimo Alfredo. Certo che la mia calligrafia è e divnterà
sempre di più indevifrabile. Io ormani non uso più a penna. Solo il computr.
Qualla autografa l’ho scritta di ritorn dalla Sivcilia. Lessi le tue ben tre
lettere “inevase”. Vi intuii un moto di tua delusione nei miei confronti quasi
che io ti avssi abbndonato. V concorse anche il fatto che due tue lttere del
giugo scorsi mi giundero dopo il 7 agoso. Mi precipitaia scriverti per non perdere
manco un minuto e rettificare certe tue negative impressioni, La stampante non
mi funzionava per precedente esauriment di inchiostri e quindi carta pnna e
calamaio per verare una letteramentre per di più on ero tranquillo per certe
delusioni che stavolta avevo io provato pe il comportamenteo del solito
avvocato che forse credeva chetrattandosi di un terrible capomafia di soldi
nascosti cissà quanti ne avesse. Mi ero sbilanciato a lodarli. Mi sbagliavo. M
sto vendicando con certe stiletatte nel mio blog che credimi fanno veramente
male. Non soe hai ragione tu quanto al 4 bis o lui. Se debbo essere sincero
nessuno di voi due. E, come meglio ti dirò in seguito, certe tute efferveenze
missionarie mi lasciano perpleso. Va afinire che mentre i tuoi compani di
scventura e la prenderanno con te credendoti passato al nemico, il
“nemico”crederà che u resti sempre quello, un indiscusso capo manipolo e si
crederanno infallibile nel pensare che alla fine non hai alcuna £respiscenza”
attiva o passiva che sia e ti lascerannomarcire là vita natural durante. Questo
non deve accadere assolutamente. Speci ora che penso che le cose per te oma la
nottola hegeliano stavogendo al meglio. Ti preciserò dopo meglio il mio
pensiero. Ora debbo uscore per andare a ritrare due copie del libro Malerba che
agegni dice di Grasonelli e gli editori lo rgstrano invece come libro del
giornalista televisivo territoriale Sardo.
Una copia di quel libro, unitamente se mi resce a quelle
delle favole degli ergastolani, te li inveò io Non spendi quindi soldi
eosìpotrai non solo leggerlo machioarlo. E quello che hai già scritto e quello
che scriverai me lo mandi ed io lo trascrivo e lo passo a tano Savatteri che lo
riscriva come più gli aggrada e l’anno venturo deve farlo vincere a te i premio
Grassonelli o come spero un nuovo premio ltterario istituito a Racalmuto
intitolato magari il premio “GLI AMICI DELLA NOCE”. Datti quindi da fare. Credo he ne avrai
soldie imporrrai la tua sueriore cultira e “onestà” all’Italia intera molto
meglio di improvvisato laireati ergastolani.
Vedo che scrivo come mi viene. Non ho tempo per correggere.
Ci proverai più gusto a farmi le pulci.
Una cosa per ora ho da aggiungere. Erché non riprendere il
tuo blog di corrispondenza, quello che mi ha portato a te. Se è questione di
soldi beh! Quello posso metterceli io.Non so le procedure per lariattivazione.
Pemso che debba scrivere a Firenze.
Quella bella libera voce deve tornare a parlare. Corro dal libraio. Ti
abbraccio on immutato affetto paterno, selettivo,. Ciao Alfredo. Lillo
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Alfredo l'altro giorno finalmente qui a Roma mi recapita una lunghissima sorniona lettera. Ce l'ha con gli avvocati. A dire il vero con un avvocato per colpa mia. Io sono un bonaccione e credo sempre in quella che dicono buonafede. Ma degli avvocati diffidatene sempre. Sono lì pronti a darvi l'anima e il corpo. Poi annusano. Se c'è scrusciu di sordi ti offrono pure il pranzo ma se si accorgono che devono fare beneficenza manco più dopo la registrazione della segreteria telefonica ti raggiungono. Alfredo non è che sa tutto ma da quell'intelligentone che è qualcosa ha afferrato e divertitevi con i suoi aculei da ergastolano eternamente ostativo, che non può fare ameno di restare vero racalmutese di eccelso intelletto. E sì mi vado convincendo che Racalmuto è meglio di Favara anche se decaduto e per tanti versie impoverito a fronte dell'opulenza lagrimosa dei nostri vicini di casa:
Giusto, ma quando emerge un cosiffatto maledetto imbroglio che investe soggetti che dovrebbero avere persino uno spirito missionario per il ruolo sanitario che in ricoprono, è bene che esploda istantaneamente un moto di indignazione se non altro ad ammonimento di chi più che al denaro deve tendere al bene specie nella tutela della salute dei cittadini. Altrimenti finiamo nella solita giustizia all'italiana che inventa le colpe dei deboli mentre affossa i misfatti dei potenti, che avendo soldi ed entrature e avendo fracassato i diritti della povera gente può da tribunali esteri farsi persino dichiarare perseguitato politico. La nostra civiltà è oggi sempre garantista ma subordinatamente alla efficiente e pronta giustizia. Mi hanno detto cose indegne di taluni di codesti medici. Non posso dichiararli colpevoli ma debbo sapere stigmatizzando il loro operato quando è stato così opaco da costringere macchine represesive ad incriminazioni sconcertanti. Certi bilanciamenti - che peraltro mi sembrano artati - non mi convincono.
Giusto, ma quando emerge un cosiffatto maledetto imbroglio che investe soggetti che dovrebbero avere persino uno spirito missionario per il ruolo sanitario che in ricoprono, è bene che esploda istantaneamente un moto di indignazione se non altro ad ammonimento di chi più che al denaro deve tendere al bene comune specie nella tutela della salute dei cittadini. Altrimenti finiamo nella solita giustizia all'italiana che inventa le colpe dei deboli mentre affossa i misfatti dei potenti, che avendo soldi ed entrature e avendo fracassato i diritti della povera gente può da tribunali esteri farsi persino dichiarare perseguitato politico. La nostra civiltà è oggi sempre garantista ma subordinatamente alla efficiente e pronta giustizia. Mi hanno detto cose indegne di taluni di codesti medici. Non posso dichiararli colpevoli ma debbo sapere stigmatizzando il loro operato quando è stato così opaco da costringere macchine represesive ad incriminazioni sconcertanti. Certi bilanciamenti - che peraltro mi sembrano artati - non mi convincono.
giovedì 2 ottobre 2014
Lillo Taverna Cosa sarà mai stato codesto piedistallo? Ma è un piedistallo? O è una tomba ad un diletto cane estinto, o l'ara di una religione orientale, magari egizia, o chissà che? Non si sa- Siamo modesti.Sotto il tempio di Ercole, quello famoso del Cicerone delle Verrine sorge singolare e misterioso. Un'eco diversa di questa nostra splendida civiltà greca. La nostra Magna Grecia. E Pindaro che canta: Agrigento la più bella città dei mortali. E la ricorda anche Stabone che però non mi pare abbia idee chiare sula realtà geografica di questo lembo di paradiso tutto mediterraneo. tutto rivolto a Sud. Bellezze così, testimonianze tanto rare chi va a visitarle? Questi italici che vanno ramenghi pel mondo prosciugando la scarsa liquidità in questa non felice congiuntura e non vengono qui a gioire nel sole a erudirsi sulle nostre radici storiche. Si pensiche qui si parlò greco per oltre millecinquecento anni. ed ora quella vivissima lingua non s'insegna più nelle scuole perchéla dicono morta, invero perché a insegnarla sarebbero ben pochi e poi si lamentano di essere dei precari in languore di spirito e di reddito.
Lillo Taverna
Cosa sarà mai stato codesto piedistallo? Ma è un piedistallo? O è una tomba ad
un diletto cane estinto, o l'ara di una religione orientale, magari egizia, o
chissà che? Non si sa- Siamo modesti.Sotto il tempio di Ercole, quello famoso
del Cicerone delle Verrine sorge singolare e misterioso. Un'eco diversa di
questa nostra splendida civiltà greca. La nostra Magna Grecia. E Pindaro che
canta: Agrigento la più bella città dei mortali. E la ricorda anche Stabone che
però non mi pare abbia idee chiare sula realtà geografica di questo lembo di
paradiso tutto mediterraneo. tutto rivolto a Sud. Bellezze così, testimonianze
tanto rare chi va a visitarle? Questi italici che vanno ramenghi pel mondo
prosciugando la scarsa liquidità in questa non felice congiuntura e non vengono
qui a gioire nel sole a erudirsi sulle nostre radici storiche. Si pensiche qui
si parlò greco per oltre millecinquecento anni. ed ora quella vivissima lingua
non s'insegna più nelle scuole perchéla dicono morta, invero perché a
insegnarla sarebbero ben pochi e poi si lamentano di essere dei precari in
languore di spirito e di reddito.
Carme', una volta a me mi dissero - un anonimo naturalmente. che se si permetteva di dirmelo apertamente, froscio com'è,. lo facevo A POLPETTE - che ero un albatro, come dire che volavo sempre in alto fra i cieli ma avevo gambe cortissime per cui non sapevo camminare sulla terra. Tu ora che mi conosci confermi il mio struzzesco zoomorfismo della signora che non mi conosce. Che devo preoccuparmi? Mi pare però che sei in contraddizione filosofica. Per la contraddizion che nol consente o sono casinista che tutto starnazza o sono una bestiolina paurosa che nasconde la capoccia nella sabbia credendo stupidamente che si è tutto riparato (dalle ire dei potenti).
Carme', una volta a me mi dissero - un anonimo naturalmente. che se si permetteva di dirmelo apertamente, froscio com'è,. lo facevo A POLPETTE - che ero un albatro, come dire che volavo sempre in alto fra i cieli ma avevo gambe cortissime per cui non sapevo camminare sulla terra. Tu ora che mi conosci confermi il mio struzzesco zoomorfismo della signora che non mi conosce. Che devo preoccuparmi? Mi pare però che sei in contraddizione filosofica. Per la contraddizion che nol consente o sono casinista che tutto starnazza o sono una bestiolina paurosa che nasconde la capoccia nella sabbia credendo stupidamente che si è tutto riparato (dalle ire dei potenti).
Ah! Vitto? non tutte le ciambelle possono riuscire col buco. Io in quegli anni terribili della salvezza della lira (di Agnelli) che Einaudi a tutti i costi volle, c'ero. Ho un filmino del '48 che i miei zii d'America sfottendoci si misero a girare.L'ho messo in una sestina televisiva su Racalmuto. testimoniaza agghiacciante. E' vero c'è del marcio oggiin Danimarca ma,non corriamo il rischio di ridicolizzarci come i nostalgici del fascismo. Siamo o no materialisti storici? Acchiappiamo il nuovo, il positivo che oggi ineludibilmente c'è.Oltretutto è merito nostro. Se a Livorno non intervenivamo sai che ridere oggi. Certonel momento in cui vincevamo perdevamo. La nostra vittoria ci faceva istantaneamente obsoleti. E allora abbiamo iniziato la nostra lotta per il rinnovamento sociale, sempre nuovi, sempre irriducibili e alla fine sempre vittoriosi. Egià perché noi per dirla col Migliore veniamo da lontano e andiamo lontanoSempre insoddisfattiì perché inseguiamo il sole dell'avvenire. Ma non guardiamo mai indietro Sempre avanti, fortunatamentesenza essere socialisti. Ma razionalissimi e algidi COMUNISTI.
Ah! Vitto? non tutte le ciambelle possono riuscire col buco. Io in quegli anni terribili della salvezza della lira (di Agnelli) che Einaudi a tutti i costi volle, c'ero. Ho un filmino del '48 che i miei zii d'America sfottendoci si misero a girare.L'ho messo in una sestina televisiva su Racalmuto; testimoniaza agghiacciante. E' vero, c'è del marcio oggi in Danimarca, ma non corriamo il rischio di ridicolizzarci come, un tempo, i nostalgici del fascismo. Siamo o no materialisti storici? Acchiappiamo il nuovo, il positivo che oggi ineludibilmente c'è. Oltretutto è merito nostro. Se a Livorno non intervenivamo NOI che ridere ora. Certo nel momento in cui vincevamo perdevamo. La nostra vittoria ci faceva istantaneamente obsoleti. E allora abbiamo iniziato di nuovo la nostra lotta per il rinnovamento sociale, sempre nuovi, sempre irriducibili e alla fine sempre vittoriosi. Egià perché noi per dirla col Migliore veniamo da lontano e andiamo lontano. Sempre insoddisfatti perché inseguiamo il sole dell'avvenire. Ma non guardiamo mai indietro Sempre avanti, fortunatamente
senza essere socialisti. Ma razionalissimi e algidi COMUNISTI.
Noi italiani abbiamo un brutto vizio: amiamo masochisticamente autofragellarci. Stato di merda, provincia di imbecilli, comune di ladri. Siamo la settima potenza economica del mondo. E Racalmuto in serie statistiche economiche ha un reddito medio pro capite annuo di 13 mila e 500 euro. E Favara credo molto di più. Già quella Favara di quel film neorealistico di cui professionalmente parla Vittorio. Quella Favara surfarara e macilenta non c'è più. Sarà per uno dei tanti miracoli del Signore Iddio. Io laico penso. per merito di tutti questi bistrattati Amministratori Comunali succedutisi nel tempo pur con cangianti casacche politiche. Quelle casupole disumane non ci sono più. In macchina ora ci vanno tutti /(anche se mi dice il mio amico, l'ispettore favarese Di Stefano, guai a metterti la cintura perché i favaresi nel loro territorio on accettano regolamenti stupidi)
Noi italiani abbiamo un brutto vizio: amiamo masochisticamente autofragellarci. Stato di merda, provincia di imbecilli, comune di ladri. Siamo la settima potenza economica del mondo. E Racalmuto in serie statistiche economiche ha un reddito medio pro capite annuo di 13 mila e 500 euro. E Favara credo molto di più. Già quella Favara di quel film neorealistico di cui professionalmente parla Vittorio. Quella Favara surfarara e macilenta non c'è più. Sarà per uno dei tanti miracoli del Signore Iddio. Io laico penso. per merito di tutti questi bistrattati Amministratori Comunali succedutisi nel tempo pur con cangianti casacche politiche. Quelle casupole disumane non ci sono più. In macchina ora ci vanno tutti /(anche se mi dice il mio amico, l'ispettore favarese Di Stefano, guai a metterti la cintura perché i favaresi nel loro territorio on accettano regolamenti stupidi)
Che FAVARA sia SILENZIOSA è cosa arcinota e dal 1713. Alla signora Maria passerei un VAGO passo in latino del Vescovo Ramirez proprio su Favara e sull'attitudine a ficcarsi o a ficcare il famoso sasso. Io che sono un mangiaprete affermo e dico: non si può fare di ogni erba un fascio. Dico che la quasi totalità dei favaresi è ad astronomiche altezze. Parlo di padre Pirrera, di questo grande poeta dialettale che parodiò un certo Sofocle quello dell'Edipo Re in uno scintillante dialetto favarese. Signora Maria, ne ha mai sentito parlare.. certo non sempre concordo con il mio amico il gigantesco architetto Antinoro per quella sua passionaccia per quel tal barone che guarda caso è persino di famiglia in antico racalmutese. Signora Maria, chiunque sia il sindaco di Favara, che so Russello o Vetro o quello attuale, mi permetta di erudirla: non parlare mai male di te stesso, è l'unica volta che il prossimo ti crede sulla parola. Se vuole le dico che mi ha davvero convinto. Questa Favara fa pena! Perché? perché l'attuale sindaco giustamente non si è dimesso? E' di tenace concetto, almeno lui. Ha il mio plauso.
Che FAVARA sia SILENZIOSA è cosa arcinota e dal 1713. Alla signora Maria passerei un VAGO passo in latino del Vescovo Ramirez proprio su Favara e sull'attitudine a ficcarsi o a ficcare il famoso sasso. Io che sono un mangiaprete affermo e dico: non si può fare di ogni erba un fascio. Dico che la quasi totalità dei favaresi è ad astronomiche altezze. Parlo di padre Pirrera, di questo grande poeta dialettale che parodiò un certo Sofocle quello dell'Edipo Re in uno scintillante dialetto favarese. Signora Maria, ne ha mai sentito parlare.. certo non sempre concordo con il mio amico il gigantesco architetto Antinoro per quella sua passionaccia per quel tal barone che guarda caso è persino di famiglia in antico racalmutese. Signora Maria, chiunque sia il sindaco di Favara, che so Russello o Vetro o quello attuale, mi permetta di erudirla: non parlare mai male di te stesso, è l'unica volta che il prossimo ti crede sulla parola. Se vuole le dico che mi ha davvero convinto. Questa Favara fa pena! Perché? perché l'attuale sindaco giustamente non si è dimesso? E' di tenace concetto, almeno lui. Ha il mio plauso.
Certo se volessi prenderei tutte le copie dei favaresi cattivi degli anni trenta e le pubblicherei. La copia originale ce l'ha Gero. Che ne ha fatto? Vedo che ora è divenuto organico. Mi piaceva di più quando era come me: folle e ribelle. Non posso pubblicare quelle carte perché finirei morto e ammazzato. Su certe cose Favara non scherza. A Favara sono molto suscettibili. Forse loro tra loro possono dire qualcosa ma guai se un racarmutisi si permette. Ed io non mi sono permesso. Mi sono permesso solo di parlare di "escrescenze": Le escrescenze sono la "realtà" cara signora Maria? Ed io sarei uno struzzo? E perché? in fin dei conti a me che me ne frega di Favara? Avete fatto senatore l'amico dottor Milioto. Non è che in quell'occasione mi siete piaciuti tanto. Ma voi che mi direste? Parigi val bene una messa. Ma meglio un acquerello di Vittorio. Appetitosi! La mostra la dovreste fare voi a Favara. Ma voi siete stillicusi .Non volete onorare l'innocuo Giudice dell'Edipu Rre', manco padre Pirrera. Figurarsi il neo pittore Vittorio Chirminisi. Vi siete fatti fregare il Chiamontano dal mio compaesano Capitano (architetto oggi defunto). Ma resta pure magari deturpato dal ducotone di popò il Maniero Carrettesco di Racalmuto. Io invito Vittorio a esporre nella Cappella Palatina dei Carretteschi. Ha ancora un suo fascino e un suo raffinato richiamo.
Certo se volessi prenderei tutte le copie dei favaresi cattivi degli anni trenta e le pubblicherei. La copia originale ce l'ha Gero. Che ne ha fatto? Vedo che ora è divenuto organico. Mi piaceva di più quando era come me: folle e ribelle. Non posso pubblicare quelle carte perché finirei morto e ammazzato. Su certe cose Favara non scherza. A Favara sono molto suscettibili. Forse loro tra loro possono dire qualcosa ma guai se un racarmutisi si permette. Ed io non mi sono permesso. Mi sono permesso solo di parlare di "escrescenze": Le escrescenze sono la "realtà" cara signora Maria? Ed io sarei uno struzzo? E perché? in fin dei conti a me che me ne frega di Favara? Avete fatto senatore l'amico dottor Milioto. Non è che in quell'occasione mi siete piaciuti tanto. Ma voi che mi direste? Parigi val bene una messa. Ma meglio un acquerello di Vittorio. Appetitosi! La mostra la dovreste fare voi a Favara. Ma voi siete stillicusi .Non volete onorare l'innocuo Giudice dell'Edipu Rre', manco padre Pirrera. Figurarsi il neo pittore Vittorio Chirminisi. Vi siete fatti fregare il Chiamontano dal mio compaesano Capitano (architetto oggi defunto). Ma resta pure magari deturpato dal ducotone di popò il Maniero Carrettesco di Racalmuto. Io invito Vittorio a esporre nella Cappella Palatina dei Carretteschi. Ha ancora un suo fascino e un suo raffinato richiamo.
Io e Cernigoi
Di tutto quel vociare della signorina Cernigoi ecco cosa è rimasto. Le astiose e infondate accuse dei TITINI contro il nostro grande gr.uff. Ettore Messana che gli Alleati volevano fare apparire come un latitante, svaporano tutte appunto perché improbabili sul tavolo del dottore PIANESE del SIS a cui non resta altro da fare che archiviare. Non per compiacenza (si appuri quello che ha fatto avverso gli altri 49 di quell'infame elenco) ma per GIUSTIZIA. Il "questore Messana" era un riverito e efficiente ISPETTORE GENERALE DI PS. E nulla si poteva addebitargli. Il Ricciardelli, quel presunto "vir iustus" irpino aveva scritto quell'infamante pettegolezzo colmo di sozze malignità ma senza costrutto, senza alcun fatto di alcuna antidoverosa condotta si era visto fustigato per denigrazione di un grande suo superiore ed era finito ai margini del suo poliziesco mondo. Del resto era stato un questurino della "politica" tiestina. Cara Cernigoi, perché non indaghi su questo signore invece di dileggiare infondatamente Messana? Non hai fatto storia, hai contribuito a sbattere un tuo supposto mostro in prima pagina. Dovresti ravvederti. Bastava che inquadrassi la vera portata dei due faldoncini che ti avevano messo in mano pe capirne la capziosa cattiveria accusatoria. A Roma il dipartimento duro e competente del SIS nell'ambito del Viminale le aveva bene soppesato quelle calunnie e le aveva doverosamente cestinato. E non erano più fascisti al Viminale. Taluni forse erano massoni, seguivano Bonomi ma non erano in combutta con il passato regime fascista. Se avevano materiale andavano in profondità contro ad esempio taluni di questi signori in elenco. Ma non potevano dire che si doveva "ricercare" il questore Messana: questi già nel 1944 si era presentato dal suo nuovo Ministro degli Interni e subito era stato accreditato in incarichi di grande fiducia. Ettore Messana non aveva aderito a Trieste alla RSI ed era dovuto scappare senza stipendio a Roma. Dall'autunno del 1943 (Sai del TUTTI A CASA?) all'aprile del 1944 si era dovuto nascondere in un convento nei pressi del Vaticano, perché se i tedeschi lo prendevano, lo fucilavano e sai perché, Signorina? perché ritenevano che era stato blando nel lottare i partigiani titini in quel di Lubiana. Quando leggerai il mio libro te lo spiegherò con dovizia di particolari: e questi particolari avevi TU il dovere morale di accertare prima di infangare il Messana. Non si fa storia presentando una cattiveria di un delatore per verità di fede, quando verifiche, accertamenti, tribunali e "i superiori uffici" avevano acclarato l'infondatezza di insinuazioni alla Ricciardelli. Mi dici perché costui finisce sì a Dachau ma subito torna a Trieste? Cosa in effetti ha combinato contro gli ebrei facendo finta di favorirli? Vuoi che ti illustri questo vomitevole costume diffusosi in Italia appena si proclamarono le infami leggi razziali, magari col sornione sfruttamento economico e valutario dell'IOR di quel tempo?
Di tutto quel vociare della signorina Cernigoi ecco cosa è rimasto. Le astiose e infondate accuse dei TITINI contro il nostro grande gr.uff. Ettore Messana che gli Alleati volevano fare apparire come un latitante, svaporano tutte appunto perché improbabili sul tavolo del dottore PIANESE del SIS a cui non resta altro da fare che archiviare. Non per compiacenza (si appuri quello che ha fatto avverso gli altri 49 di quell'infame elenco) ma per GIUSTIZIA. Il "questore Messana" era un riverito e efficiente ISPETTORE GENERALE DI PS. E nulla si poteva addebitagli. Il Ricciardelli, quel presunto "vir iustus" irpino aveva scritto quell'infamante pettegolezzo colmo di sozze malignità ma senza costrutto, senza alcun fatto di alcuna antidoverosa condotta si era visto fustigato per denigrazione di un grande suo superiore ed era finito ai margini del suo poliziesco mondo. Del resto era stato un questurino della "politica" tiestina. Cara Cernigoi, perché non indaghi su questo signore invece di dileggiare infondatamente Messana? Non hai fatto storia, hai contribuito a sbattere un tuo supposto mostro in prima pagina. Dovresti ravvederti. Bastava che inquadrassi la vera portata dei due faldoncini che ti avevano messo in mano pe capirne la capziosa cattiveria accusatoria. A Roma il dipartimento duro e competente del SIS nell'ambito del Viminale le aveva bene soppesato quelle calunnie e le aveva doverosamente cestinato. E non erano più fascisti al Viminale. Taluni forse erano massoni, seguivano Bonomi ma non erano in combutta con il passato regime fascista. Se avevano materiale andavano in profondità contro ad esempio taluni di questi signori in elenco. Ma non potevano dire che si doveva "ricercare" il questore Messana: questi già nel 1944 si era presentato dal suo nuovo Ministro degli Interni e subito era stato accreditato in incarichi di grande fiducia. Ettore Messana non aveva aderito a Trieste alla RSI ed era dovuto scappare senza stipendio a Roma. Dall'autunno del 1943 (Sai del TUTTI A CASA?) all'aprile del 1944 si era dovuto nascondere in un convento nei pressi del Vaticano, perché se i tedeschi lo prendevano, lo fucilavano e sai perché, Signorina? perché ritenevano che era stato blando nel lottare i partigiani titini in quel di Lubiana. Quando leggerai il mio libro te lo spiegherò con dovizia di particolari: e questi particolari avevi TU il dovere morale di accertare prima di infangare il Messana. Non si fa storia presentando una cattiveria di un delatore per verità di fede, quando verifiche, accertamenti, tribunali e "i superiori uffici" avevano acclarato l'infondatezza di insinuazioni alla Ricciardelli. Mi dici perché costui finisce sì a Dachau ma subito torna a Trieste? Cosa in effetti ha combinato contro gli ebrei facendo finta di favorirli? Vuoi che ti illustri questo vomitevole costume diffusosi in Italia appena si proclamarono le infami leggi razziali, magari col sornione sfruttamento economico e valutario dell'IOR di quel tempo?
Di tutto quel vociare della signorina Cernigoi ecco cosa è rimasto. Le astiose e infondate accuse dei TITINI contro il nostro grande gr.uff. Ettore Messana che gli Alleati volevano fare apparire come un latitante, svaporano tutte appunto perché improbabili sul tavolo del dottore PIANESE del SIS a cui non resta altro da fare che archiviare. Non per compiacenza (si appuri quello che ha fatto avverso gli altri 49 di quell'infame elenco) ma per GIUSTIZIA. Il "questore Messana" era un riverito e efficiente ISPETTORE GENERALE DI PS. E nulla si poteva addebitargli. Il Ricciardelli, quel presunto "vir iustus" irpino aveva scritto quell'infamante pettegolezzo colmo di sozze malignità ma senza costrutto, senza alcun fatto di alcuna antidoverosa condotta si era visto fustigato per denigrazione di un grande suo superiore ed era finito ai margini del suo poliziesco mondo. Del resto era stato un questurino della "politica" tiestina. Cara Cernigoi, perché non indaghi su questo signore invece di dileggiare infondatamente Messana? Non hai fatto storia, hai contribuito a sbattere un tuo supposto mostro in prima pagina. Dovresti ravvederti. Bastava che inquadrassi la vera portata dei due faldoncini che ti avevano messo in mano pe capirne la capziosa cattiveria accusatoria. A Roma il dipartimento duro e competente del SIS nell'ambito del Viminale le aveva bene soppesato quelle calunnie e le aveva doverosamente cestinato. E non erano più fascisti al Viminale. Taluni forse erano massoni, seguivano Bonomi ma non erano in combutta con il passato regime fascista. Se avevano materiale andavano in profondità contro ad esempio taluni di questi signori in elenco. Ma non potevano dire che si doveva "ricercare" il questore Messana: questi già nel 1944 si era presentato dal suo nuovo Ministro degli Interni e subito era stato accreditato in incarichi di grande fiducia. Ettore Messana non aveva aderito a Trieste alla RSI ed era dovuto scappare senza stipendio a Roma. Dall'autunno del 1943 (Sai del TUTTI A CASA?) all'aprile del 1944 si era dovuto nascondere in un convento nei pressi del Vaticano, perché se i tedeschi lo prendevano, lo fucilavano e sai perché, Signorina? perché ritenevano che era stato blando nel lottare i partigiani titini in quel di Lubiana. Quando leggerai il mio libro te lo spiegherò con dovizia di particolari: e questi particolari avevi TU il dovere morale di accertare prima di infangare il Messana. Non si fa storia presentando una cattiveria di un delatore per verità di fede, quando verifiche, accertamenti, tribunali e "i superiori uffici" avevano acclarato l'infondatezza di insinuazioni alla Ricciardelli. Mi dici perché costui finisce sì a Dachau ma subito torna a Trieste? Cosa in effetti ha combinato contro gli ebrei facendo finta di favorirli? Vuoi che ti illustri questo vomitevole costume diffusosi in Italia appena si proclamarono le infami leggi razziali, magari col sornione sfruttamento economico e valutario dell'IOR di quel tempo?
Bravissimo caro Roberto; ed è a questo qui che voleva alludere il malefico ufficiale sanitario, l'autore. Quindi ngagliari una parrineddra è abilità somma, astuzia sovrumana, e cioè maleficio supremo: sprecare tante energie e fare tanti sgambetti per un uccellino concretamente di poco valore. Cio è l'attuale corsa al municipio: una parrineddra di gramo valore, indebitatissima, giuridicamente allo sfracello, con una appropriazione indebita di 500 mila euro per acconti su gentilizie che mai si potranno realizzare, con oneri non inerenti per almeno 400 mila euro che fanno apparire come costo per la monnezza ed invece sono serviti per pagare quella signora rotondetta e attempata, che rientrava dall'assenza ingiustificata per negarmi il mio sacro diritto ad avere una tessera di identità dal Comune della mia nuova residenza costatami 500 euro, quella signora che il pastorello dell'Aima difende ad oltranza inventando mie criminali pensioni auree che non esistono. Dobbiamo continuare? Già, e che dire della minoranza che per inutile senso di responsabilità vota e si contraddice pur di restare inchiodata a quelle evanescenti poltroncine, per imposizione di quel locupletato capo della loro coorte parrinara: capo che ha l'interesse a bloccare il recupero di quei 15 milioni di crediti certi liquidi ed esigibili, recupero che ovviamente beccherebbe i paterni evasori catastali. C'è del marcio in Danimarca. e nessuno Shakespeare sa guardarne la vera oscenità. Il dottor Vinci è morto e il bacchico avvocato, quello che rimava "ca lu dissi iddru chiaru ca li frosci sunnu a paru", anche lui deceduto.
Bravissimo caro Roberto; ed è a questo qui che voleva
alludere il malefico ufficiale sanitario, l'autore. Quindi ngagliari una parrineddra è abilità somma, astuzia sovrumana, e cioè
maleficio supremo: sprecare tante energie e fare tanti sgambetti per un
uccellino concretamente di poco valore. Cio è l'attuale corsa al municipio: una
parrineddra di gramo valore,
indebitatissima, giuridicamente allo sfracello, con una appropriazione indebita
di 500 mila euro per acconti su gentilizie che mai si potranno realizzare, con oneri non inerenti per almeno 400 mila
euro che fanno apparire come costo per la monnezza ed invece sono serviti per
pagare quella signora rotondetta e attempata, che rientrava dall'assenza
ingiustificata per negarmi il mio sacro diritto ad avere una tessera di identità
dal Comune della mia nuova residenza costatami 500 euro, quella signora che il
pastorello dell'Aima difende ad oltranza inventando mie criminali pensioni auree
che non esistono. Dobbiamo continuare? Già, e che dire della minoranza che per
inutile senso di responsabilità vota e si contraddice pur di restare inchiodata
a quelle evanescenti poltroncine, per imposizione di quel locupletato capo
della loro coorte parrinara: capo che ha l'interesse a bloccare il recupero di
quei 15 milioni di crediti certi liquidi ed esigibili, recupero che ovviamente
beccherebbe i paterni evasori catastali. C'è del marcio in Danimarca. e nessuno
Shakespeare sa guardarne la vera
oscenità. Il dottor Vinci è morto e il bacchico avvocato, quello che rimava
"ca lu dissi iddru chiaru ca li frosci sunnu a paru", anche lui
deceduto.
Bravissimo caro Roberto; ed è a questo qui che voleva alludere il malefico ufficiale sanitario, l'autore. Quindi ngagliari una parrineddra è abilità somma, astuzia sovrumana, e quindi maleficio supremo: sprecare tante energie e fare tanti sgambetti per un uccellino concretamente di poco valore. Cioè l'attuale corsa al municipio: una parrineddra di gramo valore, indebitatissima, giuridicamente allo sfracello, con una appropriazione indebita di 500 mila euro per acconti su gentilizie che mai si potranno realizzare, con oneri non inerenti per almeno 400 mila euro che fanno apparire come costo per la monnezza ed invece sono serviti per pagare quella signora rotondetta e attempata, che rientrava dall'assenza ingiustificata per negarmi il mio sacro diritto di avere una tessera di identità dal Comune della mia nuova residenza costatami 500 euro, quella signora che il pastorello dell'Aima difende ad oltranza inventando mie criminali pensioni aurei che non esistono. Dobbiamo continuare? Già, e che dire della minoranza che per inutile senso di responsabilità vota e si contraddice pur di restare inchiodata a quelle evanescenti poltroncine, per imposizione di quel lucupletato capo della loro coorte parrinara: capo che ha l'interesse di bloccare il recupero di quei 15 milioni di crediti certi liquidi ed esigibili, recupero che ovviamente beccherebbe i paterni evasori catastali. C'è del marcio in Danimarca. e nessun Shakespeare sa gradarne la vera oscenità. Il dottor Vinci è morto e il bacchico avvocato, quello che rimava "ca lu dissi iddru chiaru ca li frisci sunnu a paru", anche lui deceduto.
Bravissimo caro Roberto;
ed è a questo qui che voleva alludere il malefico ufficiale sanitario,
l'autore. Quindi ngagliari una
parrineddra è abilità somma, astuzia sovrumana, e quindi maleficio supremo:
sprecare tante energie e fare tanti sgambetti per un uccellino concretamente di
poco valore. Cioè l'attuale corsa al municipio: una parrineddra di gramo valore, indebitatissima, giuridicamente allo
sfracello, con una appropriazione indebita di 500 mila euro per acconti su
gentilizie che mai si potranno realizzare, con oneri non inerenti per almeno 400 mila euro che fanno apparire come
costo per la monnezza ed invece sono serviti per pagare quella signora
rotondetta e attempata, che rientrava dall'assenza ingiustificata per negarmi il
mio sacro diritto di avere una tessera di identità dal Comune della mia nuova
residenza costatami 500 euro, quella signora che il pastorello dell'Aima
difende ad oltranza inventando mie criminali pensioni aurei che non esistono.
Dobbiamo continuare? Già, e che dire della minoranza che per inutile senso di
responsabilità vota e si contraddice pur di restare inchiodata a quelle evanescenti
poltroncine, per imposizione di quel lucupletato capo della loro coorte
parrinara: capo che ha l'interesse di bloccare il recupero di quei 15 milioni
di crediti certi liquidi ed esigibili, recupero che ovviamente beccherebbe i paterni
evasori catastali. C'è del marcio in Danimarca. e nessun Shakespeare sa gradarne la vera oscenità. Il dottor Vinci è
morto e il bacchico avvocato, quello che rimava "ca lu dissi iddru chiaru
ca li frosci sunnu a paru", anche lui deceduto.
'Ngaglià la parrineddra è già pubblicata oltre la pagina 700 del perenne sproloquio di E. N. Messana che si limita a pubblicare solo l'anonimo componimento in vernacolo del dott. Vinci, guardandosi bene dal pubblicare le altre più feroci anche se dondolanti "poesie" che lo infilzano. E ne avevano ben donde. Caro Tommaso, ripubblicare quel capolavoro della nostra locale poesia dialettale non è prudente. Ci sono gli eredi e ti potrebbero persino denunciare. Il dott. Vinci era persona di velenosissimo astio. Aveva problemi agnatizi e aveva sorelle di pari acidità. Fu nostro ufficiale sanitario. Non credo che la nostra salute pubblica ci abbia molto guadagnato. Spero che il solito Belante Pastorello, sempre invidioso dei miei supposti 10 mila euro per pensioni d'oro, non abbia alcunché da controbattermi.
'Ngaglià la parrineddra è già pubblicata oltre la pagina 700 del perenne sproloquio di E. N. Messana che si limita a pubblicare solo l'anonimo componimento in vernacolo del dott. Vinci, guardandosi bene dal pubblicare le altre più feroci anche se dondolanti "poesie" che lo infilzano. E ne avevano ben donde. Caro Tommaso, ripubblicare quel capolavoro della nostra locale poesia dialettale non è prudente. Ci sono gli eredi e ti potrebbero persino denunciare. Il dott. Vinci era persona di velenosissimo astio. Aveva problemi agnatizi e aveva sorelle di pari acidità. Fu nostro ufficiale sanitario. Non credo che la nostra salute pubblica ci abbia molto guadagnato. Spero che il solito Belante Pastorello, sempre invidioso dei miei supposti 10 mila euro per pensioni d'oro, non abbia alcunché da controbattermi.
"Ngaglià la parrineddra!
Tomma' picchì si dici la "parrineddra"? Quantu a "riddiliu" capisciu. Arduo quel nostro linguaggio come "lavatura" "grattalora" "figgli nigli" "soggera grattalora": "si ti viu ti iocu, s'un ti viu t'arruobbu"". "attia di l'uovu", "chi vi vinissi 'nna botta di sangu a tutti cincu "ntri 'na matina". "cu la fa l'apprezza"; "gira e firria, siemmu sempri ddra. "dunami tiempu ca ti pierciu" "ci la fa trasiri tutta cu la gnutticatura"; "mittici midemma la carizza". "cu la parma e la gnutticatura". "du tummina, un munnieddru e 'na quarta"- ETC. ETC. - ******************** Ho buttato giù alla rinfusa. in modo asincrono con forti divari emblematici. Che grande paese questa RACALMUTO, altro che "vecchia retorica" quale mi addebitano!- Siamo gli eredi di 8 mila anni di civilizzazione autoctona ed effervescente. (Parola del prof. La Rosa il grande archeologo che fece illustre l'archeologia di Milocca)- E poi io - che credo che la storia di Racalmuto l'ho quasi tutta pesata inghiottendo pruvulazzu d'archivio e non facendomela mai raccontare da zia Carolina - posso assicurare che Racalmuto mai è stata terra di eretici e di martiri. Terra di uomini liberi, sì, ma con prudenza. Alla fine sempre pronti a portare l'asino (il potere) dove vuole lui medesimo. Guardate Sciascia: attaccò i "professionisti dell'antimafia (definizione però non sua,ma del Corrierone; lui nonosava mai) ma poi lì a brindare, lui che era astemio, col suo deriso Borsellino. Eroi, santi, eretici, mistici, religiosi, ma mai abbiamo fatto una rivoluzione, (al limite mandavamo Carmela l'acqualora a fingere di bruciare i magazzini colmi di grano di lu nutaru Alaimo, oppure mettevamo in fila certi "sbannuti" per mandarli a "strusciari" li piedi davanti a ddri quattru carugnuna del Circolo Unione, Leggere un certa pagina dello stesso Sciascia per credermi. Per cortesia non inventiamoci eretici di tenace concetto o santuzze dell'epoca dei Normanni che non ci sono mai stati. Capisco che il verosimile creduto vale molto di più del vero non riconosciuto, ma io persisterò nella ricerca del vero. Non conquisterò mai la VERITA'perché il Cristo si rifiutò di rispondere a Pilato quando questi gli chiese "cosa era mai la verità". Diciamo. questione di cultura,forse di dissennato disinteresse economico. Non sono omologo del BELANTE PASTORELLO (magari perché non è vero che prendo 10 mila euro al mese di pensione come codesto "riddilio" schattando d'invidia crede, ma insomma me la cavo.)
mercoledì 1 ottobre 2014
Curtu, laidu e malu cavatu,
Curtu, laidu e malu cavatu, mi aggredirono i Fabbrocini prima di finire vergognosamente sui banchi degli imputati. Ma forse era meglio dirlo in latino: BREVIS ATQUE OBESUS, COME SI VANTAVA DI ESSERE ORAZIO E SCUSATEMI SE E' POCO. E sì, perché di solito la bellezza fisica è (di questi tempi, era) femminile, ma l'intelligenza è maschile. E statene certi: l'intelligenza abbaglia le donne. E i
mmancabilmente le spoglia.
Versione più acconcia:
CURTU LAIDU E SUSPITTUSU
Peraltro, l'altro mio detto va meglio così espresso: mittiti cu li miegliu di tia e appizzaci li spisi.
Versione più acconcia:
CURTU LAIDU E SUSPITTUSU
Peraltro, l'altro mio detto va meglio così espresso: mittiti cu li miegliu di tia e appizzaci li spisi.
Un mio post d'altri tempi. Lo trovo attuale. Ma non ci metterei Renzi al posto di Monti. Quello, un professore serio che salvò l'Italia dal baratro finanziario (sì, per chi conosce le cose, no per chi si sollazza di ciarla propagandistica parlando di cose che non sa), Renzi non mi pare di acuto intelletto (politico) se si mette a fare la guerra a certi mostri sacri quale l'art. 18. Si sa che l'art. 18 è una statua di pietra, unl convitato tanto ingombrante quanto inutile. ma acquieta tane fervide anime rosse. E Renzi si va buttare in quella Cajenna. Certo è scontato che Giove rende folli quelli che vuol perdere-
Un mio post d'altri tempi. Lo trovo attuale. Ma non ci metterei Renzi al posto di Monti. Quello, un professore serio che salvò l'Italia dal baratro finanziario (sì, per chi conosce le cose, no per chi si sollazza di ciarla propagandistica parlando di cose che non sa), Renzi non mi pare di acuto intelletto (politico) se si mette a fare la guerra a certi mostri sacri quale l'art. 18. Si sa che l'art. 18 è una statua di pietra, un convitato tanto ingombrante quanto inutile. ma acquieta tane fervide anime rosse. E Renzi si va buttare in quella Cajenna. Certo è scontato che Giove rende folli quelli che vuol perdere-
Sciascia è sublime, perfetto, inattingibile, irraggiungibile, genio di incomparabile intelligenza, sapidissimo prosatore: solo che è inestricabilmente schiacciato al suo tempo. Non è neppure profeta: cosa ha previsto in ordine al fenomeno Berlusconi; e cosa sull'attuale congiuntura del tecnocrate Monti (che è cosa seria molto più seria e complessa di quello che certi miei amici di FB vogliono talora accreditare); e cosa poi sulle contemporanee vicende di quella che lui chiamava Regalpetra, a partire dal ruolo di un Petrotto a quello dell'interludio di mio cugino Restivo Pantalone, per non parlare del succedersi di poco gloriose triadi, di cripto sindacalese al Tramonto e di tanti loro repentiti laudatores); e che dire dei novelli poetastri di casa nostra o dei loro cugini scrittorelli che anonimamente si mettono a insolentire calunniando con la compiacenza di sussiegosi blog di paesana scrittura? Lasciamo Sciascia al suo tempo; gloriamocene (sempreché ci guadagniamo). Lui ci ha descritto come un paese di folli, di facinorosi, di gente iniqua: noi invece lo esaltiamo come la nostra più grande gloria, come il genio dei geni, come l'inventore di una fondazione cui nulla ha fornito oltre al nome e carte stracce e qualche acquatinta, acquaforte o che so io. Se il vangelo mi dice: lascia che i morti seppelliscano i morti, divento ultraevangelico. Ai miei stimati amici della locale intellighenzia dico: affidiamo Racalmuto alle nuove leve, aiutiamoli a far risorgere questa strana araba fenice che è Racalmuto a proiettarsi in un nuovo ciclo di glorie non solo letterarie, ma culturali, di grande avvedutezza, di sapienza nelle cosiddette professioni liberali. Ne sono certo, fra qualche anno si avrà una meravigliosa cittadina gelosa del suo storico nome: RACALMUTO, senza orpelli di sorta, senza pseudonimi letterari, non più insulsa pietra regale ma civilissima STATIO pluriculturale: araba, normanna, bizantina, greco-romana, sicana e soprattutto pre-sicana. L'archeologia ci aiuta; la storia va corretta; i microstorici redarguiti. I blog ossequienti, negletti.
Quando iniziai a investigare sul caso MESSANA.
12 febbraio
20.40.40
Caro Lillo,
non storco il muso ma nutro qualche perplessita'. I documenti che ho letto su
Messana, sul web ce ne stanno parecchi, gettano forti ombre sui suoi trascorsi
di Questore a Lubiana e sulla successiva esperienza siciliana ai tempi di
Giuliano, sino a considerarlo un criminale di guerra. Certamente non sono
Vangelo e lo Stato italiano lo ha lasciato al suo posto sino al suo
pensionamento nei primi anni '70 quale Dirigente generale di Pubblica sicurezza
del Ministero. Ben vengano le tue ricerche: io non ne so abbastanza da poter
esprimere un giudizio.
Lillo Taverna Carissimo Gigi, quelle cazzate
che hai letto tu le ho lette pure io; non c'è niente di documentato- Dico che
una qualche colpa ce l'hanno i familiari a non reagire a colpi di querele e
denunce. Voglio vedere cosa potrebbero eccepire questi signori calunniatori e malevoli
dicitori di sospetti ipotesi. Cioè il nulla.
Ho già un mare di documenti per smentire tutti e tutto.
Compreso Li Causi, ma siccome Li Causi è del mio vecchio partito comunista sarò
lieve con lui anche perché lui fu sì dispettoso con Messana ma con arguzia e
abilità stilistica tutta rossa. Io e Li Causi siamo della stessa scuola e
sappiamo quando una battaglia la
dobbiamo fare per scopi propagandistici. I nostri nemici di classe sono
agguerriti e noi dobbiamo vincere se occorre anche con la menzogna se giova al
partito- Sto scrivendo in fretta e furia proprio per essere il più schietto
possibile. Questo pomeriggio l'ho passato con Guglielmo Schillaci Ventura la
lingua tagliente del Circolo Unione che di tutti parla male fuorché di se stesso scusandosi col dire: mica posso
denigrare persino me stesso. Mi ha parlato a lungo dei grandi meriti del
questore Messana, del grandissimo bene che ha fatto a Racalmuto, mi citava
fatti, persone, uomini, luoghi e cose. Gli ho detto: consentimi di registrare.
Non ho memoria così titanica. Ma mi difendo.
Se Malgrado
Tutto a suo tempo sbagliò. costa tanto oggi fare atto di resipiscenza?
Gentilissima
signora Giovanna, credo che Le debba chiedere scusa. Mi perdonerà ma quando ho
iniziato la mia battaglia per fare intestare una strada di Racalmuto al suo
degno grandissimo figlio ETTORE MESSANA (e non è detto che a prescindere dalla
rispettabile volontà della famiglia non ci riesca) non pensavo minimamente che
certi ceffi racalmutesi si erano permessi talune imperdonabili infamie. Debbo
anche stigmatizzare che un certo Messana per adozione abbia dato suggello a
quelle infamie. Confesso che se avessi saputo non sarei stato così imprudente.
Mi perdoni per questa imprudenza.
Il Messana
acquisito ha cercato in modo maldestro di difendere il nome e non l'uomo, la
cosa mi ha infastidito non poco ma data la fonte gli ho dato il giusto peso
LILLO: Sì,
ma finiva con l'avallare quello che stava scritto sopra, ammesso che l'abbia
letto. Il meno che io possa dire è che se l'ha letto non ci ha capito un tubo.
Quelle di sopra - mi consenta il mio linguaggio scurrile - è tutta una accolta
di stronzate. Sono "superfetazioni" disinformate, malevoli,
imbecilli. Che ci mettiamo a dar corda e spago alle veemenze di un certo TITO
dell'epoca? Questa è faccenda che trascende il giusto ritegno della famiglia, anche
l'imbarazzo del Min. Interni di Alfano per certe cattiverie di poliziotti
invidiosi e meschini. Questa è una faccenda che dovrebbe impegnare le autorità
massime nella difesa del buon nome dell'Italia. Certe cose senza fondamento non
offendono il Messana ma l'ITALIA. Noi non siamo stati mai crudeli colonialisti.
Forse solo Graziani. Ma si difese bene con il celebre libro: HO DIFESO LA
PATRIA. Messana doveva scrivere un libro: ho servito e onorato l'Italia. Io non
sono patriota, sa! Ma la verità soprattutto!. Le chiassate del 2012 a Riesi
sanno di putridume propagandistico, di cerca di contributi per manifestazioni
pseudo culturali. La Repubblica, non so che le ha preso. Di solito è giornale
serio. Ma se nessuno contesta!
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