sabato 3 febbraio 2018

Dove vanno a scaricarsi le nostre pingui 'pensioni integrative'? Mi hanno o hanno chiesto. Rispondo cripticamente così:
Comunque Occhiuto con le celebri due valige di biglietti (una più grande e una più piccola) ha cantato il definitivo de profundis a siffatto Fondo, che è sì rimasto ma come comodo FONDO RISERVATO EXTRA BILANCIO. Alibrandi ci stava mettendo le mani. Gli hanno ammazzato il figlio e la cosa è finita là. Oggi si scarica tutto sul conto economico del bilancio che mi scrive Visco deve essere tenuto rigorosamente a costi/benefici. Quanti i costi delle nostre 'pensioni integrative'? E quali benefici? Ho dato uno sguardo al bilancio chiuso il 30 aprile 2015,
Voce 21 - Spese e oneri diversi - stipendi e emolumenti per il personale in Servizio [Tavola 16.40] 609,7 milioni di euro; oneri previdenziali e assicurativi: 157,4 milioni di euro; altre spese relative al personale: 45, 7 milioni di euro; PENSSIONI e indennità di fine rapporto corrisposte: 275,1 milioni di euro; adeguamento degli accantonamenti al TQP, contribuzione al TQP, contribuzione FPC e altri oneri 217,9 milioni di euro.
Le note esplicatine molto stringate quasi enigmatiche. Tutti oneri inerenti, tutti oneri deducibili? Se ancora al SECIT, mi sarei divertito.
Stavolta davvero mi rivolgo sommessamente,. quietamente, persino devotramente al Signor Sindaco Messana e di concerto a Felice Cavallaro, agli eredi della grande Famiglia Cavallaro e - se opera la PRO-LOCO - al suo presidente. Questa è lapide fotografata nel 1998 da Peppi Troise. Stava austera e invero anche lisa nella parete di sinistra della cappella centrale di sinistra della chiesa Madre di Racalmuto. Ora, un velo di ducotone la masconde, vela insomma l'avello di un grande Galantuomo di quel ceppo dei Cavallaro. Non si potrebbe disvelarla, ridipingere le lettere lapideee, a nostra e futura memoria? 
 
 
 
 
che serviva per gli infermi. Rivenne anche una capsula intagliata in legno ove si costodiva permanentemente il santo Sacramento e da lì giammai veniva levato, Così sulla custodia e sulla capsula rinvenne un velario di seta, ma siccome sulla custodia di argento non c'era corporale ordinò che vi si provvedesse. In detto armadio trovò un altaretto con coprorale e tovaglie sopra: dentro ornato di panno rosso e sopra di veli serici. Nel detto armadio rinvenne anche un vaso di a...rgento di cui non si sa a cosa servisse.
Succesivamente dietro detto altare maggiore e in sagrestia rivenne un armadio di legno ove stavano altri sacramenti in due vasi di bronzo , e cioè il sacro crisma e l'olio santo in un vaso intermedio e ordinò che si devesse provvedere di tre ampolle per la conservazione dei predetti sacramenti da portare nella settimana santa nella chiesa agrigentina. . ,
Mi sono sorpreso a sentrmi dire a Roma a mia moglie: 'mpurzà l'acqua (pioggia). Ieri le avevo detto: smurcà un vientu! (Sicilia, Sicilia loquace, grande Sicilia).
se non vengo capito non è colpa mia; se la nebulosità è nella mente di chi legge ancor peggio. Se l'antisindacalismo confederale  di Tagliaferri lo porta a non capirmi, affari suoi. Il mio discorso discende da una sapiente lettura dell'art. 39 della Costituzione per il quale secondo le mie cognizioni di diritto del lavoro, dopo il flop abrogativo di Renzi, hanno legittimità, se si fa una ermeneutica alquanto permissiva possono avere pretese di stabilire erga omnes contratti lavorativi solo i tre sindacati confederali; tutti gli altri grovigli gialli, rossi, azzurri bianchi fuori. Sono anticostituzionali. Chiaro! Direi questione di intelligenza e preparazione giuridica. I miei anni verdi  del millennio scorso c'entrano come cavoli a merenda.  Calogero Taverna

venerdì 2 febbraio 2018

Lo so e per questo ci guazzo. In una sola cosa dissento da te: nego che gli immobili sono nati per il fondo pensioni. Le proprietà immobiliari della BI in gran parte provengono dalla cessata banca privata dei tempi di Giolitti etc (Vedi I Vecchi e i Giovani di Pirandello). Dopo si è talora addirittura proceduto a costruire per finanziare costruttori incapaci della sfera di Martinazzoli e Andreotti (mi hanno) detto e per alre operazioni di elegante corruzione su cui tutti noi abbiamo spesso steso un pudico velo. Quanto al fondo pensioni questo non è mai esistito nel senso che si crede. Comunque Occhiuto con le celebri due valige di biglietti (una più grande e una più piccola) ha cantato il definitivo de profundis a siffatto Fondo, che è sì rimasto ma come comodo FONDO RISERVATO EXTRA BILANCIO. Alibrandi ci stava mettendo le mani. Gli hanno ammazzato il figlio e la cosa è finita là. Oggi s scarica tutto siul conto economico del bilancio che mi scrive Visco deve essere tenuto rigorosamente a costi/benefici. Quanti costi delle nostre 'pensioni integrative'? E quali benefici? Ho dato uno sguardo al bilancio chiuso il 30 aprile 2015, Voce 21 - Sese e oeri diversi - stipendi e emolumenti per il personale in Servizio [Tavola 16.40] 609,7 milioni di euro; oneri previdenziali e assicurativi: 157,4 milion di euro; altre spese relative al personale: 45, 7 milioni di euro; PENSSIONI e indennità di fine rapporto corrisposte: 275,1 milioni di euro; adeguamento degli accantonamenti al TQP, contribuzione al TQP, contribuzione FPC e altri oneri 217,9 milioni di euro. Le note esplicatine molto stringate quasi enigmatiche. Tutti oneri inerenti, tutti oneri deduicibili? Se ancora al SECIT mi sarei divertito. Visco e il figlio del mio nemico MARULLO REDTZ credo che tremerebbero come a suo tempo tremò Mammoletta Ciampi.

Lo confesso: alquanto deluso nel vedere il mio post contestativo contro la SIDIEF avere scarso riscontro. Capisco che quando c'è da importunare il potente del momento ognuno dica e a me che mene importa! Sia chiaro che a me della SIDIEF non me ne importa nulla ora e figuriamoci quando oziavo nei locali dell'Ispettorato Vigilanza. Ma per vizio ispettivo mi vien voglia di sollecitare un qualche gruppo di pensionati che solleciti il nostro attuale Direttorio a farsi carico del buon nome della SIDIEF oggi in ostaggio di un meneghino Presidente. Costa molto, istituire una commissione di affidabili saggi interni come vecchi e validi ispettori di Vigilanza e di banca (nel qual caso mi piacerebbe farne parte) che a titolo assolutamente no-profit valuti la politica degli affitti, se ad esempio ha senso praticare canoni che si pretendono di mercato per appartamenti larghi sì ma abitabili con molto disagio, se la politica delle dismissioni è davvero disinteressata e accorta, se non è da impostare un bilancio più consono ad una realtà gius-pubblicistica e non di mero lucro, se non si può propiziare una azione di recupero degli stabili dismessi un tempo sedi di filiali ora non più operanti per ripristinarvi le rappresentanze della CSR e farne anche validi osservatori economici provinciali. La CSR ne trarrebbe giovamento anche per giustificare l'attuale sovrabbondanza di utili di esercizio non proprio congrua con la sua natura mutualistica. Un rientro degli stabili nell'alveo degli immobili strumentali della Banca d'Italia quanto beneficio fiscale oltretutto determinerebbe. La faccenda dei costi/benefici conseguirebbe ulteriore dignità. Davvero il Direttorio sarebbe sordo a postulazioni della base impiegatizia e pensionistica di tale natura e per tali obiettivi etici e sociali! Calogero Taverna

giovedì 1 febbraio 2018

Lascia che i morti seppelliscano i morti.
Da sinistra, estrema sinistra chiedo al signor Prodi di giustificarmi le sue scelte comunitarie non tanto per il se ma per il come, modalità dissennate che le stiamo pagando con lo sfascio bancario che ci ha afflitto e temo continuerà ad affliggerci.
Responsabile Prodi, ancor di più il defunto Ciampi. Sono sicuro che LeU che voterò e spero di convincere tanti che qualche fiducia ripongono in me mi seguano, avrà quello strategico suc...cesso che determinarà una svolta palingenetica nella nuova Sinistra italiana.
Io vado a votare in Sicilia, a Racalmuto. Quindi credo che dovrò votare per Epifani, altra fulgida figura POLITICA.
Il mio idolo certo è D'Alema, l'unico che ha capito la natura dell'attuale tracollo bancario.in disattesa dell'art. 47 della Costituzione quando disse che si trattava di crisi di liquidità non di sistema. Il che vuol dire che bisogna far ricorso alle ricette di Carli ('prestiti compensativi' e 'risconto sotto fascia').
Direi non più con il FMI come allora ma d'accordo con la Banca Centrale Cinese, il cui unico fiduciario in Italia è appunto Massimo D'Alema figlio di quel don Peppino D'Alema con cui ebbi il priviiegio di collaborare in quel triste frangente del caso Sindona.
Calogero Taverna
Lascia che i morti seppelliscano i morti.
Da sinistra, estrema sinistra chiedo al signor Prodi di giustificarmi le sue scelte comunitarie non tanto per il se ma per il come, modalità dissennate che le stiamo pagando con lo sfascio bancario che ci ha afflitto e temo continuerà ad affliggerci.
Responsabile Prodi, ancor di più il defunto Ciampi. Sono sicuro che LeU che voterò e spero di convincere tanti che qualche fiducia ripongono in me mi seguano, avrà quello strategico suc...cesso che determinarà una svolta palingenetica nella nuova Sinistra italiana.
Io vado a votare in Sicilia, a Racalmuto. Quindi credo che dovrò votare per Epifani, altra fulgida figura POLITICA.
Il mio idolo certo è D'Alema, l'unico che ha capito la natura dell'attuale tracollo bancario.in disattesa dell'art. 47 della Costituzione quando disse che si trattava di crisi di liquidità non di sistema. Il che vuol dire che bisogna far ricorso alle ricette di Carli ('prestiti compensativi' e 'risconto sotto fascia').
Direi non più con il FMI come allora ma d'accordo con la Banca Centrale Cinese, il cui unico fiduciario in Italia è appunto Massimo D'Alema figlio di quel don Peppino D'Alema con cui ebbi il priviiegio di collaborare in quel triste frangente del caso Sindona.
Calogero Taverna
Giorno 11 luglio , prima indizione, 1543
Visita della TERRA di Racalmuto

Il suddetto illustre e Rev,mo signor Vescovo, nel giorno suddetto, si portò nella Terra di Racalmut. La chiesa parrocchiale maggiore , intitolata a San'Antonio è affidata al reverendo don Nicola de Galloctis della Terra di San Marco, diocesi di Messina.

Egli ha la metà delle rendite e degli emolumenti, che pervengono al suddetta chiesa, dedotti tuttavia ogni onere;  l'altra metà è assegnata ai quattro cappellani che servono detta chiesa e somministrano al popolo i santi sacramenti.

Le rendite di tale chiesa sono le seguenti, e cioè:
il predetto arciprete o chi ne fa le veci è titolare della primizia cui è tenuta ogni famiglia di detta Terra,   che viene cos' corrisposta: ciascuna famiglia, eccetto le vedove, versa un tumolo di frumento e uno di orzo annualmente  mentre le vedove versano un tumulo di frumento soltanto ogni anno.

Inoltre vengono percetti i proventi funebri (mortilitia) ed ogni altro frutto che provenga dalla cura delle anime.

Il predetto arciprete de Galloctis è canonico agrigentino, e presiede all'Ecclesiola intitolala all'Annunciazione della Gloriosa Vergine Maria in cui sorse e opera  una confraternita..

Nell'Ecclesiola è stata traslata la somministrazione dei Sacramenti e serve di supporto della chiesa maggiore.

Impartita l'assoluzione dei morti ed espletati gli altri preparativi alla visita il Vescovo si recò nel locale ove si custodisce  il Santissimo Sacramento, che è situato in un armadietto molto angusto e vi rinvenne una piccola  custodia di argento per il   detto Sacramento.


Rabbercio solo questi dati sulla carta geografica del sindacatini della Banca d'Italia. Secondo le mie nozioni di diritto costituzionale,  solo CGIL, CISL e UIL possono accampare la pretesa di essere legittimati a rappresentare la compagne impiegatizia della Banca d'Italia nonché quella stramba categoria di pensionati privilegiati BI diretti e indiretti. Se debbo credere al dato che fornisce la CSR si tratterebbe di 15.447 lavoratori in attività di servizio o in quiescenza. Considero come veritiera e reale la quantificazione di CSR in quanto reputo che tutti, nessuno escluso, se entrati nella corte di Via Nazionale 91 automaticamente diventano 'soci aventi diritto di voto' della csr (CFR.  comunicazione del 27 aprile 2017 CSR N.U. 2254).

Se quindi CGIL, CISL e UIL non vanno oltre il n. 1.096 di soci  mi pare che siamo appena al 7%.

Certo vi sono le altre sigle - equivoche e illegittime secondo il mio pensiero - ma a tutto considerare  non si va oltre i 4203 soci  che rappresentano insignificativamente il 27% dell'intera massa di lavoratori che si vorrebbe rappresentare UNITARIAMENTE.


Nel 1958 presentati una tesi di laurea sull'art. 39 della Costituzione, o meglio sulle 'rappresentanze unitarie, ai sensi dell'art. 39 della Costituzione, Per chiarezza rileggiamo insieme quell'articolo. "L'organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme stabilite dalla legge, E' condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica, I sindacati registrati hanno personalità giuridica.  Possono, rappresentati  unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contrati collettivi di lavoro con efficacia  per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce,"

Nel 1958, dieci anni dopo, ci si credeva ancora all'art. 39 della Costituzione. C'era però quell'inghippo della legge attuativa che né allora né dopo è stata mai promulgata. Non conveniva alla Triplice.

Ma quella legge attuativa era di  portata ostativa  tale  per cui l'intera norma costituzionale nelle more si paralizzava?

Pensavo, penso e crederò ancora che NO. L'articolo della Costituzione è operante là dove si può prescindere da quella legge attuativa che riguarda in fin dei conti questioni rituali di registrazione; reputo che solo la TRIPLICE abbia in qualche modo supplito al tale legge attuativa e quindi può essere abilitata a operare ai sensi dell'art. 39 della Costituzione, ma a condizione che abbia una base piuttosto significativa dell'intera categoria interessata, Con il 7% non potrebbe andare molto in là.

Ma, specie dopo la bocciatura del referendum e con il pressante recupero dell'intera Costituzione, sigle così insignificanti, antidemocratiche e impalpabili come FALBI, CIDA, SIBC, DASBI,  non hanno legittimazione alcuna, Fanno millantato credito rappresentativo, La BI dovrebbe NON TENERNE CONTO, non dar loro locali, mezzi, rappresentatività alcuna. In sintesi sono contro la Costituzione, mentre la Triplice può considerarsi entro lo spirito della Costituzione.

Vorrei quindi sensibilizzare  la stessa BANCA d'ITALIA  per un atteggiamento sempre signorile ma fattualmente inflessibile. Non mi va di venire 'rappresentato' da chi peraltro non stimo ed escludo dalla mia sensibilità democratica.

Specie di questi tempi in cui il primo che si alza s'inventa diritti quesiti in tema di pensioni integrative di cui fruiamo  a titolo di PRIVILEGIO noi della Banca d'Italia e invoca intrusione di organi giudicanti persino europei, che. Dio non  voglia, chiedendo il noto da mihi factum e quindi tibi dabo ius, per serierà istruttoria dovessero mettere le mani o almeno il naso in  queste nostre munificenza extra legem. Io invece di avere di più finirei di avere il nulla,

Calogero Taverna


 
Non è questione di sindacati; peraltro chiamare sindacati aggregazioni clientelari corporative è troppo. E' questione di cultura. Alla BI, specie quella attuale, hai ascolto solo se proponi ponderate questioni di rilevanza generale, non personale, men che meno aziendale. La BI oggi è Giano bifronte: se vuole è ente pubblico di rilevanza costituzionale; se non vuole può sempre trincerarsi dietro l'usbergo della sua indubbia  realtà azionaria  totalmente privatistica: basta che paghi le tasse. E di tasse la BI ne paca molte di più del dovuto. E in un ventre di vacca. Come la cronaca ci ha erudito può ancora fare le pernacchie al capo del Governo, sia Renzi o meno. Addirittura allo stesso Parlamento. Hanno rivolto  alla Camera una mozione PD che passa e Gentiloni se la ride e propone il rinnovo del Governatore che l'attuale Direttorio impone. Il problema vero è: ma sarà così anche domani, con una compagine societaria, più libera, autonoma, egemone? Boh! E noi miserelli discettiamo sul sesso degli angeli, su magari cosa deve essere il CASC (che caschi bene o male non m'importa), se continuare a pagare affitti esosi al SIDIEF o non pagarne  alcuno se  si è della 'camarilla';  sulla natura giuridica della nostra molto ambigua pensione integrativa ... e via discorrendo. Calogero Taverna
Lillo Taverna ha condiviso il post di Assunta Russo.
Assunta Russo
N. 27546, richiesta intervento a sidief per malfunzionamento acqua calda (doccia scozzese) e "riscaldamento"...
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Lillo Taverna

Lillo Taverna Vogliamo approfondire signori mercantilistici Partecipanti, signori immessi nel Consiglio superiore della Banca d'Italia, signor Governatore Visco, signor Direttore Generale, signor capo indicusso degli stabili della Banca d'Italia, signor Presidente SIDIEF SpA - SOCIETA' ITALIANA di INIZIATIVE EDILIZIE e FONDIARIE ROMA, signori sedicenti OO.SS: BI, signori maestri della penna un tempo burocrati della BI (me compreso)? Già, il grosso problema delle attempate pemsionate BI da quarant'anni fruitrici delle cosiddete CASE BANCA- Case banca costruite a suo tempo in fretta e furia dopo dispersione di fondi per favori non dovuti a Zaccagnini e Andreotti. Qui in causa un appartamento ove ora ci piobe, ove gli infissi hanno spifferi dappertitto, dove l'inquilino ha dovuto per quaranta anni metterci di tasca per rendere in qualche modo abitabile uno stabile in sfacelo anche per incuria di Via Nazionale. Casa grande a suo tempo data con affitto giusto, poi riformato in peggio per effetto di sedicente equo canone e poi ancora naggiorato sino all'usura in nome di un prezzo di mercato calcolato come se la casa fosse una dimora signorile, Una questione immorale grande quanto una casa appunto, una vecchia casa di banca. Grossa questione sociale, grosso problema di equità, stigmatizzabile oggeto di speculazione capitalistrica non si capisce a che scopo visto che la SIDIEF è passara da milion e quattrocento mila euro di utile d'esercizio nel 2013 a una flessione sospetta dell' utile del 2014 (Euro 872.157) ad un accelet'ratore che in atto supera i 3 milioni di utili che i signori milanesi della SIDIEF non sapendo come distribuirli se li incamerano sotto la speciosa voce di riserve straordinarie. volte a fronteggiare improbabili disavventure finanziarei. Non c'è materia per un assennato ripensamento? Calogero Taverna
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mercoledì 31 gennaio 2018

Natalino Labbate Perche e un buono a nulla
Gestire

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Rispondi13 min
Lillo Taverna Questo a dire la verità non è vero. Le griandi abilità specie retoriche di renzi non si discutono. Tucidide diceva che la prima dote che deve avere il politico è sapere parlare e Renzi alle volte parla molto (anche se diciamolo francamente) bene. Il fatto è che chi comanda non appare e chi appare non comanda. L'Italia, settima potenza del mondo, non può darsi al primo venuto sol perchè parla bene. Statene certi: ci sono i poteri colti dietro le quinte che pensano, progettano, provano, innalzano e poi quando del caso sommergono. Renzi in un certo anno fu apprexzzarto e valorizzato dai miei POTERI COLTI. Poi sarà stata colpa sua, avrà perso la testa. non piacque più ai POTERI COLTI che lo hanno seppellito con il Referendum. Renzi non si è dato per vinto e abbarbicandosi alla poltrona di un partito ormai in sfacelo sta insistendo e persistendo. I Poteri COLTI gli daranno una esiziale lezione il 4 marzo. Comunque vadabo le cose, tanto un'appannaggio parlamentare lo becca e la inestinguibile assicurazione sanitaria parlamentare gli spetta per tutta la vita come il vitalizio parlamentare. La questione del pane quotididiano e del molto companatico l'ha bene risolta. Rallegramenti. Calogero Taverna
Rammento. Ciampi furoreggiava fuori BI. Ci trasniava non tanto nella moneta uioca quanto nell'EURO senza precauzioni, difese, sbarramenti. Fazio in via nazionale se ne preoccupava. In una relazione annuale ne scrisse sia pure con stile rappreso, cauto. Ma capimmiìo. Alcuni. In una bella aula di Via Nazionale ci radunammo. De Mattia non presenziava ma dominava. C'ero io, Veroli ed altri dell'allora USPIE CGL: Parlai dei timori di FAZIO. Angelo annuì. Fu anzi esplicito. Ma Fazio era cattolico. Stava con Scalfaro. Ciampi lo odiava, finì con il persguitarlo. Fazio fini come fini.
De mortuis nihil nisi bonum d'accordo, ma ricordatevi che se oggi abbiamo la Viglanza scalcinata che abbiamo pensate a Ciampi, se oggi abbiamo il disastro nei c.d. fringe benefit, pensate a Ciampi, se oggi abbiamo da lamentare la sequela di governatori bislacchi, pensate a Ciampi, se oggi abbiamo il disastro MPS, pensate a Ciampi, se con la Cassa di Risparmi (sic) di Livorno è finita come è finita nonostante il mio rapporto ispettivo, pensate a Ciampi, se oggi i pubblici funzionari non debbono giurare fedeltà alla Costituzione, pensate a Ciampi, se siamo finiti nelle grinfie della moneta unica con il costo surrettizio di una patrimoniale del 50%, pensate a Ciampi, se hanno abolito la provvida vecchia legge bancaria in perfetta armonia con l'art 47 della Costituzione, pensate a Ciampi, se io sono finito molto anzi tempo fuori dalla Banca d'Italia penso a Ciampi che non mi volle nella Vigilanza Amministrativa (chiedete a Sarcinelli) perché reo di avere svolto l'ispezione alla sua Cassa di Risparmi di Livorno disattendendo le sue raccomandazioni, in ispecie in favore del suo 'famiglio' Lascialfare, di professione Stivatore di Porto, di fatto banchiere intraprendente caro ai potenti del tempo, le tante triglie democristiane livornesi. Etc. E mi debbo togliere il cappello che non ho? Porto solo il tasco mafiusu. Calogero Taverna 

martedì 30 gennaio 2018


-          i vigneti.
 


 


Ma non tutte le terre erano destinate al frumento. da un rollo della Confraternita di Santa Maria (dedita alla buona morte, e si sa che il culto dei trapassati è stato da tempo un buon affare a Racalmuto) abbiamo potuto enucleare qualcosa come 102 vigneti di varia dimensione, con vette di 18.000 viti che i fratelli Taibi vantavano in località Montagna, dislocati pressoché dappertutto, e coltivati in vario modo: “vinea de aratro” (come dire che fra vite e vite si poteva arare e quindi coltivare frumento o legumi o altro); “vinea cum suis arboribus” (la vigna alberata era consueta a Racalmuto, almeno fino a quando non ebbe a prendere piede quella a tettoia, ultimamente coperta con teli di plastica, in modo anche osceno); “vinea arborata com eius clausura” (una bella vigna alberata in mezzo a chiuse di terre da pane);  “vinea cum eius clausuris, arboribus et domo” (una spaziosa “robba” con vigneti, frutteti e campi di grano); “clausura cum domibus, aqua, terris scapulis et arboribus et aliis” (era la “chiusa” che il potente e ricco Giovanni Amella possedeva nel feudo di Gibillini, a confine con il vigneto di suo fratello Giovanni, con quello di Pietro Salvo e con il vigneto di Antonino Gugliata).


I vigniti, sparsi un po’ ovunque, si palesano però più insensivi a Garamoli, in contrada Montagna, a Bovo, alla Noce, alla Menta, al Rovetto, a casali Vecchio, a Culmitella, al Serrone; in varie località che in quel tempo facevano parte del feudo di Gibillini, come dire i versanti di Monte Castelluccio; in talune contrade oggi di incerta, e talora ormai dimenticata, ubicazione quali: Bigini, Gazzelle,  Granci, Malvagia, Manchi, Pidocchio, Sambuchi, Stalluneri, Santa Domenica; e non mancavano vigneti neppure nella parte Nord, a cavalcioni del vallone oggi così desolato, come ci testimoniano i dati relativi a Donna Fala o a Quattro Finaiti.


Integrando i dati con quelli che appaiono da un altro “rollo” – sempre custodito in Matrice – abbiamo, infatti, vigneti – oltre alle località citate – in contrade quali: Carcarazzo, Pernice, Muscamenti, Cannatone, per non parlare del Ferraro, dei Malati, del Saracino, Sant’Anna, San Giuliano, Rocca Russa, Canalotto, Muccio, Giardinello (feudo di Gibillini), Corbo, Petravella, Cozzo della Pergola, Santa Maria di Gesù, Marcianti (feudo di Gibillini), Vella del Corbo, Arena, Muccio (feudo di Gibillini), Lago (feudo di Gibillini), Scifitello, Castilluzzo (feudo di Gibillini), Carmelo.


 - il sommacco.


 


Una piantagione, che se pur tarda è comunque attestata da documenti del XVII secolo, è quella del sommacco: serviva per la concia delle pelli e quindi, allignando nei costoni rocciosi, ebbe a propagarsi in quelle zone impervie con intensità tale che ancor oggi – seppure ormai quasi inutilizzata – non si riesce ad estirpare. La solita Matrice ci fornisce dati d’archivio: è del 1685 questo documento che attiene ad una ipoteca :


Item in et super salma una et tumulis octo terrarum cum eius vinea et summacio intus et torculare sitis et positis in dicto pheudo et in contrata Bovi secus vineam Francisci de Poma Agostini et secus contrata dello Corbo et alios confines.


 


Apparteneva ad una famiglia ancor oggi in auge: al sacerdote don Pietro Casuccio ed al fratello Nicolò. E certo, di sommacco ebbe bisogno il padre del “nonno del nonno” di Leonardo Sciascia – che, diversamente da quanto asserisce in Occhio di Capra lo Scrittore, era racalmutese puro sangue. Mastro Leonardo Sciascia s’induceva il 22 aprile del 1768 a fare società con mastro Carmelo Bellavia e con mastro Giuseppe Alfano, a suo volta associato con mastro Pietro Picone.


 


-          gli alberi da frutta


 


Gli alberi da frutta, che un tempo dovevano essere molto diffusi, furono drasticamente ridimensionati quando i sabaudi, gli austriaci ed i Borboni ebbero l’infelice idea di tassari in modo capitario.


La rarefazione degli alberi da frutta si coglie benissimo nel rivelo che il convento degli agostiniani fa agli atti del notaio Michelangelo Savatteri, il 10 maggio 1754. [19] Il convento –  ove da giovane divenne diacono fra Diego La Matina - è ancora aperto, ad onta dei divieti papali, ed è davvero prospero. Eppure, si guardi come sono esigue e ristrette le specie di alberi da frutta: 


«Beni stabili rusticani





Possiede questo venerabile convento salma 1 e tumoli 8 di terre, atte a giardino secco, in questo stato, contrata S. Giuliano, confinante con il detto venerabile convento e via pubblica di tutti i lati, che secondo l'estimo dell'esperto di questa terra ragionati ad onze 120 per salma, sono di valore cento ottanta onze, o. 180;


 


Item in dette terre vi esisteno alberi di diverse sorti, cioè mandorle n.° 70 a tt. 6 per uno sono di valore onze 12 che secondo l'estimo dell'esperto d.o, fanno o. 12


Alberi di olive n. 12 a tt. 6 per uno sono di valore onze quattro secondo l'estimo dell' esperto ;


Alberi di pruni   [albero che fa le susine = Prunus domestica culta L., v. Traina] di tutta sorte n.° 200 a tt. 8 per ogn'uno secondo l'estimo dell'esperto;


Alberi di peri  n.° 15 secondo l'estimo dell'esperto ragionati a tt. 6 per uno sono di valore onze;


Alberi di fastuche  [ pistacchio = Pistacium L.)  n. 8 che secondo l'estimo dell'esperto a tt. 15 per uno sono di valore onze 4;


Alberi di noci n. 2 secondo l'estimo dell'esperto unza una per uno sono onze due;


Alberi di pomi [pyrus malus L., probabilmente compresi gli alberi di “cutugna”, cotogno, Pyrus cydonia L.] n.° 6 ragionati secondo l'estimo dell'esperto a tt. tre per uno sono di valore tt. deciotto;


Alberi di granati [melograno, Punica granatum L. Denominato dalla città spagnola, a memoria dell’importazione araba] n.° venti secondo l'estimo dell'esperto a tt. 3 per uno sono di valore onze due;


Alberi di fichi n.° 15 secondo l'estimo dell'esperto a tt. 4 per uno sono di valore onze due


 


Mancano aranci e mandarini ed anche limoni. Mancano: gelsi, sorbi, peschi, nespoli, ciliegi ed altre specie oggi piuttosto ricorrenti nelle campagne di Racalmuto. Notisi la prevalenza dei frutti invernali. Quanto al valore, questa la gerarchia: noce (un’onza ad albero); pistacchio (15 tarì ad albero); pruni (tarì 8 ad albero), nonché mandorli, ulivi e peri (tutti sollo stesso standard di 6 tarì ad albero) e, quindi, gli alberi di fico (4 tarì ad albero), i melograni con i pomi a soli 3 tarì ad albero. Si tace sui fichidindia che dovevano pur esserci.


 


- le risorse agricole degli agostiniani di S. Giuliano.


 


 


Il documento ci pare perspicuo anche per quest’altri rilievi agrari:





«Possiede pure detto venerabile convento, in detto stato contrada Barona, salma una e mondelli due di terre scapoli per uso di seminerio, confinante con Carlo Barone, e via publica, che secondo l'estimo dell'esperto ragionati ad onze 120 salma sono di valore cento trenta cinque onze ...... -/ 135.


 


Possiede più detto venerabile convento tumoli 12 di terre occupate da n.° migliara 8 di vigne nel feudo delli Gibillini Contrata Ferraro confinante con vigne di Santo Diana, Nicolò Curto, ed altri, e via publica, che secondo l'estimo


 


Possiede pure detto venerabile convento in detto stato mcontrada Barona salma una, e mondelli due di terre scapoli per uso di seminerio confinante con Carlo Barone, e via publica, che secondo l'estimo dell'esperto ragionati ad onze 120 salma sono di valore cento trenta cinque onze ...... -/ 135


 


Possiede più detto venerabile convento tumoli 12 di terre occupate da n.° migliara 8 di vigne nel feudo delli Gibillini Contrata Ferraro confinante con vigne di Santo Diana, Nicolò Curto, ed altri, e via publica, che secondo l'estimo dell'esperto ragionate ad onze 12 per migliaro sono di valore onze novantasei e tarì 10 ....................-/ 125.10.


 


In dette vigne esiste il Palmento per commodo della vendemmia e con altre due case di abitazione terrane e cioè una entrata, e l'altra paglialora, e due camere di sopra, che secondo l'estimo dell'esperto di questa sono di valore onze trenta ................................................................... -/ 30


 


In dette vigne vi sono n.° trenta quattro alberi di mandorle, peri, fiche, ed olive, che secondo l'estimo dell'esperto di questa ragionati a tt. 6 per uno sono di valore onze se, e tarì venti quattro ......................................................................................................................... -/ 6.24.


 


Possiede di più detto venerabile convento tumoli 8 di terre atte a seminerio confinanti coll'istesse vigne di sopra ad onze 64. salma secondo l'estimo dell'esperto importa trentadue onze .. -/ 32


 


In dette terre vi esiste fiumara con sua acqua sorgente in n.° 100 alberi di Pioppo che prezzati


secondo l'estimo dell'esperto a tt. 8, grana uno, sono di valore onze quattordici e tarì 20 ..-/14.20»


 


Lo spaccato contadino del mondo racalmutese settecentesco si tinge anche di questo tratto non proprio edificante. I ricchissimi frati di San Giuliano si danno alla questua lungo le campagne ed ottengono dai devoti villici questi tutt’altro che trascurabili “introiti spirituali”: