sabato 11 febbraio 2023

Sulla Racalmuto del Trecento abbiamo scritto queste due facciate. Ne abbiamo scritto in modo sintetico, rispettoso delle altrui opinioni, facendo parlare i documenti, le antiche carte, i diplomi, le fonti storiche. Certo tante fandonie, tante elucubrazioni romanzesche vanno a farsi benedire, certo i sacri dogmi di una pretesa tradizione di certe nostre riverite ma incolte nonne vanno in bricioli. Colpa nostra? No, certo, ma delle fonti storiche appena sfogliate. La sorte che ci è stata riservata, deplorevole. Sono stato ritenuto un saccente rompicoglioni; e così la mia ricerca obliata, non presa neppure in considerazione, men che meno pubblicizzata. Io non posso presentare i miei libri alla Fondazione, perché l'avara povertà di catalogna (che avverso) mi ha condannato all'ostracismo; non posso presentare i miei libri storici al Comune perché novelli assessori, autori di patinati e ben sovvenzionate con soldi pubblici mi hanno in uggia: ho ridicolizzate le loro farneticazioni viarie e toponomastiche medievali- Ho deciso di reagire. Sono partite già segnalazioni ad Autorità tutorie e ad organi gialli sovraordinati. Ne verrà qualche dann? Mi dispiacerebbe. Offro la mia collaborazione ultragratuita e mi viene pretermessa. Ho voglia di dire: uomo avvisato è mezzo salvato, ed aggiungere Zeus rende folli quelli che vuol perdere. Quanto alla mia follia? Ad 88 anni non ho più nulla fa perdere: ho già perso tutto, tutto sommato la vita. Lillo Taverna 17 h · Contenuto condiviso con: I tuoi amici Dunque Re Pietro Sbarca in Sicilia. Siamo nell'agosto del 1282 Chi è bravo a far di conti mi segua e se del caso mi corregga. Siamo a circa due secoli dopo la conquista siciliana di Ruggero il Normanno. Il monaco Malaterra registra le conquiste di undici castelli tra Agrigento ed Enna. Siamo nel 1067 (aprile). A seguire Amari nelle sue letture correttive abbiamo Platani, Muxaro, Guastanella, Sutera, RAHL, BIFARA, MICOLUFA, NARO, CALTANISSETTA, , LICATA RrAVENUSA. CI V… Altro... Lillo Taver

giovedì 9 febbraio 2023

venerdì 27 gennaio 2017 Racalmuto, Messana, Sindona e Jo’ Macaluso Salvatore Petrotto 12 Febbraio 2012 Cultura e spettacoli – Nel leggere la suggestiva rievocazione di giulio ambrosetti, riguardante il fitto mistero che ancora avvolge, a distanza di oltre sessant'anni, la morte del bandito salvatore giuliano, più di un ricordo, ha assalito la mia mente. Condividi su Facebook Condividi su Twitter Nel leggere la suggestiva rievocazione di Giulio Ambrosetti, riguardante il fitto mistero che ancora avvolge, a distanza di oltre sessant'anni, la morte del bandito Salvatore Giuliano, più di un ricordo, ha assalito la mia mente. Il primo elemento storico che mi riguarda molto da vicino è costituito dal fatto che quel capo della Polizia che investigò sulla uccisione del bandito Giuliano, Ettore Messana, era di Racalmuto, il paese dove io sono nato e continuo a vivere, ovvero la Racalmuto-Regalpetra di Leonardo Sciascia.E sì, mi ritrovo a fare i conti, spesso, con lo stesso 'mal di vivere' che indusse, in qualche maniera, Leonardo Sciascia a scrivere di mafia e di antimafia, di gialli, quali Il Giorno della Civetta e di ‘Professinisti dell'Antimafia’. Essere di Racalmuto, comunque, può non significare gran che, ma può voler dire anche tanto!Il mio non vuole essere il panegirico di un'artificiosa enfasi di un presunto genius-loci, tutto racalmutese. genius loci che produce personalità quali Leonardo Sciascia, ma anche oscuri, controversi ed ambigui personaggi quali il nostro Ettore Messana. Capo della Polizia, complice, sicuramente, di un terribile misfatto storico che ha condizionato la vita politica italiana per tutto il secondo dopoguerra, con gravissime ripercussioni in Sicilia, soprattutto contro coloro i quali si sono battuti a favore dell'autonomia e dello sviluppo economico e sociale dell'Isola. Ma la saga dei personaggi illustri di Racalmuto, della schiatta del Messana, ne annovera un altro, ancora vivente, poco conosciuto ad i più, ma che ha avuto un ruolo determinante in Sicilia ed in America, nel saldare enormi interessi mafiosi, finanziari e politici ai tempi di Nixon. Ci riferiamo all'altra oscura ed intricata vicenda italiana, riguardante il caso Sindona. Sapete chi curava gli interessi in Sicilia e negli Stati Uniti della bancarottiere di Patti? Il Racalmutese, Joh Macaluso.Chi è Giovanni Macaluso, detto Jo'? Un faccendiere al centro, ovviamente, di investigazioni internazionali che hanno interessato le polizie di mezzo mondo. I suoi affari, curati per conto proprio o conto terzi, svariavano dal ‘buco’ di 100 miliardi della Banca di Girgenti ai tentativi di trasformare Lampedusa in una sorta di Las Vegas, fino agli affari americani consumati all'ombra della Casa Bianca. Sembra incredibile, ma il nostro Jo’ da New York giostrava anche le speculazioni finanziarie di Michele Sindona, tanto da meritare anche la pubblicazione di un libro da parte della casa editrice italiana, Mondadori, che ne esaltavi le sue taumaturgiche doti di uomo dentro anche le più segrete cose. Volete sapere qual è il titolo del libro? Ma naturalmente: Jo' Macaluso alla Casa Bianca! Oggi Jo' è caduto in disgrazia o, per meglio dire, è morto nel cuore degli amici. Quando vene scoperta la bancarotta fraudolenta di Sindona, anche per Jo' si dovevano aprire le porte delle carceri italiane. Ricordo perfettamente che l'INTERPOL, la polizia internazionale, con tanto di spiegamento di forze, allora, oggi non più, chissà perché, venne a cercare Il Macaluso anche a Racalmuto.Sapete che cosa si raccontava allora nel paese di Sciascia, a proposito di quell'imponente raid delle forze dell'ordine, con tanto di elicottero al seguito? Jo' aveva un fratello gemello e l'INTERPOL fu tratta in inganno dal fatto che i due fratelli Macaluso erano identici! Jo', praticamente, riuscì a sfuggire alla cattura con le stesse, curiose modalità che a volte riscontriamo nei più classici dei film polizieschi, così come avveniva, ad esempio, in quella fortunatissima serie francese, dedicata al principe dei travestimenti, Fantomas! Jo' Fantomas, pardon, Jo' Macaluso, è ancora vivo e vegeto. Mentre Michele Sindona, suo principale socio in affari ed altro ancora, è morto. In carcere, grazie alla stessa miscela di caffè che bevve Gaspare Pisciotta, il presuto omicida di Giuliano.

mercoledì 8 febbraio 2023

come eravamo agli esordi del fascismo quando Agrigento si chiamava ancora GIRGENTI L’anno della grande turbolenza in seno alla Federazione fascista di Agrigento è il 1925 e ciò ben si spiega se si ha presente il quadro politico nazionale. Tutto cambiava in Italia; tutto doveva cambiare ad Agrigento. Come? Si ha voglia di affermare, a posteriore, alla siciliana maniera, gattopardescamente. In definitiva, cambiava tutto per non mutare nulla. Ritroviamo, come al solito, la cronaca fedele nelle carte prefettizie che si custodiscono a Roma ( ). Il quadro è decisamente esaustivo per non doverlo qui riportare piuttosto integralmente. Un telegramma cifrato parte dalla prefettura di Girgenti il 29.1.1925 alle ore 22 della sera. «Incidenti - recita - verificatisi occasione rinnovazione Direttorio questa Federazione provinciale fascista e di cui informai codesto On. Ministero con espresso 19 corrente n.° 31 Gab. Hanno avuto il seguito che si prevedeva.» Il Ministero annota a matita “non è pervenuto a noi”. «I quattro deputati fascisti - scende nel dettaglio il telegramma cifrato - della provincia Onorevoli Abisso, Riolo, Palmisano e Gangitano hanno concordemente aperta una decisa campagna contro il segretario provinciale Cav. Galatioto considerato che dopo atteggiamento da lui assunto di aperto antagonismo in loro confronto confermato dalla condotta tenuta nella predetta circostanza non possa egli rimanere nella carica che ricopre, tanto più che recente rielezione del Galatioto sarebbe illegale, perché riunione non fu preceduta da regolare convocazione. Constami che predetti Deputati ed altri esponenti Direttorio provinciale abbiano chiesto al Direttorio Nazionale provvedimenti a carico del Galatioto e che sarebbe per venire qui On. Starace per compire inchiesta. E’ opinione generale condivisa anche da persone rispettabili al di fuori partiti locali che permanenza Galatioto al posto di segretario provinciale può danneggiare anziché giovare al fascismo della provincia, dato suo temperamento impulsivo, violento, inconciliabile che gli ha procurato larghissime antipatie. «Per questi motivi ritengo bene un eventuale suo allontanamento dalla carica di segretario provinciale ed un probabile conseguente suo dissidentismo non potrebbe pregiudicare molto situazione fascismo locale tenuto anche conto che suo ascendente si limita a pochi elementi più SCALMANATI e irriflessivi. Tutte queste circostanze mi hanno sconsigliato di tentare un amichevole componimento della vertenza ed il Galatioto che prevede quasi certa perdita carica cerca correre ripari. Sembra che egli intenda recarsi costà domani per portare nelle alte sfere sue proteste ed ottenere anche udienza da S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri. Prefetto RIVELLI». Il lavorio sotterraneo diviene febbrile. Contro Galatioto opera, subdolamente il prefetto Rivelli, che frattanto ottiene che venga nominato un Commissario. Si tratta del prof. Paladino che sappiamo essere un siciliano di Floridia, a suo tempo socialista rivoluzionario e quindi interventista e nazionalista, iscrittosi al Fascio nel 1920. Il prefetto si premura di catechizzarlo. Vedremo: senza troppo successo. Il collegamento prefettizio con Roma è puntuale. In data 5 aprile 1925 parte un telegramma cifrato (alle ore 21) dalla prefettura di Girgenti per il Ministero Interno - Gabinetto. Vi si legge: «La crisi che in gennaio erasi aperta in seno Direttorio questa Federazione provinciale fascista e di cui riferii a codesto On. Ministero con espresso 19 detto n.° 31 Gab. E con telegramma successivo giorno 29, ha avuto ora suo epilogo con la nomina da parte della Direzione del Partito fascista di un Commissario nella persona del Prof. Paladino, redattore del giornale “Il Popolo d’Italia” edizione romana, il quale è giunto qui ieri sera con incarico preparare e presiedere Congresso provinciale dei Fasci per nomina nuovo Direttorio Federazione provinciale fascista. «Situazione assume speciale importanza pel fatto che tutti e 4 i deputati fascisti della provincia solidamente e di pieno accordo muovono guerra per ragioni di indole morale al segretario federazione fascista Cav. Galatioto cui figura fu già da me rappresentata nei succitati dispacci. Commissario Prof. Paladino ha oggi avuto meco un colloquio nel quale gli ho fatto comprendere che il dissenso è insanabile e che nell’interesse del fascismo sarebbe bene escludere il Galatioto dalle future combinazioni del Direttorio provinciale.» La fazione di Galatioto è in subbuglio. E’ molto forte nella parte orientale dell’agrigentino. Racalmutesi emergenti ne fanno parte: Puma e Burruano. Un personaggio che diverrà fin troppo celebre nel dopoguerra: Calogero Vizzini, è della congrega. Il prefetto Rivelli è vigile ed ostile. Telegrafa a Roma il 15 maggio 1926 (ore 20,35) in questi termini: «Viene oggi spedito da qui a V.E. nonché a S.E. il Presidente Consiglio e segretario generale Partito a firma Commissari Prefettizi Canicattì, Racalmuto e Grotte e Sindaco Ravanusa [Calogero Vizzini, n.d.r.] telegramma protesta voluta mia azione ostile fascismo. Con espresso odierno onoromi dare dettagliati chiarimenti in merito tale infondata protesta ispirata e promossa da noto esaltato Gerolamo Galatioto già segretario federazione fascista scopo sfogare suo livore per vedersi oramai spogliato ogni autorità e prestigio seguito sua azione deleteria in seno Partito e in conseguenza suo atteggiamento di aperta avversione ai quattro deputati fascisti della provincia per fini personali elettorali. PREFETTO RIVELLI» Il telegramma accusatorio era partito solo poche ore prima (16,20) da Girgenti e ovviamente lo spionaggio prefettizio era vigile e solerte. Era stato indirizzato a S.E. Mussolini; a S.E. Federzoni e a S.E. Suardo; testualmente affermava: «Sottoscritti commissari prefettizi Canicattì, Racalmuto, Grotte e sindaco Racavanusa protestano vivamente contro operato questo Prefetto che calpestando pure idealità fasciste tende sfacciatamente agevolare elementi democratici sociali e principalmente Guarino Amella nel suo vecchio collegio composto nostri paesi. Denunciano costante inspiegabile sabotaggio amministrativo scopo favorire elementi antifascisti che notoriamente invita suoi ricevimenti. Denunciano sue basse persecuzioni contro puri fascisti rei solo di non sottomettersi sue intenzioni ricorrendo anche fornire informazioni false. Denunciano recrudescenza abigeati. Denunciano sua mancanza impegno onore imponendo dimissioni chieste da notissimi democratici sociali. Comunicano loro dimissioni da commissari e sindaco e chiedono energico intervento Governo Partito con rigorosa inchiesta. Sottoscritti segretari politici fasci Grotte, Canicattì, Racalmuto, Ravanusa, fermi loro posto responsabilità perché ripongono fiducia piena commissario straordinario federazione fascista e organi Partito, affermano loro piena solidarietà commissari sindaco ai quali dànno pubblico atto per magnifica opera fascista svolta nonostante palese ostruzionismo Prefetto. «PUMA AVV. AGOSTINO - Commissario prefettizio Canicattì; «VASSALLO ERNESTO - Commissario prefettizio Grotte; «BURRUANO AVV. SALVATORE - Commissario prefettizio Racalmuto; «VIZZINI CALOGERO - Sindaco Ravanusa; «CARAMAZZA GAETANO - Segretario politico Fascio Canicattì; «MONTAGNA NINO - Segretario politico Fascio Grotte: «BURRUANO SALVATORE - Segretario politico Fascio Racalmuto; «VIZZINI CALOGERO - Segretario politico Fascio Ravanusa.» Il corso degli eventi elettorali del primo fascismo post-aventiniano per le cariche del direttorio provinciale sembra che si sia risolto, in un primo momento, in modo avverso al prefetto. Un altro dei soliti telegrammo cifrati, partito da Agrigento il 10 giugno 1925, informa il Ministero che «per Domenica prossima 14 corrente è indetto congresso fasci questa provincia per elezioni Federazione provinciale fascista. Frattanto da Commissario straordinario Prof. Paladino con mal dissimulato accordo con ex segretario provinciale Cav. Galatioto, di cui è nota precedente deprecata azione, sono stati sciolti e ricostituiti vari altri fasci oltre quelli segnalati mio rapporto 23 maggio scorso 344 Gab., parimenti con intonazione contraria ai 4 deputati fascisti, onde prevedesi probabilità che dette elezioni diano vita ad una situazione poco favorevole ai veri interessi del Fascismo ed avente precipuo scopo capovolgere situazioni municipali ai fini esclusivamente particolaristici e personali e preparare ... per combattere nelle prossime elezioni politiche attuali deputati fascisti. Compio dovere informare V. Ecc. In relazione surriferito mio rapporto per eventuali passi presso Direzione del Partito Fascista e convenienti direttive al Prof. Paladino. Ossequi. Prefetto Rivelli». Il 14 giugno al prefetto non restò altro che confermare seccamente di avere previsto lo sgradito risultato elettorale. «Oggi - telegrafa - ha avuto qui luogo elezione direttorio provinciale fascista. Risultò eletta lista presentata da commissario straordinario prof. Paladino. Opposizione si astenne votazione; ordine pubblico tranquillo. Riservomi più dettagliate informazioni. Prefetto Rivelli.» Il giorno dopo (15 giugno 1926, ore 10,50) un altro cifrato redatto nei seguenti termini: «Seguito telegramma ieri, significo che iersera in seno Direttorio Provinciale Fascista, eletti prof. Paladino Raffaele a segretario politico e Cav. Galatioto Girolamo a segretario politico aggiunto.» Il rapporto prefettizio sugli eventi è contenuto in un espresso inviato da Girgenti il 15 giugno 1925 - Div. Gab. N.° 886. «Di seguito ai miei telegrammi di ieri e di oggi pari numero - relaziona il prefetto Giovan Battista Rivelli - pregiomi significare a codesto On. Ministero che ieri, alle ore 10,30 sotto la presidenza dell’On. Cucco, arrivato espressamente da Palermo ebbe luogo, nei locali di questo Municipio, il Congresso per l’elezione del Direttorio della Federazione Provinciale Fascista. «Intervennero tutti i Segretari politici delle Sezioni Fasciste della Provincia, nonché gli On.li Palmisano, Gangitano e Riolo. «La discussione fu lunga ed in qualche punto anche movimentata, avendo gli Onorevoli presenti attaccato di poco lealismo il Commissario Straordinario per la Federazione Prof. Paladino, specie per quanto si riferisce al tesseramento dei nuovi soci delle recenti ricostituite Sezioni Fasciste, mentre questi ed i suoi amici accusavano di poca sincerità fascista i Deputati della Provincia, presenti ed assenti. «Verso le ore 14,30, chiusa la discussione gli Onorevoli presenti con i segretari fascisti loro amici, abbandonavano il Congresso, e procedutosi alla votazione risultavano eletti i Signori: «PLADINO PROF. RAFFAELE - GALATIOTO CAV. GIROLAMO - MARTORANA AVV. SALVATORE - MANGIAVILLANI AVV. NITTO - DAMIANI CRISPO AVV. SALVATORE - BURRUANO AVV. SALVATORE - PUMA AVV. AGOSTINO - BAIAMONTE DOTT. GIACOMO - PONTILLO CAV. AVV. GIUSEPPE - SFERLAZZAS ING. GIOVANNI - CHIARENZA EMILIO. «Iersera poi nei locali della Federazione Provinciale, in seno al Direttorio, vennero eletti il Prof. Blandini Segretario politico e Cav. Galatioto Segretario politico aggiunto. «Tutta la giornata ieri trascorse senza alcun incidente per le rigorose misure di ordine pubblico adottate. L’On. Cucco ieri stesso partì per Palermo - Prefetto (Giov. Battista Rivelli).» Con un successivo espresso (Div. Gab. N.° 886 del 19.6.1925) il prefetto tiene informato il Ministero sugli sviluppi elettorali. «Per doverosa notizia - scrive - pregiomi comunicare a codesto On. Ministero che 14 andante, all’arrivo dell’autobus postale a Raffadali, che portava una ventina di fascisti, reduci da Girgenti, pel Congresso Provinciale fascista, avvenne uno scambio di invettive tra i fascisti di cui sopra e quelli che si trovavano in paese, e che attendevano l’esito del Congresso, gli uni e gli altri, facenti capo rispettivamente alle due tendenze in lotta al Congresso Provinciale stesso. Non si ebbero a deplorare incidenti, degni di nota, anche per il pronto intervento dell’Arma. «Alle ore 20 dello stesso giorno il Corpo musicale di Raffadali, dopo aver terminato pubblico concerto in quell’abitato, richiesto di suonare l’inno “Giovinezza” non vi aderì, adducendo che dato quanto era avvenuto qualche ora prima, tra le due fazioni fasciste, temeva potessero verificarsi serii incidenti. Promise però che giorno dopo avrebbe aderito a quanto si richiedeva. Nessun incidente. Ordine pubblico normale. «Anche a Racalmuto la stessa sera conosciutosi esito Federazione Provinciale Fascista, s’improvvisò manifestazione giubilo, cui presero parte fascisti e circa 300 simpatizzanti, che preceduti musica, percosse via principale suono inni patriottici e al grido Viva Casa Savoia, S.E. Mussolini, Galatioto e Burruano. Dopo poche parole occasione dette Avvocato Burruano Carmelo dimostrazione si sciolse senza incidenti. Ordine pubblico tranquillo. P/Prefetto: Giordano.» Un biglietto urgente del solito Giordano del 22 giugno 1925 informa: «Per doverosa notizia pregiomi comunicare a codesto On.le Ministero che alle ore 19 del 15 andante circa 150 fascisti in Ravanusa con bandiere e banda musicale si recarono allo sbocco dello stradale di Riesi per fare incontro al Segretario Provinciale Politico Aggiunto Cav. Galatioto Girolamo. Alle ore 19,30 egli vi giunse e venne accompagnato alla sede del Fascio ove furono tenuti brevi discorsi di occasione. Alle ore 20,10 la cerimonia ebbe termine senza alcun incidente. Ordine pubblico tranquillo.» Il successivo 16 agosto siamo ancora su questa lunghezza d’onda. «Per doverosa notizia - ed ora è il prefetto Rivelli a firmare di suo pugno - pregiomi comunicare a codesto On. Ministero che ieri nel Teatro Nazionale di Canicattì si riunì l’assemblea di quella Sezione Fascista cui intervennero circa 250 fascisti per decidere due questioni importanti: 1°) Elezioni Amministrative. 2°) Appalto del Dazio. L’assemblea approvò ad unanimità, la relazione letta da Caramazza Imperia Giuseppe componente il Direttorio ed inviata alla Autorità Superiore per indire al più presto le elezioni per la costituzione del nuovo Consiglio Comunale. Alla quasi unanimità approvò l’ordine del giorno presentato da Narbone Salvatore componente del Direttorio per rimandare la discussione e la decisione dell’appalto del Dazio alla nuova Amministrazione Comunale. Nessun incidente.» Il contrasto deputati fascisti-federazione provinciale esplodeva in piena estate. Veniva da Roma per una composizione il segretario nazionale Farinacci. Le note prefettizie ci ragguagliano mano mano sugli avvenimenti. 20 agosto 1925 «Ieri questo segretario federale fascista Prof. Paladino telegrafava Segretario Generale Partito on. Farinacci essersi raggiunto accordo fra deputati e federazione provinciale fascista. Rammento che on. Farinacci venuto qui scorso luglio esaminare crisi fascismo provincia incaricava prof. Paladino e on. Palmisano rivedere situazione alcuni fasci per quali erasi determinato dissidio fra deputati fascisti da un lato e federazione provinciale fascista e sottoporre conclusioni a qust’ultima. «Dopo lunga assenza da qui prof. Paladino durante la quale lavoro revisione appena iniziato era rimasto sospeso riunivansi ieri mio gabinetto deputati on. Palmisano Gangitano e Riolo con prof. Paladino e segretario fed. Fascista Umberto Galatioto per accordo preventivo circa proposte da presentare giorno stesso federazione prov. Fascista. Mancava on. Abisso che trovasi Trentino. Si stabilì soprassedere per fascio Licata non sembrando prudente momento attuale emettere qualsiasi decisione data condizione spirito pubblico locale pei recenti sanguinosi incidenti; rinviare per ulteriore esame situazione Canicattì e Cammarata; ratificare elezioni nuovo direttorio Ribera e Siculiana; ratificare costituzione nuovo fascio Campobello riammettendovi però cessato segretario politico fascio e cessato segretario sindacati che ne erano stati esplulsi; sciogliere fasci Cattolica Eraclea e Cianciana rimandandone ricostituzione ad epoca da stabilire; affidare reggenza triumvirale fascio S. Stefano Quisquina. «Portate subito tali proposte assemblea federale furono approvate. Dopo ciò Prof. Paladino e direttorio provinciale hanno avuto premura spargere subito voce essersi raggiunto accordo con deputati ritenendo che da decisioni prese sia uscita rafforzata la posizione in confronto di questi ultimi. Deputati d’altra parte non intendono affatto che provvedimenti concordati e deliberati possano risolversi diminuzione loro autorità e influenza. Ho impressione perciò che accordo sia più che altro apparente e comunque abbia abbia basi assai deboli e precarie. Basta infatti considerare anzitutto mancato intervento on. Abisso il più autorevole dei deputati interessati che non avendo conferito alcun mandato colleghi può aver voluto con sua assenza riservarsi libertà d’azione. Occorre inoltre notare che per alcune situazioni più importanti e delicate come Licata e Canicattì essendosi rinviate decisioni rimane sempre aperta via a più o meno prossime contese. A rafforzare miei dubbi sulla sincerità e solidità acordi sia poi il fatto che comunicazione telegrafica ad On. Farinacci del raggiunto accordo è stata fatta a firma soltanto Prog. Paladino e non pure on. Palmisano mentre ad entrambi on. Farinacci aveva conferito incarico riesame situazioni. Seguo corso avvenimenti per informare ulteriormente Vostra Eccellenza. Prefetto Rivelli». Il 4 settembre partiva dal Ministero per il Vice Prefetto di Girgenti questo dispaccio telegrafico: «Pregasi comunicare codesto viceprefetto seguente dispaccio del prefetto titolare comm. Rivelli. Stop. “Ieri deciso scioglimento Direttorio Federale et invio commissario straordinario alla Federazione Fascista. Stop. Nella eventualità provvedimento possa fornire occasione agitazioni, manifestazioni, concentramenti squadre, violenze contro persone e beni, occorre prendere d’urgenza tutte necessarie misure perché ciò sia assolutamente impedito agendo energicamente contro chiunque tentasse farlo senza distinzione persone et partito. Stop. Occorre anche vigilare severamente et impedire che persone specie le più turbolente vadano armate senza licenza o che continuino a godere di questa qualora diventate indegne e costituiscano pericolo ordine pubblico. Stop. Vigilanza autorotà P.S. deve principalmente e più efficacemente svolgersi dove più forti e più acri si agitano contese fasciste e dove maggiore influenza esercitano i capi dissidenti. Stop. Prego perciò V.S. prendere subito accordi con Questore e con comandanti divisioni arma anche prima mio ritorno costà predisponendo opportuno piano vigilanza. Stop. All’uopo Ministero su mia richiesta ha disposto invio costà altri cento carabinieri. Stop. Domani Sabato giungeranno Girgenti onorevoli Riolo e Palmisano. Prego disporre servizio vigilanza tutela”.» Una lunga relazione dei carabinieri di Campobello di Licata, che il vice prefetto Giordano manda in copia l’11 settembre 1925, chiarisce il clima turbolento che si era determinato tra le fazioni fasciste agrigentine. «Con riferimento alla nota sopraindicata pregiomi trascrivere qui di seguito quanto mi comunica la locale divisione interna de CC.RR.: «Con riferimento al foglio controdistinto si partecipa che da verifiche praticate in Campobello di Licata dal Capitano Coppaloni Sig. Pietro Comandante la locale Compagnia Esterna è risultato quanto segue: «L’attuale Direttorio fascista di Campobello di Licata si compone di individui taluni dei quali sino al 21 giugno 1924 non erano inscritti al partito fascista, e altri, pur essendo ex combattenti, costituirono e diressero la Società “Per la Patria e per il Re” emanazione legittima dell’ “Italia Libera” che fu sciolta per decreto Prefettizio del 6 gennaio 1925 perché formata da elementi sovvertitori dell’ordine pubblico e di idee strettamente antifasciste. «Il Direttorio stesso è stato creato dal Professore Paladini in seguito allo scioglimento di altro Direttorio contro il volere concorde dei quattro Deputati della Provincia. «Alcuni dei componenti il Direttorio predetto fra cui il segretario politico Dott. Cammarata Costantino perché ritenuti professanti idee antinazionali, e designati dalla voce pubblica quali detentori abusivi di armi da fuoco, subirono il sei gennaio del corrente anno, perquisizioni domiciliari eseguite dai militari dell’Arma e dal Funzionario di P.S.; come risulta dal verbale n.° 3 in data 6 gennaio 1925 della Stazione di Campobello. «Lo stesso Direttorio del Fascio che conta circa 120 nuovi iscritti su una popolazione di oltre 18.000 abitanti cerca con ogni mezzo di potere aumentare il proprio prestigio e la propria autorità e vorrebbe per raggiungere tale scopo, avere dall’Arma locale incondizionato appoggio e completa dedizione mentre al contrario l’Arma di Campobello e per essa il Maresciallo d’Alloggio Maggiore Burati Crescenzo si mantiene molto indipendente ed obiettivo e gode la piena fiducia dei deputati fascisti della Provincia. «Il Burati per la sua opera prestata in Campobello fu encomiato dal Comando Generale dell’Arma. Al Maresciallo Burati si fanno i seguenti addebiti: 1°) Di amicizia intima con l’ex segretario politico al quale il Burati avrebbe fatto apertamente dichiarazione di devozione incondizionata e promesse di ausilio. «Il Maresciallo Burati giunse a Campobello di Licata nel novembre 1924. Reggeva in quell’epoca il fascio il Comm. Dott. Curatolo Medico Condotto uomo superiore ad ogni sospetto. [...] «2°) Di esersi opposto in ogni occasione che i fascisti cantassero inni fascisti e per sino di aver vietato che la musica suonasse detti inni. [...] «I fascisti dissidenti di campobello, secondo dichiarazione del predetto Direttorio, sono due: il Dott. Curatolo suddetto e suo nipote Sammarco, entrambi fatti espellere dal partito per opera dell’attuale Direttorio. «Dopo la loro esplulsione si astennero dal prendere parte attiva alla vita pubblica del paese. Non si comprende quindi in che consista l’atteggiamento tollerante dell’Arma [...] Ma per meglio prospettare il caos che regna nel Direttorio di Campobello, si fa presente che il suddetto Rag. Sammarco sebbene espulso dal partito, è tuttora capo manipolo della M.V.S.N. «3°) Di acquiescenza per fatti verificatisi in Campobello il 23 giugno 1925. «Il 23 giugno 1925 ebbero luogo in Campobello di Licata le elezioni del nuovo Direttorio. L’avvocato Galatioto fratello di un membro dell’attuale Direttorio, simpatizzante fascista designato dal dott. Cammarata come colui il quale avrebbe potuto obiettivamente sul comportamento del Maresciallo Burati così ha raccontato i fatti: «””Il Maresciallo Burati [..] comprese con rara avvedutezza la vera situazione dell’ordine pubblico in Campobello. [..]Verso sera di detto giorno man mano che si veniva a conoscenza dell’esito delle elezioni, gli animi degli appartenenti alle due tendenze in lotta andavano eccitandosi. Ad un certo punto, quattro o cinque individui usciti dalla casa del rag. Sammarco situata nei pressi della sala della votazione, attreversarono in atto spavaldo e di sfida quella piazza XX Settembre gremita di gente [..]”” «Per gli spari avvenuti il giorno seguente il Burati non era presente perché ammalato in Caserma; ma l’autore di tali spari identificato per certo Carneci Carmelo fascista, venne arrestato come risulta dal verbale n.° 71 del 25 giugno della Stazione di Campobello. «Per gli spari verificatisi i giorni successivi (si sparò solo il giorno 28) l’autore, identificato per certo Cassaro Carmelo, datosi alla latitanza, venne denunciato all’Autorità Giudiziaria come risulta dal verbale n.° 72 del 29 giugno della Stazione di Campobello. «4°) Arresto del Maresciallo dei CC.RR. in pensione Sansone Giovanni in seguito ai disordini avvenuti il 6 luglio. « .. verso le ore 21 del 6 luglio […] nella piazza XX Settembre e precisamente davanti la Sezione Fascista si era inscenata una dimostrazione ostile contro quel Commissario Prefettizio, Cav. Crisafulli [..] Certo Sansose Giovanni fu Giuseppe di anni 55 Maresciallo dell’Arma in congedo, con le mani in alto e gesticolando in atto minaccioso [si rivolse in malo modo] al maresciallo Burati ... Ad assembramento sciolto .. Il Sansoni .. venne invitato .. in casermadove fu dichiarato in arresto. [..] Durante la stessa notte l’arrestato venne tradotto al carcere mandamentale di Ravanusa, per evitare che l’indomani si tentasse, come era stato progettato qualche atto incolsulto da parte dei fascisti per liberare il Sansone. [..] «5°) di avere elevato contravvenzione ai fascisti il 4 agosto 1925. «[..] il 4 agosto u.s. verso le ore 24 circa una quarantina di individui con canti e schiamazzi, suonando anche chitarre e mandolini disturbavano in quella Via V. Emanuele la quiete pubblica. [...] Il maresciallo [..] riusci a fermarne sette ed a perquisirli: uno di questi certo Alaimo Cristoforo fascista tesserato, venne trovaro in possesso di una rivoltella senza licenza, per cui fu arrestato [..]» I fatti non sono lievi ma non tali da spiegare il pandemonio che determinarono. C’era, certo, alla base, una strumentalizzazione politica. I deputati facevano fronte comune. Il Paladino è figura opaca per contrastare l’abilità di un Abisso. Il Galatioto non dovette rifulgere per acume tattico. Avere contro il prefetto si dimostrò, per lui e la sua congrega, esiziale. In ogni caso, il fascismo cominciava davvero a mostrare il suo volto duro. E l’ordine pubblico cominciava a guadagnarci. Comunque la si pensi. Il 16 settembre il prefetto Rivelli aveva partita vinta. Era arrivato ad Agrigento nientemeno che Achille Starace. «On. Starace - informa - giunto qui il 13 corrente quale inviato straordinario della Direzione del Partito Fascista presso questa disciolta Federazione provinciale fascista, dopo esaminata situazione, ha, con determinazione odierna, stabilito sciogliere tutti i fasci della provincia, riservandosi incaricare appositi fiduciari ricomposizione a suo tempo fasci medesimi. «Provvedimento improntato opportunissimo senso serenità obiettività ha riscosso applauso generale ed è stato accolto assai favorevolmente da popolazione che da esso trae motivo ritorno desiderata tranquillità intera provincia e nobile sprone rafforzamento locali energie fasciste in guisa da assicurare al Governo Nazionale il più largo consenso e la più incondizionata e disciplinata devozione.» E l’on. Starace è proprio un duro. Gongola il prefetto telegrafando il 18 seguente: «On. Starace commissario straordinario questa federazione provinciale fascista con provvedimento ieri ha sciolto tutti fasci questa provincia ordinando segretari politici sezioni portare presso sede federazione stessa chiavi dei locali. Provveduto tutela ordine pubblico esecuzione ordine suddetto commissario.» Dobbiamo sempre al Rivelli la cronistoria del frenetico operare di Starace ad Agrigento. Il 13 novembre 1925 il prefetto così ragguaglia il ministero: «On. Starace Commissario straordinario questa federazione fascista, ha radunato qui dieci corrente fiduciari da lui nominati per ricostituzione fasci provincia, impartendo loro precise nobilissime istruzioni per tale lavoro destinato ridare lustro decoro e solidità al fascismo provincia che opera insana disciolto direttorio aveva traviato con meschine interessate competizioni. Erano presenti anche 4 deputati fascisti provincia On. Abisso, Gangitano, Palmisano e Riolo. «Iscrizioni nuovi fasci incominciano oggi e termineranno 20 corrente. Congresso Federale per nomina Direttorio provinciale prevedesi possa avere luogo entro primi mesi dicembre. «Avviata così a felice brillante sistemazione mercè opera impareggiabile ferma ed accorta On. Starace politica fascista provinciale si è riconosciuta d’accordo con me possibilità addivenire a breve scadenza ed a gradi, ricostruzione Amm.ni Comunali rette da commissari attualmente in n.° 23 cominciando da questa città e altri centri importanti su cui riservomi a parte relative specifiche proposte.» Il prefetto di Agrigento, a fine novembre 1925 (Telegramma del 29/11/1925) opera ormai in piena sintonia col regime: sono le vicende delle sezioni fasciste ad interessarlo e sono queste ad interessare il Ministero degli Interni. «Oggi hanno avuto luogo - telegrafa il Rivelli - elezioni direttori sezioni fasciste in tutta provincia. Da notizie finora pervenute da parecchi comuni ovunque è riuscita lista propugnata da fiduciari del commissario straordinario federazione provinciale On. Starace.» Il 2 dicembre successivo, il prefetto ritorna sull’argomento con una relazione alquanto più dettagliata. Vi fa capolino anche l’on. La Loggia. Il suo destino politico viene qui marcato come l’ultimo atto. La fine dell’importante uomo politico di Agrigento è inappellabilmente segnata. «Ieri segretari politici dei 42 fasci provincia, riuniti sede Federazione Provinciale Fascista hanno telegrafato On. Farinacci formulando unanime voto sia ritardata convocazione congresso Provinciale per lasciare direzione Fascismo Provincia On.le Starace, fino esaurimento elezioni ricostituzione Consigli Comunali e Provinciali ed esprimendo unanime plauso per rifiuto opposto da Direzione Partito ingresso On.le La Loggia stop Entrambe manifestazioni rispondono alto criterio interesse politico provincia e incontrano perciò mio pieno consenso. Ricostituzione normale rappresentanza provincia e rimanente diciotto comuni retti da Commissari potrebbe infatti aver luogo entro gennaio e febbraio prossimi essendosi oramai mercé validissimo contributo On.le Starace sistemata e chiarita situazione politica provincia ed è quindi opportuno che anche nel periodo conclusivo della situazione amministrativa non manchi prezioso concorso opera sua stop Ostilità poi così vibratamente espressa da tutti Segretari Politici dei Fasci riguardo On.le La Loggia avvalorano segnalazioni fatte a Vostra Eccellenza miei telegrammi 12 e 22 novembre n. 916 e 935 circa discredito cui detto Deputato è caduto questa provincia e conseguenze .... che deriverebbero da eventuale convalidazione sua elezione. Ossequi, prefetto Rivelli.» Il Galatioto che aveva retto il fascismo provinciale per vario tempo è orami alle corde. Ha un sapore patetico questa corrispondenza che il prefetto Rivelli ha col Ministero sulla definitiva scomparsa dalla scena politica del fascista della prima ora di Ravanusa. «Per doverosa notizia - esordisce un telegramma prefettizio del 17 novembre 1925 - pregiomi significare a codesto on. Ministero che ore 21,10 corrente in Ravanusa allo arrivo dell’Avv. Sillitti Alfredo e Cav. Gallo Vito quali designati per la reggenza di quel fascio, venne improvvisata imponente manifestazione da parte dei nuovi fascisti al grido di viva S.E. Mussolini. Il corteo si diresse sede fascio inneggiando agli ospiti suddetti, a S.E. Mussolini, all’on. Gangitano ed a tutti i deputati fascisti. Nella sede pronunciarono brevi discorsi occasione Avv. Stillitti, Cav. Gallo ed il Dott. Attanasio Salvatore, ringraziando i convenuti e innegiando alle glorie del fascismo e del suo Duce. Poco dopo corteo si sciolse senza nessun incidente.» Qualche giorno dopo, il 23 novembre, il prefetto s’interessa per l’ultima volta del Galatioto. «Ore 15,30 ieri - telegrafa - in Ravanusa Galatioto Girolamo ex segretario politico federazione provinciale fascista, Sindaco Vizzini ed altri deridevano aversari. Intervento funzionario sicurezza ivi in missione arma e militi nazionali furono allontanati. Contegno medesimi provocò risentimento popolazione e per subitanea reazione formossi imponente manifestazione che percorse vie principali inneggiando Re e Duce. Dopo brevi parole maggiori esponenti fascismo quel comune, dimostranti si diressero verso Municipio con intendimenti ostili quella amministrazione comunale; per opera però del funzionario sicurezza e della commissione reggenza nuovo fascio, manifestazione si sciolse senza incidenti. Per evitare turbamento ordine pubblico ho inviato colà 20 carabinieri rinforzo, giusta richiesta quel funzionario al quale ho rinnovato tassative energiche disposizioni procedere senza riguardo carico perturbatori ordine pubblico. Giacché poi permanenza a atteggiamento provocatori amministrazione comunale causa principale dell’agitazione che minaccia turbamento ordine pubblico e amministrazione stessa, è oramai divenuta invisa maggioranza popolazione, con decreto odierno ho sospeso per urgenti motivi di ordine pubblico consiglio inviando qual commissario prefettizio il commissario di P.S. Dr. Montalbano Edvige e riservomi proposta scioglimento.»
Pubblico qusto svambio di piacevolezze a futura (ma molto prossima9 memopria. in aule vn tatglodio crocifsso dirto il giuduice,Mi negano persimìno l'onot di ptìrentre un mio libro perché ssonosgradito alla avara pobertà dcatalofgna e po magari vorrebbero gratitudine al posto della mia vindic abbia. Enzo Sardo Oggi sono andato al museo di Agrigento ed il direttore mi ha fatto visitare le monete. Sono tutte d'oro e s ono tutte esposte in modo molto addguato. Stiamo pensando come fare una mostra espositiva a Racalmuto 15:50 Hai inviato E ti ha ombtogliato. Di' vje le teconti a me quste fanfaluche e sai i miei sghignazzi, Voi state un po' tropèèo scherxando con me. Non sono commestibile. Scrivi a Enzo Sardo Lillo Taverna 3 h · Contenuto condiviso con: I tuoi amici 15:50 Hai inviato E ti ha ombtogliato. Di' vje le teconti a me quste fanfaluche e sai i miei sghignazzi, Voi state un po' tropèèo scherxando con me. Non sono commestibile. Scrivi a Enzo Sardo Lillo Taverna 9 h · Contenuto condiviso con: I tuoi amici Molto ben detto quanto alla valentia poetica persino gozzaniana del nostro Pietro Tulumello. La mia rabbia: miliardi spesi per una invereconda carias vlta a foraggiare malconci parenti del potente parente pro tempore della FONDAZIONE Mentre questa l'hanno votata alla somministrazione del SUSSIDIO DI CITTADINANZA ALLLA'AVARA POVERTAì DI CATLOGNA. ......... La morta gora quanto al doveroso omaggio a siffaiti poeti della camera fotografica o alla poetica scrittoria di Calogero Restivo ormai dimorante nella Risposto catanese, nel nulla dell'accidia. . E quello che mi indigna e mi irrita è vedere questa mia Racalmuto, non straordinaria ma eccelsa quanto ad ingegni, coefficiente intellettivo, cultura ed anche scrittura ormai lungi dalla ipotattica desueta calligrafia di ìtale Leonardo Sciascia, grafomane del millennio scorso, non ribellarsi , non fustigare, non assoggettare al greco ostracismo figure e maschere senza valore, che cingono fasce tricolori egemoni. E angosciosamente mi chiedo perché mai questa eccelsa dimora vitale non manda a fare in culo i vari Maniglia Cutaia, Popò, Peppini, Caloiri,, impubere grottesche della Confina, e neghittosi co.co.co. assurti persino a dispensatori delle celebrazioni letterarie e romanziere Calogero TavernaMolto ben detto quanto alla valentia poetica persino gozzaniana del nostro Pietro Tulumello. La mia rabbia: miliardi spesi per una invereconda carias vlta a foraggiare malconci parenti del potente parente pro tempore della FONDAZIONE Mentre questa l'hanno votata alla somministrazione del SUSSIDIO DI CITTADINANZA ALLLA'AVARA POVERTAì DI CATLOGNA. ......... La morta gora quanto al doveroso omaggio a siffaiti poeti della camera fotografica o alla poetica scrittoria di Calogero Restivo ormai dimorante nella Risposto catanese, svanisce nel nulla dell'accidia. . E quello che mi indigna e mi irrita è vedere questa mia Racalmuto, non straordinaria ma eccelsa quanto ad ingegni, coefficiente intellettivo, cultura ed anche scrittura ormai lungi dalla ipotattica desueta calligrafia di ìtale Leonardo Sciascia, grafomane del millennio scorso, non ribellarsi , non fustigare, non assoggettare al greco ostracismo figure e maschere senza valore, che cingono fasce tricolori egemoni. E angosciosamente mi chiedo perché mai questa eccelsa dimora vitale non manda a fare in culo i vari Maniglia Cutaia, Popò, Peppini, Caloiri,, impubere grottesche della Confina, e neghittosi co.co.co. assurti persino a dispensatori delle celebrazioni letterarie e romanziere Calogero TavernaMolto ben detto quanto alla valentia poetica persino gozzaniana del nostro Pietro Tulumello. La mia rabbia: miliardi spesi per una invereconda carias vlta a foraggiare malconci parenti del potente parente pro tempore della FONDAZIONE Mentre questa l'hanno votata alla somministrazione del SUSSIDIO DI CITTADINANZA ALLLA'AVARA POVERTAì DI CATLOGNA. ......... La morta gora quanto al doveroso omaggio a siffaiti poeti della camera fotografica o alla poetica scrittoria di Calogero Restivo ormai dimorante nella Risposto catanese, svanisce nel nulla dell'accidia. . E quello che mi indigna e mi irrita è vedere questa mia Racalmuto, non straordinaria ma eccelsa quanto ad ingegni, coefficiente intellettivo, cultura ed anche scrittura ormai lungi dalla ipotattica desueta calligrafia di ìtale Leonardo Sciascia, grafomane del millennio scorso, non ribellarsi , non fustigare, non assoggettare al greco ostracismo figure e maschere senza valore, che cingono fasce tricolori egemoni. E angosciosamente mi chiedo perché mai questa eccelsa dimora vitale non manda a fare in culo i vari Maniglia Cutaia, Popò, Peppini, Caloiri,, impubere grottesche della Confina, e neghittosi co.co.co. assurti persino a dispensatori delle celebrazioni letterarie e romanziere Calogero Lillo Taverna 9 h · Contenuto condiviso con: I tuoi amici Molto ben detto quanto alla valentia poetica persino gozzaniana del nostro Pietro Tulumello. La mia rabbia: miliardi spesi per una invereconda carias vlta a foraggiare malconci parenti del potente parente pro tempore della FONDAZIONE Mentre questa l'hanno votata alla somministrazione del SUSSIDIO DI CITTADINANZA ALLLA'AVARA POVERTAì DI CATLOGNA. ......... La morta gora quanto al doveroso omaggio a siffaiti poeti della camera fotografica o alla poetica scrittoria di Calogero Restivo ormai dimorante nella Risposto catanese, svanisce nel nulla dell'accidia. . E quello che mi indigna e mi irrita è vedere questa mia Racalmuto, non straordinaria ma eccelsa quanto ad ingegni, coefficiente intellettivo, cultura ed anche scrittura ormai lungi dalla ipotattica desueta calligrafia di ìtale Leonardo Sciascia, grafomane del millennio scorso, non ribellarsi , non fustigare, non assoggettare al greco ostracismo figure e maschere senza valore, che cingono fasce tricolori egemoni. E angosciosamente mi chiedo perché mai questa eccelsa dimora vitale non manda a fare in culo i vari Maniglia Cutaia, Popò, Peppini, Caloiri,, impubere grottesche della Confina, e neghittosi co.co.co. assurti persino a dispensatori delle celebrazioni letterarie e romanziere Calogero Taverna

domenica 5 febbraio 2023

Lillo Taverna 9 h · Contenuto condiviso con: I tuoi amici Mi hai frainteso. Anzi io sono favorevole a tutta una politica larga d fringe benefit nei confronti della propria compagine impiegatizia. Se mi hai seguito nei miei primi interventi in Bankitaiia, saprai che il sottoscritto vuole far retrocedere Visco dalla sua politica restrittiva in tema d fringe benefit, politica ereditata da Finocchiaro per la impostazione dei costi/benefici.. Credimi sulla parola. Io invece dico che essendo stato cambiato lo Statuto lo Statuto BI questo agosto il Governatore deve tornare alla antica politica largheggiante in materia di fringe benefit- Ed ho fatto una lunga sfilza di vecchi fringe benefit. Quindi tutto il contrario di quello che mi stavi dicendo. Lillo Taverna 11 h · Contenuto condiviso con: I tuoi amici Le pensioni della BI sono una liberalità, quanto tributariamente ammessa è da discutere. Stiamocene zitti. Occhio che non vede cuore che non piange. Tu non mi crederai, ma purtroppo è come dico io e non come die Calandrino e compagnucci. Non conoscono la storia della BI. Io ci sto dentro dal 1960 e mi intendo di leggi e d bilanci. Quando dicono scellerate le scelte della BI sono scellerai. Dirai, in buona fede. Dico. Peggio; hanno ruoli egemoni e non possono non sapere La clausola oro non c’è più da tanti anni. LEI Ora non mi sento bene. Mi è salita la febbre. Non posso rispondere alla tua domanda, sapendo che questa conversazione potrebbe essere pubblicata in vista di chiunque. Preferisco intrattenere discorsi meno personali IO Marpionesca risposta. Non so cosa ppotresti obietatre ad un Taverna Suoerisoettore del Secit che censurerebbe la BI così: si le pensioni sono a carico del fondo pensioni. Purtroppo il fondo è insufficiente. Dispiace, addebiti diretti al conto economico sono oneri non inerenti. Forse non te l'ha detto nessuno che Calogero Taverna è un genio e che Sarcinlli ebbe a definirlo uno dei soli tre grandi ispettori della Vigilanza. Dell'Uva, De Sario e il sottoscritto. SOLO CHE PER Una ral signora, una effervescente pensionata indiretta di un dipendente per soli 28 anni della Banca d'Italia, ebbe a contestarmi acidamnte in un gruppo chiuso ed eretico, da tempo insubordinato che si autoprocclama BANKITALIA. Contestando ingrati contestatori della BI vengo ineductamente insolentito. Rispondo per le rime e Calandrino, un infelice padre, amminostratore a comando del gruppo, mi blocca il profilo, impdendomi ogni forma di difesa. Immediatamente ritiro l'adesione al gruppo e utlizzando messanger di FB raggiungo i miei contestatori. Avvio una non tenera contestazione con i singoli miei oppositori, ivi compresa quella tal signora, ed ovvio non son cortese. Con .uella tal signora ne caturisce un fitto diverbio. Le saltano i nervi e mi chiude messinger. Espungo i passi salienti del diverbio e ne fornlsco qui il rsoconto. *********************************************** Certo io così come conosco il male, saprei come risolvere il male specie ora che c'è il nuovo Statuto di Agosto scorso. Posso convenire che inqudrare le erogazioni pensionistiche tra i fringe benefit è una minchiata. Lillo Taverna 12 h · Contenuto condiviso con: I tuoi amici Hai inviato Gentile signora se lei non avesse avuto l'uzzolò di accodarsi ala schiera dei miei denigratorr in Bankitliia con un suo insolente furbetto, io di lei non avrei saputo alcunché e lei si sarebbe risparmiata un po'' di stress.. Credeva forse lei di avere a che fare con un pupazzo di paglia cui gettare sberleffi e sghignazzi? Lillo Taverna 12 h · Contenuto condiviso con: I tuoi amici Vede signora i miei problemi personali non c'entrano nulla. Io appartengo ad altra parrocchia. Sono stato in BI per 20 anni ed amo la BI. Non tollero che voi chiamate scellerate le sagge e ponderate scelte gestionali del'unica istituzione seria che esiste in Italia. Non tollero che vi mettiate in fila per atti ostili alla banca d'Italia. Voi chiedete una esibizione di atti cui la banca non è tenuta e che ovviamente non vi darà mai. La Banca d'Italia risptta le leggi, anche quelle tributarie. ha il più agguerrito servizio fiscale d'Italia, inventato da Pietrafesa . ha la Consulenza legale ove vi stanno i cervelli giuridici più lucidi d'Italia. E quel che fa lo fa con prudenza. con sagacia tenendo molto al bene della sua compagine impiegatizia che in questi ultimi tempi sta degenerando. Voi firmate un atto di inqualificabile ribellismo patrocinato da uno squinternato personaggio boccaccesco Non so se lei è in carriera o meno. Stia certa che questo atto di ingrato e sciagurato ribellismo finisce nel fascicolo personale ed al momento opportuno viene fuori per la giusta punizione. Lillo Taverna 21 h · Contenuto condiviso con: I tuoi amici Sono 60 anni che milito nel PCI e per certo perodo oltre il PCI più a sinistra e sono 60 anni che sento queste cantilene. Penso che bisogna cambiare. Se il PCI è crollato non pensate che anche illinguaggio sbagliato ne sia colpevole. Io lo penso. Io penso che la verità è sempre rivoluzioaria anche quando la verità subissa il salvico linguaggio canonizzato in certo manifesto a diìoppio cognome. Il capitalismo ha terrificanti responsabilità ma non sempre sono quelle che noi di sistra di estrema sinistra siamo abituati a cewlebrare. Peraltro ha immensi meriti. Il fatto che non ci va di riconoscerli non signiica che non siano meriti. La Banca d'Italia di carli, fazio e Visco (escludo vibratamentea e se non corrotta prepotente, igmnorante ed incapace di soppsare le grandi verità del mercato moderno. Forse son diventato di destra. Il mio amico Mephisto forse mi perdonerà. baffi sarcinelli Ercolani CIAMPI Draghi) sono gnuina espresione di codesto famigerato capitalismo m ha operato di concerto con Lam, Berlinguer e purtropppo non posso dire D'Alema). Un connubio felice, prosperosociale, Si ho sevito Carli, lo ho aiutato a liberarsi di accuse che i vari Viola Colombo Davigo vercrono di seppellire. la favoletta che racomta Augias è stata confezionata da sotteranei poteri forti. Finita con il falso suicididio dell'incolpevole Sindona, dell'omicidio di Ambrosoli vero fuscello senza valore in cose molto più grande di lui (manfdante Sindona? non ci credo; non ho stoìima della magistratura meneghinpresuntiìuos