sabato 1 marzo 2014

Parola di un non tecnico, ovvio!!!

Io resto molto basito nel leggere splendidi contrappunti a questo nuovo Piano Regolatore.
Non sono né architetto, né ingegnere, né geometra né ho interessi mercantili. Sono uno che ama solo la storia di Racalmuto e si stordisce se sente che a Racalmuto il reticolo urbano è arabo.
 
Quando nel 1375 il buon arcidiacono Bertrand du Mazel si mise a contare le rade casette copertae palearum  e ne trovò solo 136 non ebbe di certo il sentore di trovarsi in qualcosa che sapesse di reticolo arabo.
 
Non trovò manco il castello  (ancora da costruire) e di chiese dicono le carte vaticane ce n'erano all'inizio del 1300 solo due, chissà poi  dove ubicate.
 
Le mie modestissime intuizioni mi portano a Santa Maria di Giesu o deorsum per dirla alla latina, e alla cappella carmelitana.
 
Quanto a Santa Maria debbo precisare che si trattava di nome tardo: visto che bisogna risalire alla chiesetta congiunta e collegata che prese poi il nome di Santa Margherita come in qualche modo ci istruisce il Pirri.
 
Ma ben più antica era la chiesa del  Carmine se credo ad un'oliva di un albero carmelitano che in una chiesa di Licata ci informa ai che essa sarebbe risalita  ai primi decenni del tredicesimo secolo, quando  s'insediò il movimento carmelitano a Racalmuto.
 
 
Certo abbiamo poi la documentazione che ci mette sulle tracce di un vetustissimo convento benedettino; ma le chiacchiere stanno a zero, dobbiamo accontentarci della sola vincinanza al Pioppo con quell'antichissimo cenobio.
 
Insomma volere ripristinare o recuperare o rilanciare il centro storico a Racalmuto, specie se in termini arabi, è follia o imbroglio; se, per erogare fondi ad architetti grottesi,  si vuol far credere che nell'Ottocento sia esplosa una voglia francese nell'amputare gli spazi propedeutici alla Matrice subodoro affarucci grassatori.
 
Quando i Matrona e compagni bloccarono con quell'infame muraglia per il viadotto ferroviario a Piedi di Zichi commisero una imperdonabile strozzatura civica e un criminale sbarramento al naturale defluire delle masse d'acqua piovana dalla Montagna e dalle alture da Villa Nalbone a Bovo.
 
Se i poveri racalmutesi buttati giù nelle nebbie della Fontana hanno superato la barriera del ponte del Carmelo e si sono diramati nelle fiancate di due apriche colline hanno giustamente rinunciato  a vivere in progressiva artrosi  ed ora oltre il ponte vogliono vivere.
 
Il vecchio piano regolatore fu preso di sorpresa e non  so (o so bene) quali obnubilamenti topografici ebbe a commettere. Ripeto all'infinito, la chiesetta del Serrone è un bluff novecentesco e lasciamola lì melanconica quanto insensa, meno che per  certi ricordi erotici da me risvegliati.
 
Vi è stata scarsa partecipazione contestativa? Per quanto ne sappia io vi è uno tsunami. Tutto contestato. Certo portano le carte ad Accursio, ma Accursio non è competente per qualche malevolenza. Addirittura vi sarebbe un contenzioso.
 
Non credo che competa ai tre commissari grandi repressori della mafia ma non addetti ai lavori urbanistici dipanare le controversie ultratecniche di questo nuovo progetto regolatore dell'espansione abitativa  racalmutese.
 
Credo che vi siano rigide procedure amministrative. I commissari (almeno questi) non faranno in tempo a recepire modifiche e rettifiche sanzionate da organi superiori competenti. Toccherà alla nuova amministrazione - ritengo - partire diciamo da zero.
 
E nel frattempo? Ma continua ad operare il vecchio piano regolatore, approvato con tutti i crismi di legge e sancito dalla Regione e pertanto a mio sommesso avviso  non può se non abusivamente cassarsi persino il privilegio del ben noto 0.20.
 
 
Parola di un non tecnico, ovvio!!!

Non voglio essere profeta in patria: mi sminuerei.



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Venerdì 19:16
Non so se XXXXX mi scrive per via riservata perché si vuole affidare alla mia capacità mafiosa della reticenza assoluta oppure perché io diventi strumento di divulgazione a mezzo mondo della sua sorniona, blasfema, ironica, denigrante musa dialettale. Io di segreto bancario ne ho piene le palle e quindi RAGASSI non mettetemi a parte del vostri segreti, non ditemi: resti fra noi e neppure qui lo dico e qui lo nego. Immediatamente ne faccio la più ampia diffusione possibile. Certo so calibrare i tagli e farne la più ampia divulgazione senza né farmi querelare né fare querelare. XXXXXX ha qui sprazzi di acciecante giubilazione di aspiranti sindaci e dintorni. Concordo con la massima ilarità possibile. Alle volte fingendo di riderci sopra taluni malevoli tendono a dormi: tanto tu stai dalla parte di folli. E no, cari racalmutesi, posso essere prolisso (perché dato il vostro scarso coefficiente intellettivo, mi è difficile farvi capire, specie quelle cose che non capendo avete voglia di spiegarle a me che ci ho fatto sopra una gran bella e munifica esperienza). In un mondo di imbecilli, chi svetta è dichiarato pazzo. Certo che tutto sarò, fuori che imbecille. Né posso dire di voi che suonate la corda pazza; figurarsi se riuscite a far sprigionare da una ottusa chitarra cerebrale suoni gradevoli o peggio concertati. Non voglio essere profeta in patria: mi sminuerei.

E se colpisce, fa comunque bene ed a me non fa né freddo né caldo la lamentela di Berlusconi sulla magistratura inquinata perché politicizzata, figuriamoci se si tratta di un amministratore anche di vertice di questo nostro Racalmuto imbrattato da almeno 40 anni di mala gestio.

Carissimo Alfonso, concordo con te più di quanto pensassi. Di una cosa ho però paura: che per eccesso di snobismo intellettualistico ci mettessimo a parlare del sesso degli angeli, mentre Bisanzio brucia. E Racalmuto sta bruciando. Me non per le vacuità di cui vanno menando vanto i non addetti ai lavori o per i diversivi che disseminano gli addetti ai lavori a difesa del loro passato. , Sto rispolverando il REGOLAMENTO della MONNEZZA che incautamente certa disaccorta burocrazia locale ha divulgato per togliersi le responsabilità  (ma se le è aggravate). E' proprio comico (se non fosse tragicissimo): una divisione astuta del gruppo consiliare, una mariolesca assenza del sindaco avvennero nel 1995 quando ci confezionarono addosso un supertartassante Regolamento monnezzaro. Ma vi sono birichini che hanno memoria di elefante. In certa polemica tediosa quanto disorientativa, ecco qualcuno che ci rinfresca i brutti ricordi: DEMETRA; che cosa fu Demetra? dove stava? etc, Qualche chiarimento delle proprie responsabilità sarebbe gradito. E quanto alle responsabiltà ALTRUI lasciasciamo che siano i competenti organi inquirenti a darci un responso che à da pensare sia super partes. E se colpisce, fa comunque bene ed a me non fa né freddo né caldo la lamentela di Berlusconi sulla magistratura inquinata perché politicizzata, figuriamoci se si tratta di un amministratore anche di vertice di questo nostro Racalmuto imbrattato da almeno 40 anni di mala gestio.

Vecchia storia questa che risale addirittura allo sbarco di Garibaldi e alla nota faccenda degli avvocaticchi di Sicilia dei tempi di Crispi (al quale ignorando dedichiamo persino le nostre più prestigiose piazzette). ...

Carissimo Alfonso, con grandissima educazione, con sincero rispetto ed anche con raffinatezza  del dire vuoi prendere le distanze dalle mie convinzioni che con infinito affetto si differenziano dalle  tue. Mi pare che tu lanci degli anatemi nei confronti della burocrazia: non è esistito stato senza burocrazia; ogni stato ogni regione ogni COMUNE ha la burocrazia che si merita: Racalmuto ha una pessima burocrazia perché si è dovuta seguire la via degli ammortamenti sociali, del clientelismo di famiglia, dell'affidare incarichi e addossare uffici senza formare,  senza professionalità e soprattutto senza prestabilirne le mansioni.  Ha dominato un CLIENTELISMO (che ci coinvolge tutti) da bassissimo impero. Ne stiamo pagando le conseguenze e ancor più ne pagheremo perché la parte negativa di codesta politica occupazionale si dilata sempre più e non siamo e soprattutto non vogliamo RISOLVERE e CURARE siffatta piaga amministrativa per nostre collettive esigenze ed anche indolenze e non perché al Nord sono bravi e qui no. Se le politiche democristiane e liberiste dell'immediato dopoguerra non fossero state tanto perniciose da prosgiugarci le rimesse dei nostri emigranti per industrializzare il Nord oggi il panorama sarebbe capovolto. Vecchia storia questa che risale addirittura allo sbarco di Garibaldi e alla nota faccenda degli avvocaticchi di Sicilia dei tempi di Crispi (al quale ignorando  dedichiamo persino le nostre più prestigiose piazzette). ... [ora devo andar via proseguirò]

venerdì 28 febbraio 2014

Veramente Racalmuto è il paese più maltassato del mondo. I politici se appena informati dovrebbero provvedere. Ma nulla: si limitano alle vacue parole. Parlate con me cari politici e vi dico dove sta l'indebito super tartassamento (ai sensi di legge).

Veramente Racalmuto è il paese più maltassato del mondo. I politici se appena informati dovrebbero provvedere. Ma nulla: si limitano alle vacue parole. Parlate con me cari politici e vi dico dove sta l'indebito super tartassamento (ai sensi di legge).

Non vorrei che per quegli strani cicli storici alla G.B. Vico, chi indebitamente è entrato dalla finestra corra il rischio ora di uscire con ignominia dalla porta principale.

Non vorrei che per quegli strani cicli storici alla G.B. Vico, chi indebitamente è entrato dalla finestra corra il rischio ora di uscire con ignominia dalla porta principale. Comunque il LAVORO è sacro- Però solo la genialità giuridica bancaria e professionale di Calogero Taverna impedirebbe questo ncombente (e per ora ineludibile) tsunami occupazionale- Votale TAVERNA SINDACO (se lui ci sta).

giovedì 27 febbraio 2014

Il caprone le donne e le sante (bis)

lunedì 11 novembre 2013

Il caprone le donne e le sante

IL CAPRONE
IL GREGGE DI CAPRE E' PASSATO
ACCANTO ALL'ACQUA DEL FIUME
NELLA SERA DI ZAFFIRI E ROSA,
CHE E' PIENA DI ROMANTICA PACE,
guardo
il gran caprone.
... Salve, muto demonio!
sei il più forte
degli animali
Eterno mistico
d'inferno
carnale ...
Quanto incanto
nella tua barba,
e nella fronte così spaziosa
o rude don Giovanni!
Che grande accento è nel tuo sguardo
mefistofelico
e passionale!
Vai per i campi
con il tuo gregge,
dove sei stato fatto eunuco,
tu che sei un vero sultano!
La tua sete di sesso
non si placa mai;
imparasti bene
dal padre Pan!
La capra ti segue lentamente
innamorata ed umile;
ma son insaziabili le tue passioni;
la vecchia Grecia
ti comprenderà.
Oh essere di profonde leggende sante
di deboli asceti e Satanassi
con mansuete fiere e profonde grotte,
alla cui ombra ti videro
soffiare la fiamma
del sesso.
Caproni cornuti
dalle brave barbe!
Nero concentrato di medioevo!
Voi siete nati con Filommeide
dalla pura schiuma di mare,
e le vostre bocche
l'adularono
sotto lo splendido ammasso di stelle.
Venite dai boschi pieni di rose
dove la luce è uragano;
venite dai prati di Anacreonte,
pieni di sangue dell'immortale.
Caproni!
siete metamorfosi
di vecchi satiri
ormai perduti.
Siete prodighi di lussuria vergine
come nessun altro animale.
Illuminati del mezzogiorno
Attenti,
ascoltate
là dal fondo delle campagne
il gallo che quando passate
vi dice: Salve!
Garcia Lorca

Chi si appropria di Lorca sono proprio io e un po' la dice lunga sul mio ormai vetusto vezzo di insolentire donne in foia in pre e post stop definitivo dei loro fastidiosi cicli. Nessuno può accusarmi di linguaggio scurrile; spesso è solo vagamente allusivo, ma il contenuto osè lo è proprio oltre il limite della decenza, del riguardo alle cose di santa romana chiesa ai novelli papi cicciu dei poverelli argentini ed anche a monacali usi solitari.
Mi chiedo: se alla Chiesa romana non gliene importava niente se un Bernini, avesse o non avesse un recondito arcano nobile mistero alla Sciascia, era esplicito nel deliziarsi delle solitarie delizie di monache romane o di sante spagnole, se, via!, Tiziano era ancora più libertino, se non so dove ma in quel periodo maniaci dipintori soddisfacevano il loro voyeurismo con certi loro immaginifici approcci lesbici, dicevamo, alla Chiesa nulla importava, bastava pagare lauti censi o elemosine redentrici, allora perché laiche bigotte mi aggrediscono credendomi indulgente alla blasfemica zozzeria sol perché ho diffuso quadri divini e commenti ironici come quelli che seguono?


 
 
 
 
 
 
 

•       Una soave affabile signora romana, affascinante più del sole che sorge nella mia natia Racalmuto da dietro il Castelluccio, quando è estate, sia pure indirettamente mi vuol disorientare dalle mie anguste, pedestri, ironiche visioni delle opere dell'arte propinandomi questo particolare berniniano.
Credo che alle donne che non possono vedersi in certi loro declivi dei terminali singulti d'amore il Bernini può far loro pensare che abbiamo una santa, che digiuna, che gli affanni di un corpo giovane sono stati mortificati e libera dagli artigli della carne salgono sino ai cieli e vedono e dantescamente si immergono nelle paradisiache luminarie della suprema potestà divina. Estasi di santa, dunque, estasi di Santa Teresa d'Avila. Per i tanti incolti come me, propino qui sotto anch'io la cultura in pillole delle enciclopedie virtuali (ma poco virtuose)..
Ma ad un maschio come me, aduso a considerar peccato le
gioie del sesso sin dai suoi 12 anni e mezzo, ma un peccato di cui non ha mai potuto fare a meno e piano piano ha dismesso di pensare che godendo su questo pianeta può davvero finire all'inferno perché offenderebbe de sexto et de nono quel suo padre celeste che, via, è stato poi lui a mettergli quel piacevole fuoco nelle vene che dal gioco solitario piano piano ma sempre più piacevolmente e partecipativamente l'ha potuto infondere ad un'altra creatura del signore, molto pù bella ma meno irosa nelle gioie d'amore. E davvero quello sguardo, quella bocca languidamente socchiusa l'ha affascinato per essere anche lui il coautore dell'orgasmo femminile. E non se n'è più confessato come del resto non faceva neppure con i suoi primi e solitari atti impuri, anche se il prete confessore birichino voleva sapere, curiosava.
Ma qui la santa è vestita, e le donne nei giacigli del peccato per arrivare lì dove in due ci si arriva con un insaziabile cimento erano ignude e a dir vero non del tutto monde (per parafrasare il D'Annunzio del Piacere). E allora chissà forse le sante sogliono godere sole e vestite. VERGINE SERAFICA. Vergine chi - per giunta con sangue ispano - ebbe "travagliato percorso", un po' arduo a convenirne; SERAFICA, a dilettar gli occhi su questo splendido viso "in estasi" , non si è molto disposti a credere. Ma questa è arte barocca e al barocco possiamo ascrivere ascetezze alla Borromini ma anche devianze alla Bernini, almeno a Roma, città davvero libera, anche se sede d papi, o appunto per questo
 

Spero che sia chiaro a tutti che il mio dileggio pubblico voleva essere il rifiuto del vero genuino integerrimo non interessato circolo unione a siffatte indecenti strumentalizzazioni.

Spero che sia chiaro a tutti che il mio dileggio pubblico voleva essere il rifiuto del vero genuino integerrimo non interessato circolo unione a siffatte indecenti strumentalizzazioni.

mercoledì 26 febbraio 2014

Ecco perché ce l'ho contro il circolo unione.

Stasera vado al Circolo per far presente che il Presidente ha tutti i diritti per passare nella fazione dei feliciani e rinnegarmi. Ho presente il suo imbarazzo un paio di sere prima che decidessero o imponessero questa partecipazione agli utili dei supposti vincenti alla Fondazione Sciascia.  Ci vado per dirgli che a questo punto lui eserciti i suoi i diritti ed io adempio ai miei doveri di servitore della verità. Quindi mi prendo le mie cose e chi si è visto si è visto. Al presidente non sembra vero di volermi aggredire con le sue ragioni che poi risultano quelle di voler difendere chi so io  per cui gli dico: i fatti miei personali sono miei e non ho alcuna voglia di difendermi dinanzi a te. E poi  dico i miei altarini non te li svelo di certo, non faccio il gioco dei tuoi ormai egemoni pupilli. Qualche altro neofita e quindi ignaro della cultura tradizioni e se volete schizzinerie del Circolo Unione crede di avere la carta vincente facendomi quasi la morale che i panni sporchi si lavano in casa. Facile per me ribattere il fatto  che non bisogna avere  panni sporchi. Ma se ne doveva parlare prima e qui: Lo compatisco: quando e dove i lor signorini protesi a farsi titoli per lucrosissime mansioni  consentono a me di esprimermi. Al Circolo, no, ma ingenuamente mi hanno lasciato aperto lo spioncino della Fondazione e davvero credevano che mi lasciavo perdere quella ghiotta occasione? Ma poi ci sono panni sporchi? Ecco cosa scriveva Petrotto. Petrotto bisogna pigliarlo con le pinze. Non più tardi di due giorni fa mi fatto perdere la pazienza e l'ho bistrattato come tanti hanno visto e per di più gli ho tolto l'amicizia FB. Ma il Circolo deve appunto essere al di fuori di tutte queste beghe. Appunto al di fuori, non al di sopra ché sarebbe iattanza intollerabile. E quindi tra Petrotto e Cavallaro seve starsene al difuori, e non la scusa di un inesistente Sciascia andare a parare il sacco al ritorno alla ribalta di Felice.

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Salvatore Petrottoha pubblicato qualcosa sulla‎Calogero Taverna
4 dicembre 2013
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Felice Cavallaro, giornalista racalmutese che si occupa della Sicilia per conto del Corriere della Sera, si è anche occupato, due anni fa, di curare il cerimoniale presso la Fondazione ‘Leonardo Sciascia’, allorquando l’allora Ministro dell’Interno, attuale Ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha notificato ai Racalmutesi il decreto di scioglimento del Consiglio Comunale del paese di Leonardo Sciascia, per delle presunte infiltrazioni mafiose.
 Ricordo che fu proprio Cavallaro ad indicare al Ministro, pubblicamente, dentro la sala conferenze della Fondazione Leonardo Sciascia le eventuali 4 persone da dichiarare non candidabili, per chiudere definitivamente la faccenda Racalmuto.
 E così è stato!
 Il ministro, o chi per Lei, dopo qualche mese ha dichiarato non candidabili, a fronte dello scioglimento del Consiglio Comunale, chi, come me, si era dimesso da sindaco, un anno prima dello scioglimento del Consiglio Comunale!
 Prodigi della Stampa!
 Quando si dice, è la Stampa, Bellezza!
 Adesso, Cavallaro si prepara a candidarsi a sindaco di Racalmuto!
 Conosciamo i trascorsi della Cancellieri, recentemente al centro delle attenzioni dell’Italia intera per le scandalose vicende relative alle sue scorribande burocratiche, politiche ed affaristiche che la legano ad una delle più grosse famiglie di corruttori d’Italia, ossia i Li Gresti!
 Conosciamo anche Felice Cavallaro, penna sopraffina del giornalismo siciliano che ha vissuto molte esperienze , accanto a Leonardo Sciascia, negli stessi luoghi dove lo scrittore del Giorno della Civetta ha scritto la maggior parte dei suoi libri.
 Ci riferiamo a quella Contrada Noce che insiste tra le amene campagne racalmutesi.
 Lì si è formato Felice, prossimo candidato a sindaco di Racalmuto.
 Il percorso di Felice Cavallaro è a buon punto.
 Del resto, assieme ad altri suoi illustri colleghi e numi tutelari, Felice Cavallaro, prima del mio ultimo avvento come sindaco di Racalmuto, faceva parte della compagine del mio predecessore, quale membro del Consiglio di Amministrazione del Teatro Regina Margherita di Racalmuto, oltre ad essere un supporter di tutte le iniziative amministrative del Comune di Racalmuto.
 Felice Cavallaro è uno che conosce bene come funziona il paese di Sciascia, se non altro perché ha condiviso molte delle scelte amministrative di uno dei cosiddetti Sciascia boys, di uno dei Ragazzi di Malgrado Tutto, suo intimo amico, ossia l’ex sindaco Gigi Restivo.
 Anche se nel corso della campagna elettorale del 2001 Cavallaro sosteneva l’allora candidato a sindaco, contrapposto a Restivo, ossia l’On. Vincenzo Milioto, sua vecchia fiamma socialista.
 Poi, a distanza di anni, nel 2007, proprio Milioto che, fino a quel momento ed a partire dai primi anni Ottanta, era stato da sempre supportato dal Cavallaro, diventa ai suoi occhi un personaggio da condannare, con tanto di sigillo ‘antimafia’.
Ci riferiamo anche alle vicende del figlio dell’ex deputato nazionale che, assieme al sottoscritto, si è reso responsabile di aver vinto le elezioni amministrative, decretando la sconfitta elettorale della cordata sostenuta da Cavallaro e dai ragazzi di Regalpetra o se preferite di Malgrado Tutto.
 Da ciò si desume l’intensa partecipazione del giornalista Cavallaro nelle vicende locali racalmutesi.
 Adesso il Gotha di Confindustria e l’elite dell’Intellighenzia e del Giornalismo italiano e, ne siamo sicuri, a breve, anche la creme de la creme della Cultura internazionale, oltre che i ministri del Governo Letta, con la tanto discussa Cancellieri in testa, Crocetta ed il suo Governo Regionale e tutta quanta la diplomazia internazionale, scenderanno a suo fianco!
 In Sicilia i nostri avi avrebbero sentenziato: ‘quantu uogliu pi un cavulu!’.
E però, stu cavulu è dunci.
 I cavoli amari sono stati riservati a chi ha osato sfidare gli amici di Cavallaro che, per poter rovistare indisturbati tra i rifiuti, grazie ad una truffaldina metamorfosi, hanno fatto scomparire tutte le piccole discariche pubbliche, facendo apparire soltanto quattro megadiscariche che sono diventante le loro private miniere d’oro!
 I bravissimi ‘professionisti dell’antimafia di la munizza’, sono stati condotti per mano a Racalmuto proprio dal Cavallaro, allorquando ci hanno notificato, per mano del ministro Cancellieri, quel cocente decreto di scioglimento per infiltrazione mafiosa del Consiglio Comunale, figlio di una delle più classiche imposture che da sempre si consumano in Sicilia.
 E fu così che il vicepresidente di Confindustria nazionale, Ivan Lo Bello, il presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, lo strano e nostrano giornalista del Corriere della Sera, Felice Cavallaro e dulcis in fundo il mandrake delle discariche private siciliane, ossia il magico ed illusionista vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, tutti quanti a Racalmuto, hanno fatto fuori chi, come me, aveva denunciato alla Procura della Repubblica di Agrigento a febbraio del 2011 gli appalti illegali per centinaia di milioni di euro riguardanti la scandalosissima gestione dei rifiuti in provincia di Agrigento.
 Così a noi, in Sicilia, grazie a questi signori di Confindustria, tocca il secondo posto in Italia dopo la Campania, riguardo ai disastri ambientali con tanto di annesse e connesse infiltrazioni mafiose.
 Ma siamo riusciti ad ottenere il primo posto riguardo alle tariffe sui rifiuti che, a Racalmuto, ad esempio, grazie agli amici del prossimo candidato a sindaco, Felice Cavallaro, sono le più salate d’Italia!
 Si pagano più di 700 euro l’anno per una casa di 100 metri quadri, a fronte di una media nazionale di poco più di 200 euro!
 Ma in Sicilia, i bizantinismi politico-burocratici ed una più sottile e mascherata, oltre che sofisticata e complessa infiltrazione mafiosa, quella vera, ha prodotto scandali che, in alcuni casi, sono più gravi della stessa Campania.
 Eppure, sino ad oggi, grazie ad una serie di illustri avvicendamenti nei posti chiave dei settori acque, rifiuti ed energia, della Regione Siciliana, tonnellate di sabbia hanno coperto una miriade di scandali e scaldaletti!
 Basta solo ricordare che nel 2009, l’elaborazione del piano che ha previsto di affidare la gestione del perverso ed illegale ciclo dei rifiuti in Sicilia, è stato affidato, da parte dell’allora Presidente della Regione Raffaele Lombardo, all’allora Prefetto ed attuale Ministro della Giustizia e già Ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri.
 Stiamo parlando della stessa Cancellieri che, al di là delle sue personali e familiari vicende relative ai legami milionari con i Li Gresti o la Telekom, ha sciolto Racalmuto, il comune in cui ero sindaco, allorquando ho denunciato proprio le illegalità scaturenti dal suo piano e commesse dai suoi ulteriori potenti amici siciliani nonché, ovviamente ‘professionisti dell’antimafia dei rifiuti’ .
Quegli stessi amici che l’hanno condotta a Racalmuto ad insediare personalmente la Commissione Straordinaria che sostituisce, dallo scorso anno, sindaco, Giunta e Consiglio Comunale.
 Ironia della sorte, gli amici della Cancellieri, sono anche amici del giornalista e loro accompagnatore ufficiale, Felice Cavallaro.
 E sono proprio gli amici degli amici del Catanzaro, della Cancellieri e del Cavallaro a gestire il miliardario affaire rifiuti, attraverso appalti illegali e senza celebrare alcuna gara.
 E tutto ciò avviene impunemente, malgrado le denunce della Corte dei Conti Sicilia, dell’Autorità Nazionale di Vigilanza sugli Appalti, oltre che dell’Antitrust.
 Malgrado Tutto!
 Denunce che sono ben visibili nei siti ufficiali di queste autorità di controllo.
 Che cocente impostura giornalistico- mediatica oltre che culturale!
 Tutti quanti questi soggetti ed i loro amici e sodali, come sosteneva anche il racalmutese Leonardo Sciascia a proposito di certa nobiltà siciliana, ne Il Consiglio d’Egitto, hanno inscenato la parodia di un crimine inesistente, nel nostro caso le presunte infiltrazioni mafiose del comune di Racalmuto, per coprire i loro veri e miliardari crimini che hanno commesso e continuano a commettere attraverso la loro schifosa, scellerata ed illegale gestione dei rifiuti.
 Che bluff questo giornalista Cavallaro ed i suoi amici, tutti quanti riparati sotto l’ombrello di un’antimafia di facciata, buona solo a fare affari e succhiare il sangue dei Siciliani!
 Adesso l’unico che sta provando a vederci chiaro, in queste intricate e scandalose gestioni dei rifiuti in Sicilia, finalmente (era ora!), è il coraggiosissimo assessore al ramo, il magistrato in aspettativa Nicolò Marino.
 Chissà se Marino avrà più fortuna di me, dopo le sue precise e circostanziate denunce nei confronti proprio di quel Catanzaro Giuseppe, vice presidente di Confindustria Sicilia, capo della lobby dei rifiuti, sempre in Sicilia, amico del Ministro Anna Maria Cancellieri ed amico del prossimo candidato a sindaco di Racalmuto, il giornalista Felice Cavallaro.
 Salvatore Petrotto

me la prendo con questi racalmutesi che non fanno altro che ciarlare tra L'Agorà e il Banco di Sicilia per inezie nella speranza di farsi eleggere e ciò davvero mentre Bisanzio brucia.

Se penso ai mausolei che si stanno erigendo ai morti di Lampedusa cui peraltro abbiamo sacrificato parte del nostro insufficiente cimitero trovando soldi che dicono che non ci stanno e supetartassando con le tariffe della monnezza contro il vigente regolamento del 1995, mi viene una rabbia!. Ma poi me la prendo con questi racalmutesi che non fanno altro che ciarlare tra L'Agorà e il Banco di Sicilia per inezie nella speranza di farsi eleggere  e ciò davvero mentre Bisanzio brucia.

Le Agenzie delle Entrate non sonio più organi di Stato e gli impiegati non possono più dichiararsi FUNZIONARI DI STATO- Se cominciano a imbrogliare già da qui, povera Racalmuto.

Brava: sono d'accordo con te. Anch'io ho fatto spettacolo ma credo controcorrente. A spettacolo spettacolo e mezzo. Mi ci sto divertendo da matto e sto avendo un successo mondiale con il mio blog il cui titolo è tutto un programma CONTRA OMNIA RACALMUTO- E le cose concrete? Beh? se non si sono capite là ne ho fatto una sintesi informatica che sta facendo anche questa il giro del mondo. Tu non vedi come sono  le reazioni rabbiose che sto avendo- Sto scoprendo i loro altarini. Il povero urologo credeva che veniva a fare una vista ginecologica. Si è terrorizzato e da uomo assennato credo che abbia già detto ai suoi scervellati parenti. Oh! ma a me chi melo fa fare? Sono sincero: vuoi donne avete ben poco da dire. Non per altro ma perché siete state sempre sostanzialmente lontane dalla lotta politica, dalla VIGILANZA DEMOCRATICA. La faccenda del Comune di Racalmuto non è un giochetto per magari distrarsi dalle ubbie del focolare domestico. Uno per tante. Chi ha la sventura di andare a fare il sindaco a Racalmuto: delle due una: o fa il suo dovere, fa i rapporti all'autorità giudiziaria SENZA INDUGIO ai sensi di legge e si becca una raffica di pallettoni a lupara, o si atterrisce e omette ed allora lui in galera e Racalmuto torna subito commissariato. Io conosco le vere grandi magagne di Racalmuto. Credo anche che tante stanno nei faldoni dei triennali ispettori dello STATO, veri pubblici ufficiali, spesso organi di polizia giudiziaria. C'è da piangere. Le Agenzie delle Entrate non sonio più organi di Stato e gli impiegati non possono più dichiararsi FUNZIONARI DI STATO- Se cominciano a imbrogliare già da qui, povera Racalmuto.

Non amo il grillismo, ma lo capisco e mi affascina. Finirò che in queste elezioni comunali voterò per questi sprovveduti ma bravi ragazzi del M5S. Fallo pure tu e fallo fare. Quelli almeno diranno: levatevi intanto da lì perché ci avete rotto il cazzo. (Un po' di maschilismo ogni tanto ci vuole).

Cara Santina. spero di no, sono sicuro di no; sono certo che non è più così. Io sono marxista e Marx dice che il Capitalismo non pone un problerma sul tappeto se non ha una soluzione in tasca. Sabato scorso (e mi pare che ci sei cascata pure tu) hanno creduto che il teatrino della vuccuzza dunci o del votami e subito appena ti giri ti la mintu  'n c...u si era riaperto. Si sono battute le mani da soli  ma c'è stato già chi ha fatto guastagioco. Si chiama vigilanza democratica. E poi ci sono tre anni di dure e spietate indagini. Basta aspettare. Ne vedremo delle belle cara Santina. Io ne ho visto passare sei più uno (il sedicente moderatore). Mi venivano in mente tante parti di tanti faldoni. Siamo nel terzo millennio. Non amo il grillismo, ma lo capisco e mi affascina. Finirò che in queste elezioni comunali voterò per questi sprovveduti ma bravi ragazzi del M5S. Fallo pure tu e fallo fare. Quelli almeno diranno: levatevi intanto da lì perché ci avete rotto il cazzo. (Un po' di maschilismo ogni tanto ci vuole).

martedì 25 febbraio 2014

VENT'ANNI DOPO, per subornazione del caro Tanu Restivu si concede la cittadinanza onoraria a Nalbone.

VENT'ANNI DOPO, per subornazione del caro Tanu Restivu si concede la cittadinanza onoraria a Nalbone. E' depresso e deve parlare. Non sa. Mi chiama a Roma per parlare al posto suo. Me la fa costare un occhio della testa. Vengo a Racalmuto appositamente. Anticipo il testo del mio dire. Il Nalbone teme che possa  urtare le orecchie diffidenti dei miei non  estimatori di Viale della Vittoria. Passa il testo. Organizzano una canea per sabotarmi. Mia moglie presente inorridisce. Non li potrò mai perdonare.

Ti piacerà passare alla storia di Racalmuto come l'ultimo presidente del Circolo Unione?

Caro Cicciu, sta manfrinata che ti hanno costretto a fare aggiunge insipienza ad inezia. Il Circolo Unione - classico circolo di galantuomini . è ben altra cosa, o meglio è stata ben altra cosa, specie quando giovane lo frequentava proprio Leonardo Sciascia. C'è ormai carta stampata (contro la volontà di Sciascia) che lo attesta. Lassa perdiri si carusi presuntuosetti o certi neofiti dell'ultima ora. Tanto per precisare solo un punto: io di dibattiti di "idee" alla Fondazione, nella sala sorda e grigia in cui nulla si sente manco col microfono, non ne ho sentito neppure l'odore. Lì hanno cercato di fare bella figura certi personaggi che tutti conosciamo. Ognuno aveva la propria clack, dell'elettorato ATTIVO neppure lu fietu. Il Circolo, quello vero, doveva starsene lontano e non  l'ha fatto. Un insucceso infinito, un flop. Molti di quelli che hai applaudito e hai presentato non sono soci del Circolo Unione per morosità o per fuga anzitempo o per grettezza di portafoglio. Quanti dopo questo tuo conclamato successo si stanno scrivendo al Circolo? NESSUNO. Quanti di quelli o di quelle che stavo cercando di fare scrivere al circolo non lo faranno più? Tanti. Così caro Cicciu porti il Circolo alla sua ora fatale, all'estinzione. Ti piacerà passare alla storia di Racalmuto come l'ultimo presidente del Circolo Unione?

Speriamo che gli investitori cinesi comunitari vestiti nel nostro Debito Pubblico non ti abbiano sentito o non ti abbiano voluto capire, perché altrimenti tutti questi moralisti a carico dello Stato, senza soldi restano a fine mese (altro che casta).

Ogni fatto storico per il semplice fatto che è stato doveva essere e non poteva essere diversamente (G. B. Vico, grosso modo). Io odio Grillo e il suo nichilismo, ma lui ha ragione ed io ho torto: che dovevano dirsi Grillo e Renzi? Nulla e almeno Grillo ha reso plateale appunto che non hanno niente da dirsi. Considero un grosso colpo di stato fingere l'ineluttabilità del far restare al Colle un Napolitano ormai decotto per secolare erosione. L'elezione di Stefano Rodotà era ormai alle porte. Perché hanno sbaragliato la volontà parlamentare? Colpo di Stato certo. Caro Cicchitto. Sei di una intelligenza superiore. Nessuno lo può negare. ma stasera sei stato di una irresponsabilità disarmante. Ti metti a dire che siamo ormai al tracollo economico integrale. Non è vero e tu lo dovresti sapere. Se vuoi ti spiego perché. Ma non ne hai bisogno: tu sai più di me. Allora perché questa denigrazione dell'Italia economica? Mi dicevano in banca d'Italia:  fuge rumores (nun fari battaria in siciliano). Perché? Sornione il truce Baffi aggiungeva: perché il capitale è come il coniglio; se alzi la voce scappa. E tu caro Cicchitto per difendere questo vecchiettino del colle ti sei messo stasera a spaventare il capitale!! Speriamo che gli investitori cinesi comunitari vestiti nel nostro Debito Pubblico non ti abbiano sentito o non ti abbiano voluto capire, perché altrimenti tutti questi moralisti a carico dello Stato, senza soldi restano a fine mese (altro che casta).

Francamente mi sto scompisciando dal ridere; mi accusano che il bell'effetto che avevo ottenuto intervenendo come numero sette a quella gazzarra pseudo politica consumata sabato scorso nella Fondazione Sciascia (oddio!! ma esiste ancora? l'ultimo rantolo?) l'avrei buttato al vento con la mia sparata finale contro l'insipiente sostegno e supporto che il MIO circolo unione ha dato a quella vacua e inutile manifestazione.

Francamente mi sto scompisciando dal ridere; mi accusano che il bell'effetto che avevo ottenuto intervenendo come numero sette a quella gazzarra pseudo politica consumata sabato scorso nella Fondazione Sciascia (oddio!! ma esiste ancora? l'ultimo rantolo?) l'avrei buttato al vento con la mia sparata finale contro l'insipiente sostegno e supporto che il MIO circolo unione ha dato a quella vacua e inutile manifestazione. Non si sono accorti che sono andato in Viale della Vittoria solo  per dire agli incliti e agli incolti che il Circolo Unione, il vero Circolo dei galantuomini, quello in cui sono iscritto da quasi mezzo secolo non c'entrava niente né poteva entrarci in quella gazzarra che avevano voluto imporre al presidente quattro novelli sodali d'anzianità sotto il quinquennio. La dignità del Circolo non è in vendita per qualche beneficio personale. Per chi ha da farsi qualche merito per appostarsi.. Per chi come Felice Cavallaro, uomo prestigiosissimo, giornalista eccelso, ha però la colpa politica di avere propugnato il commissariamento di Racalmuto per presunte, inesistenti infiltrazioni mafiose. Chi erano questi infiltrati? Non sono poi riusciti a individuare se non sei poveri malcapitati. Due sono stati prosciolti e addirittura il Ministero Degli Interni, quello che dà soprassoldo a questi tre pressoché eterni assenti signori per gestirci commissarialmente, è stato condannato alle spese. Se Alfano avesse un qualche interesse per questo suo feudo elettorale che è Racalmuto dovrebbe fare atto di resipiscenza e con gesto di doverosa autotutela restituirci la democrazia di cui noi racalmutesi veri e non regalpetresi siamo degnissimi. Due altri sono colpevoli uno per essere findanzato di una degnissima e splendida fanciulla (che peraltro ha dovuto lasciare) e l'altra per essere figlia di suo padre e sorella di suo fratello (ma lei non c'entra niente) e due per faccende credo legate a droga che con la gestione del nostro Comune nulla hanno a che fare. Caro Felice, ha un bel volerti PODESTA' (sic) di Racalmuto il fascistissimo Bittafuoco. Per me tu sei colpevole di deprezzamento del mio amatissmo paese, ci hai procurato (o hai contribuito a) questo gran guaio del commissariamento per infiltrazioni mafiose (se ciò si poteva fare per protratta mala gestione quarantenanle, avrei capito, ma per infiltrazioni no, perché inesistenti). Tu quindi non hai più diritto alla parola nell'agone elettorale racalmutese. Non in base a qualche norma di legge. Ma per dignità politica. Tutti possiamo sbagliare. Ma chi sbaglia deve pagare. Almeno dignitosamente tacendo.
Il mio presidente del Circolo Unione Cicciu Marchese l'ho spinto a ricredersi. Gli ho ricordato come aveva la minghia unchiata per la divisata manifestazione. In una riunione di deputazione l'hanno frastornato. Si tratta di due o tre elementi neofiti peraltro dell'ultima ora che pensando avere la licenza di portare quelli che vogliono, ministre e ministri giubiliti conme si è visto, fanno da portavoce di Ivan eAntonella e distorcono il rigore statutario alle loro tresche letterario-politiche.  Mi sono opposto quando ero lontano, figurarsi ora che sono quasi stanziale. SI DIMETTANO se hanno dignità. Hanno spinto il povero Cucciu a canonizzare una passerella di candidati sindaci per autocanditatura di serie B.
Anche qui, da notare che tre realtà politiche si contenderanno la gestione del comune, ed una di queste andrà fuori se giunge terza. Cioè: il partito, a Racalmuto ancora maggioritario, di Berlusconi, la sgangherata coalizione del PD e l'assente (ma se ne accorgeranno presto) Movimento cinque stelle. Ebbene nessun candidato di quesri tre veri protagonisti era presente alla Fonfazione per la semplice ragione che tutte e tre le forze significative devono scegliersolo ancora. Tutti i candidati sindaci che sono sfilati sotto l'egida di un Circolo Unione dei soliti noti (ma non mio) andranno a cagare!!!

Ecco il genuino atto di battesimo del Tenenteo medaglia d'argento alla memoria FEDERICO DI VITA, un vanto per la comunità civile di Racalmuto che solo benere prevenzioni ideologiche degli anni CINQUANTA del millennio scorso hanno cercato di offuscare.

Ecco il genuino atto di battesimo del Tenente medaglia d'argento alla memoria FEDERICO DI VITA, un vanto per la comunità civile di Racalmuto che solo benere prevenzioni ideologiche degli anni CINQUANTA del millennio scorso hanno cercato di offuscare. Peraltro in quest'atto della Matrice (l'ultimo a destra di chi guarda) cogliamo i genuini e veridici dati anagrafivi di Federico Di Vita, nato il 26 marzo 1899 e non il 25 come negli atti ufficiali dello stato civile.  Ecco la preziosità dell'archivio parrocchiale della Matrice che ho cercato invano di mettere gratis a disposizione di tutte le recenti gestioni comunali, di vario colore politico, di diversa estrazione democratica (in atto una distratta triade tecnocratica viminalesca). La precisione e la serietà delle registrazioni parrocchiali ben correggono le sbavature dello Stato Civile di Racalmuto e suppliscono ai deplorevoli vuoti del passato per più o meno veridici  atti di vandalismo politico e sociale.

lunedì 24 febbraio 2014

Mi accusano spesso di fare molto ricorso a Sciascia, a scritti di Sciascia, a visioni di Sciascia, io che pur dovrei essere l'opposto di Sciascia, il nano a fronte del sardonico gigante. A prima scusante, il mio Sciascia non è quello degli amici della noce, o degli implumi aspiranti al verseggiare o allo scrivere in evirata prosa d'arte. In seconda battuta, vi sono le ataviche leggi della simiglianza che me lo impongono.

Leggo una pagina di Leonardo Sciascia (La corda pazza).
Leggo una pagina di Leonardo Sciascia (La corda pazza).
.... forse soltanto Greco, oggi poteva rendere attraverso la rappresentazione in figure, intatto il senso dell' "Ars amatoria:" quell'erotismo objectal compatto e luminoso come un corpo celeste in cui la donna si inscrive e in cui il piacere in se stesso ruota e si inebria librato sulle passioni e sulle angosce, intangibilmente sereno e armonioso; quella saggezza erotica insomma, in cui le componenti fisiche e psichiche dell'amore perfettamente si equilibrano e le prescrizioni tattiche e strategiche - d'ordine psicologico, comportamentale, cosmetico e positionnel - non dicono di una guerra ma di un gioco. Il gioco dell'amore: di quando l'amore non era legato alla morte e al male.
Da Ovidio bisogna fare un salto sino a Boucher. [...] In Boucher la dea dell'more non nasce dal mare ma dal letto; e il suo trionfo è tutto in un lenzuolo che i putti sollevano da lei, svelandola nuda ad una specie di conversazione tattile (lo schema compositivo fa un po' pensarealle sacre conversazioni). Il mare, in basso nell'ovale, èrappreso in pura decorazione; tanto Boucher, voleva tenersi sicuro da quella agitazione che appena qualche annodopo comincerà a trascorrere nel mondo di Fragonard
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Postfazione del tutto personale
Se non si ha DNA distillato in milioni di anni in questa tortuosa landa di un altipiano su cui si sparge un paesino dal brutto nome arabo, Racalmuto, se non si sogna contorti, se non si brama in un impotente lussurioso peccare, se non si è iniziati alla vita del sesso tra velleitari giochi al dottore e onanismi sotto rudi lenzuola, non si scrive così, o non si pensa così o non si muore così.
Mi accusano spesso di fare molto ricorso a Sciascia, a scritti di Sciascia, a visioni di Sciascia, io che pur dovrei essere l'opposto di Sciascia, il nano a fronte del sardonico gigante. A prima scusante, il mio Sciascia non è quello degli amici della noce, o degli implumi aspiranti al verseggiare o allo scrivere in evirata prosa d'arte. In seconda battuta, vi sono le ataviche leggi della simiglianza che me lo impongono.
N.B. Quanto ad Emilio Greco, non sono riuscito a trovare questa succulenta Venere: che mi aiutino le eccellenti signore che sono molto abili e grandemente sagaci in siffatto campo dell'arte.

Per fortuna siamo in democrazia. E in questo noi siamo maggioranza, loro no: quindi son perdenti. La mia paura è che con papa cicciu tutto francescano possano diventare maggioranza. E allora davvero povere donne italiane

Lillo Taverna Gentilissima Ilda, premetto che solo gli imbecilli non cambiano idea mentre attorno tutto cambia. Panta rei, dicevano i greci. Il coerente non se ne accorge e tira dritto e naturalmente finisce nel baratro. Ho 80 anni e insomma ne ho visto di cose e qualcuna l'ho vissuta in prima persona. So cosa è divenuta la stampa italiana dopo le veline della Stefani. Mi arrivavano tanti di quegli avvertimenti che ho deciso di non leggere più giornali. Scrivano quello che vogliono (o meglio quello che certe agenzie come dire dagospia o fatto quotidiano o castali (il bel duo Rizzo-Stella) o travagliate cercano di imporre) ne resto totalmente immune. Dice bene Bobbio: la democrazia à l'arte del consenso estorto. Io il consenso non me lo sono mai fatto estorcere e sono un veterocomunista tutt'altro che pentito. Posso gridare forte che sono coerente. Senonché essendo io straconvinto che il cattolico Fazio, ex governatore della Banca d'Italia non è colpevole, ho cercato di strumentalizzare Ferrara e il suo poco accattivante Foglio. Pur il gran Panzone essendo convinto che Fazio è innocente e a modo suo l'ha detto, non mi ha mai pubblicato nulla. Nessuno lo può subornare. I suoi giudizi sono legati al vero scorrere della storia e non sono preconcetti. Per un mese ho letto in quel di Santa Lucia di Fiamignano (vi possiedo un mezzo conventino e d'estate ci vado: è un riposante luogo di frescura) il Foglio di Ferrara, venendo meno alla mia vecchia decisione di astenermi dal bere le stronzate della stampa nazionale. Bene, ogni giorno il gran Panzone mi illuminava. Mi spiegava davvero quello che stava avvenendo non nel teatrino della politica ma nella concitata e sotterranea realtà dell'economia globale. Ecco una eccezione mi sono detto. E me ne fotto di tutto quello che gli appioppano denigratoriamente addosso. Ha delle idee, spesso è un reazionario, non concordo ma non posso non stimarlo. Apoditticamente affermo è l'unica mente pensante libera in questo deteriorato scenario politico italiano (giudizio negativo il mio limitato alla cultura di massa). Anche in Lei che vedo molto vivace riscontro frusti luoghi comuni. Se ne liberi. Fu contro l'aborto. Grave, gravissimo: ma la pensava così, anche Pasolini che era contro l'aborto. Per questo ce la sentiamo di disintegrarlo? Per fortuna siamo in democrazia. E in questo noi siamo maggioranza, loro no: quindi son perdenti. La mia paura è che con papa cicciu tutto francescano possano diventare maggioranza. E allora davvero povere donne italiane.

Il mio antifemminismo

Basta andare all'Istat per saperlo. Se ci dilettiamo di letteratura sciasciana dobbiamo aggiungere i piglianculu e gli scassapagliara.  Per uno strano pudore Nanà omise questa più esaustiva classifica mafiosa. Forse scordiamo che la suddivisione sciasciana  è quella del grande capomafia del Giorno della Civetta e noi che siamo di Racalmuto ne sapremmo dare anche i dati anagrafici. Se Montanelli disse poi quello che disse sul blando antimafiosismo di Scaiscia, il suo dire scaturiva dalla sua fulminante intelligenza. Sciascia omette però la ripartizione beffarda dell'altra metà del cielo; è una suddivisione molto sentita a Racalmuto che parte dalla B e finisce nella Z. Non ce la fornì perché temeva di passare per maschilista quale in fondo era ma in termini molto riservati, come suo costume, forse prevedendo quei furiosi e uterini attacchi della Maraini cui fece eco il defunto Santi Correnti. Tutto questo perché? Ma a) per difendermi dagli anticivatiani, B) per rendere esaustiva la classifica del mio sommo paesano Nanà, C) per completare il quadro facendo presente che ce ne sarebbe anche per le donne. La classifica ce l'ho sulla punta della lingua, ma mi astengo: darei contezza oltremodo del mio antifemminismo. Mi si dirà: ma tanto è serio? No! rispondo; ma perché è cosa seria tutto questo livore contro un politico rispettabilissimo per una frase che chissà poi come è stata detta?

Tenente Federico di Vita nato a Racalmuto il 25 marzo 1899, caduto nella guerra di Etiopia. Medaglia d'Argento alla memoria


Nelle carte fornitemi dal prof. Di Vita leggo: Federico Di Vita cade appunto durante la battaglia del Lago Ascianghi, a Passo Mecan, combattendo con gli intrepidi ascari del IV battaglione "Toselli". Per inquadrare il contesto storico militare e ubicare il sacrificio di quella nobile vita racalmutese, riporto qui sopra dati e note prese da WIKIPEDIA.



La battaglia del lago Ascianghi è stata combattuta dopo la battaglia di Mai Ceu, ed è stata l'ultima combattuta durante la guerra d'Etiopia. Lo scontro ebbe luogo il 2 aprile 1936 e vide le forze del Negus Haile Selassie sconfitte dagli italiani.


Antefatti[modifica | modifica sorgente]

Hailé Selassié, dopo la sconfitta di Ras Immirù, radunò la propria guardia imperiale e mosse verso nord, incontro all'esercito italiano. Gli italiani si diressero verso la conca di Mai Ciò e, giunti prima dei loro avversari, si occuparono di predisporre le fortificazioni e di disboscare il terreno. Il 31 di quello stesso mese (1936), all'alba, gli abissini attaccarono gli alpini della "Pusteria" ma furono bloccati e infine respinti, ma la guardia imperiale riuscì a conquistare diverse posizioni. Il contrattacco italiano fu portato dagli ascari del IV Battaglione "Toselli" a cui si affiancarono poi gli stessi alpini. La battaglia terminò con gravi perdite per entrambi gli schieramenti.
Il giorno seguente Hailé Selassié ordinò la ritirata verso Dessiè, perdendo numerose truppe, decimate dalla popolazione locale in rivolta.[2] Presso Lalibela le truppe abissine furono attaccate anche dagli Azebo Galla.
Il 15 aprile il generale Alessandro Pirzio Biroli occupò Dessiè.

La tragica ritirata[modifica | modifica sorgente]

Nella notte del 2 aprile, il Negus infine decise di ordinare la ritirata. Le colonne di soldati in ritirata si fermarono per tutto il giorno successivo presso le rive del lago Ascianghi e gli altipiani di Quoram. Hailé Selassié, indossando un pith helmet e cavalcando un cavallo bianco, iniziò la propria ritirata in maniera ordinata, ma gli Azebo Galla incominciarono ad attaccare i fianchi dell'esercito etiope e, oltre a ciò, seguirono alcuni bombardamenti da parte della Regia Aeronautica. La Guardia Imperiale, parte della retroguardia al comando dell'Asmach Getachew, perse il doppio degli uomini morti il giorno della battaglia.[3]
Successivamente, il 3 aprile, le colonne etiopi raggiunsero Quoram e i sicuri altopiani che circondano la città. Giunti in questo luogo molti soldati si allontanarono, rendendo ancor più evidente la disorganizzazione dell'esercito africano.[3]
La mattina del 4 aprile 20.000 etiopi oltrepassarono le pianure presso il lago Ascianghi e vennero nuovamente attaccati dagli italiani, che effettuarono bombardamenti utilizzando armi chimiche che inquinarono le acque del lago rendendole inutilizzabili. In poco tempo si dice che il lago si riemp di cadaveri di etiopi che galleggiavano e che, di fronte a questa visione, il Negus decise di ritirarsi non appena ve ne fu l'occasione.[4]

Il pellegrinaggio a Lalibela e i piani per l'insediamento a Dessié[modifica | modifica sorgente]

Gli etiopi a questo punto progettarono di accamparsi a Dessié. Il principe ereditario Asfa Wossen era stato inviato in quel villaggio per costituire un nuovo esercito insieme al Shum (governatore) Wadajo Ali ed al Fitawrari (comandante della guardia avanzata) Fikremariam. Wadajo Ali fu de facto il vero governatore di Wollo e Fikremariam comandò la guardia a Dessié. Fu in questa occasione che vennero accumulate munizioni e provviste per protrarre le operazioni belliche a nord.[5]
Prima di recarsi a Dessié, l'Imperatore decise di compiere un pellegrinaggio alla città santa di Lalibela assieme agli Abuna (abati) copti Petros e Gabre Giyorgis, al Ras Kassa, al Dejazmach Adafersaw Yenadu, al Dejazmach Wondosson Kassa ed al Dejazmach Aberra Kassa. Dal 12 aprile[6] l'Imperatore trascorse tre giorni in preghiera.[7] Il 15 aprile, Hailé Selassié lasciò Lalibela e si riunì all'esercito che marciava verso Dessié. A Magdala l'Imperatore apprese che il principe ereditario aveva abbandonato Dessié il 14 aprile senza aver sparato un colpo e che la stessa città era stata occupata dagli eritrei. Le colonne di soldati del Negus pertanto si portarono a Worra Ilu, ma anche qui apprese che la città era stata catturata. Con una marcia a tappe forzate, l'Imperatore si portò a Fiche nel Salale.[6].
Il 20 aprile, il maresciallo Badoglio si spostò a Dessié. Qui fu accolto da grandi lenzuola, appese sulle case per decorare le strade della città appena conquistata, su cui era scritto: "Il Falco è volato via."[5]

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. ^ a b Barker 1971, 97
  2. ^ Domenico Quirico Lo squadrone bianco Edizioni Mondadori Le Scie 2002 p. 321 "Il massacro più metodico e orribile subito dall'esercito di Hailè Selassiè non lo compiono i nostri ascari, gli aeroplani o i gas di Badoglio, ma gli Azebo Galla e gli Zabagnà che fanno a pezzi, derubano ed evirano migliaia di guerrieri intenti penosamente a tornare a casa. E questo per rubare loro il fucile, i talleri che hanno in tasca, un mantello più colorato, un muletto, e per saldare i vecchi conti. Sono loro che hanno sgozzato il vecchio signore della guerra, ras Mulughietà, mentre affranto, vegliava il corpo del figlio, anch'egli vittima di quegli instancabili sciacalli."
  3. ^ a b Mockler, p. 121.
  4. ^ Barker, p. 105.
  5. ^ a b Mockler, p. 122
  6. ^ a b Barker, p. 106
  7. ^ Mockler, p. 123

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]