martedì 12 settembre 2017

I miei appunti prosopografici sulla ecezionale figura del racalmutese, Ettore Giuseppe Tancredi Messana, capo della polizia siciliana nel turbinoso biennio 1945-1947. ai tempi del bandito Giuliano.
Nel 1910 Ettore Giuseppe Tancredi Messana, della eminente famiglia racalmutese dei Messana, abbandona l’attività forense presso la non spregevole pretura dell’ex Convento delle Clarisse in quella che dopo sarà la ideale anche se non sempre onorevole Regalpetra di Leonardo Sciascia.
Il 1919 fu anno cruciale per la storia d’Italia, l’anno della ‘vittoria mutilata,’ per la Sicilia relegata sempre più a miserella regione periferica, ancor più depressa dell’intero Meridione, e per lo stesso Racalmuto.
La guerra del ’15-’18 aveva rastremato ferocemente la giovane popolazione contadina di Racalmuto: 192 figli del popolo contadino e zolfataio caduti per la sanguinaria incapacità di Cardona e altri 32 dichiarati per l'ignavia dello Stato Maggiore ‘dispersi’ e tali ancora risultano dopo oltre un secolo. Le campagne racalmutesi iniziarono a inaridirsi, i fumi delle mal tenute miniere di zolfo devastarono quasi tutta la parte Nord Ovest del paese, e la delinquenza si sveglia virulenta, I galantuomini con terre aride restando neghittosi al Circolo Unione iniziarono la via del tracollo.
Anche la famiglia Messana ebbe segni di decadenza e marginalizzazione. Nelle elezioni comunali del 1920 vi troviamo sì un paio di Messana, un tal Pio e un tal Luigi, ma hanno poco peso, puntelli ormai non molto decisivi dei vari rampanti Bartolotta, Scimé, Falletti, Macaluso. (v. E.N. Messana, Memorie, pagg. 360-361).
Per Ettore non vi è quindi spazio forense vitale e passa in Polizia: vice commissario a Mussomeli. Posto e sede Ettore riesce a conseguirli, a mio avviso, per l’intervento presso Vittorio Emanuele Orlando della famiglia della propria moglie che nel Palermitano era di rispetto. Vittorio Emanuele Orlando era entrato alla Camera il 21 marzo 1897. Eletto nel collegio di PARTINICO “un grosso centro agricolo del palermitano: era un ambiente ‘SCABROSO’, al centro di una zona ove la politica era controllata dalla mafia locale e non si poteva essere eletti senza averne il consenso.”. (Massimo Ganci: V.E. Orlando”, pag. 44). Da qui le insinuazione di Li Causi nel luglio del 1947? Se così, miserevole il comportamento del gerarca rosso siciliano. Comunque il futuro ‘questore’ poté godere per pochissimo tempo il favore del suo altissimo Referente: “nella primavera del 1919 … la posizione del governo divenne difficile … Egli stesso (Orlando) … afferma di avere predeterminato una sorta di autoaffondamento del proprio governo. Il quale ebbe luogo con il voto contrario della Camera su una questione procedurale relativa alla discussione sulla politica estera. Orlando presentò immediatamente le dimissioni del governo al sovrano che le accolse e, il 21 giugno 1919, conferì l'incarico a Francesco Saverio Nitti. Una settimana dopo, Sidney Sonnino, per conto dell’Italia, firmò il trattato di pace.” (Ganci, ib. Pagg. 190-192).
Ettore quindi finisce sotto Nitti, al quale le vicende della periferica Mussomeli e figurarsi di Riesi ed anche se vogliamo della stessa Caltanissetta, sede di una prefettura senza autonoma questura, potevano interessare quanto due di briscola.
Il futuro ‘questore’, Messana approda a Mussomeli quando Mussomeli non era ancora quel che fu dopo negli anni della mafia gangsteristica del dopo guerra. Dopo sarà celebre per essere la sede del sedicente, o così reputato specie per livori politici, capo madia siciliano, dopo don Calogero Vizzibi, ovverossia Genco Russo.
Io costui lo conobbi personalmente nel 1957 a Racalmuto ospite nientemeno che delle ACLI il cui assistente ecclesiastico era il mio caro amico padre Puma Pagliarello imparentato con colui che dopo ‘li stiddeèrari0 di Alfredo Sole avrebbero giustiziato nelle sue terre a 'li Schiumeti' in quanto insopportabile capo dei Culi Chiatti. Quanti miti, ma quante falsità, quante avventate congetture!
Genco Russo seguivà la campagna elettorale di un sotto segretario ai Trasporti che tramite Savatteri dispensava patenti gratis in cambio di voti alla DC. A fianco aveva un questore (non certo Messana) e il presidente provinciale delle ACLI. Tanti accorsero a baciare in bocca il pingue e non molto igienico Genco. Certo a Racalmuto la DC ebbe un mare di voti polverizzando il PCI di tal Eugenio omonimo del nostro Ettore.
Mussomeli mi interessa per la mia spasmodica passione per la microstoria delle lande sicane dell'asse Agrigento - Caltanissetta. Mussomeli la definirei ‘onomatopeica' rispetto alla Racalmuto di Sciascia: stessa storia, stesse origini, stesse stigmate sicane, stessa sudditanza medievale e moderna dei voraci vescovi giurgintani a partire dal normanno Gerlando, convertitore violento dei residuali arabi post bizantini.
Mussomeli vanta però un suo locale microstico, Giuseppe Sorge che sa trarre spunti storici credibili dalle necropoli sicane di Polizzello mentre il Tinebra racconta frottole circa Fra’ Diego ‘ e San Bartolomeo.
Messana vi approda dalla vicina Racalmuto più come uomo di legge che come sbirro. Ora è sotto gli ordini del prefetto di Caltanissetta, un retrogrado alto burocrate, reazionario e fazioso. Penso che tra il Racalmutese, intinto di qualche venatura socialista, e il tronfio Prefetto nisseno, coassiale con un vescovo altrettanto reazionario, non corse buon sangue.
Calogero Taverna (segue)

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