Silvano
Messina Ammiro la tua visione (non vuoi definirla ottimismo). Ti
ripeto, credo che diciamo le stesse cose. Apprezzo quanto te l'evoluzionismo di
una democrazia liberale che è sopravvissuta al comunismo (di Stato) e al
fascismo e che ha prodotto uomini la cui fisicità prorompente evoca il
"superuomo". Chissà ancora per quanti anni godremo della visione di
generazioni più sane ed anche più colte, intrise di quella "formazione
allargata" che i sociologi chiamano la "Socientà della
Conoscenza". Ma anche il top della democrazia liberale è stata raggiunta (
non voglio citarti chi l'ha detto per evitare lo stridore di penna).
Sinceramente non credo affatto che quanto riportato dalle cronache odierne
possa costituire la causa dell'ipotetico declino.Benchè abbia carpito il
messaggio, mi auguro come te, che questi insigni presaghi restino nel loro
ruolo di Cassandre e ci lascinino godere ciò che la "Modernità" ha ancora
in serbo di offrirci
Rimuovi
Lillo Taverna
Carissimo Silvano, questa nostra contesa mi sta molto divertendo distraendo. Tu
clinico eccelso, io ispettore bancario in disuso. Tu abituato a scandagliare
corpi umani o in isfacelo o all'esordio di un neonato percorso vitale; io uso a
scoprire il marcio in Danimarca nel gran mondo dell'illusione monetaria. E di
marcio tanto, naturalmente. Ma il mio mestiere era deformante: tutto quanto
andava bene (e forse era la totalità) non mi riguardava; mi esaltava scoprire l'errore,
il falso, l’indebito, l'illegale, la disobbedienza alla normativa di vigilanza
in edizione Bankitalia: era solo questo che mi consentiva di redigere un arcigno
rapporto ispettivo corredato da "rilievi" eclatanti. Vi potevo fare
(e vi ho fatto) carriera. Forse qui un punto di contatto con te: se scoprivi e
diagnosticavi in male raro, ancora d'incerta canonizzazione nei grandi testi
della medicina, non mi dire che non avevi un empito di felice soddisfazione
(professionale, s'intende).
Entrambi ora ci stiamoa
confrontando e affrontando con le grandi questioni del mondo: regredisce progredisce
o è in stasi questa cosmica CIVILTA'? Non mentiamo: né tu né io abbiamo bisogno
di sacri testi per avere una idea personale, secreta dalla nostra non comune esistenza.
Tu con qualche spunto celiante acceni a strani oblò siti nella pancia di chi sa
quale barchetta in mezzo al mare. Essendo romanziere – e bravo, anche – ricorri
all'immagine felice oltre che ovvio all'elegantissimo tratto di penna di
sciasciana memoria.
Lillo Taverna
• Io più che le immagini amo l'insolente macchia d'inchiostro. E ho fatto
magari su di te rapporto ispettivo. Mi pare che dagli ardori giovanili sei
disceso nel guado delle opache visioni, rattristanti. Un po' conservatrici.
Laudator temporis acti. Ma si sa. sono le paturnie degli intellettuali. Mi ha
molto entusiasmato il tuo racconto L'ultima Matriarca. E' oltre tutto una
vivace pagina di storia racalmutese. Completa e trascende anche Le Parrocchie
di Regalpetra. La tua è la storia vera, non mistificata, non adulterata
letterariamente di quella Racalmuto senza più fascismo, senza l'ordine
fascista, che affronta attraverso la parabola di una famiglia vera il
traumatico passaggio di un paese contadino e minerario da un mondo che scompare
ad un crogiuolo di incerta qualificazione sociale: uno “spazio vitale” che sopravvive
e piano piano prospera con le rimesse degli emigranti e arraffando, in cambio
di un voto democristiano, tutte le micro provvidenze romane dell'Italietta
assistenziale. Il tutto visto dal tuo occhio ormai redento ma partecipe e nello
stesso tempo compiaciutamente ironico. Gran bel libro. Oggi non mi pare alla
moda. Racalmare premia in nome di Sciascia una favoletta persino indulgente
verso orripilanti valori criminal-mafiose e tralascia libri di grosso momento
quale il tuo. Beh! in questo sono pessimista. Ma Racalmare delenda est con
tutti i suoi corifei che già a cinquant'anni sono desueti consunti e sepolti
negli avelli mefitici del millennio scorso. E eguale il discorso per la
Fondazione Sciascia, anche questa delenda est.
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