venerdì 13 marzo 2015

Ma Racalmare delenda est con tutti i suoi corifei che già a cinquant'anni sono desueti consunti e sepolti negli avelli mefitici del millennio scorso. E eguale il discorso per la Fondazione Sciascia, anche questa delenda est.


·       Io più che le immagini amo l'insolente macchia d'inchiostro. E ho fatto magari su di te rapporto ispettivo. Mi pare che dagli ardori giovanili sei disceso nel guado delle opache visioni, rattristanti. Un po' conservatrici. Laudator temporis acti. Ma si sa. sono le paturnie degli intellettuali. Mi ha molto entusiasmato il tuo racconto L'ultima Matriarca. E' oltre tutto una vivace pagina di storia racalmutese. Completa e trascende anche Le Parrocchie di Regalpetra. La tua è la storia vera,  non mistificata, non   adulterata letterariamente di quella Racalmuto senza più fascismo, senza l'ordine fascista, che affronta attraverso la parabola di una famiglia vera il traumatico passaggio di un paese contadino e minerario da un mondo che scompare ad un crogiuolo di incerta qualificazione sociale: uno “spazio vitale”  che sopravvive e piano piano prospera con le rimesse degli emigranti e  arraffando, in cambio di un voto democristiano,  tutte le micro provvidenze romane dell'Italietta assistenziale. Il tutto visto dal tuo occhio ormai redento ma partecipe e nello stesso tempo compiaciutamente ironico. Gran bel libro. Oggi non mi pare alla moda. Racalmare premia in nome di Siascia una favoletta persino indulgente verso orripilanti valori criminal-mafiose e tralascia libri di grosso momento quale il tuo. Beh! in questo sono pessimista. Ma Racalmare delenda est con tutti i suoi corifei che già a cinquant'anni sono desueti consunti e sepolti negli avelli mefitici del millennio scorso. E eguale il discorso per la Fondazione Sciascia, anche questa delenda est.

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