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Io più che le immagini
amo l'insolente macchia d'inchiostro. E ho fatto magari su di te rapporto
ispettivo. Mi pare che dagli ardori giovanili sei disceso nel guado delle
opache visioni, rattristanti. Un po' conservatrici. Laudator temporis acti. Ma
si sa. sono le paturnie degli intellettuali. Mi ha molto entusiasmato il tuo
racconto L'ultima Matriarca. E' oltre tutto una vivace pagina di storia
racalmutese. Completa e trascende anche Le Parrocchie di Regalpetra. La tua è
la storia vera, non mistificata, non adulterata letterariamente di quella Racalmuto
senza più fascismo, senza l'ordine fascista, che affronta attraverso la parabola
di una famiglia vera il traumatico passaggio di un paese contadino e minerario
da un mondo che scompare ad un crogiuolo di incerta qualificazione sociale: uno
“spazio vitale” che sopravvive e piano
piano prospera con le rimesse degli emigranti e arraffando, in cambio di un voto
democristiano, tutte le micro
provvidenze romane dell'Italietta assistenziale. Il tutto visto dal tuo occhio
ormai redento ma partecipe e nello stesso tempo compiaciutamente ironico. Gran
bel libro. Oggi non mi pare alla moda. Racalmare premia in nome di Siascia una
favoletta persino indulgente verso orripilanti valori criminal-mafiose e
tralascia libri di grosso momento quale il tuo. Beh! in questo sono pessimista.
Ma Racalmare delenda est con tutti i suoi corifei che già a cinquant'anni sono desueti
consunti e sepolti negli avelli mefitici del millennio scorso. E eguale il discorso
per la Fondazione Sciascia, anche questa delenda est.
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