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Gentilissimo signor Pablo
de la Tierra, l'inciucio Rcalmuto/Grotte non è tabù è solo diversivo per pestare
aria nel mortaio. La classe politica siamo noi. Questo discaricarsi delle
proprie responsabilità per inventarsi una sorta di cristo salvifico da mettere
in croce per addossargli tutte le nostre colpe sociali, e cioè l'inesistente
CLASSE POLITICA, non mi ha mai convinto. Le CLASSI, idea motrice del mio essere
comunista, sono realtà tutte ormai tramontate.
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In questa congiuntura
di unificazione europea, di centralizzazione meta nazionale, il problema della territorialità,
con le specificità che si pongono e si impongono è urgenza sociale e
democratica davvero assillante. Ma non si può affrontare con un risibile inciucio
Grotte/Racalmuto.
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Pensavo tra e e me che
forse una federazione di realtà comunali omogenee potrà avere un qualche
successo. Mi piacerebbe la federazione dei Comuni SICANI, dei Quattro Finaiti
ma allargata a Canicattì, Montedoro, Bompensiero, Milena, Castrofilippo con un
epicentro nella decaduta mega realtà canicattinese, un realtà associativa che
salvaguardi le tradizionali aggregazioni da spazio VITALE secondo le teoriche
del Forsthoff.
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Ecco che il sindaco
Fantauzzo (se l'ho bene inteso) pur stando su questa mia modesta lunghezza
d'onda poi pensa ad Aragona come punto centripeto. E nessuno di noi due ha
torto e però nessuno ha ragione. La complessità della eventuale riforma degli
enti locali non si risolve con aforismi o con onirici svolazzi.
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Intanto incombe la
riforma dell'intero Stato Italiano che appareormai decapitato delle classiche sovranità: la
militare (si fa per dire), il batter moneta (la Banca d'Italia l'ha persa ed è
entrata in uno stato di collabenza aziendale: non fa più conto economico e si
mette a chiudere le sue filiali), il governo dell'economia (ci pensa Bruxelles),
la libertà impositiva.
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Intanto vi hanno
innstato il federalismo fiscale di bossiana memoria. Ed ecco i comuni in
gravisima crisi. E non è di certo inciuciando Grotte con Racalmuto che si
risolve la gravissima questione. Correrei il rischio di di divenire un
pipistrello, mezo topo e mezzo uccello, a metà presicano racalmutese e a metà
Tascio grottese: no, grazie! anche la
salvaguardia delle proprie radice è vitale in questo mondo.
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Ma scherzi a parte:
Racalmuto vive lo sfacelo di quarant'anni di mala gestio; Grotte non ha di
questi problemi almeno nella misura esiziale della vicina ciarliera e fatua
Racalmuto. Il sindaco Messana, terrorizzato dai magistrati della corte dei
conti plermitani s'inventa una Tarsu arretrata che dal 2008 in poi porta a considerare EVASORI FISCALI TOTALI ben 1707
capifamiglia RACALMUTESI (quasi l'intera popolazione attiva), il che gli fa
sorgere una sorprendente sopravvenienza attiva di oltre 16 milioni di tasse
arretrate che tutti i racalmutesi, per la sola possidenza immobiliare, dovrebbero
assolvere, andando tutti in miseria. Grotte un problema del genere non ce l'ha.
Racalmuto per assunzioni clientelari, ristrette alla solite famiglie egemoni,
ora ha un carico impiegatizio di 244 dipendenti. A pagar loro un salario appena
decente siamo nell'ordine di 6/7 miliardi d euro annui con un riparto su ogni
famiglia racalmutese di oltre 3.500 euro l'anno (cominciamo a pensare in
termini di federalismo fiscale): un carico insopportabile per un servizio che
ci esaspera per inefficienza dei servizi municipali. I Grottesi grazie a Dio
provengono dall'atavica loro politica sparagnina: non ha i nostri problemi né
penso abbia poi tanta voglia di aiutarci a farci da cirenei nel portare la croce racalmutese del dissesto
della finanza comunale per una cattiva gestione che si trascina da quarant'anni.
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Se poi hanno un tale
spirito altruistico e si vogliono anche loro inguaiare addossandosi i frutti
malefici del nostro male agire amministrativo, forse glie ne saremmo pure
grati.
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