mercoledì 5 ottobre 2016


La disperazione di Virginia Raggi, un sindaco in perenne campagna elettorale

2 ottobre 2016
Che il Movimento 5 Stelle non avesse un personale politico adeguato ad amministrare una metropoli come Roma – anche alla luce di esperienze disastrose in comuni assai meno importanti – era nelle cose. Il partito del comicoleader genovese è stato premiato (non solo a Roma) dagli errori del Partito Democratico e da una destra che sta impiegando molto tempo ad uscire dall’era berlusconiana, ed è divisa tra il lepenismo dell’asse Meloni – Salvini e i moderati che hanno trovato in Parisi il loro leader.
Virginia Raggi, donna ponte tra i poteri della destra romana un tempo vicini all’ex sindaco Alemanno e il Movimento 5 Stelle, è riuscita dopo oltre tre mesi di stallo a chiudere la giunta, dividendo la poltrona che fu per poche settimane di Marcello Minenna in due assessorati, uno a Bilancio e Patrimonio e uno alle Partecipate. I due neo nominati sono Andrea Mazzillo, suo fedelissimo con trascorsi nel Pd (mandatario della sua campagna elettorale) e Massimo Colomban, imprenditore e manager vicino a Casaleggio. Ma è proprio il passato di Mazzillo, figlio di Luigi, magistrato e presidente di sezione della Corte dei Conti (sembra che la Raggi avesse chiesto inizialmente a lui di ricoprire l’incarico), a scatenare nuove polemiche. Il giovane commercialista si candidò nella Lista civica per Veltroni nell’allora XIII Municipio (oggi X), senza essere eletto. Divenne poi coordinatore della Lista Roma per Veltroni nel XIII. Infine, comparì nelle liste a sostegno di Nicola Zingaretti alle primarie per la segreteria regionale del Pd. Un democratico prestato alla causa grillina, insomma.
Nel frattempo, l’assessore ai rifiuti Paola Muraro è sempre più braccata dalla magistratura per le sue consulenze e per i rapporti ormai palesati con personaggi ingombranti come Cerroni e Panzironi. A buttare nuova benzina sul fuoco, un nuovo fascicolo aperto a suo carico per alcune dichiarazioni durante lo show in diretta streaming del 25 luglio scorso, quando per sollazzare il popolo grillino affamato di gogna, si recò fresca di nomina dall’ex presidente Ama, Daniele Fortini. L’indagine si somma a quella per violazioni ambientali, tenuta nascosta per mesi sia dalla Muraro che dallo stesso sindaco Raggi.
A queste palesi difficoltà, che si aggiungono a una paralisi ormai preoccupante dell’amministrazione sia in Campidoglio che nei municipi, dove in molti casi non sono partiti servizi di base per i cittadini, Virginia Raggi risponde con sempre più disperate manovre evasive e attacchi con toni da campagna elettorale al Partito Democratico, come la dichiarazione shock in cui ha denunciato la sparizione di faldoni dagli uffici dei municipi, faldoni che si scoprirà, poche ore dopo, essere stati sottratti dall’assessore ai lavori Pubblici del V Municipio, la grillina Paola Perfetti.
Chi invece gioca con le tante contraddizioni dei pentastellati, è il premier Matteo Renzi, impegnato in questi giorni nella campagna a sostegno del Sì al referendum del prossimo 4 dicembre. Il segretario dem, riferendosi al caso Muraro ha attaccato: «Pensate che avrebbero detto se Muraro fosse del Pd? In fondo la svolta della Raggi è dare la gestione dei rifiuti a una donna collegata totalmente a Mafia Capitale, a quelli che c’erano prima». Una dichiarazione a cui la prima cittadina della Capitale ha replicato dal suo profilo Facebook, attaccando a sua volta: «Attendiamo ancora di sapere cosa ha fatto con i fondi delle cene elettorali con Buzzi. Il Pd non crederà mica che l’abbiamo dimenticato?». La risposta alla domanda della Raggi è arrivata a stretto giro dall’ex tesoriere del Pd Roma, Carlo Cotticelli: «Avvertiamo, speriamo per l’ultima volta, la Sindaca Raggi che i soldi delle cene elettorali del Pd provenienti da persone indagate per Mafia Capitale sono stati restituiti anche se regolarmente denunciati come prevede la legge. Disponibili ad un confronto pubblico carte alla mano dove e quando vuole. Speriamo che ci senta bene una volta per tutte».
La situazione di Roma è sempre più preoccupante, la città è di fatto paralizzata e i primi mesi della nuova gestione hanno palesato l’inadeguatezza di un non-personale politico eletto sull’onda di una protesta emotiva, incapace persino di gestire l’’ordinario. A questa paralisi Virginia Raggi e il Movimento 5 Stelle – obbligato a sostenerla, malgrado i tanti malumori – rispondono con manovre di propaganda, soprattutto sui social network, cercando di costruire una città virtuale che copra una realtà sempre più drammatica. Una strategia che si rivelerà probabilmente sterile, anche per un certo “attivismo” della società civile romana sul web, un attivismo che da anni sta dando filo da torcere ai sindaci di ogni colore politico, dal blog “Roma fa Schifo” a gruppi Facebook come Roma Pulita. Insomma, sarà sempre più dura mostrare una Roma a 5 stelle nascondendo inefficienze e disastri, Virginia Raggi se ne faccia una ragione e provi a fare il sindaco.

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