ALFREDO CARISSIMO – mio
diletto figlio selettivo,
ricevo la tua lettera e
godo nel vederti ilare e giulivo. Le tue cineapparizioni ti stanno
mettendo allegria e mi rallegro con te.
Preciso: le mie
scorribande non son finite: dal cicolano alla sicilia, da villa
Merycal al Casaletto a Roma e fra qualche settimana, dentista
permettendo, chissà dove.
Mi parli del tuo libro:
bene. Invero non mi aspetto granché dato che reciterai la solita
sinfonia che a me non convince molto. L'ho scritto, lo ripeto, lo
ribadisco: TU NON SEI UN ASSASSINO! Se tu uccidevi mio zio Alfonso,
non sopravvivevi lo spazio di un mattino. E allora? andresti
condannato per autocalunnia. Non so chi devi salvaguardare. Reputo la
memoria di un morto.
Quanto all'altro ergastolo
e mezzo, per quel mezzo non sono molto informato, ma le mie fonti
d'informazione mi dicono che assassino tu non sei stato.
C'è l'ultimo ergastolo:
là tu sei vittima. La pseudo cultura della tua “famiglia” ti ha
imposto un volante in mano ma non un mitra.
Ci hai creato sopra una
tua filosofia e la tua testardaggine si sa è figlia di quel "tenace
concetto” nobilitato a sproposito da uno Sciascia male informato
sulla morte di un inquisitore.
Cose lugubri, certo.
Ma da qui all'assassinio
ce ne corre.
E Tanu? Sì gli ho fatto la
pubblicità di questo suo bis della sublime morte a venezia del
principe Luchino Visconti. Ma a Tano manca e la corda pazza e
l'ipersensibilità perversa per andare al di là di un piacevole non
senso.
Ti abbraccio Lillo Taverna
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