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agatobruno@libero.it; salvatore dottor sardo; Carmelo avv. Brucculeri; tommaso fulfaro; Angelo Demattia; lillo mendola; ugo onelli; Filippo Balduzzi; Aldo Missetville; giuseppe brucculeri; Angela Panzacchi; illidio meloncelli; Profumo Di Terra; Studio legale Marcangeli; Nicolò Falci; Capitano Luigi; Carmelo Borsellino; Carmelo Rizzo; Giseppe Taverna; Carmelo Vella giornalista; Salvatore Picone; Pio Martorana; l'amico del popolo; ugo onelli; carlo benedetti; Angela Martorana; Vincenzo Maniglia; Victoria; claudia.balla@tiscalinet.it; Benedetto Di Matteo; Giovanni Salvo; Vittorio Chirminisi; c.falsarone@gmail.com; Adele Ferraro; valle del salto; Calogero Castronovo; Decio Terrana; Calogero Barbieri; Carmelo Milioto; Giglia Calogero; Carmelo Antinoro; mail@change.org
Posta inviata
20/12/2015
(Nessun oggetto)
LA DOTTORESSA ELIDE CURTOPELLE segnalo la dott.ssa ELIDE CURTOPELLE al Governatore VISCO FUNDING GAP PARTE DI INVESTIMENTO NON COPERTA DAI GUADAGNI GENERATI DAL PROGETTO FAIR VALUE VALORE DI MERCATO SWAP TITOLO
agatobruno@libero.it; salvatore dottor sardo; Carmelo avv. Brucculeri; tommaso fulfaro; Angelo Demattia; lillo mendola; ugo onelli; Filippo Balduzzi; Aldo Missetville; giuseppe brucculeri; Angela Panzacchi; Profumo Di Terra; studiomarcangeli@hotmail.com; illidio meloncelli; Nicolò Falci; Capitano Luigi; Carmelo Borsellino; Carmelo Rizzo; On. Domenico Scilipoti; Giseppe Taverna; Carmelo Vella giornalista; Salvatore Picone; Pio Martorana; l'amico del popolo; Matteo Orfini; ugo onelli; carlo benedetti; Angela Martorana; Vincenzo Maniglia; claudia.balla@tiscalinet.it; Victoria; Benedetto Di Matteo; Giovanni Salvo; Vittorio Chirminisi; c.falsarone@gmail.com; Adele Ferraro; valle del salto; Decio Terrana; Calogero Castronovo; Giglia Calogero; Calogero Barbieri; Carmelo Milioto; Carmelo Antinoro
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17/12/2015
(Nessun oggetto)
Carissima Tina mi rivolgo a te per tante ragioni ma soprattutto perché sapendoti in questo campo di convinzioni persino opposte alla mie mi puoi essere di contraddittorio competente salace e sapendo peraltro bene usare la penna. Poi dicono che la cul
Luigi Falletti
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18/03/2015
Caro Luigi, ti mando qui in file e per esteso la bozza che ho limato. Ti prego falla vedere agli amico Alfonso, Giueppe e Getano per le loro osservazioni. Ovviamente le tue sono quelle prioritario. Saluti
BOZZA DI INTERROGAZIONE PARLAMENTARE Si chiede per sapere Al
Gigi Restivo
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12/04/2014
(Nessun oggetto)
di Calogero Taverna Calda estate allora come adesso, un ven
agatobruno@libero.it; Angelo Demattia; Maryann Saccomando Freedman; salvatore dottor sardo; tommaso fulfaro; Carmelo avv. Brucculeri; Pierino Baiamonte; segreteria sindaco o chi per lui racalmuto; lillo mendola; Filippo Balduzzi; ugo onelli; Aldo Missetvi
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23/03/2014
(Nessun oggetto)
Peccato che non ho confidenza alcuna con Umberto Eco, divers
valentidomenica@gmail.com
Posta inviata
01/02/2014
Le invio il dattiloscritto della Donna del Mossad. Spero che Le torni gradito
(Nessun messaggio)
Daniela
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20/11/2013
(Nessun oggetto)
A PROPOSITO DEL CASO MONTE PASCHI SIENA Peccato che non h
Salvatore Grossi; Angelo Demattia; Maryann Saccomando Freedman; salvatore dottor sardo; tommaso fulfaro; Pierino Baiamonte; lillo mendola; segreteria sindaco o chi per lui racalmuto; ugo onelli; Aldo Missetville; Nino Vassallo; giuseppe brucculeri; Sascin
Posta inviata
20/11/2013
tanto per gradire ... vecchie cose
A PROPOSITO DEL CASO MONTE PASCHI SIENA Peccato che non h
agatobruno@libero.it; Nicolò Falci; Salvatore Grossi; Carmelo avv. Brucculeri; Angelo Demattia; Maryann Saccomando Freedman; salvatore dottor sardo; tommaso fulfaro; giusy sintino; Angela Panzacchi; c+24cptqs000zg4wz1du82s0025og7e1eox000zg4fm8can000000000
Posta inviata
11/04/2013
ATTACCO AL PD DA PARTE DI EREDI DEL PCI
Peccato che non ho confidenza alcuna con Umberto Eco, divers
Beppe Moretti
Posta inviata
08/03/2013
RE: R: Un milione di euro di debiti comunali fuori bilancio
Leggo questa dopo avere inviato una e-mail circolare. Chiedo
agatobruno@libero.it; Nicolò Falci; Salvatore Grossi; Carmelo avv. Brucculeri; Angelo Demattia; Maryann Saccomando Freedman; tommaso fulfaro; salvatore dottor sardo; c+24cptqs000zg4wz1du82s0025og7e1eox000zg4fm8can0000000000001z153@reply.facebook.com; A, P
Posta inviata
08/03/2013
Un milione di euro di debiti comunali fuori bilancio
Aspetto che si aprano le camere per spingere qualche deputat
segreteria@studiogrilloroma.it
Posta inviata
28/02/2013
Tanto per intenderci senza dovere io troppo parlare
Questo è il rapporto che sono riuscito ad avere dai mass med
avv.sergioluciani@gmail.com
Posta inviata
23/02/2013
(Nessun oggetto)
(Nessun messaggio)
agatobruno@libero.it; Nicolò Falci; Gaspare Agnello; Carmelo avv. Brucculeri; Angelo Demattia; Salvatore Grosi; Maryann Saccomando Freedman; tommaso fulfaro; salvatore dottor sardo; Concetta Rizzo giornalista; A, Panzacchi; angelo ing. cutaia; giusy sinti
Posta inviata
22/02/2013
Spiego il rapporto BI su MPS se non interessa, basta eliminarlo prima di guardarlo, chiedo quindi scusa a chi non è interessato.
Peccato che non ho confidenza alcuna con Umberto Eco, divers
Gaspare Agnello; Nicolò Falci; Maryann Saccomando Freedman; agatobruno@libero.it; tommaso fulfaro; salvatore dottor sardo; Concetta Rizzo giornalista; A, Panzacchi; angelo ing. cutaia; giusy sintino; On. Domenico Scilipoti; Pippo Di Falco; Pierino Baiamon
Posta inviata
22/02/2013
Il rapporto ispettivo BI su MPS Note e commenti
QUESTO E' IL RAPPORTO CHE SONO RIUSCITO AD AVERE DAI MASS-M
nellacondorelli@factoryfilm.it
Posta inviata
14/02/2013
RE: file interrogazione
CARISSIMI MIEI COMPAESANI RACALMUTESI IO L'INTERROGAZIOE
agatobruno@libero.it; Nicolò Falci; Gaspare Agnello; Carmelo avv. Brucculeri; Angelo Demattia; Salvatore Grosi; tommaso fulfaro; salvatore dottor sardo; Concetta Rizzo giornalista; A, Panzacchi; giusy sintino; On. Domenico Scilipoti; Pippo Di Falco; Pieri
Posta inviata
07/02/2013
INTERROGAZIONE TARSU
(Nessun messaggio)
vi.milioto@gmail.com
Posta inviata
06/02/2013
Interrogazione parlamentare
Carissimo Vincenzo, ti allego una bozza di interrogazione p
lillo mendola
Posta inviata
26/12/2012
Da pubblicare magari con tuoi sapienti omissis
Ecco una perizia di parte di vent'anni fa, resa d'inquietant
Salvatore Grosi
Posta inviata
08/12/2012
(Nessun oggetto)
(Nessun messaggio)
Salvatore Grosi; Nicolò Falci
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08/12/2012
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agatobruno@libero.it; Nicolò Falci; Gaspare Agnello; Angelo Demattia; Carmelo avv. Brucculeri; tommaso fulfaro; salvatore dottor sardo; Salvatore Grosi; Concetta Rizzo giornalista; A, Panzacchi; angelo ing. cutaia; giusy sintino; On. Domenico Scilipoti; Maryann Saccomando Freedman; Pippo Di Falco; Filippo Balduzzi; Pierino Baiamonte; parrocchia matrice; salvatore falco; Nicola Giangreco; Edy Leone; giovanni palillo; Luigi Taverna; malgradotutto; pro loco racalmuto; Giseppe Taverna; fabrizio zicari; Patrizia Di Poce; illidio meloncelli; l'amico del popolo; ugo onelli; tesi Amica Arrigo; massimo orsi; segreteria sindaco o chi per lui racalmuto; Aldo Missetville; lillo campanella; Ingegnere Edoardo spalanca; Pierino Carbone; Carmelo Vella giornalista; Gabriella Omodei; Taverna Angelo; lillo mendola; bufalino; rosa esposito; Secondo Alfano; arnese il foglio; lillo campanella; dipartimento.autonomie.locali@certmail.regione.sicilia.it; Reggiani d'alema; e. lauria; Matteo Orfini; Luigi Capitano; massimo orsi; Nino Vassallo; castrumracalmutodomani; giuseppe brucculeri; regalpetra viaggi e. macaluso; lillo campanella; lillo campanella; PECORARO FAVARA; Lucia IACOVACCI MANTINI; Luca Sole; Sascinema@fastwebnet.it; Nicolò Falci; Carmelo avv. Brucculeri; elettorale@regione.sicilia.it; lcapitano@iscali.it; pippo picone; prefettura.agrigento@nterno.it; ugo onelli; Rosamaria Scognamiglio; salvatore palermo; urp.autonomielocali@regione.sicilia; agnelloe@gmail.com; annapa1@live.it; carlo-benedetti@alice.iit; lib quotidianoero; Beppe Moretti; illidio meloncelli; corriere di rieti; Calogero taverna; viaggiare gratis; Repubblica lettere; BELLAV23@bellavias.191.it; ferrara il foglio; giustaverna@gmail.it; rights.dept@adelphi.it
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07/12/2012
(Nessun oggetto)
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Angelo Demattia
Posta inviata
02/12/2012
(Nessun oggetto)
Carissimo Angelo, avevo preso contatti con il regista De Camillis per un soggetto cinematografico tratto dal mio LA DONNA DEL MOSSAD. Il regista mi invia questa sera il soggetto che ti rimetto, che nulla ha più a che vedere con il mio racconto. Molto tra
Salvatore Grosi
Posta inviata
02/12/2012
Quel che resta dela Donna del Mossad
Mi giunge questa sera questo soggeto redatto dal regista De Camillis. Come vedrai del mio racconto non vi è più nulla. Gli stralci sono soprattutto da articoli pubblicati da ARTICOLO 21. Che ne pensi? OK. CONFESSIONE DI UN ISPETTORE DELLA BANCA d’I
Sascinema@fastwebnet.it; A, Panzacchi; agatobruno@libero.it; agnelloe@gmail.com; annapa1@live.it; BELLAV21@bellavias.191.it; BELLAV23@bellavias.191.it; Nino Vassallo; Concetta Rizzo giornalista; Carmelo avv. Brucculeri; carlo-benedetti@alice.iit; castrumr
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17/11/2012
RE:
Calogero taverna (calogerotaverna@live.it) 16/11/2012 A: S
Sascinema@fastwebnet.it
Posta inviata
16/11/2012
(Nessun oggetto)
Interni Quel caldo venerdì di fine giugno 1974. Corsi e ric
lillo mendola
Posta inviata
14/11/2012
(Nessun oggetto)
(Nessun messaggio)
Sascinema@fastwebnet.it; Salvatore Grosi
Posta inviata
14/11/2012
RE: Richiesta conferma
In zllegato una bozza così come mi è venuta. Non voglio neppure rileggera. Deve essere una "crisalide" così dovrei correggere, rettificare, aggiungere e soprattutto togliere. Il troppo e vano si diceva una volta. Saluti Calogero taverna ______________
prefettura agrigento; Aldo Missetville; Gaspare Agnello; angelo ing. cutaia; A, Panzacchi; agatobruno@libero.it; Secondo Alfano; Taverna Angelo; Carmelo avv. Brucculeri; Angelo Demattia; tesi Amica Arrigo; Filippo Balduzzi; Pierino Baiamonte; bufalino; lillo campanella; lillo campanella; lillo campanella; lillo campanella; Luigi Capitano; Luigi Capitano; Pierino Carbone; Concetta Rizzo giornalista; Pippo Di Falco; salvatore dottor sardo; Patrizia Di Poce; portavoce on. D'Alema Reggiani; dipartimento.autonomie.locali@certmail.regione.sicilia.it; On. Domenico Scilipoti; l'amico del popolo; Ingegnere Edoardo spalanca; Edy Leone; e. lauria; rosa esposito; salvatore falco; tommaso fulfaro; Maryann Saccomando Freedman; Nicolò Falci; fabrizio zicari; giuseppe brucculeri; Salvatore Grosi; Gabriella Omodei; Giseppe Taverna; giusy sintino; giovanni palillo; Nicola Giangreco; illidio meloncelli; parrocchia matrice; malgradotutto; arnese il foglio; Luigi Taverna; pro loco racalmuto; Matteo Orfini; massimo orsi; massimo orsi; ugo onelli; segreteria sindaco o chi per lui racalmuto; viaggiare gratis; regione sicilia; Carmelo Vella giornalista
Posta inviata
08/09/2012
Ancora Tarsu
Miei quattro radi lettori, vi ho già tediato con le mie querule osservazioni politiche. Non so su quali basi FB mi dice che la mia popolarità nel suo marchingegno segna "scarsa". E’ benevola, dovrebbe segnare: nulla. E guarda caso ne sono fiero. Leggo
A, Panzacchi; Angelo Demattia; agatobruno@libero.it; Secondo Alfano; Taverna Angelo; Carmelo avv. Brucculeri; tesi Amica Arrigo; angelo ing. cutaia; Aldo Missetville; prefettura agrigento; Filippo Balduzzi; Pierino Baiamonte; bufalino; Nino Vassallo; Conc
Posta inviata
03/09/2012
la donna del mossad
(Nessun messaggio)
tommaso fulfaro
Posta inviata
13/08/2012
Via la Banca d'Italia
Carissimo Tommaso ti invio un articolo mio per art.21. Ci t
Salvatore Grosi
Posta inviata
31/07/2012
(Nessun oggetto)
(Nessun messaggio)
arnese@ilfoglio.it
Posta inviata
24/07/2012
Caldo luglio allora, caldo luglio adesso: cosa fa una banca centrale nazionale?
Le invio una mia nota di cui ho parlato con il dottor Angelo
Salvatore Grosi
Posta inviata
27/06/2012
lettera ad Angelo per il foglio
Carissimo Salvatore in allegato ti invio la bozza di un art
Angelo Demattia
Posta inviata
23/06/2012
(Nessun oggetto)
Carissimo Angelo mi accorgo che l'articolo che ti avevo all
Angelo Demattia
Posta inviata
23/06/2012
Appunti per eventuale pubblicazione
Carissimo Angelo in allegato e qui di seguito ti invio una
studiomisserville@fastwebnet.it
Posta inviata
06/03/2012
(Nessun oggetto)
Caro Sergio, so bene che questa non avrà mai ospitalità nel
tommaso fulfaro
Posta inviata
10/02/2012
(Nessun oggetto)
Questo è un romanzetto che si può leggere anche con una mano
demattia.angelo@gmail.com
Posta inviata
03/02/2012
corrispondenza
Ti accludo il mio romanzetto LA DONNA DEL MOSSAD, allegorica
ugonelli@hotmail.it
Posta inviata
28/01/2012
(Nessun oggetto)
Il romanzo è contenuto nel file MOSSAD. Quanto avrai ricevut
Gaspare Agnello
Posta inviata
28/01/2012
RE: R:
________________________________ Date: Sat, 28 Jan 2012 21:
ugonelli@hotmail.it
Posta inviata
28/01/2012
(Nessun oggetto)
(Nessun messaggio)
petrotto.salvatore@virgilio.it
Posta inviata
24/01/2012
(Nessun oggetto)
Carissimo Totò, non so perché, incontrandomi alla tua scuola
Se non hai trovato ciò che cercavi, prova a usare termini di ricerca più specifici.
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CT
Calogero taverna
|
dom 02/12/2012, 23.36
Angelo Demattia (demattia.angelo@gmail.com)
Carissimo Angelo,
avevo preso contatti con il regista De Camillis per un soggetto cinematografico tratto dal mio LA DONNA DEL MOSSAD. Il regista mi invia questa sera il soggetto che ti rimetto, che nulla ha più a che vedere con il mio racconto. Molto trae però il regista dagli articoli pubblicati in Artcicolo21 o nel mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO. Non so se hai tempo di darvi uno sguardo. Credo che comunque, riveduto corretto ampliato accorciato modificato potrebbe servire per un film decisamente favorevole a Fazio. Se volesse Geronzi con Tarak potrebbe prenderlo in considerazione per una riduzione cinematografica. Naturlamente sceneggiatura andrebbe del tutto rifatta con il tuo apporto e con quello di Geronzi stesso. Uno sviluppo dunque della battaglia che ha già intrapreso Geronzi.
OK.
CONFESSIONE DI UN ISPETTORE DELLA BANCA d’ITALIA
L’ITALIA DIETRO IL POTERE
IL POTERE DELL’UNIVERSO
UN POTERE TUTTO ITALIANO
IL POTERE SI CONFESSA
CONFESSIONE DI UN ISPETTORE DEL POTERE
Madrid 15 maggio 2011,
un enorme folla nelle strade, la manifestazione degli indignati paralizza il cuore di Madrid. Al grido di “No nos rapresentan!” e “La voce del popolo non è fuorilegge”, almeno 10mila persone marciano verso il Parlamento, blindato da oltre un migliaio di agenti come una fortezza, per esigere le dimissioni del governo, lo scioglimento delle Camere e l’inizio di un processo costituente.
«Governo dimission!», «Fuera, Fuera!», la rabbia scandita contro i tagli imposti dall’esecutivo di Mariano Rajoy, tornata in piazza in due cortei partiti da Atocha e da Piazza di Spagna, per confluire alla Carrera de San Jeronimo, protetta dalla vigilia da un triplo cordone di agenti in assetto anti-sommossa e a cavallo; vigilata dall’alto dagli elicotteri.
Sempre a Madrid, nell’appartamento Anna una ragazza sui 25/28 anni: sta chiudendo una sacca da viaggio, mentre la televisione accesa è in diretta con la piazza che manifesta, di sottofondo sentiamo il commento dello speaker.
Anna esce dal suo portone, in strada ci sono molti ragazzi che corrono al riparo dalla carica della Polizia. Anna cerca di dileguarsi rasentando il muro del suo palazzo per poi imboccare una via trasversale che l’allontana dalla manifestazione. Con velocità si guarda in dietro e con sorpresa si rende conto che la strada che sta percorrendo è bloccata dai blindati della Polizia con gli agenti in stato di allarme vestiti anti-sommossa e pronti all’attacco.
Anna, prima perplessa e impaurita, poi, prende coraggio e si dirige verso la barricata per passarla senza dare sospetti benché guardata a vista.
La ritroviamo su una via parallela trafficata ma senza manifestanti. Ferma un Taxi, ci sale e vediamo l’auto fare un inversione ad U e allontanarsi dall’ingorgo.
Sul taxi Anna si sistema con un pò di affanno, riceve una telefonata da un giovane ragazzo che sta manifestando con i suoi compagni. Un piccolo dialogo per raccontare alla ragazza che cosa sta succedendo e la risposta di Anna che lo rassicura dicendo che si sta recando in aereoporto per Roma.
L’arrivo a Roma, sua città natale, è a Roma per un master universitario di qualche mese. Un sentimento di ricordi mentre la vede dal finestrino del taxi. Entra in un portone di un palazzo Umbertino in Prati, sale un paio di piani e suona alla porta dopo aver verificato il nome sul campanello.
E’ la casa del nonno, un uomo su gli 85anni, piccolo ma pieno di energia e di vitalità, un uomo con l’accento Siciliano, che saluta e abbraccia Anna con grande affetto. Anna viene accompagnata dal nonno nella sua camera di quando era bambina. Tante foto, di quando era piccola, con la mamma i famigliari, quando giocava a pallacanestro, ecc. Apre la sua valigia, sistema le sue cose, poi prende il suo cellulare e compone un numero. Risponde una voce femminile, Anna, le dice dell’arrivo a Roma e che vuole incontrarla per avere il tempo di organizzare nel migliore dei modi.
Casa Nonno / 2 ottobre 2011
Esce dalla sua stanza, attraversa il corridoio per entrare nel soggiorno/studio dove troviamo il nonno davanti al televisore ad ascoltare il TG, il servizio è su la crisi delle Banche e gli impegni che ci chiede la Banca Tedesca, poi, la Grecia non paga e la Merck sospende le consegne di farmaci antitumorali agli ospedali.
Anna la vediamo curiosare tra gli oggetti, foto e quadri che raccontano la storia del nonno e del suo lavoro, un diploma: (Dirigente alla Banca d’Italia, ispettore di Vigilanza).
Prendendo spunto dalle notizie del telegiornale, il nonno che non è ha conoscenza delle attività della nipote, accusa la nuova generazione del loro torpore e del loro distacco su i problemi sociali. Anna risponde dicendo che non tutti sono apatici ai problemi e poi le chiede come era il periodo sociale di quando il nonno era giovane.
Nonno Calogero, inizia a raccontare la sua giovinezza il suo paese, Racalmuto, provincia di Agrigento, il paese dove è nato Leonardo Sciascia 8 Gennaio del 1921. Scrittore, intellettuale, anticonformista e antifascista. Racconta il suo paese, la sua luce i suoi sapori, (entriamo nel flash-back), raccontando con la MdP i colori e la tipicità del paese. Un paese dove si riflette con un raggio pallidissimo, come in ogni piccolo villaggio del mondo, si sentono gli echi flebili ma vivi di un umana sofferenza o di un umano gioia di quel paese. E guarda caso le coincidenze storiche come la vicenda Sindona, il protagonista è un raculmutese C. Taverna, lo scrittore raculmutese L. Sciascia, le famiglie raculmutesi emigrate in USA come, i Macaluso, i costruttori di Lampedusa, sempre raculmutesi. Un piccolo paese al centro della finanza del mondo. Nel 1970 durante la crisi con la Libia, arriva a Racalmuto una equivoca giornalista isdraeliana che fa la spola tra il Lussemburgo, Palazzo Ghigi e Birgi un paese tra Marsala e Trapani.
Nel salotto del nonno, Anna è attenta alle parole di Calogero coinvolto dai ricordi del periodo. “E’ da quegli anni che bisogna partire per capire il problema delle banche di oggi”. I governatori di allora pilotavano banche super vigilate, sotto spregiudicati speculatori. I piccoli e insignificanti ispettori, qualcuno mal laureati, vengono inviati ad ispezionare luoghi e ambienti di cui ignorano anche il linguaggio. Sono strapagati, stupidi ma fedelissimi.
Flash-back
Giugno 1974, un venerdì pomeriggio arriva un ordine da Via Nazionale 91: allerta tre ben specifici giovani ispettori della Vigilanza bancaria per un colloquio col signor Governatore nella grande sala del San Sebastianino. Vengono chiamati; il dottor Enzo De Sario (futuro direttore generale), il siciliano dottor Calogero Taverna, l’impeccabile dottor Piero Izzo.
Un evento scandaloso, un conflitto tra poteri costituzionali: magistratura e governo dell’economia. Quel giugno del ’74 si chiuse con un compiacente decreto Sindona, una assoluzione non più riparatrice ed una salomonica riduzione di pena da parte di giudici inidonei a comprendere le superiori leggi che governano i mercati, le borse, l’ordito bancario, la bilancia dei pagamenti, le sorti dell’economia nazionale.
Nel pomeriggio dell’anno successivo, in una lunga attesa prima di essere ricevuti dal Governatore costernato e preoccupato. Quella mattina, la borsa inglese aveva superato le tre banche milanesi che facevano capo a Sindona come “inaffidabili”. A nulla era valso un articolo elogiativo sul Corriere, a firma Enzo Biagi. Banca Unione e Banca Privata Finanziaria si erano ingolfate in un forsennato intreccio speculativo in cambi, accumulando perdite stratosferiche. Come? Banca Unione veniva affidata all’ispettore dott. Enzo De Sario (che poi diverrà direttore generale B.I.). La “Privata” al sottoscritto, presentandomi in visita ispettiva presso il banchiere dell’epoca: Gianluigi Clerici di Cavenago. (Caso Sindona – condannato a 10 anni)
Gli presentai una pila di carte, in parte fogli di un elaborato elettronico e un rendiconto manuale a scalare di c.d. operazioni in cambi.
Mi fu detto che trattavasi di outright a catena andati in male alle varie scadenze, chiusi con swap i cui spot chiudevano l’operazione a termine mentre i forwod rinviavano a data futura gli outright risultati perdenti per irrazionalità dei cambi a termine. I nuovi cambi a termine gonfiavano quelli di mercato per l’inglobamento degli interessi maturati. Naturalmente il discorso mi risultò del tutto ostico.
Resta il fatto che le banche poi finirono, come noto, in malora ma difficilmente riuscireste a trovare in una qualsiasi delle sentenze di condanna un qualche accenno a tali operazioni veramente esiziali per il patrimonio aziendale, causa precipua del dissesto fallimentare.
Eppure di trattava di una speculazione valutaria dell’ordine di $ 3.659.511.933, nonché di DM 2.905.097.000, di Lgs. 10.000.000 e di Frb. 175.000.000 di acquisti a termine contro $ 4.036.975.594, nonché di DM. 1.153.650.000 e di Lgs. 25.000.000 per vendite a termine.
E ciò solo per la Banca Privata Finanziaria: vi erano poi le analoghe immani perdite della Banca Unione. Ne parlavo alle pagg. 46-47 del mio rapporto; ne discettava a lungo uno strano libro, SOLDI TRUCCATI, che la Feltrinelli pubblica il primo gennaio 1980 e, pur andato a ruba, spari incomprensibilmente da tutte le librerie dopo solo pochi giorni. I magistrati di Milano lo ebbero in mano ma non ne fecero niente. Perché non riuscivano a comprendere l’ordito anti doveroso di forte rilevanza penale? Certo allora risultò patriottico non capire, tanto vi era la travolgente e strabiliante concerto mafioso. Sciascia, che segui il dannato caso Sindona, scrisse, sempre sul Corriere, la storia dei professionisti dell’Antimafia.
Senza mezzi termini ci va ora di affermare che quella caterva di operazioni speculative in cambi finiva col determinare alle scadenze un tale sconquasso valutario e borsistico che non poteva non venire registrato dalla Banca d’Italia e dell’UIC. Infatti, le Autorità sapevano. Tacevano? No. Erano gli artefici occulti di ciò che ritengo una contro speculazione del concerto delle Banche Centrali (Unione Sovietica in testa). Ma ciò sarebbe acqua passata se la storia non si ripetesse. Ribadiamo che allora le Autorità riuscirono a dimostrare tutto come una folle diavoleria mafiosa del Sindona.
In salotto, nonno Calogero,
Quel che mi interessa è oggi. Allora di questa dissennata speculazione valutaria la magistratura non capì o non le fu fatto capire nulla. Non vi è un accenno nelle sentenze nelle varie condanne. Eppure avevano (tra l’altro) il mio rapporto ispettivo. Eppure potevano leggere il libro Soldi truccati, ove l’aspetto valutario del crack Sindona è totalmente dichiarato.
Oggi una domanda si impone: perché tanta sonnolenza mentale della magistratura milanese e perché invece oggi si inventano colpe immaginarie di intelligenti, saggi, avveduti grand commis dello Stato. Il Governatore della Banca d’Italia ha mansioni costituzionali di difesa della moneta, e di avvedutezza nrl sovrintendere alla politica bancaria. Il Governatore è anche il banchiere dei banchieri: deve agire in armonia con le peculiarità dei mercati e delle borse, necessariamente aperti alle aggressioni speculative mondiali. Se è impari, perché astretto dai lacci e laccioli di cui parlava Carli, beh! povera economia finanziaria nazionale.
Ed un Governatore non può non servirsi di banchieri ultra abili e competenti, anche arditi nel contrastare i callidi giochi degli speculatori esteri e soprattutto “estero-vestiti”. La calata degli Unni non si rintuzza con l’ottusità del perbenismo togato. Non vi sarà più la Costituzione Materiale con cui inventare la “rilevanza” della Banca d’Italia a livello della legge suprema, ma ogni suo connesso fatto va visto alla luce del riflesso costituzionale visto che in definitiva si tratta di apicali Autorità monetarie. Un gretta osservanza di regole di diritto privato possono significare inadempienza istituzionale ben più colpevole.
Flash-back
30 anni fa il caso Baffi-Sarcinelli
24 marzo 1979
La mattina del 24 Marzo 1979 quando il colonnello Campo dei carabinieri si presenta in via Nazionale, presso la sede della Banca d’Italia, per notificare una comunicazione giudiziaria al governatore Paolo Baffi ed eseguire il mandato di cattura spiccato nei confonti di Mario Sarcinelli, vicedirettore generale nonché capo dell’Ispettorato vigilanza sugli istituti di credito della Banca d’Italia. A emettere i due provvedimenti sono il giudice istruttore Antonio Alibrandi e il pm Luciano Infelisi. In realtà anche Baffi dovrebbe essere arrestato ma evita il carcere “in considerazione dell’età avanzata”. La notizia si diffonde rapidamente: è la prima volta che un altissimo dirigente della Banca d’Italia subisce l’onta dell’arresto.
Baffi e Sarcinelli, per capire le loro accuse, occorre fare un tuffo nel passo.
Il 13 Luglio 1977 il senatore DC Vincenzo Carollo (iscritto alla P2) presenta una interrogazione parlamentare circa i finanziamenti erogati dall'IMI, attraverso il Credito Industriale Sardo (CIS), a favore della SIR di Nino Rovelli. Nel comitato esecutivo dell'IMI sedevano, all’epoca dei fatti, anche Giorgio Cappon, Paolo Baffi e Nino Andreatta. A seguito dell’interrogazione Carollo parte un’inchiesta della magistratura sulle presunte irregolarità nelle procedure di emissione dei crediti alla SIR. In realtà alla fine questa inchiesta porterà all’incriminazione di Rovelli e dei suoi collaboratori per truffa ai danni dello Stato, ma questo solo molto tempo dopo i fatti che qui raccontiamo.
L’azione nei confronti dei vertici della Banca d’Italia comunque prende le mosse proprio da questa inchiesta: Baffi e Sarcinelli vengono accusati di aver nascosto alla magistratura inquirente un rapporto stilato dagli ispettori della Banca d’Italia proprio sui finanziamenti del CIS alla SIR; inoltre si accusa il governatore di aver agito per coprire proprie responsabilità, in quanto ex membro del comitato esecutivo dell’IMI. Tuttavia queste accuse appaiono fin da subito infondate e quantomeno pretestuose e l’offensiva del giudice Alibrandi (personaggio vicino alla destra missina) eccessiva, tanto da creare imbarazzo nella stessa Procura di Roma.
Le reazioni non si fanno attendere. Il Direttorio della Banca d’Italia (Baffi, Carlo Azeglio Ciampi e Alfredo Persiani Acerbo), immediatamente convocato, emette un comunicato: si assicura la massima collaborazione alla magistratura; si respingono con determinazione tutte le accuse mosse a Sarcinelli e si ribadisce la correttezza dei vertici dell’Istituto; i membri del Direttorio minacciano inoltre di dimettersi. Gli stessi collaboratori di Sarcinelli difendono l’operato del loro direttore: dicono ai giornalisti che la procura di Roma conosce benissimo la procedura che l’Ispettorato segue per le ispezioni bancarie; che vengono sempre comunicati alla magistratura tutti i rapporti da cui emerga un reato ma che dal rapporto sul CIS non emergeva alcun reato e comunque il rapporto stesso era sempre a disposizione dei giudici. A suffragare questa tesi c’è in effetti la “perizia fiume” sui finanziamenti del CIS già eseguita, su incarico della stessa procura di Roma, da un gruppo di esperti (Ferri, Arcangioli, Trementozzi, Del Maro, Bertani, Ranellucci, Sarnari, Piovano) che concludono così:
“Non trova spazio di credibilità che gli istituti di credito non abbiano tenuto fede ai loro obblighi legislativi e statutari. Si rimane increduli di fronte all’ipotesi che la truffa si sarebbe dovuta necessariamente compiere col concorso di un esercito di persone!”
I periti elencano tutti gli organi che d’accordo tra loro avrebbero dovuto alterare i documenti e concludono che l’unica cosa sbagliata nella vicenda SIR "sarebbe stato il grande programma di sviluppo totalmente o parzialmente inadeguato alle esigenze economiche nazionali."
Appare chiaro fin da subito che Baffi e Sarcinelli sono in realtà vittime di un gioco ben più grande. Eraldo Gaffino su “La Repubblica” del 25 Marzo 1979 scrive: "Il vice direttore generale [Sarcinelli] indubbiamente era divenuto negli ultimi anni uno dei più ferrei (e odiati) controllori delle banche italiane." Come già detto infatti Sarcinelli, oltre che vicedirettore generale, era responsabile di uno degli uffici chiave della Banca d’Italia: l’Ispettorato vigilanza sugli istituti di credito. Sempre Sarcinelli, d’intesa con il governatore Baffi, aveva fatto sciogliere il CdA dell’Italcasse, "cioè del più importante istituto di credito dove si concentrava il potere democristiano" [E. Gaffino cit.]; aveva ordinato un’ispezione (effettuata tra il 17 Aprile e il 17 Settembre 1978) presso il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi; manteneva una posizione nettamente contraria al salvataggio della Banca Privata Italiana di Michele Sindona, appoggiandone il liquidatore, l'avvocato Giorgio Ambrosoli, nonostante le forti pressioni di una parte del mondo politico, in particolare la corrente andreottiana della DC. Sono queste ultime due vicende, ma lo si scoprirà solo in seguito, a far scattare le manette ai polsi del vicedirettore. Nel suo libro “Un eroe borghese” Corrado Stajano rileva lucidamente:
Nell’affare Baffi–Sarcinelli c’è una sostanziale ripetitività con l’affare Ambrosoli-Sindona, più bruciante, più tragico. I giornali che attaccano il governatore e il suo modo indipendente di guidare la Banca d’Italia sono gli stessi che hanno avallato Michele Sindona nelle sue avventure, disavventure e nel tentativo di salvataggio: “Il Fiorino”, “Il Borghese”, “Il Secolo d’Italia”, l’agenzia “Aipe” e l’Agenzia “OP” di Mino Pecorelli. Anche il gioco delle parti è lo stesso, uguali o simili i personaggi, Andreotti, Evangelisti, Stammati, gli uomini del Banco di Roma, la Società Generale Immobiliare, i palazzinari romani, i giornalisti della P2 con in più i magistrati dell’ufficio istruzione di Roma, Luciano Infelisi, Achille Gallucci, Antonio Alibrandi.
Il 2 Aprile 1979 viene pubblicata una dichiarazione-manifesto a favore di Baffi e Sarcinelli firmata tra gli altri da Federico Caffè, Nino Andreatta, Luigi Spaventa, Claudio Napoleoni, Siro Lombardini, Mario Monti, Luciano Cafagna, Ezio Tarantelli, Franco Reviglio. Risultato: tutti i firmatari vengono convocati dai magistrati come testimoni. Il 5 Aprile Sarcinelli ottiene la libertà provvisoria ma solo dopo che, ventiquattro ore prima, Baffi è stato costretto a firmare la sua sospensione dall’incarico di capo della Vigilanza. Il governatore nel suo diario del 4 Aprile scrive:
“La lettera di sospensione a Sarcinelli è l’atto più avvilente al quale sia stato chiamato nella mia vita. La mortificazione mi viene inflitta con l’incriminazione e con questo atto che impone l’abbandono della carica: non posso continuare a identificarmi col sistema delle istituzioni che mi colpisce o consente che mi si colpisca in questo modo. Inoltre sono paralizzato nell’esercizio delle mie funzioni: come potrei discutere di industria chimica al CIRC o inviare rapporti al giudice penale su ipotesi di reati simili a quelli di cui sono imputato?”
Il 6 Aprile su “La Repubblica”, in una intervista a Giuseppe Turani, Nino Andreatta ripercorre la vicenda dei finanziamenti alla SIR, ammettendo che fu un grosso errore tecnico ma precisando:
“L’idea che dietro quell’errore ci fosse un disegno criminoso mi sembra pazzesca. Per noi in quel momento si trattava solo di utilizzare i soldi raccolti sul mercato per un’operazione che rientrava perfettamente nella logica di una banca di finanziamento industriale. [...] Io sospetto però che si voglia colpire Baffi come ex presidente dell’IMI per colpirlo in realtà come governatore della Banca d’Italia.”
Sempre lo stesso giorno su “La Repubblica” il direttore Eugenio Scalfari si domanda “A chi piace questo golpe?” e tra l’altro rileva:
“In tutta questa vicenda il presidente del Consiglio [Andreotti] è rimasto assolutamente muto. E’ un silenzio assai strano. […] La Banca d’Italia ha promosso negli ultimi tempi azioni ispettive nei confronti di alcuni “santuari” del potere. In particolare le ispezioni hanno avuto per oggetto l’Italcasse e il Banco Ambrosiano. Il silenzio della Presidenza del Consiglio è forse motivato da quelle ispezioni e dal desiderio di sgombrare il campo da vigilanze troppo meticolose? Noi non vogliamo crederlo, ma il silenzio del presidente del Consiglio certo non ci aiuta a respingere questo sospetto. […] A questo punto ciascuno dei protagonisti politici deve parlar chiaro ed assumere le relative responsabilità. Far finta che tutto stia procedendo normalmente è un’ipocrisia che ormai non regge più.”
In effetti il silenzio di palazzo Chigi è… assordante. Andreotti pare voglia apparire "neutro, quasi anglosassone" [C. Stajano cit.]. Commentando nel suo diario la dichiarazione manifesto dei professori pubblicata il 2 Aprile scrive: "Temo che non giovi a trovare una rapida via d’uscita."
Il 15 Aprile è Massimo Riva, giornalista e senatore della Sinistra Indipendente, a scrivere un pezzo durissimo contro il Presidente del Consiglio chiedendo una convocazione straordinaria della Camera. Anni dopo, nell’elogio funebre scritto dopo la morte di Baffi e prima della pubblicazione del diario del governatore, Andreotti cercherà di giustificare quel suo comportamento:
“Presiedendo il Governo, dovetti intervenire per sottolineare che la Banca d’Italia ha un ruolo così superiore e atipico che dovrebbe conseguirne una salvaguardia particolare persino nelle procedure penali. E potei farlo con una certa efficacia proprio perché (pur prendendomi da alcuni male parole e incomprensioni) non mi misi a polemizzare in pubblico, come altri fecero, dando addosso al giudice. […] I legionari della zizzania non persero tuttavia (né perdono) l’occasione per insinuare chi sa quali retroscena politici per lo svolgersi di quella penosa congiuntura.”
Tuttavia a confermare ai “legionari della zizzania” i sospetti su “chi sa quali retroscena politici” sarà una fonte del tutto inaspettata.
Il 21 Aprile 1979, conversando a palazzo di giustizia con il redattore giudiziario de “Il Messaggero”, il giudice Alibrandi rivela che Mario Sarcinelli è stato così duramente colpito dalla magistratura romana perché, nella sua attività di capo della Vigilanza, sembrava aver preso particolarmente di mira istituti bancari in Trentino, in Veneto e in Sicilia, "cioè in quelle località notoriamente note come feudi democristiani." Il redattore de “Il Messaggero” scrive:
Sorpresi di tanta franchezza, i giornalisti hanno chiesto ad Alibrandi come mai si sia fatto paladino della DC nei confronti della presunta “persecuzione” della Banca d’Italia. Risposta del giudice:
“Qui non si tratta di ideologie ma d’amministrare la giustizia ed io, come giudice non posso non rilevare questa mancanza di obiettività da parte della Banca d’Italia. C’è da augurarsi che Sarcinelli impari la lezione, se un giorno o l’altro riprenderà il suo posto”.
“La Repubblica”, il giorno dopo, commenta:
Siamo dunque in presenza d’un magistrato il quale applica la legge per dare ad un cittadino veri e propri “avvertimenti mafiosi” per conto del partito di governo […] incurante delle conseguenze che questo modo di procedere potrà avere su una delle principali istituzioni dello Stato, nella speranza che quel cittadino “impari la lezione” e la smetta dunque di fare il dover suo. Dichiarazioni del genere gettano un’ombra sinistra su una delle più delicate vicende giudiziarie di questi anni e sui legami sotterranei tra gli uffici giudiziari romani e il partito democristiano.
31 Maggio 1979, stralcio della relazione del governatore della Banca d’Italia per l’assemblea annuale:
Ai detrattori della Banca, auguro che nel morso della coscienza trovino riscatto dal male che hanno compiuto alimentando una campagna di stampa intessuta di argomenti falsi o tendenziosi e mossa da qualche oscuro disegno.
Anni dopo commentando queste frasi lo stesso Baffi scriverà:
Queste parole piuttosto pacate non danno certo la misura dell’amarezza e dello sdegno che io provavo in quei giorni: ma se vi avessi dato sfogo, forse mi sarei procurato nuove incriminazioni.
E’ uno degli ultimi atti da governatore della Banca d’Italia.
Quello stesso 31 Maggio Baffi annuncia di voler lasciare la carica entro pochi mesi. La lettera formale di dimissioni viene recapitata al competente Consiglio superiore della Banca d’Italia il 16 Agosto ma la notizia viene diffusa solo dieci giorni dopo. Nella lettera il governatore indica un termine ultimativo di sei mesi entro cui dovrà essere risolto il problema della sua successione. Il 20 settembre 1979 il Consiglio superiore della Banca d’Italia, riunito in seduta straordinaria per “prendere atto” delle dimissioni di Baffi, nomina i nuovi vertici dell’Istituto: governatore Carlo Azeglio Ciampi (ex direttore generale); direttore generale Lamberto Dini (ex direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale); vicedirettori (riconfermati) Mario Sarcinelli e Alfredo Persiani Acerbo. Baffi viene nominato presidente onorario. In serata il Governo ratifica la decisione. L’insediamento dei nuovi vertici avverrà l’8 Ottobre successivo.
In Salotto casa nonno:
Si conclude così con un arroccamento dell’establishment di via Nazionale intorno ai “suoi” uomini e ai “suoi” tecnici quello che il “Financial Times” aveva definito qualche giorno prima, ripercorrendo in un lungo articolo l’intera vicenda, un gravissimo "assalto dei politici" all’istituzione più prestigiosa e "più incontaminata" dello Stato italiano. Il quotidiano londinese non esita a mettere sullo stesso piano l’attentato di via Fani con l’arresto di Sarcinelli e l’incriminazione di Baffi. E aggiunge che una battaglia è stata comunque già persa dall’Istituto di emissione: continua infatti a pendere sul capo di Sarcinelli un ingiusto mandato di cattura, e quindi "l’Ispettorato vigilanza sugli istituti di credito da lui diretto è ancora completamente paralizzato". Ricorda le indagini di Sarcinelli sull’Italcasse e soprattutto su Sindona (e le grane che ciò ha provocato alla DC) e chiude amaramente citando l’ex governatore Guido Carli:
I politici italiani non sono interessati a come funziona il sistema bancario, alle politiche che esso propone e porta avanti. Essi vogliono solo piazzare i loro uomini nel sistema e tenere lontani coloro che appartengono a gruppi di potere rivali.
Proprio per evitare contaminazioni pericolose del mondo politico Baffi sceglie quindi, come ultimo atto, di portare al vertice dell’Istituto solo i “suoi uomini”.
La vicenda in cui furono coinvolti Paolo Baffi e Mario Sarcinelli ebbe fine l’11 Giugno 1981 con una sentenza di proscioglimento del giudice istruttore Antonio Alibrandi per tutti gli imputati.
Nel 1984 il giudice istruttore della procura di Milano, Giuliano Turone, nell’ambito dell’inchiesta su Michele Sindona rileverà come il puntuale operato di Sarcinelli costituisse "un oggettivo ostacolo agli interessi finanziari facenti capo [al] “sistema di potere” della P2 , del quale Sindona e Calvi erano solo due esponenti di rilievo." [Sentenza-ordinanza 17 Luglio 1984] La manovra della procura di Roma, paralizzando di fatto la Banca d’Italia e impedendole per oltre un anno di adottare provvedimenti amministrativi nei confronti del Banco Ambrosiano, consentì a Roberto Calvi di proseguire i suoi criminosi maneggi finanziari e le malversazioni che porteranno l’Ambrosiano stesso alla bancarotta.
Nel Luglio del 1986 il faccendiere Francesco Pazienza confermerà alla magistratura che l’incriminazione di Baffi e Sarcinelli era stata decisa dalla Loggia P2 nel corso di una riunione svoltasi a Montecarlo, presenti il presidente del Banco Ambrosiano, Roberto Calvi, e il braccio destro di Licio Gelli, Umberto Ortolani.
La manovra dei magistrati romani Antonio Alibrandi e Luciano Infelisi resterà impunita. La vedova di Roberto Calvi, Clara Canetti, racconterà ai magistrati milanesi che suo marito aveva regalato ad Infelisi una lussuosa BMW dotata anche di computer di bordo. Questa denuncia darà luogo ad un’istruttoria presso la procura di Perugia che si concluderà con il proscioglimento del magistrato romano. Anni dopo, nel 1998, in un'intervista al quotidiano “La Padania”, Luciano Infelisi, diventato procuratore generale presso la Corte d’Appello di Roma, cercherà ancora di dimostrare la correttezza sua e di Alibrandi nella conduzione del caso Baffi-Sarcinelli.
Mario Sarcinelli è rimasto in Banca d'Italia fino al 1981. E' stato direttore generale del Tesoro e, per pochi mesi, ministro. Oggi insegna Economia Monetaria all’Università “La Sapienza” di Roma ed è consigliere e membro del comitato esecutivo dell'ABI.
Paolo Baffi ha insegnato Politica monetaria presso la facoltà di Scienze politiche dell'Università "La Sapienza" fino al 1981. E' morto il 4 Agosto 1989. "Dolente figura di uomo di Stato ancorato ai principi della corretta amministrazione, non rimarginò mai più quella sua ferita inflittagli dieci anni prima." [C. Stajano, cit.].
In Salotto casa nonno:
Anna ascolta con attenzione le parole del nonno, la storia delle Banche in Italia sembrano ripetersi. Si è fatto tardi e la ragazza saluta con la buona notte Calogero; domani deve incontrare la sua amica.
Facoltà universitaria di Architettura.
La mattina seguente Anna esce dal portone e si avvia verso l’appuntamento che ha con la sua amica presso la facoltà universitaria di Architettura.
In aula Magna si svolge una riunione con gli studenti di facoltà, ha la parola e sentiamo parte del suo intervento la sua amica Laura. Il suo discorso è accentrato su la speculazione delle Banche Europee che toccano paesi come l’Italia, la Spagna, Grecia e Germania.
Le ritroviamo al bar della facoltà davanti a due bevande per raccontarsi le realtà che Anna vive in Spagna dopo qualche anno lontana dalla sua città e Laura si confronta con le sue esperienze romane. Scopriamo nel sentirle parlare, l’organizzazione di una manifestazione importante a Roma il 17 novembre 2012 contro la crisi e sul potere bancario che gestisce l’Europa.
- Scontri con le forze dell’ordine, atti di vandalismo contro le banche, fumogeni, feriti. Videocronaca di una giornata che doveva essere di protesta contro le politiche di austerity del governo e che si è trasformata in una giornata di guerriglia urbana –
http://www.oggi.it/attualita/cronaca/2012/11/14/sciopero-generale-europeo-manifestazioni-e-scontri-ferito-un-poliziotto-a-torino/
CASA Calogero:
Anna rientra a casa, sente la TV accesa su un TG, e trova nonno Calogero che sta rovistando su le sue carte. Tira fuori un giornale, IL CORRIERE del 31 ottobre 2011 con il titolo: Unipol, condannati Fazio e Consorte - Per l'ex governatore di Bankitalia tre anni e mezzo di carcere. Carcere anche per l'editore Caltagirone.
Si rivolge ad Anna mostrando il giornale:
Antonio Fazio MILANO - Giovanni Consorte, ex presidente di Unipol, prima condannati e poi assolti: "assoluto protagonista" della tentata scalata di Unipol a Bnl nel 2005. E' quanto emerge dalla pubblicazione delle motivazioni della sentenza con cui i giudici di Milano il 31 ottobre scorso hanno condannato Consorte a tre anni e dieci mesi 1. "Tenuto conto sia del ruolo formalmente rivestito all'interno della società (quale amministratore delegato) sia per quanto operativamente posto in essere nell'ambito della vicenda", si legge nelle motivazioni, "è infatti del tutto evidente che Consorte abbia agito, nell'ambito degli eventi sviluppatisi da marzo a luglio 2005, da assoluto protagonista, essendo e apparendo quale l'ideatore, promotore ed esecutore dell'iniziativa (in qualunque prospettiva la si voglia considerare, ossia se lecita od illecita), ruolo mai smentito e, anzi, rivendicato".
LE MOTIVAZIONI (PDF) 2
Se Consorte è stato al centro dell'operazione, Antonio Fazio ne è stato il "regista occulto" e "l'istigatore". Da qui la condanna dell'ex governatore di Bankitalia a 3 anni e 6 mesi di reclusione per aggiotaggio. Nelle motivazioni della sentenza, i giudici milanesi evidenziano: "le prove dichiarative raccolte, riscontrate dalle conversazioni telefoniche intercettate e dalla prova logica, inducono a ritenere fondata l'ipotesi accusatoria che vede Fazio perdere il ruolo di vigile equidistanza per assumere consapevolmente quello di 'regista occulto' e di istigatore, determinato a perseguire - con ogni mezzo fraudolento e/o elusivo della normativa in tema di opa e di patti parasociali - il suo fine di mantenere saldo il principio dell'italianità della banca".
Ruolo determinante, spiegano i giudici, anche per Carlo Cimbri, già direttore generale di Unipol, attualmente ad della compagnia bolognese, nella tentata scalata del 2005 ha avuto "lo stesso grado e misura di coinvolgimento di Consorte e Sacchetti", ex numero: per entrambi la condanna è stata di 3 anni e 7 mesi di reclusione
LE MOTIVAZIONI (PDF) 2
Se Consorte è stato al centro dell'operazione, Antonio Fazio ne è stato il "regista occulto" e "l'istigatore". Da qui la condanna dell'ex governatore di Bankitalia a 3 anni e 6 mesi di reclusione per aggiotaggio. Nelle motivazioni della sentenza, i giudici milanesi evidenziano: "le prove dichiarative raccolte, riscontrate dalle conversazioni telefoniche intercettate e dalla prova logica, inducono a ritenere fondata l'ipotesi accusatoria che vede Fazio perdere il ruolo di vigile equidistanza per assumere consapevolmente quello di 'regista occulto' e di istigatore, determinato a perseguire - con ogni mezzo fraudolento e/o elusivo della normativa in tema di opa e di patti parasociali - il suo fine di mantenere saldo il principio dell'italianità della banca".
Ruolo determinante, spiegano i giudici, anche per Carlo Cimbri, già direttore generale di Unipol, attualmente ad della compagnia bolognese, nella tentata scalata del 2005 ha avuto "lo stesso grado e misura di coinvolgimento di Consorte e Sacchetti", ex numero: per entrambi la condanna è stata di 3 anni e 7 mesi di reclusione
Infliggere ad un gentiluomo (per giunta cattolico osservante), come l'ex governatore di Bankitalia, 3 anni e 6 mesi di reclusione per aggiotaggio, scuote. Nelle motivazioni della sentenza, i giudici milanesi evidenziano: "le prove dichiarative raccolte, riscontrate dalle conversazioni telefoniche intercettate e dalla prova logica; inducono a ritenere fondata l'ipotesi accusatoria che vede Fazio perdere il ruolo di vigile equidistanza per assumere consapevolmente quello di 'regista occulto' e di istigatore, determinato a perseguire - con ogni mezzo fraudolento e/o elusivo della normativa in tema di opa e di patti parasociali - il suo fine di mantenere saldo il principio dell'italianità della banca".
Sfido qualsiasi giurista a dimostrarmi che la figura del governatore della banca d’italia possa essere ripiegato ad “un ruolo di vigile equidistanza dalle parti intente ad un’ opa”, istituto recente e discutibile. Per converso cercare di rispettare le funzioni delicate e di alto contenuto giuspubblicistico, persino costituzionale nell’alveo della difesa del risparmio. significherebbe assumere un ruolo di 'regista occulto' di quella che guarda caso è una funzione statutaria, istituzionale e persino costituzionale (se crediamo in una costituzione materiale): mantenere saldo il principio della italianità di una banca. Aggiungiamo noi del sistema bancario se ha ancora un senso l’interesse nazionale, se non vogliamo cadere in mano della speculazione estera magari massonica magari di rito scozzese. Già, impedire che una banchetta spagnola foraggiata da chissà chi fagocita la più grande banca nazionale sarebbe crimine, e adoperarsi in una attività meritoria ostativa di predaci assalti stranieri significa per la magistratura milanese istigare a fraudolenze in quanto attività fraudolenta ed elusiva della normativa in tema di opa o di patti parasociali.
Sentenza: concorso in aggiotaggio ed aggiotaggio significa turbare il mercato dei valori. Così mentre Fazio tenta di salvaguardare il mercato dei valori ”nazionali”, la magistratura milanese lo fulmina come “compare” dei furbetti del quartierino o magari in modo un po’ più nobile come sodale dei vecchi comunisti che tentano di impossessarsi di una grande banca (un po’ fascista).
Per la magistratura non basta la galera (e tanta) ma anche provvisionali da pagare subito alla fortunatissima banchetta spagnola, strumento di chissà chi: quattro milioni di euro di cui uno a carico dell’ex governatore. Che quei soldi non ce l’ha, deve farseli prestare. Dopo, un mezzo rinsavimento quella magistratura ce l’ha: niente comunque provvisionale. Ma intanto i buoi sono scappati, la nostra bilancia valutaria ne subisce danni per il momento irreparabili perché l’attuale crisi spagnola non consente recuperi cosiffatti. Rimaniamo in attesa che si pronunci definitivamente la cassazione.
L’intreccio dei commenti al prof. Di Grado lo estrapolo qui sotto Forse qualcuno sarà misericordioso con me e se non le esimenti qualche attenuante alla mia scostumatezza l’accorderà.
E mentre Calogero, rovista nelle sue carte, si rivolge ad Anna; Bisogna dirlo, fu Sarcinelli a comprendere per primo il forte elemento inquinante del “cambio assegni” . Decise di stroncarlo a suo modo. Inizio il tutto con una visita ispettiva su le aziende di credito, visita effettuata dal 05.10.1971 al 28.01.1972 all’Azienda di credito Pincherle-Levi & CC – Spa di Milano. Quella banca non esiste più; assorbita da una popolare Lodigiana che da piccola banchetta oggi domina il mercato italiano. Espandendosi tra la misteriosa finanza siciliana. La Banchetta era di proprietà ebraico-egiziana, vicina alla finanza araba, quella degli emirati, lavorando sul petro-dollaro. Punto di riferimento italiano in via Verdi a Milano. Proprio loro, consentivano una saldatura finanziaria, diversamente impossibile. Il gioco degli assegni circolari - una concessione eccezionale che la Banca d’Italia aveva dato per compensare i danni della persecuzione razziale del fascismo. Permettendo traslazioni in dollari tra aree con conflitto di guerra. Il gioco degli assegni fu scoperto e sottolineato in sede passando del tutto inosservato, l’ispezione fu archiviata senza lasciare traccia alcuna. Erano tempi di separazione tra banche e imprese, i banchieri aggiravano l’ostacolo con il giro di assegni circolari, permettendo l’aumento del capitale sociale delle industrie e, anticipi per l’acquisto delle armi da intermediari collusi da entrambi gli stati; egiziani o ebrei.
Ma, l’incidente penale più rilevante di via Nazionale è legato al giro di assegni a vuoto per traslare il denaro sporco, le indagini seguite dal giudice Viola portano alla vicenda Sindona, o al caso Felice Rovelli seguito dal giudice Alibrandi, con un risarcimento all’Imi di 980 miliardi e non sarà l' ultima. Non dirà la parola fine alla story iniziata nei primi anni Ottanta e scandita finora da almeno una dozzina di verdetti di vario grado, che ha attraversato le due Repubbliche con un ricco seguito di personaggi, misteri, testimonianze, digressioni e «rimasugli» processuali tutt' altro che trascurabili. Le prossime puntate sono già scritte: da un lato gli avvocati dei Rovelli sono ben decisi a ricorrere in Cassazione. Dall' altro, ancora apertissimo, c' è il filone dei 67 miliardi che proprio Felice avrebbe pagato «senza saperne il motivo» agli avvocati Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora. I miliardi, secondo l' accusa, sarebbero poi stati versati ai giudici per pilotare i processi e guadagnare ai Rovelli i miliardi a titolo di risarcimento per il mancato salvataggio del gruppo chimico crollato vent' anni fa.
Il 12 novembre 1979 Silvio Berlusconi riceve la visita di tre ufficiali della Guardia di Finanza nella sede dell'"Edilnord Cantieri Residenziali" s.a.s, società intestata ad Umberto Previti, ma di cui Berlusconi era proprietario unico. Nonostante ciò, agli agenti risponde di essere «un semplice consulente esterno addetto alla progettazione di Milano 2; i militari, pur avendo riscontrato più di un'anomalia nei rapporti tra lo stesso Berlusconi e misteriosi soci svizzeri, chiudono così l'ispezione. I finanzieri si chiamano Massimo Maria Berruti, Salvatore Gallo (iscritto alla loggia massonica P2 insieme a Berlusconi) e Alberto Corrado. Tutti e tre faranno carriera: Berruti, il capo-pattuglia, lascia le Fiamme Gialle pochi mesi dopo per andare a lavorare alla Fininvest come avvocato d'affari. Arrestato nel 1985 per lo scandalo “Icomec” (e poi assolto), torna in carcere nel 1994 insieme a Corrado per i depistaggi nell'inchiesta sulle mazzette alla Guardia di Finanza. In seguito viene eletto deputato di Forza Italia e del PdL, e poi condannato in via definitiva a 8 mesi di reclusione per favoreggiamento.
In seguito vennero le ispezioni delle banche milanesi, in quel periodo tutte le banche avevano i loro conti neri; si chiamavano sussidiari del fondo economico. Li, facevano affluire proventi occulti e da li prelevavano emolumenti riservatissimi. Enti statali, enti pubblici, grandi imprese dirottavano cospicue giacenze liquide presso gli istituti di credito a tassi irrisori. Sottobanco l’azienda bancaria erogava ai politici, agli alti dirigenti, agli intermediari integrazioni dei tassi prelevandole dai conti sussidiari del conto economico. La Banca d’Italia non solo sapeva ma voleva sapere con informative riservate: i giovani ispettori del momento si ribellarono dicendo che non era conforme alla legge bancaria che invocava per le aziende di credito una funzione di pubblico interesse.
Anna
Sai Nonno, gli ispettori della Banca d’Italia sono tornati a fare visita alla Banca Popolare di Milano. Tra gli obiettivi; controllare che i nuovi vertici stiano portando avanti con efficacia una serie di misure per risanare la banca e in particolare per ridurre rischi da 7,7 miliardi di euro che gravano sul patrimonio. Secondo fonti finanziarie, da lunedì una decina di ispettori di Bankitalia si è insediata negli uffici di Bpm, in piazza Meda a Milano, per avviare un’indagine ampia a 360 gradi che con ogni probabilità durerà qualche mese. L’ispezione servirà a verificare che siano state eliminate in tutto o in parte le «criticità organizzative» rilevate nella precedente ispezione che Bankitalia fece dal settembre 2010. Da inizio anno i vertici della banca, il presidente del consiglio di gestione Andrea Bonomi e il consigliere delegato Pietro Montani, sono al lavoro per tamponare e rimediare a una situazione ereditata dalla gestione Ponzellini che, finita nel mirino di Bankitalia, aveva generato «fattori di ponderazione prudenziali»,
nel gergo finanziario add ons, per 7,7 miliardi.
Nonno Calogero
Come fai a sapere queste cose?
Anna
Ho paura che da 60anni a oggi l’Italia non sia cambiata.
Int. / Riunione movimento indignati
Un gruppo di giovani (una decina circa) e meno giovani preparano la manifestazione del 15 ottobre 2012
1° Giovane
La giornata del 15 deve essere una giornata di mobilitazione globale.
Ci sono più di ottanta paesi il movimento dei cosiddetti “indignati”
occuperanno strade e piazze di 952 città per contestare il potere finanziario globale.
E non vorrei che gli scontri avvenissero solo a Roma.
2° Giovane
La cosa credo meriti una riflessione. In Italia, siamo straordinariamente incapaci di imparare le lezioni del passato. Questo vale a livello di classe dirigente, ma evidentemente anche a livello dei movimenti. Non voglio ridurre il discorso al solito “violenza sì/ violenza no”. Personalmente, vedere gruppi di gente vestita di nero con i volti coperti, le spranghe in mano che si muovono compatti e con disciplina quasi militare, mi fa proprio incazzare di brutto. Ma il punto non è questo: in Val di Susa, per esempio, si fa un uso della violenza da parte dei No Tav finalizzata a un obiettivo preciso e a portata di mano: la chiusura dei cantieri. Il punto qui non è se si accettano o meno pratiche violente, bensì l’incapacità di gestione e di organizzazione, l’assenza di obiettivi e sbocchi politici.
ANNA
Quello che mi sconcerta è, che da quello che si sente in giro, l’esito catastrofico della manifestazione sia sopratutto il frutto delle divisioni, degli scazzi e della disorganizzazione di chi coordina la giornata. A tutti è noto che ci saranno scontri violenti, perché non ci sono strumenti per contenere questa violenza? Basta scegliere la formula dei sit-in sparsi per la città (o del sit-in/accampamento tipo Madrid) per rendere molto più difficile ai gruppi violenti mimetizzarsi nella massa e utilizzare gli altri manifestanti come scudo. E’ quello che è accaduto in tutti gli altri paesi del mondo. Perché, dieci anni dopo Genova, non si è ancora imparata quella dura lezione e ci ritroviamo ancora
ANNA
Quello che mi sconcerta è, che da quello che si sente in giro, l’esito catastrofico della manifestazione sia sopratutto il frutto delle divisioni, degli scazzi e della disorganizzazione di chi coordina la giornata. A tutti è noto che ci saranno scontri violenti, perché non ci sono strumenti per contenere questa violenza? Basta scegliere la formula dei sit-in sparsi per la città (o del sit-in/accampamento tipo Madrid) per rendere molto più difficile ai gruppi violenti mimetizzarsi nella massa e utilizzare gli altri manifestanti come scudo. E’ quello che è accaduto in tutti gli altri paesi del mondo. Perché, dieci anni dopo Genova, non si è ancora imparata quella dura lezione e ci ritroviamo ancora
schiacciati nello stesso angolo di allora?
In Italia sembra che siamo destinati a ripetere meccanicamente le dinamiche di sempre: corteo e comizio per i “buoni”; vetrine spaccate, auto incendiate e
“sbirri assassini” per i “cattivi”.
Il mondo sta cambiando sotto i nostri occhi, i movimenti più disparati in tutto il mondo inventano nuove ed efficaci forme di mobilitazione.
Noi siamo fermi agli anni ’70.
3°Giovane
Cazzo, non è un gioco. Non ci si può mettere alla guida di un movimento
contro il potere finanziario globale e pretendere che tutti ti lascino fare la tua manifestazione in santa pace. La polizia non è gestita bene? Può essere.
I politici strumentalizzano gli scontri? Che sorpresa! I mass media danno spazio
solo alla violenza oscurando i contenuti giusti della manifestazione?
Accade sempre così da decenni!!! Non si può continuare a fare le vittime
pretendendo che queste cose non accadano.
Bisogna farci i conti, ma bisogna farli per tempo.
ANNA
In rete, si leggono i commenti di chi sostiene la protesta violenta.
In rete, si leggono i commenti di chi sostiene la protesta violenta.
Si può discutere se sia giusto avere un atteggiamento sempre e solo non-violento.
In altre manifestazioni sono accadute azioni più gravi. I rioters (Rivoltosi)hanno attaccato in primis i manifestanti, e alcuni lo rivendicano: l’obiettivo è indirizzare il movimento
verso la lotta violenta, e chi non è d’accordo con queste pratiche viene attaccato.
Questa gente, pensa che le bombe carta possono esplodere negli sportelli bancomat, come se fosse il problema della finanza globale. Cioè: qual è l’obiettivo della violenza? Qual è la strategia politica che ci sta dietro? Che senso ha praticare la violenza
in un’unica data simbolo e in modo così sconsiderato? Se fossero davvero convinti
che la violenza sia la strada giusta, perchè praticarla una volta all’anno, per di più nascondendosi in mezzo a una manifestazione pacifica? Non ci sarà forse il bisogno che qualcuno raccolga questa rabbia e dia degli sbocchi politici?
Sarebbe ora che si iniziassero a giudicare i comportamenti delle persone
anche dagli esiti politici che determinano. Negli USA il 56% dell’opinione pubblica appoggia le proteste. Da noi Mario Draghi, la personificazione del potere finanziario internazionale, è un eroe.
CASA CALOGERO
Anna, percorre il corridoio con un tazzina di caffè in mano, entra nel soggiorno e porge il caffè a Calogero seduto su la sua poltrona che sta leggendo un articolo di giornale.
Calogero
A quell’epoca tutte le banche avevano i loro conti neri; si chiamavano
sussidiari del conto economico. Acquisita da proventi occulti e prelevati poi, in situazioni riservatissimi. Le banche non possono omettere movimenti di gestione. Quindi, l’occultamento consiste in tenere due gestioni parallele.
In quel periodo, una piccola banca milanese accordò ad un imprenditore
un anticipazione sui titoli, in realtà, vennero pignorate le azioni in cambio di
una decina di milioni. Si accaparrò mezza Isola d’Elba.
In quel periodo il diritto penale bancario era tabù per i magistrati; segreti d’ufficio, segreti bancari e soprattutto incompetenza creavano un buco nel settore penale.
Il reato era l’art. 2352 del codice civile, pegno usufrutto e sequestro delle azioni.
In effetti mancava la cultura giuridica specifica e la Banca d’Italia, di addestrare
in tal senso i suoi ispettori di vigilanza se ne guardava bene.
Il debito bancario aumentava a dismisura al punto di far dire ai responsabili della
Banca d’Italia di non poter più aumentare il rischio in ordine ai fidi eccedenti.
La Banca, fece valutare e si comprò i diritti opzionali dal borsino di Milano.
Nel Patrimonio della Banca entrò mezza Isola d’Elba, o per meglio dire;
ai proprietari della banca. Ufficialmente, il credito sotto veste di “sofferenza”
fu ammortizzata sul proprio conto, riconoscendo l’attivo come
partecipazione immobiliare. La ripulitura finale passò attraverso gli
storni, un capolavoro di ingegneria contabile.
Sul caso ci furono istanza al giudice civile, denuncie alla procura, lettere ai giornali, alle autorità e alla vigilanza, ma non successe assolutamente niente. Poi, si interesso il CSM, la pratica passò ad un giudice giovane e brillante ????????
Finì crivellato sotto la lupara dell’ndrangheta.
In seguito il defraudato della speculazione dell’isola d’Elba finì in manicomio.
ANNA
Com’è possibile che certi fatti cosi gravi siano sempre finiti in
un totale silenzio dell’opinione pubblica.
Calogero
Il potere sa essere potente, i comuni mortali sono troppo soli
per avere giustizia. Rischiando di finire anche alla gogna.
Casa Calogero Giorno Mattina
Anna sta per uscire, è nel corridoio e saluta il nonno a voce alta.
Anna
Nonno esco, non aspettarmi questa sera
Farò tardi.
Calogero
Fai attenzione oggi c’è la manifestazione,
Roma sarà blindata.
(a bassa voce) ….. come se non sapessi che starà in prima fila.
Giorno Est. Roma / Int. Bar
Anna è in strada, sta raggiungendo Piazza della Repubblica dove c’è il raduno per la partenza della manifestazione. Entra in un bar per fare colazione, non c’è molta gente ma, vediamo la TV accesa con un TG, la gente è distratta, Anna viene attratta dal servizio ….
Servizio TG con servizi della giornata:
Le manifestazioni si preparano in tutto il mondo.
15 ottobre 2011, decine di migliaia di persone hanno organizzato marce e manifestazioni in tutto il mondo per protestare contro le risposte della politica e del settore privato alla crisi economica, ritenute inefficaci e a sfavore dei giovani. L’iniziativa è ispirata a quelle dei cosiddetti Indignados spagnoli e dei manifestanti che in questi giorni si stanno dando da fare negli Stati Uniti con Occupy Wall Street e le altre marce di protesta. L’idea è di coinvolgere il maggior numero possibile di manifestanti da Italia, Francia, Germania, Russia, Stati Uniti, Polonia, Regno Unito, Paesi Bassi, Tunisia e diversi paesi nel Sudamerica.
L’iniziativa, spiegano sul País, è partita dalla Spagna e in poco tempo ha raccolto l’adesione di altri gruppi – più o meno organizzati – in giro per il mondo. Le ragioni della protesta sono molteplici e, benché non siano sempre del tutto chiare, possono essere divise in quattro grandi filoni: contro il sistema finanziario, paradisi fiscali compresi; contro il potere politico e i politici che hanno perso contatto con la realtà e con la popolazione; contro le iniziative militari, comprese quelle della NATO; e infine contro il potere mediatico, accusato di non dare spazio sufficiente al dissenso e di soffocare le voci libere, anche sulla Rete.
SERVIZI DI REPERTORIO / E Girato
La marcia della manifestazione in diversi punti della città, Roma.
Squadre di agenti in tenuta anti-sommossa schierata che blocca le vie della città.
Anna inserita con altri suoi compagni in un corteo.
Accenni di qualche scaramuccia di ragazzi estremisti che vengono isolati dalla maggioranza dei manifestanti.
Gli agenti di Pubblica Sicurezza schierati in fila in attesa di ordini dai loro superiori.
Anna e i suoi amici bloccano qualche giovane incappucciato mal intenzionato.
Si arriva a S. Giovanni, iniziano gli scontri. REPERTORIO di diversi fatti e/o cariche eseguite.
Anna cerca di uscire da quell’inferno insieme ai suoi compagni. La vediamo correre cercando di prendere una strada alternativa, gli agenti la notano, Anna scappa presa per mano da un suo compagno. La PS la seguono, Anna si ritrova in una via bloccata dai blindati PS. Sono circondati, non hanno scampo, si rendono conto del momento drammatico, i due alzano le mani e si addossano al muro di un palazzo. Ormai la polizia gli è addosso, vengono colpiti da manganelli in diverse parti del corpo benchè i ragazzi sono a terra.
Vengono presi di peso, messi in piedi immobilizzati e portati dentro un cellulare.
Li vediamo con la testa bassa, stremati, sporchi, ammanettati.
Anna alza la testa, la vediamo con il volto tumefatto sanguinante …..
ANNA
…. 60anni
e non è cambiato niente
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