mercoledì 5 ottobre 2016

Financial Times ci ripensa e stronca la riforma costituzionale e l'Italicum di Matteo Renzi: "Sono un ponte verso il nulla"



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"Un ponte verso il nulla". Il Financial Times ci ripensa e stronca la riforma costituzionale di Renzi. Con un editoriale di Tony Barber, il quotidiano della City di Londra critica la legge che sarà sottoposta al referendum il prossimo 4 dicembre. Secondo Ft le riforme "faranno poco per migliorare la qualità del governo, della legislazione e della politica", perché "quello di cui l'Italia ha bisogno non sono più leggi da approvare più rapidamente ma meno leggi e migliori''. Soprattutto leggi che poi vengano applicate e non bloccate dalla burocrazia.
L'articolo trae spunto dal rilancio del Ponte dello Stretto fatto nei giorni scorsi dal premier Renzi. Una strizzata d'occhio all'elettorato della destra: "Renzi mira a ridurre l'incentivo dei fedelissimi di Berlusconi a farlo cadere in caso di sconfitta al referendum. Ma vale la pena un simile progetto?".
Ma il punto è che "le riforme costituzionali faranno ben poco per migliorare la qualità del governo, della legislazione e della politica". Renzi, dalla sua, sostiene che le modifiche alla Costituzione daranno più stabilità al sistema istituzionale, ricorda Barber. Ma non servirà a molto perché il record di tutti i governi del Dopoguerra confutano questa tesi: il Parlamento italiano ha approvato più leggi di Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito. "Nonostante Renzi non abbia la maggioranza al Senato, il suo governo ha approvato la riforma del mercato del lavoro e le agevolazioni fiscali che sono al centro del suo programma".
Anche la riforma del Senato non aiuterà in questo senso perché il problema vero "è la frammentazione del sistema politico italiano". Barber sostiene che ogni partito e ogni corrente di partito sostiene diversi interessi economici, ideologici o sociali.
Non è finita: perché per il Financial Times anche l'Italicum è "una cattiva riforma", che consegna il potere "alla maggioranza per cinque anni".
'Nelle capitali europee, il sentimento comune è di sostenere Renzi. Un'Italia senza timone, vulnerabile a una crisi bancaria e al movimento anti-establishment dei Cinque Stelle, causerebbe seri problemi. Eppure, una sconfitta di Renzi al referendum non per forza destabilizzerà l'Italia. Una vittoria, invece, potrebbe far emergere la follia di mettere gli obiettivi di sopravvivenza (politica) che ha Renzi davanti al vero bisogno strategico dell'Italia: quello di una sana democrazia''.
Financial Times cambia verso. E' un'inversione di 180 gradi quella di Tony Barber. L'editorialista del quotidiano economico aveva scritto a luglio scorso un articolo in cui la pensava diversamente. "La sconfitta rischierebbe di gettare l’Italia in uno stato di prolungata instabilità politica ed economica", aveva scritto Barber. Non solo: la sconfitta di Renzi "potrebbe mettere l’Italia, paese cruciale per la sopravvivenza dell’unione monetaria, nelle mani di un partito idiosincratico, del tutto inesperto a livello nazionale e che vuole far uscire il paese dall’eurozona". E infine concludeva: "Numerose bucce di banana si trovano lungo il cammino dell’UE nei prossimi 12 mesi, da una potenziale vittoria dell’estrema destra in Austria alle elezioni in Olanda e Francia. Ma il referendum costituzionale italiano potrebbe essere la più scivolosa di tutte".
La preoccupazione dei Paesi e degli investitori stranieri, stando ai report di Barber, sembra quindi essere scemata in questo lasso di tempo. Il quotidiano della City ora lancia una sorta di allerta nel caso di vittoria del Sì. Qualcosa è cambiato

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