24 luglio 2014
Egr. dott. Taverna, vedo con piacere che le sue fatiche per
onorare al meglio il suo compaesano l'hanno condotto ad essere in possesso di
molti documenti sul suo personaggio. Pertanto mi permetto, se me lo consente, di
incitarla a produrra un'ampia antologia di documenti, da lei introdotti con una
analisi critica approfondita, al fine di dare alle nuove generazioni quello di
cui sono privi, la conoscenza della verità. Questa sua, sarebbe un'opera
encomiabile che La porrebbe al di sopra delle parti ed eviterebbe
quell'apparente personalismo che traspare nella passione della sua ricerca.
Questa passione ci può portare a vedere nemici là dove non ci sono. Credo nel
suo impegno e mi auguro che quanto prima Lei ci consegni quest'opera che
sarebbe tanto utile alla conoscenza della nostra storia passata. Mi scuso per
il suggerimento e le auguro un buon lavoro.
La ringrazio per il suo suggerimento e il suo augurio. Cpme
bene Leo ha apito non sono un addetto ai lavori storici. Non faccio quindi
scienze sociali e pertanto la doverosa £auvalutatività" mi manca". A
dire il vero persino mi irrita. Spero Spero di trovare in Lei quell' addetto
ailavpri per aggiungere un ulteriore tasselloal suo preziosissimo lavoro di
storico, magari a detrimento della Sua passione politica (che molto collima con
la mia) che non potrà certo negare.
La ringrazio tantissimo per l'attenzione a questi mei
appunti che difficilmente avranno uno sbocco sistematico. Non sono in grado.
Rinnovo i sensi dela mia più profonda stima. (Mi scuso per gli errori).
25 luglio 2014
Per la Cernigoi v’è certezza assoluta: il Messana è
CRIMINALE di GUERRA. Il suo giudizio è inappellabile. Lei si arroga il diritto
di giudicare e condannare. Con quale autorità, con quali prove, con quale
istruttoria? Non ha titolo, non ha elementi, non può provare nulla. Per me
diffamare qualcuno a mezzo stampa quale criminale di guerra sapendo che giammai
costui era stato condannato per siffatto gravissimo crimine è materia da codice
penale. Io l’art. 595 u.c. C.P. ce lo vedrei tutto ma non sono né pubblico
ufficiale né magistrato, né istituzione pubblica (in questo caso il Viminale
quale parte offesa). La Cernigoi non poteva non sapere che all’Archivio
centrale di Stato vi sono faldoni e faldoni del SIS, seconda sezione ove il
caso è ben sviscerato e l’adamantino comportamento del Messana vi riluce
inconfutabile. Scrive la Cernigoi: Criminali di guerra
Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di
guerra denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i
crimini di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di
denuncia, redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale
jugoslava in data 14/7/45 [7], lo accusa, sulla base di documentazione che era
stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di
occupazione, di crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico;
torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di
civili in condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei
territori occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione
dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”.
Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con
il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana
dott. Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi
imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data
21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e
Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della
questura di Lubiana [8], che fanno riferimento ad una “operazione di polizia
politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario
Antonio Pellegrina sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula
sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima
citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot
(a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre a pene minori. Messana e
gli altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una
indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti
furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine
per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale
indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca,
Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed
altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la
buona riuscita delle indagini relative all’attentato di Preserje. Nello
specifico Messana ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda
dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”.
Ettore Messana fu anche segnalato con nota del 21/9/45
dall’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma al Prefetto di Trieste,
che richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA [9]. Il risultato di
questa indagine è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata
dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa
[10], dalla quale citiamo alcuni passaggi.
“… il Messana era preceduto da pessima fama per le sue
malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città
aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi
brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni
(…) vi era anche (la voce, n.d.r.) che ordinava arresti di persone facoltose contro
cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti
personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in
carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la
liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si
faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui
aveva ricavato lauti profitti.
Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al
giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto
Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del
Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne
di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle
distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia,
che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati
politici (…)”. ::::::::::::::::::
Ma al Ministero degl’Interni, al SIS si sa bene che trattasi
di tentativo titino di criminalizzare l’intera Italia. Siamo nel 1945-46. Orde
di ex partigiani titini scendono persino col paracadute in Italia a tentare
vendette, a commettere atti di giustizia sommaria, a macchiarsi di infami
delitti. Le carte del SIS sono molteplici e inequivocabili. Non punge vaghezza
alla Cernigoi di contestualizzare le effervescenze punitive slave con questo
clima terroristico che disseminano in Italia?
In Jugoslavia da parte dei Partigiani Titini si confezionano
reboanti capi di accusa contro i nostri concittadini rei soltanto di esservi
stati comandati in tempi di guerra magari con incarichi polizieschi; si mandano
granguignoleschi papielli accusatori. Ma sono le stesse commissioni di guerra
estere che rimettono, dopo una prima sbozzata, le accuse alle competenti
autorità italiane. E in Italia queste più ponderate carte arrivano e queste
carte si trovano a Roma, al SIS ed ora in ACS. Ebbene di tutta quella
paccottiglia della Cernigoi relativa al Messana, al Ministero giunge il
foglietto che noi pubblichiamo. Trattasi dello “STRALCIO RELAZIONE 12”:
L’accusa titina infierisce contro magistrati italiani, funzionari di P.S. e
soprattutto contro Grazioli che fu un personaggio non del tutto negativo stando
agli studi di Sala. Il MESSANA vi viene fatto entrare per il rotto della
cuffia: non c’è nulla di specifico contro di lui. Pretestuoso, prevenuto e
diffamatorio è volere a tutti i costi il questore come colui “che esortava
personalmente gli aguzzini ad infierire contro le proprie vittime”. Quali
prove? Nessuna, quali testimonianze? Nessuna, come si poteva affermare. e dalla
parte lesa, qualcosa del genere? Fandonia: un questore se ne sta nei suoi
uffici, non scende negli scantinati ad incitare scherani ai suoi ordini a
violentare innocenti vittime. Fantasie da menti malate o si vede che non si è
mai stati in questura a rispondere ad interrogatori sia pure serrati ma per la
cultura giuridica italiana sempre con il senso del limite. Tanto è vero che in
Italia il SIS neppure prende in considerazione questa calunniosa accusa titina
contro il Messana. Anzi il Messana viene inviato persino in Sicilia nell’aspra
lotta al banditismo filoamericano del fuori legge Giuliano di Montelepre. E il
Questore Ettore Messana viene promosso Ispettore generale di P.S., insignito di
onorificenze di altissimo livello e viene nominato Grande Ufficiale; e guarda
caso ottiene l’esclusiva commenda dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro, roba
sabauda insomma. La ruggine slava, che si può comprendere ma giammai condividere,
è solo appiglio per postumi scoop giornalistici che francamente sono
disgustosi. La Cernigoi sa che il Messana neppure fu scalfito da quelle
infamanti farneticazioni slave. Non c’era materia alcuna. Eppure quando gli
slavi accennarono a fatti e vicende che potevano destare sospetto,
l’istruttoria scattò accurata, precisa, inflessibile. Le carte del SIS lo
dimostrano. Consultarle per credere.
Singolare la chiusa degli accusatori slavi: “secondo le
istruzioni di GRAZIOLI operavano anche i suoi organi civili e principalmente il
questore di Lubiana Ettore Messana, uno dei maggiori carnefici” Ma di grazia
quale furono queste “carneficine del Messana? Nulla di nulla. Vi fu
l’esecuzione di Tone TOMISIC che invero mi lascia perplesso. Ma quella nacque da
una sentenza “del tribunale di guerra di Lubiana preseduto dal dr. MACIS”. Il
Sis fece, dopo, una accurata inchiesta. Al SIS si ebbe modo di appurare quale
fu il ruolo del Messana. Il Messana aveva minuziosamente ragguagliato la
magistratura su l’operato della questura di Libiana. All’ Acs abbiamo trovato
il fascicolo. Trattasi della denuncia del 4 aprile del 1942 n. 05698/1942 Gab,
di Prot. Il Messana è esaustivo, preciso, formale. Ne riportiamo qui sotto
alcune fotocopie. Basta darvi uno sguardo per sbugiardare la Cernigoi e i
titini circa l’inventata accusa che il processo era stato intentato “in base a
false testimonianze del commissario di P.S. PELLEGRINI e di altre persone al
servizio di Grazioli”. No! Invero erano stati i tedeschi che avevano scoperto
il covo dei partigiani slavi e avevano costretto la questura ad irruzioni,
interrogatori ed arresti0. Noi pensiamo che la stessa sentenza del MACIS sia
stata imposta dalla Ghestapo. Ma qui il Messana non c’entrava più. Anzi tutto
lascia capire che il Messana fosse tanto poco gradito ai tedeschi da giubilarlo
subito dopo quella esecuzione che tantò impressionò; le SS non furono
certamente estranei allo sbolognamento del Questore. Appare infatti non gradito
ai falchi del Viminale per cui ritirarsi come in subordine a Trieste. Il suo
ruolo fu così defilato da fare poi scrivere ai suoi denigratori che ”costui non
riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare
rilievo”. L’addebito dispregiativo negli intenti di allora, oggi suona come epitaffio
laudativo del Messana: questi non fu 0 quindi per nulla complice delle famose
Foibe che oggi si sono riesumate per doverose condanne.
25 luglio 2014
Lillo Taverna Quanto di vero c'è in questa pagina di pretesa
storia del caso Giuliano? Nulla o quasi nulla. L'intrigo America-banditismo
siciliano del dopoguerra è tutto ancora da dipanare. La figura dell'ispettore
generale di P-S. Ciro Verdiani, infangata a più mani, resta enigmatica. Depone
al processo di Viterbo e si "suicida" con Pisciotta ed altri.
Mettendo sull'avviso che il Casarrubea non è attendibile nel giudizio di valore
di fare di fra Diavolo "il confidente di Messana" nel senso quasi di
compare, per il resto è magistrale quando scrive: "Portella della Ginestra
insegna per tutte le stragi impunite. Nel 1952 si "suicida"
l'ispettore Ciro Verdiani. Qualche mese prima ha testimoniato al processo di
Viterbo e ha detto detto qualcosa che non doveva dire. E' lui l'intermediario
nella trattativa che vede protagonisti Giuliano i boss e lo Stato. Anche
l'onorevole Giacomo Cusumano Geloso fa una brutta fine. E' il deputato
monarchico che Gaspare Pisciotta accusa di essere uno dei mandanti di Portella.
Nel 1954 è la volta di Raimondo Lanza di Trabia, agente dello spionaggio
internazionale, che si getta dall'ultimo piano dell'hotel Excelsior di Roma.
Nello stesso anno Pisciotta muore avvelenato nel carcere dell'Ucciardone a
Palermo. Si tolgono la vita poi, o alcuno così sospetta, i medici che nel 1947
eseguono le perizie necroscopiche e l'autopsia sul corpo di Salvatore Ferreri,
confidente del Messana e numero due della banda. Nel 1967 muore suicida,
sparandosi con un cannoncino in casa sua, Tommaso Besozzi, li reporter che ha
scoperto il falso sul conflitto a fuoco di Castelvetrano, nel luglio 1950.
Senza contare tutti gli altri casi di persone che scompaiono una dopo
l'altra." Lillo Taverna Quanto al nostro grande Sciascia, io resto un po'
smarrito nel vederlo del tutto estraneo circa il commento di tutte queste
agghiaccianti vicende che pur gli erano coeve. Il Giorno della Civetta fu -
bisogna convenire con il Montanelli - piuttosto fiacco nella stigmatizzazione
di depravazione sociale quale era divenuta la delinquenza mafiosa che l'entrata
degli americani avevano resuscitato. Per noi racalmutesi resta paradigmatica
l'esecuzione in piena piazza di Baldassare Tinebra, che fu cosa molto più
complessa e inquietante di quanto appare nel pur pregevole "Silenzio dei
Loquaci" del nostro Tano Savatteri.
25 luglio 2014
Mi scuso se Le sto intrasando questo Canale.Vi riporto
quello che sto scrivendo sul caso messana nel mio blog. Ovvio che Ella può
subito cancekare quanto vado comunicandole. Questo qui è solo per discreta
conoscenza: non vuole significare nient'altro. Grazie e le rinnovi i ensi ella
mia crescente stima. --------------------------------------------
signorina Cornigoi risponda a queste note
Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel
ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo
detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato
suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si
fu di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Abbiamo
un tempo riportato locandine manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto
da addurre a lode omaggiante.
Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto
singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto
politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e
dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non
poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi
tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e
niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore
generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana.
E quando le scrive queste cose? Quando ancora modesto
funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia.
Nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino
dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha
già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno
l'on. Alcide De Gasperi.
E quel insignificante rapportino finisce obliato e
trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti
speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima
fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma
repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso
alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza.
Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca.
lunedì 12 settembre 2011
L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano,
in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal
titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo
Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre
alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano.
Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli:
“Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche
quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro.”
Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato
al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti.”
Qui siamo nell’esilarante: il Mesana arriva in esordio a
metà del 1941 a Lubiana. Incontra subito difficoltà inaudite. Come scrive in
una lettera riportata dal grande studioso Sala, viene subito esautorato di
fatto dall’esercito. Mussolini voleva una “guerra parallela” ma solo per
dimostrare ai tedeschi come può esserci una “occupazione umanitaria”. Del resto
a Lubiana vi esano molti coloni italiani e questi Mussolini voleva anche
proteggere dalle barbarie teutoniche che erano ben note. In un primo momento,
dicono gli stocici seri, si cercò a Lubiana di impiantare industrie e attività
economiche secondo le concezioni coloniali fasciste. Forse qualche apporto vi
fu da parte del Messana. Ma è da escludere. Ove si eccettui forse l’avere
comprato del legnami per farsi fare una “camera” per la quale nella famiglia
Messana si vagheggia ancora, di quello che insinua il Ricciardelli non resta
altro che il sospetto di una malevolenza di bassa cucina burocratica. E la
Cernigoi vi corre dietro:
“Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in
questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia
diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad
effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo.”
Insomma qui la colpa del Messana è solo quella di essere
“amico” del commendatore Gueli ma il Messana “non riuscì ad effettuare
operazioni di polizia degne di particolre rielievo”. Onore al merito ma no!?
Ecco invece come pasticcia il Ricciardelli, se l’anomalo rapporto è suo:
“Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per
la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò
chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici,
responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito”
Quali elementi ha il Ricciardelli per stabilire “la mancanza
assoluta di ogni senso di umanità ” del Messana’? Nessuno. Un ppoliziotto che
misura la latitudine del “senso di umanità” è singolare. Siamo dunque a quelle
infanganti veline che riempiono i dossier degli archivi di Uffici di polizia,
più o meno segreti.
Mi si dirà: vuoi dei fatti? Eccoteli!
“Si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la
sua malvagità d’animo una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico
ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto
di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e
Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero
proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente
pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente,
per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista,
con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo
stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti
che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati
particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i
precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale
Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione
della città ai primi di maggio u. s.)
Che possiamo obiettare? Come fa il R icciardelli ad
affermare che “non c’era addebito specifico” e che tutto avvenne all’insaputa
dello stesso ufficio politico della Questura (ove pare che militasse proprio il
Ricciardelli e quell’ufficio fascista, deleterio e terrificante, era appunto
”politico”). Lui stesso aggiunge che per “più dettagliati particolari e per i
precedenti” occorreva esaminare gli atti del Ministero. Quindi lui non ce l’ha.
Noi ancora al ministero non abbiamo trovato nulla, ovviamente tra le carte
riversate all’ACS. E furbacchione soggiunge che “gli atti dell’Ufficio Politico
della Questura furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di
occupazione ,, ai primi di maggio u.s. Peccato! chissà quanti malefizi della
politica ove dimorava il Ricciardelli avremmo trovato. E tutto ci fa pensare
che fosse alquanto pressato da quelle “truppe jugoslave” per scrivere sotto
ricatto quelle amenità da bassa cucina poliziesca di forte olezzo fascista.
Ma il fatto si riduce ad un denegato internamento di ebrei.
Il ministero non avrebbe sicuramente avuto tanta indulgenza in epoca di forte
persecuzione razziale se il Messana nel rappresentare la faccenda non si fosse
sapientemente, come sapeva fare, adoperato per propiziare il provvedimento
assolutorio.
Ma giratela come volete, li Ricciardelli nulla prova di di
censurabile contro il Messana e tutto sa di meschineria diffamatoria, la
classica ripicca del subordinato. Da qui a fare del Messana un Criminale di
guerra dedito ai crimini contro l’umanità ce ne corre. Nessun tribunale
straniero o italico osò tanto.
Procediamo nelle accuse del Ricciardelli.
“Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente
la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in
modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve
entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il
massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri
componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini,
presidente della commissione stessa.[3]”
Il Messana era certo un duro, ma ciò costituisce colpa?
Colpa grave? Vogliamo metterci allora ad osannare il Prefetto fascista Tullio
Tamburini?
E per chiusura il denigratore subalterno, a forca di volere
diffamare, finisce con testimoniare a favore proprio del Messana.
“Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a
Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce.
Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato
dimissionario d’ufficio”. [4]
Che un forsennato poliziotto s’induca a tale sortita che lo
copre di ridicolo, si può tollerate ma che la Cernigoi vi si accodi è faccenda
incomprensibile. Dunque, quanto sopra che vuol dire? Il Messana, dopo l’8
settembre, si guarda bene dall’aderire alla RSI, si rende irreperibile a
Trieste, ci rimette anche lo stipendio, e certi suoi colleghi e subordinati
quali il Ricciardelli si affrettano a dichiararlo “dimissionario di ufficio” incappando
in un abuso in atti pubblici che a guerra finita doveva essere perseguito. Ed è
certo che per Trieste il periodo repubblichino fu il più tragico: in quel
biennio Messana non c’era alla questura di Trieste, Ricciardelli, invece, sì. E
addirittura nel criminale ufficio fascista della “politica”. E’ l’accusatore
che a questo punto è oggetto di censura non il Messana che se ne torna a Roma
pur di non collaborare con fascisti repubblichini e tedeschi dalla doppia esse.
Ammirevole!
Ecco perché tempo fa avevamo scritto:
Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni,
maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema
di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore
Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO.
Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe
risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione
calunniatrice. Certamente non fa storia.
27 luglio 2014
Io non so se potrò correttamente continuare a sentirmi
vetero comunista dopo che mesi di ricerche sul commissario Messana mi stanno
stravolgendo tantissimi giudizi e tantissime condanne. Su tutti questi
personaggi avrei da dire la mia che è capovolta anche rispetto ad assiomi che
per il meritevole storico Casarrubea sono verità di fede. Scelba,
ricordiamocelo, fu quello delle leggi Scelba che stroncarono il fascismo che
stava risuscitando. Sulla faccenda Giuliano quando andremo a studiare le carte
della NARA in America ne scopriremo delle belle. Il dottor Navarra non fu dei
migliori ma neanche dei peggiori di un certo nostro mondo. Se penso a Guarino
Amella, le mie certezze rosse schricchiolano. Se penso all'on. Montalbano, da
rabbrividire. E lo stesso Licausi dove voleva andare a parare? Perché se la
prese tanto con Messana, quando credo che sia stato lo stesso Scelba a
liquidarlo come ispettore generale di PS? Perché non si dà peso a quanto andava
relazionando a Roma sui finanziamenti americani alla EVIS il questore Ettore
Messana? Non è tempo di mandare al macero tutti i luoghi comuni sul comunismo
siciliano del dopo guerra? Revisionismo? Quando c'è di mezzo la verità, non 'è
revisionismo che tenga! Chi uccise il sindaco socialista di Favara nella prima
metà degli anni 'Quaranta? Ce lo vogliamo fare raccontare dal dottore Calogero
Castronovo che mi pare adesso consigliere comunale di questa meravigliosa ma
chiacchierata cittadina propinqua a Racalmuto?
28 luglio 2014
E' proprio così, caro dottore. Bisogna mettere in
discussione verità date e cercare con altri strumenti, quelli della ricerca e
della fatica personale, come fa lei, le verità che ci servono per il futuro.
28 luglio 2014
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