31 maggio 15.10.53
Gentilissima signora Giovanna. io già sto a Roma. Vi starò
sino al 20 giugno. Quindi tornerò a Racalmuto per cercare di varare nel miglior
modo possibile la mostra di scrittura/pittura nel connubio Sciascia-Agato
Bruno. Avrà visto che mi sono fermato nelle mie ricerche su suo nonno. Resto
sempre indefettibilmente fermo nella mia tesi di un commissario/questore Ettore
Messana al di sopra e al di fuori delle denigrazioni politicizzate che 00hanno
inseguito quest tetragoa fidura di poliziotto di Stato. Quello che no riesci a
districare è la vicenda di Riesi del 1919/20. Che vi fu è fuori di discussione
come verante si dipiegò nessuno lo sa. Ed è fuor di dubbio che il Viminale
mantiene ancora il massimi riserbo che a dire il vero insspettisce. Umanamente
parlando tra il quetore Messana e il paese di sciscia il rapporto fu vago e
flebile. Il questore veniva qualche vota a Racalmuto solo per fars idoltrae da
quel folkloristico pesinaggi he fu Don Luigino essana, prsonaggio ormaidi fama
modale per l'effigie traxìcciata da leonardo Sciascia. Il questore Messana non
nacque a Racalmuto, la mamma credo non racalmutese e sua nonna credo che
odiasse il paese per ragioni sue intime. Il questore Messana però arruolò una
caterva di racalmutesi ed un qualche racalmutese deve a lui se poi divenne un
sia pure accidioso questore o vce quesore. Se nonlei, la sua parente Messana
potrebbe benissimo costringereil neo sindaco Messana - con cui io sno diuturno
conflitto ad intestare una piazza a questo personaggio di gran-commis dello
Stat che fu suo nonno.Significherebbe anhescalpire sul marmo l'importanza della
amoglia Messana a Racalmuto.
Stavo correggendo ma una mossa sbagliata ed ecco già partito
il testo. Anche così dovrebbe essere leggibile; quindi lascio andare chiedendo
scusa.
31 maggio 20.27.59
Vedo che alterniamo il tu al lei,mi farebbe piacere rimanere
sul tu se sei d'accordo... il numero del mio cell è 3471738605 se può servire
la mia presenza sarò disponibile ad un incontro
dipende dal mio momento psicologico nei tuoi confronti; il
tu mi viene spontaneo se dialoghiamo così sommessamente; il lei me lo impone la
maestosità della tua personalità che sento alitare quando il discorso si eleva.
Vorrei invitarti al Caffè Greco per uno scambio di opinioni circa la personalità
di tuo nonno.
Accetto,curiosa di conoscerti personalmente,lascio a te
anche la scelta del giorno e dell'ora
Attenzione alle attese .. la delusione è assicurata. I sono
un pensionata a 360 gradi quindi liberissimo. Qualsiasi giorni e qualsiasi ora
è assicurata. Ti pregherei quindi di stabilire tu ora e giorno che ti fa più
comodo. Grazie.
Non ho attese,mi piace parlare guardandosi ,gli occhi dicono
più delle parole,...se mi dai un recapito telefonico sarà più facile
stqabilire il giorno e l'ora io abito ad Ostia
ecco i mie due recapiti telefonici: 0665742876 oppure cell.
3291383700. Non tanto - o forse - per imitare Sciascia ma io non guido per cui
vediamo di conciliare le nostre difficoltà logistiche.
disturbo se ti chiamo ora?
Tutt'altro!!
3 giugno 18.47.31
Ti ringrazio per il tempo che mi hai dedica ieri,ho appreso
molto,rimaniamo d'accordo per giovedì mattina un saluto e buona serata
Ciao dolce splendida signora; a giovedì,(ma se vuoi possiamo
anticipare a domani mercoledì).
domani ho un impegno con la scuola di mia nipote
A giovedì allora
si certo 1ora è arrivato il momento della riscossa.....
sto leggendo la poesia del cactus.........anche tu gli anni
li porti a meraviglia ......
non lamentarti e poi il bene più grande è rimanete lucidi
attivi con il cervello(organo prezioso)e a te funziona alla grande
Non mi lamento!!!
3 giugno 23.03.48
L'altra Parrocchia del '49. Leonardo Sciascia Paese con
figure: E' questo il vero don Luigino Messana? ... ma il barone Trupia,
entrando col suo passo anchilosato, il gran naso che gli disegna un profilo
aerodinamico, muoveva le mani, leggere come farfalle, a foggiare nell'aria un
gran corpo di donna: una di quelle gigantesse alla Baudelaire, alla cui ombra
don Ignazio riprende quota come una piccola mongolfiera. Così tutti i nostri
personaggi (perché sono gli uomini che vediamo ogni giorno, ma al tempo stesso
sono personaggi in cerca d'autore) parlano ora di donne - e il signor Munisteri
riprende sonno dentro la sua poltrona. Le donne, le donne. Sono tutti mariti
premurosi e fedelissimi, di donne non conoscono che la propria moglie: ma quale
fantasia, che baldiniana golosità, con che gusto si accendono in determinazioni
anatomiche, in battute piccanti. Il barone Trupia si affida all'eloquenza delle
mani: forse vedremo le sue mani staccarsi, volteggiare nell'aria, svanire alla
ricerca di quella donna incontrata quarant'anni fa a Pinerolo, nella tal via di
Milano, dentro la tal piazza di Roma. Ecco: è già un personaggio, il nostro
barone Trupia; può benissimo entrare dentro le saporitissime pagine di uno
scrittore contemporaneo che tanto amiamo. E magari uscirne sbattendo la porta,
tanto la sua presenza annienterebbe i vari Percolla e Muscarà del "Don
Giovanni in Sicilia".
5 giugno 21.56.45
se hai un telefono fisso comunicamelo. Il mio è a Roma
0665742876 a Racalmuto è 0922948173
Sciascia stravolge poi la sua ironia sulla sessuomania del
Circolo Unione. Ecco come "I giovani apposta tirano fuori discorsi sulle
donne., fingono malinconia considerando chi per l'età più non le può godere.
Don Ferdinando Trupia salta su dal divano - ho settant'anni, ma una bella donna
la sento da qui alla chiesa del Carmine; voi voglio vedere quando avrete la mia
età. I giovani protestano - ma noi in generale parliamo, sappiamo quello che
lei è ancora capace di fare. Sì - dice don Ferdinando - son capace di fare cose
da pazzi, con una donna. L'altro giorno, a Palermo , sapete che mi disse una
donna? Tu meglio di un giovane di vent'anni sei, mi disse, non è una cosa
normale, dovresti andare da Coppola (Coppola è il primario della clinica
psichiatrica universitaria). Da Coppola, capite? Pare anche a me che non è una
cosa normale, proprio voglio andarci, i nervi sono. Il barone Lascuda leva gli
occhi dal giornale, si volge al vicino - lui deve andare da Coppola? E io che
dovrei fare? Chiudermi tra quattro mura enon uscire più di casa, questo dovrei
fare. Una cosa ti dico, che non ne posso più. L'altra sera sono andato a fare
visita ad un amico, c'erano tre ragazze che mi stavano intorno, son dovuto
andar via perché non ce la facevo più; queste se ne accorgono, pensavo, e che
figura ci faccio? Che stai dicendo? - chiede don Ferdinando, vibrante come un
diapason nel timore che si mormori di lui - Vai cercando donne? E perché no -
dice il barone, tu sei dell'ottantatre e io dell'ottantasette. te ne sei
scordato? Don Ferdinando si avvicina ad uno dei giovani, mormora - ora ci
divertiamo - questo qui raglia sempre di donne, come un asino castrato è, non
c'è da credere mezza parola. Poi rivolto al barone - raccontami di queste
ragazze, credo di sapere chi sono, forse ti pigliavano a gabbo. Tu non sai
niente - dice il barone - né io posso dirti niente; ma per pigliare a gabbo me
ce ne vuole, e tu lo sai. Le ragazze mi strusciavano addosso come gatte, una ce
n'era con un paio d'occhi, una bocca. e il petto che mi toccava l'orecchio, lei
si chinava apposta e il petto mi toccava l'orecchio, qui; era una osa --- poi
si è messa a suonare il pianoforte, io le stavo di faccia, in um modo mi
guardava ..." [segue]
6 giugno 13.26.16
Buongiorno....sono al pc e sto documentandomi sui fatti
riguardanti la Slovenia ....non ti nascondo che la cosa non mi è facile.....c'è
comunque tanta voglia di andare infondo
ieri avevi parlato di compiti a casa .......
io ieri il compito a casa l'ho fatto. Ho raccolto un
centinaio di pagine su tuo nonno. Ti avevo chiesto se avevi il telefono fisso
perché dovendo parlare a lungo il telefonino è micidiale. Ora vado a pranzo.
Questo pomeriggio, mettiamoci in contatto. Un carissimo saluto e l'augurio di
uno splendido pomeriggio.
Grazie ,il mio numero fisso è0656339881,buon pranzo a dopo
6 giugno 15.24.14
Qui riporto antiche mie cose. In sintesi vi è poi il mio
approccio alla questione ETTORE MESSANA. Non condividevo allora sberleffi
infondati, figurarsi adesso che di ricerche ne ho fatte tante e molto proficue
in onore del Questore Ettore Messana e molto a disdoro dei di lui denigratori,
falsari e sopprattuto calunniatori. Io spero che Totò (come MALGRADO TUTTO) mi
leggano già qui e si accingano a contattarmi per una loro indefettibile
RESIPISCENZA OPEROSA (altrimenti corrono brutti rischi dovendosela vedere con
le ire della signora GIOVANNA MESSANA di Roma - ma abita a Osta - che è poi
l'unica ad essere superstite parente diretta del questore le cui radici
racalmutesi alla fin fine si legano solo al suo genitore) Si dà il caso che
l’ex Sindaco di Racalmuto sia penna vivacissima e irrefrenabilmente polemica. Mi
delizia, come può accadere tra affini. Ha per il momento i guai suoi e non sono
bazzecole. Dovrebbe rinchiudersi nei suoi attacchi-difesa. Ma son panni per lui
molto stretti. Così deborda in un comodo anticomunismo d’altri tempi, in
confronti tra le paghe dei ricchi e le miserie dei poveri, ed ecco da ultimo
nel dileggio di grandi (in ogni senso, anche negativo) personaggi locali. Cozza
così con le mie convinzioni di aduso alle ispezioni bancarie d’alto tiro e con
i risultati delle mie frequentazioni dei più disparati archivi di stato o di
santa romana chiesa. Riprendo un mio contrappormi in Facebook per darne
ragguaglio anche a miei lettori d’altre sponde. Scusatemi. 6 febbraio Salvatore
Petrottoha pubblicato qualcosa sullaCalogero Taverna 16 ore fa Scoprire con
triste ed amara meraviglia che certi personaggi, davvero inquietanti, che hanno
segnato, assai negativamente, la storia d'Italia sono di Racalmuto, mi
rattrista non poco. Mi riferisco al mafioso vero e non presunto tale, Jò
Macaluso, braccio destro di Sindona, una sorta di factotum siculo-americano che
aveva le porte aperte persino alla Casa Bianca, ai tempi di Nixon! Od ancora,
ad Et...tore Messana, il terribile questore, fascista della prima ora, già alle
prese con le stragi di centinaia di operai e contadini durante il famoso
Biennio Rosso, tra il 1919 e 1920. Lo stesso Messana che, vent'anni dopo avere
represso nel sangue le lotte sindacali di moltitudini di poveri disgraziati,
fece sterminare migliaia di iugoslavi a Lubiana, in Slovenia, con la scusa che
erano comunisti. Un criminale di guerra che, anziché essere condannato per le
torture ed i numerosi eccidi perpetrati, dopo la caduta del Fascismo, viene,
inspiegabilmente, riabilitato e nominato capo della polizia in Sicilia, dal
governo Bonomi, di cui faceva parte anche Alcide De Gasperi. Una volta in
Sicilia il Messana si accorda con la mafia, la stessa mafia che fece uccidere
centinaia di inermi contadini e che perpetrò la prima strage di Stato in
Italia, all'indomani della caduta del fascismo, quella di Portella delle
Ginestre. Mafia che fece uccidere i sindacalisti Accursio Miraglia e Girolamo
Li Causi. Quest'ultimo, Li Causi, tra l'altro, proprio a proposito del Messana,
ebbe modo di dire che era il capo dei banditi, mentre Giuliano una sorta di
capo della polizia. Tutto a ruoli invertiti! Stato ed Antistato, mafia ed
antimafia, sono spesso allora come oggi la stessa cosa! Che tristi ed amare
verità, un pò sciasciane ed un un pò troppo racalmutesi, visto che tali
protagonisti, di queste terribili storie d'Italia, sono di Racalmuto! Sciascia
ed i suoi contrari, potremmo concludere, se ci riferiamo al questore aguzzino,
poi divenuto capo della polizia in Sicilia, Ettore Messana, od ancora al
mafioso Jò Macaluso.Visualizza altro ********************* Lillo Taverna
Carissimo Totò, ti piace il tono acuto anzi acutissimo e figurati se puoi
troare un censore nel sottoscritto che se può ha voglia di gridare più di te.
Trattandosi ora dell'onore di Racalmuto cui tengo in modo spasmodico sino a
bittare natemi a figli di amici miei che mi sono sari e cui debbo persino
gratitudine, mi permetto di contraddirti. 10 ore fa • Mi piace Lillo Taverna
Joe Macluso non fu (anzi non è visto che è ancora vivo) quel truculento boss
della mafia siculo-americana che fu comodo far credere. Le ciarle dei giornali
e dei mass-madia sono comiche di disinformati. Personaggio folklorico quanto ti
pare, capace di andare a S. Francesco e cercare di liberare il padre dal tetto,
ma niente di più. Quanto a Sindona - e credo di saperne e di sapere cose in
esclusiva - fu utile idiota, tanto più utile quanto più idiota. Ci rimise
persino la pelle per la sua insipienza. Sai che Occiuto ed io restammo
disorientati dal fatto che codesto signor Presidente di ben quattro banche (tre
a Milano ed una a Messina) non aveva manco apposto la firma nei più scottanti
verbali dei consigli di amministrazione e non per furbizia, solo per non essere
stato manco inviato.
6 giugno 18.19.42
stasera ho inviato questo breve preavviso a Claudia
Cernigoi: lei dovrebbe essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore
Ettore Messana già ispettore generale di pubblica sicurezza. In contatto con la
nipote di tanto grande personaggio della storia di Italia ho fatto e continuo a
fare ricerche che la smentiscono in pieno Non so se reputa di procedere ad una
sorta di resipiscenza operosa. Sappia che la signora Giovanna Messana non è
persona da oppiare. Certo non ha avuto tempo per inseguire e perseguire codesti
sedicenti storici fabbricanti di calunnie nei confronti del suo grande avo. Ma
ora ha deciso.
,bravissimo,ottimo avvertimento,
ne sto spedendo un altro a G. Casarrubea
bene
Malgrado Tutto si è reso colpevole di una diffusione di
notizie infamanti nei confronti di questo nostro grande concittadino, il noto
personaggio Ettore Messana, celeberrimo ospite nel nostro famosissimo
personaggio don Luigino Messana in arte - per voce corrente - don Ferdinando
Trupia di sciasciana memoria. Ho inviato un subdolo preavviso solo
apparentemente rivolto ad una sedicente giornalista triestina. Ecco: stasera ho
inviato questo breve preavviso a Claudia Cernigoi: lei dovrebbe essere
l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore
generale di pubblica sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande personaggio
della storia di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la smentiscono
in pieno Non so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza operosa.
Sappia che la signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo non ha
avuto tempo per inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti di
calunnie nei confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso.
ottimo......l'ho già condiviso
6 giugno 23.19.02
Questo il passo di Li Causi che dovresti cercare e
trascrivere o fotocopiare nell'Archivio Centrale di Stato. Da qui parte
l'ignominia Riesi -------------------- Cfr. Discorso di Girolamo Li Causi al
Senato della repubblica, 23 giugno 1949, in Commissione parlamentare di
inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia, Atti relativi alla strage di
Portella della Ginestra, parte prima, p. 90.
7 giugno 2.36.24
A UMBERTO SANTINO mi pare che lei scriva che "il
Commissario Messana" avrebbe nel 1919 fatto sparare sui contadini di Riesi
provocando 15 morti e 50 feriti. Sto facendo ricerche accurate e questo non mi
risulta anzi mi sa di mistificazione diffamatoria. Sto cercando di tutelare il
buon nome del nonno della signora Giovanna Messana e quindi credo che sia suo
dovere dimostrarmi la fondatezza della sua accusa
Leggo a suo nome espressioni lesive dell'onore del questore
Ettore Messana. Per incarico della signora Giovanna Messana, nipote di questo
grande personaggio storico e altamente meritevole quale il grande Ufficiale
Ettore Messana Ispettore generale di PS sto conducendo accurate indagini
storiche e quindi posso comprovare nelle competenti sede che la Signora intende
adire che quanto affermato nell'articolo a suo nome è infondato e distorsivo
della verità nei termini e nel significato che verranno più pertinentemente
formulati.
7 giugno 19.24.45
Ho trovato un testo storico sui fatti di Riesi che ti
riporto qui. Reputi che possa pubblicarlo subito o è meglio che appuriamo altre
cose?
il libro è questo qui
e questi alcuni dati su quello storico: (Scusami se non
riesco a farti delle copie decenti.se trovi difficolta allora puoi tirar fuori
direttamente tu il libro da internet http://www.riesi.com/archiviolastoriadiriesisalferro/home,htm
)
8 giugno 18.05.24
non sono riuscita a leggere nulla ,cliccando sull'indirizzo
non mi si apre la paggina sono costretta a farmi aiutare da mia nipote,non sono
a casa ti chiamo al telefono domani mattina,oggi ho avuto la bellissima
sorpresa della venuta di Domenica,siamo state insieme non molto perchèera in
partenza con il figlio per Napoli ci sentiamo domani ciao e grazie
ho visto la foto: complimenti e tantissimi auguri a questa
grande famiglia dei Messana, nelle forme più allargate. Hai fatto un ottimo
pranzo.
si è stata una piacevolissima sorpresa
sto leggendo l'intervento di Licausi ......altre pag non mi
si sono aperte devo chiedere aiuto a mia nipote
sono a casa di mia figlia e sto adoperando il suo pc ti
telefono da casa
non so se faro dardi se rientro ad orario decente ti chiamo
ci spero e ci conto
8 giugno 22.46.38
ho stasera inviato questo biglietto all'IstitutoItaliano di
Cultura - Lubiana.
Sto facendo delle ricerche storiche sul questore Ettotre
Messana. Fu questore di Lubiana nel tragico periodo tra il 1941 e il 1942.
Potreste darmi suggerimenti, notizie, riferimenti bibliografici ed altro?Vi
sarei particolarmente grato. Calogero Taverna già ispettore capomissione della
Vigilanza sulle aziende di credito della Banca d'Italia; superispettore del
SECIT (Ministero Finanze) nel settennio della fondazione sotto il ministro
Reviglio - ab. a Roma via Lorenzo Rocci 68, 00151 Roma, tel. 0665742876 o cell.
3291383700. Spesso me ne sto nel mio paese natio, il paese di Sciascia,
Racalmuto, in via F. Martorana 11bis, 92020 Racalmuto (Ag.) tel. 0922948173.
Grazie.
10 giugno 0.21.48
Carissima Giovanna, leggo in Storia d'Italia- Le regioni -
DALL'UNITA' AD OGGI, LA SICILIA / GIULIO EINAUDI EDITORI Rosario Mangiameli la
regione di guerra 1945/50, pag. 576 /ss. I continui rasstellamenti avrebbero
dovuto mettere incrisi secondol-opinione di Ettore Messana , responsabile
dell-ispettorato di Pubblica Sicurezza, i traffici illegali e alienare a
Giuliano le simpatie della popolazione che lo considerava suo protettore. E-
convinzione di molti che se Giuliano non cadr' ben presto nelle maniella
giustizia dovr' rimanere vittima della maffia, stanca ed atterrita dallo
sconvolgimento che ha determinato l-inusitato quanto inaspettato movimento di
forze anzidette. In questi giorni / non [ strana coincidenza / non pochi
malfattori, alcuni di essi noti capobancda, sono stati trovatiuccisi senza che
sia stata rivelata alcuna traccia egli uccisori.
Tralascio le considerazioni di Mangiameli decisamente
settarie e prevenute. penso che i successivi accadidienti abbian dat ragione al
Messana anzich{ alle postume insinuazioni del Mangiameli. Quello per; che qui
importa [ la seguente citazione> ACS, per arcivio centrale di stato, PCM ,
1944 / 47 , 8\2 | 10371 Sicilia ordine pubblico rapporto di Messana cel 17
febbraio 1946 Sulle indagini per la cattura di Giuliano vedi le ben documentate
pagine di Spano- Faccia a faccia con lamafia.
pag. 578 nota n. 25 Il primo a fare il nome di Giuliano fu
l-ispettore Mesana che contava su impoetanti confidenti nella banda, il
principale di questi Fra Diavolo, al ecoloSalvatore Ferrei, legato alla mafia
del Trapanese, fu ucciso il 27 giugno 1947 nella caserma dei carabinieri di
Alcamo, dove si trovava in stato di fermo. Era questo un episodiodella lotta
tra polizia e carabinieri per assicurarsi la cattura di Giuliano, ma on la
morte di ferreri scompariva un possibile testimonesui mandanti ella strage di
Portella della Ginestra. Ferrei infatti per primoaveva parlato della esistenza
di un lettera che consegnata da Pasquale Sciortino a Giuliano, vrebbe influito
sulla decisione di compierela strage. Cfr, le deposizioni del generale dei
carabinieriGiacinto Paoloantonio davanti alla commissione antimafia in Archivio
Italiano Testo integrale , pp. 419&23, 467/83. 723 37.
Carissima Giovanna, leggo in Storia d'Italia- Le regioni -
DALL'UNITA' AD OGGI, LA SICILIA - GIULIO EINAUDI EDITORI Rosario Mangiameli la
regione di guerra 1945/50, pag. 576 /ss. “I continui rastrellamenti avrebbero
dovuto mettere in crisi secondo l’opinione di Ettore Messana , responsabile
dell’ispettorato di Pubblica Sicurezza, i traffici illegali e alienare a
Giuliano le simpatie della popolazione che lo considerava suo protettore: «E’
convinzione di molti che se Giuliano non cadrà ben presto nelle mani della
giustizia dovrà rimanere vittima della maffia, stanca ed atterrita dallo
sconvolgimento che ha determinato l’inusitato quanto inaspettato movimento di
forze anzidette. In questi giorni -non è strana coincidenza - non pochi
malfattori, alcuni di essi noti capi banda, sono stati trovati uccisi senza che
sia stata rivelata alcuna traccia degli uccisori. » Tralascio le considerazioni
di Mangiameli decisamente settarie e prevenute. Penso che i successivi
accadimenti abbiano dato ragione al Messana anziché alle postume insinuazioni
del Mangiameli. Quello però che qui importa è la seguente citazione: ACS, (per
Archivio centrale di Stato), PCM , 1944- 47, 8-2 /10371 Sicilia ordine pubblico
rapporto di Messana del 17 febbraio 1946 Sulle indagini per la cattura di
Giuliano vedi le ben documentate pagine di Spanò- Faccia a faccia con la mafia.
Nella successiva pagina 578 abbiamo questa importantissima nota: n. 25 Il primo
a fare il nome di Giuliano fu l’ispettore Messana che contava su importanti
confidenti nella banda, il principale di questi Fra Diavolo, al secolo
Salvatore Ferreri, legato alla mafia del Trapanese, fu ucciso il 27 giugno 1947
nella caserma dei carabinieri di Alcamo, dove si trovava in stato di fermo. Era
questo un episodio della lotta tra polizia e carabinieri per assicurarsi la
cattura di Giuliano, ma con la morte di Ferreri scompariva un possibile
testimone sui mandanti della strage di Portella della Ginestra. Ferreri infatti
per primo aveva parlato della esistenza di una lettera che consegnata da
Pasquale Sciortino a Giuliano, avrebbe influito sulla decisione di compiere la
strage [di Portella delle Ginestre]. Cfr, le deposizioni del generale dei
carabinieri Giacinto Paoloantonio davanti alla Commissione antimafia in
Archivio Italiano Testo integrale , pp. 419-23, 467-83. 723- 37.
10 giugno 12.59.58
Contra Omnia Racalmuto ...per mestiere spiego bene agli
altri quello che per me non comprendo. sabato 15 febbraio 2014 Li Causi, chi
era l'on. Girolamo Li Causi. Ci imbattiamo in codesto grande comunista in
queste nostre attuali ricerche sulla massiccia figura del questore Messana. Se
amiamo la verità, la nostra indagine deve spaziare a trecentosessanta gradi con
spirito storico, distaccato, per quanto possibile avalutativo. Come vedremo
Casarrubea si appoggia a Li Causa per deturpare la figura di Messana. Ne
vedremo a suo tempo le distorsioni persino infamanti Girolamo Li Causi Da
Wikipedia, l'enciclopedia libera. sen. Girolamo Li Causi Bandiera italiana
Parlamento italiano Senato della Repubblica GirolamoLiCausi.jpg Luogo nascita
Termini Imerese Data nascita 1º gennaio 1896 Luogo morte Palermo Data morte 14
aprile 1977 Titolo di studio Laurea in scienze economiche Professione
Pubblicista Partito PCI Legislatura I, V Gruppo Comunista Incarichi
parlamentari Vicepresidente della commissione speciale pdl enti locali regione
siciliana dal 9 marzo 1950 al 24 giugno 1953 Vicepresidente della commissione
parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della "mafia" dal 13 novembre
1968 al 24 maggio 1972 Incarichi parlamentari Vicepresidente della Commissione Speciale
Per L'esame Del Disegno Di Legge N.1: "Autorizzazione All'esercizio
Provvisorio Del Bilancio Per L'anno Finanziario 1953-1954" dal 25 giugno
1953 all'11 giugno 1958 Vicepresidente della Giunta Per I Trattati Di Commercio
E La Legislazione Doganale dal 6 ottobre 1953 all'11 giugno 1958 Vicepresidente
della Camera dei Deputati dal 12 giugno 1958 al 15 maggio 1963 Vicepresidente
della commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia
dal 5 giugno 1963 al 4 giugno 1968 on. Girolamo Li Causi Bandiera italiana
Assemblea costituente Collegio Unico Nazionale Pagina istituzionale « Perché
avete fatto uccidere Giuliano? Perché avete turato questa bocca? La risposta è
unica: l'avete turata perché Giuliano avrebbe potuto ripetere le ragioni per le
quali Scelba lo ha fatto uccidere. Ora aspettiamo che le raccontino gli uomini
politici, e verrà il tempo che le racconteranno. » (Girolamo Li Causi.
Intervento alla Camera dei deputati nella seduta del 26 ottobre 1951[1])
Girolamo Li Causi (Termini Imerese, 1º gennaio 1896 – Palermo, 14 aprile 1977)
è stato un politico italiano. È stato il primo segretario del PCI siciliano.
Indice [nascondi] 1 Biografia 1.1 Incarichi istituzionali 1.2 Portella della
Ginestra 1.2.1 Documenti 2 Note 3 Bibliografia 4 Collegamenti esterni
Biografia[modifica sorgente] Già dirigente socialista, aderì al Partito
Comunista d'Italia nel 1924. Nel 1926 fu per alcuni mesi direttore de L'Unità.
Nel 1928 venne arrestato per la sua attività antifascista e condannato a 21
anni di carcere. Liberato nell'estate del 1943, diventò partigiano ed entrò nel
CLNAI. Venne quindi rimandato nella natia Sicilia per organizzare la presenza
del Partito Comunista, di cui divenne il primo segretario regionale. Il forte
impegno politico contro la mafia caratterizzò subito la sua azione e per questo
16 settembre 1944 fu vittima di un attentato da parte di un gruppo di mafiosi
guidato da Calogero Vizzini. In tale occasione, in cui vennero ferite 14
persone, Li Causi venne attaccato durante un comizio in cui stava intervenendo
insieme a Gino Cardamone e Michele Pantaleone a Villalba[2]. Incarichi
istituzionali[modifica sorgente] Nel 1946 venne eletto deputato nell'Assemblea
Costituente. Fu eletto per la Prima volta in Parlamento nel 1948 e, attraverso
varie legislature, ricoprì la carica di Deputato e quella di Senatore. Fu
vicepresidente della prima Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno
mafioso. Portella della Ginestra[modifica sorgente] « Gli obiettivi immediati
delle forze alleate in Sicilia furono dunque: a) mantenere l'ordine conservando
nello stesso tempo buoni rapporti con la popolazione; b) ripristinare un
tessuto sociale affidabile e conforme agli interessi anglo-americani, come si
venivano delineando nel quadro strategico internazionale; c) stroncare le forze
di sinistra prima di un loro troppo profondo radicamento sociale. » (Nicola
Tranfaglia in "Come nasce la Repubblica", pagine fra 91 e 98) Li
Causi fu probabilmente l’uomo politico più direttamente impegnato sulla strage
di Portella della Ginestra: la denunciò all’opinione pubblica e ne seguì gli
sviluppi, individuandone la principale causa nella vittoria, alle elezioni
regionali, dell’alleanza elettorale di sinistra in un contesto di scontro tra
il separatismo isolano e il movimento contadino che chiedeva l’applicazione
della riforma agraria. Li Causi indirizzò inoltre durissime accuse anche alle
forze di polizia, denunciando i loro legami con mafiosi e saparatisti, e al
ministro Mario Scelba, più volte accusato di essere direttamente implicato
nella vicenda. Documenti[modifica sorgente] Il 10 maggio 1950, durante la sua
deposizione istruttoria, Girolamo Li Causi presentò alcuni significativi
documenti. Venne esibita per prima una lettera mandata da Salvatore Giuliano
all'Unità con richiesta di pubblicazione. Il timbro fa risalire la missiva al 2
ottobre 1948. Fra gli stralci di interesse investigativo si trova questo:
"[...] oggi potrei mostrare una lettera che un amico intimo del signor
Scelba, proprio alla vigilia delle elezioni, mi mandò e conteneva la promessa
[...]". Il secondo documento presentato, era una missiva autografa di
Giuliano che rispondeva al comizio dello stesso Li Causi tenuto a Portella
della Ginestra i 1º maggio 1949, quando venne scoperta la lapide dedicata alle vittime.
In questo discorso che fece scalpore all'epoca, Li causi chiese direttamente a
Giuliano di far i nomi dei mandanti della strage e nella lettera esibita
Giuliano rispondeva: "I nomi possono farli coloro che tengono la faccia di
bronzo, ma non un uomo [...]". Li Causi esibì infine una terza lettera
autografa di Giuliano, già pubblicata dall'Unità il 30 aprile 1950, in cui il
malvivente minacciava senza mezzi termini Mario Scelba in riferimento al suo
luogotenente Gaspare Pisciotta, in odore di tradimento. « Il Giuliano allora si
è avvicinato a me chiedendomi dove fosse mio fratello. Ho risposto che si
trovava in paese con un foruncolo. Egli allora mi ha detto: 'E' venuta la
nostra liberazione'. Io ho chiesto: -E qual è?- Ed egli di rimando mi disse:
'Bisogna fare un'azione contro i comunisti: bisogna andare a sparare contro di
loro, il 1º maggio a Portella della Ginestra. Io ho risposto dicendo che era
un'azione indegna, trattandosi di una festa popolare alla quale avrebbero preso
parte donne e bambini ed aggiunsi: 'Non devi prendertela contro le donne ed i
bambini, devi prendertela contro Li Causi e gli altri capoccia. »
(Dichiarazione di Gaspare Pisciotta, luogotenente di Salvatore Giuliano) Tutte
queste lettere, unitamente alla deposizione di Pisciotta in cui lo stesso
sostiene la presenza di una corrispondenza tra Giuliano e il Ministro Mario
Scelba (latore un deputato amico), non fornirono, secondo gli investigatori,
riscontri oggettivi al proseguimento delle indagini in direzione di un
intreccio destabilizzante fra Salvatore Giuliano e segmenti dell'ambiente
politico. [1] Note[modifica sorgente] 1.^ at Leinchieste.com 2.^ dai fatti
raccontati da Alfio Caruso nel libro Turiddu il postelegrafonico
Bibliografia[modifica sorgente] Girolamo Li Causi, "Terra di Frontiera.
Una stagione politica in Sicilia 1944-1960", a cura di Davide Romano
presentazione di Italo Tripi e della prefazione di Oliviero Diliberto Edizioni
La Zisa, 2009. Francesco Petrotta, Portella della Ginestra. La ricerca della
verità, Ediesse 2007, ISBN 978-88-230-1201-1 Giuseppe Casarrubea e Mario J.
Cereghino, Tango Connection, Bompiani Carlo Ruta, Giuliano e lo Stato.
Documenti e testimonianze sul primo intrigo della repubblica, Edi.bi.si.,
Messina 2002 Collegamenti esterni[modifica sorgente] Lo sbarco Alleato ed il
riemergere della mafia Portella della Ginestra Intervento di Girolamo Li Causi
all'Assemblea Costituente, seduta del 15 luglio 1947. Mafia e banditismo
Estratto da un documento del 18 settembre 1948, conservato presso l'Archivio
Istituto Gramsci Siciliano, fondo "Girolamo Li Causi" Il Filo Nero a
cura di Vincenzo Vasile Documenti statunitensi e italiani sulla Banda Giuliano,
la X Mas e il neofascismo in Sicilia (1944 – 1947) a cura di Giuseppe
Casarrubea
annotiamo questi appunti. Ne trarrermo spunti per
documentare come si sbatte un mostro in prima pagina. Vizio giornalistico
mondiale, nequizia della sedicente cultura storica italiana molto nostrana. Lo
scoop come lo scoop anche nell'inventare una fasulla pagina di storia. Si vince
una cattedra. Il mostro sbattuto in prima pagina si chiama: questore ETTORE
MESSANA da Regalpetra Libera Racalmutouto: l'onore della famiglia gravemente
vilipeso, il buon nome di Racalmuto giù nel fango. Difenderemo con documenti
sia l'onore della famiglia Messana, sia il buon nome di questo infangato grande
paese di Sciascia, RACALMUTO. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. <
Utente:Lupo rosso | Sandbox Indice [nascondi] • 1 il convegno di Palermo o 1.1
Introduzione o 1.2 intervento di Salvatore Lupo o 1.3 intervento di Ernesto
Burgio e Lino Buscemi o 1.4 intervento di Giuseppe Casarrubea o 1.5 intervento
di Giuseppe Carlo Marino • 2 Collegamenti Esterni • 3 Note il convegno di
Palermo[modifica | modifica sorgente]
Utente:Lupo_rosso/Sandbox/relazioni_mafia_fascismo_servizi_segreticaso_Mori
Introduzione[modifica | modifica sorgente] Il convegno di Palermo prende spunto
da un libro giudicato dagli esperti del settore molto importante per documenti
presentati .Il titolo del libro e' come nasce la repubblica? diNicola
Tranfaglia;il convegno di Palermo e' inerente ai rapporti tra mafia, Vaticano e
neofascismo dallo sbarco degli alleati in Sicilia al 1947 basato sulla ricerca
di Nicola Tranfaglia e di Giuseppe Casarrubea,come nasce la repubblica?
utilizza come pezza d'appoggio i documenti americani e italiani desecretati,il
convegno arriva, arricchendole della conoscenza ed esperienza degli storici
partecipanti, a conclusioni che si ritrovano sviluppate e completate da
materiali storici comprovanti nel libro [1] Promotori del convegno sono il
preside della Facoltà di Lettere Giovanni Ruffini e Salvatore Lupo, ordinario
di Storia contemporanea presso la stessa facolta'. Le parole di Girolamo Li
Causi nell'intervento alla camera dei deputatinella seduta del 26 ottobre 1951
servono ad introdurre la tematica del convegno di Palermo in cui si
sviluperranno le tesi accusatorie espresse da Girolamo Li Causi ed avvalorate
dai documenti desecretati presentati da Nicola Tranfaglia in come nasce la
repubblica? « Il popolo siciliano è stato accusato dal Ministro Scelba di
omertà. Ma voi, come potete immaginare che a Monreale, dove si sapeva che la
famiglia del Miceli era d'accordo con Verdiani,[2][3] In quella seduta,
Girolamo Li Causi si assume il compito di illustrare l'interpellanza presentata
assieme con Giuseppe Montalbano[4], Riccardo Lombardi, Virgilio Nasi, Umberto
Fiore[5] e Luigi Sansone al presidente del Consiglio e dai ministri
dell'Interno e di Grazia e Giustizia sulla gravità della situazione in Sicilia.
e che ospitava Giuliano, ci possa essere chi vada a denunciare i Miceli[6][7]?
Polizia, banditi, mafia, erano insieme, mangiavano insieme, e voi accusate il
popolo siciliano di omertà, mentre il funzionario dello Stato appare il correo,
il favoreggiatore, l'istigatore. Voi avete accusato il popolo siciliano di
omertà, ma l'omertà è vostra, per aver sospinto i vostri funzionari a questi
metodi, per aver indirizzato la loro azione a martoriare le popolazioni, per
aver tollerato che violassero la legge. Ma è naturale per voi che debba essere
così, dato lo scopo che volete raggiungere. Il vostro disegno è chiaro:
condanniamo quelli delle gabbie di Viterbo, diamo loro l'ergastolo e la nostra
coscienza di gente civile è appagata; chiudiamo questa pagina vergognosa e non
diamo più spettacolo all'estero. Già, come se queste ferite sanguinose
potessero essere così sanate! » « Credete che non ci fosse stato il movimento
contadino, se non ci fossero i partiti democratici questo bubbone sarebbe
scoppiato? No, questi delitti sarebbero stati occultati, le istruttorie
archiviate, come si faceva prima. Ora non è più possibile commettere
impunemente delitti per conservare i propri privilegi, per violare la
Costituzione; oggi non è più possibile che la Nazione possa consentire che,
commesso il primo delitto, quello di violare la Costituzione, seguano tutti gli
altri, per cui dai Verdiani, dai Luca, dai Perenze,[8] fino all'ultimo
maresciallo dei carabinieri si può impunemente infrangere la legge, con la
coscienza che la legge si viola "contro i comunisti", gli assoldati
di Stalin, i nemici della Patria, contro i quali, quindi, tutto è lecito. » [9]
intervento di Salvatore Lupo[modifica | modifica sorgente] L'introduzione di
Salvatore Lupo di per se stessa costituisce un momento di sintesi dell'intero
periodo storico in questione. « “...la nuova Italia non nasce indipendente ma
sotto l’occupazione americana, che ci fa capire come la Resistenza al fascismo
abbia riscattato la sconfitta ma non del tutto, l’Italia resta un paese
soggetto a tale occupazione che perdura dal ’44 al 47’e poi segna il passaggio
del nostro paese al Patto Atlantico”. La sua formula del “doppio Stato con una
doppia fedeltà” è interessante, indica accordi segreti tra un pezzo di Stato
italiano e i servizi segreti americani. L’Italia si presenta come un paese
sconfitto e l’Italia nel mezzogiorno non è certo un’Italia resistenziale. I
tentativi al sud di arrivare ai livelli del centro nord non reggono, il
movimento contadino, che parte in Sicilia dopo il 46’, non è la Resistenza italiana
al fascismo. Nel Mezzogiorno di fatto non c’è stata la Resistenza[10], quindi
da qusto punto di vista il sud non riflette e non rappresenta i partiti di
massa: socialisti, comunisti e cattolici. “Questo il contesto- dice Lupo- nel
quale nascono logiche di potere occulte che tendono a reprimere la libertà di
scelte politiche chiare. Al nord si assiste allo scontro tra democrazia
cristiana e comunismo, al sud si cerca di costruire una rete clandestina per
sconfiggere il nemico comune, i comunisti! Ecco quindi dopo la guerra la
nascita di gruppi combattenti italiani anti-comunisti, infiltrati dalla X_MAS.
» [11] L'introduzione di Salvatore Lupo presegue illustrando il patto di fra
tra mafia ed esercito americano (con l'interessamento sul campo degli agenti
OSS Max Corvo e Vincent Scamporino,gia' avvocato di famiglie mafiose negli
USA,[12] piu' specificatamente) per lo sbarco in Sicilia .I documenti
desecretati indicano che questo patto organico e' stato fatto.L'esercito
americano,fra l'altro,a parte ovvviamente i livelli superiori,non tutti,a
conoscenza di tali intralazzi,si configura in linea di massima la realta'
siciliana come una realta' primitiva senza comprenderne la
complessita';ovverossia in linea di massima l'esercito non conosce cosa e' la
mafia e quindi ne accetta l'aiuto sia militare che per il mantenimento
dell'ordine,prova ne sara' che diversi capi mafiosi nel periodo divengono
carche pubbliche in molti centri siciliani.Ma il patto fondamentale e' con i
capi mafiosi d alto rango come Vito genovese che diventerra' vice del
plenipotenziario Charles_Poletti e giovani mafiosi che faranno una gran
carrriera come Gaetano Badalamenti,risultato implicato nella vicenda di
Salvatore Giuliano,fascista, che diviene praticamente il principale capo militare
per organizzazione di azioni milateri contro le forze della sinistra e
sindacali in fermento nel periodo(Portella della Ginestra).Altro punto
fondamentale e' unire a queto tipo di intervento la destra democristiana e
Portella della Ginestra e' la sintesi di tale strategia.I documenti desecretati
parlano di questa strategia portata avanti dagli statunitensi ,che d'altro
canto fa parte ed e' inizio della strategia degli interventi CIA in Europa
.L'altro punto su cui appoggiarsi e' il Vaticano,cosa non difficile visto il
clima di intensa rottura che vi e' fra USA ed URSS e l'accusa di
anticlericalismo violento rivolta su tuttto il territorio nazionale alle forze
di sinistra.Salvatore Lupo ipotizza quindi che alla base della strutturazione
della Repubblica italiana in una parte importantissima della nazione si basava
su questo genere di alleanze e quindi si domanda comme in tale maniera si possa
far nascere una repubblica veramente democratica. intervento di Ernesto Burgio
e Lino Buscemi[modifica | modifica sorgente] Il secondo relatore del convegno
Ernesto Burgio, conferma l'esistenza dei documenti comprovanti gli asserti
dell'introduzione di Lupo precisando che i nomi citati oltre aquelli gia'
presentati sono quelli di Giulio Andreotti,che risulta trettamente connesso ai
servizi americani dal 1946 ed il principe Valerio PignatelliValerio
Pignatellidocumenti statunitenensi ed italiani su mafia fascismo servi segreti
1944 – 1947 di GiuseppeCasarrubea.Oltre a Junio Valerio Borghese[13] la cui
collaborazione,come quella di altri criminali di guerra nazifascisti con gli
statunitensi e' ben nota,l'intervento di Giuseppe Casarrubeaverte sulla
efficienza tecnica che gli agenti preposti alle azioni hanno nel periodo dallo
sbarco alleato fino al 1948 ,gli agenti statunitensi tendono a mantenere
saldamente in pugno lo stato di occupazione e vengono trattati con nomi e
particolari nel libro di [Nicola Tranfaglia],che a detta di Casarrubea
rappresenta un punto fermo per gli storici del settore poiche' contiene
documenti citati ancora sviluppabili per lo studio dello storico.Giuseppe
Casarrubea porta esempi enommi sul piano del'organizzazione tattico_militare
per confermare vieppiu' la documentazione presentata nel libro e nello
specifico descrive il battaglione Pega formato da appartenenti alla disciolta X
Mas al comando di Nino Cuttazzoni.Scopo specifico e' la lotta contro i
comunisti,in quel momento fra le forze progressiste trainanti in Sicilia,tale
battaglione e' dotato di mezzi sia tecnici che logistici di alto livello derivati
dalla esperiqnza della X Mas.Nino Cuttazzoni ,secondo Casarrubea , « lascia
diretamente scritto Abbiamo a disposizione armi, depositi al completo, faccio
contattare anche gruppi di nuotatori paracadutisti dal sud » [14] Lino
Buscemi[15],altro studioso del periodo in questione interviene invece
sull'omerta' da parete sia di USA che di Italia che per hanno per anni impedito
l'accessso alla documentazione ssu cui si appoggia il libro di Nicola
Tranfaglia ribadendo che lo scopo della mafia dopo lo sbarco alleato era di
costituire sia a lvello locale che nazionale una classe dirigente che fose
collusa con gli interessi mafiosi e pr fare cio' in Sicilia vi era bisogno di
uno stretto controllo del territorio.Lino Buscemi individua nel fatto di
Portella della Ginestra il primo atto della Strategia della Tensione che non
per nulla avine in una zona ritenuta strategica nonn solo per l'Italia ma per
gli stessi interessi statunitensi nell'intero Mediterraneo:il fronte automista
,nato sulle idee di sinistra e di rivendicazione sociale del gruppo che faceva
capo a Bruno Canepa tramite l'aiuto degli a anglo- americani passa sotto il
controllo della destra reazionaria e mafiosa fino appunto a valesi di
personaggi quali Salvatore Giuliano.Gli stessi comunisti del noerd non
capiscono,o non vogliono capire a fondo la questione siciliana,e due lettere
indirizzate a Palmiro Togliatti da parte di Montalbano segretario siciliano del
pci non ricevono risposta ;sono del 27 otttobre del 1944 ed il pci non da alcun
risalto a livello nazionale di tali chiarimenti mandati da Montalbano.In linea
di massima Lino Buscemi asserisce che anche la Strage di Portella della
Ginestra e' stata rimossa da entrambi le parti politiche di maggior peso nella
nazione non procedendo con la denuncia basata sui documenti disponibili anche
se di parole demagociche ne son state spese anche troppe. [16] intervento di
Giuseppe Casarrubea[modifica | modifica sorgente] Interviene di seguito
Giuseppe Casarrubea, figlio fra l'altro di una delle vittime della strage di
Partinico.Il suo intervento verte sia sull'azione che sull'organizzazione degli
agenti in Italia pagati dal dipartimento di Stato americano ande poter mettere
a frutto nell'immediato dopoguerra la situazione di privilegio oggettiva degli
statunitensi dopo lo sbarco.Per le specifiche azioni Giuseppe Casarrubea fa
riferimento al libro di Nicola Tranfaglia fondamentale per le fonti
citate.Casarrubea procede con alcuni esempi specifici chiarificatori citando
personaggi ben singolari:oltre a gia' nominato Nino Cuttazzoni ed associato
pure lui al battaglione Vega vi e' Salvatore Sapienza, di Montelepre,di stanza
a Verona per esercitarsi all'uso delle arm ma presente al momento opportuno con
i reparti del battaglione Vega in Sicilia.Poi cita un altro accolito dell X_MAS
e /o degli apparati da questo derivati: Fortunato Colbani e come rappresentanti
della mafia nomi che ricorrono spesso ed in tempi diversi come Calogero
Vizzini, Genco Russo etc.Parla anche di come il generale Giuseppe
Castellano,fra i firmatari dell'armistizio,indica una riunione fra i piu' noti
capimafiaed il risultato e' la nascita del fronte democratico dell’ordine
siciliano,con presidente esattamente Calogero Vizzini;lo scopo dichiarato e' il
riportare lordine nella Sicilia.Gli statunitensi che trovano allo sbarco una
situazione confusa intricata e complessa nella gestione di tuttto il tessuto
sociale accettano anzi spingono perche' mafiosi di gran caratura si occupino
della normalizzazione del territorio,sopratutto in risposta alle sommose e rivendicazioni
sociali portate avanti in quel momento dalle masse operaie e contadine
siciliane , e gli elencati morti negli scontri di piazza uccisi daglli orgni di
repressione dello stato sono indicativi di tale eriodi di disordine' Torando
alle interazioni mafiosi fascisti per lo sviluppo dell'argomento usiamo le
stesse parole di Giuseppe Casarrubbea delle nel suo specifico intervento « Non
c’era solo la spia di Giuseppe Pazienza del battaglione Vega. Abbiamo una fonte
archivistica parallela, che si chiama Fonte di documentazione del SIS[17] via
Appia, Roma., consultata per conto del giudice Guido Salvini dallo Storico Aldo
Giannuli[18]. Il quale ha dimostrato che la banda di Salvatore Giuliano non era
che un plotone di esecuzione agli ordini del generale della Guardia nazionale
repubblichina di Salò, rispondente al nome di MARTINA (non so se è vivo,
speriamo che la voce non gli arrivi), il quale aveva a sua disposizione appunto
un nucleo, da cui dipendeva la banda di Salvatore Giuliano. Quindi questa favola
che Giuliano era il bandito analfabeta, che Giuliano aveva fatto la strage, che
dietro di lui forse c’era qualcuno che gli aveva armato la mano, che ci sono
tanti misteri, non regge più rispetto ai dati della ricerca. » [19] intervento
di Giuseppe Carlo Marino[modifica | modifica sorgente] L'intervento di Giuseppe
Carlo Marino verte suifatti di Portella della Ginestra e sulla figura di
Salvatore Giuliano,i dubbi di Marino sono sul fatto che la sua scelta
espressamente antisocilcomunista sia un'evoluzione ideologica del suo iter
politico avvenuta per "maturazione politica",come i suoi dubbi
permangono sul fatto che sia stato solo lui e i suoi uomini a sparare a
Portella visto che questo gli avrebbe fatto perder la sua fama di
"giustiziere" e di Robin Hood a cui Giuliano teneva
enormemente,ovvero in sintesi non lo convince attribuire i fatti di Portella
della Ginestra al solo "bandito Giuliano".Basandosi sui documenti
ampiamente trattati nel libro di Nicola Tranfaglia,Giuseppe Carlo Marino riesce
a togliersi qualche dubbio in quanto prende atto che gli avvenimenti di
Portella della Ginestra facevano parte di un piano per buttare i
socialcomunisti nell'illilegalita',visto la loro forza al momento sopratutto in
Sicilia,facendo una prococazione alla quale la controrisposta violenta avvrebbe
potuto catenare la repressione "legale" verso le due grandi forze
popolari.Cioe' Marino prende atto delle lettere non considerate di Montalbano a
Palmiro Togliatti per collegare la procazione di Portella della Ginestra ad uno
scenario assai piu' ampio in cui i due leaders dei due partiti principali
Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti son consapevoli che la nazione sta
vivendo un periodo di "liberta' controllata" con una sovranita'
nazionale limitata che puo' avere una doppia chiave di lettura ovvero sia
sovranita' limitata nei confronti degli occupanti statunitensi sia del
Vaticano.In questo periodo quindi si inseriscono e si intersecano diversi
personaggi che poi entreranno nella storia della nazione;Giulio Andreotti,uno
fra tutti, il quale in una lettera all'OSS (nello specifico all'ufficio affari
strategici) da informazioni su discorsi riservati fattigli da Alcide De
Gasperi,quindi senza mezzi termini il prof.Giuseppe Carlo Marino definisce
Giulio Andreotti informatore dei servizi segreti statunitensi essendo al
contempo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio:lo storico si domanda se
era stato posizionato li' per controllare cio' che faceva De Gasperi il quale a
sua era a conoscenza dei contatti dell'informatore Giulio Andreotti con gli
americani.Di seguito cita documenti inerenti, 1946, a Pio 12°,anticomunista in
modo fermo e deciso,il quale non esclude a possibilita' che socialisti e
comunisti vadano al governo con i democristiani pero' i socialcomunisti si
debbono presentare alle elezioni come unico corpo elettorale in modo da poter
pervenire ad egual numero di rappresentanti parlamentari fra i democristiani ed
i socialcomunisti.Infine il prof.Giuseppe Carlo Marino rimarca il fatto
apparentemente stupefacente che l’autonomia siciliana nata da lotte popolari e
rivendicative di grosse masse fosse pero' decisa con calcoli appropriati da
potentissimi capi mafiosi e su tali calcoli mafiosi son stati trovati documenti
comprovanti. [20] Collegamenti Esterni[modifica | modifica sorgente] • Il
potere ambiguo Portella della Ginestra e i nuovi equilibri politico mafiosi di
Serena Minicuci tesi di laurea discussa presso l'Università di Messina.
Relatore, prof. Saverio Di Bella • Girolamo Li Causi. Intervento alla camera
dei deputati. Seduta del 26 ottobre 1951 • Lettera di Salvatore Giuliano a
"La Voce di Sicilia", 31 agosto 1947, e commento-risposta di Girolamo
Li Causi • Giuliano e Portella: il primo intrigo della Repubblica • Come nasce
la Repubblica? (parte II) Rosa Alba Amico • documenti desecretati da Bill
Clinton • il Golpe Borghese da RAI • Meridiana : rivista di storia e scienze
sociali • il ritorno della Mafia in Sicilia. Un regalo dei
"nemici"Gli USA e la mafia e I nemici, la Mafia e il Mis • La storia
della Mafia(Leonardo Sciascia - Fonte: Storia Illustrata – anno XVI – n. 173 –
aprile 1972 – A. Mondadori Editore) • LA MAFIA: al cuore dello Stato e della
strategia imperialista Note[modifica | modifica sorgente] 1. ^ ampia
presentazione libro 2. ^ Il caso degli ispettori generali Verdiani e Messana di
Claudia Cernigoinote su Ciro Verdiani Ciro Verdiani ex agente OVRA implicato in
tutta la vicenda di Salvatore Giuliano muore a Roma immediatamente prima del
processo in cui dovra' essere giudicato per favoreggiamente:ufficialmente per
suicidio del resto las us cariera di fascista incomincia presto assieme al
collega Messana « Ettore Messana, siciliano di Racalmuto, classe 1888, di
professione ufficiale di polizia. Nel 1919 lo troviamo impelagato nella strage
di Riesi. Tiene “a battesimo”, a modo suo, le lotte contadine. Venti morti. Poi
si specializza nel ventennio nero, grazie all’appoggio che gli forniscono
uomini dell’apparato come Ciro Verdiani e Giuseppe Gueli, che di polizia e di
spionaggio se ne intendono più dello stesso ministro fascista Buffarini Guidi.
Nell’aprile del 1941 la sua carriera è a una svolta. Le truppe italo-tedesche
invadono il Regno di Jugoslavia e l’Italia si annette gran parte della
Slovenia. Messana diventa questore di Lubiana tra l’aprile del 1941 e il maggio
1942, per poi svolgere la stessa carica a Trieste (1942-1943) fino alla
destituzione di Mussolini. Il questore non è uno qualsiasi. Il suo nome compare
in un elenco di 35 ricercati per crimini di guerra. » 3. L’ispettore Ps,
l’Italia fascista e il battesimo della Repubblica di Giuseppe Casarrubea 4. ^ «
Il discorso che il dirigente della sinistra pronuncia, in un clima di tumulti,
alla Costituente nella seduta del 2 maggio 1947, giorno successivo a Portella,
costituisce un po' il lancio ufficiale della sfida. Bersaglio del dirigente
comunista non sono soltanto gli ambienti monarchici e mafiosi dell'isola, che
in quei primi frangenti indica quali diretti responsabili del massacro, bensì
anche "alti funzionari addetti alla polizia", alludendo anzitutto
all'ispettore di PS Ettore Messana. Li Causi censura inoltre lo stesso ministro
dell'Interno, che s'è affrettato a negare, con equivoca certezza, ogni
politicità all'eccidio. Tale esordio risente, ovviamente, della concitazione di
quei giorni; nondimeno è indicativo d'un percorso plausibile, che viene meglio
esplicitato in occasioni successive. Alla seduta della Costituente del 15
luglio, infatti, comunisti e socialisti già espulsi dal governo, il leader
siciliano si esprime con veemenza su possibili correità governative, mentre
definisce gli equivoci di Messana, del resto tristemente noto nell'isola perché
responsabile della strage di Riesi nel 1919, con trecidi contadini uccisi,
massacratore in Grecia negli anni della guerra, implicato infine nella strana
morte di un carabiniere. » 5. commento di Carlo Ruta adIntervento di Girolamo
Li Causi Assemblea Costituente - Seduta del 15 luglio 1947 6. ^ La famiglia
Montalbano 7. ^ Elenco alfabetico dei componenti dell'Assemblea Costituente 8.
^ salvatore miceli e narcotraffico 9. ^ salvatore miceli da wikipedia inglese
10. ^ Testo delle dichiarazioni del colonnello dei carabinieri Antonio Perenze
rese al Comitato d'Indagine sui rapporti tra mafia e fenomeno del banditismo in
Sicilia nella seduta del 22 maggio 1969 11. ^ Girolamo Li Causi. Intervento
alla camera dei deputati. Seduta del 26 ottobre 1951 12. ^ Sud , la Resistenza
dimenticata di Mario Avagliano 13. ^ sintesi di come nasce la repubblica? di
Nicola Tranfaglia a cura di Rosa Alba Amico 14. ^ biografia breve « Scamporino
non è soltanto un oriundo, è pure il legale dei sindacati sui quali Cosa Nostra
ha già steso la propria ombra. Suo vice è un altro avvocato, PoliticiVictor
Anfuso, che ha difeso nelle aule di giustizia tanti siciliani di Brooklyn. Il
terzo in gerarchia è un ventenne con il pallino dell'agente segreto, Max Corvo.
» 15. da « Come è noto, le attività di quel gruppo, messo in piedi per la
maggior parte da italo-americani quali Scamporino e Corvo, sono sempre state di
dubbio odore e i più sono stati rispediti a casa quando Bob Joyce ha preso la
direzione in Italia.' E' così che quando nel 1943 gli americani sbarcheranno in
Sicilia, la prima azione dell'OSS sarà la corsa del gruppo di Max Corvo e
Vincent Scamporino all'isola di Favignana, `per restituire la libertà ai
mafiosi imprigionati' dal regime fascista. » 16. l'angolo morto di Mario
Coglitore « Office of Strategic Service, servizio segreto statunitense, che poi
cambiò il nome in CIA), d’origine siciliana, diretti da Earl Brennan, tra i
quali Max Corvo, Victor Anfuso e Vincent Scamporino, prepararono ad Algeri i
piani per la collaborazione coi mafiosi in Sicilia, in previsione dello sbarco,
con la collaborazione in particolare di Lucky Luciano, e inviarono agenti
speciali a stabilire contatti diretti ‘in loco’ » 17. che 'bella' sorpresa! Gli
alleati in Sicilia 18. ^ « aderisce alla Repubblica di Salò continuando
l'attività nella Decima Flottiglia MAS, ricostituita come reparto indipendente
di volontari, di cui diviene il comandante. La formazione, che gode di una
singolare autonomia e di un regolamento particolare, collabora con l'occupante
tedesco nella guerra agli Alleati e nella spietata repressione della Resistenza
partigiana, ma ancora prima della fine del conflitto allaccia rapporti con i servizi
segreti americani (l'OSS, da cui nascerà nel 1947 la CIA) in funzione
anticomunista ed antislava. » 19. da RAI lastoriasiamonoi 20. ^ sintesi di come
nasce la repubblica? di Nicola Tranfaglia 21. ^ articolo di Repubblica Così fu
ucciso a casa mia il re di Monteleprea firma di Buscemi sull'assassinio di
Salvatore Giuliano 22. ^ sintesi di come nasce la repubblica? di Nicola
Tranfaglia 23. ^ il ritrovamento dell'archivio "dimenticato" 24. ^
Aldo Giannuli 25. ^ Come nasce la Repubblica? 26. ^ sintesi di come nasce la
repubblica? di Nicola Tranfaglia
Questo è un libro che stiamo consultando, inverando,
contestando e reprimendo in forza di opposti incontrovertibili documenti e
inediti dati di archivi storici d'altissimo profilo. • Storia e archeologia
Storia Storia regionale e nazionale Storia d'Italia Casarrubea Giuseppe -
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volume, pubblicato direttamente in edizione tascabile, ricostruisce la mappa
dell'eversione nel nostro Paese, nel periodo in cui si costituiscono i governi
di unità nazionale nonché le formazioni paramilitari, dopo il 25 aprile 1945: i
gruppi neofascisti e tutto l'arcipelago politico nel suo intreccio con le
istituzioni italiane nate dalla lotta di Liberazione. Per realizzare questo
libro Casarrubea ha analizzato le carte desecretate da Bill Clinton nel 2000
presso il National Archive and Records Administration nel Maryland, nonché
altri documenti del Sis e del Sim. 6,75 new EUR in_stock Chi ha comprato questo
libro ha comprato anche Fra'Diavolo e il governo nero. «Doppio Stato»...
Casarrubea Giuseppe € 25,50 Lupara nera. La guerra segreta alla democrazia...
Casarrubea Giuseppe; Cereghino Mario J. € 12,00 Tango Connection. L'oro
nazifascista, l'America... Casarrubea Giuseppe; Cereghino Mario J. € 6,75 La
«santissima trinità». Mafia,... Tranfaglia Nicola € 6,75 La scomparsa di
Salvatore Giuliano. Indagine su... Casarrubea Giuseppe; Cereghino Mario J. €
9,37 Operazione Husky. Guerra psicologica e intelligence... Casarrubea
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L'amico americano. Presenze e interferenze straniere... Flamini Gianni € 8,00
Mostra tutti i suggerimenti La recensione de L'Indice Secondo la versione
ufficiale dei fatti, nella Sicilia del 1943-1945 gli americani fecero leva
sulla mafia per muoversi meglio sul territorio, utilizzandola temporaneamente
quale alleata nella prima fase dell'occupazione; e il 1° maggio 1947, con le
sinistre che nell'isola stanno avanzando da tempo, a Portella della Ginestra,
il gruppo del bandito Salvatore Giuliano, nemico giurato dei "rossi",
spara tra la folla riunitasi per assistere a un comizio. Quest'ultima parte della
versione ufficiale ha già da tempo mostrato le proprie crepe: Giuliano non agì
di propria sola iniziativa. Oggi, Giuseppe Casarrubea, forse il massimo esperto
della questione, mette in luce i contatti del bandito con alcuni elementi
fascisti e, per questo tramite, con uomini dei servizi segreti sia italiani,
sia d'oltreoceano. Riceve una serie di rilevanti chiarificazioni il contesto
entro cui, nella Sicilia del dopo sbarco alleato, maturarono le condizioni del
massacro di Portella. L'idea di fondo, sposata anche da Tranfaglia
nell'introduzione al volume, è quella d'una sostanziale continuità, tra il '43
e gli anni della strategia della tensione, nelle strategie di lotta non
democratiche poste in essere sotto l'ombrello atlantico contro i comunisti in Italia.
Adottando opportunamente una prospettiva che fonde il piano nazionale con
quello regionale, Casarrubea dipana la gigantesca matassa dei contatti tra
fascisti, agenti segreti, settori della polizia, ambienti clericali, circoli
massonici, politici (Sturzo, Scelba, Finocchiaro Aprile), tutti consci del
fatto che la mafia debba essere considerata la "forca caudina di molte
scelte". L'Italia, in questi anni, è del resto immersa in un clima di
guerra civile latente, con i Far ben organizzati, il Movimento sociale in
crescita, e la piena attività di molti ex dell'Ovra, "brodo di coltura
della continuità post-fascista". Inizia qui la strumentalizzazione
istituzionale dei più combattivi nostalgici del fascismo a fini anticomunisti.
Lo stesso dicasi, appunto, della mafia, che gli americani stessi scelgono di
mantenere nella posizione di fulcro del "partito dell'ordine" in
Sicilia. E se Charles Poletti, capo del governo militare statunitense in Italia
dal '43 al '45, elogia apertamente il noto boss mafioso Vito Genovese, già
nominato "commendatore del Regno" da Mussolini, le autorità italiane
fanno anche di peggio. Ad esempio, nominare nel maggio 1945 ispettore capo di
Pubblica sicurezza in Sicilia nientemeno che Ettore Messana, ex questore di
Lubiana, classificato dagli alleati come un criminale di guerra: manterrà
stretti contatti con i mafiosi. Sono appena due esempi di quel
"solidarismo istituzionale" che nei decenni a venire si rivelerà
gravido delle più penose conseguenze. Casarrubea ipotizza addirittura che la
banda Giuliano nasca su impulso dell'Ovra stessa, attraverso personaggi quali
Selene Corbellini (banda Koch), per poi ricevere copertura dal controspionaggio
alleato. È comunque chiaro che contro l'ascesa delle sinistre in Italia si
giocò sporco fin dalla caduta del fascismo: su molti livelli, pochissimi dei
quali finora toccati dalle indagini giudiziarie. Daniele Rocca I vostri
commenti Media Voto: 5 / 5 | Invia recensione luca mazzei (14-02-2007) Una
ricostruzione della strage di Portella della Ginestra attraverso la
consultazione delgi archivi dei servizi segreti americani. Bellissimo Voto: 5 /
5 Alberto zamaal@libero.it (13-11-2005) Splendido saggio sulla strage di
Portella della Ginestra, su cui solo ora si stanno diradando le nubi del
mistero. Voto: 5 / 5
giotto.ibs.it
Scusami se ti sto inondando di post e scritti vari. Te li
invio a semplice notizia. Nn necessita he tu li legga. Grazie. Ciao a presto.
è un vero piacere leggere ogni cosa che invii .non so se hai
sentito il messaggio che ti ho inviatosul cell,avevamo appuntamento per le 16
di oggi ma il caldo è pazzasco avendo problemi di pressione non è il caso che
venga a Roma sentiamoci telefonocamente appena possibile
ho letto il messaggio-- giornata infernale siamocene a ca
casa
Questo il mio primo giuduzio sull'ispettore generale Ettore
Messana di Racalmuto. Più passa il tempo, più mi addentro nelle ricerche di
archivio, più verifico i truculenti giudizi di settari pubblicisti e più il
primo giudizio si conferma. Ed anche il contorno dà ulteriori elementi a favore
di questa bistrattata grande figura storica., di questo uomo di stato, per
tutta la vita dedito al culto della cosa pubblica, dell'ordine pubblico senza
impacci ideologici.
12 giugno 10.47.36
Carissima Giovanna SCRIVIMI QUI nome e cognome
dell'avvocato. Non sento bene e quando lo dici non capisco correttamente
12 giugno 15.15.55
Avv Michele Lo Foco
Ho già consultato ottimo! Chissà poi se ha avuto la carica
che aveva DEL NOCE?
non lo sò ,lo chideremo lunedì,penso che possa esserci molto
utile
moltissimo a questo punto indispensabile
Bene sono contenta ci vogliamo bene e sono convinta che farà
tutto quanto sarà possibile
13 giugno 17.14.36
Giornata afosissima e davvero torrida qui a Roma. Arrivo
proprio adesso dall'Archivio Centrale dello Stato. Ho consultato buste di
polverose carte da fare venire la TBC. Ho fatto fare 40 fotocopie che mi sono
costate 00 euro per diritti di urgenza. Sono euforico. Sono relazioni originali
del nostro grandissimo concittadino, cugino del celeberrimo don Luigi Messana,
l'ispettore generale di PS Ettore Messana. Mi dispiace per il Link Sicilia: ha
scritto minchiate sul nostro questore. Non rettificherà? E altrettanto dico a
Malgrado Tutto, che finge di non leggere quello che scrivo. E che dire al sordo
Giuseppe Casarrubea? Mi glissa. Glisserà la nipote Giovanna del questore che è
proprio infuriata per le mascalzonate INFAMANTI DEL TUTTO INFONDATE? e che dirà
il Vespa che sul suo PORTA A PORTA fa ricicciato vomitevoli e false calunnie
storiche sul questore Messana. Proprio lui? Sicuramente male informato.
Riparerà con una controtrasmissione?. Alla giornalista triestina non so che
dire, come a quel paio di corrispondenti del Giornale di Sicila. All'ANPI d
Palermo ho paura di mandare i miei strali. In fin dei conti da vetero comunista
non posso buttarmi contro la mia tessa chiesa rossa. Solo che io ho due motti
che mi sibilano dentro PLATO AMICUS sed MAGIS VERITAS e l'altro appreso da quei
miei padri della chiesa quali Pajetta e C. La verità è sempre rivoluzionaria.
13 giugno 22.36.35
www.youtube.com
17 giugno 19.16.54
ECCO PERCHE’ DIFENDO LA MEMORIA DEL QUESTORE ETTORE MESSANA
DA RACALMUTO Giunto a questa svolta delle mie ricerche sul questore Ettore
Messana, dopo giorni di colloqui con la spumeggiante nipote di questo cerbero
attaccatissimo al suo senso dell’onore, ligio sino all’autocalunnia al più rigoroso
rispetto del dovere, un dovere che magari a me risulta effigie di uno Stato di
polizia qualunque sia la vernice ideologica della travagliata vicenda politica
dell’Italia del XX secolo, giunto qui insomma voglio tracciare le tre cifre
ermeneutiche di questa infamia divenuta domma storico. I tre momenti sono: la
vicenda del 1919 a Riesi, l’avventura di una Lubiana inventata dal Duce
d’accordo con i tedeschi quale “provincia italiana” in cui approdò per il primo
anno il Questore Messana; il tormento della Sicilia dell’AVIS quando toccò al
Messana districarla dalle grinfie degli agrari in collusione con un Fiorello La
Guardia newyorkese; e sarà lui a stroncare il fenomeno del banditismo dei
Giuliano, Pisciotta e Fra Diavolo alias Ferreri. Che il Messana sia stato
tacciato di protagonismo negativo nelle lotte contadine dei tempi di Nitti in
qualità di feroce commissario di pubblica sicurezza noi siam certi che fu
l’effetto indotto delle ire funeste del compagno Li Causi, giustamente
furibondo per l’eccidio – quello di trent’anni dopo – di Portella delle
Ginestre. Ciarla proprio il Casarrubea quando letteralmente scrive, diffamando
– che: “l’eccidio ricorda da vicino quello ordinato da Ettore Messana a Riesi
nel 1919”. Un personaggio, un valdese di Riesi, lo storico Salvatore Ferro, nel
1934 raccoglie memorie del suo paese ed ecco invece come ci descrive quei
tristi eventi: “Gli scalmanati ritornando sull’imbrunire entrarono in paese
cantando battendo le mani. Trovandosi in piazza l’Angilella ordinò al popolo di
andarsi ad armare e ritornare. E difatti così fecero. La piazza formicolava di
gente. Ad un certo punto il Tenente e il Delegato di P.S. premerono la mano del
soldato, facendo funzionare lo strumento micidiale. Al crepitio fulminea della
Mitragliatrice seguirono altri colpi di fucile e di revolvers. Il terrore
invase tutti gli animi. Un momento dopo si vide un campo di morti sia in Piazza
che nel Corso: anche i feriti fecero spavento. Nella confusione gli sparatori
fuggirono: inseguiti, fu raggiunto il Tenente al piano del Pozzillo per la via
di Ravanusa e fu freddato. In quella occasione l’ing. Accardi, che si trovava
lungo il Corso, trascinato nel Cortile Golisano, venne pugnalato da mano ignota
e ferito. Il pallore, lo sgomento si leggeva in faccia di tutti, vedendo la
carneficina il sangue che scorreva, raccolti i cadaveri , le famiglie ne
piansero amaramente i figli, i mariti, i parenti. I morti furono 8 e dei feriti
non si seppe il numero.” Lo si accetti, lo si nego codesto racconto, una cosa è
certa come si fa a dire che vi partecipò il Messana? Che fu lui in ogni caso
colui che ne avrebbe “ordinato l’eccidio”? che i morti furono - poi si disse -
in numero di quindici, o di venti? Pare che vi sia stata dopo una inchiesta.
Prima o poi troveremo gli atti di questa inchiesta. Ma una cosa è certa:
nessuna responsabilità, nessun addebito venne fatto al Messana, e non certo per
raccomandazione: non aveva appoggi, non aveva protezioni. Il Messana nel 1919
aveva appena 31 anni e di carriera ne farà, ma dopo . A caldo il Prefetto di
Caltanissetta così, per incidens, ragguaglia l’onorevole Ministero
dell’Interno: “ il 13 corrente, la locale sezione socialista presentava avviso
che l’indomani, domenica, dalle organizzazioni economiche sarebbe stata fatta
una pubblica manifestazione con comizio in onore e per l’escarcerazione
dell’avv. Calì Carmelo, socialista ufficiale, già arrestato quale istigatore
dei noti fatti di Riesi e dimesso dal carcere il 10 andante”. E in questa lunga
relazione da noi rinvenuta nell’Archivio Centrale di Stato altri ed altri
elementi che fanno tanta luce su queste tragiche vicende delle lotte contadine
in Sicilia. Ma un cenno, dico un cenno, che possa coinvolgere l’operato del
questore Messana, allora modesto delegato di PS in forza a Caltanissetta non
c’è. Si dirà che il silenzio nulla prova. Certo, ma non può non provare che
l’eccidio di Riesi “ordinato” dal Messana è solo una infamante superfetazione
del Casarrubea. Il secondo atto riguarda il periodo in cui Messana fu questore
a Lubiana: abbiamo lettere e documenti ove traspare che il questore Messana non
fu colpevole di nulla, dato che addirittura veniva esautorato dall’esercito.
(“ora erano le truppe regolari ad assumere compiti di polizia ad insaputa della
Questura”. Scriverà il Messana. Vds. Lettera del questore Messana al gen. T.
Orlando, comandante della Divisione Granatieri di Sardegna – 04481 del 3/9/1941
IZDG fasc. 656/IV). Nessuna prova, nessun documento, nessuna accusa seria
poterono addurre gli juguslavi titini a guerra persa, per noi, e così nessuno
può infamare il Messana perché quella dei Titini fu solo calunnia che non ebbe
seguito alcuno. Messana fu poi uomo di Stato con De Gasperi. Tutto lo comprova.
Quanto si è ricamato sopra,magari ingigantendo l’invidiuzza di qualche collega
del Messana, è talmente irrisorio che è solo malevolenza volerla ancora
strumentalizzare come la recentissima pubblicistica pervicacemente continua. La
vicenda siciliana degli anni 1945-1947 vede in effetti un Messana in sintonia
con l’on. Aldisio, ed è un abilissimo segugio , poliziotto integerrimo che
sfruttando le confidenze di fra Diavolo poté sbaragliare l’ordito
mafia-banditismo-agrari-agganci e protezioni americane. Abbiamo trovato ampia
documentazione che prova il valore, l’abilità e il modo intemerato di agire del
Messana negli archivi di Stato qui a Roma. Documentazione che pur disponibile
non è stata mai indagata da chi si veste dei panni di censore di un uomo a
totale servizio dello Stato, morto in dignitosa austerità finendo i suoi giorni
addirittura in una casa INGC.
Carissima Giovanna, ho già pubblicato questo post nel mio
blog. Non ho voluto appositamente chiedere il tuo parere preventivo perché mi
piacerebbe che a caldo mi manifestassi tutte le tue perplessità a bocce ferme.
Penso che dovresti scrivere al direttore Egidio Terrana di MALGRADO TUTTO per
stigmatizzare sia l'infamante articolo del Casarrubea ivi pubblicato lo scorso
anno, sia la piccola furbizia di ritenere idoneo alle smentite quel tale
Giuseppe Bellavia che comunque la si giri nulla ha a che fare con la famiglia
dell'Ispettore Superiore di PS Gr,Uff. Ettore Messana, e in ogni caso non è
abilitato in alcun modo a parlare a nome dell'unica nipote vivente del grande
Ispettore. Aggiungerei che quindi ai sensi di legge sulla debbano provvedere
alle congrue smentite e alle doverose rettifiche magari, se lo reputi del caso,
sulla falsariga di quanto ho iniziato a fare nel mio blog CONTRA OMNIA
RACALMUTO. Ti abbraccio.
Debbo aggiungere che essendo in FB una frana questo post è
finito riservatamente già a Malgrado Tutto. Me ne sono accorto con ritardo ma
tutto sommato non mi dispiace più di tanto. Così capiscono che non possono far
finta di niente quando mando preavvisi come già fatto per due volte per tuo
nonno.
HO TROVATO SU YOUTUBE RAI 1 13 FEBBRAIO 2012 aLESSANDRA
kERSEVAN A PORTA A PORTASTORICA ETITOLARE CASA EDITRICEKAPPA DI UDINE ARGOMENTI
.FOIBE LAGHER FASCISTI SE TI PUO' INTERESSARE VAI A VEDERE
un altro personaggio televisivo lucarelli carlo nella
trasmissione blu notte parlava di ettore messana purtroppo il video è stato
oscurato se ti può interessare vale la pena tu vada a dare un'occhiata
sto cercando di trovare una trasmissione della tv la 7dove
la giornalista Lilli gruber parla del nonno sempre sull'argomento delle foibe
i toni sono senpre i soliti
Ho dato u fugacissimo sguardo a quello che mi hai segnalato
e che riguarda la Kersevan. Dovrò spulciare il tanto materiale che ho
rinvenuto. Ma moltissimo è in lingua slava. Non è roba per me. Ma mi pare di
capire che quel marpione di Bruno Vespa l'ha molto censurato. Bisognerà allora
limitarsi alla trasmissione di Porta a Porta in un primo tempo rinviata. Senza
la cassetta o DVD della trasmissione non saprei cosa fare. Ad ogni modo credo
che il nome di Messana non dovrebbe essere stato fatto. E allora il nostro
interesse è nullo. Quanto alla trasmissione di Lilli Gruber mi giunge del tutto
nuova e allora aspetto che tu da brava segugia mi procuri il materiale.
Ho preso la tua lettera: molto bella. Rallegramenti.
Cercherò di non deluderti.
mai! ti sarò perennemente riconoscente
della gruber me lo ha detto mia cognata sto cercando di
rintracciare qualcosa
Comincio a pensare che a noi elle trasmissioni televisive
non ce ne importa nulla. Credo che con quella paginetta e mezza tuo cugino - da
te amabilmente pressato . possa ottenere da Bompiani almeno la pubblica zione
di un tuo libro che per ora intitolerei: Difendo mio nonno"-
Il titolo è perfetto.......lo scriviamo insieme vero????
18 giugno 9.13.23
oggi è il tuo onomastico,non so se lo festeggi io ,comunque
,ti faccio tanti auguri
Calogero viene festeggiato in tre giorni 18: a Giugno, a
Luglio e ad Agosto. A giugno quello di Naro (e mi riguarderebbe) a Luglio
quello di Agrigento con una festa leggendaria (non mi riguarda) ad Agosto non
so dove. Mi torna però molo gradito questo tuo pensiero e al di là del
convenevole religioso mi divieni sempre più cara. Ciao "spumeggiante"
signora.
18 giugno 15.08.54
l'avevo letto tempo fa e in qualche modo già contestato, ma
questo blog di Casarrubea riletto ora mi appare molto inquietante Il nnno di
Giovanna Messana vi viene davvero diffamato a mezzo stampa senza possibilità di
replica. Il Casarrubea sfrutta una spiata segreta di un capo della polizia
politica (come dire fascista) per infangare il grande Poliziotto di Stato
Ettore Messana. Fare il pelo a quella fonte sarebbe per me facile gioco, ma io
non mi chiamo Casarrubea per mettermi a calunniare un morto che non potrebbe
difendersi. Per me de muortuis nihil nisi bonum e per mia cultura greca i morti
sono tutti aghathoi. Lo è Ettore Messana e per me il rispetto vale anche per
codesto “ispettore Ricciardelli ” cui si attribuisce una “Relazione in Archivio
di Stato di Trieste, Prefettura gabinetto, b 18”. La laudatrix aggiunge comunque
che “ l’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia sotto il
passato regime fascista”, un bel fascista insomma che infatti nessuna carriera
fece dopo e nessun riconoscimento gli fu tributato dalla subentrata Repubblica
democratica di De Gasperi che invece fu munifico di cariche, incarichi e titoli
onorifici verso il Messana; questi concluse la sua apicale carriera sino ai
suoi estremi limiti di età. Onorato e riverito anche perché mai lo poterono
trovare colpevole in sede giudiziaria di nulla. Certe denunce politicamente
preconcette di li Causi e Montalbano restarono lettera morta giacché destituite
di ogni fondamento, come può riscontrarsi ora cosultando Google. Il Casarrubea
ha titolo per sostituirsi alle magistrature di Stato italiane e a quelle
internazionali? Ci citi una condanna anche lieve nei confronti del Messana.
Quanto al Ricciardelli la laudatrix aggiunge che “era stato internato in
Germania sotto l’accusa di favoreggiamento nei confronti di ebrei che sarebbero
stati da lui aiutati a scappare.” Gratis? Avremmo voglia di domandare? Ma ciò
non è né sarebbe molto significativo. Qui necessita, a mio avviso, che un
valido avvocato per adisca due vie presso i tribunali di Palermo: esposto per
tutta una serie di reati a mezzo stampa e soprattutto vertenza civilie per
risarcimento danni per diffamazione aggravata ed altro a mezzo stampa. Le
ultime leggi sulla stampa mi paiono non dare molta ragione agli avvocati
affetti da prudenza. So del terrore di editori giornalisti e direttori responsabili.
Berlusconi non ha legiferato invano. Non vorrei affliggerti più di tanto, mia
cara Giovanna, ma ritengo doveroso renderti edotta di quello he vado scoprendo
e pensando. Quel Ricciardelli là si trova in Google. Poche note ma per me molto
illuminati. Un soggetto poco simpatico. Riporteremo quei passi della suddetta
relazione che si attribuisce al Ricciardelli. Si dice che la relazione si
troverebbe a Trieste e chissà perché non starebbe nell’Archivio Centrale di
Stato (se vi si trova perché codesti sedicenti storici non la vanno a cercare e
avvalorare?). Di sicuro – ed anche la laudatrix lo ammette – l’archivio della
prefettura triestina fu molto manomesso e carte sparite e bruciate e
manipolate. A me un ricorso acritico a fonti così dubbie non appare molto
corretto. Ma tant’è. (Calogero Taverna)
------------------------------------------- Blog di Giuseppe Casarrubea occorre
conoscere il passato per dare risposte al futuro Vai al contenuto Home Archivio
Libri di Casarrubea Contatti Resistenza antifascista in Slovenia e l’ispettore
Messana Pubblicato il 2 agosto 2008 di casarrubea (Questa parte è illustrata
grazie alla scrupolosa ricerca condotta dalla storica Claudia Cernigoi,
direttrice della rivista “La Nuova Alabarda.” Si tratta di immagini tratte da
una vasta collezione fotografica sui crimini fascisti dell’Italia in Slovenia)
III L’ombra lunga del fascismo
18 giugno 17.40.45
Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel
ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo
meschinello detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe
essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad pprezzarlo. Al suo
paese irpino si fu di di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di
santificarlo. Riportiamo giù locandine manifesti e e dicerie elogiative ma non
c'era molto dall'addurre a lode omaggiante. Si disse "uomo giusto".
Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestere aveva fatto il poliziotto
di reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamenti di
sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice",
"non poteva non sapere", " era suo subordinato il vero
malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne
fu compare" e niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande
siperiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E
quando le scrive queste cose, quando ancora modesto funzionarietto di questura,
relagato ad una insignificante periferia, nell'ottobre del 1945, crede che è
giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo
ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima
di un superbo uomo di sìStato, nientemeno l'on. Alcode De Gasperi. E quel
insignificante rapportino finisce obliato e trascurato i mano non autorevole e
ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per
riseumarlo e farne fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte
leparte. E ciò è tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente
antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto,
non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma
poliziesca. lunedì 12 settembre 2011 Ricciardelli, l'amico e collega di
Palatucci che finì a Dachau https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghS7wgIJ8SelmWpQ1JeFZnYBiyMXsvlml9dCaBsTvrJ1gIaAoBzk8Q7CtH8aswFe7U2D5sbfra7tmnpy7joMDd0g6PBimRKIVv-kTD4C_6dxxY5fuUUJuisEsIH2DdxSn7Xy8fuqeQgElA/s1600/ricciardelli.jpg
L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150
anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria.
L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano
Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso
l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano. Collega, amico e
confidente di Giovanni Palatucci, Feliciano Ricciardelli fu capo dell’Ufficio
Politico della Questura di Trieste mentre Palatucci era capo dell’Ufficio Stranieri
della Questura di Fiume. Collaborò con quest’ultimo per mettere in salvo
centinaia di perseguitati dal regime. Fu arrestato e deportato nel campo di
concentramento di Dachau da cui riuscì a salvarsi. La manifestazione trae
spunto dal libro “Capuozzo accontenta questo ragazzo. La vita di Giovanni
Palatucci” di Angelo Picariello che considera Ricciardelli «...un eroe più
anziano ed esperto, mosso dalle stesse motivazioni umanitarie e cristiane. Con
lui più volte si confronta sul come muoversi per il bene di questi
perseguitati, aggirando le leggi e i controlli dei superiori più
intransigenti…». Attraverso l’esempio del Montemaranese Ricciardelli si
celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia evidenziando il ruolo di chi, con
la propria opera, ha reso grande la nazione. I partecipanti rifletteranno anche
su cosa significhi, oggi, servire la Patria nei suoi vari aspetti. Al dibattito
interverranno, oltre al Presidente di Amo Montemarano, Beniamino Palmieri,
l’autore del libro, nonchè giornalista di Avvenire, Angelo Picariello, Raffaele
Ricciardelli, figlio del dott. Ricciardelli, il Questore di Avellino Sergio
Bracco. Gli interventi verranno conclusi dal senatore Nicola Mancino, già Vice
Presidente del CSM, Presidente del Senato e Ministro dell’Interno. Pubblicato
da Mario Avagliano a 15:02 http://img1.blogblog.com/img/icon18_email.gifhttp://img2.blogblog.com/img/icon18_edit_allbkg.gif
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su
FacebookCondividi su Pinterest ------------------- Ma ecco cosa scriveva ancora
il Ricciardelli: “Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche
quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che promettevaloro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva
carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva
ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione
in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di
polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì
ad affettuare operazionidi polizia politica degne di particolare rilievo. Ma
anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di
ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione
di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di attività
antifascista molto limitata. In proposito, si ritiene opportuno segnalare un
episodio che dimostra la sua malvagità d’animo: In una notte del gennaio 1943
senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico
della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i
nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e
l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento,
perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per
pura malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza
della locale federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali
rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta.
Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un
mese di carcere (per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi
degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti
dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle
truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio u. s.) Risulta
in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale commissione
provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro
i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto
riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena.
Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la
commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della
commissione stessa.[3] gli italiani uccidono 15 uomini e donne a Brdo presso
Lubiana. Le vittimesi trovano al cimitero di Vic Destituito Mussolini,
nonostante avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto
facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora
irreperibile e in tale veste fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4] * Di
tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime
delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato,
nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore
Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCVHIATO. Non luogo a procedere. Chi
rispolvera questo documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo
si macchia a mio avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa
storia.
2.bp.blogspot.com
Nota troppo lunga. Ma credo crucuale. Mi piace la coda
scritta da me.
Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel
ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo
meschinello detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe
essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo
paese irpino si fu di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di
santificarlo. Riportiamo giù locandine manifesti e dicerie elogiative ma non
c'era molto da addurre a lode omaggiante. Si disse "uomo giusto". Un
epiteto alquanto singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di
un reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti
e dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non
poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi
tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e
niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale
della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E quando le scrive queste cose,
quando ancora modesto funzionarietto di questura, relegato ad una
insignificante periferia, nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento
di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che
invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima di un superbo
uomo di Stato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi. E quel insignificante
rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta
la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne
fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è
tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non
vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non
una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca. lunedì 12
settembre 2011 Ricciardelli, l'amico e collega di Palatucci che finì a Dachau https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghS7wgIJ8SelmWpQ1JeFZnYBiyMXsvlml9dCaBsTvrJ1gIaAoBzk8Q7CtH8aswFe7U2D5sbfra7tmnpy7joMDd0g6PBimRKIVv-kTD4C_6dxxY5fuUUJuisEsIH2DdxSn7Xy8fuqeQgElA/s1600/ricciardelli.jpg
L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150
anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria.
L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano
Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso
l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano. Collega, amico e
confidente di Giovanni Palatucci, Feliciano Ricciardelli fu capo dell’Ufficio
Politico della Questura di Trieste mentre Palatucci era capo dell’Ufficio
Stranieri della Questura di Fiume. Collaborò con quest’ultimo per mettere in
salvo centinaia di perseguitati dal regime. Fu arrestato e deportato nel campo
di concentramento di Dachau da cui riuscì a salvarsi. La manifestazione trae
spunto dal libro “Capuozzo accontenta questo ragazzo. La vita di Giovanni
Palatucci” di Angelo Picariello che considera Ricciardelli «...un eroe più
anziano ed esperto, mosso dalle stesse motivazioni umanitarie e cristiane. Con
lui più volte si confronta sul come muoversi per il bene di questi perseguitati,
aggirando le leggi e i controlli dei superiori più intransigenti…». Attraverso
l’esempio del Montemaranese Ricciardelli si celebreranno i 150 anni dell’unità
d’Italia evidenziando il ruolo di chi, con la propria opera, ha reso grande la
nazione. I partecipanti rifletteranno anche su cosa significhi, oggi, servire
la Patria nei suoi vari aspetti. Al dibattito interverranno, oltre al
Presidente di Amo Montemarano, Beniamino Palmieri, l’autore del libro, nonchè
giornalista di Avvenire, Angelo Picariello, Raffaele Ricciardelli, figlio del
dott. Ricciardelli, il Questore di Avellino Sergio Bracco. Gli interventi
verranno conclusi dal senatore Nicola Mancino, già Vice Presidente del CSM,
Presidente del Senato e Ministro dell’Interno. Pubblicato da Mario Avagliano a
15:02 http://img1.blogblog.com/img/icon18_email.gifhttp://img2.blogblog.com/img/icon18_edit_allbkg.gif
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su
FacebookCondividi su Pinterest ------------------- Ma ecco cosa scriveva ancora
il Ricciardelli: “Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche
quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che promettevaloro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva
carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva
ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione
in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di
polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì
ad affettuare operazionidi polizia politica degne di particolare rilievo. Ma
anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di
ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione
di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di attività
antifascista molto limitata. In proposito, si ritiene opportuno segnalare un
episodio che dimostra la sua malvagità d’animo: In una notte del gennaio 1943
senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico
della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i
nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e
l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento,
perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per
pura malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza
della locale federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali
rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta.
Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un
mese di carcere (per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi
degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti
dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle
truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio u. s.) Risulta
in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale commissione
provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro
i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava
i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale
comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la commissione
e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione
stessa.[3] gli italiani uccidono 15 uomini e donne a Brdo presso Lubiana. Le
vittimesi trovano al cimitero di Vic Destituito Mussolini, nonostante avesse
eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto
le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste
fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4] * Di tutta questa accozzaglia di
dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo
affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai
addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito
nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo
documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio
avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.
2.bp.blogspot.com
versione corretta
l'avevo letto tempo fa e in qualche modo già contestato, ma
questo blog di Casarrubea riletto ora mi appare molto inquietante Il nonno di
Giovanna Messana vi viene davvero diffamato a mezzo stampa senza possibilità di
replica. Il Casarrubea sfrutta una spiata segreta di un capo della polizia
politica (come dire fascista) per infangare il grande Poliziotto di Stato
Ettore Messana. Fare il pelo a quella fonte sarebbe per me facile gioco, ma io
non mi chiamo Casarrubea per mettermi a calunniare un morto che non potrebbe
difendersi. Per me de mortuis nihil nisi bonum e per mia cultura greca i morti
sono tutti aghathoi. Lo è Ettore Messana e per me il rispetto vale anche per
codesto “ispettore Ricciardelli ” cui si attribuisce una “Relazione in Archivio
di Stato di Trieste, Prefettura gabinetto, b 18”. La laudatrix aggiunge
comunque che “ l’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia
sotto il passato regime fascista”, un bel fascista insomma che infatti nessuna
carriera fece dopo e nessun riconoscimento gli fu tributato dalla subentrata
Repubblica democratica di De Gasperi; questi invece fu munifico di cariche,
incarichi e titoli onorifici verso il Messana; il quale concluse la sua apicale
carriera sino ai suoi estremi limiti di età. Onorato e riverito anche perché
mai lo poterono trovare colpevole in sede giudiziaria di nulla. Certe denunce
politicamente preconcette di Li Causi e Montalbano restarono lettera morta
giacché destituite di ogni fondamento, come può riscontrarsi ora cosultando
Google. Il Casarrubea ha titolo per sostituirsi alle magistrature di Stato
italiane e a quelle internazionali? Ci citi una condanna anche lieve nei
confronti del Messana. Quanto al Ricciardelli la laudatrix aggiunge che “era
stato internato in Germania sotto l’accusa di favoreggiamento nei confronti di
ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare.” Gratis? Avremmo voglia di
domandare! Ma ciò non è né sarebbe molto significativo. Qui necessita, a mio
avviso, che un valido avvocato adisca due vie presso i tribunali di Palermo:
esposto per tutta una serie di reati a mezzo stampa e soprattutto vertenza
civile per risarcimento danni per diffamazione aggravata ed altro a mezzo
stampa. Le ultime leggi sulla stampa mi paiono non dare molta ragione agli
avvocati affetti da prudenza. So del terrore di editori giornalisti e direttori
responsabili. Berlusconi non ha legiferato invano. Non vorrei affliggerti più
di tanto, mia cara Giovanna, ma ritengo doveroso renderti edotta di quello he vado
scoprendo e pensando. Quel Ricciardelli là si trova in Google. Poche note ma
per me molto illuminati. Un soggetto poco simpatico. Riporteremo quei passi
della suddetta relazione che si attribuisce al Ricciardelli. Si dice che la
relazione si troverebbe a Trieste e chissà perché non starebbe nell’Archivio
Centrale di Stato (se vi si trova perché codesti sedicenti storici non la vanno
a cercare e avvalorare?). Di sicuro – ed anche la laudatrix lo ammette –
l’archivio della prefettura triestina fu molto manomesso e carte sparite e
bruciate e manipolate. A me un ricorso acritico a fonti così dubbie non appare
molto corretto. Ma tant’è. (Calogero Taverna)
------------------------------------------- Blog di Giuseppe Casarrubea occorre
conoscere il passato per dare risposte al futuro Vai al contenuto Home Archivio
Libri di Casarrubea Contatti Resistenza antifascista in Slovenia e l’ispettore
Messana Pubblicato il 2 agosto 2008 di casarrubea (Questa parte è illustrata
grazie alla scrupolosa ricerca condotta dalla storica Claudia Cernigoi,
direttrice della rivista “La Nuova Alabarda.” Si tratta di immagini tratte da
una vasta collezione fotografica sui crimini fascisti dell’Italia in Slovenia)
III L’ombra lunga del fascismo
versione corretta
19 giugno 14.59.54
Gentilissimo signor Direttore di Malgrado Tutto, Egidio
Messana, Solo adesso prendo visione del Vostro servizio del 15 febbraio dello
scorso anno, non certo laudativo della fulgida figura di mio nonno il gr.Uff.
Ettore Messana, Ispettore Generale di PS. Già nella titolazione il pur glorioso
giornale caro a Sciascia, Malgrado tutto, incappa in malevoli giudizi di valore
e qualifica fatti e vicende in termini pregiudizievoli nei confronti di
quest'altissimo servitore dello Stato che fu mio nonno. Si danno per vere e
reali colpe che un falso storico, invero un politico ideologicamente
preconcetto, raffazzona manipolando fonti e documenti incongrui e omettendo la
più pertinente e molto favorevole a mio nonno documentazione che il vostro
dottore Calogero Taverna ha rintracciato commentato e contrapposto come emerge
dal suo blog CONTRA OMNIA RACALMUTO. Non mi rivolgo a Lei ai sensi di legge che
pur potrei: so essere LEI un grande gentiluomo, un saggio uomo di cultura e un
validissimo giornalista e direttore, ragion per cui La prego soltanto di
riparare alla scivolata del Suo giornale, inconveniente pur comprensibile,
adoperandosi ad una rettifica storica doverosa anche per il buon nome di
Racalmuto, che per tanti versi viene vilipeso. Il presunto chiarimento di tal
Giuseppe Bellavia non è accettabile per la stessa figura del notista che i suoi
locali collaboratori non potevano non conoscere. Di certo il Bellavia non ha
alcun titolo a parlare in nome della vera e legittima famiglia di mio nonno, di
cui l'unica erede naturale e legale sono io Giovanna Messana. Qualora lo
ritenesse del caso potrebbe avvalersi del contributo del dottore Taverna col
sol quale sono in contatto, che volentieri presterebbe la sua consulenza
storica e documentale. Con deferenza, Giovanna Messana
Questa la bozza a cui ho pensato. Ti do gli estremi di quel
servizio. Non si possono fare fotocopie e quindi devi accontentarti di quelli
che ho trascritto.Ti invio i miei scarabocchi. I dati essenziali si leggono.
19 giugno 21.14.38
ho letto e domani stesso spediròuna raccomandata con
ricevuta di ritorno così saremo sicuriche venga recapitata,benissimo una
lettera diplomatica e risoluta avrà sicuramente esito positivo ,come sempre ti
sono riconoscente
Mi sono messo nei tuoi panni. Credo però che avraiqualche
difficoltà con l'indirizzo. Nel caso potresti mandargliela con un messaggio a
Malgrado Tutto e chiedere lindirizzo cui far seguire la lettera. Ma tu sai
cavartela meglio di me.
la sede del giornale qual'è? vedo di trovare l'indirizzo su
google
Guarda ma credo che non abbia sede ... lo fanno in casa di
Salvatore Picone .. ma non ne sono certo.
quello che mi hai mandato scritto a mano non si legge ho
provato ad ingrandire le lettere ma non è leggibile ........mi serve un
indirizzo per spedire le lettera
Ora guardo...
Storia di Malgrado Tutto Sin dal primo numero ha avuto la
firma di Leonardo Sciascia Malgrado Tutto Web Chi Siamo Direttore, Redazione,
Autori e Collaboratori Malgrado Tutto web di Redazione | 23 novembre 2011
Direttore Responsabile: Egidio Terrana Redazione: Giancarlo Macaluso, Salvatore
Picone, Gigi Restivo, Gaetano Savatteri, Paolo Terrana Web Design: Eugenio
Agnello Rubriche: Salvatore Alfano, Simona Carisi, Felice Cavallaro, Massimo
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Barbieri, Valeria Iannuzzo, Ester Rizzo, Daniela Spalanca. collaboratori:
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malgrado.tutto@libero.it PER LA VOSTRA PUBBICITA’ INFO: 388.1963858
Registrazione presso il Tribunale di Agrigento del 10/4/1982 Articoli dello
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Vinitaly di Verona Savatteri sindaco: si lavora alla squadra Savatteri sindaco:
si lavora alla squadra SPECIALE ELEZIONI. Ecco la diretta SPECIALE ELEZIONI.
Ecco la diretta Cine-Teatro "Antonio Liotta", grande riapertura con
gli auguri dei Vip Cine-Teatro "Antonio Liotta", grande riapertura
con gli auguri dei Vip "Il tuo racconto per Malgrado tutto", cronaca
di una emozionante serata "Il tuo racconto per Malgrado tutto",
cronaca di una emozionante serata Altri articoli della stessa Rubrica: Malgrado
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miei compaesani” Dio salvi la Regina, ma un po’ anche il Pd I grillini e la
sindrome del bunker Racalmuto, quei candidati sindaci che dimenticano la parola
mafia Il confronto a sei di venerdì 16 maggio. Fai tu le domande ai candidati
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nostra più grave responsabilità” Con Emilio hai sempre un posto in prima fila.
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Agnello
Più di questo io non trovo. Gliela potresti quindi mandare
per e-mail o telefonare prima e farti dire l'indirizzo.Intanto anch se non sei
amica (potresti chiedere l0amicizia( credo che glie la potresti anticipare per
il MESSAGGIO
Ti trascrivo quello che non hai potuto leggere: "La
discussa carriera del poliziotto Ettore Messana Malgrado Tutto web " di
Venerdì 15 febbraio 2013 alle ore 14, 57 - Giuseppe Casarrubea - Giuseppe
Bellavia Messana - "Il fascismo, gli anni di Lubiana, la banda Giuliano,
il patto con fra' Diavolo. " Lo storico Giuseppe Casarrubea disegna un
profilo dell'Ispettore Ettore Messana, originario di Racalmuto. Il commento di
un erede del questore che attraversò gli anni più cupi della storia italiana.
Dal sito www.casarrubea.wordpress.com."
"la risposta di Giuseppe Bellavia Messana: "il mio è certo un
commento di parte, essendo io, per parte di madre, un pronipote dell'Ispettore
Messana."
www.casarrubea.wordpress.com
ho letto........mando la lettera per via email a questo
indirizzo spero sia quello giusto malgrado.tutto.@libero.it
dammi conferma
Mi pare che ci sia un punto in più la e-mail dovrebbe essere
malgrado.tutto@libero.it
ma mandagli pure una copia con il messaggio.
hai etta la mia correzione dell'e-mail?
si hai ragione avevo sbagliato ,domani mattina mando il
messaggio ora sono un pò stanca ti auguro buona notte e buon viaggio per domani
ciao e a presto
Buona notte carissima
20 giugno 13.39.07
Ho bisogno assoluto di avere un recapito per inviare la
lettera ,ho telefonato al numero di cell che si trova sul sito ma non ho avuto
risposta .......da Racalmuto ti sarà facile avere l'indirizzo preciso o un
numero di fax grazie a presto
21 giugno 16.23.03
ho risolto ,ho chiesto l'amicizia al sito malgrado tutto ,mi
è stata concessa ed ho inviato subito la lettera al direttore.pedona se ti
disturbo,ma sono contenta di aver fatto anche questo piccolo passo
24 giugno 16.24.43
Finalmente troviamo e subito pubblichiamo il ponderoso
fascicolo processuale della denunzia che l'on.le comunista Montalbano avanzò
contro l'ispettore Generale dottore gr. uff. Ettore Messana da Racalmuto.
Sottolineo senza indugio il finale: archiviazione senza se e senza ma. Hanno i
detrattori postumi di oltre un sessantennio preso visione di questa
documentazione, l'hanno analizzata? cosa hanno da rimarcare? Quanti loro
castelli denigratori vanno in misero fumo? Hanno da fare qualche atto di
resipiscenza operativa, o aspettano sentenze giudiziarie. La famiglia del
calunniato sta finalmente reagendo: vuole il ripristino dell'ottimo nome di
S.E. Gr.Uff. Dottore Ettore Messana , ispettore generale di PS da Racalmuto
Ecco tutta la verità, processualmente appurata, in ordine
alle vicende del gr.uff. dottore Ettore Messana ispettore generale di PS di
Racalmuto. Ogni superfetazione denigratoria s'infrange contro la verità
processuale: è calunnia. Così relaziona al magistrato il gr. uff. Messana
quanto alla intricata storia del bandito Giuliano e al suo ruolo. Cosa hanno da
opporre i denigratori postumi e posticci? Il bandito Giuliano La strage di
Portella della Ginestra Documenti sulla strage Documento 13 VERBALE
INTERROGATORIO DELL’ISPETTORE VITO MESSANA Verbale di continuazione di
dibattimento del 20 luglio 1951 [cartella 4, vol. V, n. 5] D’ordine del
Presidente, introdotto il testimone Messana Ettore fu Clemente di anni 66, nato
a Racalmuto (Agrigento) e domiciliato in Roma, Ispettore di Ps. Interrogato in
merito ai fatti della causa, risponde: «Fui mandato in Sicilia a capo
dell’Ispettorato Generale di P.S. per la Sicilia nel maggio 1945 e vi rimasi
fino a tutto luglio 1947. Il decreto che istituì l’Ispettorato è dell’aprile
1945 e funzione di tale organo fu quella di integrare l’opera repressiva e
preventiva nell’eliminazione del banditismo ed in genere della delinquenza
associata in Sicilia». D. R. «Io ebbi a mia disposizione 750 carabinieri, 350
agenti e 14 funzionari, che distribuii in tutte le province della Sicilia da
Messina a Trapani. Fui io che istituii i nuclei di carabinieri e polizia nei
centri dove a me sembrò che dovessero essere istituiti. Le mie prime operazioni
feci nelle province di Agrigento e di Catania. Verso la fine del 1945
incominciò ad affiorare l’attività della banda Giuliano. Tale fatto fece
aumentare la mia attività tanto più che la banda Giuliano e quella di Avila si
erano poste al servizio dell’Evis». D. R. «Ebbi notizia dei fatti di Portella
nelle ore pomeridiane del 1° maggio 1947. Mi recai ad una riunione indetta dal
prefetto Vittorelli, dove si stabilì una certa azione da svolgersi. L’indomani
mi recai a Piana degli Albanesi ed a San Giuseppe Jato, ove già si era
proceduto all’arresto di quattro persone ad opera di un nucleo dipendente
dall’Ispettorato e dove si era proceduto a largo rastrellamento arrestando
centinaia di persone sospette, le quali però furono quasi tutte rimesse in
libertà. Non essendo emersa a loro carico alcuna responsabilità». D. R. «Tutto
ciò venne fatto ad opera della questura che si limitò poi a denunciare solo i
quattro arrestati». D. R. «In una riunione tenuta anche alla presenza
dell’Ispettore Generale di P. S. Rosselli, inviato a Palermo dal Ministero, fu
deciso da quest’ultimo che la direzione delle indagini dovesse essere affidata
al questore Giammorcaro e fu così che io passai alle dipendenze di costui». D.
R. «Si venne frattanto a conoscenza che il 1° maggio era stato sequestrato,
dopo la sparatoria, un campiere, certo Busellini, del quale non si seppe nulla
per tanti giorni e che poi fu trovato ucciso in un fossato da un nucleo alle
mie dipendenze». D. R. «Non so se il ritrovamento del cadavere del Busellini
avvenne a mezzo di cani poliziotti od a mezzo solo di ricerche». D. R. «Mi
sembra di ricordare che sul petto del cadavere del Busellini fu trovato un
cartello con la scritta «questa è la fine dei traditori», la qualcosa ci
convinse che il delitto era stato consumato dalla banda Giuliano. Tale
convinzione ci facemmo anche per il delitto di Portella poiché ci convincemmo
che colui che aveva ucciso Busellini era uno di quelli che aveva sparato a
Portella». D.R. «Noi dell’Ispettorato, fin dal primo momento, pensammo che la
strage di Portella era da attribuirsi alla banda Giuliano, perché il fatto era
avvenuto nella zona così detta d’imperio della banda stessa, mentre l’Angrisani
ed il Guarino avevano orientamento diverso». D. R. «Tale convincimento da parte
dell’Ispettorato fu però rafforzato dal rinvenimento del cadavere del
Busellini». Contestatogli che nel verbale di rinvenimento del cadavere del
Busellini non vi è traccia del cartello rinvenuto sul suo cadavere, risponde: «Può
darsi che io abbia un cattivo ricordo di tale fatto, ma pure mi sembra di
ricordare così». D. R. «Le indagini continuarono e solo nel giugno avvennero i
primi fermi effettuati dal nucleo centrale comandato dal colonnello
Paolantonio, il quale mi riferiva lo sviluppo di esse». D. R. «Il rapporto n.
37 fu redatto quando io non ero più Ispettore Generale in Sicilia, essendo
stato sostituito il 1.8.47 dal questore di Napoli Coglitori». D. R. «Quasi
tutti i fermi avvennero durante la mia permanenza in Sicilia ed io, giorno per
giorno, venivo informato di quanto si riusciva a sapere dai fermati». D. R.
«L’Ispettorato aveva dei confidenti ed inoltre era in contatto con alcuni
elementi che ci ponevano in comunicazione con il bandito Ferreri Salvatore». D.
R. «Io nessun contatto diretto ebbi col Ferreri, solo ebbi rapporti con lui
tramite i suddetti elementi di collegamento». D. R. «Escludo che Ferreri mi
abbia fatto sapere i nomi di coloro che avevano partecipato all’azione di
Portella; può darsi che qualche indicazione l’abbia data al colonnello
Paolantonio oppure ad un altro funzionario di P.S., certo Zappone, che io avevo
dislocato nella zona di Partinico e che fu ucciso a Borgetto in un agguato». D.
R. «Il nostro convincimento che l’azione di Portella era dovuta alla banda
Giuliano fu maggiormente rafforzato dal riconoscimento effettuato da quattro
cacciatori sequestrati in quella mattina del 1° maggio, i quali in una
fotografia di persona a cavallo riconobbero proprio colui che ritenevano fosse
il capo del gruppo che li aveva sequestrati». D. R. «Il colonnello Paolantonio,
fin quando io restai in Sicilia, non mi parlò mai del fermo di alcuno ritenuto
partecipe della strage di Portella per confidenze avute dal Ferreri». D. R.
«Escludo di aver avuto mai rapporti con Pisciotta Gaspare, come escludo di
avergli rilasciato un tesserino di riconoscimento sia al suo nome che a quello
di Faraci Giuseppe». Contestatogli che il Pisciotta ha affermato invece di aver
avuto rilasciato un tesserino proprio da lui che glielo fece recapitare tramite
Ferreri, risponde: «Escludo nel modo più reciso che ciò sia avvenuto».
Richiamato l’imputato Gaspare Pisciotta e contestatagli la dichiarazione resa
dall’Ispettore Messana a proposito del tesserino, risponde: «Il tesserino lo
ebbi tramite Ferreri, portava la firma Messana, aveva i timbri
dell’Ispettorato, fu strappato ed io spero che colui che lo ha strappato, se ha
coscienza, lo dirà». D. R. «Luca potrà dire qualcosa in merito, può darsi che
il tesserino esista ancora, ma a me risulta che fu stracciato». Il teste
Messana: D. R. «Io facevo da organo propulsore nell’attività dei miei
funzionari; dissi loro di indagare anche sulla ragione per cui Giuliano fece
l’azione di Portella ma nessuno di essi mi parlò mai su tale fatto». D. R. «Andai
via dalla Sicilia il 31.7.1947 e quindi non mi occupai più della cosa». A
domanda dell’Avv. Sotgiu, risponde: «Non ricordo di aver rilasciato al Ferreri
un tesserino di libera circolazione, ma non escludo che esso possa essere stato
rilasciato da altri sotto il mio nome, essendo io il capo dell’Ispettorato.
Devo dire per altro che la mia firma ufficiale è quasi inintellegibile come
Messana, anzi ritengo che sia del tutto inintellegibile». D.R. «Non rilasciai
tesserini di libera circolazione ai confidenti, non so se ne furono rilasciati
a mio nome dai miei dipendenti che nulla mi riferivano intorno al rilascio di
essi poiché ognuno ha i propri confidenti ed intorno a noi si mantiene il più
stretto riserbo anche con i superiori». D.R. «Io fornivo il danaro che mi
richiedevano per i confidenti ai miei dipendenti, i quali mi rilasciavano
ricevuta sulla quale si limitavano a dire. -- per un confidente- senza
indicarne le generalità». D.R. «Certamente i rapporti col Ferreri iniziarono
prima della strage di Portella. Ricordo di aver saputo, attraverso la fonte
Ferreri, che Giuliano voleva attentare alla vita dei dirigenti del Partito
Comunista di Palermo, fra i quali il Li Causi. Informai per la opportuna
vigilanza il questore e fu il colonnello Paolantonio che avvisò direttamente il
Li Causi». D.R. «Al padre del Ferreri feci dare un porto d’armi, ma ciò
rientrava nel progetto di venire all’arresto di Giuliano. Sentii parlare del
rinvenimento del predetto porto d’armi sul cadavere del Ferreri, ma ciò non
constatai personalmente». D.R. «Escludo che il padre del Ferreri facesse parte
della banda Giuliano». D.R. «Non mi risulta che dopo l’amnistia dell’Evis
Giuliano abbia mantenuto rapporti con persone insospettabili». D.R. «Dopo di me
all’Ispettorato ci fu Coglitore, poi Modica, poi Spanò, poi Verdiani» D.R. «Non
ricordo i nominativi dei componenti la banda Giuliano». D.R. «Esiste un
rapporto intorno alle bande armate dell’Evis ed all’attività da esse spiegate,
rapporto redatto dal nucleo centrale alle mie dipendenze». D.R. «Sono a
conoscenza dei nomi in esso compresi, può darsi che l’elenco contenuto in detto
rapporto non sia completo e non comprenda tutta la materia, essendo potuta
qualcosa essere sfuggita e qualcosa sopraggiungere». D.R. «Non ricordo il nome
di Genovesi Giovanni tra i confidenti della polizia, né so se egli sia stato
interrogato dal colonnello Denti». A domanda dell’avv. Crisafulli, risponde:
«Per il fatto di Portella venne in Sicilia un Ispettore generale del Ministero,
come di solito avviene quando succedono fatti di una certa rilevanza». D.R.
«Detto Ispettore riunì tutti gli organi di polizia in questura e poiché ogni
organo comunicò i risultati delle indagini svolte, l’Ispettore volle che le
varie attività fossero coordinate e quindi, senza esautorare e sostituire
alcuno, dette la direzione al questore Giammorcaro al quale doveva essere
comunicata ogni attività degli organi di polizia. Tutto ciò per quanto riguarda
i fatti di Portella». D.R. «Mi fu detto che il Ferreri fu operato di
appendicite». A domanda dell’avv. Sotgiu, risponde: «Non mi risulta che al
Ferreri sia stata rilasciata una tessera intestata a Salvo Rossi, autista del
colonnello Paolantonio». A domanda dell’avv. Crisafulli, risponde: «Parlando di
un rapporto Coglitore mi riferivo solo al rapporto firmato dal maresciallo Lo
Bianco relativo ai fatti di Portella» A domanda del Pisciotta Gaspare,
risponde: «Escludo di essere stato io a consegnare i mitra al Ferreri, né mi
risulta che ciò sia stato fatto da qualcuno dell’Ispettorato. A quell’epoca
avevamo penuria di armi». Il Pisciotta aggiunge: «I cinque mitra servirono per
l’azione di Portella, secondo quanto mi disse Ferreri». Dopo di che il
Presidente rinvia la prosecuzione del dibattimento all’udienza del 23.7.1951
ore 9,30.
25 giugno 14.10.40
26 giugno 12.29.50
Contra Omnia Racalmuto ...per mestiere spiego bene agli
altri quello che per me non comprendo. Richiamo quanto segue per contrappormi
nella doverosa salvaguardia del fulgido nome dell'Ispettore Generale di PS
gr.uff. dottore Ettore Messana da Racalmuto. ------------------------ Trascrivo
da un blog: Archivio Giuseppe Casarrubea senior (1899-1947) UN ARCHIVIO STORICO
SULL’ITALIA E SULLA SICILIA DEL XX SECOLO Chi siamo? L’archivio sorge per dare
seguito ad uno dei punti statutari dell’Associazione “Non solo Portella onlus”
fondata nel 1998 con lo scopo di rappresentare i familiari delle vittime della
strage di Portella della Ginestra (1° maggio 1947), e degli assalti contro le
Camere del Lavoro del 22 giugno 1947. Aderiscono all’Associazione i familiari
di altre stragi avvenute in Sicilia dal secondo dopoguerra in poi. L’archivio è
dedicato al dirigente sindacale “Giuseppe Casarrubea” assassinato durante
l’attacco terroristico contro la sezione del Pci di Partinico, un mese e 22
giorni dopo la strage di Portella della Ginestra. Il commando, stando ai
giudici di Viterbo (1950-’52), era ispirato dal neofascista Salvatore Giuliano
e da Pasquale ‘Pino’ Sciortino. Il processo contro i mandanti e gli esecutori
di queste stragi ebbe a fondamento un depistaggio della polizia giudiziaria: il
“Rapporto giudiziario” del 4 settembre 1947. Gli accusati furono sottoposti a
interrogatori e confronti dibattimentali durati due anni. Alla fine i giudici
conclusero assolvendo i mafiosi e parecchi imputati e negando l’esistenza di mandanti.
Nell’attentato di giugno perse la vita anche Vincenzo Lo Iacono e si ebbero
dieci feriti gravi, alcuni con menomazioni irreversibili come Leonardo Addamo e
Giuseppe Salvia. In una stessa notte furono prese d’assalto le seguenti sedi di
sinistra: la sezione comunista di Cinisi (attentato dinamitardo senza vittime),
sezione del Pci di San Giuseppe Jato (un ferito e distruzione totale della
sede), Camera del Lavoro di Borgetto (senza vittime), sezione socialista di
Monreale (senza vittime), sezione del Pci di Carini (senza vittime). Gli
attentati di giugno furono la “naturale” continuazione dell’azione di
provocazione terroristica della strage del 1° maggio. Entrambe le stragi,
processualmente unificate, ebbero gravi coperture da parte di alcuni settori
delle forze dell’ordine dipendenti dall’Ispettore di Ps, Ettore Messana. Questi
aveva cominciato la sua carriera ai tempi della strage di Riesi (1919) e
l’aveva conclusa dopo Portella della Ginestra, avendo avuto all’interno del
gruppo di fuoco che aveva sparato sulla folla dei manifestanti per la festa del
1° maggio, il proprio confidente Salvatore Ferreri, inteso Fra’ Diavolo.
L’ispettore inoltre era stato nominato dal governo di Ivanoe Bonomi, a
quell’alta carica, nonostante fosse ricercato dalla commissione delle Nazioni
Unite nel 1945 per crimini di guerra compiuti in Slovenia, durante
l’occupazione fascista (1941-1943: sul tema si possono consultare diversi post
di questo stesso blog e una sequenza fotografica di eccezionale interesse).
_______________________________________ Controdeduco: Fin qui abbiamo ripreso
quanto il Casarrubea affastella in lode di una sua iniziativa che ci piacerebbe
sapere quanto no-profit sia stata. La faccenda ci lasciava indifferente finchè
il bloggista non ha osato infangare la figura dell'ispettore generale il
gr.uff. dottore ETTORE MESSANA da Racalmuto. Ci agganciamo allo sproloquio di
quest'ultimo squarcio sopra riportato per contestare le infondate, calunniose,
infamanti affermazioni che vi si contengono: a) il dottore Ettore Messana, che
si vuol sminuire persino nella qualifica del suo alto ufficio (era Ispettore
Generale di PS) non "diede nessuna copertura alle 'stragi' di Portella
della Ginistra o ad essa collegate o collegabili". ANZI!!! Il grande
merito di quest'altissimo ed apicale dirigente di PS fu quello di avere
sbaragliato il banditismo siciliano dell'epoca Giuliano. Ebbe sottoposti oltre
750 carabinieri e questo forse fu il guaio suo giacché è ben nota la ritrosia
della Benemerita a sottostare agli ordini di un "civile". Nacquero
dissapori, incomprensioni ed ostracismi che gli storici allla Casarrubea
fingono di ignorare pur di costruire i loro sillogismi storici fregandosene
della correttezza storica e del dovere di non infangare figure prestigiose di
funzionari che sacrificano tanto pur di servire lo Stato, quello democratico
che necessita di un rigoroso mantenimento dell'ordine pubblico. E in questo
quadro di obnubilamento della verità storica, non si dà manco peso alla
gravissima circostanza che il bandito Ferreri fu ucciso o suicidato in una
caserma dei carabinieri ad Alcamo mentre veniva torchiato con il sotterraneo
intento di estorcere confessioni che potessero oscurare la figura del dottore
Messana. Resta però integerrima la probità, la sagacia, la dedizione al dovere
e l'abilità persecutrice del banditismo siciliano del dottore Messana. Noi
abbiamo pubblicato quanto nel 1951 il fiero 'poliziotto di Stato' dottore
Messana ebbe a deporre da teste e con giuramento nel processo del 1951. Il
Casarrubea che dice di avere un archivio che spero non finanziato con soldi
pubblici piùcompleto e più esaustivo degli archivi di Stato quel documento non
ce l'ha? non l'ha visto? oppure pur conoscendolo l'ha voluto cassare per non
compromettere il suo "scoop" giornalistico ed editoriale (ben tre
libri penso ben remunerati da Bompiani)? Il Casarrubea sa benissimo che i
tentavivi di coinvolgere giudiziariamente il Messana in processi più pretesuosi
che fondati a nulla approdarono e nulla poté essere addebitato a questo rigoroso
inflessibile sagace Uomo di PS. Si guardi ad esempio il misero tentativo del
buon compagno onorevole Montalbano. E se è vero che il Casarrubbea dispone di
archivi unici ed esaustivi quel processo che noi abbiamo pubblicato gli è
sfuggito o ama driblare ciò che non gli conviene? Falso che il Messana chiuse
quasi ignominiosamente la sua cariera in Sicilia. Fu invece autorità apicale
sino al suo sessacinquesimo anno di età quando andò in pensione per raggiunti
limiti di età e dopo restò legato al Viminale rispestato e ascoltato pur nel
mutare dei governi dell'epoca. Austero e rigoroso non accettava omaggi dubbi,
omise persino di agevolare la carriera del figlio che meritevolmente da
medico-scienziato qual era esercitò la sua professione senza estranei appoggi.
Il dottore Messana finì i suoi giorni dignitosamente ma non opulentemente in
una casa INGC. Un esempio luminoso da imitare specie oggi, in tempi cioè che si
dicono inquinati da illeciti arricchimenti da parte di uomini pubblici. Qui ci
limitiamo a sottolineare questo infame passaggio di uno che pensa di fare lui
la storia a suo modo sovvertendo persino sentenze passate da mezzo secolo in
giudicato, e di fare revisioni di sentenze solo con pregiudizi, senza
fondamento, privo di congrua documentazione, sulla base soltanto di pretestuosi
e presuntuosi apodittici giudizi di valore. b) Sulle vicende di Riesi del 1919
il Casarrubea non ha alcuna documentazione a comprova della sua infamante
accusa. Noi l'abbiamo e a suo tempo la esibiremo. Ci basta qui contrapporre
questi contrappunti: falso che l'eccidio di Riesi sia imputabile al Messana. Se
una folla inferocita o certi sediziosi delinquenti trucidarono l'ufficiale
dell'esercito responsabile della mitragliatrice nel campanile della chiesa di
Riesi non ragioni ma motivi li avranno avuti e se il Messana - da provare
ancora che fosse lui lì presente - non bebbe torto neppure un capello questo è
già indice della non responsabilità del giovane commissario di PS che non lì
cominciò la sua carriera. Ed infatti nessuna responsabilità fu attribuita al
giovane trentunenne commissario di PS; anzi l'evento che occorso quando
Vittorio Emanuele Orlando era stato giubilitato ed era subentrato il Nitti
della intesa con i socialisti e dell'apertura ai popolari venne indagato con
rigore e al Messana non si contestò alcunché e così potè percorre una
lusinghiera carriera nella PS sino al top per i suoi grandi meriti e la sua
riconosciuta valentia al servizio dell'Ordine Pubblico, dello Stato di diritto
insomma. Se non fosse stato per il Li Causi che solo per incidens e nella foga
del suo contrattacco politico allo Scelba "strumentalizzò"
quell'antico e incerto episodio, non ci sarebbe materia per imbastire una
siffatta calunnnnia contro il dottore Messana, mai incolpato giudiziariamente
di una tale"strage" tanto cara al Casarrubea.
Contra Omnia Racalmuto ...per mestiere spiego bene agli
altri quello che per me non comprendo. Richiamo quanto segue per contrappormi
nella doverosa salvaguardia del fulgido nome dell'Ispettore Generale di PS
gr.uff. dottore Ettore Messana da Racalmuto. ------------------------ Trascrivo
da un blog: Archivio Giuseppe Casarrubea senior (1899-1947) UN ARCHIVIO STORICO
SULL’ITALIA E SULLA SICILIA DEL XX SECOLO Chi siamo? L’archivio sorge per dare
seguito ad uno dei punti statutari dell’Associazione “Non solo Portella onlus”
fondata nel 1998 con lo scopo di rappresentare i familiari delle vittime della
strage di Portella della Ginestra (1° maggio 1947), e degli assalti contro le
Camere del Lavoro del 22 giugno 1947. Aderiscono all’Associazione i familiari
di altre stragi avvenute in Sicilia dal secondo dopoguerra in poi. L’archivio è
dedicato al dirigente sindacale “Giuseppe Casarrubea” assassinato durante
l’attacco terroristico contro la sezione del Pci di Partinico, un mese e 22
giorni dopo la strage di Portella della Ginestra. Il commando, stando ai
giudici di Viterbo (1950-’52), era ispirato dal neofascista Salvatore Giuliano
e da Pasquale ‘Pino’ Sciortino. Il processo contro i mandanti e gli esecutori
di queste stragi ebbe a fondamento un depistaggio della polizia giudiziaria: il
“Rapporto giudiziario” del 4 settembre 1947. Gli accusati furono sottoposti a
interrogatori e confronti dibattimentali durati due anni. Alla fine i giudici
conclusero assolvendo i mafiosi e parecchi imputati e negando l’esistenza di
mandanti. Nell’attentato di giugno perse la vita anche Vincenzo Lo Iacono e si
ebbero dieci feriti gravi, alcuni con menomazioni irreversibili come Leonardo
Addamo e Giuseppe Salvia. In una stessa notte furono prese d’assalto le
seguenti sedi di sinistra: la sezione comunista di Cinisi (attentato
dinamitardo senza vittime), sezione del Pci di San Giuseppe Jato (un ferito e
distruzione totale della sede), Camera del Lavoro di Borgetto (senza vittime),
sezione socialista di Monreale (senza vittime), sezione del Pci di Carini
(senza vittime). Gli attentati di giugno furono la “naturale” continuazione
dell’azione di provocazione terroristica della strage del 1° maggio. Entrambe
le stragi, processualmente unificate, ebbero gravi coperture da parte di alcuni
settori delle forze dell’ordine dipendenti dall’Ispettore di Ps, Ettore
Messana. Questi aveva cominciato la sua carriera ai tempi della strage di Riesi
(1919) e l’aveva conclusa dopo Portella della Ginestra, avendo avuto
all’interno del gruppo di fuoco che aveva sparato sulla folla dei manifestanti
per la festa del 1° maggio, il proprio confidente Salvatore Ferreri, inteso
Fra’ Diavolo. L’ispettore inoltre era stato nominato dal governo di Ivanoe
Bonomi, a quell’alta carica, nonostante fosse ricercato dalla commissione delle
Nazioni Unite nel 1945 per crimini di guerra compiuti in Slovenia, durante
l’occupazione fascista (1941-1943: sul tema si possono consultare diversi post
di questo stesso blog e una sequenza fotografica di eccezionale interesse).
_______________________________________ Controdeduco: Fin qui abbiamo ripreso
quanto il Casarrubea affastella in lode di una sua iniziativa che ci piacerebbe
sapere quanto no-profit sia stata. La faccenda ci lasciava indifferente finchè
il bloggista non ha osato infangare la figura dell'ispettore generale il
gr.uff. dottore ETTORE MESSANA da Racalmuto. Ci agganciamo allo sproloquio di
quest'ultimo squarcio sopra riportato per contestare le infondate, calunniose,
infamanti affermazioni che vi si contengono: a) il dottore Ettore Messana, che
si vuol sminuire persino nella qualifica del suo alto ufficio (era Ispettore
Generale di PS) non "diede nessuna copertura alle 'stragi' di Portella
della Ginistra o ad essa collegate o collegabili". ANZI!!! Il grande
merito di quest'altissimo ed apicale dirigente di PS fu quello di avere
sbaragliato il banditismo siciliano dell'epoca Giuliano. Ebbe sottoposti oltre
750 carabinieri e questo forse fu il guaio suo giacché è ben nota la ritrosia
della Benemerita a sottostare agli ordini di un "civile". Nacquero
dissapori, incomprensioni ed ostracismi che gli storici allla Casarrubea
fingono di ignorare pur di costruire i loro sillogismi storici fregandosene
della correttezza storica e del dovere di non infangare figure prestigiose di
funzionari che sacrificano tanto pur di servire lo Stato, quello democratico
che necessita di un rigoroso mantenimento dell'ordine pubblico. E in questo
quadro di obnubilamento della verità storica, non si dà manco peso alla
gravissima circostanza che il bandito Ferreri fu ucciso o suicidato in una
caserma dei carabinieri ad Alcamo mentre veniva torchiato con il sotterraneo
intento di estorcere confessioni che potessero oscurare la figura del dottore
Messana. Resta però integerrima la probità, la sagacia, la dedizione al dovere
e l'abilità persecutrice del banditismo siciliano del dottore Messana. Noi
abbiamo pubblicato quanto nel 1951 il fiero 'poliziotto di Stato' dottore
Messana ebbe a deporre da teste e con giuramento nel processo del 1951. Il
Casarrubea che dice di avere un archivio che spero non finanziato con soldi
pubblici piùcompleto e più esaustivo degli archivi di Stato quel documento non
ce l'ha? non l'ha visto? oppure pur conoscendolo l'ha voluto cassare per non
compromettere il suo "scoop" giornalistico ed editoriale (ben tre
libri penso ben remunerati da Bompiani)? Il Casarrubea sa benissimo che i
tentavivi di coinvolgere giudiziariamente il Messana in processi più pretesuosi
che fondati a nulla approdarono e nulla poté essere addebitato a questo
rigoroso inflessibile sagace Uomo di PS. Si guardi ad esempio il misero
tentativo del buon compagno onorevole Montalbano. E se è vero che il
Casarrubbea dispone di archivi unici ed esaustivi quel processo che noi abbiamo
pubblicato gli è sfuggito o ama driblare ciò che non gli conviene? Falso che il
Messana chiuse quasi ignominiosamente la sua cariera in Sicilia. Fu invece
autorità apicale sino al suo sessacinquesimo anno di età quando andò in
pensione per raggiunti limiti di età e dopo restò legato al Viminale rispestato
e ascoltato pur nel mutare dei governi dell'epoca. Austero e rigoroso non
accettava omaggi dubbi, omise persino di agevolare la carriera del figlio che
meritevolmente da medico-scienziato qual era esercitò la sua professione senza
estranei appoggi. Il dottore Messana finì i suoi giorni dignitosamente ma non
opulentemente in una casa INGC. Un esempio luminoso da imitare specie oggi, in
tempi cioè che si dicono inquinati da illeciti arricchimenti da parte di uomini
pubblici. Qui ci limitiamo a sottolineare questo infame passaggio di uno che
pensa di fare lui la storia a suo modo sovvertendo persino sentenze passate da
mezzo secolo in giudicato, e di fare revisioni di sentenze solo con pregiudizi,
senza fondamento, privo di congrua documentazione, sulla base soltanto di
pretestuosi e presuntuosi apodittici giudizi di valore. b) Sulle vicende di
Riesi del 1919 il Casarrubea non ha alcuna documentazione a comprova della sua
infamante accusa. Noi l'abbiamo e a suo tempo la esibiremo. Ci basta qui
contrapporre questi contrappunti: falso che l'eccidio di Riesi sia imputabile
al Messana. Se una folla inferocita o certi sediziosi delinquenti trucidarono
l'ufficiale dell'esercito responsabile della mitragliatrice nel campanile della
chiesa di Riesi non ragioni ma motivi li avranno avuti e se il Messana - da
provare ancora che fosse lui lì presente - non bebbe torto neppure un capello
questo è già indice della non responsabilità del giovane commissario di PS che
non lì cominciò la sua carriera. Ed infatti nessuna responsabilità fu
attribuita al giovane trentunenne commissario di PS; anzi l'evento che occorso
quando Vittorio Emanuele Orlando era stato giubilitato ed era subentrato il
Nitti della intesa con i socialisti e dell'apertura ai popolari venne indagato
con rigore e al Messana non si contestò alcunché e così potè percorre una
lusinghiera carriera nella PS sino al top per i suoi grandi meriti e la sua
riconosciuta valentia al servizio dell'Ordine Pubblico, dello Stato di diritto
insomma. Se non fosse stato per il Li Causi che solo per incidens e nella foga
del suo contrattacco politico allo Scelba "strumentalizzò"
quell'antico e incerto episodio, non ci sarebbe materia per imbastire una
siffatta calunnnnia contro il dottore Messana, mai incolpato giudiziariamente
di una tale"strage" tanto cara al Casarrubea. C) Il fatto che titini
spalleggiati da forze occupanti militari americane hanno incluso il nome del
Questore della "provincia italiana" di Lubiana tra i "loro
accusati" per fantomatici crimini di guerra può solo venire
strumentalizzato da chi, pieno di spirito antitaliano, ha da costruire
fattispecie caluniattrici del buon nome d'Italia e propiziarsi così facili
guadagni. Quell'accusa titina finì nel cestino perché pretestuosa,
calunnatrice. ricattatoria. Per altro abbiamo trovato documentazione che
comprova che il questore Messnaa in quell'iniziale anno di gestione della
inventata provincia italiana di Lubiana venne esautorato di fatto
dall'esercito. La giornalista triestina che pur di affermarsi televisiamente
rispolvera tristi vicende per adornarli di capi di accusa inconsistenti va solo
commiserata. Volere trascinare nel fango un riverito e abile funzionario di
Stato suona ignominia per chi pur paludandosi persino delle vesti sacre di
storico e di storico obiettivo delle vicende di Sicilia trita tutto nel mortaio
della sua sua scandalistica speculazione
Tempo fa raffazzonavo nel mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO
l'acritica trascrizione di un blog di Casarrubea cui aggiungevo questa acidula
nota: Lillo Taverna Mi dispiace: io sono uno spirito libero, assolutamente
libero; non ho titoli, non sono storico; capisco solo dove c'è puzzo di
imbroglio. Quindi do la patente del "coglione" a chi si è abbeverato
nel mare di minchiate, assolutamente non documentate, di questo sedicente
storico e archivista CASABURREA. Oggi quel post viene rivisitato. Per questo ne
ho fatto il contrappunto di cui sopra. Naturalmente ho altro e ben altro per
documentare che nulla di storico c'è nella sistematica e diffamatoria congerie
di accuse alla fulgida figura dell'ISPETTORE GENERALE di PS gr.uff. dottore
ETTORE MESSANA da RACALMUTO
27 giugno 16.14.18
Questa è la risposta del direttore di Malgrado
tutto:gentilissima signora ,solo adesso,mi creda,sto prendendo visione del suo
messaggio.Raramente.infatti,consulto la pagina facebook del nostro giornale.Se
il suo messaggio mi fossearrivato sull'indirizzo di postaelettronica del
giornale,che consulto quotidianamente,avrei sicuramente evitato questo ritardo
nel risponderle.Le dico subito che ,intanto publicheremo integralmente la sua
lettera sul nostro giornale,riservandoci in un secondo momento,di ritornare
sull'argomento,dopo un ulteriore approfondimentodell'intera vicenda.Con
cordialitàe stima Egidio Terrana
Ho risposto :La ringrazio e rimango in attesa di positivi
sviluppi
bene. Marpionesca risposta di Egidio ma bene!!!
28 giugno 11.21.17
Il primo maggio del 1947 si consumò l'infame stage di
Portella della Ginestra. L'abile poliziotto Messana con encomiabile destrezza
scopre che era stato il bandito Giuliano e la sua banda a compiere
quell'esecrabile eccidio. Ne dà ovviamente subito notizia al Ministro Scelba
che ne informa il Parlamento. La notizia esce sulla stampa di Roma e Palermo. L'onorevole
comunista, l'avvocato professore Giuseppe Montalbano a ciò si aggancia per una
denuncia contro il Messana quale responsabile del reato di violazione del
segreto d'ufficio. L'abile appiglio rivela l'imbarazzo del parlamentare
comunista nel difendersi dalla più grave denuncia per calunnia che il Messana
gli aveva sporto contro. La denuncia per calunnia si originava da un infamante
articolo del Montalbano che si chiedeva sul n. 152 de la "voce di
Sicilia": "Messana correo dei delitti di Fra Diavolo?" A ben
vedere l'odierna campagna di stampa diffamatoria verso il gr.uff. Ettore
Messana si aggancia a quel vecchio articolo del 1947 per le sue dissennate
insinuazioni calunniose. Ma per ora limitiamoci ad alcuni stralci degli atti di
quel francamente risibile processo presso il Tribunale Penale di Palermo del
1947 che abbiamo già integralmente pubblicato. E' lo stesso Montalbano che
attenua il carattere accusatorio affermando: "è vero che le mie accuse
contro il Messana sono poste in quell'artcolo sotto forma ipotetica..." Ma
quello che implacabilmente emerge già dopo mesi da quella insinuazione è quanto
il PM nel chiedere l'archiviazione argomenta il 2 ottobre del 1947 dissolvendo
senza ombra di dubbio ogni sia pure labile sospetto sulla figura del grande ispettore.
" Va appena rilevato - vi si afferma - che non può farsi luogo a
procedimento per calunnia contro il Montalbano, autore dell'articolo, non
avendo egli presentato a carico del dr. Messana alcuna denunzia all'Autorità
giudiziaria o ad altra Autorità designata dalla legge circa la pretesa - quanto
mai assurda - di costui correità nei delitti commessi dal bandito
Ferreri". L'adamantino comportamento del nostro grande compaesano ha
quindi il suggello del Procuratore della Repubblica Barone come si può
riscontrare nello stralcio processuale che qui sotto pubblichiamo. Signor
Casarrubea e accoliti della carta stampata vari quale dato, documento,
conoscenza, competenza avete voi per potere ora dopo sessant'anni mettere in
dubbio la certezza del Tribunale penale di allora che apoditticamente sancisce
che l'Ispettore Generale di PS, gr. uff, Dottore Ettore Messana è un alto
ufficiale di polizia non lambito da alcun sospetto circa "i delitti
commessi dal bandito Ferreri" essendo solo pretesa ASSURDA quella del
compagno comunista Montalbano (allora perché dopo travagliata fu la militanza
politica di quest'uomo di Santa Margherita Belice). Se dite di possedere
archivi, non avete dato peso a siffatti documenti priocessuali? Ma così non si
fa storia, solo prodromica calunnia. PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL
TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI PALERMO IL P. M. osserva che con denunzia del 25
giugno 1947, indirizzata al Procuratore Generale di Palermo, ripetuta il 30
stesso mese, l’on. prof. avv. Montalbano Giuseppe, deputato alla Costituente,
lamentava che il «Risorgimento Liberale», quotidiano di Roma, ed «Il Mattino di
Sicilia», quotidiano di Palermo, alcuni giorni prima avevano pubblicato la
notizia che egli, citato dall’Autorità Giudiziaria come teste nel processo Miraglia,
per due volte non si era presentato «perché cercava di sottrarsi dal deporre
per paura di essere messo a confronto con un Ufficiale di Polizia Giudiziale».
Nella persuasione che tale notizia fosse stata rivelata dal dr. Messana Ettore,
Ispettore Generale di PS. per la Sicilia, denunziava costui quale responsabile
del reato di rivelazione di segreto di ufficio, previsto e punito dall’art. 326
C.P. Lamentava altresì che il «Giornale di Sicilia» del 22 giugno u.s., aveva
pubblicato notizie molto delicate e riservatissime in merito alle indagini in
corso sul selvaggio eccidio di Portella della Ginestra, riportando il tenore
delle deposizioni rese nella fase istruttoria, non ancora chiusa, dai testi
Riolo, Sirchia, Fusco e Cuccia, e che lo stesso giornale, del successivo giorno
25, precisava che le notizie pubblicate nel numero del 22 giugno erano state
desunte da «atti ufficiali riferentisi all’inchiesta in corso». Ravvisava in
tali pubblicazioni la prova che funzionari addetti alle indagini avessero rivelato
segreti d’ufficio e denunziava gli ignoti informatori da ricercarsi
presumibilmente [presso] l’Ispettorato Generale di P. S., diretto dal dr.
Messana. D’altro lato quest’ultimo, venuto a conoscenza della denunzia sporta a
suo carico, indirizzava, in data 16 luglio u.s., a questa Procura un esposto
col quale chiedeva il procedimento d’ufficio per calunnia contro il prof.
Montalbano, anche in relazione ad un articolo pubblicato nel n. 152 de «La Voce
della Sicilia» del 1° luglio, a firma del Montalbano, nel quale egli viene
fatto apparire come correo dei numerosi delitti consumati dal bandito Ferreri
inteso Fra’ Diavolo, ucciso poi in conflitto in territorio di Alcamo. Ciò
posto, va subito rilevato che la doglianza del prof. Montalbano per la notizia
pubblicata dal «Risorgimento Liberale» e dal «Mattino di Sicilia» è pienamente
fondata per quanto ottiene l’offesa recata alla sua personalità morale, essendo
chiaro che l’autore dell’articolo scrivendo ch’egli, sebbene due volte citato
dal magistrato istruttore, non si era presentato a deporre come teste «per
paura di essere messo a confronto con un funzionario di polizia» si proponeva
di presentare il Montalbano sotto una luce poco onorevole al pubblico dei
lettori: è risultato, invece, dalla esauriente istruttoria compiuta da
quest’Ufficio che il prof. Montalbano si presentò regolarmente tutte e due le
volte alla Sezione istruttoria e che per la mancata presenza del giudice non fu
messo in grado – sia la prima che la seconda volta – di rendere la sua deposizione.
Intanto il magistrato inquirente dispose la nuova citazione del prof.
Montalbano per il giorno 25 luglio e, nell’eventualità di dovere eseguire un
confronto tra lui ed il dr. Messana, telefonò a quest’ultimo invitandolo a
tenersi per quel giorno a sua disposizione nel proprio ufficio onde
assicurarsene, occorrendo, la comparizione. Tosto che il prof. Montalbano poté
rendere la sua dichiarazione, il giudice non ritenne di far luogo al confronto
ed il dr. Messana fu sciolto dall’obbligo di tenersi a disposizione. Or poiché
la notizia del predisposto confronto era nota soltanto al magistrato ed al dr.
Messana, è sembrato logico al prof. Montalbano ritenere che il Messana ne
avesse informato i giornali, rivelando così un segreto d’ufficio. Nel fatto
lamentato non riscontra però il requirente gli estremi del reato p. ep.
dall’art. 326 C. P. e ciò a prescindere da qualsiasi esame di merito sulla
consistenza dell’addebito. Perché la citazione non è un atto interno del
processo, non è, cioè, un atto segreto posseduto e custodito dal pubblico
ufficiale: bensì è un atto esterno del processo, la cui funzione si esaurisce
all’esterno, concretantesi nella chiamata del giudice, pel tramite
dell’ufficiale giudiziario. Le notizie d’ufficio sono quelle che debbono rimanere
segrete, come le dichiarazioni testimoniali, i verbali di confronto, gli atti
generici ecc. Sicché la loro rivelazione da parte del pubblico ufficiale si
risolve in una violazione dei doveri inerenti alla sua funzione. Come non
costituisce segreto d’ufficio la citazione, a maggior ragione non può
costituire segreto d’ufficio un semplice avvertimento fatto per telefono a
persona ancora da citare pel caso di un eventuale confronto. Il reato di
violazione di segreti d’ufficio è, invece, manifestamente configurabile nei due
articoli pubblicati sul Giornale di Sicilia, rispettivamente sotto il titolo
«Colpo di scena: a Portella della Ginestra ha sparato Giuliano» e «Soppresso a
Portella della Ginestra perché testimone della strage», perché in entrambi gli
articoli appaiono palesati fatti e circostanze che non potevano essere di
dominio pubblico, e, quindi, oggetto di cronaca, siccome acquisite
dall’Autorità giudiziaria e dalla Polizia giudiziaria durante le indagini
tuttora in corso. Per di più lo stesso giornale nel n. 149 del 25 giugno 1947,
riportava un articolo in cui si ribadiva che le notizie precedentemente
pubblicate erano state desunte da atti ufficiali e da conclusioni ufficiali di
una inchiesta accertante la responsabilità del bandito Giuliano. Nulla, tuttavia,
autorizza a ritenere che il dr. Messana abbia dato ai giornali le informazioni
in discorso. Ben vero il prof. Montalbano ha manifestato il convincimento che
tali notizie fossero state propalate dall’Ispettore Generale di PS. nella
considerazione che ancora prima che le indagini avessero preso una consistenza
qualsiasi, il Messana si era affrettato a comunicare al Ministro dell’Interno
che autore della strage era stato Giuliano con la sua banda, per cui avvenne
che il Ministro ne informò l’Assemblea Costituente: da qui l’interesse del
Messana di dimostrare al pubblico che egli non si era sbagliato. È evidente la
buona fede dell’on.le Montalbano nella incolpazione fatta al Messana, ma, alla
stregua delle risultanze istruttorie, l’addebito deve dirsi del tutto
infondato. Parrebbe, infatti, accertato che i redattori degli articoli
incriminati trassero le notizie, in discorso, da indagini direttamente fatte
dai cronisti dei giornali, che abilmente seguivano quelle che si svolgevano
nell’ambito della polizia giudiziaria e dell’Autorità giudiziaria (ff. 19 - 22
- 23 - 26, testi Pirri, Melati, Petrucci, Seminara, e Marino), ma anche se ciò
non fosse vero, nessuna prova sussiste, atta a far ritenere che fosse stato
proprio il Messana a rivelare le risultanze delle indagini ufficiali, specie se
si consideri che i motivi posti a base dell’incolpazione contro il Messana
valgono anche per tutti i funzionari e gli agenti dell’Ispettorato di PS. che
collaborarono col loro Capo nelle operazioni di polizia, sicché per tutti
poteva essere di soddisfazione far sapere che l’Ispettorato non aveva sbagliato
nell’individuazione dei responsabili dell’efferato delitto. Non sono altresì da
escludere altre ipotesi circa la fonte alla quale le notizie poterono essere
attinte. Stando così le cose non si vede perché si debbano inseguire delle
ombre, quando si ha la prova di un’attività giornalistica, abilmente, ma anche
imprudentemente manovrata ai margini di uffici giudiziarii e di polizia. Il che
non è reato. Non essendo penalmente punibili pel titolo di violazione di
segreti di ufficio i fatti lamentati dal prof. Montalbano, discende la
conseguenza logica e giuridica che non possono riscontrarsi gli estremi della
calunnia nella incolpazione di fatti non costituenti reato. Parimenti non
incriminabile pel titolo di calunnia è l’articolo pubblicato nel n. 152 de «La
voce di Sicilia» sotto il titolo «Messana correo dei delitti di Fra-diavolo?».
Il contenuto dell’articolo è diffamatorio, ma di ciò non si è doluto il dr.
Messana, mancando in atti la prescritta querela. Va appena rilevato che non può
farsi luogo a procedimento per calunnia contro il Montalbano, autore
dell’articolo, non avendo egli presentato a carico del dr. Messana alcuna
denunzia all’Autorità giudiziaria o ad altra Autorità designata dalla legge
circa la pretesa – quanto mai assurda – di costui correità nei delitti commessi
dal bandito Ferreri. La pubblicità col mezzo della stampa di una falsa
incolpazione di reato, fatta sia pure con l’intento di provocare un procedimento
penale di ufficio, non ha nulla di comune con la denunzia che la legge richiede
per la sussistenza della calunnia. Per l’anzidetto essendo il caso di
provvedere ai sensi dell’art. 74 C. P. P. e succ. mod. CHIEDE Che il Giudice
Istruttore voglia ordinare la archiviazione degli atti. Palermo 2.10.1947. Il
Procuratore della Repubblica. Barone. PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL
TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI PALERMO IL P. M. osserva che con denunzia del 25
giugno 1947, indirizzata al Procuratore Generale di Palermo, ripetuta il 30
stesso mese, l’on. prof. avv. Montalbano Giuseppe, deputato alla Costituente,
lamentava che il «Risorgimento Liberale», quotidiano di Roma, ed «Il Mattino di
Sicilia», quotidiano di Palermo, alcuni giorni prima avevano pubblicato la notizia
che egli, citato dall’Autorità Giudiziaria come teste nel processo Miraglia,
per due volte non si era presentato «perché cercava di sottrarsi dal deporre
per paura di essere messo a confronto con un Ufficiale di Polizia Giudiziale».
Nella persuasione che tale notizia fosse stata rivelata dal dr. Messana Ettore,
Ispettore Generale di PS. per la Sicilia, denunziava costui quale responsabile
del reato di rivelazione di segreto di ufficio, previsto e punito dall’art. 326
C.P. Lamentava altresì che il «Giornale di Sicilia» del 22 giugno u.s., aveva
pubblicato notizie molto delicate e riservatissime in merito alle indagini in
corso sul selvaggio eccidio di Portella della Ginestra, riportando il tenore
delle deposizioni rese nella fase istruttoria, non ancora chiusa, dai testi
Riolo, Sirchia, Fusco e Cuccia, e che lo stesso giornale, del successivo giorno
25, precisava che le notizie pubblicate nel numero del 22 giugno erano state
desunte da «atti ufficiali riferentisi all’inchiesta in corso». Ravvisava in tali
pubblicazioni la prova che funzionari addetti alle indagini avessero rivelato
segreti d’ufficio e denunziava gli ignoti informatori da ricercarsi
presumibilmente [presso] l’Ispettorato Generale di P. S., diretto dal dr.
Messana. D’altro lato quest’ultimo, venuto a conoscenza della denunzia sporta a
suo carico, indirizzava, in data 16 luglio u.s., a questa Procura un esposto
col quale chiedeva il procedimento d’ufficio per calunnia contro il prof.
Montalbano, anche in relazione ad un articolo pubblicato nel n. 152 de «La Voce
della Sicilia» del 1° luglio, a firma del Montalbano, nel quale egli viene
fatto apparire come correo dei numerosi delitti consumati dal bandito Ferreri
inteso Fra’ Diavolo, ucciso poi in conflitto in territorio di Alcamo. Ciò posto,
va subito rilevato che la doglianza del prof. Montalbano per la notizia
pubblicata dal «Risorgimento Liberale» e dal «Mattino di Sicilia» è pienamente
fondata per quanto ottiene l’offesa recata alla sua personalità morale, essendo
chiaro che l’autore dell’articolo scrivendo ch’egli, sebbene due volte citato
dal magistrato istruttore, non si era presentato a deporre come teste «per
paura di essere messo a confronto con un funzionario di polizia» si proponeva
di presentare il Montalbano sotto una luce poco onorevole al pubblico dei
lettori: è risultato, invece, dalla esauriente istruttoria compiuta da
quest’Ufficio che il prof. Montalbano si presentò regolarmente tutte e due le
volte alla Sezione istruttoria e che per la mancata presenza del giudice non fu
messo in grado – sia la prima che la seconda volta – di rendere la sua
deposizione. Intanto il magistrato inquirente dispose la nuova citazione del
prof. Montalbano per il giorno 25 luglio e, nell’eventualità di dovere eseguire
un confronto tra lui ed il dr. Messana, telefonò a quest’ultimo invitandolo a
tenersi per quel giorno a sua disposizione nel proprio ufficio onde
assicurarsene, occorrendo, la comparizione. Tosto che il prof. Montalbano poté
rendere la sua dichiarazione, il giudice non ritenne di far luogo al confronto
ed il dr. Messana fu sciolto dall’obbligo di tenersi a disposizione. Or poiché
la notizia del predisposto confronto era nota soltanto al magistrato ed al dr.
Messana, è sembrato logico al prof. Montalbano ritenere che il Messana ne avesse
informato i giornali, rivelando così un segreto d’ufficio. Nel fatto lamentato
non riscontra però il requirente gli estremi del reato p. ep. dall’art. 326 C.
P. e ciò a prescindere da qualsiasi esame di merito sulla consistenza
dell’addebito. Perché la citazione non è un atto interno del processo, non è,
cioè, un atto segreto posseduto e custodito dal pubblico ufficiale: bensì è un
atto esterno del processo, la cui funzione si esaurisce all’esterno,
concretantesi nella chiamata del giudice, pel tramite dell’ufficiale
giudiziario. Le notizie d’ufficio sono quelle che debbono rimanere segrete,
come le dichiarazioni testimoniali, i verbali di confronto, gli atti generici
ecc. Sicché la loro rivelazione da parte del pubblico ufficiale si risolve in
una violazione dei doveri inerenti alla sua funzione. Come non costituisce
segreto d’ufficio la citazione, a maggior ragione non può costituire segreto
d’ufficio un semplice avvertimento fatto per telefono a persona ancora da
citare pel caso di un eventuale confronto. Il reato di violazione di segreti
d’ufficio è, invece, manifestamente configurabile nei due articoli pubblicati
sul Giornale di Sicilia, rispettivamente sotto il titolo «Colpo di scena: a
Portella della Ginestra ha sparato Giuliano» e «Soppresso a Portella della
Ginestra perché testimone della strage», perché in entrambi gli articoli
appaiono palesati fatti e circostanze che non potevano essere di dominio
pubblico, e, quindi, oggetto di cronaca, siccome acquisite dall’Autorità
giudiziaria e dalla Polizia giudiziaria durante le indagini tuttora in corso.
Per di più lo stesso giornale nel n. 149 del 25 giugno 1947, riportava un
articolo in cui si ribadiva che le notizie precedentemente pubblicate erano
state desunte da atti ufficiali e da conclusioni ufficiali di una inchiesta
accertante la responsabilità del bandito Giuliano. Nulla, tuttavia, autorizza a
ritenere che il dr. Messana abbia dato ai giornali le informazioni in discorso.
Ben vero il prof. Montalbano ha manifestato il convincimento che tali notizie
fossero state propalate dall’Ispettore Generale di PS. nella considerazione che
ancora prima che le indagini avessero preso una consistenza qualsiasi, il
Messana si era affrettato a comunicare al Ministro dell’Interno che autore
della strage era stato Giuliano con la sua banda, per cui avvenne che il
Ministro ne informò l’Assemblea Costituente: da qui l’interesse del Messana di
dimostrare al pubblico che egli non si era sbagliato. È evidente la buona fede
dell’on.le Montalbano nella incolpazione fatta al Messana, ma, alla stregua
delle risultanze istruttorie, l’addebito deve dirsi del tutto infondato.
Parrebbe, infatti, accertato che i redattori degli articoli incriminati
trassero le notizie, in discorso, da indagini direttamente fatte dai cronisti
dei giornali, che abilmente seguivano quelle che si svolgevano nell’ambito
della polizia giudiziaria e dell’Autorità giudiziaria (ff. 19 - 22 - 23 - 26,
testi Pirri, Melati, Petrucci, Seminara, e Marino), ma anche se ciò non fosse
vero, nessuna prova sussiste, atta a far ritenere che fosse stato proprio il
Messana a rivelare le risultanze delle indagini ufficiali, specie se si
consideri che i motivi posti a base dell’incolpazione contro il Messana valgono
anche per tutti i funzionari e gli agenti dell’Ispettorato di PS. che
collaborarono col loro Capo nelle operazioni di polizia, sicché per tutti
poteva essere di soddisfazione far sapere che l’Ispettorato non aveva sbagliato
nell’individuazione dei responsabili dell’efferato delitto. Non sono altresì da
escludere altre ipotesi circa la fonte alla quale le notizie poterono essere
attinte. Stando così le cose non si vede perché si debbano inseguire delle
ombre, quando si ha la prova di un’attività giornalistica, abilmente, ma anche
imprudentemente manovrata ai margini di uffici giudiziarii e di polizia. Il che
non è reato. Non essendo penalmente punibili pel titolo di violazione di
segreti di ufficio i fatti lamentati dal prof. Montalbano, discende la
conseguenza logica e giuridica che non possono riscontrarsi gli estremi della
calunnia nella incolpazione di fatti non costituenti reato. Parimenti non
incriminabile pel titolo di calunnia è l’articolo pubblicato nel n. 152 de «La
voce di Sicilia» sotto il titolo «Messana correo dei delitti di Fra-diavolo?».
Il contenuto dell’articolo è diffamatorio, ma di ciò non si è doluto il dr.
Messana, mancando in atti la prescritta querela. Va appena rilevato che non può
farsi luogo a procedimento per calunnia contro il Montalbano, autore
dell’articolo, non avendo egli presentato a carico del dr. Messana alcuna
denunzia all’Autorità giudiziaria o ad altra Autorità designata dalla legge
circa la pretesa – quanto mai assurda – di costui correità nei delitti commessi
dal bandito Ferreri. La pubblicità col mezzo della stampa di una falsa incolpazione
di reato, fatta sia pure con l’intento di provocare un procedimento penale di
ufficio, non ha nulla di comune con la denunzia che la legge richiede per la
sussistenza della calunnia. Per l’anzidetto essendo il caso di provvedere ai
sensi dell’art. 74 C. P. P. e succ. mod. CHIEDE Che il Giudice Istruttore
voglia ordinare la archiviazione degli atti. Palermo 2.10.1947. Il Procuratore
della Repubblica. Barone.
28 giugno 17.39.34
Mi passano questo film ... non l'ho voluto manco guardare.
Te lo rigiro solo per tuo uso (o non uso) e consumohttp://www.youtube.com/watch?v=lAmx2ns17ww&feature=share
www.youtube.com
28 giugno 21.33.17
Carissimo Gigi, il sei giugno scorso ebbi a scrivere alla
giornalista Claudia Cernigoi quanto sotto: finora non mi risultano risposte di
sorta. Ho cointerassato altri giornalisti siciliani coinvolti nella
denigrazione calunniosa del Messana. A me non risulta alcun seguito.
Naturalmente dopo il 6 giugno il mio archivio personale si è arricchio con
altri documenti e riscontri vari, ragion per cui conviene a lor signori il
silenzio. Non si fa storia con i sentiti dire e con il rinvio ricettizio
reciproco. Credimi, nessuno può smentire quanto cestosinamente ho ricostruito
avvalendomi anche della mia specialistica abilità ispettiva. Provare per
credere. Il direttore di Malgrado Tutto, che si dichiara autore di quanto la
signora Messana chiama scivolata giornalistica, si renda conto che insomma non
sarò giornalista, non sono scrittore né tampoco storico, ma come indagatore
delle verità nascoste (bancarie fiscali comunitarie o storiche che siano), non
sono da sottovalutare come mi è sembrato nell'incauta risposta che ha dato
allaSignora Messana. Claudia Cernigoi 6 giugno 18:17 lei dovrebbe essere l'autrice
di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore generale di
pubblica sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande personaggio della
storia di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la smentiscono in
pieno Non so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza operosa.
Sappia che la signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo non ha
avuto tempo per inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti di
calunnie nei confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso. 13 giugno 17:32
Giornata afosissima e davvero torrida qui a Roma. Arrivo proprio adesso
dall'Archivio Centrale dello Stato. Ho consultato buste di polverose carte da
fare venire la TBC. Ho fatto fare 40 fotocopie che mi sono costate 18 euro per
diritti di urgenza. Sono euforico. Sono relazioni originali del nostro
grandissimo concittadino, cugino del celeberrimo don Luigi Messana, l'ispettore
generale di PS Ettore Messana. Mi dispiace per il Link Sicilia: ha scritto
minchiate sul nostro questore. Non rettificherà? E altrettanto dico a Malgrado
Tutto, che finge di non leggere quello che scrivo. E che dire al sordo Giuseppe
Casarrubea? Mi glissa. Glisserà la nipote Giovanna del questore che è proprio
infuriata per le mascalzonate INFAMANTI DEL TUTTO INFONDATE? e che dirà il
Vespa che sul suo PORTA A PORTA ha ricicciato vomitevoli e false calunnie
storiche sul questore Messana. Proprio lui? Sicuramente male informato.
Riparerà con una controtrasmissione?. Alla giornalista triestina non so che dire,
come a quel paio di corrispondenti del Giornale di Sicila. All'ANPI d Palermo
ho paura di mandare i miei strali. In fin dei conti da vetero comunista non
posso buttarmi contro la mia stessa chiesa rossa. Solo che io ho due motti che
mi sibilano dentro PLATO AMICUS sed MAGIS VERITAS e l'altro appreso da quei
miei padri della chiesa quali Pajetta e C. La verità è sempre rivoluzionaria.
29 giugno 0.06.26
Non ringrazio Malgrado Tutto di quanto segnalatomi. Che
smentita è mai codesta? Le minchiate della signorina Cernigoi le ho smantellate
tutte e ancor più farò quando commenterò l'altra documentazione in mio
possesso. Quanto alla faccenda Lubiana rimando a quanto già scritto sulla base
della documentazione richiamata dallo storico di fama mondiale Sala. Sul resto,
la Cernigoi si appoggia incautamente su Casarrubea. Anche Gigi stasera sembrava
convinto che la storia di Riesi e quella della coerreità con fra Diavolo sono
"cazzate". Mi domando a questo punto Malgrado Tutto con chi sta? Con
la Cernigoni e Casarrubea o con la verità che credo di avere rispolverata sul
gr.uff. Ettore Messana? La pervicacia della signorina Cernigoni la sottoporrò
alla valutazione della nipote del Messana per le sue eventuali azioni
giudiziarie.
29 giugno 8.38.43
Ancora una volta apprezzo la tua "forza"in questa
battaglia ,io seguirò ,con la massima fiducia, i tuoi suggerimanti .Oggi sono
ospite di mia cognata, appena mi sarà possibile ti chiamerò A presto
30 giugno 22.32.47
SUPERIOR STABAT LUPUS INFERIOR AGNUS: CERNIGOI ED ETTORE
MESSANA Malgrado Tutto, in via riservata, ha voglia di farmi sapere che la
signorina Cernigoi non è vero che non mi aveva risposto: mi aveva anzi
replicato e in malo modo. Ora qualcuna ha voglia di farmi sapere che la
poverina è stata vittima di chissà quale aggressione mafiosa. Comincio a temere
per me. Porto il tasco torto, infilzo la Cernigoi e il suo pigmalione siciliano
Casarrubea. Per me sono artefici di una indegna campagna di stampa
infondatamente calunniosa contro il Gr. Uff. dottore Ettore Messana, ispettore
generale di PS, da Racalmuto. morto da oltre sessant'anni e quindi
assolutamente non in grado di difendersi. Una concertazione cche reputo
indecorosa. Un esempio: nel celebre processo di Viterbo il Messana, fiero,
integro, rispettabile e ripettato, depone come teste e incisivamente,
documentatissimo, ripercorre tutta la sua vicenda diciamo della sua meritevole
lotta al banditismo siciliano capeggiato dal celeberrimo bandito Giuliano.
Nessun'ombra, nessun sospetto macchia questa fulgida figura cui si inchina il
Tribunale. Quella deposizione noi l'abbiamo pubblicata nei giorni scorsi: sono
atti pubblici consultabili stando persino seduti dietro un comodo computer. Noi
la ripubblichiamo qui. Ed invece no! La signorina Cernigoi devia, si lancia in
giudizi di valore gravemente lesivi dell'onore di questo grande servitore dello
Stato di diritto e sciorina una serie di valutazioni contro "l’ex
funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani". Noi non sappiamo chi sia
questo alto funzionario dello Stato Ciro Verdiani; pensiamo che venga qui anche
lui calunniato, ma non ne sappiamo nulla. Sappiamo solo che è perverso
diffamare Ettore Messana quasi fosse corresponsabile dell'operato del Verdiani
sol perché ne era stato una diecina di anni prima - ma è poi vero? -
'dipendente' . A noi ad esempio questo non risulta ma anche se vero mi richiama
la Cernigoni la favola di Fedro superior stabat lupus ....._- sei mesi fa mi
hai lordato l'acqua. - ma se non ero manco nato - e allora è stato tuo padre.
La figura di Messana è scolpita nel testo della sua deposizione al processo
Viterbo. Controllate. La Cernigoi se ne fotte ed ecco come dileggia il Messana.
Può avere tutta la solidarietà del congrega della carta stampata e di
Casarrubea, ma l'indegna denigrazione risulta qui inoppugnabile.
----------------------------------- Malgrado Tutto: Le riportiamo, per sua
informazione, la replica di Claudia Cernigoi.APPUNTI SU ETTORE MESSANA. Claudia
Cernigoi: Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna,
che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il
dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una
biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona,
denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti
ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto
ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona. [omissis] A fronte
di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per
quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno "epurato" dalla
Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia
Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria,
Ciro Verdiani, un "Ispettorato generale di PS per la Sicilia", un
"organo creato per la repressione della delinquenza associata, e
specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il
"bandito" Salvatore Giuliano, n.d.a.)" (questa definizione è
tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise
di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage
di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari
di PS svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla
sentenza emessa in merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli
uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il
Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone
molte altre. "L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo
della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con
cui si incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia,
Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare
Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato
dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse
con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere
dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il
Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo
madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività
dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano
fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano
pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere
che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta
dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò
l’uccisione di Giuliano in Sicilia", già "uomo di fiducia personale
di Mussolini", come scrive Giuseppe Casarrubea in "Storia segreta
della Sicilia", Bompiani 2005) ed operava con costui contro
Giuliano". ------------------------- Quanto alle altre infamie
ribadite dalla giornalista triestina, filoslava, non certo affetta da fervido
patriottismo verso questa nostra patria Italia, ho già proceduto a sbriciolarla
e ancora meglio farò quanto pubblicherò gli altri risultati delle mie ricerche
archivistiche. Qui accenno alla mia corrispondenza con Malgrado Tutto.
Non ringrazio Malgrado Tutto di quanto segnalatomi. Che smentita è mai codesta?
Le minchiate della signorina Cernigoi le ho smantellate tutte e ancor più farò
quando commenterò l'altra documentazione in mio possesso. Quanto alla faccenda
Lubiana rimando a quanto già scritto sulla base della documentazione richiamata
dallo storico di fama mondiale Sala. Sul resto, la Cernigoi si appoggia
incautamente su Casarrubea. Anche Gigi stasera sembrava convinto che la storia
di Riesi e quella della coerreità con fra Diavolo sono "cazzate". Mi
domando a questo punto Malgrado Tutto con chi sta? Con la Cernigoni e
Casarrubea o con la verità che credo di avere rispolverata sul gr.uff. Ettore
Messana? La pervicacia della signorina Cernigoni la sottoporrò alla valutazione
della nipote del Messana per le sue eventuali azioni giudiziarie.
Malgrado Tutto: Le abbiamo girato quanto sopra solo per sua informazione, non
deve ringraziare nessuno. Cordiali saluti Dottore Calogero
Taverna, ottuagenario: Bene, meglio così. Ma il problerma resta: obiettivamente
Malgradotutto ha diffamato Messana: Poco importa se si è limitato a riportare
un testo altrui. Non devo insegnare niente a nessuno. Sia chiaro la diplomatica
lettera della signora Giovanna l'ho stilata io. L'ho fatto per farvi prendere
le debite iniziative riparatrici. Vi sono amico e spero che non persistiate in
questo atteggiamento quasi di scaricabarile. Comunque, la faccenda mi riguarda
molto relativamente e così riparo alla mia precedente sparata, vi ringrazio e
spero nella vostra stima. Cordialità. Domenica 09:11
Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto
questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo meschinello detrattore, in
anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e
che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di manica
larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Riportiamo giù
locandine manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode
omaggiante. Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per
uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto politico
decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e dispetti a
base di "corre voce", "si dice", "non poteva non
sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi tale
era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente
più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale
della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E quando le scrive queste cose,
quando ancora modesto funzionarietto di questura, relegato ad una
insignificante periferia, nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento
di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che
invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima di un superbo
uomo di Stato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi. E quel insignificante
rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta
la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne
fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è
tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista
non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova,
non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca. lunedì
12 settembre 2011 Ricciardelli, l'amico e collega di Palatucci che finì a
Dachau Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli: "Fra
le insistenti voci che allora circolavano vi era anche quella che egli ordinava
arresti di persone facoltose, contro cui venivano mossi addebiti infondati al
solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali
detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare
del Messana, che promettevaloro la liberazione mediante il pagamento di ingenti
importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato
al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua
permanenza a Trieste, per la creazione in questa città del famigerato e
tristemente noto ispettorato speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe
Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad affettuare operazionidi polizia
politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui come a Lubiana, egli si
volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di
giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a
perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto limitata. In
proposito, si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua
malvagità d’animo: In una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico
ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto
di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e
Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero
proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente
pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente,
per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista,
con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo
stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti
che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati
particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i
precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale
Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione
della città ai primi di maggio u. s.) Risulta in modo indubbio che il Messana,
quale componente la locale commissione provinciale per i provvedimenti di
polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per
colpe di lieve entità per quanto riguardava i denunziati per il confino
chiedeva sempre il massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente
criticato dagli altri componenti la commissione e finanche dal Prefetto
fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione stessa.[3] gli italiani
uccidono 15 uomini e donne a Brdo presso Lubiana. Le vittimesi trovano al
cimitero di Vic Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a
Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce.
Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato
dimissionario d’ufficio". [4] --------- Di tutta questa
accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni
nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun
misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana.
Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera
questo documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia
a mio avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia
Carissimo cugino Gigi Restivo credo che debbo alla tua cortesia se Malgrado
Tutto mi ha "passato" i contrappunti avversi di tal Carnigoi
triestina, filoslava e con scarso amore patriottico per questa nostra Italia.
Ti riporto quanto oggi per il canale riservato di cui dispongo le ho inviato:
"lei persiste nella sua ricostruzione storica rimarcando la sua
responsabilità quanto agli infamanti giudizi di valore contro il Messana. Se
lei è persona civile perché non dice che fine ha fatto quella congerie di
fallaci accuse titine? Non può credere che l'Italia degasperiana abbia
conferito l'alta onorificenza al Messana ignara o peggio correa di quella
caterva di accuse infamanti titina contro chi avesse avuto dallo Stato Italiano
incarichi in quella tragica storia della costituzione della provincia di
Lubiana che lei non può antipatriotticamente ridurre ad un crimine di guerra.
Storicizzi, si legga letteratura seria quale quella del prof. Sala e poi
giudichi. Io l'ho fatto e le dico che lei fa solo indegno scoop giornalistico.
Quanto a quello che scrive sulla base del Casarrubea, se la sente di
confermarlo?" Ti faccio presente che la Cernigoi si basa su un fascicolo
postumo di gente titina che ha cercato invano di ricattare l'Italia. Non mette
in conto neppure che quelle accuse finirono cestinate perché infondate o
ininfluenti. L'Italia degasperiana - mica quella fascista o provvisoria o
bonomiana - non diede peso alcuno alle infondate accuse titine pur
conoscendole. Credo che addirittura esista nell'archivio del Ministero degli
Esteri un dossier in proposito. L'ho individuato ma per il momento ho lasciato
correre. Tu che sei in cerca spasmodica di documenti potresti sopperire. Ti
darei gli estremi. Uno storico davvero professionale e serio quale il prof.
Sala, deceduto, ha pubblicato volumi sulla vicenda della "guerra
parallela" che consentì al Duce di istituire questa cosiddetta provincia
di Lubiana per insegnare ai tedeschi come occupare un territorio straniero e
gestirlo "umanitariamente". Emerge che il Messana cercò nel primo
anno della "provincia" di attuare quella politica "umanitaria e
civile" ma non potè fare molto perché "esautorato
dall'esercito". Questo emerge da una probante corrispondenza che
naruralmente la Cernigoi o ignora o intenzionalmente oblitera.
Per il resto la Cernigoi si avvale della "postuma" farneticazione del
Ricciardelli, la quale credo di avere disinnescato in miei post che mi pare hai
letto (magari - scusami - molto superficialmente). Ad ogni buon conto sto
reiterandoli. Le altre due pagine che il Casarrubea &C si ostinano
a martellare per infamare indegnamente il Messana e cioè quelle che attengono
alla faccenda di Riesi del 1919 e alla pretesa correità con fra Diavolo
nell'ambito della tragica storia del bandito Giuliano, mi dicevi ieri che anche
a te apparivano "cazzate". Non so se confermi o hai dei ripensamenti.
Io resto maggiormente confermato in favore del Messana -------------------------------
Il bandito Giuliano ---------------------- La strage di Portella della Ginestra
Documenti sulla strage Documento 13 VERBALE INTERROGATORIO DELL’ISPETTORE VITO
MESSANA Verbale di continuazione di dibattimento del 20 luglio 1951 [cartella
4, vol. V, n. 5] D’ordine del Presidente, introdotto il testimone Messana
Ettore fu Clemente di anni 66, nato a Racalmuto (Agrigento) e domiciliato in
Roma, Ispettore di Ps. Interrogato in merito ai fatti della causa, risponde:
«Fui mandato in Sicilia a capo dell’Ispettorato Generale di P.S. per la Sicilia
nel maggio 1945 e vi rimasi fino a tutto luglio 1947. Il decreto che istituì
l’Ispettorato è dell’aprile 1945 e funzione di tale organo fu quella di
integrare l’opera repressiva e preventiva nell’eliminazione del banditismo ed
in genere della delinquenza associata in Sicilia». D. R. «Io ebbi a mia
disposizione 750 carabinieri, 350 agenti e 14 funzionari, che distribuii in
tutte le province della Sicilia da Messina a Trapani. Fui io che istituii i
nuclei di carabinieri e polizia nei centri dove a me sembrò che dovessero
essere istituiti. Le mie prime operazioni feci nelle province di Agrigento e di
Catania. Verso la fine del 1945 incominciò ad affiorare l’attività della banda
Giuliano. Tale fatto fece aumentare la mia attività tanto più che la banda
Giuliano e quella di Avila si erano poste al servizio dell’Evis». D. R. «Ebbi
notizia dei fatti di Portella nelle ore pomeridiane del 1° maggio 1947. Mi
recai ad una riunione indetta dal prefetto Vittorelli, dove si stabilì una
certa azione da svolgersi. L’indomani mi recai a Piana degli Albanesi ed a San
Giuseppe Jato, ove già si era proceduto all’arresto di quattro persone ad opera
di un nucleo dipendente dall’Ispettorato e dove si era proceduto a largo rastrellamento
arrestando centinaia di persone sospette, le quali però furono quasi tutte
rimesse in libertà. Non essendo emersa a loro carico alcuna responsabilità». D.
R. «Tutto ciò venne fatto ad opera della questura che si limitò poi a
denunciare solo i quattro arrestati». D. R. «In una riunione tenuta anche alla
presenza dell’Ispettore Generale di P. S. Rosselli, inviato a Palermo dal
Ministero, fu deciso da quest’ultimo che la direzione delle indagini dovesse
essere affidata al questore Giammorcaro e fu così che io passai alle dipendenze
di costui». D. R. «Si venne frattanto a conoscenza che il 1° maggio era stato
sequestrato, dopo la sparatoria, un campiere, certo Busellini, del quale non si
seppe nulla per tanti giorni e che poi fu trovato ucciso in un fossato da un
nucleo alle mie dipendenze». D. R. «Non so se il ritrovamento del cadavere del
Busellini avvenne a mezzo di cani poliziotti od a mezzo solo di ricerche». D.
R. «Mi sembra di ricordare che sul petto del cadavere del Busellini fu trovato
un cartello con la scritta «questa è la fine dei traditori», la qualcosa ci
convinse che il delitto era stato consumato dalla banda Giuliano. Tale
convinzione ci facemmo anche per il delitto di Portella poiché ci convincemmo
che colui che aveva ucciso Busellini era uno di quelli che aveva sparato a
Portella». D.R. «Noi dell’Ispettorato, fin dal primo momento, pensammo che la
strage di Portella era da attribuirsi alla banda Giuliano, perché il fatto era
avvenuto nella zona così detta d’imperio della banda stessa, mentre l’Angrisani
ed il Guarino avevano orientamento diverso». D. R. «Tale convincimento da parte
dell’Ispettorato fu però rafforzato dal rinvenimento del cadavere del
Busellini». Contestatogli che nel verbale di rinvenimento del cadavere del
Busellini non vi è traccia del cartello rinvenuto sul suo cadavere, risponde:
«Può darsi che io abbia un cattivo ricordo di tale fatto, ma pure mi sembra di
ricordare così». D. R. «Le indagini continuarono e solo nel giugno avvennero i
primi fermi effettuati dal nucleo centrale comandato dal colonnello
Paolantonio, il quale mi riferiva lo sviluppo di esse». D. R. «Il rapporto n.
37 fu redatto quando io non ero più Ispettore Generale in Sicilia, essendo
stato sostituito il 1.8.47 dal questore di Napoli Coglitori». D. R. «Quasi
tutti i fermi avvennero durante la mia permanenza in Sicilia ed io, giorno per
giorno, venivo informato di quanto si riusciva a sapere dai fermati». D. R.
«L’Ispettorato aveva dei confidenti ed inoltre era in contatto con alcuni
elementi che ci ponevano in comunicazione con il bandito Ferreri Salvatore». D.
R. «Io nessun contatto diretto ebbi col Ferreri, solo ebbi rapporti con lui
tramite i suddetti elementi di collegamento». D. R. «Escludo che Ferreri mi
abbia fatto sapere i nomi di coloro che avevano partecipato all’azione di
Portella; può darsi che qualche indicazione l’abbia data al colonnello
Paolantonio oppure ad un altro funzionario di P.S., certo Zappone, che io avevo
dislocato nella zona di Partinico e che fu ucciso a Borgetto in un agguato». D.
R. «Il nostro convincimento che l’azione di Portella era dovuta alla banda
Giuliano fu maggiormente rafforzato dal riconoscimento effettuato da quattro
cacciatori sequestrati in quella mattina del 1° maggio, i quali in una
fotografia di persona a cavallo riconobbero proprio colui che ritenevano fosse
il capo del gruppo che li aveva sequestrati». D. R. «Il colonnello Paolantonio,
fin quando io restai in Sicilia, non mi parlò mai del fermo di alcuno ritenuto
partecipe della strage di Portella per confidenze avute dal Ferreri». D. R.
«Escludo di aver avuto mai rapporti con Pisciotta Gaspare, come escludo di
avergli rilasciato un tesserino di riconoscimento sia al suo nome che a quello
di Faraci Giuseppe». Contestatogli che il Pisciotta ha affermato invece di aver
avuto rilasciato un tesserino proprio da lui che glielo fece recapitare tramite
Ferreri, risponde: «Escludo nel modo più reciso che ciò sia avvenuto».
Richiamato l’imputato Gaspare Pisciotta e contestatagli la dichiarazione resa
dall’Ispettore Messana a proposito del tesserino, risponde: «Il tesserino lo
ebbi tramite Ferreri, portava la firma Messana, aveva i timbri
dell’Ispettorato, fu strappato ed io spero che colui che lo ha strappato, se ha
coscienza, lo dirà». D. R. «Luca potrà dire qualcosa in merito, può darsi che
il tesserino esista ancora, ma a me risulta che fu stracciato». Il teste
Messana: D. R. «Io facevo da organo propulsore nell’attività dei miei
funzionari; dissi loro di indagare anche sulla ragione per cui Giuliano fece
l’azione di Portella ma nessuno di essi mi parlò mai su tale fatto». D. R.
«Andai via dalla Sicilia il 31.7.1947 e quindi non mi occupai più della cosa».
A domanda dell’Avv. Sotgiu, risponde: «Non ricordo di aver rilasciato al
Ferreri un tesserino di libera circolazione, ma non escludo che esso possa
essere stato rilasciato da altri sotto il mio nome, essendo io il capo
dell’Ispettorato. Devo dire per altro che la mia firma ufficiale è quasi
inintellegibile come Messana, anzi ritengo che sia del tutto inintellegibile». D.R.
«Non rilasciai tesserini di libera circolazione ai confidenti, non so se ne
furono rilasciati a mio nome dai miei dipendenti che nulla mi riferivano
intorno al rilascio di essi poiché ognuno ha i propri confidenti ed intorno a
noi si mantiene il più stretto riserbo anche con i superiori». D.R. «Io fornivo
il danaro che mi richiedevano per i confidenti ai miei dipendenti, i quali mi
rilasciavano ricevuta sulla quale si limitavano a dire. -- per un confidente-
senza indicarne le generalità». D.R. «Certamente i rapporti col Ferreri
iniziarono prima della strage di Portella. Ricordo di aver saputo, attraverso
la fonte Ferreri, che Giuliano voleva attentare alla vita dei dirigenti del
Partito Comunista di Palermo, fra i quali il Li Causi. Informai per la opportuna
vigilanza il questore e fu il colonnello Paolantonio che avvisò direttamente il
Li Causi». D.R. «Al padre del Ferreri feci dare un porto d’armi, ma ciò
rientrava nel progetto di venire all’arresto di Giuliano. Sentii parlare del
rinvenimento del predetto porto d’armi sul cadavere del Ferreri, ma ciò non
constatai personalmente». D.R. «Escludo che il padre del Ferreri facesse parte
della banda Giuliano». D.R. «Non mi risulta che dopo l’amnistia dell’Evis
Giuliano abbia mantenuto rapporti con persone insospettabili». D.R. «Dopo di me
all’Ispettorato ci fu Coglitore, poi Modica, poi Spanò, poi Verdiani» D.R. «Non
ricordo i nominativi dei componenti la banda Giuliano». D.R. «Esiste un
rapporto intorno alle bande armate dell’Evis ed all’attività da esse spiegate,
rapporto redatto dal nucleo centrale alle mie dipendenze». D.R. «Sono a
conoscenza dei nomi in esso compresi, può darsi che l’elenco contenuto in detto
rapporto non sia completo e non comprenda tutta la materia, essendo potuta
qualcosa essere sfuggita e qualcosa sopraggiungere». D.R. «Non ricordo il nome
di Genovesi Giovanni tra i confidenti della polizia, né so se egli sia stato
interrogato dal colonnello Denti». A domanda dell’avv. Crisafulli, risponde:
«Per il fatto di Portella venne in Sicilia un Ispettore generale del Ministero,
come di solito avviene quando succedono fatti di una certa rilevanza». D.R.
«Detto Ispettore riunì tutti gli organi di polizia in questura e poiché ogni
organo comunicò i risultati delle indagini svolte, l’Ispettore volle che le
varie attività fossero coordinate e quindi, senza esautorare e sostituire
alcuno, dette la direzione al questore Giammorcaro al quale doveva essere
comunicata ogni attività degli organi di polizia. Tutto ciò per quanto riguarda
i fatti di Portella». D.R. «Mi fu detto che il Ferreri fu operato di
appendicite». A domanda dell’avv. Sotgiu, risponde: «Non mi risulta che al
Ferreri sia stata rilasciata una tessera intestata a Salvo Rossi, autista del
colonnello Paolantonio». A domanda dell’avv. Crisafulli, risponde: «Parlando di
un rapporto Coglitore mi riferivo solo al rapporto firmato dal maresciallo Lo
Bianco relativo ai fatti di Portella» A domanda del Pisciotta Gaspare,
risponde: «Escludo di essere stato io a consegnare i mitra al Ferreri, né mi
risulta che ciò sia stato fatto da qualcuno dell’Ispettorato. A quell’epoca
avevamo penuria di armi». Il Pisciotta aggiunge: «I cinque mitra servirono per
l’azione di Portella, secondo quanto mi disse Ferreri». Dopo di che il
Presidente rinvia la prosecuzione del dibattimento all’udienza del 23.7.1951
ore 9,30.
1 luglio 10.28.03
Una preziosissima relazione coeva, originale, non pataccata,
dell'Ispettore Generale di PS dr.Ettore Messana del 1946. Vi spicca l'ardua
lotta alla mafia, al banditismo, ai nuclei armati, alle intese di
"esponenti della mafia isolana con Ufficiali Americani qui di
stanza". In proposito Casarrubea e Cernigoi hanno avuto accesso agli
archivi americani che so sotto rigidissimo top secret? C'era una rivolta armata
allora in Sicilia e Messana vi rifulge per la sua repressione. E.V.I.S.,
C.R.I.S. grandi agrari alla Giuseppe Tasca di Lucio, bandito Giuliano che si
finanzia con sequestri di persone, rapine, ecc, - Armi automatiche, munizioni
cavalli, materiale chimico e sanitario, nascosto in grotte, aabilmente
simulate. E lo scaltro "poliziotto" Messana avvalendosi anche di
"notizie fiduciarie" può "affermare che la situazione va, man
mano, migliorando". Ecco perché signorina Cernigoi nel 1946 il suo
dispregiato grande ufficiale Messana sta in Sicilia quale ISPETTORE GENERALE a
sconfiggere la banda Giuliano , il C.R.I.S. (finanziato dagli americani quelli
che con i faziosissimi titini cercarono di fare di ogni erba un fascio dei
funzionari italiani operanti nella procincia di Lubiana inventando calunniose
accuse che finirono cestinate nei tribunali internazionali). Siamo nel 1946 e
già Aldisio è sotto tiro da parte di comunisti socialisti e movimenti politici
di sinistra. Messana è costretto a afere una scelta politica. Qui scrive che
"non trascura di seguire le correnti politiche che possono avere influenza
sugli attuali movimenti". Si attira l'odio dei comunisti Li Causi e
Montalbano che cercano di stritolarlo con accuse infamanti, ma finite in un
nulla di fatto nei vari tribunali. Allora si trattò di comprensibile lotta
politica. La riesumazione dei giorni nostri da parte di Cernigoi, Casarrubea,
Luparelli ed altri fatta in dispregio di tutte le assoluzioni e in non luogo a
procedere giudiziari è solo deprecabilissima diffamazione calunniosa,
soprattutto antistorica.
2 luglio 20.37.04
Il Questore - Via Catania 1 - 93100 Caltanissetta telefono:
093479111 fax: 093479677 email: gab.quest.cl@pecps.poliziadistato.it Primo
piano Capoluogo. Una segnalazione al 113 sventa furto in abitazione I fatti del
giorno Due pregiudicati nisseni scoperti dalle Volanti Altre notizie Capoluogo.
Celava 30 grammi di marijuana negli slip I fatti del giorno Denunciato
incensurato nisseno di 21 anni L’Ufficio Stampa della Questura ospite della rubrica
"Primo piano" dell’emittente televisiva TCS Attualità In studio
l’Ispettore Superiore sups Salvatore Falzone I fatti del giorno I fatti del
giorno Gela, la Polizia sventa guerra di mafia tra clan. Arrestato ex
collaboratore Gli investigatori della Squadra Mobile e del Commissariato di
P.S. decapitano i vertici del clan mafioso Rinzivillo I fatti del giorno I
fatti del giorno Capoluogo. Arrestato pregiudicato per resistenza e violenza a
p.u. Gli agenti chiamati ad intervenire dalla madre più volte aggredita dallo
stesso I fatti del giorno I fatti del giorno La Polizia in Gela confisca circa
un milione di euro di beni mafiosi La Squadra Mobile ha eseguito il decreto di
confisca contro il boss Alferi Giuseppe di Cosa Nostra La questura Il Questore
Orari e uffici della Questura Commissariati Altri Uffici e Reparti Dove siamo I
fatti del giorno Controlla il permesso di soggiorno online PERMESSO DI
SOGGIORNO Controlla il permesso di soggiorno online. Scrivici! SCRIVICI
Risposte alle tue domande. Servizi Bacheca Oggetti Rubati Motore di ricerca
degli oggetti rubati o ritrovati Carta dei servizi Progetto Alloggiati Web
Tutti i servizi Tutte le notizie
Numero telefonico ed altro della questura di Caltanissetta
stanno sopra- Ti pregherei di farti passare il Questore o il capo di gabinetto
o comunque un funzionario e presentarti come la nipote del grande ispettore
generale Ettore Messana. Dici che ha iniziato la carriera a Caltanissetta prima
del 1919 e non sai quando l'ha lì terminata. In questura ci dovrebbe essere il
suo fascicolo personale visto che non risulta depositato in archivio di stato
per epurazione dell'archivio della stessa questura alcunché antecedente il 1920
come avrei appurato io quest'oggi 2 luglio 2014. Ti rivolgeresti quindi alla
sua cortesia pregandolo di fare rintracciare almeno i dati anagrafici e i dati
del servizio di tuo nonno che a Caltanissetta avrebbe operato attorno al 1919
come giovane commissario di P.S.- Pregalo di darmi appuntamento come tuo
fiduciario per prendermi i dati o peri collaborare per ricerche d'archivio in
Questura, facendogli magari presente che sono persino assiduo ricercatore degli
Archivi Segreti del Vaticano, che insomma sono stato alto funzionario come
ispettore di vigilanza della Banca d'Italia e fui persino superispettore del
ministro delle finanze Reviglio. Mio caro amico è anche il dottore Calogero
Infurnari già questore di Caltanissetta e che fu persino un protetto di tuo
nonno l'ispettore generale di PS Ettore Messana. Altro non mancherà alla tua
,loquela per intontire questo funzionario periferico di PS.
3 luglio 8.34.06
Ma io mi domando, che cazzo ci sta a fare 'sto Viminale che
non difende il suo stesso prestigio, i suoi storici dirigenti, il suo pur
glorioso passato, la integrità morale degli uomini che hanno sacrificato la
pace in famiglia per l'eroico mantenimento dell'Ordine Pubblico in contingenze
asperrime. E' possibile che deve essere uno come me antimilitarista, comunista
fanatico, lontano le mille miglia dalla mentalità poliziesca a difendere la
memoria di un supremo ispettore di polizia quale il gr.uff. Ettore Messana che
fu integerrimo anche se rigido e destrorso Uomo di Stato dedito al mantenimento
di una ordinata convivenza civile.
3 luglio 17.04.22
«Fui mandato in Sicilia a capo dell’Ispettorato Generale di
P.S. per la Sicilia nel maggio 1945 e vi rimasi fino a tutto luglio 1947. Il
decreto che istituì l’Ispettorato è dell’aprile 1945 e funzione di tale organo
fu quella di integrare l’opera repressiva e preventiva nell’eliminazione del
banditismo ed in genere della delinquenza associata in Sicilia». D. R. «Io ebbi
a mia disposizione 750 carabinieri, 350 agenti e 14 funzionari, che distribuii
in tutte le province della Sicilia da Messina a Trapani. Fui io che istituii i
nuclei di carabinieri e polizia nei centri dove a me sembrò che dovessero
essere istituiti. Le mie prime operazioni feci nelle province di Agrigento e di
Catania. Verso la fine del 1945 incominciò ad affiorare l’attività della banda
Giuliano. Tale fatto fece aumentare la mia attività tanto più che la banda
Giuliano e quella di Avila si erano poste al servizio dell’Evis». D. R. «Ebbi
notizia dei fatti di Portella nelle ore pomeridiane del 1° maggio 1947. Mi
recai ad una riunione indetta dal prefetto Vittorelli, dove si stabilì una
certa azione da svolgersi. L’indomani mi recai a Piana degli Albanesi ed a San
Giuseppe Jato, ove già si era proceduto all’arresto di quattro persone ad opera
di un nucleo dipendente dall’Ispettorato e dove si era proceduto a largo
rastrellamento arrestando centinaia di persone sospette, le quali però furono
quasi tutte rimesse in libertà. Non essendo emersa a loro carico alcuna
responsabilità». D. R. «Tutto ciò venne fatto ad opera della questura che si
limitò poi a denunciare solo i quattro arrestati». D. R. «In una riunione
tenuta anche alla presenza dell’Ispettore Generale di P. S. Rosselli, inviato a
Palermo dal Ministero, fu deciso da quest’ultimo che la direzione delle
indagini dovesse essere affidata al questore Giammorcaro e fu così che io
passai alle dipendenze di costui». D. R. «Si venne frattanto a conoscenza che
il 1° maggio era stato sequestrato, dopo la sparatoria, un campiere, certo
Busellini, del quale non si seppe nulla per tanti giorni e che poi fu trovato
ucciso in un fossato da un nucleo alle mie dipendenze». D. R. «Non so se il
ritrovamento del cadavere del Busellini avvenne a mezzo di cani poliziotti od a
mezzo solo di ricerche». D. R. «Mi sembra di ricordare che sul petto del
cadavere del Busellini fu trovato un cartello con la scritta «questa è la fine
dei traditori», la qualcosa ci convinse che il delitto era stato consumato
dalla banda Giuliano. Tale convinzione ci facemmo anche per il delitto di
Portella poiché ci convincemmo che colui che aveva ucciso Busellini era uno di
quelli che aveva sparato a Portella». D.R. «Noi dell’Ispettorato, fin dal primo
momento, pensammo che la strage di Portella era da attribuirsi alla banda
Giuliano, perché il fatto era avvenuto nella zona così detta d’imperio della
banda stessa, mentre l’Angrisani ed il Guarino avevano orientamento diverso».
----------------------------- Il NOSTRO dunque inizia la sua esperienza quale
ispettore generale di PS in Sicilia e subito deve risponderne a Ferruccio Parri
che proprio destrorso e filofascista non era. Se con Bonomi è pur sospettabile
una qualche frequentazione massonica (e quale grande commesso dello Stato
Italiano non è stato massone?) le insinuazioni di Casarrubea non hanno più
fondamento alcuno dal momento che il Messana transita riverito ed ascoltato
sotto Parri sino al 9 dicembre del 1945, sotto Romita sino al i° luglio 1946
(DE GASPERI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO), sotto lo stesso DE GASPERI quale
ministro degli Interni sino al 1° febbraio 1947. E guarda caso appena Scelba -
sì proprio Mario Scelba - sale allo scranno di Ministro degli Interni, quello
che doveva essere il suo protettore, il nostro Messana viene invitato ad
accomodarsi fuori, ma fuori per modo di dire visto che torna al Ministero a
Roma e al Viminale vi resta oltremodo autorevole e rispettato sino al suo
pensionamento per raggiunti limiti di età. MINISTRI DEGLI INTERNI BONOMI prof.
Ivanoe , dal 18 giugno 1944 al 20 giugno 1945 PARRI prof. Ferruccio , dal 21
giugno al 9 dicembre 1945 [ » ] ROMITA ing. Giuseppe, dal 10 dicembre 1945 al
1° luglio 1946 DE GASPERI dott. Alcide , dal 10 luglio 1946 al 1° febbraio 1947
SCELBA avv. Mario,dal 2 febbraio 1947 al 16 luglio 1953 [ » ] FANFANI dott.
prof. Amintore, dal 16 luglio 1953 al 18 gennaio 1954 ANDREOTTI dott. Giulio ,
dal 18 gennaio 1954 al 10 febbraio 1954 Gentilissima signorina Cernigoi, se Lei
è o si dichiara solerte e coscienziosa Storica crede davvero che un arcigno De
Gasperi poteva rendersi compiacente di quel Messana quale il Ricciardelli - che
mi pare di nessun prestigio godette e che comunque rimase impalato al suo basso
ruolo nonostante volesse accreditarsi, dopo essere stato capo della Politica
del fascismo, protettore degli ebrei.? Se Lei è una ricercatrice seria dovrebbe
convenire con me che le insinuazioni del Ricciardelli, con solo tutti quei
"si dice" "pare" "qualcuno afferma" " a ben
pensare" e via discorrendo e mai uno straccio di fatto documentato e
provato, meritavano di finire nel cesso come tutto indecorosamente vi finì. E
De Gasperi poi fu Ministro degli Esteri e dovette occuparsi di quella
calunniosa congerie di accuse a TUTTI i nostri funzionari in Slovenia che
Titini, pronubi gli Americani, confezionarono senza alcuna prova, obiettività,
credibilità. E anche quella falsa congerie di calunnie di una Nazione Estera
che cercava vendetta e non giustizia finì nel cesso, archiviata con un non
luogo a procedere. E così il duro grintoso non malleabile De Gasperi si tenne
vicino e si affidò e officiò il Messana fregandosene degli strilli di un Li
Causi che per giunta avrebbe dovuto alzare un monumento al Messana che
informato dal suo confidente Fra Diavolo seppe che Giuliano stava ordendo un
agguato alo stesso Li Causi per ucciderlo. E se a Li Causi nulla successe lo
deve prorio a Messana che lo protesse e lo avvisò del pericolo. Leggersi gli atti
provessuali per darmi ampiamente ragione. Qualche mio amico e parente vorrebbe
chissà quali documenti a comprova di quanto ho riscontrato a discolpa del
Messana. Come si fa a documentare che una calunnia è una calunnia se non
dimostrando che non vi sono prove documentali ma che vi sono sentenze passate
in giudicato di Tribunali persino Militari persino Stranieri che tanto
affermano! Sono forse prove serie quelle che la Cernigoni dice di trovarsi a
Lubiana, redatti un paio di anni dopo da parte di inviperiti nemici di questa
Italia e scritti per giunta in sloveno e basati solo su postume dichiarazioni
tanto vaghe quanto sospette? Se si è antitaliani: subito e si mette anche la
mano sul fuoco!!
4 luglio 11.20.00
Su ciò che hai scritto,la cara giornalista e
storica,dovrebbe riflettere e coraggiosamente darti delle risposte....
9 luglio 16.04.56
ho letto la diffida della Cernigoi e la tua risposta ,se non
ti disturbo posso chiamarti?
Sì!
9 luglio 22.49.05
Carissima Giovanna, io al tuo posto un messeggaio
messaggio riservato a codesta Claudia Cernigoi glielo
manderei e in questi termini, se trovi di poter mandare messaggi a questo nome
in "cerca persone, luoghi e oggetti" di FB
con vivo rincrescimento la sto seguendo nel suo tentativo di
zittire il dottore Taverna, uno storico di vaglia, che la sta sbugiardando nei
suoi svarioni storici contro mio nonno il dottore Ettore Messana. Se un tempo
potevo pensare che lei esprimesse giudizi infondati ed infamanti contro mio
nonno con una qualche buona fede ora debbo pensare invece che ha interesse a
mantenere punti di vista che non posso permettere. Prima che io proceda per le
vie legali, può giustificare con me, che sono la nipote di sì alto e
irreprensibile servitore dello Stato di diritto italiano i suoi apprezzamenti
alla luce delle verifiche storiche che il dottore Taverna si è premurato di
rendere di pubblica ragione e che ora so che gliele ha segnalate.
10 luglio 14.46.18
"Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare
di un uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che
Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può
far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un
massacratore; però, di stranieri!", ma Scelba come può ignorare che
Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani?
Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di
cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un
comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il
Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei
carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria
soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di
fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne
disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato. Questi
i precedenti del commendator Messana, noti al ministro dell'Interno. Ci
troviamo, come vedete, di fronte ad un uomo che per istinto è contro il popolo,
e trova, nei legami con i nemici del popolo, il modo di esercitare la
professione di massacratore di contadini. Oggi, sfacciatamente, questo non può
farlo, per quanto nel clima creatosi in Sicilia è possibile -- in Sicilia,
terra dei "Vespri" -- che i poliziotti di Scelba, ministro siciliano,
aggrediscano un pacifico corteo di donne che dimostrano contro il
carovita." ___________ Questo è un veemente passo di un vociante intervento
al Parlamento del nostro grande LI CAUSI. Siamo nel luglio del 1947:
L'Ispettore Generale di PS gr.uff. Dottore Ettore Messana "per
rotazione". come costume in Polizia - lascia lo sfavorevole altissimo
incarico siciliano e s'insedia molto autorevolmente ed ossequiato in Viminale a
Roma- Messana in Sicilia in fin dei conti non fu mai alle dipendenze di Scelba.
Ora a Roma è collaboratore diretto del Ministro ma non può venire chiamato in
causa per la brutta evoluzione delle vicende brigantesche di Sicilia. Con Messana
a Palermo, l'EVIS ed altre aggregazioni malavitose subiscono colpi micidiali.
Senza Messana il bandito Giuliano mi pare che può briganteggiare per altri tre
anni. A ben leggere il passo di Li Causi. questi allude, insinua, ammonisce, ma
non ha alcun elemento vero, preciso e concordante per inchiodare ad alcuna
responsabilità il Messana, cui peraltro deve gratitudine per avergli salvata la
vita. Si attacca alla "tradizione" ad una pretesa memoria di qualche
residuato senatoriale di vecchissima data, ad una inchiesta dei carabinieri non
sortita a nulla, non approdata a nulla, non coinvolgente il Messana neppure con
un avviso di garanzia. Il Li Causi, causidicamente cerca di ribaltare l'onere
della prova. Non v'è prova alcuna circa una qualunque responsabilità del
Messana nei fatti di Riesi. Scaltramente il Li Causi usa abili perifrasi,
"iniziò la carriera facendo massacrare". In che termini, a quale
titolo, con quale arbitrio. Il Li Causi non si chiede neppure come un
giovanotto di 31 anni poteva "fare massacrare". A distanza di 28 anni
con una guerra in mezzo non ha alcuno straccio di documento. Solo un quasi
prete valdese scrive nel 1934 alcuni ricordi di quella triste vicenda. E lì il
Messana non è citato, e lì i fatti gravi vengono addebitati all'Esercito e ad
un ufficiale dell'Esercito che per rabbia i rivoltosi trucidano. E' vero si
parla di una triade di dita che in contemporanea premono sul grilletto di un
mitra. Si accenna ad un "commissario" come mero compartecipe della
sparatoria. I morti che dice il prete valdese sarebbero stati NOVE. Inseguito
ed ucciso, solo l'ufficiale dell'Esercito. Vi era partecipe davvero il giovane
commissario Messana? Mi sono recato all'Archivio Centrale di Stato: quel che
emerge esclude ogni presenza del Messana. Mi sono recato all'Archivio di Stato
di Caltanissetta: NULLA! Ho interpellato la Questura di Caltanissetta: sorpresa
delle sorprese non c'era alcuna questura a Caltanissetta nel 1919. Solo qualche
anno dopo inizia a funzionare quell'importante istituzione. C'era soltanto un
nucleo di polizia agli ordini del Prefetto. La relativa documentazione
dell'Archivio Centrale dello Stato palesa una provincia all'epoca quieta e
composta. Nessuno sciopero per tutto il 1918 e nessuno per il primo semestre
del 1919. Dei fatti di Riesi dell'ottobre 1919 vi sono documenti che nel caso
escludono ogni coinvolgimento del Messana. All'epoca troppo giovante,
ininfluente per avere magari il piacere di venire citato. Ecco perché il Li
Causi che deve drammatizzare insinua sì ma subito gira al largo. Ebbene ora
secondo la signorina Cernigoi il Messana può venire disintegrato moralmente e
civilmente dovendo lui da morto provare la sua innocenza. Abbiamo riportato
testualmente le infamie che la Cernigoi spara contro il Messana colorando il tutto
con apodittici giudizi di condanna del Messana in ordine ai fatti di Riesi.
Condanne morali e legali con il ribaltamento dell'onere della prova. Questo
sarà l'alto grado di civiltà giudiziaria della Jugoslavia del Maresciallo Tito,
ma in Italia non ha diritto di cittadinanza. Si crucifigga pure un grande e
meritevole servitore dello stato - defunto - ma con prove indubitabili in mano.
Se vi fu una inchiesta dei carabinieri quella fu forse solo annunciata perché
non ebbe alcun seguito. E nel processo doveroso per l'uccisione dell'ufficiale
dell'esercito dei fatti di Riesi, nessuna chiamata di correo per Messana,
nessuna condanna per Messana, nessun coinvolgimento del Messana Anzi!! Il
giovanotto trentunenne Messana, che non poteva godere di nessuna protezione, lo
vediamo poi avanzare meritevolmente in carriera sino a raggiungere i posti
apicali della Polizia di Stato. Come i fatti di Riesi vengono ora a distanza di
quasi un secolo da parte di sedicenti giornalisti e giornaliste filoslavi è
sotto gli occhi di chi se ne sta interessando. Noi abbiamo cercato documenti,
fatto riscontri, consultato archivi pubblici e privati e siamo arrivati alla
conclusione dell'assoluta innocenza del Messana: Chi oggi l'accusa non può
pensare di scomunicarlo senza prove e senza fondamento. Lo sta infangando
criminalmente!!!
13 luglio 13.30.43
fammi sapere quando posso chiamarti senza disturbere grazie
a presto
13 luglio 16.09.36
anche adesso .... ciao. Tantissime cose
Mi pare che anche malgradotutto si sia nel fare da gran cassa
alle ignobili calunnie di sedicenti storici e di triestine giornaliste nonché
alle false ammissioni infamanti il gr. uff. ispettore generale di PS dottore
Ettore Messana da Racalmuto, di un sedicente falso nipote.
13 luglio 21.12.11
Sono uscita e torno in questo momento ,non sei in linea non
oso disturbarti ti chiamo domani mattina
come vuoi. Ciao
allora ti chiamo subito
14 luglio 20.02.16
Tutti a dire: Ettore Messana da Racalmuto. Questo ci onora e
mi onora. E Racalmuto ha il dovere di onorarlo. Ettore Messana in effetti diede
lustro a Racalmuto. Fu apicale nei ranghi ministeriali del Viminale. Per oltre
40 fu al servizio dello Stato Italiano. Servì lo stato di diritto italiano
sotto Vittorio Emmanuele Orlando, sotto Nitti, e NECESSARIAMNTE sotto Benito
Mussolini; quindi sotto Parri, sotto Bonomi, sotto De Gasperi, sotto Scelba e
penso infine sotto Fanfani. I cangianti colori politici dei capi di Stato
qualche volta lo coinvolsero, spesso no, ma unicamente sotto il profilo
personale: come funzionario di stato ebbe solo il culto dello Stato, il suo
compito era il mantenimento dell'ordine pubblico, assicurare allo Stato di
diritto la PUBBLICA SICUIREZZA e ciò fece encomiabilmente, sempre., su
posizioni di vertice e dal '45 con la superna qualifica di ISPETTORE GENERALE,
con tanti riconoscimenti, apprezzamenti, onorificenze: nessuna condanna penale
ebbe mai a sfiorarlo. Eppure sotto processo ne mandò tanti Invero non nacque a
Racalmuto, né la mamma era di Racalmuto, ma per via del padre fu racalmutese
puro sangue, e cioè del ramo dei Messana al vertice, quindi, della crestomazia
racalmutese- Il padre fu don Clemente Messana figlio di don Biagio Messana,
patriota, letterato, poeta, commissario di PS a Bologna. avvocato liberale,
destrorso, non proprio mazziniano. Il bisnonno di Ettore Messana fu quel
Calogero Messana di cui parla il nostro estroso Eugenio Napoleone Messana a
pag. 202 della sua appassionata cronaca di Racalmuto. Trattasi delle
"speziale Calogero Messana, [quello] della giunta dei moti del 1820 "
che aveva sposato "donna Lucia Nalbone". In quella Eldorado che era
divenuta Racalmuto sotto i tanto dileggiati (a torto) Borboni i Messana e i
Nalbone sono i nuovi, ma potenti, ricchi del paese; vale a dire emergere tra
quei galantuomini che vanno pomposamente a sedersi al Circolo della
Conversazione, divenuto poi paradigmatico per la penna del figlio di uno
zolfataio quale fu il grande scrittore racalmutese Leonardo Sciascia. Il nonno
del questore Ettore Messana sposa due volte, come sotto comproviamo, la prima
volta con una illustre palermitana e poi con donna Alfonsa Grillo. I Grillo
erano davvero baroni, nobiltà vera ed effettiva, non raffazzonata non si sa
come fece un certo prete campiere di una famiglia rampante a nome Tulumello.
Biagio Messana un po' avventuriero lo fu. Pare che amasse persino dilettarsi di
pornografia. Il patrimonio cominciò ad illanguidirsi. Ma con il secondo
matrimonio le sostanze di famiglia tornarono a ravvivarsi. Sennonché il figlio
Clemente, il padre di Ettore, ci pensa lui a sperperare alla grande, persino -
dicono - giocando a Palermo presso le bische nobili dell'Hotel delle
Palme,quello di Dell'Utri per intenderci. Il figlio Ettore che era nato nell'88
a Gela deve rifarsi la sua vita: studia con impegno. Si laurea e quindi segue
le vecchie orme del nonno: entra in PS. Raccomandazioni? non certo quelle che
il Casarrubea e la Cernigoni s'inventano pur di coprirlo di ignominia. Un po'
di massoneria era di casa tra i Messana e quella nell'era liberale era viatico
indispensabile per far carriera. Peccato mortale? Casarrubea e Cernigoi non mi
facciano ridere; pensino ai loro viatici ROSSI.
15 luglio 15.11.05
interessantissimo,mai avrei potuto sapere tutto questo ,le
mie origino mi piacciono.......molto
19 luglio 13.03.54
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Roma · . Volevo riportare integralmente quanto calunniosamente scrive la Cernigoi
contro il Messana. Non mi viene consentito. Mi limito però a trascrivere alcune
parti significative. .......................... terrelibere.org > libreria
> ipertesto > Il caso degli ispettori generali Verdiani e Messana Il caso
degli ispettori generali Verdiani e Messana Ipertesto stats 30075 letture tag
Tag: storiografia Il caso degli ispettori generali Verdiani e Messana Storia -
Epurazioni e riciclaggi nel dopoguerra Due alti funzionari di Polizia si
distinguono in epoca fascista per i crimini commessi a Lubiana come dirigenti
della locale questura. Nel dopoguerra, vengono reintegrati nei corpi della
Repubblica. Li ritroviamo in Sicilia, a dirigere un ispettorato per la
repressione del banditismo. Manco a dirlo, la loro vicenda si incrocia presto
con quella di Giuliano, con la strage di Portella della Ginestra, con mafia e
neofascismo… terrelibere.orgClaudia Cernigoi Due alti funzionari di Polizia si
distinguono in epoca fascista per i crimini commessi a Lubiana come dirigenti
della locale questura. Nel dopoguerra, vengono reintegrati nei corpi della
Repubblica. Li ritroviamo in Sicilia, a dirigere un ispettorato per la
repressione del banditismo. Manco a dirlo, la loro vicenda si incrocia [1] G.
Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”, Bompiani 2005, p. 130. [2] Questa e
le citazioni che seguono sono tratte dal testo di Tone Ferenc, “La provincia
italiana di Lubiana”, IFSML 1994, p. 59, 60. [3] Il racconto di Gueli si trova
nel sito [6] Sentenza Corte Straordinaria d’Assise di Trieste d.d. 27/2/47. [7]
Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato
di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, skatla 98, pp. 1502-1505. [8] Questi
documenti sono oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796,
III, 6, 11. [9] All’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare
Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone. [10] Relazione
in Archivio di Stato di Trieste, Prefettura gabinetto, b 18. L’Ispettore
Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia sotto il passato regime
fascista ed era stato internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento
nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare. [11]
Definizione tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla
Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in
merito alla strage di Portella della Ginestra. [12] “…l’ex generale dei
Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di
Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di Mussolini” (G.
Casarrubea, op. cit., p. 108 e 80). [13] Citazioni tratte da N. Buttazzoni,
“Solo per la bandiera”, Mursia 2002. [14] Una buona sintesi dello studio si
trova in rete al seguente indirizzo: www.edscuola.it/archivio/interlinea/banda_giuliano
. Questo sito non ha carattere di periodicita' non essendo aggiornato con
intervalli regolari. P.IVA 02977070834 made by liotren.com Hosting Linux, CMS e
applicazioni realizzate da Liotren.com
----------------------------------------------- Ho cercato di diffidarla
proprio oggi come da testo che pubblico qui sotto. Ha ingabbiato il suo post e
non so se ha recepito la mia diffida. So che mi segue qui e quindi no potrà
difendersi nelle sedi proprie come non preavvertita. ---- Lillo Taverna ·
Università Di Palermo Ho smantellato tutte queste sue affermazioni calunniose
per l'ispettore generale di PS dottore Ettore Messana. Mi sono premurato di
inviarle i miei studi, le mie ricerche, la mia inconfutabile ricostruzione. Mi
ha risposto offendendomi ma siccome non ho stima di lei mi ci sono fatte delle
grasse risate. Ma qui continua pervicacemente a denigrare il defunto Messana.
Vuol controbattere alle mie puntualizzazioni? Se ha materia!!! ::::::::
Aggiungo qui a maggiore chiarimento: La Cernigoi, nonostante l'abbia
sbugiardata circa le infamie che scrive infondatamente sul Messana, continua
imperterrita. Crede che insolentendomi possa acquisire inesistenti ragioni presso
il Tribunale della Storia. dottore Calogero Taverna BANDA GIULIANO, LA DECIMA
MAS E IL NEOFASCISMO IN SICILIA Coordinamento delle ricerche presso gli Archivi
Nazionali degli Stati Uniti (NARA, College Park,... edscuola.it|Di Dario Cillo
.. Mi piaceMi piace · · Condividi . Lillo Taverna Scrivi un commento... .. .. .
. Chat (4) ..
www.edscuola.it
19 luglio 20.30.06
Il prof. Casarrubea mi ha risposto molto urbanamente anche
se non rinnega nulla circa i suoi aspri giudizi sul Messana. Io gli ho risposto
già come segue e come potrai meglio vedere su FV
su FB...Pregiatissimo professore Giuseppe Casarrubea, solo
che mi pare che a Riesi non è neppure certa la presenza fisica di Messana.Di
certo. mi dispiace per il Li Causi, nessuno addebito gli poté venire fatto per
l'eccidio di cui alla cronaca quasi coeva di quel quasi prete valdese. Il Nitti
fece aprire una inchiesta ad un generale dei carabinieri, dice il Li Causi, ma
non sortì alcun effetto almeno contro il Messana che anzi ebbe elogi e meriti
tali da fare una fulminea brillante carriera. Quanto al processo per l'uccisione
da parte dei rivoltosi del tenente dell'Esercito il Messana non venne per nulla
coinvolto. Se no, il Li Causi non si fermava certo a quella sortita alquanto
curiale. Ne morirono otto, quindici o venti? Non importa il numero, d'accordo,
ma se manco questo dato è certo non è così che si può massacrare la memoria di
un Grande Servitore dello Stato di diritto, tanto poi apprezzato da De Gasperi
(e metto da parte Bonomi, Scelba ed altri). Ancor oggi la famiglia sta subendo
danni feroci per certi processi "storici" diciamo avventati. Sulla
Faccenda di fra Diavolo. mi basta la testimonianza dello stesso Messana in uno
storico processo ove non venne neppure sfiorato da coinvolgimenti della
magistratura penale. La vicenda di Lubiana l'ho smantellata con documenti e
atti processuali. Ma Lei non vi si addentra. Lasciamo alla Cernigoi l’onere di
provare le sue calunniose accuse credo in sede giudiziaria, dato che la signora
Giovanna Messana, proprio stasera me ne accennava. Volere creare
complementarità tra il Messana e il Verdiani per faccende dell'OVRA è molto
pretestuoso. Tra i due grandi questori credo che vi erano differenze di età,
grado e incombenze. Svolgerò meglio questo aspetto se occorrerà. Il Messana
lascia la Sicilia nel maggio o giugno del 1947, quando stava addirittura
mettendo le mai su Giuliano. I suoi successori, ben tre, non brillarono, almeno
sino al 1950. Dopo il 1947 il Messana al Viminale è autorutà apicale. Mi si
parla di uno scontro con Togliatti circa armi americane sbarcate a Napoli del
tutto legalmente e per accordi internazionali, cui intendeva opporsi il nostro
MIGLIORE. Io non sono né storico né giornalista né letterato: ma i miei 50 anni
di attività ispettiva presso la Vigilanza sulle Aziende di Credito della Banca
d'Italia e come superispettore di Reviglio molto mi sono serviti per non
fidarmi mai dei sentito dire ma di rinvenire la verità (o briciole di verità)
nell'obbiettivo esame di incontaminati documenti, carte di archivio, registri e
registrazioni. L'incontro mi è gradito per esternarle la mia grande stima, al
di là della contingente di opinioni). La ossequio.
20 luglio 9.26.28
Non c’è nulla da fare: tra le mezze calzette e i cavalli di
razza ce ne corre. Anche nell’ambito della storiografia. Io non sono né
ricercatore né storico né divulgatore giornalistico né tanto meno letterato. Ma
col vizietto antico del fare ispezioni a banche e grandi evasori sulla base
delle verifiche documentali, contabili e vecchie carte di archivio e lasciando
da parte le dicerie dei soliti untori mi sono messo di buzzo buono per cercare
di vederci chiaro nelle vicende del mio grande compaesano l’ispettore Messana.
Come al solito, tutti ad appuntarsi su tre incidenti del Nostro, nessuno che
andasse a scandagliare gli altri lunghi e prestigiosi squarci della vertiginosa
carriere di siffatto singolare servitore dello Stato di Diritto. I tre
incidenti possono così intitolarsi: Riesi 1919; Lubiana giugno ’41-maggio’42;
ispettorato generale di Sicilia giugno 1945-maggio 1947. Scopro che nel 1919 il
Messana non poteva essere l’autore di un eccidio alla Bava Beccaris, che a
Lubiana fece bene il suo dovere di servitore dello Stato Italiano e non certo
del Maresciallo Tito e la vicenda va vista alla luce di quanto uno storico
serio quale il Sala ha inquadrato e come una più avveduta e informata
storiografia super partes deve ancora appurare, che in Sicilia il Messana fu
abile e positivo con indubitabili meriti e che con i bandito fra’ Diavolo ebbe
solo abilità poliziesche quale suo prezioso confidente. Mi imbatto con la
Cernigoi: apriti cielo! Scoprivo i suoi altarini e divenivo persinoa 80 anni un
“ragazzaccio in vena di fare il bulletto”. Mi sono convinto che anche le mezze
calzette in televisioni e nei vari pluriformi blog fanno carriera e finiscono
col ritenersi autorità indiscutibili. Mi scontro, è vero, con uno storico vero
e saggio, il professore Giuseppe Casarrubea, e potete vedere voi stessi qui
sotto quanta urbanità, serietà, rigore scientifico e serietà professionale lo
contraddistingue. Grazie professore. Si dice che la classe non è acqua.
21 luglio 22.45.24
La signorina Cernigoi s‘improvvisa storica, giusperita,
magistrato, commissaria di PS e scrive quanto sotto. Avesse frequentato
L’Archivio Centrale di Stato, avesse almeno verificato quanto annota il prof.
Casarrubea sub 170 (cfr. Acs, Sis, b. 40, f. Criminali di guerra) nel suo
complesso studio STORIA SEGRETA DELLA SICILIA, pag. 198, si sarebbe evitate
(forse) tante censurabili castronerie, purtroppo gravemente calunniose della
titanica figura di alto servitore dello Stato di Diritto Italiano, l’ispettore
generale di PS Ettore MESSANA. La signorina Cernigoi si accoda immediatamente
alla pretesa dei Titini del maresciallo Tito di volere il Messana quale
“CRIMINALE DI GUERRA”, risibile pretesa finita miseramente nel cestino di vari
tribunali militari anche italiani, come doviziosamente appare nella ponderosa e
polverosa Busta del SIS seconda Sezione n. 40 cui rinvia giudiziosamente il
Casarrubea. Scrive a vanvera la Cernigoi: Criminali di guerra Il nome di
Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia
alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations
War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed
inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 [7], lo accusa,
sulla base di documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione
“Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione, di crimini vari: “assassinio e
massacri; terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale;
deportazioni di civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo
di denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli
articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13
del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello specifico viene addebitata a
Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del
Tribunale militare di Lubiana dott. Macis) la costruzione di false prove che
servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena
capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La
responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da
documenti dell’archivio della questura di Lubiana [8], che fanno riferimento ad
una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e
dal vicecommissario Antonio Pellegrina sotto la direzione personale di Messana,
contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al
Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di
reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre
a pene minori. Noi abbiamo oggi consultato quel vecchio faldone. E di materia
che tutto smentisce quel che scrive la Cernigoi e che a dire il vero rettifica
il Casarrubea ne abbiamo trovato a iosa. Abbiamo chiesto un centinaio di
fotocpoie che costicchiano e abbiamo, previo pagamento di Euro 3, scattato un
altro paio di centinaia di foto. La Cernigoi si è tanto irritata con me da
insolentirmi oltre i limiti del lecito. Persiste nella sua uterina invenzione
di inesistenti verità “storiche” lesive dell’onore del insignito dell’ordine di
San Lazzaro Gr.Uff. Messana. Non so come potrà difendersi se la signora
Giovanna Messana la persegue giudiziariamente. Il professore Casarrubea ci
appare un gran gentiluomo oltre che storico insigne e riflessivo e spero voglia
accedere ad un dibattito sereno per un riscontro del vero, res melius perpensa.
22 luglio 1.12.20
23 luglio 17.58.36
Scrive il professor Giuseppe Casarrubea: "In un
documento segreto del SIS riguardante le attività della commissione per il
mantenimento in carica degli arrestati politici, figura, appunto l'ispettore Messana,
abitante a Roma in viale Beato Angelico92". Insidioso
quell'"appunto". E' evidente che va collegato a quanto affermato
prima: "Storicamente risulta ancora inspiegabile il fatto che personaggi
che godevano fama di essere stati criminali di guerra di paesi vicini
all'Italia, già compromessi col fascismo e le sue più alte gerarchie, potessero
essere stati lasciati al loro posto e anzi avessero fatto ulteriori carriere
con i nuovi governi di unità antifascista". (Cfr. Storia Segreta della
Sicilia, pag 96, note nn. 168 e 169). Il professore Casarrubea con l'onestà
intellettuale che lo contraddistingue non potrà negare che ha messo qui qualche
tocco malizioso che conferisce al testo una ambiguità perniciosa per il buon
nome del Messana. Noi siamo andati alla caccia di quel documento che sarebbe
dovuto essere esiziale per il prestigio del nostro insigne compaesano e siamo
riusciti a trovarlo. Depuriamo subito dell'effetto alone quel "SIS"
custode di segretissimi segreti. Il SIS (Servizio Informazioni Speciali o
similari) fu una malconcia branca amministrativa del Ministero degli Interni e
le carte della sua SECONDA SEZIONE sono ora all'Archivio Centrale di Stato,
lise stropicciatissime, spesso deteriorate e quasi illeggibili, alla portata di
ogni studioso. Il documento commentato dal Casarrubea che si trova in uno
scarno fascicolo portante il numero MP21 di quella che è rimasta busta 54 non
suffraga per nulla le tesi accusatorie dell'esimio professore di Palermo. Quasi
in carta velina, essendo copia di documenti dattiloscritti, il foglio reca in
fondo un paio di annotazioni molto importanti; porta una data che risalirebbe
all'estate del '44 e, bene in chiaro, postumo, il riferimento ad una pratica a
cui non è facile (almeno a me non è riuscito) risalire. Trattasi dell'elenco
nominativo di una "commissione per il mantenimento in carica di arrestati
civili". Segue una elencazione a scalare di altissime personalità da un
generale (il primo dell'ordine) ad un colonnello) con indicazione soltanto del
recapito e del numero telefonico. Il Messana occupa in quella commissione il
secondo posto. Autorità quindi ragguardevole, insospettata e insospettabile.
Abbiamo cercato di fotografare quel documento, ne è venuto per nostra imperizia
uno sgorbio che ugualmente pubblichiamo: all'occorrenza ne faremo trarre una
chiara fotocopia quale la struttura molto valida dell'Acs di Roma sa fornire
agli studiosi. Siamo dunque nel 1944; gli americani erano entrati da qualche
mese a Roma. E a Roma si trova il questore (allora) Messana. E abita appunto
nei pressi del Vaticano proprio in viale Angelico 92. Quello che per la
disattenta signorina Cernigoi sarebbe stato un demerito fu invece un atto di
coraggio civico e politi da parte del Messana: dopo il famoso 8 settembre del
1943 il Messana disdegna di passare a Trieste, dove operava da questore e dove
veniva remunerato con un buon stipendio, al servizio della Repubblica Sociale
di Salò e se ne torna dai suoi a Roma appunto nelle abitazioni presso il
vaticano. Altro che fascista, altro che fanatico razzista. Aveva sperimentato a
Lubiana cosa davvero erano i tedeschi anche quelli che non ostentavano la
doppia 'esse' (SS), A Roma c'era Kappler. Il Messana non si presenta al
Viminale. Sarebbe stato bene accolto ma avrebbe dovuto sottostare all'infame
comando tedesco. Chi conosce la storia di quel periodo capisce. Così il
Messana, senza più stipendio, si eclissa oltre Tevere. La nipote, allora
bambinella, ricorda quel periodo, gli americani che entravano, lo
sbandieramento tripudiante dei romani. E ricorda che con lei c'era questo suo
arcigno ma dignitosissimo nonno (che invero aveva particolare predilezione per
questa sua piccola Giovanna). Mi dice Giovanna Messana che in effetti per un
qualche periodo il Messana si nascose in una chiesetta presso Borgo San Pietro
assieme ad ebrei, molti dei quali furono grandi amici di questo Ispettore
Generale che la Ceernigoi vuol fare passare per un nazista antisemita. Noi
pensiamo he il Messana in questo periodo di rifugiato non dovesse
preoccuparsene più di tanto: cinquantacinquenne non poteva temere il pericolo
di venire arruolato; e a Roma si era troppo indaffarati in quei criminali
rastrellamenti dell'ultima ora per interessarsi ad un questore fuggitivo da
Tieste. Importante per noi sapere che in questo periodo il Questore Messana né
a Trieste nel clima criminale repubblichino né a Roma nell'altro nefasto delle
Fosse Ardeatine si contaminò con il Nazifascismo. Era intemerato e così poté
ritornare al Viminale: ecco perché gli affidarono la vice direzione di questa
Commissione cui accenna il Casarrubea. Quel liso documento del '44 depone a
tutto favore del Messana. Le insinuazione del professore palermitano sono
destituite di ogni fondamento. L'onore di Messana non rifulge proprio in quel
foglietto quasi illeggibile del Sis, seconda sezione.
23 luglio 19.07.32
dal pc di mia cognata ho letto quanto hai precisato ottimo
come sempre
grazie
25 luglio 2.21.02
Per la Cernigoi v’è certezza assoluta: il Messana è
CRIMINALE di GUERRA. Il suo giudizio è inappellabile. Lei si arroga il diritto
di giudicare e condannare. Con quale autorità, con quali prove, con quale
istruttoria? Non ha titolo, non ha elementi, non può provare nulla. Per me
diffamare qualcuno a mezzo stampa quale criminale di guerra sapendo che giammai
costui era stato condannato per siffatto gravissimo crimine è materia da codice
penale. Io l’art. 595 u.c. C.P. ce lo vedrei tutto ma non sono né pubblico
ufficiale né magistrato, né istituzione pubblica (in questo caso il Viminale
quale parte offesa). La Cernigoi non poteva non sapere che all’Archivio
centrale di Stato vi sono faldoni e faldoni del SIS, seconda sezione ove il
caso è ben sviscerato e l’adamantino comportamento del Messana vi riluce
inconfutabile. Scrive la Cernigoi: Criminali di guerra Il nome di Messana
risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia alla
Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations War
Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed
inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 [7], lo accusa,
sulla base di documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione
“Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione, di crimini vari: “assassinio e
massacri; terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale;
deportazioni di civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo
di denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli
articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13
del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello specifico viene addebitata a
Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del
Tribunale militare di Lubiana dott. Macis) la costruzione di false prove che
servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena
capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La
responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da
documenti dell’archivio della questura di Lubiana [8], che fanno riferimento ad
una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e
dal vicecommissario Antonio Pellegrina sotto la direzione personale di Messana,
contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al
Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di
reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre
a pene minori. Messana e gli altri furono anche accusati di avere creato false
prove nel corso di una indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16
persone innocenti furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis.
Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del
15/12/41, per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura
di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei
Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per
onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative
all’attentato di Preserje. Nello specifico Messana ricevette come
riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e
Lazzaro”. Ettore Messana fu anche segnalato con nota del 21/9/45 dall’Alto
Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma al Prefetto di Trieste, che
richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA [9]. Il risultato di questa
indagine è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore
Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa [10], dalla
quale citiamo alcuni passaggi. “… il Messana era preceduto da pessima fama per
le sue malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella
città aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei
mezzi brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle
rivelazioni (…) vi era anche (la voce, n.d.r.) che ordinava arresti di persone
facoltose contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di
conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi
avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che
prometteva loro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di
denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio
in pellami da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a
Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione in questa città del
famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm.
Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni
di polizia politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a
Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di
umanità e di giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche
relative a perseguitati politici (…)”. :::::::::::::::::: Ma al Ministero
degl’Interni, al SIS si sa bene che trattasi di tentativo titino di
criminalizzare l’intera Italia. Siamo nel 1945-46. Orde di ex partigiani titini
scendono persino col paracadute in Italia a tentare vendette, a commettere atti
di giustizia sommaria, a macchiarsi di infami delitti. Le carte del SIS sono
molteplici e inequivocabili. Non punge vaghezza alla Cernigoi di contestualizzare
le effervescenze punitive slave con questo clima terroristico che disseminano
in Italia? In Jugoslavia da parte dei Partigiani Titini si confezionano
reboanti capi di accusa contro i nostri concittadini rei soltanto di esservi
stati comandati in tempi di guerra magari con incarichi polizieschi; si mandano
granguignoleschi papielli accusatori. Ma sono le stesse commissioni di guerra
estere che rimettono, dopo una prima sbozzata, le accuse alle competenti
autorità italiane. E in Italia queste più ponderate carte arrivano e queste
carte si trovano a Roma, al SIS ed ora in ACS. Ebbene di tutta quella
paccottiglia della Cernigoi relativa al Messana, al Ministero giunge il
foglietto che noi pubblichiamo. Trattasi dello “STRALCIO RELAZIONE 12”:
L’accusa titina infierisce contro magistrati italiani, funzionari di P.S. e
soprattutto contro Grazioli che fu un personaggio non del tutto negativo stando
agli studi di Sala. Il MESSANA vi viene fatto entrare per il rotto della
cuffia: non c’è nulla di specifico contro di lui. Pretestuoso, prevenuto e
diffamatorio è volere a tutti i costi il questore come colui “che esortava
personalmente gli aguzzini ad infierire contro le proprie vittime”. Quali
prove? Nessuna, quali testimonianze? Nessuna, come si poteva affermare. e dalla
parte lesa, qualcosa del genere? Fandonia: un questore se ne sta nei suoi
uffici, non scende negli scantinati ad incitare scherani ai suoi ordini a
violentare innocenti vittime. Fantasie da menti malate o si vede che non si è
mai stati in questura a rispondere ad interrogatori sia pure serrati ma per la
cultura giuridica italiana sempre con il senso del limite. Tanto è vero che in
Italia il SIS neppure prende in considerazione questa calunniosa accusa titina
contro il Messana. Anzi il Messana viene inviato persino in Sicilia nell’aspra
lotta al banditismo filoamericano del fuori legge Giuliano di Montelepre. E il
Questore Ettore Messana viene promosso Ispettore generale di P.S., insignito di
onorificenze di altissimo livello e viene nominato Grande Ufficiale; e guarda
caso ottiene l’esclusiva commenda dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro, roba
sabauda insomma. La ruggine slava, che si può comprendere ma giammai
condividere, è solo appiglio per postumi scoop giornalistici che francamente
sono disgustosi. La Cernigoi sa che il Messana neppure fu scalfito da quelle
infamanti farneticazioni slave. Non c’era materia alcuna. Eppure quando gli
slavi accennarono a fatti e vicende che potevano destare sospetto,
l’istruttoria scattò accurata, precisa, inflessibile. Le carte del SIS lo
dimostrano. Consultarle per credere. Singolare la chiusa degli accusatori
slavi: “secondo le istruzioni di GRAZIOLI operavano anche i suoi organi civili
e principalmente il questore di Lubiana Ettore Messana, uno dei maggiori
carnefici” Ma di grazia quale furono queste “carneficine del Messana? Nulla di
nulla. Vi fu l’esecuzione di Tone TOMISIC che invero mi lascia perplesso. Ma
quella nacque da una sentenza “del tribunale di guerra di Lubiana preseduto dal
dr. MACIS”. Il Sis fece, dopo, una accurata inchiesta. Al SIS si ebbe modo di
appurare quale fu il ruolo del Messana. Il Messana aveva minuziosamente
ragguagliato la magistratura su l’operato della questura di Libiana. All’ Acs
abbiamo trovato il fascicolo. Trattasi della denuncia del 4 aprile del 1942 n.
05698/1942 Gab, di Prot. Il Messana è esaustivo, preciso, formale. Ne
riportiamo qui sotto alcune fotocopie. Basta darvi uno sguardo per sbugiardare
la Cernigoi e i titini circa l’inventata accusa che il processo era stato
intentato “in base a false testimonianze del commissario di P.S. PELLEGRINI e
di altre persone al servizio di Grazioli”. No! Invero erano stati i tedeschi
che avevano scoperto il covo dei partigiani slavi e avevano costretto la
questura ad irruzioni, interrogatori ed arresti0. Noi pensiamo che la stessa
sentenza del MACIS sia stata imposta dalla Ghestapo. Ma qui il Messana non
c’entrava più. Anzi tutto lascia capire che il Messana fosse tanto poco gradito
ai tedeschi da giubilarlo subito dopo quella esecuzione che tantò impressionò;
le SS non furono certamente estranei allo sbolognamento del Questore. Appare
infatti non gradito ai falchi del Viminale per cui ritirarsi come in subordine
a Trieste. Il suo ruolo fu così defilato da fare poi scrivere ai suoi
denigratori che ”costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica
degne di particolare rilievo”. L’addebito dispregiativo negli intenti di
allora, oggi suona come epitaffio laudativo del Messana: questi non fu 0 quindi
per nulla complice delle famose Foibe che oggi si sono riesumate per doverose
condanne.
25 luglio 14.57.46
signorina Cornigoi risponda a queste note Quando leggeremo
quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino a nome
Feliciano Ricciardelli un malevolo detrattore, in anonimato, del grande Ettore
Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad
apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di manica larga: gli si dedicò una via e
si cercò di santificarlo. Abbiamo un tempo riportato locandine manifesti e
dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode omaggiante. Si disse
"uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestiere
aveva fatto il poliziotto di un reparto politico decisamente fascista. E
redigeva rapporti infamanti di sospetti e dispetti a base di "corre
voce", "si dice", "non poteva non sapere", " era
suo subordinato il vero malfattore (se poi tale era)" "lo
spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente più. Ma proprio
niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff.
Dottore Ettore Messana. E quando le scrive queste cose? Quando ancora modesto
funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia.
Nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino
dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha
già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno
l'on. Alcide De Gasperi. E quel insignificante rapportino finisce obliato e
trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti
speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima
fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma
repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso
alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza.
Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca. lunedì 12 settembre 2011
L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150
anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria.
L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano
Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso
l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano. Ma ecco cosa scriveva
ancora il Ricciardelli: “Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era
anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui
venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti
personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in
carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la
liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro.” Inoltre gli si
faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui
aveva ricavato lauti profitti.” Qui siamo nell’esilarante: il Mesana arriva in
esordio a metà del 1941 a Lubiana. Incontra subito difficoltà inaudite. Come
scrive in una lettera riportata dal grande studioso Sala, viene subito
esautorato di fatto dall’esercito. Mussolini voleva una “guerra parallela” ma
solo per dimostrare ai tedeschi come può esserci una “occupazione umanitaria”.
Del resto a Lubiana vi esano molti coloni italiani e questi Mussolini voleva
anche proteggere dalle barbarie teutoniche che erano ben note. In un primo
momento, dicono gli stocici seri, si cercò a Lubiana di impiantare industrie e
attività economiche secondo le concezioni coloniali fasciste. Forse qualche
apporto vi fu da parte del Messana. Ma è da escludere. Ove si eccettui forse
l’avere comprato del legnami per farsi fare una “camera” per la quale nella
famiglia Messana si vagheggia ancora, di quello che insinua il Ricciardelli non
resta altro che il sospetto di una malevolenza di bassa cucina burocratica. E
la Cernigoi vi corre dietro: “Durante la sua permanenza a Trieste, per la
creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato
speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui
non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare
rilievo.” Insomma qui la colpa del Messana è solo quella di essere “amico” del
commendatore Gueli ma il Messana “non riuscì ad effettuare operazioni di
polizia degne di particolre rielievo”. Onore al merito ma no!? Ecco invece come
pasticcia il Ricciardelli, se l’anomalo rapporto è suo: “Ma anche qui come a
Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di
umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche
relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto
limitata. In proposito” Quali elementi ha il Ricciardelli per stabilire “la
mancanza assoluta di ogni senso di umanità ” del Messana’? Nessuno. Un
ppoliziotto che misura la latitudine del “senso di umanità” è singolare. Siamo
dunque a quelle infanganti veline che riempiono i dossier degli archivi di
Uffici di polizia, più o meno segreti. Mi si dirà: vuoi dei fatti? Eccoteli!
“Si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità
d’animo una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed
all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di
oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e
Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero
proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente
pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente,
per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista,
con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo
stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti
che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati
particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i
precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale
Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione
della città ai primi di maggio u. s.) Che possiamo obiettare? Come fa il R
icciardelli ad affermare che “non c’era addebito specifico” e che tutto avvenne
all’insaputa dello stesso ufficio politico della Questura (ove pare che
militasse proprio il Ricciardelli e quell’ufficio fascista, deleterio e
terrificante, era appunto ”politico”). Lui stesso aggiunge che per “più
dettagliati particolari e per i precedenti” occorreva esaminare gli atti del
Ministero. Quindi lui non ce l’ha. Noi ancora al ministero non abbiamo trovato
nulla, ovviamente tra le carte riversate all’ACS. E furbacchione soggiunge che
“gli atti dell’Ufficio Politico della Questura furono asportati o distrutti
dalle truppe jugoslave di occupazione ,, ai primi di maggio u.s. Peccato!
chissà quanti malefizi della politica ove dimorava il Ricciardelli avremmo
trovato. E tutto ci fa pensare che fosse alquanto pressato da quelle “truppe
jugoslave” per scrivere sotto ricatto quelle amenità da bassa cucina poliziesca
di forte olezzo fascista. Ma il fatto si riduce ad un denegato internamento di
ebrei. Il ministero non avrebbe sicuramente avuto tanta indulgenza in epoca di
forte persecuzione razziale se il Messana nel rappresentare la faccenda non si
fosse sapientemente, come sapeva fare, adoperato per propiziare il
provvedimento assolutorio. Ma giratela come volete, li Ricciardelli nulla prova
di di censurabile contro il Messana e tutto sa di meschineria diffamatoria, la
classica ripicca del subordinato. Da qui a fare del Messana un Criminale di
guerra dedito ai crimini contro l’umanità ce ne corre. Nessun tribunale
straniero o italico osò tanto. Procediamo nelle accuse del Ricciardelli.
“Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale
commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo
particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità
per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo
della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri
componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini,
presidente della commissione stessa.[3]” Il Messana era certo un duro, ma ciò
costituisce colpa? Colpa grave? Vogliamo metterci allora ad osannare il
Prefetto fascista Tullio Tamburini? E per chiusura il denigratore subalterno, a
forca di volere diffamare, finisce con testimoniare a favore proprio del
Messana. “Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a Trieste,
se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data
del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato
dimissionario d’ufficio”. [4] Che un forsennato poliziotto s’induca a tale
sortita che lo copre di ridicolo, si può tollerate ma che la Cernigoi vi si accodi
è faccenda incomprensibile. Dunque, quanto sopra che vuol dire? Il Messana,
dopo l’8 settembre, si guarda bene dall’aderire alla RSI, si rende irreperibile
a Trieste, ci rimette anche lo stipendio, e certi suoi colleghi e subordinati
quali il Ricciardelli si affrettano a dichiararlo “dimissionario di ufficio”
incappando in un abuso in atti pubblici che a guerra finita doveva essere
perseguito. Ed è certo che per Trieste il periodo repubblichino fu il più
tragico: in quel biennio Messana non c’era alla questura di Trieste,
Ricciardelli, invece, sì. E addirittura nel criminale ufficio fascista della
“politica”. E’ l’accusatore che a questo punto è oggetto di censura non il
Messana che se ne torna a Roma pur di non collaborare con fascisti
repubblichini e tedeschi dalla doppia esse. Ammirevole! Ecco perché tempo fa
avevamo scritto: Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni,
maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema
di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore
Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO.
Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe
risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione calunniatrice.
Certamente non fa storia. signorina Cornigoi risponda a queste note Quando
leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino
a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo detrattore, in anonimato, del grande
Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente non
ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di manica larga: gli si dedicò
una via e si cercò di santificarlo. Abbiamo un tempo riportato locandine
manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode omaggiante.
Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per uno che di
mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto politico decisamente fascista.
E redigeva rapporti infamanti di sospetti e dispetti a base di "corre
voce", "si dice", "non poteva non sapere", " era
suo subordinato il vero malfattore (se poi tale era)" "lo
spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente più. Ma proprio
niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff.
Dottore Ettore Messana. E quando le scrive queste cose? Quando ancora modesto
funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia.
Nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino
dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha
già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno
l'on. Alcide De Gasperi. E quel insignificante rapportino finisce obliato e
trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti
speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima
fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma
repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso
alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza.
Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca. lunedì 12 settembre 2011
L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150
anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria.
L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano
Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso
l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano. Ma ecco cosa scriveva
ancora il Ricciardelli: “Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era
anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui
venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro.” Inoltre gli si faceva
carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva
ricavato lauti profitti.” Qui siamo nell’esilarante: il Mesana arriva in
esordio a metà del 1941 a Lubiana. Incontra subito difficoltà inaudite. Come
scrive in una lettera riportata dal grande studioso Sala, viene subito
esautorato di fatto dall’esercito. Mussolini voleva una “guerra parallela” ma
solo per dimostrare ai tedeschi come può esserci una “occupazione umanitaria”.
Del resto a Lubiana vi esano molti coloni italiani e questi Mussolini voleva
anche proteggere dalle barbarie teutoniche che erano ben note. In un primo
momento, dicono gli stocici seri, si cercò a Lubiana di impiantare industrie e
attività economiche secondo le concezioni coloniali fasciste. Forse qualche
apporto vi fu da parte del Messana. Ma è da escludere. Ove si eccettui forse
l’avere comprato del legnami per farsi fare una “camera” per la quale nella
famiglia Messana si vagheggia ancora, di quello che insinua il Ricciardelli non
resta altro che il sospetto di una malevolenza di bassa cucina burocratica. E
la Cernigoi vi corre dietro: “Durante la sua permanenza a Trieste, per la
creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato
speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui
non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare
rilievo.” Insomma qui la colpa del Messana è solo quella di essere “amico” del
commendatore Gueli ma il Messana “non riuscì ad effettuare operazioni di
polizia degne di particolre rielievo”. Onore al merito ma no!? Ecco invece come
pasticcia il Ricciardelli, se l’anomalo rapporto è suo: “Ma anche qui come a
Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di
umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche
relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto
limitata. In proposito” Quali elementi ha il Ricciardelli per stabilire “la
mancanza assoluta di ogni senso di umanità ” del Messana’? Nessuno. Un
ppoliziotto che misura la latitudine del “senso di umanità” è singolare. Siamo
dunque a quelle infanganti veline che riempiono i dossier degli archivi di
Uffici di polizia, più o meno segreti. Mi si dirà: vuoi dei fatti? Eccoteli!
“Si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità
d’animo una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed
all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di
oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e
Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero
proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente
pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente,
per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista,
con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo
stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti
che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati
particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i
precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale
Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione
della città ai primi di maggio u. s.) Che possiamo obiettare? Come fa il R
icciardelli ad affermare che “non c’era addebito specifico” e che tutto avvenne
all’insaputa dello stesso ufficio politico della Questura (ove pare che
militasse proprio il Ricciardelli e quell’ufficio fascista, deleterio e
terrificante, era appunto ”politico”). Lui stesso aggiunge che per “più
dettagliati particolari e per i precedenti” occorreva esaminare gli atti del
Ministero. Quindi lui non ce l’ha. Noi ancora al ministero non abbiamo trovato
nulla, ovviamente tra le carte riversate all’ACS. E furbacchione soggiunge che
“gli atti dell’Ufficio Politico della Questura furono asportati o distrutti
dalle truppe jugoslave di occupazione ,, ai primi di maggio u.s. Peccato!
chissà quanti malefizi della politica ove dimorava il Ricciardelli avremmo
trovato. E tutto ci fa pensare che fosse alquanto pressato da quelle “truppe
jugoslave” per scrivere sotto ricatto quelle amenità da bassa cucina poliziesca
di forte olezzo fascista. Ma il fatto si riduce ad un denegato internamento di
ebrei. Il ministero non avrebbe sicuramente avuto tanta indulgenza in epoca di
forte persecuzione razziale se il Messana nel rappresentare la faccenda non si
fosse sapientemente, come sapeva fare, adoperato per propiziare il
provvedimento assolutorio. Ma giratela come volete, li Ricciardelli nulla prova
di di censurabile contro il Messana e tutto sa di meschineria diffamatoria, la
classica ripicca del subordinato. Da qui a fare del Messana un Criminale di
guerra dedito ai crimini contro l’umanità ce ne corre. Nessun tribunale
straniero o italico osò tanto. Procediamo nelle accuse del Ricciardelli.
“Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale
commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo
particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità
per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo
della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri
componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini,
presidente della commissione stessa.[3]” Il Messana era certo un duro, ma ciò
costituisce colpa? Colpa grave? Vogliamo metterci allora ad osannare il
Prefetto fascista Tullio Tamburini? E per chiusura il denigratore subalterno, a
forca di volere diffamare, finisce con testimoniare a favore proprio del
Messana. “Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a Trieste,
se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data
del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato
dimissionario d’ufficio”. [4] Che un forsennato poliziotto s’induca a tale
sortita che lo copre di ridicolo, si può tollerate ma che la Cernigoi vi si
accodi è faccenda incomprensibile. Dunque, quanto sopra che vuol dire? Il
Messana, dopo l’8 settembre, si guarda bene dall’aderire alla RSI, si rende
irreperibile a Trieste, ci rimette anche lo stipendio, e certi suoi colleghi e
subordinati quali il Ricciardelli si affrettano a dichiararlo “dimissionario di
ufficio” incappando in un abuso in atti pubblici che a guerra finita doveva
essere perseguito. Ed è certo che per Trieste il periodo repubblichino fu il
più tragico: in quel biennio Messana non c’era alla questura di Trieste, Ricciardelli,
invece, sì. E addirittura nel criminale ufficio fascista della “politica”. E’
l’accusatore che a questo punto è oggetto di censura non il Messana che se ne
torna a Roma pur di non collaborare con fascisti repubblichini e tedeschi dalla
doppia esse. Ammirevole! Ecco perché tempo fa avevamo scritto: Di tutta questa
accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni
nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun
misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana.
Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera
questo documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia
a mio avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.
25 luglio 18.19.12
Reitero una mia lettera all’avvocato mio cigino Gigi Restivo
Uno storico davvero professionale e serio quale il prof. Sala, deceduto, ha
pubblicato volumi sulla vicenda della "guerra parallela" che consentì
al Duce di istituire questa cosiddetta provincia di Lubiana per insegnare ai
tedeschi come occupare un territorio straniero e gestirlo
"umanitariamente". Emerge che il Messana cercò nel primo anno della
"provincia" di attuare quella politica "umanitaria e
civile" ma non poté fare molto perché "esautorato
dall'esercito". Questo emerge da una probante corrispondenza che
naturalmente la Cernigoi o ignora o intenzionalmente oblitera. Per il resto la
Cernigoi si avvale della "postuma" farneticazione del Ricciardelli,
la quale credo di avere disinnescato in miei post che mi pare hai letto (magari
- scusami - molto superficialmente). Ad ogni buon conto sto reiterandoli. Altre
pagine di tre testi della Bompiani si ostinano a martellare per infamare
indegnamente il Messana e cioè quelle che attengono alla faccenda di Riesi del
1919 e alla pretesa correità con fra Diavolo nell'ambito della tragica storia
del bandito Giuliano; mi dicevi ieri che anche a te apparivano
"cazzate". Non so se confermi o hai dei ripensamenti. Io resto maggiormente
confermato in favore del Messana ------------------------------- bandito
Giuliano ---------------------- La strage di Portella della Ginestra/ Documenti
sulla strage/Documento 13 VERBALE INTERROGATORIO DELL’ISPETTORE VITO MESSANA
[rectius ETTORE] Verbale di continuazione di dibattimento del 20 luglio 1951
[cartella 4, vol. V, n. 5] D’ordine del Presidente, introdotto il testimone
Messana Ettore fu Clemente di anni 66, nato a Racalmuto (Agrigento) e
domiciliato in Roma, Ispettore di Ps. [Ettore Messana non nacque a Racalmuto,
bens^ a Gela da Clemente Messana. Nato nel 1988, per avere 66 anni dobbiamo
essere nel 1956, n.d.r.] Interrogato in merito ai fatti della causa, risponde:
«Fui mandato in Sicilia a capo dell’Ispettorato Generale di P.S. per la Sicilia
nel maggio 1945 e vi rimasi fino a tutto luglio 1947. Il decreto che istituì
l’Ispettorato è dell’aprile 1945 e funzione di tale organo fu quella di
integrare l’opera repressiva e preventiva nell’eliminazione del banditismo ed
in genere della delinquenza associata in Sicilia». D. R. «Io ebbi a mia
disposizione 750 carabinieri, 350 agenti e 14 funzionari, che distribuii in
tutte le province della Sicilia da Messina a Trapani. Fui io che istituii i
nuclei di carabinieri e polizia nei centri dove a me sembrò che dovessero
essere istituiti. Le mie prime operazioni feci nelle province di Agrigento e di
Catania. Verso la fine del 1945 incominciò ad affiorare l’attività della banda
Giuliano. Tale fatto fece aumentare la mia attività tanto più che la banda Giuliano
e quella di Avila si erano poste al servizio dell’Evis». D. R. «Ebbi notizia
dei fatti di Portella nelle ore pomeridiane del 1° maggio 1947. Mi recai ad una
riunione indetta dal prefetto Vittorelli, dove si stabilì una certa azione da
svolgersi. L’indomani mi recai a Piana degli Albanesi ed a San Giuseppe Jato,
ove già si era proceduto all’arresto di quattro persone ad opera di un nucleo
dipendente dall’Ispettorato e dove si era proceduto a largo rastrellamento
arrestando centinaia di persone sospette, le quali però furono quasi tutte
rimesse in libertà. Non essendo emersa a loro carico alcuna responsabilità». D.
R. «Tutto ciò venne fatto ad opera della questura che si limitò poi a
denunciare solo i quattro arrestati». D. R. «In una riunione tenuta anche alla
presenza dell’Ispettore Generale di P. S. Rosselli, inviato a Palermo dal
Ministero, fu deciso da quest’ultimo che la direzione delle indagini dovesse
essere affidata al questore Giammorcaro e fu così che io passai alle dipendenze
di costui» D. R. «Si venne frattanto a conoscenza che il 1° maggio era stato
sequestrato, dopo la sparatoria, un campiere, certo Busellini, del quale non si
seppe nulla per tanti giorni e che poi fu trovato ucciso in un fossato da un
nucleo alle mie dipendenze». D. R. «Non so se il ritrovamento del cadavere del
Busellini avvenne a mezzo di cani poliziotti od a mezzo solo di ricerche». D.
R. «Mi sembra di ricordare che sul petto del cadavere del Busellini fu trovato
un cartello con la scritta «questa è la fine dei traditori», la qualcosa ci
convinse che il delitto era stato consumato dalla banda Giuliano. Tale
convinzione ci facemmo anche per il delitto di Portella poiché ci convincemmo
che colui che aveva ucciso Busellini era uno di quelli che aveva sparato a
Portella». D.R. «Noi dell’Ispettorato, fin dal primo momento, pensammo che la
strage di Portella era da attribuirsi alla banda Giuliano, perché il fatto era
avvenuto nella zona così detta d’imperio della banda stessa, mentre l’Angrisani
ed il Guarino avevano orientamento diverso». D. R. «Tale convincimento da parte
dell’Ispettorato fu però rafforzato dal rinvenimento del cadavere del
Busellini». Contestatogli che nel verbale di rinvenimento del cadavere del
Busellini non vi è traccia del cartello rinvenuto sul suo cadavere, risponde:
«Può darsi che io abbia un cattivo ricordo di tale fatto, ma pure mi sembra di
ricordare così». D. R. «Le indagini continuarono e solo nel giugno avvennero i
primi fermi effettuati dal nucleo centrale comandato dal colonnello
Paolantonio, il quale mi riferiva lo sviluppo di esse». D. R. «Il rapporto n.
37 fu redatto quando io non ero più Ispettore Generale in Sicilia, essendo
stato sostituito il 1.8.47 dal questore di Napoli Coglitori». D. R. «Quasi
tutti i fermi avvennero durante la mia permanenza in Sicilia ed io, giorno per
giorno, venivo informato di quanto si riusciva a sapere dai fermati». D. R.
«L’Ispettorato aveva dei confidenti ed inoltre era in contatto con alcuni
elementi che ci ponevano in comunicazione con il bandito Ferreri Salvatore». D.
R. «Io nessun contatto diretto ebbi col Ferreri, solo ebbi rapporti con lui
tramite i suddetti elementi di collegamento». D. R. «Escludo che Ferreri mi
abbia fatto sapere i nomi di coloro che avevano partecipato all’azione di
Portella; può darsi che qualche indicazione l’abbia data al colonnello
Paolantonio oppure ad un altro funzionario di P.S., certo Zappone, che io avevo
dislocato nella zona di Partinico e che fu ucciso a Borgetto in un agguato». D.
R. «Il nostro convincimento che l’azione di Portella era dovuta alla banda
Giuliano fu maggiormente rafforzato dal riconoscimento effettuato da quattro
cacciatori sequestrati in quella mattina del 1° maggio, i quali in una
fotografia di persona a cavallo riconobbero proprio colui che ritenevano fosse il
capo del gruppo che li aveva sequestrati». D. R. «Il colonnello Paolantonio,
fin quando io restai in Sicilia, non mi parlò mai del fermo di alcuno ritenuto
partecipe della strage di Portella per confidenze avute dal Ferreri». D. R.
«Escludo di aver avuto mai rapporti con Pisciotta Gaspare, come escludo di
avergli rilasciato un tesserino di riconoscimento sia al suo nome che a quello
di Faraci Giuseppe». Co0ntestatogli che il Pisciotta ha affermato invece di
aver avuto rilasciato un tesserino proprio da lui che glielo fece recapitare
tramite Ferreri, risponde: «Escludo nel modo più reciso che ciò sia avvenuto».
Richiamato l’imputato Gaspare Pisciotta e contestatagli la dichiarazione resa
dall’Ispettore Messana a proposito del tesserino, risponde: «Il tesserino lo
ebbi tramite Ferreri, portava la firma Messana, aveva i timbri
dell’Ispettorato, fu strappato ed io spero che colui che lo ha strappato, se ha
coscienza, lo dirà». D. R. «Luca potrà dire qualcosa in merito, può darsi che
il tesserino esista ancora, ma a me risulta che fu stracciato». Il teste
Messana: D. R. «Io facevo da organo propulsore nell’attività dei miei
funzionari; dissi loro di indagare anche sulla ragione per cui Giuliano fece
l’azione di Portella ma nessuno di essi mi parlò mai su tale fatto». D. R.
«Andai via dalla Sicilia il 31.7.1947 e quindi non mi occupai più della cosa».
A domanda dell’Avv. Sotgiu, risponde: «Non ricordo di aver rilasciato al
Ferreri un tesserino di libera circolazione, ma non escludo che esso possa
essere stato rilasciato da altri sotto il mio nome, essendo io il capo
dell’Ispettorato. Devo dire per altro che la mia firma ufficiale è quasi
inintellegibile come Messana, anzi ritengo che sia del tutto inintellegibile».
D.R. «Non rilasciai tesserini di libera circolazione ai confidenti, non so se
ne furono rilasciati a mio nome dai miei dipendenti che nulla mi riferivano
intorno al rilascio di essi poiché ognuno ha i propri confidenti ed intorno a
noi si mantiene il più stretto riserbo anche con i superiori». D.R. «Io fornivo
il danaro che mi richiedevano per i confidenti ai miei dipendenti, i quali mi
rilasciavano ricevuta sulla quale si limitavano a dire. -- per un confidente-
senza indicarne le generalità». D.R. «Certamente i rapporti col Ferreri
iniziarono prima della strage di Portella. Ricordo di aver saputo, attraverso
la fonte Ferreri, che Giuliano voleva attentare alla vita dei dirigenti del
Partito Comunista di Palermo, fra i quali il Li Causi. Informai per la
opportuna vigilanza il questore e fu il colonnello Paolantonio che avvisò
direttamente il Li Causi». D.R. «Al padre del Ferreri feci dare un porto
d’armi, ma ciò rientrava nel progetto di venire all’arresto di Giuliano. Sentii
parlare del rinvenimento del predetto porto d’armi sul cadavere del Ferreri, ma
ciò non constatai personalmente». D.R. «Escludo che il padre del Ferreri
facesse parte della banda Giuliano». D.R. «Non mi risulta che dopo l’amnistia
dell’Evis Giuliano abbia mantenuto rapporti con persone insospettabili». D.R.
«Dopo di me all’Ispettorato ci fu Coglitore, poi Modica, poi Spanò, poi
Verdiani» D.R. «Non ricordo i nominativi dei componenti la banda Giuliano».
D.R. «Esiste un rapporto intorno alle bande armate dell’Evis ed all’attività da
esse spiegate, rapporto redatto dal nucleo centrale alle mie dipendenze». D.R.
«Sono a conoscenza dei nomi in esso compresi, può darsi che l’elenco contenuto
in detto rapporto non sia completo e non comprenda tutta la materia, essendo
potuta qualcosa essere sfuggita e qualcosa sopraggiungere». D.R. «Non ricordo il
nome di Genovesi Giovanni tra i confidenti della polizia, né so se egli sia
stato interrogato dal colonnello Denti». A domanda dell’avv. Crisafulli,
risponde: «Per il fatto di Portella venne in Sicilia un Ispettore generale del
Ministero, come di solito avviene quando succedono fatti di una certa
rilevanza». D.R. «Detto Ispettore riunì tutti gli organi di polizia in questura
e poiché ogni organo comunicò i risultati delle indagini svolte, l’Ispettore
volle che le varie attività fossero coordinate e quindi, senza esautorare e
sostituire alcuno, dette la direzione al questore Giammorcaro al quale doveva
essere comunicata ogni attività degli organi di polizia. Tutto ciò per quanto
riguarda i fatti di Portella». D.R. «Mi fu detto che il Ferreri fu operato di appendicite».
A domanda dell’avv. Sotgiu, risponde: «Non mi risulta che al Ferreri sia stata
rilasciata una tessera intestata a Salvo Rossi, autista del colonnello
Paolantonio». A domanda dell’avv. Crisafulli, risponde: «Parlando di un
rapporto Coglitore mi riferivo solo al rapporto firmato dal maresciallo Lo
Bianco relativo ai fatti di Portella» A domanda del Pisciotta Gaspare,
risponde: «Escludo di essere stato io a consegnare i mitra al Ferreri, né mi
risulta che ciò sia stato fatto da qualcuno dell’Ispettorato. A quell’epoca
avevamo penuria di armi». Il Pisciotta aggiunge: «I cinque mitra servirono per
l’azione di Portella, secondo quanto mi disse Ferreri». Dopo di che il
Presidente rinvia la prosecuzione del dibattimento all’udienza del 23.7.1951
ore 9,30. Calogero Taverna a 21:57 Link a questo post
27 luglio 18.26.54
Io non so se potrò correttamente continuare a sentirmi
vetero comunista dopo che mesi di ricerche sul commissario Messana mi stanno
stravolgendo tantissimi giudizi e tantissime condanne. Su tutti questi
personaggi avrei da dire la mia che è capovolta anche rispetto ad assiomi che
per il meritevole storico Casarrubea sono verità di fede. Scelba,
ricordiamocelo, fu quello delle leggi Scelba che stroncarono il fascismo che
stava risuscitando. Sulla faccenda Giuliano quando andremo a studiare le carte
della NARA in America ne scopriremo delle belle. Il dottor Navarra non fu dei
migliori ma neanche dei peggiori di un certo nostro mondo. Se penso a Guarino
Amella, le mie certezze rosse schricchiolano. Se penso all'on. Montalbano, da
rabbrividire. E lo stesso Licausi dove voleva andare a parare? Perché se la
prese tanto con Messana, quando credo che sia stato lo stesso Scelba a
liquidarlo come ispettore generale di PS? Perché non si dà peso a quanto andava
relazionando a Roma sui finanziamenti americani alla EVIS il questore Ettore
Messana? Non è tempo di mandare al macero tutti i luoghi comuni sul comunismo
siciliano del dopo guerra? Revisionismo? Quando c'è di mezzo la verità, non 'è
revisionismo che tenga! Chi uccise il sindaco socialista di Favara nella prima
metà degli anni 'Quaranta? Ce lo vogliamo fare raccontare dal dottore Calogero
Castronovo che mi pare adesso consigliere comunale di questa meravigliosa ma
chiacchierata cittadina propinqua a Racalmuto?
28 luglio 17.43.19
22 ore fa SCRIVEVO Io non so se potrò correttamente
continuare a sentirmi vetero comunista dopo che mesi di ricerche sul
commissario Messana mi stanno stravolgendo tantissimi giudizi e tantissime
condanne. Su tutti questi personaggi avrei da dire la mia che è capovolta anche
rispetto ad assiomi che per il meritevole storico Casarrubea sono verità di
fede. Scelba, ricordiamocelo, fu quello delle leggi Scelba che stroncarono il
fascismo che stava risuscitando. Sulla faccenda Giuliano quando andremo a
studiare le carte della NARA in America ne scopriremo delle belle. Il dottor
Navarra non fu dei migliori ma neanche dei peggiori di un certo nostro mondo.
Se penso a Guarino Amella, le mie certezze rosse scricchiolano. Se penso all'on.
Montalbano, da rabbrividire. E lo stesso Licausi dove voleva andare a parare?
Perché se la prese tanto con Messana, quando credo che sia stato lo stesso
Scelba a liquidarlo come ispettore generale di PS? Perché non si dà peso a
quanto andava relazionando a Roma sui finanziamenti americani alla EVIS il
questore Ettore Messana? Non è tempo di mandare al macero tutti i luoghi comuni
sul comunismo siciliano del dopo guerra? Revisionismo? Quando c'è di mezzo la
verità, non 'è revisionismo che tenga! Chi uccise il sindaco socialista di
Favara nella prima metà degli anni 'Quaranta? Ce lo vogliamo fare raccontare
dal dottore Calogero Castronovo che mi pare adesso consigliere comunale di
questa meravigliosa ma chiacchierata cittadina propinqua a Racalmuto? Mi risponde
il prof. Casarrubea: E' proprio così, caro dottore. Bisogna mettere in
discussione verità date e cercare con altri strumenti, quelli della ricerca e
della fatica personale, come fa lei, le verità che ci servono per il futuro.
Mia riposta: La ringrazio proprio per queste Sue graditissime parole. Mi è
rincresciuto che la Cernigoi mi abbia frainteso e sia partita alquanto, mi
consenta, istericamente. Avendo tutta la vita fatte ispezioni bancarie e
tributarie la mia propensione è solo quella di cercare di intessere un dialogo
col dio - di solito il demone - ascoso nel profluvio di carte e documenti e
contabilità e pezze d'appoggio e contraffatte dichiarazioni. Proprio oggi mi
sono recato alla Biblioteca Nazionale qui a Roma e ho consultato il 1919 del
Giornale di Sicilia. Ho trovato le corrispondenze sul celebre caso di Riesi.
Sfido chiunque a dirmi che vi si parla di un certo commissario Messana. Se
penso ai film, ai convegni, all'ANPI di Palermo mi disoriento. Sono sincero:
Lei cade nel trabocchetto teso da Li Causi. Per ragioni che non so e in tempi
molto sospetti, quando forse voleva far carriera nel PCI (e il carrierismo là
fu feroce; ne so qualcosa per confidenze avute) volle fare apparire il
giubilato Ispettore Generale di P.S. gr.uff. comm. dell'Ordine di S. Maurizio e
Lazzaro dottore Ettore Messana la reincarnazione di Bava Beccaris per la
faccenda di Riesi, il negriero di Lubiana per l'istruttoria al processo Tomsic
e il "compare" di Ferreri alias fra Diavolo. In base alla mole di
documenti e di ricostruzioni storiche che ho potuto trovare o condurre
soprattutto per l'ausilio (magari non voluto) che Ella con i suoi tre preziosi
testi pubblicati da Bompiani, sono giunto alla conclusione che a Riesi Messana
non c'era o se c'era il suo ruolo fu marginale e nessun tribunale ebbe mai ad
inquisirlo; che la faccenda di Lubiana è uno dei tanti aspetti dell'insana
guerra che volle Mussolini e che il Messana, quale subalterno del Ministero
degli Interni, non durò a Lubiana più di un anno per non essere in grado di quelle
ferocie che i fascisti militanti esigevano. Ne ebbe conseguenze che rasentano
la retrocessione finendo come in subordine a Trieste dove ad avviso degli
stessi suoi denigratori non commise azioni di rilievo. Quindi non aderì alla
RSI, fu destituito dai fascisti tra i quali non escludo quel Ricciardelli che
poi diventa il malevolo Torquemada del Messana, fu privato dello stipendio;
scappò a Roma nascondendosi sino alla liberazione degli Americani quando poté
tornare al Viminale e per la sua fede monarchica e forse per le sue protezioni
massoniche ritornò in auge, destinazione Palermo. Qui visse i suoi brutti
momenti. Lei diligentemente scrive che ebbe a denunciare i criminali
finanziamenti degli Americani all'EVIS. Fatto questo, che con più ampiezza e con
maggiore efficacia emerge dalle relazioni autografe del Messana al suo
Ministro, quali ho rinvenuto in ACS (e mi pare che si tratti di rivelatrici
relazioni non pubblicate da alcuno). Il collegamento con Ferreri fu un atto
imposto. Lei stesso parla dell'incontro a Roma tra il padre del Ferreri,
Aldisio e in subordine il Messana. Su quale fu lo snodo di tale collegamento,
io non ho dubbi di sorta ed accedo alla verità processuale di Viterbo e cioè
alla deposizione esaustiva del Messana la cui prima interpretazione è quella
letterale e le superfetazioni analogiche e dietristiche io le ripudierei anche
per l'obbligo della "avalutatività" che bisogna seguire nelle scienze
sociale. Per questo dissento dalla sua tesi dello Stato connivente, quasi prefigurazione
dell'attuale processo di Palermo. Un lungo discorso per insinuare una mia
proposta. Racalmuto è la patria di Sciascia, una Fondazione si erge a suo nome.
Mi piacerebbe che Lei potesse presiedere un incontro per la chiarificazione del
ruolo e. se vi sono, delle colpe del compaesano racalmutese Ettore Messana,
magari per stabilire se gli si deve dedicare una strada in commemorazione
oppure no, per comprovata indegnità. E mi piacerebbe che nella Fondazione SI
ISTITUISSE UNA SORTA DI SEMINARIO PER RICERCHE STORICHE NON PRECONCETTE DA LEI
PRESIEDUTO. PENSO A GIOVANI CHE POTREBBERO ANDARE A STUDIARE LE CARTE DELLA
N.A.R.A. quali lei meritevolmente illustra nel suo LUPARA NERA (e credo
altrove). E non mi dispiacerebbe che vi partecipasse anche la Cerrigoi, sempreché
desista dalle non provate accuse contro il Messana.
28 luglio 21.32.14
E’ la seconda volta che mi capita nella mia ormai purtroppo
lunga vita. La prima volta avvenne nel lontano ultimo quarto degli anni
Settanta. Tra il luglio e il settembre del 1974 fui inviato dalla Banca
d’Italia a giubilare la Bana Privata Finanziaria che tutti ancora si ostinano a
chiamare la banca di Sindona. Falso. La Privata, contro tutti e contro tutto,
invocando le dieci righe l’art. 64 della vecchia legge bancaria, riuscii a giubilarla.
Nonostante Andreotti Macchiarella il Banco di Roma tutta la finanza meneghina e
mettiamoci per contorno l’arcivescovo Marcinkus, l’orso americano del mio Soldi
Truccati. Ma Sindona era ancora in auge nonostante profugo negli USA di Cosa
Nostra. Scrisse e tutta la stampa pubblicò: “pare che un certo Calogero Taverna
le abbia chiarito le cose”. Si rivolgeva allo scattoso Guido Carli. Il Baffi mi
sbeffeggiò in un convivio aziendale quale un quivis de polulo . Ora è la
Cernigoi che fa il bis. Le avevo scritto: 6 giugno 18.17.40 lei dovrebbe essere
l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore
generale di pubblica sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande
personaggio della storia di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la
smentiscono in pieno Non so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza
operosa. Sappia che la signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo
non ha avuto tempo per inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti
di calunnie nei confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso. Le avevo
scritto molto riservatamente e a ben vedere in termini molto educati, ad onta
del mio caratteraccio. Ma la Cernigoi sfacciatamente, in pubblico, dopo 14
giorni così osa irridermi (e contraddirmi): La Nuova Alabarda 20 giugno •
APPUNTI SU ETTORE MESSANA. Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da
tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di
foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe
ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su
questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite,
basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione
archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa
persona. Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in
perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia italiana di
Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari. Così, a dirigere
la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana, che resse
l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a giugno
1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati
dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra
(United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in
lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45
(Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato
di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla
base di documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione
“Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e
massacri; terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale;
deportazioni di civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo
di denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli articoli
4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice
militare jugoslavo del 1944”. Nello specifico viene addebitata a Messana (in
concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale
militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a
condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale,
eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La
responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da
documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso
l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad
una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e
dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana,
contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al
Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di
reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre
che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono anche accusati
di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in
conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna
comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte
ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da
altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante,
l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono
proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita delle
indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo operato la
“commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. Il 21/9/45 l’Alto Commissario
Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella
quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine
alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata
da un Governo Militare Alleato e la polizia era organizzata sul modello
anglosassone), il cui risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e
firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale
Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi. “Il Messana era preceduto
da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava
infatti che in quella città aveva infierito contro i perseguitati politici
permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei confronti di essi per
indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che
ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano mossi addebiti
infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che
tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno,
compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante il pagamento
di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era
dedicato al commercio in pellami da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante
la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione
in questa città del famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di
polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì
ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo. Ma
anche qui, così come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza
assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia, che dimostrò chiaramente
nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici (…)”. Questa
relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste, fondo Prefettura
gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia
sotto il passato regime fascista ed era stato internato in Germania sotto
l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui
aiutati a scappare. A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia
stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno
“epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato
dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario
dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un “Ispettorato generale di PS per la
Sicilia”, un “organo creato per la repressione della delinquenza associata, e
specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il
“bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza
di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta
dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella della
Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il
compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in
merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano
spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo maggio,
uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte altre.
“L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della mafia di
Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò
nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe Marotta
in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta, nonché
dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato Remo
Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse con la
raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere dei
bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il Procuratore
Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo
bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore
Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano fosse
soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire
una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare
Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta dell’ex
generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò
l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di
Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”,
Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”. Quanto a Messana
leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare
di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”,
sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri
sembra essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti
a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro
di Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di
fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale
ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso
Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e,
ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era
un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col
Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma
definito come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già
condannato in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo
scopo di rapinare una vettura automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il
suo “decesso fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si
dissolvesse sotto i riflettori”. Per approfondire la questione dei rapporti tra
la “banda” Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi
segreti statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di
personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al
citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”. Non crederete che
l’abbia lasciata in pace. L’ho costretta a offendermi e stizzita a chiudermi
persino i canali di FB. Diversamente da lei si è invece comportato quel gran
signore e profondo studioso del prof. Casarrubea. Come credo avete potuto legge
qui da me. Calogero Taverna
Martedì 9:31
La Nuova Alabarda 20 giugno • . APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi
"accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore
Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia. In
effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata
come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali
dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo
opportuno rinfrescare la memoria su questa persona. Com’è noto, il 6/4/41
l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di
Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di
comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto
il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico fino a giugno 1942, e
successivamente fu a Trieste fino a giugno 1943. Il nome di Messana risulta
nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia alla
Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations War
Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed
inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 (Copia del rapporto
originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551
Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla base di
documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo”
dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e massacri;
terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di
civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo di
denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli articoli
4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice
militare jugoslavo del 1944”. Nello specifico viene addebitata a Messana (in
concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale
militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a
condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale,
eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La
responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da
documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso
l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad
una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e
dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana,
contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al
Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di
reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre
che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono anche accusati
di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in
conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna
comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte
ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da
altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice
Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e
militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita
delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo
operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. Il 21/9/45 l’Alto Commissario
Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella
quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine
alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata
da un Governo Militare Alleato e la polizia era organizzata sul modello
anglosassone), il cui risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e
firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale
Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi. “Il Messana era preceduto
da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava
infatti che in quella città aveva infierito contro i perseguitati politici
permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei confronti di essi per
indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che
ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano mossi addebiti
infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che
tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno,
compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante il pagamento
di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era
dedicato al commercio in pellami da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante
la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione
in questa città del famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di
polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì
ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo. Ma
anche qui, così come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza
assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia, che dimostrò chiaramente
nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici (…)”. Questa
relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste, fondo Prefettura
gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia
sotto il passato regime fascista ed era stato internato in Germania sotto
l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui
aiutati a scappare. A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia
stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno
“epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato
dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario
dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un “Ispettorato generale di PS per la
Sicilia”, un “organo creato per la repressione della delinquenza associata, e
specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il
“bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla
sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo,
presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella
della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS
svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa
in merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano
spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo maggio,
uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte altre.
“L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della mafia di
Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò
nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe
Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta,
nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato
Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse con la
raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere dei
bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il Procuratore
Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo
bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore
Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano fosse
soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire
una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare
Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta dell’ex
generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò
l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di
Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”,
Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”. Quanto a Messana
leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare
di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”,
sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri
sembra essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti
a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro
di Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di
fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale
ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso
Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e,
ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era
un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col
Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma
definito come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già
condannato in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo
scopo di rapinare una vettura automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il
suo “decesso fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si
dissolvesse sotto i riflettori”. Per approfondire la questione dei rapporti tra
la “banda” Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi
segreti statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di personale
che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al citato studio
di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”. Mi piaceMi piace • • Condividi .
Commenti più in vista Piace a Maria Pia Calapà e altri 8. .. 2 condivisioni .
Lillo Taverna Scrivi un commento... . . Lillo Taverna E’ la seconda volta che
mi capita nella mia ormai purtroppo lunga vita. La prima volta avvenne nel
lontano ultimo quarto degli anni Settanta. Tra il luglio e il settembre del
1974 fui inviato dalla Banca d’Italia a giubilare la Bana Privata Finanziaria
che tutti ancora si ostinano a chiamare la banca di Sindona. Falso. La Privata,
contro tutti e contro tutto, invocando le dieci righe l’art. 64 della vecchia
legge bancaria, riuscii a giubilarla. Nonostante Andreotti Macchiarella il
Banco di Roma tutta la finanza meneghina e mettiamoci per contorno
l’arcivescovo Marcinkus, l’orso americano del mio Soldi Truccati. Ma Sindona
era ancora in auge nonostante profugo negli USA di Cosa Nostra. Scrisse e tutta
la stampa pubblicò: “pare che un certo Calogero Taverna le abbia chiarito le
cose”. Si rivolgeva allo scattoso Guido Carli. Il Baffi mi sbeffeggiò in un
convivio aziendale quale un quivis de polulo . Ora è la Cernigoi che fa il bis.
Le avevo scritto: 6 giugno 18.17.40 Lei dovrebbe essere l'autrice di foglietti
infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore generale di pubblica
sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande personaggio della storia
di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la smentiscono in pieno Non
so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza operosa. Sappia che la
signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo non ha avuto tempo per
inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti di calunnie nei
confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso. Le avevo scritto molto
riservatamente e a ben vedere in termini molto educati, ad onta del mio
caratteraccio. Ma la Cernigoi sfacciatamente, in pubblico, dopo 14 giorni così
osa irridermi (e contraddirmi): La Nuova Alabarda 20 giugno APPUNTI SU ETTORE
MESSANA. Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna,
che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il
dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una
biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona,
denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti
ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto
ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona. Etc. etc. Che ne
penserebbe la Cernigoi di un preteso storico che un domani prendesse
l’insolente e infondato articolo di Melchiorre Gerbino e lo adducesse come
prova indubitabile della denigrabilità della Nostra, procurando anche danni
d’immagine sulla sua famiglia? Non crederete che l’abbia lasciata in pace. L’ho
costretta a offendermi e stizzita a chiudermi persino i canali di FB.
Diversamente da lei si è invece comportato quel gran signore e profondo
studioso del prof. Casarrubea. Come credo avete potuto legge qui da me.
Calogero Taverna Mi piace • Rispondi • 7 min .. VOGLIAMO RADIOANCHIO E LA RAI
SENZA BERLUSCHINI non fatevi intimorire Mi piace • Rispondi • 1 • 21 giugno
alle ore 20.52 .. La Nuova Alabarda certo che no! Mi piace • 22 giugno alle ore
8.34 ..
Mercoledì 14:27
CIAO CARISSIMO ,SONO RIENTRATA QUESTA MATTINA ,STO LEGGENDO
QUANTO HAI SCRITTO SE NON DISTURBO TI CHIAMO DOPO COLAZIONE
Sono stato in biblioteca a cercare dati su tuo nonno. Sono
rientrato per il pranzo ed ora sono libero. Ben tornata
ti ho chioamato sul cell ora riprovo
bene
Giovedì 15:19
MI SCRIVONO e reitero anonimamente qui quanto sotto, a
dimostrazione di quale calunniosa campagna di stampa e cinematografica è stato
vittima il gr.uff. comm. Dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, l’Ispettore
Generale di PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto. Non credo che dopo la gran
mole di documenti e ricerche che con qualche merito credo di avere acquisito e
pubblicato possano più avere diritto di asilo tante calunniose insinuazioni.
Credo che il prof. Casarrubea me ne abbia dato atto. Non così la Cernigoi, una
testarda goriziana, che persiste nelle sue denigrazioni dell’intemerato
Messana. Credo che abbia voglia di subire querele penali e soprattutto
citazioni civili per risarcimento anni. Quanto al Lucarelli non abbiamo avuto
modo, né io né la famiglia di contattarlo. Si vedrà. • * * * CREDO CHE QUESTE
NOTIZIE L'AVRAI GIA’ LETTE La Resistenza antifascista in Slovenia e l'ispettore
Messana casarrubea.wordpress.com Accursio Miraglia Ettore Messana, il braccio
destro di Scelba ha un ruolo nella strage di Portella della Ginestra ma anche
nell'insabbiamento delle indagini per la morte del sindacalista di Sciacca
Accursio Miraglia. Questi fatti sono stati oggetto di Blu notte di Lucarelli,
per esempio http://www.youtube.com/watch?v=ipJgrLQLRDQ
al minuto 9. Stranamente sono espressi meglio nella voce di wikipedia in
inglese che in quella italiana. "He
also claimed that police inspector Ettore Messana - supposed to coordinate the
prosecution of the bandits - had been in league with Giuliano and denounced
Scelba for allowing Messana to remain in office". [Le valutazioni
sono di parte e senza fonte.] Ma te prego! IL VIDEO è STAO STATO ELIMINATO
BUONA GIORNATA.
www.youtube.com
Venerdì 18:23
IL QUESTORE MESSANA E I FATTI DI RIESI Il crucifige di
Ettore Mesana si consuma il 15 luglio del 1947. Il gran sacerdote che ne vuole
la fine è l’on. Li Causi: tre i capi d’accusa (politica). Desumiamoli dallo
stesso Li Causi, da un suo arrabbiatissimo discorso all’Assemblea Costituente,
pronunciato nella Seduta del 15 luglio del1947. Per il sanguigno grande
esponente del comunismo siciliano del dopoguerra, Messana andava giubilato: A)
Perché c’era da domandarsi: «Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato
la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del
1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici
morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi
di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò
un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la
Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause
della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire
l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e
che il giorno dopo fu assassinato …» B) « Messana è nell'elenco dei criminali
di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della
Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di
stranieri!"…» C) «Si ha, [ …] , questa precisa situazione, che il
banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e
l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello
di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di
ssconfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di
pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del
banditismo politico.» Ecco qui i tre capi di accusa: Riesi del 1919; Lubiana
del 1941 (maggio)-giugno 1942; banditismo siciliano dal maggio 1945 al giugno
del 1947. Sono mesi che scartabelliamo faldoni, giornali, documenti vari,
pubblicazioni vecchie. Ebbene: non ci possono essere dubbi. Nessuno può
dimostrare che davvero in quel terribile 9 ottobre del 1919 ci fosse addirittura
un giovane agente di polizia che prese la “mitraglia” in mano nel campanile
della chiesa prospiciente piazza Garibaldi e falcidiò sei, si disse in un primo
momento, contadini rivoltosi; poi si disse dieci, poi invece si salì a quindici
(qui sopra) e, di recente, dovendo sperperare soldi comunitari, sempre a Riesi,
addirittura 20. Ci dispiace per Li Causi: non si può condannare alla damnatio
memoriae un glorioso ispettore generale di Stato sulla base di quello che
avrebbero dovuto ricordare a distanza di quasi trent’anni ‘vecchi padri
costituenti’. Vi poté pur essere stata una inchiesta del generale dei
carabinieri Densa ma questa ammesso che si sia mai conclusa nessun addebito
poté formulare e formulò contro il giovane trentunenne cmmissario Messana, che,
anzi, a fascismo consolidato e con Calogero Vizzini confinato, spiccò salti da
gigante nei gradi della polizia e proprio perché senza macchia alcuna, lui
figlio di un modesto e dissennato redditiere racalmutese, sperperatore del
proprio patrimonio, lo sfaccendato Clemente Messama, diviene – giovanissimo -
questore ed ebbe affidate questure strategiche del Nord. Ad onore e vanto della
sua patria natia, Racalmuto. Analogo discorso per quell’inchiesta giudiziaria:
noi abbiamo reperito una relazione del Prefetto di Caltanissetta del successivo
natale. Altri sono i colpevoli, i fatti avvennero in termini ben diversi dal
facile populismo cui si abbandona, comprensibilmente , il Li Causi. MESSANA, il
grande assente. NON COLPEVOLE. Nel 1934 dopo 15 anni – troppi o pochi a seconda
delle tesi che si vogliono formulare – un quasi pastore valdese scrive una
storia di Riesi. Quei truculenti fatti vengono rievocati. Sì, è vero: nella
memoria della gente è scolpito che una mitraglia militare sparò e uccise tanta
gente. Enfasi della memoria tanta. Si parla di un “commissario di Pubblica
Sicurezza”, si dice che insieme ad altri due un ufficiale dell’esetrcito ed un
semplice soldato, in tre, tutti insieme eccoli a premere il grilletto del
mitra. Fantasia. Improbabile. Ma a tutto concedere: il nome del Messana non
c’è. Davvero Li Causi nella foga ciceroniana finisce con l’inventare e quindi
diffamare e direi calunniare. Erano tempi incandescenti. Portella della
Ginestra fu più di una sventura nazionale e - se le carte della N.A.R.A. già
consultate dal prof. Casarrubea verranno tutte alla luce -sarà da parlare di
crimine americano. Finalmente. Altro che insana criminalità di un ex giovane
commissario di polizia in vena di scimmiottamenti dell’esecrando generale
Bava-Beccaris fatto dal Re senatore del Regno. Ma noi abbiamo cercato notizie
vere, coeve, indubitabili. Abbiamo consultato i microfilm del giornale L’Ora di
Palermo e il Giornale di Sicilia dell’epoca. Messana non ci sta. I fatti son
diversi da come amò trasfigurarli il Li Causi per sue polemiche politiche di
stampo rosso scarlatto. Da vecchio comunista, per il quale la verità storica va
piegata alla grande lotta di classe. Noi siamo per la lotta di classe ma di
quelli che reputano che la VERITA’ E’ SEMPRE RIVOLUZIONARIA. [segue]
Venerdì 20:02
per le notizie sul'onoreficenza di Maurizio e Lazzaro ho
trovato molto sulsitoOrdini dinasticicasa Savoia.it
Sabato 0:20
Mi riferivo a questa foto(se la vedi qui).
Domenica 0:08
Ma passiamo ora al giornale principe di Sicilia. Nella
stessa notte in cui avvennero i fatti delittuosi il cronista nisseno ecco come
compendia l’impressionante tumulto di Riesi. Subito dopo invierà un altro
messaggio un po’più esaustivo. GIORNALE di SICILIA: 9/10 Ottobre 1919 (foglio
interno) I gravi fatti di Riesi Conflitto fra dimostranti e forza pubblica.
Sette morti e numerosi feriti Caltanissetta: 8, notte. «Pervengono da Riesi
notizie incerte e contraddittorie riguardanti fatti colà avvenuti e che
sarebbero di una gravità eccezionale. Pare che le locali agitazioni d’indole
più politica che economica siano degenerate in veri e propri tumulti e che
sarebbero anche avvenuti conflitti in cui i dimostranti ne avrebbero avuto la
peggio. Da persona scappata dal luogo riesco a sapere che stamane quasi
improvvisamene parecchi nuclei di zolfatari e contadini si siano ribellati alla
forza che tentarono di disarmare, ma i carabinieri e i pochissimi soldati
quando la loro pazienza fu al minimo fecero fuoco in piazza Garibaldi di pieno
giorno e che vi sia o una mezza dozzina di morti e parecchi feriti. La notizia
divulgatasi in un baleno ha destato enorme impressione e tosto con una vettura
automobile sono partiti per Riesi il Procuratore del Re, il Giudice Istruttore
capo cav. Terenzio il maggiore dei carabinieri comandante la nostra divisione
cav. Tartari . Sono altresì partiti per ordine del Prefetto comm. Guadagnini e
del questore cav. Presti ragguardevoli rinforzi con il commissario cav. Caruso
capo di Gabinetto del Prefetto. Appena potrò avere precisi particolari mi
affretterò a comunicarveli. » ^ ^ ^ Abbiamo visto come è sintetico il cronista,
ma abbiamo dovuto notare l’esaustività e la precisione del periferico
giornalista del Giornale di Sicilia. La dinamica dei fatti viene così
rappresentata. Agitazioni più politiche che economiche – siamo già in pieno
clima elettorale e il trapasso dalla prima grande guerra al quasi immediato
avvento del Fascismo fu torbido specie per il ribollire dei delusi Reduci; fu
trapasso che spiega furori popolari e mene partitiche. Tanti dimostranti,
apparentemente zolfatari e contadini, ma anche mestatori, teste calde che
ancora vestivano la divisa militare si agitano scompostamente ed entrano “in
conflitto” con le forze dell’ordine. Il corrispondente ci dice che si tratta di
“carabinieri” (ai quali un giovane commissario è arduo pendare che possa dare
ordini; e aquell’epoca il Messana era solo questo) e “pochissimi soldati” non
certamente comandabili da un civile (e un commissario qiesto è; un civile che
può concertare ma non dare ordini a dei militari). Per me si deve escludere
anche qui un qualche atto inconsulto del Mesana. La furia di un popolo in
rivolta desta paura. Vi sono facinorosi che si “ribelano alla Forca” e cerano
persino di “disarmarla”. Crepita, sì crepita, è ipotizzabile, la mitraglia
dell’esercito: una strage. Ma il Messana, non citato che presumo persino
assente, a tutto concedere non aveva né l‘autorità né l’autorevolezza in quei
concitati momenti di mettere da parte il giovane ufficiale, che sappiamo
aliunde essere di Villarosa e chiamarsi Michele Di Caro, e addirittura -
nolente l’ufficiale dell’esercito - sparare lui e fare lui una carneficina di
un popolo di lavoratori. Eppure questa forsennata ipotesi è stata avanzata e
addotta persino come verità indiscutibile. Trattasi di infamia, di postuma
denigrazione (ci riferiamo all’intervento presso la Costituente dell’impetuoso
Li Causi). Ecco una frottola che non ha riscontro documentale e storico di sorta
e che una diecina di anni fa, magari per esigenze cinematografiche, divenire
indiscussa ricostruzione per raffigurare un Messana Stragista di Stato. Non si
infama così un integerrimo Gran-Commis di Stato. Il Messana non fu, non poteva
essere, si guardò bene dall’essere il COLPEVOLE artefice di quella infame
strage. I denigratori dovrebbero fare resipiscenza, almeno a mezzo stampa. E
corregere i loro calunniosi e infondati assunti. LE CRONACHE DEL GIORNALE
“L’ORA” SUI FATTI DI RIESI DELL’OTTOBRE DEL 1919. Data la mia deformazione
professionale, mi sono accostato al caso Messana come se dovessi esperire in
tre-quattro mesi un’ispezione bancaria approfondita ed essenziale per farne
rapporto al signor Governatore, come fui uso in vent’anni di sudditanza ispettiva
presso l’0rgano di Vigilanza della Banca d’Italia. Così parto dall’esordio,
come dire dai verbali del Consiglio di amministrazione, acquisendo i bilanci
annuali del passato. Per il gr. uff. comm. Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
dottore Ettore Messana cerco di trovare le propaggini da cui è partito il Li
Causi trent’anni dopo per crucifiggerlo come sanguinario stragista di Stato
nella pur sepolta memoria dei fatti di Riesi risalenti all’ottobre del 1919.
Tutti parlano del 10 dell’11 Ottobre e il validissimo professore Casarrubea,
forse vittima di un lapsus, sale addirittura al novembre del 1919. Accedo alla
Biblioteca Nazionale di Roma a Castro Pretorio e mi ingolfo nella consultazione
di illeggibili bobine dei microfilm dei due giornali importanti siciliani
dell’epoca: l’Ora e il giornale di Sicilia. Con strumenti che dovrebbero essere
modernissimi e che intanto occorre far funzionare manualmente metto alla fine
le mani sulle cronache di quell’esecrato eccidio. Mi accorgo che tra l’Ora e il
Giornale di Sicilia non vi sono differenze sostanziali nei riferimenti degli
episodi che fecero onestamente molta sensazione. Iniziamo dall’ORA che invero
ho consultato dopo. Sapendo quello che aveva pubblicato il Giornale di Sicilia
mi limito a questi brevi appunti: «L’ORA – 9 ottobre 1919. “Grave conflitto a
Riesi – 7 morti e venti feriti. [….] Dopo l’arresto del noto agitatore
socialista Barberi Giuseppe --- L’esigua forza impotente a fronteggiare la
grandissima moltitudine…”» Quindi trascrivo: «L’ORA di Palermo – prima pagina
del 12 ottobre 1919. - A Riesi torna la calma, Caltanissetta 10 notte. - -
All’alba di stamani truppe con agenti al comando del Commissario di P.S. Cav.
Caruso e del maggiore dei carabinieri Tartari sono entrati a Riesi senza
incontrare resistenza alcuna. - Nel conflitto 10 dimostranti rimasero uccisi e
circa 50 feriti . - Della truppa è stato ucciso anche il sottotenente del 76°
Fanteria DI CARO MICHELE di Villarosa e due soldati sono stati feriti. - Aperta
una inchiesta dal Procuratore del Re e il Giudice Istruttore. - Venne
trattenuto soltanto l’avvocato Carmelo Calì di Mazzarino.» Come primo assaggio
non c’è molto quanto a contorno. Certo 10 lavoratori uccisi e 50 feriti nel
mondo del lavoro gridano vendetta al cospetto di Dio. Ma come e perché doveva
essere artefice malefico il Messana resta un mistero. Quello che in queste mie
ricerche mi colpisce e mi addolora di più è il fatto che in tante postume
celebrazioni, rievocazioni, truculenti filmati e paludati testi di storia
siciliana, non ho ancora trovato una nota di commemorazione e di omaggio a
questo figlio di Villarosa, il sottotenente del 76° Fanteria il giovane MICHELE
DI CARO a cui la vita cui fu troncata crudelmente. Con un colpo di pistola,
quindi intenzionalmente. Caduto davvero nel compimento del suo dovere che era
quello di mantenere l’ordine pubblico – chiunque governasse, in quel tempo
NITTI. Non so se gli fu conferita una qualche medaglia, non so se Villarosa ha
reputato di onorarlo e ricordarlo come eroe. La cinica cronaca di quell’epoca
non ritiene poi di fare i nomi di quei modesti militi che furono feriti. In
modo grave? Guarirono? Nessuno ha fatto ricerche. Erano semplici militari.
Possibilmente parenti di quei rivoltosi, zolfatai e contadini che trucidavano e
venivano trucidati. Fratelli che uccidevano, ferivano fratelli Noi diremmo
“compagni”. Fiumi di inchiostro sono stati versati per queste vicende. Ma
nessuna attenzione, nessun riguardo per questi soldati che per un magro soldo
mettevano a repentaglio la loro vita. Non si ha tempo per loro: a distanza
prima d mezzo secolo e dopo quasi un secolo si sprecano soldi, si sperperano
fondi pubblici, si fanno trasmissioni televisive, si scrivono testi di presunta
storia solo per esecrare, condannare, crucifiggere il meritevole, il servitore
della Patria, l’eroe dell’ordine pubblico Ettore Messana. E ironia della sorte,
né nei resoconti dell’Ora di Palermo, né in quelli del Giornale di Sicilia, né
nelle carte che si custodiscono nell’ACS di Roma relativamente alle faccende
del Ministero degli Interni di quel periodo, né in successive storie paesane,
né in sentenze passate in giudicato troveremo mai il rispettabile nome di
Ettore Messana, in damnatio memoriae sol perchè il Li Causi lo ebbe in odio,
ingiuriandolo quale capo banda POLITICO (attenzione solo POLITICO) dei tempi
tristi del banditismo siciliano capeggiato dal celeberrimo Giuliano da
Montelepre. Ma passiamo ora al giornale principe di Sicilia. Nella stessa notte
in cui avvennero i fatti delittuosi il cronista nisseno ecco come compendia
l’impressionante tumulto di Riesi. Subito dopo invierà un altro messaggio un
po’più esaustivo. GIORNALE di SICILIA: 9/10 Ottobre 1919 (foglio interno) I
gravi fatti di Riesi Conflitto fra dimostranti e forza pubblica. Sette morti e
numerosi feriti Caltanissetta: 8, notte. «Pervengono da Riesi notizie incerte e
contraddittorie riguardanti fatti colà avvenuti e che sarebbero di una gravità
eccezionale. Pare che le locali agitazioni d’indole più politica che economica
siano degenerate in veri e propri tumulti e che sarebbero anche avvenuti
conflitti in cui i dimostranti ne avrebbero avuto la peggio. Da persona
scappata dal luogo riesco a sapere che stamane quasi improvvisamene parecchi
nuclei di zolfatari e contadini si siano ribellati alla forza che tentarono di
disarmare, ma i carabinieri e i pochissimi soldati quando la loro pazienza fu
al minimo fecero fuoco in piazza Garibaldi di pieno giorno e che vi sia o una
mezza dozzina di morti e parecchi feriti. La notizia divulgatasi in un baleno
ha destato enorme impressione e tosto con una vettura automobile sono partiti
per Riesi il Procuratore del Re, il Giudice Istruttore capo cav. Terenzio il
maggiore dei carabinieri comandante la nostra divisione cav. Tartari . Sono
altresì partiti per ordine del Prefetto comm. Guadagnini e del questore cav.
Presti ragguardevoli rinforzi con il commissario cav. Caruso capo di Gabinetto
del Prefetto. Appena potrò avere precisi particolari mi affretterò a
comunicarveli. » ^ ^ ^ Abbiamo visto come è sintetico il cronista, ma abbiamo
dovuto notare l’esaustività e la precisione del periferico giornalista del
Giornale di Sicilia. La dinamica dei fatti viene così rappresentata. Agitazioni
più politiche che economiche – siamo già in pieno clima elettorale e il
trapasso dalla prima grande guerra al quasi immediato avvento del Fascismo fu
torbido specie per il ribollire dei delusi Reduci; fu trapasso che spiega
furori popolari e mene partitiche. Tanti dimostranti, apparentemente zolfatari
e contadini, ma anche mestatori, teste calde che ancora vestivano la divisa
militare si agitano scompostamente ed entrano “in conflitto” con le forze
dell’ordine. Il corrispondente ci dice che si tratta di “carabinieri” (ai quali
un giovane commissario è arduo pendare che possa dare ordini; e aquell’epoca il
Messana era solo questo) e “pochissimi soldati” non certamente comandabili da
un civile (e un commissario qiesto è; un civile che può concertare ma non dare
ordini a dei militari). Per me si deve escludere anche qui un qualche atto
inconsulto del Mesana. La furia di un popolo in rivolta desta paura. Vi sono
facinorosi che si “ribelano alla Forca” e cerano persino di “disarmarla”.
Crepita, sì crepita, è ipotizzabile, la mitraglia dell’esercito: una strage. Ma
il Messana, non citato che presumo persino assente, a tutto concedere non aveva
né l‘autorità né l’autorevolezza in quei concitati momenti di mettere da parte
il giovane ufficiale, che sappiamo aliunde essere di Villarosa e chiamarsi
Michele Di Caro, e addirittura - nolente l’ufficiale dell’esercito - sparare
lui e fare lui una carneficina di un popolo di lavoratori. Eppure questa
forsennata ipotesi è stata avanzata e addotta persino come verità
indiscutibile. Trattasi di infamia, di postuma denigrazione (ci riferiamo
all’intervento presso la Costituente dell’impetuoso Li Causi). Ecco una
frottola che non ha riscontro documentale e storico di sorta e che una diecina
di anni fa, magari per esigenze cinematografiche, divenire indiscussa
ricostruzione per raffigurare un Messana Stragista di Stato. Non si infama così
un integerrimo Gran-Commis di Stato. Il Messana non fu, non poteva essere, si
guardò bene dall’essere il COLPEVOLE artefice di quella infame strage. I
denigratori dovrebbero fare resipiscenza, almeno a mezzo stampa. E corregere i
loro calunniosi e infondati assunti. LE CRONACHE DEL GIORNALE “L’ORA” SUI FATTI
DI RIESI DELL’OTTOBRE DEL 1919. Data la mia deformazione professionale, mi sono
accostato al caso Messana come se dovessi esperire in tre-quattro mesi
un’ispezione bancaria approfondita ed essenziale per farne rapporto al signor
Governatore, come fui uso in vent’anni di sudditanza ispettiva presso l’0rgano
di Vigilanza della Banca d’Italia. Così parto dall’esordio, come dire dai
verbali del Consiglio di amministrazione, acquisendo i bilanci annuali del
passato. Per il gr. uff. comm. Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro dottore Ettore
Messana cerco di trovare le propaggini da cui è partito il Li Causi trent’anni
dopo per crucifiggerlo come sanguinario stragista di Stato nella pur sepolta
memoria dei fatti di Riesi risalenti all’ottobre del 1919. Tutti parlano del 10
dell’11 Ottobre e il validissimo professore Casarrubea, forse vittima di un
lapsus, sale addirittura al novembre del 1919. Accedo alla Biblioteca Nazionale
di Roma a Castro Pretorio e mi ingolfo nella consultazione di illeggibili
bobine dei microfilm dei due giornali importanti siciliani dell’epoca: l’Ora e
il giornale di Sicilia. Con strumenti che dovrebbero essere modernissimi e che
intanto occorre far funzionare manualmente metto alla fine le mani sulle
cronache di quell’esecrato eccidio. Mi accorgo che tra l’Ora e il Giornale di
Sicilia non vi sono differenze sostanziali nei riferimenti degli episodi che
fecero onestamente molta sensazione. Iniziamo dall’ORA che invero ho consultato
dopo. Sapendo quello che aveva pubblicato il Giornale di Sicilia mi limito a
questi brevi appunti: «L’ORA – 9 ottobre 1919. “Grave conflitto a Riesi – 7
morti e venti feriti. [….] Dopo l’arresto del noto agitatore socialista Barberi
Giuseppe --- L’esigua forza impotente a fronteggiare la grandissima
moltitudine…”» Quindi trascrivo: «L’ORA di Palermo – prima pagina del 12
ottobre 1919. - A Riesi torna la calma, Caltanissetta 10 notte. - - All’alba di
stamani truppe con agenti al comando del Commissario di P.S. Cav. Caruso e del
maggiore dei carabinieri Tartari sono entrati a Riesi senza incontrare
resistenza alcuna. - Nel conflitto 10 dimostranti rimasero uccisi e circa 50
feriti . - Della truppa è stato ucciso anche il sottotenente del 76° Fanteria
DI CARO MICHELE di Villarosa e due soldati sono stati feriti. - Aperta una
inchiesta dal Procuratore del Re e il Giudice Istruttore. - Venne trattenuto
soltanto l’avvocato Carmelo Calì di Mazzarino.» Come primo assaggio non c’è
molto quanto a contorno. Certo 10 lavoratori uccisi e 50 feriti nel mondo del
lavoro gridano vendetta al cospetto di Dio. Ma come e perché doveva essere
artefice malefico il Messana resta un mistero. Quello che in queste mie
ricerche mi colpisce e mi addolora di più è il fatto che in tante postume
celebrazioni, rievocazioni, truculenti filmati e paludati testi di storia
siciliana, non ho ancora trovato una nota di commemorazione e di omaggio a
questo figlio di Villarosa, il sottotenente del 76° Fanteria il giovane MICHELE
DI CARO a cui la vita cui fu troncata crudelmente. Con un colpo di pistola,
quindi intenzionalmente. Caduto davvero nel compimento del suo dovere che era
quello di mantenere l’ordine pubblico – chiunque governasse, in quel tempo
NITTI. Non so se gli fu conferita una qualche medaglia, non so se Villarosa ha
reputato di onorarlo e ricordarlo come eroe. La cinica cronaca di quell’epoca
non ritiene poi di fare i nomi di quei modesti militi che furono feriti. In
modo grave? Guarirono? Nessuno ha fatto ricerche. Erano semplici militari.
Possibilmente parenti di quei rivoltosi, zolfatai e contadini che trucidavano e
venivano trucidati. Fratelli che uccidevano, ferivano fratelli Noi diremmo
“compagni”. Fiumi di inchiostro sono stati versati per queste vicende. Ma
nessuna attenzione, nessun riguardo per questi soldati che per un magro soldo
mettevano a repentaglio la loro vita. Non si ha tempo per loro: a distanza
prima d mezzo secolo e dopo quasi un secolo si sprecano soldi, si sperperano
fondi pubblici, si fanno trasmissioni televisive, si scrivono testi di presunta
storia solo per esecrare, condannare, crucifiggere il meritevole, il servitore
della Patria, l’eroe dell’ordine pubblico Ettore Messana. E ironia della sorte,
né nei resoconti dell’Ora di Palermo, né in quelli del Giornale di Sicilia, né
nelle carte che si custodiscono nell’ACS di Roma relativamente alle faccende
del Ministero degli Interni di quel periodo, né in successive storie paesane,
né in sentenze passate in giudicato troveremo mai il rispettabile nome di Ettore
Messana, in damnatio memoriae sol perchè il Li Causi lo ebbe in odio,
ingiuriandolo quale capo banda POLITICO (attenzione solo POLITICO) dei tempi
tristi del banditismo siciliano capeggiato dal celeberrimo Giuliano da
Montelepre.
6 ore fa
Non trascorrono molte ore e il cronista nisseno cerca di
completare i riferimenti al Giornale di Sicilia sui fatti di Riesi occorsi alle
ore 11 del giorno precedente: è il 9 ottobre del 1919. Faticando molto, siamo
riusciti a trascrivere il fotogramma del microfilm del giornale siciliano.
Vorremmo che foste voi, senza intermediazione alcuna, a trarre il succo da una
siffatta concisa ma lucida corrispondenza. Noi ci siamo molto soffermati sul
particolare che artefici del bene e del male di quel giorno furono i Carabinieri,
coadiuvati da un nucleo sparuto di inesperti soldati. Emerge charissimamente
che ad iniziare a sparare contro la folla furono loro: i carabinieri.
Stranissimo, in cronache successive, in rievocazioni paesane, nel veemente
attacco del Li Causi, nelle celebrazioni di Riesi dei primi anni 2000, negli
studi seri del Casarrubea, in quelli pasticciati della Cernigoi, nelle
esaltazioni cinematografiche, nelle lugubri messe in scena del Lucarelli
televisivo, in tante corrispondenze di aspiranti giornalisti, questo
particolare viene del tutto pretermesso. Nessuno infatti può pensare che un
giovane commissario si possa permettere di dare ordini alla benemerita arma di
aprire il fuoco contro una inerme folla sia pure tumultuante. Non è elemento
questo da rendere inaccettabile che ad essere responsabile di quell'esecrabile
eccidio fosse il giovanissimo ed imberbe commissario Ettore Messana? Come dire
Ettore Messana non c'entrò. Solenne infamia quella di volerlo a tutti i costi
calunniarlo. Non è giunto il momento di fare ammenda di tutta la diffamazione a
mezzo stampa, blog, cinematografo e lugubri aggettivazioni del Lucarelli (sarà
un caso, quella trasmissione del 2005 non ci sta più in You Tube o aggeggi
analoghi)? La famiglia Messana ha subìto, sta ancora subendo, danni, disagi,
colpevolizzazioni, denigrazioni per una così concertata e martellata
diffamazione. Nessuno deve pagare? manco il periferico e pur edotto dei fatti,
il giornaletto racalmutese di Sciascia MALGRADO TUTTO? Per aggiunta e suggello,
ecco che veniamo a sapere che le mitragliatrici vengono dopo, ad eccidio
consumato: nessun ordine poté dare al sottotenentino Di Caro il nostro gr. uff.
comm. dell'ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, ispettore generale di P.S.,
dottore Ettore Messana. Carta canta!!! ------------- Caltanissetta 9, giorno
"I fatti i Riesi per quanto su essi siano sulle prime notizie alquanto
esagerate pure rivestono una gravità non comune. Ve ne mando i particolari nel
modo più succinto. Riesi è stato sempre uno dei centri di questa provincia che
ha dato non poche volte da dire alle autorità politiche e di pubblica sicurezza
dando sovente campo a noi cronisti di intrattenerci delle condizioni poco
tranquille della pubblica sicurezza: difatti reati audacemente rari nella
storia criminale sono colà avvenuti e non è la prima volta che dimostrazioni ed
agitazioni sono degenerate in conflitto. Le agitazioni minerarie poi hanno
sempre trovato modo di allignare e di prosperare anche perché la politica di
Riesi deve far capolino in tutto. Tra i maggiorenti anche il disaccordo è
regnato sovrano per quanto il deputato del collegio, on. Pasqualino, abbia
sempre messo in opera tutti i mezzi perché il pubblico interesse negli uomini
pubblici fosse sempre l’ideale da raggiungere. Parecchi anni fa tal Giuseppe
Butera, una specie di mattoide, messosi a capo di alquanti incoscienti provocò
dei moti gravissimi e si arrivò persino alla proclamazione della repubblica
Riesina! Poi venne la guerra e gli odii restarono sopiti mentre Riesi dava un
contingente altissimo alla diserzione dando i Tofalo, i Carlino e compagnia
bella; bisogna però riconoscere che la maggioranza di quella cittadina è
composta di gente per bene, ma intanto basta qualche centinaio di illusi e di
sconsigliati perché un intero centro resti in convulsione. Da qualche settimana
a Riesi dunque spirava vento di fronda, e ciò nonostante per volere di chi sta
in alto tutta la forza disponibile della Provincia di Caltanissetta e el
capoluogo era stata distaccata a Roma – a quanto se ne dice – perché l’ordine
pubblico della capitale così esigeva. Di modo che i tumulti di ieri hanno
trovata la cittadina sguarnita di forza in modo quasi assoluto giacché la forza
non si improvvisa specie quando niente affatto tranquilla era la situazione a
Caltanissetta, a Terranova, a Castrogiovanni e in molti altri paesi dove
l’agitazione agraria è assai intensa e gravida di pericoli. Anzi su proposta
del Prefetto pochi giorni fa il Ministero ha mandato qui il comm. Lonardone
ispettore generale del Ministero della Agricoltura per la composizione delle
vertenze agrarie in Provincia. Intanto così l’on. Pasqualino come l’on.
Colaianni e l’on. Lo Piano non avevano taciuto assieme al Prefetto la
situazione della Provincia, che ha finalmente bisogno dopo tanti anni di
incuria e di indifferenza ogni provvida cura giacché le nostre popolazioni sono
assetate di giustizia e di equità. Fatto sta che nelle scorse settimane la
situazione a Riesi parve – lo era effettivamente – peggiorata, avvennero degli
incidenti gravi la cui trasmissione non ci fu permessa e si procedette
all’arresto del Giuseppe Butera e di altri capoccia del socialismo cosi detto
ufficiale. Come vi dissi, la politica ha fatto il resto di tal che si è andata
rapidamente in questi ultimi giorni creata a Riesi una posizione veramente
eccezionale e da destare l’allarme nella cittadinanza e da preoccupare le
autorità. L’on. Pasqualino proprio oggi doveva recarsi a Riesi dove egli è
tanto benvoluto e stimato, appunto per mettere in opera il suo ascendente
presso quella popolazione onde indurla alla quiete ed alla tranquillità. Ma
aveva preferito fare prima una corsa a Castrogiovanni per abbracciarsi con
l’on. Colaianni che intanto non lascia mezzi intentati per comporre le vertenze
di indole economica nei paesi del suo collegio. Dimenticavo dirvi che a Riesi
da tempo per dimissioni di parecchi dei suoi membri quel Consiglio Comunale è
stato sciolto e l‘amministrazione della cosa pubblica è deposta nelle mani di
un R. Commissario, il cav. Scicolone, coadiuvato dal signor Grasso. Si è
cercato di togliere ogni pretesto a quelle masse illuse e fuorviate e financo
l’approvvigionamento del grano è proceduto in modo assolutamente eccezionale,
un vero e proprio trattamento di favore. Ma il pretesto è stato trovato lo
stesso e ieri di giorno verso le 11 si iniziarono le prime dimostrazioni che
assunsero ben presto il carattere di una violenta ribellione. La pazienza dei
pochi carabinieri fu messa a dura prova; qualche soldato fu sputato e preso a
sassate e quando fu tentato di disarmarli e quando di certo avrebbero avuto la
peggio fecero fuoco e caddero mezza dozzina e forse più di morti. Grida e
lamenti dimostrarono che c’erano anche dei feriti e non pochi. La esasperazione
della folla inviperita e delle donne raggiunse presto il colmo e la forza
impotente dovette ritirarsi lasciando la cittadinanza in balia dei rivoltosi.
Sono partiti da qui camions con mitragliatrici e forza in gran numero e si
conta di sapere la vera ragione o meglio la causa occasionale della rivolta
sanguinosa. Domani e forse oggi stesso l’on. Pasqualino sarà sul posto per
spiegare tutta la sua opera autorevole per il ritorno alla tranquillità.
Intanto l’autorità giudiziaria ha aperto una inchiesta per accertare le singole
responsabilità; parecchi arresti sono stati già operati e pare che moltissimi
altri ne seguiranno. Appena noti i nomi dei morti e dei feriti ve ne informerò
e vi invierò altri particolari. 0ve sarà il caso. Si sa che i rivoltosi furono
poche centinaia di contadini che sono rimasti padroni della città; tutte le
comunicazioni, anche quelle telegrafiche, sono interrotte; da Palermo sono
stati inviati considerevoli rinforzi La impressione per i fatti avvenuti è
delle più dolorose e si spera che l’ordine e la calma possano presto tornare.
"
4 ore fa
Ci stiamo sforzando di rinvenire la vera verità storica dei
fatti di Riesi del 1919. Abbiamo pubblicato giornali e cronache dell'epoca.
Questa qui non è una intollerabile mistoficzione? https://www.youtube.com/watch?v=PECKVrYtgTk
www.youtube.com
CREDIAMO DI AVERE DEL TUTTO SMANTELLATO LA TESI CHE VORREBBE
IL QUESTORE MESSANA COLPEVOLE COME QUI SI DICE. RESTA SOLO LA CALUNNIA,
L'INFAMIA. SE IN BUONA FEDE CI SI CORREGGA ANCHE SE CI SI CHIAMA ANPI
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della Resistenza SicilianaOSSERVATORIO DEMOCRAZIASpeciale 27 gennaio. Il dovere
della memoria..Articoli correlati ‘Strage di Riesi’ . 92° anniversario assassinio
Giovanni Orcel 13 ottobre 2012 . L ’ANPI domenica 14 ottobre 2012 alle ore 9,
ricorda Giovanni Orcel nel 92° anniversario del suo assassinio avvenuto il 14
ottobre 1920 in Corso Vittorio Emanuele all’altezza della Biblioteca centrale
dove con la Cgil, e il Centro Impastato deporremo una corona sotto la lapide
che lo ricorda. Giovanni Orcel è una delle figure più significative del
movimento operaio palermitano, segretario generale della FIOM dal marzo del
1919 operava per unire lotte urbane e lotte delle campagne sulla scia di Nicola
Barbato e anche del fratello Ernesto Orcel fondatore del Fascio dei Lavoratori
di Cefalù, ed in stretto collegamento con Nicolò Alongi, il dirigente contadino
assassinato dalla mafia nel febbraio del 1920. Orcel viene assassinato ad un
anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini
compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine fascista di
sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il
fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della prima ora,
Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il
servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40
ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in
Sicilia negli anni 1945! Entrambi i delitti, inequivocabilmente di matrice
fascista e mafiosa, sono rimasti impuniti. Su Giovanni Orcel leggi Giuseppe
Carlo Marino, 1976 nel libro “Partiti e lotta di classe in Sicilia da Orlando a
Mussolini” (Bari, De Donato, 1976); poi nel saggio di Giuseppe Carlo Marino
“Vita e martirio di Nicola Alongi, contadino socialista” e in numerosi altri
scritti. Il libro di Giovanni Abbagnato, Giovanni Orcel. Vita e morte per mafia
di un sindacalista siciliano. 1887-1920, ricostruisce l’attività di Orcel e le
lotte di quegli anni. Il logo del referendum per l’art. 18 ci ricorda che
Orcel, Alongi e la lunga scia di sangue di sindacalisti e cittadini uccisi,
lottarono per la difesa della dignità umana e la dignità del lavoro, che oggi i
governi della destra politica, in assenza di opposizione vera, stanno di fatto
abolendo. Nessun commento » Postato in Anpi notizie, ANTIFASCISMO, EVENTI,
Lotte contadine, memoria, Movimento Fasci Lavoratori Siciliani, segnalazioni
iniziative Tags: ANPI Palermo Centro Impastato CGIL Ernesto Orcel Ettore
Messana Fascio dei Lavoratori siciliani di Cefalù FIOM Giovanni Abbagnato
Giovanni Orcel Nicola Barbato Nicolò Alongi Strage di Riesi . . Sito Anpi
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deportati internati Militari Italiani CGIL firma contro l'attacco all'impianto
antifascista della Costituzione "art. 21" Firma contro l'attacco
all'impianto antifascista della Costituzione "petizione Cgil" memorie
di Spagna Sito ANPI Nazionale
47 minuti fa
Registro ora questo filmato per timore che si proceda alla
cancellazione dato quello che ho ormai acquisito a dimostrazione
dell'incontrovertibile verità che sono solo calunniose le accuse nei confronti
dell'incolpevole questore Messana. A suo tempo deluciderò questo assunto e una
tesi oggi inespressa sulla base di documenti dell'archivio di stato e della
nuova documentazione che sta venendo fuori dagli archivi americani (N.A.R:A). A
suo tempo saremo ben più precisi. https://www.youtube.com/watch?v=lAmx2ns17ww
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