A richiesta avevo
predisposto questo articolo per il sindacato “rosso” (ora a dire il vero
impalliditosi sino quasi al giallo) della Banca d’Italia. Mi è stato rifiutato
con qualche pretestuoso motivo. Peraltro pare che l’avere indicato “quella cosa
lì” sia segno di maschilismo intollerabile in un numero che ben oltre l’8
marzo, si dedica tutto alla violenza sulle donne. Invero, ben altre sono le
ragioni:
1° Vi si esalta la vecchia dirigenza sindacale, oggi nell’azienda alla
gogna perché ritenuta non solo colpevole ma addirittura artefice della
cassazione di inverecondi privilegi retributivi: clausola oro, pensioni ultra
baby, banchette di comodo, dopolavori gratificanti, assicurazioni sanitarie
omnicomprensive, etc. etc.;
2° fustigazione di sbragamenti in linea con le mode
anticasta artefici tra l’altro della
giubilazione di un grandissimo governatore, FAZIO;
3° accuse di accidie intellettuali
che i novelli giovanissimi dirigenti sindacali non accettano;
4° uno stile, un modus
scribendi ostico a chi non sa neppure chi era Nietzsche.
Che fare? Aspetto l’esito
definitivo di questa richiestami pubblicazione; quindi una plateale dimissione
con il recupero del mio obolo mensile e quindi una sollecitazione di attenzione
verso una dispersiva e costosa installazione di sedicenti sindacati nazionali
in luoghi deputati alle pubbliche funzioni monetarie, creditizie e di indirizzo
delle politiche economiche nazionali. Invito alla alta dirigenza nazionale della BI a far
tornare al lavoro neghittosi che non so più a che pro vengano distaccati per
ragioni sedicenti “sindacali”.
Calogero Taverna
Rewind remèo ricordo
L’occaso della Banca
d’Italia, che perdura da quasi un decennio, sembra avviarsi all’ottenebramento
della notte senza alba.
Rimembro l’era gloriosa di
Carli, di Occhiuto, di Ossola: i miei tempi cioè e mi accoro. Troppi errori da
allora, troppi svisamenti, troppe inidoneità anche sindacali.
Se continua così questa
grandissima istituzione che ancora alberga a Palazzo Kock volge al suo epilogo
per divenire una semplice succursale della BCE, senza Vigilanza, senza prediche
del mese mariano, senza fucina di grandi studi giuridici, economici, non più
referente di alcuna Tesoreria nazionale.
A quasi ottant’anni che ho
da temere? Forse ci rimetterò l’integrazione della pensione! Ma trattasi ormai
di pensione senza clausola d’oro, senza rivalutazioni ad abundantiam della
inesistente svalutazione, senza agganci alle prebende dispensate ai miei pari
grado (ed io fino ad un certo punto di carriera ne avevo fatta sollecitamente, fino
a scavalcare coloro che dopo furono direttori generali, capi servizio e se non
ero persino un governatore). Buon per me che a forza di litigare venivo
estromesso dai ranghi dirigenziali e pur di disfarsi di un valentissimo (uno
dei tre soli validi diceva Sarcinelli, solo che per gli altri due si sbagliava)
mi dirotta nell’istituendo SECIT di Reviglio e quindi mi fa locupletare, sia
pure per via indiretta, qualche risparmio che mi dura ancora. E di che ti
lamenti, allora? Già, Cerciello mi spingeva ad andarmene nell’interesse della
Banca d’Italia e Ciancaglini la sera prima di passare a peggior vita mi
flagella donandomi solo l’integrazione di stipendio perché non andavo via per
destinazione BI ma per mio personale uzzolo. Figurarsi: ho sempre odiato il
mondo delle tasse. Ma mi vendicai. Feci subito una verifica per una evasione di
oltre 250 miliardi di vecchie lire. Perché? Perché la legge bancaria era stata
amputata di un articolo per volere o interesse dell’ABI. Tutti quanti
dichiararono desueta la norma (fascista a dire il vero) di discarico di tutte
le spese di vigilanza sulle banche vigilate.
La legge bancaria?
L’istituto di emissione ebbe gli esordi dalle macerie del secolo XIX. Chi si
vuole davvero informare legga Pirandello: I Vecchi e Giovani. Crisi del ’29, in
Italia quota ’90. Il fascismo sarà stato quel male che tutti diciamo ma aveva
sale in zucca. Chiama i massoni, inventa l’IMI, pensa ad una vigilanza più
efficiente. Chi meglio della Banca d’Italia per attività investigative di
sostegno non di repressione o punitiva? Certo vigeva il ferreo principio “tutto
nello Stato, nulla fuori dello Sato. E la Banca d’Italia non era Stato .. solo una specie
di anonima con funzioni di pubblico interesse. Si inventa un pastrocchio
giuspubblicistico per cui nessuno poteva eccepire avverso l’ “avvalimento” di
un organo tecnico, ma rigidamente controllato dallo Stato, magari con la
partecipazione di parapubbliche Corporazioni.
Siamo nel dopo guerra.
Abolire la vecchia legge bancaria e farne una conforme alla neo costituzione
repubblicana? Manco per sogno. Meglio lasciare il vecchio che nessun guaio
aveva causato. Quindi una Consulenza legale, rifiorita con l’apporto dei più
geniali licenziati delle nostre Facoltà di legge. Oggi se vogliamo capire
qualcosa di diritto bancario pubblico, dobbiamo rivolgerci a Capriglione.
In vent’anni di attività
ispettiva e di vigilanza ho sempre cercato di capirci qualcosa: confesso che
giammai ci sono riuscito. Ad un certo punto, pur di salvare Sarcinelli (ma non
ci sono riusciti) si sono inventati persino la rilevanza costituzionale della
BI in forza della Costituzione Materiale: un obbrobrio giuridico in Italia.
Le traversie di questi
ultimi vent’anni le conosciamo tutti, comunque siamo portate a valutarle.
Ma da un eccesso siamo
finiti nell’esatto opposto. Tremonti annusa un punto debole: il Consiglio Superiore: i vigilati non possono
essere i padroni del Vigilante. Subito una legge per fare arraffare al Tesoro
(e quindi al padrone pro-tempore) la diponibilità dell’ormai malconcio Istituto
di Emissione con incarico della vigilanza bancaria. La legge però resta
dormiente. Berlusconi non può insediare nello scranno massimo di Via Nazionale
91 la sua protetta. Visco in odore di vetero comunismo la spunta.
La protetta viene consolata
con uno scranno in via Teulada.
Gioiosi diverticoli di
questi tempi palangenetici.
Un mio veemente atto
accusatorio.
Il Sindacato
Ma vice direttori acuti e
avvinghianti, dopo che me ne sono andato, spappolarono il sindacato rosso e
favorirono fino a farli divenire egemoni quelli gialli, giallognoli,
giallastri. Ce n’era uno bianco fiore: faceva bene il suo mestiere. Mi dava ai
nervi. Oggi non lo ritrovo più.
Sul che dire abbiamo detto
anche troppo. Ora parliamo sul CHE FARE.
La vecchia Unione deve
risorgere: è la sola salvezza che resta ad un personale destinato se no, ad
essere opachi appartenenti ad una decentrata filiale della BCE, già pronta a
dismettere persino l’americanino Draghi.
Aduniamo le forze: in primis
le giovani leve che nulla sanno del passato per questioni anagrafiche, che il
presente lo stanno vivendo nell’accidia istituzionale del momento, che il
futuro difficilmente lo potranno forgiare senza radici senza forza politica
senza esperienza; in secundis quelle generazioni di mezzo che mi paiono
demotivate senza mordente senza ideali (impressione generica s’intende). Dato
il mio vezzo di essere caustico, dadaista ma con lingua alla Zarathustra,
vorrei offenderli per definirli PIPISTRELLI mezzi topo e mezzi uccelli. Ad ogni
modo che abbandonino ogni sospetto roditorio e si librino in alto, che volino
con le possenti ali che pur posseggono. Si sono forgiati alla scuola della
Banca d’Italia che è una grande scuola, l’unica vera grande scuola del settore
che esiste in Italia. Guardate quelli che magari eretici oggi stiamo altrove,
dall’accademia dei lincei, alle presidenze delle banche, alla direzione di
novelle agenzie di controllo pubblico e magari (con mio scorno) a presidio dei
bilanci del più grande comune d’Italia, Roma Capitale.
Non mi dimentico il TERZO
LUOGO: siamo noi vecchi, vecchissimi, alcuni saggi, altri iconoclasti; taluni
onorati, gli altri come me del tutto dimenticati. Abbiamo tanto da dare e in
cambio nulla chiediamo se non la resurrezione della nostra amata o odiata Banca
d’Italia. Siamo vecchi il cui ruolo forse è solo quello degli anziani
dell’Iliade quelli che Omero così tratteggiava:
sedevano – gli Anziani –
presso le porte Scee:
per la vecchiaia avevano
smesso la guerra, ma parlatori
nobili erano, simili alle
cicale, che in mezzo al bosco
stando sopra una pianta mandano
voce fiorita:
così sedevano i capi dei
Troiani presso la torre.
Ma abbiamo una cosa che gli
altri non hanno: una lunga esperienza nel settore. Siamo quelli che in ultima
analisi diciamo ai sapientoni: sì voi sapete anche scrivere meglio degli altri
il Kamasutra ma fate un errore credete che quella cosa lì sia orizzontale
quando è verticale: i vostri algoritmi, i vostri modelli econometrici, le
vostre Basilee, le vostre politiche monetarie hanno questo piede di Achille.
Sbagliate perché? Quella cosa lì non l’avete mai vista.
Noi vecchi oltre che qualche
bella parola, forse qualche provocazione costruttiva potremmo darvela: ma nel
sindacato, che diventa fenice risorgente. E per me, che sia soprattutto un
sindacato “ROSSO”.
Calogero Taverna