sabato 18 maggio 2013

ALFREDO SOLE: "SI STA PROVVEDENDO"


Io non ho mollato l'ergastolano ostativo Alfredo Sole da Racalmuto

da Calogero Taverna (Note) Sabato 18 maggio 2013 alle ore 10.21


Una cosa è certa: non ho mollato Alfredo Sole l'ergastalano ostativo di Racalmuto. Ora anche i suoi non amichevoli Superiori del suo carcere nelle malinconiche lande meneghine di OPPERA si sono indotti a riconoscere che il 4bis a chi ormai pensa a Hegel Kant e semmai si mette a dilettarsi con i frammenti delle poesie di Saffo il 4bis è davvero una CRUDELTA' di Stato. Angelino Alfano se l'inventò, il suo vicino di casa Alfredo Sole lo sta igniominiosamente subendo oltre ogni limite di tempo previsto dalla stessa legge. Oggi Angelino Alfano è ritornato Ministro degli Interni; potrebbe e dovrebbe ricordarsi di quel provvedimento emblema per far credere che il suo partito o meglio il suo leader-padrone fanno crudelissime lotte alla mafia (solo quella che è finaita all'ergastolo): ma ha solo da contestarsi a Brescia contro giudici di diverso grado e ruolo che all'unisono hanno ritenuto qualcuno o l'UNO colpevole di grande evasione fiscale (io ad esempio rammento certe astuzie scoperte al Secit e funereamente chiamate bare fiscali o pomposamente all'inglese dividend wasching, così come resto un po' umiliato perchè mie cattivissime interrogazioni propinate e fatte sottoscrivere dal mio maestro politico Garavini sono rimeste inevase negli archivi del parlamento).

Sotto elezione un senatotore agrigentino con la gran cassa di Camilleri e con i corifei del giornalismo randagioo del foglietto paesano riuscì a far chiasso sul computerda dieci anni giù nelle cantine del carcere di Opera in attesa che i Superiori finiscano di "star provvedendo". Sembrò che in quattro e quattr'otto il computer veniva ridato ad Alfredo dimostrandosi che io in anni di battaglie ero davvero un poveraccio o come dire uno straccio di difensore. Kafkiano il seguito. Ma subito si disse sarebbe stato dato il computer ad Alfredo. Andò ad Opera il rispettabile senatore Della Vedova; addirittura lo si fece entrare nella cella 2x3 a colloquiare per due ore con Alfredo: Alfredo non si asciò scappare l'occasione: spiegò, chiarì cosa era il 4bis che il parlamentare avrebbe dovuto conoscere a memoria per averlo approvato. Ma quanto al computer "si stava provvedendo": anzi visto che lo si doveva dare, una stanza bella e solatia si destinava non ad uno ma a tanti computer d'ultima concezione e quindi "si stava stava provvedendo"; si pensò di far meglio: un computer per ogni cella e quindi "si stava provvedendo"; ma per sicurezza i computer dovevano collocarsi in tavolinetti fissi al muro e quindi "si stava provvedendo"; occorrevano però maestri d'ascia e muri fabbri d'eccezione e quindi "si stava provvedendo"; risulta che queigli artigiani ad Opera non si trovano ed ancora Alfredo non ha l'uso del computer (magari il suo vecchio catorcio per l'incombente tesi di laurea; ma non c'è da preoccuparsi dopo dieci anni non si smette di star provvedendo.

E tutte quelle influenti personalità finiti plauditissimi sulla stampa e nella telvisione cosa fanno? Hanno altro a cui pensare.

TEMPO FA MI PERMETTO UNA LETTERA UN PO' FUORI I CONVENEVOLI.

Alfredo mi sembra che si sia ripiccato ed è insolitamente altezzoso quasi a sfiorare l'insolenza.

Ecco la botta e risposta:

Spinci viscotta e ciampelli, ma nenti cassata

scrivi a Alfredo Sole

Di Calogero Taverna (da Racalmuto)

La lettera

Carissimo Alfredo

oggi ti viene spedito un pacco di dolci: si tratta delle specialità di Capitano il giovane pasticciere di Racalmuto che non so se ai tuoi tempi era in auge come adesso. Come ti ho detto non ti ho mandato la promessa cassata di ricotta locale

perché non mi viene assicurato un arrivo integro. Capitano mi dice che occorrerebbe una autorizzazione, ma io gli ho detto di mandarti il pacco lo stesso. Vedi tu se puoi preavvisare chi di dovere dicendo la verità e cioè il mittente è il dottore Calogero Taverna già ispettore di vigilanza della Banca d'Italia, già superispettore del SECIT al tempo del rigoroso ministro Reviglio, ed alto. Digli che mi assumo ogni responsabilità e per favore non facciano andare in malora le prelibatezze racalmutesi: magari mangiatevele insieme.

Debbo essere sincero: perché alla tua rispettabile età non cessi di essere "ostativo"; se vogliono collaborazione dagliela. Non vedo quali segreti puoi ora svelare che loro non sanno abbondantemente. Dopo ventun'anni chi puoi più danneggiare? Sono tutti o morti o furbescamente pentiti. Il tuo primo errore? Io son convinto che la mafia non c'entrava per nulla; diciamo che è stato un delitto d'onore (che io stigmatizzo come ogni altro crimine di sangue). Lu 'zza Alfonzu era sboccato e di lingua talora scurrile. Ad un giovane cu lu tascu tuortu potevano saltare i nervi

e freddare chi ti oltraggiava. Se qualcuno gli andava in quella campagna con intenti mafiosi lu 'zza Alfonzu l'avrebbe subito subodorato e l'avrebbe lui fulminato prima che varcava il cancello. Dopo le faide mafiose sono esplose tremende, letali, imperdonabili. Hai sbagliato ed è giusto che paghi, ma perché volerti ostinare ad essere "ostativo". Tu mi dirai che non sei per nulla "ostativo", ma per quello che mi racconti (mettiamo con le tue magliette provocatorie, sei sicuro di esser furbo?). se ti va di essere "rompicoglioni" tu si sutta e paghi lu pizzu. Dicono che nel tuo vecchio ambiente

era d'obbligo dirsi: calati juncu ca passa la china. Sto sbagliando e di grosso: ma io son fatto così. Tuo figlio è molto amico di un romeno che ho preso sotto la mia protezione (economica). E' fidanzato - mi pare- con una bella e brava ragazza. Non sapeva neppure che tu scrivi su articolo21.

Mio padre avrebbe soggiunto: parabbula significa: sceccu! Non ho mai capito cosa significasse, ma mi va lo stesso di ripeterlo qui.

Ti abbraccio ancor più paternamente di prima.

Calogero Taverna

La risposta

Non ho ancora ricevuto il pacchetto di libri di cui mi scrivi. Sono curioso di leggere Luckacs. Per quanto riguarda i dolci, anche Capitano ha torto. Non ci vuole una autorizzazione. A parte il fatto che di dolci entrano solo biscotti che non siano ricoperti di zucchero velato o creme varie, c'è il problema che i pacchi postali (esclusi i pacchi contenenti libri) debbano provenire da un familiare. Se il mittente non è conosciuto, cioè non registrato come parente, neanche lo ritirano il pacco, verrà mandato indietro. Regolamento carcerario. Mi sarebbe piaciuto omaggiare i dolci di quello che a quanto ho capito è il più grande pasticciere racalmutese. Peccato!

Tu poni un quesito molto delicato nella lettera (Spinci viscotta e ciampelle...), ti chiedi e mi domandi perchè non dargli quello che vogliono visto che, tutto sommato, non potrei danneggiare nessuno perchè in un modo o in un altro di quella generazione deviata non c'è più nessuno. Sarà pasadossale ma il punto è questo. A causa del mio nuovo essere, del mio cambiamento. Vedi, nel momento in cui io usassi gli altri (che siano ancora viventi o non) per un tornaconto personale, smetterei di essere chi sono per tornare a essere chi ero. La capacità di fare del male, seppur virtualmente, pur di ottenere benefici personali è completamente disgiunta dal mio modo di concepire la vita. Quella mia e quella degli altri. Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di omertà... Comportamento mafioso o come scrisse un pentito al giornale MALGRADOTUTTO, che "il mio comportamento, cioè il mio voler scontare la galera e non collaborare sia in realtà una sottile vendetta verso di loro". Come dire: "mi taglio l'uccello per fare un dispetto a mia moglie". Cioè, sto passando una vita in carcere solo per fare dispetto a loro che sono pentiti e a cosa? Questo fu il ragionamento di qualcuno. Nulla di tutto questo! Io sono fortemente convinto che chi sbaglia debba pagare. Io ho sbagliato dunque è giusto che paghi. Così come è giusto che una pena debba sapere quando finirà quella pena e l'ergastolo questo non te lo permette. Io agogno la libertà, giorno dopo giorno, ma non la libertà a tutti i costi, ma una libertà meritata da una lunga meditazione e trasformazione dell'essere. Non certo... barattata. Se per qualcuno questo significa non essere resipiscente, beh, allora sono fiero di non esserlo perchè consapevole che mai acquisterò un bene elargendo male.

...E' vero, non avevo ancora detto a mio figlio del mio pezzo su articolo 21. aspettavo di sentirlo a telefono (cioè oggi pomeriggio). Divido le mie telefonate fra la Sicilia e il Belgio, la settimana scorsa è toccato al Belgio, perciò potevo informare mio figlio solo oggi. Lui non è un gran navigatore di computer. Forse è uno dei pochi ragazzi che ne fa volentieri a meno di questa macchina infernale.

Mi fa piacere che sia molto amico di un tuo protetto perchè questo conferma che è amico di un bravo ragazzo, se così non fosse, non sarebbe un tuo protetto.

Comunque sia, mi sono meritato il tuo "parabbula"! Invece di aspettare di telefonare, potevo scriverglielo!!

che ne penso di Sofri? Non ho letto quanto ha scritto su Repubblica. Quando ho saputo del suo articolo era troppo tardi per comprare il quotidiano. Potresti spedirmi l'articolo? Così se c'è da obiettare lo posso fare su articolo 21 ed "istruire" Sofri su cos'è realmente l'ostativo. Oppure condividere quello che dice rinforzandolo.

Mi dispiace che le mie risposte ti arrivino in ritardo, le nostre Poste non sono affidabili, non solo arrivano in ritardo ma molto più spesso di quanto si pensi non arrivano affatto. Dobbiamo rassegnarci alle lumacose tempi delle Poste.

Nella lettera (Il carcere ostativo) che mi hai mandato, la conversazione con Adriano Sofri – Lillo Mendola espone molto chiaramente cos'è l'ergastolo ostativo. E' un gran bell'articolo. Come hai scritto tu, l'interesse si allarga adesso dobbiamo solo sperare che sia un interesse crescente.

Quando riceverai questa lettera avrai già avuto l'incontro con D'Alema. Sono curioso di sapere cosa ne è venuto fuori. Il 2 ottobre c'è anche il convegno al Senato sull'ergastolo. Il 16 novembre alla Bocconi c'è un altro importante convegno "Scienze for Peace" (il dott. Veronesi). Ci saranno anche tutti i ministri della giustizia europei (ci sarà il nostro?). Si parlerà anche lì di ergastolo.

Adesso devo lasciarti. Non invidio Alessandro che dovrà tradurre la mia pessima calligrafia per ribatterla al computer.

Ciao un abbraccio

Alfredo

Mi scoccio: non riesco a comprenderne appieno il senso. Soprattutto non capisco questa frase:

Vedi, nel momento in cui io usassi gli altri (che siano ancora viventi o non) per un tornaconto personale, smetterei di essere chi sono per tornare a essere chi ero. La capacità di fare del male, seppur virtualmente, pur di ottenere benefici personali è completamente disgiunta dal mio modo di concepire la vita. Quella mia e quella degli altri. Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di omertà... Comportamento mafioso o come scrisse un pentito al giornale MALGRADOTUTTO, che "il mio comportamento, cioè il mio voler scontare la galera e non collaborare sia in realtà una sottile vendetta verso di loro". Come dire: "mi taglio l'uccello per fare un dispetto a mia moglie". Cioè, sto passando una vita in carcere solo per fare dispetto a loro che sono pentiti e a cosa? Questo fu il ragionamento di qualcuno. Nulla di tutto questo! Io sono fortemente convinto che chi sbaglia debba pagare. Io ho sbagliato dunque è giusto che paghi. Così come è giusto che una pena debba sapere quando finirà quella pena e l'ergastolo questo non te lo permette. Io agogno la libertà, giorno dopo giorno, ma non la libertà a tutti i costi, ma una libertà

meritata da una lunga meditazione e trasformazione dell'essere. Non certo... barattata. Se per qualcuno questo significa non essere resipiscente, beh, allora sono fiero di non esserlo perchè consapevole che mai acquisterò un bene elargendo male.

La coda è scontata; il nucleo svela un chiodo fisso di Alfredo; anche altra volta era stato così stizzosamente perentorio. Stamani di ritorno da Avezzano dopo un rassicurante referto medico ho creduto all'improvviso di capire. Se ho ben capito allora mi crolla tutto il castello che avevo messo sù sulla averticalità della mafia racalmutese. Forse un "ordinamento" parastatuale a Racalmuto è davvero esistito: ha normativa sua propria; vieta l'intesa col "nemico" soprattutto con quell'altro "ordinamento" positivo dello Stato; l'infame va punito e se un pentimento "proficuo" può giovare a chi dentro l'ordinamento parastatuale si è macchiato di condotta antidoverosa secondo quei codici d'onore, il pentimento collaborativo non è ammissibile, costi quel che costi. ALLUCINANTE. Spero solo di aver capito male. Comunque, questa la nota mia di risposta immediata.

Mangiatevi le prelibatezze di Capitano alla mia salute

scrivi a Alfredo Sole

Di Calogero Taverna (da Santa Lucia di Fiamignano)

La lettera

Carissimo Alfredo

quanto al pacco delle prelibatezze del signor Capitano questo regolamento carcerario è davvero singolare. Se i dolci li possono mandare solo i parenti, beh! io mi accredito come padre elettivo e i dolci li dovrebbero ritirare e tutti insieme secondini ed ergastolani ostativi o non resipiscenti che siano mangiarseli magari alla mia salute.

A forza di fare quello che sto facendo mi stanno accreditando come combattente contro l\'ergastolo. Anche mio cugino Nicolò Falci montedorese di nascita mi addita come uno che potrei fare qualcosa. Magari! e ben volentieri. Debbo per onestà precisare che a me interessa di più il modus punendi et espiandi anziché la durata. Penso che un carcere di trent\'anni inflitto con i sistemi dell\'art. 41bis cone le invenzioni della mancata

resipiscenza o dell\'ostatività può essere più devastante di

un ergastolo umanizzato e applicato secondo costituzione. A me interessa di più la revisione quinquennale seria et ope judecis togatoi nel rispetto dei diritti dell\'uomo (il carcerato, l\'ergastolano l\'imputato restano uomini o donne con le dignità acquisite nelle società più evolute del terzo millennio). Ne parlai altra volta e non mi va di ripetermi.

Mi accorgo di avere l\'altra volta toccato un nerbo scoperto. C\'è di mezzo la tua vita, mica la mia. Non ho diritto alcuno a pontificare o imbonire. Una cosa però fammela aggiungere: diciamo che anch\'io sono o sono stato uomo di legge. So come ragioniamo noi di codesta terribile casta. Se qualcuno ci viene a dire che mai tradirà qualche altro pensiamo subito a chissà quale segreto ci occulta. Siamo diffidenti e sospettosi.

Guai a chi cade nella nostra rete inquisitoria. Il Santo Ufficio - diversamente da quello che pensano tanti dotti ignoranti - fu tribunale preferito

dai ribaldi del tempo e facevano carte false pur di sottrarsi ai tribunali laici e rimettersi a quello fatto di preti, prelati e legulei in utroque vestiti di nero. Si fingevano persino diaconi quelli che pur erano scorridori di strada. Un tizio che disse di chiamarsi fra\' Diego La Matina (le carte della matrice avvalorano la mia supposizione) fu così che si sottrasse un paio di volte all\'impiccagione sul posto. Ne scrivo nei miei libri.

Imbecilli credono che io faccia il demente.

E qui la chiudo.

Ti abbraccio PATERNAMENTE Calogero Taverna

Senonché nel frattempo arriva questa strana e-mail cui rispondo alla lontana.

Ciao Lillo,

come da istruzioni di Nico, che ci legge in copia e che ringrazio di cuore, ti scrivo per mettermi in contatto e farti avere la locandina della serata che teniamo venerdi 12 a Cassina de’ Pecchi.

Mi farebbe piacere conoscerti in questa od altra occasione per confrontare le ns comuni esperienze sugli ostativi.

Ti inserisco nel frattempo nel gruppo "AMICI DI CARMELO" cui invio periodicamente le notizie che ricevo.

A presto

Beppe

Cell. 348/2208238

Da: Nicolò Falci [mailto:falci.nicolo@tiscali.it]

Inviato: mercoledì 10 ottobre 2012 13:15

A: 'Giuseppe Moretti'

Cc: 'Calogero taverna'

Oggetto: R: sacro e profano

Ciao Beppe,

come vedi, la risposta a questa tua mail è inviata per copia a Calogero Taverna, mio secondo cugino, che, come te, ha preso a cuore la situazione delle persone assoggettate all’ergastolo ostativo. Calogero (ma puoi chiamarlo Lillo, come faccio io e come fanno tutte le persone che lo conoscono) è persona colta e disponibile che ti potrà essere utile nella tua lotta all’eliminazione di quella pratica detentiva.

Ciao e ancora grazie per le parole di conforto che mi hai scritto per la scomparsa di mio fratello.

Nico

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Cari amici,

vi scrivo questa mail innanzitutto come pro memoria della serata sulle carceri e in particolare sull’ergastolo ostativo di cui vi avevo dato anticipazione qualche tempo fa.

Nel contempo colgo l’occasione per segnalarvi un‘altra serata decisamente meno impegnativa, nella quale farò il mio esordio teatrale in una compagnia locale cimentandomi in modo amatoriale accanto a attori di consumata e provata bravura. La cosa non vi meravigli perchè mi è servita in questo periodo per distrarmi un poco dalla quotidianità dei problemi che purtroppo in questo momento non mancano. La commedia è veramente divertente e mi auguro vi possa indurre a qualche sana risata, spero per la trama con le sue esilaranti gag e non per il Beppe attore.

Vi allego pertanto le locandine di entrambe gli eventi (per il primo occorre un poco di disposizione d’animo ad una problematica non facile, per il secondo occorre al massimo dotarsi di…qualche pomodoro)

Nella speranza di incontrarvi, un caro saluto

Beppe

P.S. mi scuso con chi di voi riceva questa mail due volte per il fatto che è presente in entrambi i gruppi di amici cui è indirizzata

IL CARCERE,

L’ERGASTOLO

OSTATIVO,

LE PENE ED ALTRO

RELATORI

MIRKO MAZZALI

vice-presidente Commissione carceri di Milano

ROBERTA COSSIA

giudice di sorveglianza Tribunale di Milano

LUCIANO EUSEBI

docente in Diritto penale all’Università Cattolica

Coordina: SILVANA MARANGELLI

Ingresso libero

Serata di approfondimento e riflessione sulla situazione del carcere

in Italia, a partire dal tema dell'ergastolo ostativo e dal caso di Carmelo

Musumeci, per proseguire con le condizioni di vita, i suicidi sia

dei detenuti che delle guardie, il sovraffollamento, le pene alternative

e altro.

Venerdì 12 ottobre ore 21,00

Chiesetta di Via Roma 19

Cassina de’ Pecchi

Carissimo Beppe

tolgo di mezzo tutti i convenevoli che peraltro non mi si addicono sia per la mia età (che si direbbe veneranda ma a me pesa), sia per il mio spigolosissimo carattere. Pane al pane, vino al vino ... a prescindere. Diciamo subito che non mi sento un incandescente abolizionista dell'ergastolo. Il c.d. ergastolo ostativo non l'ho studiato nei lontanissimi anni di giurisprudenza. Credo che sia una misura amministrativa che un ex giudice giurgintano alquanto "birrittieri" passò sottobanco ad un suo e mio quasi compaesano a nome Alfano, che, figurati quasi a forgiarsi con poco familiari panni di antimafia fattura, voleva dimostrare di essere più persecutore dei persecutori dei pessimi mafiosi delle cosche altrui. Se finiva il 41bis per "decorrenza dei termini" e il mafioso non era ancora divenuto gradevole delatore a comando eccoti un be'l' "ostativo" come prima peggio di prima, magari perché all'esame di una paciosa giudìcessa meneghina non eri risultato abbastanza " resipiscente".

Mi imbatto con un mio paesano già pluriergastolano, già art. 41 bis, già non molto "resipiscente", ed ora ancora ostativo, vent'anni e più dopo delitti che dirli efferati è dir poco. Ne avevo scritto in un libro che nessunoi conosce (RACALMUTO NEI MILLENNI) - quando non lo conoscevo- in termini incazzatissimi. Ne ho letto in un libro di successo (I RAGAZZI DI REGALPETRA del mio compaesano Gaetano Savatteri). Non ho fatto i debiti collegamenti con il mio precedente antieroe. Muore l'arciprete del mio paese, un sanguigno contadino cui molto mi legava anche se navigavano in opposti pelaghi ideologici. Subentra un'anima bella, pio, quasi mistico, tutto aduso a sublimare i peccatori (anche quelli impuberi, peccatori solo per quella faccenda della mela proibita); tutto sommato un compagno d'infanzia quando entrambi soffrivamo le pene dell'inferno in un castello chiaramontano agrigentino divenuto insopportabile carcere minorile (ad onta di quello che scrive il mio amico padre Pirrera, l'unico prete intelligente in tonaca che sia residuato nella terra di Pirandello). Mi dava ai nervi con il suo voler schiacciare la storia - anche quella gloriosa della sua eccelsìa racalmutese -per desessualizzarci tutti quanti in modo da volare il più presto possibile tra i cieli per gustare incorporee delizie consone ai poveri di spirito. Rammentai la faccenda del buon ladrone. Mi sovveniva una piéce cinematografica di Pasolini finita sotto processo per oltraggio alla religione. Divenni caustico in un commento ad un meschinello blog di paese.

Mi trovo ora ad apprire quello che non sono: un abolizionista carcerario. Forse ora qualche idea più disincantata sul mio conto tela sei fatta. Una cosa però potresti fare: scrivere a MALGRADOTUTTO (è web rintracciabile in Internet): prendere contatto con un rampante giovane giornalista del luogo ed amministratore del teatro riesumato da Leonardo Sciascia. Anche lì potresti portare la tua iniziativa. Vi potrebbe partecipare persino l'autore dell'OSTATIVO, e non mancherebbero Tanu Savatteri e i tanti coreuti dell'antimafia agrigentina. Se invitato potrei partecipare anch'io come voce discorde.

Ma Alfredo Sole non cessa di sorprendermi. Rinpondendo tardivamente ad una precedente mia lettera sovverte toni e filosofie ed ecco come ora mi spiazza. Tutto da rifare dunque.

Non scriverò più niente su di te

scrivi a Alfredo Sole

Di Calogero Taverna (da Santa Lucia di Fiamignano)

La lettera

Carissimo Alfredo

oggi il blog del mio non amato Scimé pubblica come tua corrispondenza diretta l'articolo che hai inviato (e pubblicato su mia pressione) sul prestigioso giornale on line dell'on. Giulietti e del mio amico Tommaso Fulfaro ARTICOLO21.org. Questo la dice lunga sulla correttezza giornalistica dei nostri compaesani blogger. Ma meglio così: il tuo caso sta facendo rumore e come. Credo però che il tentato suicidio di quel giudice che ti è compagno di carcere ad Opera stia facendo un poco dirottare l'attenzione per te. O forse ti sta giovando. Non so. Quello che comincio a sapere è che io se ti voglio bene -e tu sai che te ne voglio tanto anche se non ci siamo mai visti né abbiamo mai parlato di persona - mi faccia un po' da parte. In paese ad esempio l'invidia ed anche un certo terrore nei miei confronti diventano sempre più palpabili. Forse desisterò persino dallo scrivere quel libro su di te di cui ti parlavo. Qualche maligno penserebbe che voglio approfittarne per farmi della pubblicità sulla scia del nostro beneamato Tanu. Ti prego però di dare risposta alla caterva di lettere che risultano malinconicamente inevase da troppo tempo. A me mi puoi liquidare che so con un semplice grazie o magari con un apodittico: non sono d'accordo. Ma vedo che ti scrivono anche anime buone che hanno bisogno del tuo conforto. Certo c'è anche chi vuole sapere da te come è l'insegnamento letterario nel carcere. Forse vorrà farne una esperienza diretta. Quel che ti scrive il signor Scimé non l'ho capito. Spero di capire qualcosa di più dalla tua risposta. I miei studi di microstoria mi portano a sogghignare quando vedo taluno assurgere a paladino dell'antimafia, ignaro di qualche sua agnazione abigeatica.

Con affetto Calogero

La risposta

La risposta a questa lettera mi ricollega all'altra tua lettera, dove dici che "non scriverai più niente su di me". Parliamo prima della decisione di scrivere un libro. Se quello che ho letto è l'esordio di un libro, non riesco ad immaginare quale sarà il cuore. Ho letto i tuoi libri e sei diventato uno dei miei scrittori preferiti. Mandami in anteprima quello che man mano scriverai se vuoi, ma non credo che troverei qualcosa che non sarà di mio gradimento. Non vedo l'ora di iniziare a leggere quello che scriverai.

Nella lettera che segue quella di Scimè mi scrivi che forse non scriverai più neanche il libro. Questo mi dispiace molto. Il fatto che qualcuno possa pensare che tu possa approfittarti per farti pubblicità è un problema di questo qualcuno non certo tuo, né mio. Chi se ne frega di cosa possano pensare o di gelosie varie? Mi ero assopito, se non quasi rassegnato a non avere più armi per combattere una lotta per la vita, tu mi hai dato l'energia necessaria per potermi rialzare, mi hai spronato a continuare e seppur non vincerò mai questa battaglia, non posso rimpiangere di non averci provato. Cosa ti fa pensare che io possa liquidarti con un grazie o con un apodittico: non sono d'accordo? Nulla di questo è contemplato in un amicizia.

Mi dici che non hai ancora le risposte a una catena di tue lettere. Purtroppo le mie risposte non possono arrivare in tempi brevi. Tu scrivi sul sito, poi a me vengono spedite con la Posta tradizionale, devo rispondere e se mi arrivano di venerdì la posta in uscita non partirà prima di lunedì. Questa arriva a Firenze, deve essere battuta a computer e inserita sul sito. Purtroppo i tempi sono maledettamente lunghi. Ci sono anche casi in cui si smarriscano le lettere, sia in uscita che in entrata. Non è solo il ritardo il problema, infatti non è cosa rara che la lettera sia in entrata che in uscita non arrivi mai al destinatario, semplicemente si "perdano".

Torna sui tuoi passi e scrivilo quel libro.

Ti ho scritto una lettera all'indirizzo di Roma.

Ciao un abbraccio

Alfredo

Io non ho mollato l'ergastolano ostativo Alfredo Sole da Racalmuto


Io non ho mollato l'ergastolano ostativo Alfredo Sole da Racalmuto

da Calogero Taverna (Note) Sabato 18 maggio 2013 alle ore 10.21






 








 




Una cosa è certa: non ho mollato Alfredo Sole l'ergastalano ostativo di Racalmuto. Ora anche i suoi non amichevoli Superiori del suo carcere nelle malinconiche lande meneghine di OPPERA si sono indotti a riconoscere che il 4bis a chi ormai pensa a Hegel Kant e semmai si mette a dilettarsi con i frammenti delle poesie di Saffo il 4bis è davvero una CRUDELTA' di Stato. Angelino Alfano se l'inventò, il suo vicino di casa Alfredo Sole lo sta igniominiosamente subendo oltre ogni limite di tempo previsto dalla stessa legge. Oggi Angelino Alfano è ritornato Ministro degli Interni; potrebbe e dovrebbe ricordarsi di quel provvedimento emblema per far credere che il suo partito o meglio il suo leader-padrone fanno crudelissime lotte alla mafia (solo quella che è finaita all'ergastolo): ma ha solo da contestarsi a Brescia contro giudici di diverso grado e ruolo che all'unisono hanno ritenuto qualcuno o l'UNO colpevole di grande evasione fiscale (io ad esempio rammento certe astuzie scoperte al Secit e funereamente chiamate bare fiscali o pomposamente all'inglese dividend wasching, così come resto un po' umiliato perchè mie cattivissime interrogazioni propinate e fatte sottoscrivere dal mio maestro politico Garavini sono rimeste inevase negli archivi del parlamento).

Sotto elezione un senatotore agrigentino con la gran cassa di Camilleri e con i corifei del giornalismo randagioo del foglietto paesano riuscì a far chiasso sul computerda dieci anni giù nelle cantine del carcere di Opera in attesa che i Superiori finiscano di "star provvedendo". Sembrò che in quattro e quattr'otto il computer veniva ridato ad Alfredo dimostrandosi che io in anni di battaglie ero davvero un poveraccio o come dire uno straccio di difensore. Kafkiano il seguito. Ma subito si disse sarebbe stato dato il computer ad Alfredo. Andò ad Opera il rispettabile senatore Della Vedova; addirittura lo si fece entrare nella cella 2x3 a colloquiare per due ore con Alfredo: Alfredo non si asciò scappare l'occasione: spiegò, chiarì cosa era il 4bis che il parlamentare avrebbe dovuto conoscere a memoria per averlo approvato. Ma quanto al computer "si stava provvedendo": anzi visto che lo si doveva dare, una stanza bella e solatia si destinava non ad uno ma a tanti computer d'ultima concezione e quindi "si stava stava provvedendo"; si pensò di far meglio: un computer per ogni cella e quindi "si stava provvedendo"; ma per sicurezza i computer dovevano collocarsi in tavolinetti fissi al muro e quindi "si stava provvedendo"; occorrevano però maestri d'ascia e muri fabbri d'eccezione e quindi "si stava provvedendo"; risulta che queigli artigiani ad Opera non si trovano ed ancora Alfredo non ha l'uso del computer (magari il suo vecchio catorcio per l'incombente tesi di laurea; ma non c'è da preoccuparsi dopo dieci anni non si smette di star provvedendo.

E tutte quelle influenti personalità finiti plauditissimi sulla stampa e nella telvisione cosa fanno? Hanno altro a cui pensare.

TEMPO FA MI PERMETTO UNA LETTERA UN PO' FUORI I CONVENEVOLI.

Alfredo mi sembra che si sia ripiccato ed è insolitamente altezzoso quasi a sfiorare l'insolenza.

Ecco la botta e risposta:

Spinci viscotta e ciampelli, ma nenti cassata

scrivi a Alfredo Sole

Di Calogero Taverna (da Racalmuto)

La lettera

Carissimo Alfredo

oggi ti viene spedito un pacco di dolci: si tratta delle specialità di Capitano il giovane pasticciere di Racalmuto che non so se ai tuoi tempi era in auge come adesso. Come ti ho detto non ti ho mandato la promessa cassata di ricotta locale

perché non mi viene assicurato un arrivo integro. Capitano mi dice che occorrerebbe una autorizzazione, ma io gli ho detto di mandarti il pacco lo stesso. Vedi tu se puoi preavvisare chi di dovere dicendo la verità e cioè il mittente è il dottore Calogero Taverna già ispettore di vigilanza della Banca d'Italia, già superispettore del SECIT al tempo del rigoroso ministro Reviglio, ed alto. Digli che mi assumo ogni responsabilità e per favore non facciano andare in malora le prelibatezze racalmutesi: magari mangiatevele insieme.

Debbo essere sincero: perché alla tua rispettabile età non cessi di essere "ostativo"; se vogliono collaborazione dagliela. Non vedo quali segreti puoi ora svelare che loro non sanno abbondantemente. Dopo ventun'anni chi puoi più danneggiare? Sono tutti o morti o furbescamente pentiti. Il tuo primo errore? Io son convinto che la mafia non c'entrava per nulla; diciamo che è stato un delitto d'onore (che io stigmatizzo come ogni altro crimine di sangue). Lu 'zza Alfonzu era sboccato e di lingua talora scurrile. Ad un giovane cu lu tascu tuortu potevano saltare i nervi

e freddare chi ti oltraggiava. Se qualcuno gli andava in quella campagna con intenti mafiosi lu 'zza Alfonzu l'avrebbe subito subodorato e l'avrebbe lui fulminato prima che varcava il cancello. Dopo le faide mafiose sono esplose tremende, letali, imperdonabili. Hai sbagliato ed è giusto che paghi, ma perché volerti ostinare ad essere "ostativo". Tu mi dirai che non sei per nulla "ostativo", ma per quello che mi racconti (mettiamo con le tue magliette provocatorie, sei sicuro di esser furbo?). se ti va di essere "rompicoglioni" tu si sutta e paghi lu pizzu. Dicono che nel tuo vecchio ambiente

era d'obbligo dirsi: calati juncu ca passa la china. Sto sbagliando e di grosso: ma io son fatto così. Tuo figlio è molto amico di un romeno che ho preso sotto la mia protezione (economica). E' fidanzato - mi pare - con una bella e brava ragazza. Non sapeva neppure che tu scrivi su articolo21.

Mio padre avrebbe soggiunto: parabbula significa: sceccu! Non ho mai capito cosa significasse, ma mi va lo stesso di ripeterlo qui.

Ti abbraccio ancor più paternamente di prima.

Calogero Taverna

La risposta

Non ho ancora ricevuto il pacchetto di libri di cui mi scrivi. Sono curioso di leggere Luckacs. Per quanto riguarda i dolci, anche Capitano ha torto. Non ci vuole una autorizzazione. A parte il fatto che di dolci entrano solo biscotti che non siano ricoperti di zucchero velato o creme varie, c'è il problema che i pacchi postali (esclusi i pacchi contenenti libri) debbano provenire da un familiare. Se il mittente non è conosciuto, cioè non registrato come parente, neanche lo ritirano il pacco, verrà mandato indietro. Regolamento carcerario. Mi sarebbe piaciuto omaggiare i dolci di quello che a quanto ho capito è il più grande pasticciere racalmutese. Peccato!

Tu poni un quesito molto delicato nella lettera (Spinci viscotta e ciampelle...), ti chiedi e mi domandi perchè non dargli quello che vogliono visto che, tutto sommato, non potrei danneggiare nessuno perchè in un modo o in un altro di quella generazione deviata non c'è più nessuno. Sarà pasadossale ma il punto è questo. A causa del mio nuovo essere, del mio cambiamento. Vedi, nel momento in cui io usassi gli altri (che siano ancora viventi o non) per un tornaconto personale, smetterei di essere chi sono per tornare a essere chi ero. La capacità di fare del male, seppur virtualmente, pur di ottenere benefici personali è completamente disgiunta dal mio modo di concepire la vita. Quella mia e quella degli altri. Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di omertà... Comportamento mafioso o come scrisse un pentito al giornale MALGRADOTUTTO, che "il mio comportamento, cioè il mio voler scontare la galera e non collaborare sia in realtà una sottile vendetta verso di loro". Come dire: "mi taglio l'uccello per fare un dispetto a mia moglie". Cioè, sto passando una vita in carcere solo per fare dispetto a loro che sono pentiti e a cosa? Questo fu il ragionamento di qualcuno. Nulla di tutto questo! Io sono fortemente convinto che chi sbaglia debba pagare. Io ho sbagliato dunque è giusto che paghi. Così come è giusto che una pena debba sapere quando finirà quella pena e l'ergastolo questo non te lo permette. Io agogno la libertà, giorno dopo giorno, ma non la libertà a tutti i costi, ma una libertà meritata da una lunga meditazione e trasformazione dell'essere. Non certo... barattata. Se per qualcuno questo significa non essere resipiscente, beh, allora sono fiero di non esserlo perchè consapevole che mai acquisterò un bene elargendo male.

...E' vero, non avevo ancora detto a mio figlio del mio pezzo su articolo 21. aspettavo di sentirlo a telefono (cioè oggi pomeriggio). Divido le mie telefonate fra la Sicilia e il Belgio, la settimana scorsa è toccato al Belgio, perciò potevo informare mio figlio solo oggi. Lui non è un gran navigatore di computer. Forse è uno dei pochi ragazzi che ne fa volentieri a meno di questa macchina infernale.

Mi fa piacere che sia molto amico di un tuo protetto perchè questo conferma che è amico di un bravo ragazzo, se così non fosse, non sarebbe un tuo protetto.

Comunque sia, mi sono meritato il tuo "parabbula"! Invece di aspettare di telefonare, potevo scriverglielo!!

che ne penso di Sofri? Non ho letto quanto ha scritto su Repubblica. Quando ho saputo del suo articolo era troppo tardi per comprare il quotidiano. Potresti spedirmi l'articolo? Così se c'è da obiettare lo posso fare su articolo 21 ed "istruire" Sofri su cos'è realmente l'ostativo. Oppure condividere quello che dice rinforzandolo.

Mi dispiace che le mie risposte ti arrivino in ritardo, le nostre Poste non sono affidabili, non solo arrivano in ritardo ma molto più spesso di quanto si pensi non arrivano affatto. Dobbiamo rassegnarci alle lumacose tempi delle Poste.

Nella lettera (Il carcere ostativo) che mi hai mandato, la conversazione con Adriano Sofri – Lillo Mendola espone molto chiaramente cos'è l'ergastolo ostativo. E' un gran bell'articolo. Come hai scritto tu, l'interesse si allarga adesso dobbiamo solo sperare che sia un interesse crescente.

Quando riceverai questa lettera avrai già avuto l'incontro con D'Alema. Sono curioso di sapere cosa ne è venuto fuori. Il 2 ottobre c'è anche il convegno al Senato sull'ergastolo. Il 16 novembre alla Bocconi c'è un altro importante convegno "Scienze for Peace" (il dott. Veronesi). Ci saranno anche tutti i ministri della giustizia europei (ci sarà il nostro?). Si parlerà anche lì di ergastolo.

Adesso devo lasciarti. Non invidio Alessandro che dovrà tradurre la mia pessima calligrafia per ribatterla al computer.

Ciao un abbraccio

Alfredo

Mi scoccio: non riesco a comprenderne appieno il senso. Soprattutto non capisco questa frase:

Vedi, nel momento in cui io usassi gli altri (che siano ancora viventi o non) per un tornaconto personale, smetterei di essere chi sono per tornare a essere chi ero. La capacità di fare del male, seppur virtualmente, pur di ottenere benefici personali è completamente disgiunta dal mio modo di concepire la vita. Quella mia e quella degli altri. Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di omertà... Comportamento mafioso o come scrisse un pentito al giornale MALGRADOTUTTO, che "il mio comportamento, cioè il mio voler scontare la galera e non collaborare sia in realtà una sottile vendetta verso di loro". Come dire: "mi taglio l'uccello per fare un dispetto a mia moglie". Cioè, sto passando una vita in carcere solo per fare dispetto a loro che sono pentiti e a cosa? Questo fu il ragionamento di qualcuno. Nulla di tutto questo! Io sono fortemente convinto che chi sbaglia debba pagare. Io ho sbagliato dunque è giusto che paghi. Così come è giusto che una pena debba sapere quando finirà quella pena e l'ergastolo questo non te lo permette. Io agogno la libertà, giorno dopo giorno, ma non la libertà a tutti i costi, ma una libertà

meritata da una lunga meditazione e trasformazione dell'essere. Non certo... barattata. Se per qualcuno questo significa non essere resipiscente, beh, allora sono fiero di non esserlo perchè consapevole che mai acquisterò un bene elargendo male.

La coda è scontata; il nucleo svela un chiodo fisso di Alfredo; anche altra volta era stato così stizzosamente perentorio. Stamani di ritorno da Avezzano dopo un rassicurante referto medico ho creduto all'improvviso di capire. Se ho ben capito allora mi crolla tutto il castello che avevo messo sù sulla averticalità della mafia racalmutese. Forse un "ordinamento" parastatuale a Racalmuto è davvero esistito: ha normativa sua propria; vieta l'intesa col "nemico" soprattutto con quell'altro "ordinamento" positivo dello Stato; l'infame va punito e se un pentimento "proficuo" può giovare a chi dentro l'ordinamento parastatuale si è macchiato di condotta antidoverosa secondo quei codici d'onore, il pentimento collaborativo non è ammissibile, costi quel che costi. ALLUCINANTE. Spero solo di aver capito male. Comunque, questa la nota mia di risposta immediata.

Mangiatevi le prelibatezze di Capitano alla mia salute

scrivi a Alfredo Sole

Di Calogero Taverna (da Santa Lucia di Fiamignano)

La lettera

Carissimo Alfredo

quanto al pacco delle prelibatezze del signor Capitano questo regolamento carcerario è davvero singolare. Se i dolci li possono mandare solo i parenti, beh! io mi accredito come padre elettivo e i dolci li dovrebbero ritirare e tutti insieme secondini ed ergastolani ostativi o non resipiscenti che siano mangiarseli magari alla mia salute.

A forza di fare quello che sto facendo mi stanno accreditando come combattente contro l\'ergastolo. Anche mio cugino Nicolò Falci montedorese di nascita mi addita come uno che potrei fare qualcosa. Magari! e ben volentieri. Debbo per onestà precisare che a me interessa di più il modus punendi et espiandi anziché la durata. Penso che un carcere di trent\'anni inflitto con i sistemi dell\'art. 41bis cone le invenzioni della mancata

resipiscenza o dell\'ostatività può essere più devastante di

un ergastolo umanizzato e applicato secondo costituzione. A me interessa di più la revisione quinquennale seria et ope judecis togatoi nel rispetto dei diritti dell\'uomo (il carcerato, l\'ergastolano l\'imputato restano uomini o donne con le dignità acquisite nelle società più evolute del terzo millennio). Ne parlai altra volta e non mi va di ripetermi.

Mi accorgo di avere l\'altra volta toccato un nerbo scoperto. C\'è di mezzo la tua vita, mica la mia. Non ho diritto alcuno a pontificare o imbonire. Una cosa però fammela aggiungere: diciamo che anch\'io sono o sono stato uomo di legge. So come ragioniamo noi di codesta terribile casta. Se qualcuno ci viene a dire che mai tradirà qualche altro pensiamo subito a chissà quale segreto ci occulta. Siamo diffidenti e sospettosi.

Guai a chi cade nella nostra rete inquisitoria. Il Santo Ufficio - diversamente da quello che pensano tanti dotti ignoranti - fu tribunale preferito

dai ribaldi del tempo e facevano carte false pur di sottrarsi ai tribunali laici e rimettersi a quello fatto di preti, prelati e legulei in utroque vestiti di nero. Si fingevano persino diaconi quelli che pur erano scorridori di strada. Un tizio che disse di chiamarsi fra\' Diego La Matina (le carte della matrice avvalorano la mia supposizione) fu così che si sottrasse un paio di volte all\'impiccagione sul posto. Ne scrivo nei miei libri.

Imbecilli credono che io faccia il demente.

E qui la chiudo.

Ti abbraccio PATERNAMENTE Calogero Taverna

Senonché nel frattempo arriva questa strana e-mail cui rispondo alla lontana.

Ciao Lillo,

come da istruzioni di Nico, che ci legge in copia e che ringrazio di cuore, ti scrivo per mettermi in contatto e farti avere la locandina della serata che teniamo venerdi 12 a Cassina de’ Pecchi.

Mi farebbe piacere conoscerti in questa od altra occasione per confrontare le ns comuni esperienze sugli ostativi.

Ti inserisco nel frattempo nel gruppo "AMICI DI CARMELO" cui invio periodicamente le notizie che ricevo.

A presto

Beppe

Cell. 348/2208238

Da: Nicolò Falci [mailto:falci.nicolo@tiscali.it]

Inviato: mercoledì 10 ottobre 2012 13:15

A: 'Giuseppe Moretti'

Cc: 'Calogero taverna'

Oggetto: R: sacro e profano

Ciao Beppe,

come vedi, la risposta a questa tua mail è inviata per copia a Calogero Taverna, mio secondo cugino, che, come te, ha preso a cuore la situazione delle persone assoggettate all’ergastolo ostativo. Calogero (ma puoi chiamarlo Lillo, come faccio io e come fanno tutte le persone che lo conoscono) è persona colta e disponibile che ti potrà essere utile nella tua lotta all’eliminazione di quella pratica detentiva.

Ciao e ancora grazie per le parole di conforto che mi hai scritto per la scomparsa di mio fratello.

Nico

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Cari amici,

vi scrivo questa mail innanzitutto come pro memoria della serata sulle carceri e in particolare sull’ergastolo ostativo di cui vi avevo dato anticipazione qualche tempo fa.

Nel contempo colgo l’occasione per segnalarvi un‘altra serata decisamente meno impegnativa, nella quale farò il mio esordio teatrale in una compagnia locale cimentandomi in modo amatoriale accanto a attori di consumata e provata bravura. La cosa non vi meravigli perchè mi è servita in questo periodo per distrarmi un poco dalla quotidianità dei problemi che purtroppo in questo momento non mancano. La commedia è veramente divertente e mi auguro vi possa indurre a qualche sana risata, spero per la trama con le sue esilaranti gag e non per il Beppe attore.

Vi allego pertanto le locandine di entrambe gli eventi (per il primo occorre un poco di disposizione d’animo ad una problematica non facile, per il secondo occorre al massimo dotarsi di…qualche pomodoro)

Nella speranza di incontrarvi, un caro saluto

Beppe

P.S. mi scuso con chi di voi riceva questa mail due volte per il fatto che è presente in entrambi i gruppi di amici cui è indirizzata

IL CARCERE,

L’ERGASTOLO

OSTATIVO,

LE PENE ED ALTRO

RELATORI

MIRKO MAZZALI

vice-presidente Commissione carceri di Milano

ROBERTA COSSIA

giudice di sorveglianza Tribunale di Milano

LUCIANO EUSEBI

docente in Diritto penale all’Università Cattolica

Coordina: SILVANA MARANGELLI

Ingresso libero

Serata di approfondimento e riflessione sulla situazione del carcere

in Italia, a partire dal tema dell'ergastolo ostativo e dal caso di Carmelo

Musumeci, per proseguire con le condizioni di vita, i suicidi sia

dei detenuti che delle guardie, il sovraffollamento, le pene alternative

e altro.

Venerdì 12 ottobre ore 21,00

Chiesetta di Via Roma 19

Cassina de’ Pecchi

Carissimo Beppe

tolgo di mezzo tutti i convenevoli che peraltro non mi si addicono sia per la mia età (che si direbbe veneranda ma a me pesa), sia per il mio spigolosissimo carattere. Pane al pane, vino al vino ... a prescindere. Diciamo subito che non mi sento un incandescente abolizionista dell'ergastolo. Il c.d. ergastolo ostativo non l'ho studiato nei lontanissimi anni di giurisprudenza. Credo che sia una misura amministrativa che un ex giudice giurgintano alquanto "birrittieri" passò sottobanco ad un suo e mio quasi compaesano a nome Alfano, che, figurati quasi a forgiarsi con poco familiari panni di antimafia fattura, voleva dimostrare di essere più persecutore dei persecutori dei pessimi mafiosi delle cosche altrui. Se finiva il 41bis per "decorrenza dei termini" e il mafioso non era ancora divenuto gradevole delatore a comando eccoti un be'l' "ostativo" come prima peggio di prima, magari perché all'esame di una paciosa giudìcessa meneghina non eri risultato abbastanza " resipiscente".

Mi imbatto con un mio paesano già pluriergastolano, già art. 41 bis, già non molto "resipiscente", ed ora ancora ostativo, vent'anni e più dopo delitti che dirli efferati è dir poco. Ne avevo scritto in un libro che nessunoi conosce (RACALMUTO NEI MILLENNI) - quando non lo conoscevo - in termini incazzatissimi. Ne ho letto in un libro di successo (I RAGAZZI DI REGALPETRA del mio compaesano Gaetano Savatteri). Non ho fatto i debiti collegamenti con il mio precedente antieroe. Muore l'arciprete del mio paese, un sanguigno contadino cui molto mi legava anche se navigavano in opposti pelaghi ideologici. Subentra un'anima bella, pio, quasi mistico, tutto aduso a sublimare i peccatori (anche quelli impuberi, peccatori solo per quella faccenda della mela proibita); tutto sommato un compagno d'infanzia quando entrambi soffrivamo le pene dell'inferno in un castello chiaramontano agrigentino divenuto insopportabile carcere minorile (ad onta di quello che scrive il mio amico padre Pirrera, l'unico prete intelligente in tonaca che sia residuato nella terra di Pirandello). Mi dava ai nervi con il suo voler schiacciare la storia - anche quella gloriosa della sua eccelsìa racalmutese - per desessualizzarci tutti quanti in modo da volare il più presto possibile tra i cieli per gustare incorporee delizie consone ai poveri di spirito. Rammentai la faccenda del buon ladrone. Mi sovveniva una piéce cinematografica di Pasolini finita sotto processo per oltraggio alla religione. Divenni caustico in un commento ad un meschinello blog di paese.

Mi trovo ora ad apprire quello che non sono: un abolizionista carcerario. Forse ora qualche idea più disincantata sul mio conto tela sei fatta. Una cosa però potresti fare: scrivere a MALGRADOTUTTO (è web rintracciabile in Internet): prendere contatto con un rampante giovane giornalista del luogo ed amministratore del teatro riesumato da Leonardo Sciascia. Anche lì potresti portare la tua iniziativa. Vi potrebbe partecipare persino l'autore dell'OSTATIVO, e non mancherebbero Tanu Savatteri e i tanti coreuti dell'antimafia agrigentina. Se invitato potrei partecipare anch'io come voce discorde.

Ma Alfredo Sole non cessa di sorprendermi. Rinpondendo tardivamente ad una precedente mia lettera sovverte toni e filosofie ed ecco come ora mi spiazza. Tutto da rifare dunque.

Non scriverò più niente su di te

scrivi a Alfredo Sole

Di Calogero Taverna (da Santa Lucia di Fiamignano)

La lettera

Carissimo Alfredo

oggi il blog del mio non amato Scimé pubblica come tua corrispondenza diretta l'articolo che hai inviato (e pubblicato su mia pressione) sul prestigioso giornale on line dell'on. Giulietti e del mio amico Tommaso Fulfaro ARTICOLO21.org. Questo la dice lunga sulla correttezza giornalistica dei nostri compaesani blogger. Ma meglio così: il tuo caso sta facendo rumore e come. Credo però che il tentato suicidio di quel giudice che ti è compagno di carcere ad Opera stia facendo un poco dirottare l'attenzione per te. O forse ti sta giovando. Non so. Quello che comincio a sapere è che io se ti voglio bene - e tu sai che te ne voglio tanto anche se non ci siamo mai visti né abbiamo mai parlato di persona - mi faccia un po' da parte. In paese ad esempio l'invidia ed anche un certo terrore nei miei confronti diventano sempre più palpabili. Forse desisterò persino dallo scrivere quel libro su di te di cui ti parlavo. Qualche maligno penserebbe che voglio approfittarne per farmi della pubblicità sulla scia del nostro beneamato Tanu. Ti prego però di dare risposta alla caterva di lettere che risultano malinconicamente inevase da troppo tempo. A me mi puoi liquidare che so con un semplice grazie o magari con un apodittico: non sono d'accordo. Ma vedo che ti scrivono anche anime buone che hanno bisogno del tuo conforto. Certo c'è anche chi vuole sapere da te come è l'insegnamento letterario nel carcere. Forse vorrà farne una esperienza diretta. Quel che ti scrive il signor Scimé non l'ho capito. Spero di capire qualcosa di più dalla tua risposta. I miei studi di microstoria mi portano a sogghignare quando vedo taluno assurgere a paladino dell'antimafia, ignaro di qualche sua agnazione abigeatica.

Con affetto Calogero

La risposta

La risposta a questa lettera mi ricollega all'altra tua lettera, dove dici che "non scriverai più niente su di me". Parliamo prima della decisione di scrivere un libro. Se quello che ho letto è l'esordio di un libro, non riesco ad immaginare quale sarà il cuore. Ho letto i tuoi libri e sei diventato uno dei miei scrittori preferiti. Mandami in anteprima quello che man mano scriverai se vuoi, ma non credo che troverei qualcosa che non sarà di mio gradimento. Non vedo l'ora di iniziare a leggere quello che scriverai.

Nella lettera che segue quella di Scimè mi scrivi che forse non scriverai più neanche il libro. Questo mi dispiace molto. Il fatto che qualcuno possa pensare che tu possa approfittarti per farti pubblicità è un problema di questo qualcuno non certo tuo, né mio. Chi se ne frega di cosa possano pensare o di gelosie varie? Mi ero assopito, se non quasi rassegnato a non avere più armi per combattere una lotta per la vita, tu mi hai dato l'energia necessaria per potermi rialzare, mi hai spronato a continuare e seppur non vincerò mai questa battaglia, non posso rimpiangere di non averci provato. Cosa ti fa pensare che io possa liquidarti con un grazie o con un apodittico: non sono d'accordo? Nulla di questo è contemplato in un amicizia.

Mi dici che non hai ancora le risposte a una catena di tue lettere. Purtroppo le mie risposte non possono arrivare in tempi brevi. Tu scrivi sul sito, poi a me vengono spedite con la Posta tradizionale, devo rispondere e se mi arrivano di venerdì la posta in uscita non partirà prima di lunedì. Questa arriva a Firenze, deve essere battuta a computer e inserita sul sito. Purtroppo i tempi sono maledettamente lunghi. Ci sono anche casi in cui si smarriscano le lettere, sia in uscita che in entrata. Non è solo il ritardo il problema, infatti non è cosa rara che la lettera sia in entrata che in uscita non arrivi mai al destinatario, semplicemente si "perdano".

Torna sui tuoi passi e scrivilo quel libro.

Ti ho scritto una lettera all'indirizzo di Roma.

Ciao un abbraccio

Alfredo

venerdì 17 maggio 2013

Appuriamo, indaghiamo, sfrattiamo, recuperiamo. Dove? A Nerse, nel Cicolano.

A QUELLI DEL CICOLANO

Signori miei, è inutile che ci giriamo attorno. Di fronte ad una pagina come questa del Lugini, l'ottocentesco medico Domenico Lugini c'è da rimanere esterrefatti. C'è forse una lapide commemorativa a Santa Lucia di Fiamignano? No! Perché? per campanilismo. Prima non era di Petrella e a Romanin non interessava; ora non è del Corvaro e non dico a chi non interessa, ma il nome ce l'ho sulla punta della lingua.
Una epigrafe di sconvolgente sapienza storica, dove sta? nel museo dell'Aquila? Ci sta ancora dopo il terremoto?
E' quella sotto? corrisponde al vero che trattasi di "un frammento di epigrafe in lingua  OSCA che trovasi nel pavimento della vasca della fontana della villetta di Collemaggiore. Ricorda un 'Meddixtuticus' di NERSE"
Sempre colpa degli altri? Non è colpa anche nostra? Anche mia, che frequentando da quarant'anni Baccarecce e Santa Lucia di Fiamignano non ho attivato i canali cui potevo accedere per il debito recupero?
Questa estate ho parlato con il signor sindaco di Pescorocchiano: una grandissima e degnissima persona, credo che abbia detto: "ma questo è un maziano, cosa viene mai a rompere gli zebedei a me".
Perché gli ho rotto gli zebedei?
a) perché deve recuperare la tassa sull'occupazione del suolo pubblico da parte di codesti imprendibili privati arraffatisi il fascista ma giuspubblicistico LAGO DEL SALTO;
b) perché Nerse non è PROPRIETA' della CURIA VESCOVILE ed io che sono comunista me ne frego dei vescovi tanto amici dei democristiani tanto potenti anche bancariamente a Pescorocchiano. E perché la Curia non è proprietaria? Andate a guardare il catasto. Già, ed allora salta tutta la proprietà immobiliare del Cicolano vittima del geometra CAVALLARI. Ed a me che me ne frega! E tu PUBBLICO UFFICIALE sei condannato ad agire altrimenti incappi in omissioni di atti d'ufficio, in omissione di rapporto SENZA INDIGIO. Già e  così non mi eleggono più! Già: e non ti eleggono più. E chi se ne frega.
c) Guardi che dice qui: che si tratta di lingua OSCA. Sa che significa che qui in questo paradisiaco lembo di terra ma in capo al mondo fioriva una civiltà, OSCA, ancor prima che i romani riuscissero ad imparare ad usare l'aratro a chiodo per quella nota storia di Romolo e Remo. E allora? Allora occorre che questo che è un PATRIMONIO DELL'UMANITA' diventi tutto u museo per la salvaguardia di beni irripetibili. Dunque sfrattiamo, per inziare, la Curia per possesso abusivo di ciò che è inalienabile, imprescrittibile, inusucapibile. Sì e così non mi eleggono più ancor più che pria!!!

d) Ma basta? no. Bisogna indagare sull'origine del legittimo acquisto di quello che è il museo personale dei MORELLI. Dove? a Nesce.
Etc. Etc. Calogero Taverna

giovedì 16 maggio 2013

I ladri di Roma,le 35nsecondo ilvangelo di aber e la morale fisale dei medici di Sicilia.

E' un destino crudele che il mio caro ed amato Bersani debba essere deriso proprio a Racalmuto, al mio paese. Vorrebbero farmi credere che questo marito di una brava farmacista chissà quali crimini, arricchimenti, malversazioni e locupletazioni politiche abbia commesso. Sarà, niente di più, niente di meno di tutto il resto anche i satrapi grillanti.
Non è vero? Mi punge vaghezza di sfruguliari le dichiarazioni dei redditi di tanti moralisti dell'ultima ora. Volendo sarei in grado ma ne astengo perché altrimenti i miei FIERI fustigatori meneghini mi danno del delatore, e subito i blog di successo facendo finta che loro non hanno colpa, se questa è la pubblica opinione racalmutese (ovviamente anonima) e fanno da cassa di risonanza.



Ma molti sono democrstiani ( o lo sono stati) e democristiani di ferro.

Mi sono corrucciato e mi sono detto: ma davvero!!!? Ricordi professionali si sono subito, arrogantemente affacciati alla mia mente.


Sfoglio carte professionali, pubbliche processi ormai consunti.  Mi sovviene di questo foglio:


Mettiamo che giovani volenterosi  - sì domani; è troppo lungo,  (se perché se non è scritto xche, loro non capiscono più) -abbiano invece sbirciato quello che cripticamente, secondo il circospetto eloquio BI del tempo,  sta scritto, vedo già il loro ghigno sofferente anche se il ghigno è su labbra bene dipinte di una procace trentacinquenne vestita di blu, ormai convertita al vengelo  secondo Giorgio Gaber. Quel "largo ai giovani" da un grido di dolore si è mutato in una inondazione del potere ed ora il grido di dolore ce lo prendiamo in quel posto noi vecchietti arzilli quasi arzilli come i loro vetusti e già defunti nonnetti.
 
Ma i vecchi, specie i vecchi che bene si sono potuti acquertierare per virtù di santa DC, di cui erano alfieri, sono condannati a capire. Mi diranno ma se sono stati tutti assolti. Già, erano più penetranti di Berlusconi perché loro erano democristiani e ci sapevano fare. Poteva l'ipettore scrivere  quello che scrisse in fondo; i magistrati erano tanto presi dalla voglia di punire un Sindona che si permetteva di venire dall'Amarica a Milano sotto il falso nome di un racalmutese, il quale poverino per avere prestato la essera al fratello si beccò due anni ed una morticazione che ne ammosciò la ben nota verve.
 
Dimentichi di codesto passato, mi accorgo che i più accaniniti sono i medici di Sicilia, che doverebbero essere in quiescenza per il bene dei malati, ma stanno ancora sul fronte di guerra e ora fanno gli ultra moralisti, scavalcando persino Grillo.
 
Qualcosa mi sovviene: ma questi medici di Sicilia non dovrebbero pagare l'IRAP , quella odiaosa tassa che invece tanti tartassati merciai pagano? Mi risulta di no. E non perché non la debbono. Non sono riusciti a farsi assalvere dal ministero nonostante tutti i loro potentissimi argomenti (come dire? meglio non qualificare). Comunue sono stati talmente furbi da intentare processi peggio di quelli di Berlusconi che rinviando di anno i anno la decisione, ne fanno scadere in prescizione (si chiama veramente decadenza) grovose annate.
Certo, sono simpatici questi medici: si dichiarano pubblici ufficiali che svolgono pubbliche funzioni e quindi allo Stato non devono dare nessuna IRAP. Ma poi vogliono esser anche liberi professionisti per cui nessun ripsetto dell'orario di lavoro: due tre ore soltanto, ma nanco tutti  i giorni. E se sei assistito, non puoi andare quando ti pare; no!  per appuntamento; se ti serve un certificato, strapaga; se viene il rappresentante delle case farmaceutiche e ti convince a somministrare medicinali ultrcostosi e meno efficaci a forxa di regali mica di poco valore, no, non sono prinz benefiz, non sono tassabili, sono munuscula, e non c'è concussione o altro reato contro la pubblica amministrazione, mica sei pubblico ufficile: insomma la botte piena e la moglie ubriaca. Dovrei continuare, ma chiudiamola qua, ci sono implicati tanti amici e parenti. E poi non sono delatore. Ma mi rode se poi tanti sottoufficialetti, dismesso il giallo, si appostano per controllare l'omessa ricevuta fiscale di una bimbetta di sei anni ( che stordita, ne piange ancora dli effetti isterici) beh! si dice che sono anche encomiabili.E così possono non accorgersi di quello che avviene nello studio medico vicino.  Non dovevo dirlo?. Ho fatto delaore?

Cicolano: terra adottiva mia amata!


Calogero Taverna Una aggiunta: mia moglie nasce a Pescorocchiano ma la sua famiglia si trasferisce in un bel maniero a Baccarecce. Lì mia moglie abita per oltre 22 anni. Io trovo alloggio estivo in una casetta di ex monache in Santa Lucia di Fiamignano (ma non riesco a fare guerra a quelli di Fiamignano per il trafugamento di una icona di Santa Lucia). Se mia moglie origina dai longobardi, quelli che guerreggiavano in Val di Varri (vedasi Museo Pigorini), io dovrei rifarmi ai bizantini visto che al mio paese è stato nel 1940 ritrovato un tesoretto del V-VI secolo d.C. risalenti ad un paio di imperatori bizantini. L'attaccamento alle proprie radici è sublime, il campanilismo solo simpaticissimo diversivo

Ma l'importanza dell'epigrafia ccolana è attetata dagi interessi che robusti studiosi tedeschi vi hanno dedicato. Certo si sono avvalsi delle relazioni scientifiche nel CIS di un colosso come il Mommsen. Ma sia come sia,ecco che già nel 1804 uno studioso palare dell'Edille (il quinto)che risiedeva a S. Elpidio, il magistrato Carcovinus.

Val la pena farne qui una sufficiente sintesi.
Il personaggio di S.Elpidio viene citato in un testo tedesco moto importante- Si tratta di Carcurin

magistrato romano citato due volte nel testo:

3) Tüinius Pansa Sctccus tr. mil. 400 v. Chr.PHIL0L06ISGHHIST0BISGHE KLASSE
NEUE FOLGE. BAND V, 2. BERLIN.
WEIDMANNSCHE BUCHHANDLUNG.
1904.

INHALT.

Wilhelm Schulze, Zar G-eschichte lateinischer Eigennamen.

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4) Tappo: Tappurius = Mose fnasu: Masurius oben S. 190 Muso musu: Musurrius S. 196

carcu: Carcurin- S. 171 sq. vgl. mit S. G9. Tappilor(um) CIL V 5753 (Mailand). P. VilHus Tap-

pulus COS. 199 V. Chr. Also wie Letito: LentuluSj vielleicht auch wie Cato: Catulus. Plinius bringt

Catus und Corculus zusammen n. h. 7, 118. Man hat aber gewiss für das richtige Verständnis

von Corculus auch das etruskische Oentilicium xurcles x^^x^es Fabretti 2070 sq. zu bedenken.

3) Cafo: Cafumius Bapo: Bapumius SS. 137. 219 carcu: Carcurin- 172 Anm. 3 latuni:  

Latumius 176. 178 sacu: Sagurus 223 manttial: Manturanum 274 Causo: Cauaorius 262 Caepio:


Ceporiua 351. Llaturnius 149.

Ci risparmiamo qui doglianze sulle colpevoli assenze delle nostre autorità di settore ed anche della cultura specializzata più o meno accademica. Prospettiamo quindi una istanza a correre almeno adesso ai ripari. Problema risolvibilae e quindi da risolvere immediatamente.

E’ il 5 marzo 1574. A Poggio Poponesco arriva il terribile visitatore Pietro Camaiano, noto anche nei testi di storia nazionale e della chiesa di quella scombussolante metà secolo del risorgente umanesimo. La sua visita in tutta l’intera diocesi reatina è bene inquadrata, trascritta ed annotata dal prof. Vincenzo di Flavio - una miniera che andrebbe socializzata nell’intera provincia, comune per comune, mettendo mani anche al portafoglio degli enti autarchici coinvolti.

Da lì sono scaturiti appunti già resi noti ad illustrazione del collegato centro abitativo di S. Elpidio, quello della sopra spiegata lapide. Non è tanto una digressione quanto un completamento dell'indilazionabile richiamo alla doverosità di interventi pubblici razionali e coordinati per una impellente salvaguardia del patrimonio archeologoco, storico e di risalto ben oltre i lmiti di un quasivoglia e comunque giudicabile angolo visuale localistico. Qui è in gioco un patrimonio dell’umanità negletto e reso sempre più fatiscente. Ogni rihiamo è dunque oltre che doveroso improcrastinabile.

Pietro Camaiano salito sul l'altura del Castrum fa annoatre ai suoi amanuesi che sotto vi era un mportante oratorio "oratorium S.Tomae. Rector D. Marius Antonii" Chi era questo don Mario Antoni?

Pievano ancora non affermato, ma appartenente ad una famiglia di preti molto rdicati nella ripartizione delle parrocchie e delle rettorie del Cicolamo, per il momento detiene solo codesta rettoria ai piedi del Castrum di Poggio Poponesco. Ampia, potente e ramificata è la schiera degli ecclesiastici di quella famiglia di Antoni, che per vari indizi ci pare quella che poi diede la spinta alla conquista del feudo della Baronia, gli Antonini appunto. Da qui già emerge l'opportunità che con i debiti doverosi finanziamenti prubblici si redigano i quadri propopografici del Cicolano, secondo ormai la già consolidata scuola proosopografica.

A Corvaro, infatti, dominava il canonico don Angelo Antoni; don Cesareo Antoni è rettre ben remunerato; come beneficiario risulta Domenico Antoni ; emerge pure Francesco Antoni; Giacomo Antoni è canonico; tante prebende per don Giovanni Antoni; spiccano pure don Giovanni e don GiovanniFrancesco; semplice chierico è invece Giovanni Paolo di Cabbia; ragguardevoli canonici sono Luca e Marco Antonti; impotante frate conventuale è Marco Antoni da Roccarandisi; spicca don Mario Antoni come rettore di Poggio Poponesco, come si è detto; e in ultimo abbiamo il canonico Sante Antonini.

Il Camaiano fa annotare burocraticamente: "l'oratorio di San Tommaso sorge entro il Castrum Podii Poponischi" su cui si estende la giurisdizione dell'illustrissimo don Popmeo Colonna: La fabbrica è discreta ma fanno rifatte le coperture di alcune parti del tetto. Come di consueto, aggiunge che l'intonaco va riparato e quindi imbiancato. Si mettano vetrate nelle finestredel lato destro, qeel particolare tipo di finestre volgarmente chiamate "impannate". Sia dotata la porta di una buona chiave e che resti chiusa nei tempi morti. Certo per eseguità delle rendite l'altare è malconcio e pertanto si eviti di celebrarvi messa. Si provveda comunque a dotare la chiesa di portantina, pallio, e di un calice sacro, delle suppellettili insomma necessarie al sacrificio della santa messa. Necessita anche una croce con due buoni candelabri e in fondo all'altare si faccia dipingere una sacra immagine. Al rettore, don Mario Antoni, vanno appena 5 Giulii annuali. Ad ogni modo deve esibire le lettere della sua officiatura.

E subito il Camaiano scende giù nel molto più importante centro abitato, Fiamignano.