giovedì 16 maggio 2013

Cicolano: terra adottiva mia amata!


Calogero Taverna Una aggiunta: mia moglie nasce a Pescorocchiano ma la sua famiglia si trasferisce in un bel maniero a Baccarecce. Lì mia moglie abita per oltre 22 anni. Io trovo alloggio estivo in una casetta di ex monache in Santa Lucia di Fiamignano (ma non riesco a fare guerra a quelli di Fiamignano per il trafugamento di una icona di Santa Lucia). Se mia moglie origina dai longobardi, quelli che guerreggiavano in Val di Varri (vedasi Museo Pigorini), io dovrei rifarmi ai bizantini visto che al mio paese è stato nel 1940 ritrovato un tesoretto del V-VI secolo d.C. risalenti ad un paio di imperatori bizantini. L'attaccamento alle proprie radici è sublime, il campanilismo solo simpaticissimo diversivo

Ma l'importanza dell'epigrafia ccolana è attetata dagi interessi che robusti studiosi tedeschi vi hanno dedicato. Certo si sono avvalsi delle relazioni scientifiche nel CIS di un colosso come il Mommsen. Ma sia come sia,ecco che già nel 1804 uno studioso palare dell'Edille (il quinto)che risiedeva a S. Elpidio, il magistrato Carcovinus.

Val la pena farne qui una sufficiente sintesi.
Il personaggio di S.Elpidio viene citato in un testo tedesco moto importante- Si tratta di Carcurin

magistrato romano citato due volte nel testo:

3) Tüinius Pansa Sctccus tr. mil. 400 v. Chr.PHIL0L06ISGHHIST0BISGHE KLASSE
NEUE FOLGE. BAND V, 2. BERLIN.
WEIDMANNSCHE BUCHHANDLUNG.
1904.

INHALT.

Wilhelm Schulze, Zar G-eschichte lateinischer Eigennamen.

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4) Tappo: Tappurius = Mose fnasu: Masurius oben S. 190 Muso musu: Musurrius S. 196

carcu: Carcurin- S. 171 sq. vgl. mit S. G9. Tappilor(um) CIL V 5753 (Mailand). P. VilHus Tap-

pulus COS. 199 V. Chr. Also wie Letito: LentuluSj vielleicht auch wie Cato: Catulus. Plinius bringt

Catus und Corculus zusammen n. h. 7, 118. Man hat aber gewiss für das richtige Verständnis

von Corculus auch das etruskische Oentilicium xurcles x^^x^es Fabretti 2070 sq. zu bedenken.

3) Cafo: Cafumius Bapo: Bapumius SS. 137. 219 carcu: Carcurin- 172 Anm. 3 latuni:  

Latumius 176. 178 sacu: Sagurus 223 manttial: Manturanum 274 Causo: Cauaorius 262 Caepio:


Ceporiua 351. Llaturnius 149.

Ci risparmiamo qui doglianze sulle colpevoli assenze delle nostre autorità di settore ed anche della cultura specializzata più o meno accademica. Prospettiamo quindi una istanza a correre almeno adesso ai ripari. Problema risolvibilae e quindi da risolvere immediatamente.

E’ il 5 marzo 1574. A Poggio Poponesco arriva il terribile visitatore Pietro Camaiano, noto anche nei testi di storia nazionale e della chiesa di quella scombussolante metà secolo del risorgente umanesimo. La sua visita in tutta l’intera diocesi reatina è bene inquadrata, trascritta ed annotata dal prof. Vincenzo di Flavio - una miniera che andrebbe socializzata nell’intera provincia, comune per comune, mettendo mani anche al portafoglio degli enti autarchici coinvolti.

Da lì sono scaturiti appunti già resi noti ad illustrazione del collegato centro abitativo di S. Elpidio, quello della sopra spiegata lapide. Non è tanto una digressione quanto un completamento dell'indilazionabile richiamo alla doverosità di interventi pubblici razionali e coordinati per una impellente salvaguardia del patrimonio archeologoco, storico e di risalto ben oltre i lmiti di un quasivoglia e comunque giudicabile angolo visuale localistico. Qui è in gioco un patrimonio dell’umanità negletto e reso sempre più fatiscente. Ogni rihiamo è dunque oltre che doveroso improcrastinabile.

Pietro Camaiano salito sul l'altura del Castrum fa annoatre ai suoi amanuesi che sotto vi era un mportante oratorio "oratorium S.Tomae. Rector D. Marius Antonii" Chi era questo don Mario Antoni?

Pievano ancora non affermato, ma appartenente ad una famiglia di preti molto rdicati nella ripartizione delle parrocchie e delle rettorie del Cicolamo, per il momento detiene solo codesta rettoria ai piedi del Castrum di Poggio Poponesco. Ampia, potente e ramificata è la schiera degli ecclesiastici di quella famiglia di Antoni, che per vari indizi ci pare quella che poi diede la spinta alla conquista del feudo della Baronia, gli Antonini appunto. Da qui già emerge l'opportunità che con i debiti doverosi finanziamenti prubblici si redigano i quadri propopografici del Cicolano, secondo ormai la già consolidata scuola proosopografica.

A Corvaro, infatti, dominava il canonico don Angelo Antoni; don Cesareo Antoni è rettre ben remunerato; come beneficiario risulta Domenico Antoni ; emerge pure Francesco Antoni; Giacomo Antoni è canonico; tante prebende per don Giovanni Antoni; spiccano pure don Giovanni e don GiovanniFrancesco; semplice chierico è invece Giovanni Paolo di Cabbia; ragguardevoli canonici sono Luca e Marco Antonti; impotante frate conventuale è Marco Antoni da Roccarandisi; spicca don Mario Antoni come rettore di Poggio Poponesco, come si è detto; e in ultimo abbiamo il canonico Sante Antonini.

Il Camaiano fa annotare burocraticamente: "l'oratorio di San Tommaso sorge entro il Castrum Podii Poponischi" su cui si estende la giurisdizione dell'illustrissimo don Popmeo Colonna: La fabbrica è discreta ma fanno rifatte le coperture di alcune parti del tetto. Come di consueto, aggiunge che l'intonaco va riparato e quindi imbiancato. Si mettano vetrate nelle finestredel lato destro, qeel particolare tipo di finestre volgarmente chiamate "impannate". Sia dotata la porta di una buona chiave e che resti chiusa nei tempi morti. Certo per eseguità delle rendite l'altare è malconcio e pertanto si eviti di celebrarvi messa. Si provveda comunque a dotare la chiesa di portantina, pallio, e di un calice sacro, delle suppellettili insomma necessarie al sacrificio della santa messa. Necessita anche una croce con due buoni candelabri e in fondo all'altare si faccia dipingere una sacra immagine. Al rettore, don Mario Antoni, vanno appena 5 Giulii annuali. Ad ogni modo deve esibire le lettere della sua officiatura.

E subito il Camaiano scende giù nel molto più importante centro abitato, Fiamignano.

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