Calogero
Taverna Una aggiunta: mia moglie nasce a Pescorocchiano ma la sua famiglia si
trasferisce in un bel maniero a Baccarecce. Lì mia moglie abita per oltre 22
anni. Io trovo alloggio estivo in una casetta di ex monache in Santa Lucia di
Fiamignano (ma non riesco a fare guerra a quelli di Fiamignano per il
trafugamento di una icona di Santa Lucia). Se mia moglie origina dai
longobardi, quelli che guerreggiavano in Val di Varri (vedasi Museo Pigorini),
io dovrei rifarmi ai bizantini visto che al mio paese è stato nel 1940
ritrovato un tesoretto del V-VI secolo d.C. risalenti ad un paio di imperatori
bizantini. L'attaccamento alle proprie radici è sublime, il campanilismo solo
simpaticissimo diversivo
Ma
l'importanza dell'epigrafia ccolana è attetata dagi interessi che robusti studiosi
tedeschi vi hanno dedicato. Certo si sono avvalsi delle relazioni scientifiche
nel CIS di un colosso come il Mommsen. Ma sia come sia,ecco che già nel 1804
uno studioso palare dell'Edille (il quinto)che risiedeva a S. Elpidio, il
magistrato Carcovinus.
Il personaggio di S.Elpidio viene citato in un testo tedesco moto importante- Si tratta di Carcurin
magistrato
romano citato due volte nel testo:
3) Tüinius Pansa Sctccus tr. mil. 400 v. Chr.PHIL0L06ISGHHIST0BISGHE KLASSE
NEUE FOLGE. BAND V, 2. BERLIN.
WEIDMANNSCHE BUCHHANDLUNG. 1904.
INHALT.
Wilhelm Schulze, Zar G-eschichte lateinischer Eigennamen.
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4) Tappo:
Tappurius = Mose fnasu: Masurius oben S. 190 Muso musu: Musurrius S. 196
carcu: Carcurin- S. 171 sq. vgl. mit S. G9. Tappilor(um) CIL V 5753
(Mailand). P. VilHus Tap-
pulus COS. 199 V. Chr. Also wie Letito: LentuluSj vielleicht auch wie Cato:
Catulus. Plinius bringt
Catus und Corculus zusammen n. h. 7, 118. Man hat aber gewiss für das
richtige Verständnis
von Corculus auch das etruskische Oentilicium xurcles x^^x^es Fabretti 2070
sq. zu bedenken.
3) Cafo: Cafumius Bapo: Bapumius SS. 137. 219 carcu: Carcurin- 172 Anm. 3
latuni:
Latumius 176. 178 sacu: Sagurus 223 manttial:
Manturanum 274 Causo: Cauaorius 262 Caepio:
Ceporiua 351. Llaturnius 149.
Ci
risparmiamo qui doglianze sulle colpevoli assenze delle nostre autorità di
settore ed anche della cultura specializzata più o meno accademica.
Prospettiamo quindi una istanza a correre almeno adesso ai ripari. Problema
risolvibilae e quindi da risolvere immediatamente.
E’ il 5 marzo 1574. A Poggio Poponesco arriva il
terribile visitatore Pietro Camaiano, noto anche nei testi di storia nazionale
e della chiesa di quella scombussolante metà secolo del risorgente umanesimo.
La sua visita in tutta l’intera diocesi reatina è bene inquadrata, trascritta
ed annotata dal prof. Vincenzo di Flavio - una miniera che andrebbe socializzata
nell’intera provincia, comune per comune, mettendo mani anche al portafoglio
degli enti autarchici coinvolti.
Da lì sono scaturiti appunti già resi noti ad
illustrazione del collegato centro abitativo di S. Elpidio, quello della sopra
spiegata lapide. Non è tanto una digressione quanto un completamento
dell'indilazionabile richiamo alla doverosità di interventi pubblici razionali
e coordinati per una impellente salvaguardia del patrimonio archeologoco,
storico e di risalto ben oltre i lmiti di un quasivoglia e comunque giudicabile
angolo visuale localistico. Qui è in gioco un patrimonio dell’umanità negletto
e reso sempre più fatiscente. Ogni rihiamo è dunque oltre che doveroso
improcrastinabile.
Pietro Camaiano salito sul l'altura del Castrum fa annoatre
ai suoi amanuesi che sotto vi era un mportante oratorio "oratorium
S.Tomae. Rector D. Marius Antonii" Chi era questo don Mario Antoni?
Pievano ancora non affermato, ma appartenente ad una
famiglia di preti molto rdicati nella ripartizione delle parrocchie e delle
rettorie del Cicolamo, per il momento detiene solo codesta rettoria ai piedi
del Castrum di Poggio Poponesco. Ampia, potente e ramificata è la schiera degli
ecclesiastici di quella famiglia di Antoni, che per vari indizi ci pare quella
che poi diede la spinta alla conquista del feudo della Baronia, gli Antonini
appunto. Da qui già emerge l'opportunità che con i debiti doverosi
finanziamenti prubblici si redigano i quadri propopografici del Cicolano,
secondo ormai la già consolidata scuola proosopografica.
A Corvaro, infatti, dominava il canonico don Angelo
Antoni; don Cesareo Antoni è rettre ben remunerato; come beneficiario risulta
Domenico Antoni ; emerge pure Francesco Antoni; Giacomo Antoni è canonico;
tante prebende per don Giovanni Antoni; spiccano pure don Giovanni e don
GiovanniFrancesco; semplice chierico è invece Giovanni Paolo di Cabbia;
ragguardevoli canonici sono Luca e Marco Antonti; impotante frate conventuale è
Marco Antoni da Roccarandisi; spicca don Mario Antoni come rettore di Poggio
Poponesco, come si è detto; e in ultimo abbiamo il canonico Sante Antonini.
Il Camaiano fa annotare burocraticamente:
"l'oratorio di San Tommaso sorge entro il Castrum Podii Poponischi"
su cui si estende la giurisdizione dell'illustrissimo don Popmeo Colonna: La
fabbrica è discreta ma fanno rifatte le coperture di alcune parti del tetto.
Come di consueto, aggiunge che l'intonaco va riparato e quindi imbiancato. Si
mettano vetrate nelle finestredel lato destro, qeel particolare tipo di
finestre volgarmente chiamate "impannate". Sia dotata la porta di una
buona chiave e che resti chiusa nei tempi morti. Certo per eseguità delle
rendite l'altare è malconcio e pertanto si eviti di celebrarvi messa. Si
provveda comunque a dotare la chiesa di portantina, pallio, e di un calice
sacro, delle suppellettili insomma necessarie al sacrificio della santa messa.
Necessita anche una croce con due buoni candelabri e in fondo all'altare si
faccia dipingere una sacra immagine. Al rettore, don Mario Antoni, vanno appena
5 Giulii annuali. Ad ogni modo deve esibire le lettere della sua officiatura.
E subito il Camaiano scende giù nel molto più
importante centro abitato, Fiamignano.
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