sabato 15 agosto 2015

Sì, caro Silvano, siamo frattaglie

Questo è il tuo giudizio caro Silvano. La mia generazione fu fallimentare. A Racalmuto produsse un solo VALORE il professore Giovanni Liotta, gli altri mediocrità, me compreso, campioni senza valore. La tua peggio. Nè la mia generazione né la tua abbiamo nulla di cui vantarci: un secolo di stupida civiltà pretaiola. Tu sei medico e sai bene cosa è la vita sessuale di ogni essere umano. Bastava toccare la guancia di una arrossata fanciulla per dire: oh ! che vita sessuale che ho? Bastava leggere di tanto in tanto (ma molto di rado) un libro serio per dire: oh! che cultura che ho? (e guarda che la mia generazione in questo vi ha battuto sia pure ai minimi termini!). Un esempio che si dice fantasmatico: a Racalmuto, strafottendocene di Leonardo Sciascia, abbiamo costituito il CIRCOLO DI CULTURA e Jachino Farrauto poteva permettersi di correggermi se attribuivo ad Ugo Betti un Frana alla scala nord.- No, caro mi disse; scalo nord. La tua generazione ha distrutto anche quel circolo facendone una bisca all'ennessimo piano di palazzo Matrona ove vi accorre persino un senatore ma solo per giocare.. Siamo frattaglie caro Silvano. Abbiamo almeno il pudore della riservatezza. Mi dispiace per il tuo ERNESTO: FRATTAGLIE!!

Fiamignano


Caro Filippo,



inizio questa scorribanda su Fiamignano con un tuo antenato omonimo. Scrive Vincenzo Di Flavio: da Ascensi (Archivio Vescovile di Rieti, b Ascensi, doc. 1.2.1823) «di miscredenza è accusato Filippo Balduzzi, medico di S. Lucia di Mercato».

Chi era codesto Balduzzi? Era davvero un Carbonaro? Certo, occorre fare delle ricerche.

Nel 1805 e nel 1828 (vedi visite pastorali) Fiamignano era feudo dei Barberini-Sciarra. Si è scritto tanto in proposito ma resta l’enigma delle peculiarità del sistema feudale del Cicolano, che in quel momento vive il trambusto dei Napoleonidi di Napoli.

Nel 1849 era pericoloso viaggiare “negli attuali critici tempi” da Fiamignano a Montereale (Arch. Vesc. Rieti, b. Pr. Lett. 19.2.1849.

Un personaggio di Fiamignano del 1804, Domenico Rotili, riesce a studiare. Chi era? (AVR Ord. 1804 cc. 313-14).

E via discorrendo. L’archivio vescovile di Rieti pare sia pieno di notizie come quelle che ho già abbozzato. Occorre andarle a scovare per una riesumazione di personaggi tipi di Fiamignano. Andrebbero inquadrati in un museo etnografico, con costumi del tempo, ricostruzioni ambientali, rievocazioni musicali, pannelli illustrativi a carattere storico e folkloristico.

Questo è solo un primissimo approccio. Seguiranno altre fonti, altre idee, altre provocazioni.

Sempre che tu non mi dia lo stop.

Zio Rino.

Fiamignano


Caro Filippo,



inizio questa scorribanda su Fiamignano con un tuo antenato omonimo. Scrive Vincenzo Di Flavio: da Ascensi (Archivio Vescovile di Rieti, b Ascensi, doc. 1.2.1823) «di miscredenza è accusato Filippo Balduzzi, medico di S. Lucia di Mercato».

Chi era codesto Balduzzi? Era davvero un Carbonaro? Certo, occorre fare delle ricerche.

Nel 1805 e nel 1828 (vedi visite pastorali) Fiamignano era feudo dei Barberini-Sciarra. Si è scritto tanto in proposito ma resta l’enigma delle peculiarità del sistema feudale del Cicolano, che in quel momento vive il trambusto dei Napoleonidi di Napoli.

Nel 1849 era pericoloso viaggiare “negli attuali critici tempi” da Fiamignano a Montereale (Arch. Vesc. Rieti, b. Pr. Lett. 19.2.1849.

Un personaggio di Fiamignano del 1804, Domenico Rotili, riesce a studiare. Chi era? (AVR Ord. 1804 cc. 313-14).

E via discorrendo. L’archivio vescovile di Rieti pare sia pieno di notizie come quelle che ho già abbozzato. Occorre andarle a scovare per una riesumazione di personaggi tipi di Fiamignano. Andrebbero inquadrati in un museo etnografico, con costumi del tempo, ricostruzioni ambientali, rievocazioni musicali, pannelli illustrativi a carattere storico e folkloristico.

Questo è solo un primissimo approccio. Seguiranno altre fonti, altre idee, altre provocazioni.

Sempre che tu non mi dia lo stop.

Zio Rino.

il "risorgimento di Baccarecce"


Già tra un bicchiere di vino (buono) e tanto pesce ben cucinato da Carlo, Livio, Antonio e Antonino ed anche Giacomo è  nata ieri nella villa Benedetti l'ARBche tanto filo da torcere darà al quieto Sindaco di Pescorocchiano e al suo irrequieto figlio di Minerva Buonventre.

 

Si vuole il "RISOEGIMENTO" di Baccarecce, borgo vetusto con un castello strategico  che acutamente Lugini fa risalire all'anno Mille.

 

Si pensi che Baccarecce in una recente pretenziosa pubblicazione a carico del Comune di Pescorocchiano non viene manco citato o forse lambito di striscio per certa prosa anticlericale contro i Benedetti del prete onnipresente Maceroni.

 

Tanto ne ha scritto un tal Taverna su Baccarecce e Buonventre pur sapendo lo oblitera persino nella bibliografia con pretese esaustive.

 

Ma al di là delle polemiche. l'ARB vorrà giustizia e pretenderà che si dia a Baccarecce quel che è di Baccarecce: due rotabili che portano una  al castrum dell'anno Mille di Macchiatimone, in  atto irraggiungibile per cui la settimana scorsa hanno dovuto rinunciare a fotografarlo nell'ambito di studi importanti e pregiudiziali al debito recupero: e l'altra che partendo dai periferici villini porti giù lambendo l'Amico sino al fosso acquitrinoso ove mio suocro un tempo cercò  di lanciare una figlina come dire una fornace per mattoni e tegole.

 

A MACCHIATIMONE una bella municipalizzata che metta sù un posto di ristoro e ricostruisca l'approdo dopo il fiume Salto in piena di quella che fu davvero la strada parafranchigena che partendo dall'Umbria francescana raggiungeva il castello di Petrella (anno mille anche esso) e quindi Poggiopoponesco (sì, quel castello ai cui piedi si distendeva il villaggio medievale che l'attuale sindaco di Fiamignano si ostina a coprire con plastico preservativo nonostante sotto vi siano i resti cospicui di un villaggio medievale tutto da studiare, preservare e valorizzare anche al fine di ravvivare le smunte vocazioni turistiche, Da Poggiopoponesco una biforcazione; una via civica che passando per Rascino raggiungeva la capitale dell'Aquila dello Stopor Mundi e scendendo a valle i pii pellegrini potevano traghettare l'arduo fiume Salto qui alle sue foci e ristorandosi a Macchiatimone proseguire per Roma alla ricerca dell'assoluzione papale (a pagamento) di tutti i loro peccati mortali o ancor più gravi.

 

Certo queste nostre logiche avvertenze stracciano le locupletanti fandonie care a Silvi, Corvaro, e agghindatissimi escursionisti che si sono inventati una franchigena lunga migliaia di chilometri che dai paesi nordici sarebbe arrivata sino al nostro Capo Pachino in Sicilia. Pensate: nell'anno mille pii pellegrini passando per le creste di impervi monti per centinaia di chilometri, tra lupi e freddi esiziali, né ristoro né punti di accoglienza sarebbero andati alla cieca dalle cascate della Marmora sino ad  Alba Fucens. E pensare: cazzabubbole del genere sono state lautamente finanziate (senza obbligo di rendiconto) dalla sparagnina Comunità Europea.

 

Comunque il pacifico sindaco sarà di manica larga (si fa per dire) da finanziare la figlina al caolino laggiù nel fosso di Baccarecce?

 

Vi terrò informati. Calogero Taverna


furto in danno di mediocri

Non sono stato all'Expo e non ho alcuna voglia di andarci. Quindi ti credo sulla parola. Ma io ho fatto rimbalzare l'amaca di Michele Serra per la chiusa che tanto mi convince: "Il successo in Italia è visto come un furto a danno dei mediocri", E cribbio se è vero! Vedo tanti falliti attaccare Dini per la sua pensione d'oro (e dire che non ne conoscono l'interezza) o gente che ha rubato all'Aima a doppia ganascia e dopo tutti quei soldi sono riusciti a farli andare in fumo, attaccarmi per la mia pretesa (inesistente) pensione d'oro, o mediocrissii amministratori comunali che scacciati ignominiosamente hanno lasciato stecche milionarie (in vecchie lire) e poi attaccare moralisticamente il figlio della Cancellieri senza averlo mai visto. Io ho praticato Camera e Senato ed ho potuto persino apprezzare un tal Scilipoti per la sua acuta intelligenza in contrasto con la sua basa statura: apriti cielo; l'orda dei mediocri addosso a lui. Marpioneschi Stella e Rizzo si sono inventati la CASTA per locupletare oltre ogni dire. Travaglio scopiazzò un maldestro rapporto ispettivo di un segretariucolo della Sede di Palermo della Banca d'Italia e s'invento, astrarricchendo, i cavalli di DELL'UTRI all'Hotel delle Palme. Il fatto quotidiano è un misfatto giornaliero di denigrazione senza fondamento. E spudoratamente il "?spia" sugge veline dai servizi segreti per una calunniante demolizione di nemici sgraditi ai poteri forti. E così chi emerge per meriti e acume mentale non può che essere un ladro . Ma dare addosso alla corruzione degli altri, dimentichi della propria, è divenuto un gran passatempo per questa nuova italia non più parrinara ma ancora non matura per una moderna cultura mitteleuropea.

venerdì 14 agosto 2015

Carmine Falsarone Sindaco di Fiamignano

S. A. L. E. 
(salute ambiente lavoro economia)
Oggi addì............................................... alle ore .... nei locali ..............................
i signori:
..........................
.........................
..........................
prendono in esame la proposta a suo tempo redatta dal dottore Calogero Taverna che era così concepita:
Proposta per un progetto di fattibilità di una forma associativa di volontariato cittadino volto al recupero dei valori civili religiosi storici archeologici e culturali della comunità di Fiamignano nella sua interezza. 
Obiettivi di massima:
A R S
CICOLI
Associazione ricerche e studi su 
Poggio Poponesco e dintorni
FIAMIGNANO
Dopo ampia e approfondita discussione si addiviene alla seguente decisione: 
•si costituisce l’associazione no-profit S. A. L. E. (salute ambiente lavoro economia) con sottotitolo: ARS-Cicoli (associazione ricerche e studi su Poggio Poponesco e dintorni) con sede in Santa Lucia di Fiamignano (ex convento delle monache) via del Brecciaro, 1 - Fiamignano e si nomina come presidente il dottore Carmine FALSARONE

•gli si dà incarico di adoperarsi presso l’amministrazione comunale per il riconoscimento della predetta associazione come iniziativa culturale e sociale di interesse pubblico e di rilevanza locale;

•di attivarsi per l'elaborazione proposte e suggerimenti per la valorizzazione dell’archeologia, della peculiarità storica, nonché per la riappropriazione delle strutture a rilevanza culturale storica e archeologica del territorio;

•in particolare, ci si adopererà per la effettuazione di incontri volti a studi specifici e specialistici nell'ambito della prevenzione sanitaria, degli approfondimenti culturali e della elaborazione di progetti lavorativi turistici e ricreativi;

•in questi ultimi settori si tenderà a progetti per finanziamenti comunitari o di ogni altra provenienza pubblica;

•saliente la concertazione protesa alla realizzazione di un Antiquarium incentrato sulla civiltà romana, sul periodo di mezzo, e sulle specificità storiche dell’era moderna con particolare riguardo alle riforme dei Napoleonidi quali emergono dai peculiari catasti onciari e dalle vertenze giuspubblicistiche;

•obiettivo precipuo sarò quindi quello del recupero della memoria archeologica delle locali e maestose mura pelasgiche e del castello dell'anno Mille con annesso villaggio Medievale di Poggio Poponesco;

•si avrà cura di prendere contatti con le locali compagnie filodrammatiche per la messa in scena di commedie dell’antica Roma (Plauto, Terenzio) e delle tragedie di Seneca, patrimoni culturali che si agganciano alla prisca civiltà romana di Cicoli, sulla scia di testi eccelsi come quelli di Virgilio, di Tito Livio, di Dionisio di Alicarnasso, di Diodoro Siculo ed altri;

•specidifcamente si dovranno porre in atto iniziative per la riesumazione del villaggio medievale di Poggio Poponesco, con scavi stratigrafici e con ricostruzioni illustrative nell’ottica della nuova scienza dell’archeologia medievale di cui alle specializzazioni universitarie di talune città toscane, centri universitari questi d’avanguardia e fortemente innovativi;

•e al contempo tendere a salvaguardare e recuperare edifici moderni in deprecabile stato d’abbandono come il piano terra dell’imponente scuola media per concertare con Asl, Centri ospedalieri d’avanguardia del tipo del S. Raffaele di Roma e il già sorto CENTRO DI ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA GRATUITA da inquadrare nell'ambito dei progetti finanziabili dalla Comunità Europea;

•si dovrà cioè puntare a far sorgere nel negletto Cicolano centri diagnostici e soprattutto sperimentali nella cura di malattie oncologiche e cardiache, con attrezzature di moderna concezione per la sperimentazione anche a salvaguardia di una popolazione stanziale in atto mal servita e in disagevoli condizioni territoriali.
In definitiva si è è in grado di disporre già di professionalità da parte di taluni dei promotori, particolarmente competenti nel suggerire assestamenti di bilancio per usufruire dei fondi della Cassa DD. e PP. previe operazioni ponte della banca tesoreria, nell’ambito degli accordi Monti con la BCE.

Quanto sopra è ovviamente a titolo provvisorio. Ogni ulteriore iniziativa e proposta non è preclusa, anzi se ne chiede sin da ora ogni apporto collaborativo, da qualsiasi parte provenga.
Fiamignano lì ...................

Carmine Falsarone Sindaco di Fiamignano


S. A. L. E.

(salute ambiente lavoro economia)



Oggi addì............................................... alle ore .... nei locali ..............................

i signori:

..........................



.........................



..........................

















prendono in esame la proposta a suo tempo redatta dal dottore Calogero Taverna che era così concepita:

Proposta per un progetto di fattibilità di una forma associativa di volontariato cittadino volto al recupero dei valori civili religiosi storici archeologici e culturali della comunità di Fiamignano nella sua interezza.



Obiettivi di massima:



A R S

CICOLI

Associazione ricerche e studi su

Poggio Poponesco e dintorni



FIAMIGNANO





Dopo ampia e approfondita discussione si addiviene alla seguente decisione:



  • si costituisce l’associazione no-profit S. A. L. E. (salute ambiente lavoro economia) con sottotitolo: ARS-Cicoli (associazione ricerche e studi su Poggio Poponesco e dintorni) con sede in Santa Lucia di Fiamignano (ex convento delle monache) via del Brecciaro, 1 - Fiamignano e si nomina come presidente il dottore Carmine FALSARONE
  • gli si dà incarico di adoperarsi presso l’amministrazione comunale per il riconoscimento della predetta associazione come iniziativa culturale e sociale di interesse pubblico e di rilevanza locale;
  • di attivarsi per l'elaborazione proposte e suggerimenti per la valorizzazione dell’archeologia, della peculiarità storica, nonché per la riappropriazione delle strutture a rilevanza culturale storica e archeologica del territorio;
  • in particolare, ci si adopererà per la effettuazione di incontri volti a studi specifici e specialistici nell'ambito della prevenzione sanitaria, degli approfondimenti culturali e della elaborazione di progetti lavorativi turistici e ricreativi;
  • in questi ultimi settori si tenderà a progetti per finanziamenti comunitari o di ogni altra provenienza pubblica;
  • saliente la concertazione protesa alla realizzazione di un Antiquarium incentrato sulla civiltà romana, sul periodo di mezzo, e sulle specificità storiche dell’era moderna con particolare riguardo alle riforme dei Napoleonidi quali emergono dai peculiari catasti onciari e dalle vertenze giuspubblicistiche;
  • obiettivo precipuo sarò quindi quello del recupero della memoria archeologica delle locali e maestose mura pelasgiche e del castello dell'anno Mille con annesso villaggio Medievale di Poggio Poponesco;
  • si avrà cura di prendere contatti con le locali compagnie filodrammatiche per la messa in scena di commedie dell’antica Roma (Plauto, Terenzio) e delle tragedie di Seneca, patrimoni culturali che si agganciano alla prisca civiltà romana di Cicoli, sulla scia di testi eccelsi come quelli di Virgilio, di Tito Livio, di Dionisio di Alicarnasso, di Diodoro Siculo ed altri;
  • specidifcamente si dovranno porre in atto iniziative per la riesumazione del villaggio medievale di Poggio Poponesco, con scavi stratigrafici e con ricostruzioni illustrative nell’ottica della nuova scienza dell’archeologia medievale di cui alle specializzazioni universitarie di talune città toscane, centri universitari questi d’avanguardia e fortemente innovativi;
  • e al contempo tendere a salvaguardare e recuperare edifici moderni in deprecabile stato d’abbandono come il piano terra dell’imponente scuola media per concertare con Asl, Centri ospedalieri d’avanguardia del tipo del S. Raffaele di Roma e il già sorto CENTRO DI ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA GRATUITA da inquadrare nell'ambito dei progetti finanziabili dalla Comunità Europea;
  • si dovrà cioè puntare a far sorgere nel negletto Cicolano centri diagnostici e soprattutto sperimentali nella cura di malattie oncologiche e cardiache, con attrezzature di moderna concezione per la sperimentazione anche a salvaguardia di una popolazione stanziale in atto mal servita e in disagevoli condizioni territoriali.



In definitiva si è è in grado di disporre già di professionalità da parte di taluni dei promotori, particolarmente competenti nel suggerire assestamenti di bilancio per usufruire dei fondi della Cassa DD. e PP. previe operazioni ponte della banca tesoreria, nell’ambito degli accordi Monti con la BCE.



Quanto sopra è ovviamente a titolo provvisorio. Ogni ulteriore iniziativa e proposta non è preclusa, anzi se ne chiede sin da ora ogni apporto collaborativo, da qualsiasi parte provenga.



Fiamignano lì ....................

giovedì 13 agosto 2015

Il cartiglio funebre dei carretteschi nel sepolcro del Carmine di Racalmuto

Foto del trafugato e disperso cartiglio  che giaceva nel sepolcro carrettesco dai felini grifagni di cui parla Sciascia in esordio del suo LE PARROCCHIE DI REGALPETRA. La foto mi venne recapitata dal defunto e compianto ing. Peppino  Troisi. Mi diceva che l'aveva scattata  su richiesta dello stesso Leonardo Sciascia .Doveva servire, insieme a tante altre, per illustrare LA MORTE DELL'INQUISITORE. Poi non se ne fece più nulla perché all'epoca Laterza ritenne il libro illustrato troppo costoso. Le foto devono giacere in qualche cantuccio della famiglia Troisi. Sarebbe bello se venissero ritrovate e pubblicate. 

caro Alfredo Sole, da quanto tempo non ci sentiamo


TEMPO FA MI PERMETTO UNA LETTERA UN PO' FUORI I CONVENEVOLI.

Alfredo mi sembra che si sia ripiccato ed è insolitamente altezzoso quasi a sfiorare l'insolenza.




Ecco la botta e risposta:





Spinci viscotta e ciampelli, ma nenti cassata

scrivi a Alfredo Sole



Di Calogero Taverna (da Racalmuto)



La lettera







Carissimo Alfredo

oggi ti viene spedito un pacco di dolci: si tratta delle specialità di Capitano il giovane pasticciere di Racalmuto che non so se ai tuoi tempi era in auge come adesso. Come ti ho detto non ti ho mandato la promessa cassata di ricotta locale

perché non mi viene assicurato un arrivo integro. Capitano mi dice che occorrerebbe una autorizzazione, ma io gli ho detto di mandarti il pacco lo stesso. Vedi tu se puoi preavvisare chi di dovere dicendo la verità e cioè il mittente è il dottore Calogero Taverna già ispettore di vigilanza della Banca d'Italia, già superispettore del SECIT al tempo del rigoroso ministro Reviglio, ed alto. Digli che mi assumo ogni responsabilità e per favore non facciano andare in malora le prelibatezze racalmutesi: magari mangiatevele insieme.

Debbo essere sincero: perché alla tua rispettabile età non cessi di essere "ostativo"; se vogliono collaborazione dagliela. Non vedo quali segreti puoi ora svelare che loro non sanno abbondantemente. Dopo ventun'anni chi puoi più danneggiare? Sono tutti o morti o furbescamente pentiti. Il tuo primo errore? Io son convinto che la mafia non c'entrava per nulla; diciamo che è stato un delitto d'onore (che io stigmatizzo come ogni altro crimine di sangue). Lu 'zza Alfonzu era sboccato e di lingua talora scurrile. Ad un giovane cu lu tascu tuortu potevano saltare i nervi

e freddare chi ti oltraggiava. Se qualcuno gli andava in quella campagna con intenti mafiosi lu 'zza Alfonzu l'avrebbe subito subodorato e l'avrebbe lui fulminato prima che varcava il cancello. Dopo le faide mafiose sono esplose tremende, letali, imperdonabili. Hai sbagliato ed è giusto che paghi, ma perché volerti ostinare ad essere "ostativo". Tu mi dirai che non sei per nulla "ostativo", ma per quello che mi racconti (mettiamo con le tue magliette provocatorie, sei sicuro di esser furbo?). se ti va di essere "rompicoglioni" tu si sutta e paghi lu pizzu. Dicono che nel tuo vecchio ambiente

era d'obbligo dirsi: calati juncu ca passa la china. Sto sbagliando e di grosso: ma io son fatto così. Tuo figlio è molto amico di un romeno che ho preso sotto la mia protezione (economica). E' fidanzato - mi pare - con una bella e brava ragazza. Non sapeva neppure che tu scrivi su articolo21.

Mio padre avrebbe soggiunto: parabbula significa: sceccu! Non ho mai capito cosa significasse, ma mi va lo stesso di ripeterlo qui.

Ti abbraccio ancor più paternamente di prima.

Calogero Taverna









La risposta



Non ho ancora ricevuto il pacchetto di libri di cui mi scrivi. Sono curioso di leggere Luckacs. Per quanto riguarda i dolci, anche Capitano ha torto. Non ci vuole una autorizzazione. A parte il fatto che di dolci entrano solo biscotti che non siano ricoperti di zucchero velato o creme varie, c'è il problema che i pacchi postali (esclusi i pacchi contenenti libri) debbano provenire da un familiare. Se il mittente non è conosciuto, cioè non registrato come parente, neanche lo ritirano il pacco, verrà mandato indietro. Regolamento carcerario. Mi sarebbe piaciuto omaggiare i dolci di quello che a quanto ho capito è il più grande pasticciere racalmutese. Peccato!

Tu poni un quesito molto delicato nella lettera (Spinci viscotta e ciampelle...), ti chiedi e mi domandi perchè non dargli quello che vogliono visto che, tutto sommato, non potrei danneggiare nessuno perchè in un modo o in un altro di quella generazione deviata non c'è più nessuno. Sarà pasadossale ma il punto è questo. A causa del mio nuovo essere, del mio cambiamento. Vedi, nel momento in cui io usassi gli altri (che siano ancora viventi o non) per un tornaconto personale, smetterei di essere chi sono per tornare a essere chi ero. La capacità di fare del male, seppur virtualmente, pur di ottenere benefici personali è completamente disgiunta dal mio modo di concepire la vita. Quella mia e quella degli altri. Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di omertà... Comportamento mafioso o come scrisse un pentito al giornale MALGRADOTUTTO, che “il mio comportamento, cioè il mio voler scontare la galera e non collaborare sia in realtà una sottile vendetta verso di loro”. Come dire: “mi taglio l'uccello per fare un dispetto a mia moglie”. Cioè, sto passando una vita in carcere solo per fare dispetto a loro che sono pentiti e a cosa? Questo fu il ragionamento di qualcuno. Nulla di tutto questo! Io sono fortemente convinto che chi sbaglia debba pagare. Io ho sbagliato dunque è giusto che paghi. Così come è giusto che una pena debba sapere quando finirà quella pena e l'ergastolo questo non te lo permette. Io agogno la libertà, giorno dopo giorno, ma non la libertà a tutti i costi, ma una libertà meritata da una lunga meditazione e trasformazione dell'essere. Non certo... barattata. Se per qualcuno questo significa non essere resipiscente, beh, allora sono fiero di non esserlo perchè consapevole che mai acquisterò un bene elargendo male.

...E' vero, non avevo ancora detto a mio figlio del mio pezzo su articolo 21. aspettavo di sentirlo a telefono (cioè oggi pomeriggio). Divido le mie telefonate fra la Sicilia e il Belgio, la settimana scorsa è toccato al Belgio, perciò potevo informare mio figlio solo oggi. Lui non è un gran navigatore di computer. Forse è uno dei pochi ragazzi che ne fa volentieri a meno di questa macchina infernale.

Mi fa piacere che sia molto amico di un tuo protetto perchè questo conferma che è amico di un bravo ragazzo, se così non fosse, non sarebbe un tuo protetto.

Comunque sia, mi sono meritato il tuo “parabbula”! Invece di aspettare di telefonare, potevo scriverglielo!!

che ne penso di Sofri? Non ho letto quanto ha scritto su Repubblica. Quando ho saputo del suo articolo era troppo tardi per comprare il quotidiano. Potresti spedirmi l'articolo? Così se c'è da obiettare lo posso fare su articolo 21 ed “istruire” Sofri su cos'è realmente l'ostativo. Oppure condividere quello che dice rinforzandolo.

Mi dispiace che le mie risposte ti arrivino in ritardo, le nostre Poste non sono affidabili, non solo arrivano in ritardo ma molto più spesso di quanto si pensi non arrivano affatto. Dobbiamo rassegnarci alle lumacose tempi delle Poste.

Nella lettera (Il carcere ostativo) che mi hai mandato, la conversazione con Adriano Sofri – Lillo Mendola espone molto chiaramente cos'è l'ergastolo ostativo. E' un gran bell'articolo. Come hai scritto tu, l'interesse si allarga adesso dobbiamo solo sperare che sia un interesse crescente.

Quando riceverai questa lettera avrai già avuto l'incontro con D'Alema. Sono curioso di sapere cosa ne è venuto fuori. Il 2 ottobre c'è anche il convegno al Senato sull'ergastolo. Il 16 novembre alla Bocconi c'è un altro importante convegno “Scienze for Peace” (il dott. Veronesi). Ci saranno anche tutti i ministri della giustizia europei (ci sarà il nostro?). Si parlerà anche lì di ergastolo.

Adesso devo lasciarti. Non invidio Alessandro che dovrà tradurre la mia pessima calligrafia per ribatterla al computer.

Ciao un abbraccio

Alfredo







Mi scoccio: non riesco a comprenderne appieno il senso. Soprattutto non capisco questa frase:

Vedi, nel momento in cui io usassi gli altri (che siano ancora viventi o non) per un tornaconto personale, smetterei di essere chi sono per tornare a essere chi ero. La capacità di fare del male, seppur virtualmente, pur di ottenere benefici personali è completamente disgiunta dal mio modo di concepire la vita. Quella mia e quella degli altri. Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di omertà... Comportamento mafioso o come scrisse un pentito al giornale MALGRADOTUTTO, che “il mio comportamento, cioè il mio voler scontare la galera e non collaborare sia in realtà una sottile vendetta verso di loro”. Come dire: “mi taglio l'uccello per fare un dispetto a mia moglie”. Cioè, sto passando una vita in carcere solo per fare dispetto a loro che sono pentiti e a cosa? Questo fu il ragionamento di qualcuno. Nulla di tutto questo! Io sono fortemente convinto che chi sbaglia debba pagare. Io ho sbagliato dunque è giusto che paghi. Così come è giusto che una pena debba sapere quando finirà quella pena e l'ergastolo questo non te lo permette. Io agogno la libertà, giorno dopo giorno, ma non la libertà a tutti i costi, ma una libertà meritata da una lunga meditazione e trasformazione dell'essere. Non certo... barattata. Se per qualcuno questo significa non essere resipiscente, beh, allora sono fiero di non esserlo perchè consapevole che mai acquisterò un bene elargendo male.







La coda è scontata; il nucleo svela un chiodo fisso di Alfredo; anche altra volta era stato così stizzosamente perentorio. Stamani di ritorno da Avezzano dopo un rassicurante referto medico ho creduto all'improvviso di capire. Se ho ben capito allora mi crolla tutto il castello che avevo messo sù sulla averticalità della mafia racalmutese. Forse un "ordinamento" parastatuale a Racalmuto è davvero esistito: ha normativa sua propria; vieta l'intesa col "nemico" soprattutto con quell'altro "ordinamento" positivo dello Stato; l'infame va punito e se un pentimento "proficuo" può giovare a chi dentro l'ordinamento parastatuale si è macchiato di condotta antidoverosa secondo quei codici d'onore, il pentimento collaborativo non è ammissibile, costi quel che costi. ALLUCINANTE. Spero solo di aver capito male. Comunque, questa la nota mia di risposta immediata.





Mangiatevi le prelibatezze di Capitano alla mia salute


scrivi a Alfredo Sole

Di
Calogero Taverna (da Santa Lucia di Fiamignano)


La lettera
Carissimo Alfredo
quanto al pacco delle prelibatezze del signor Capitano questo regolamento carcerario è davvero singolare. Se i dolci li possono mandare solo i parenti, beh! io mi accredito come padre elettivo e i dolci li dovrebbero ritirare e tutti insieme secondini ed ergastolani ostativi o non resipiscenti che siano mangiarseli magari alla mia salute.
A forza di fare quello che sto facendo mi stanno accreditando come combattente contro l\'ergastolo. Anche mio cugino Nicolò Falci montedorese di nascita mi addita come uno che potrei fare qualcosa. Magari! e ben volentieri. Debbo per onestà precisare che a me interessa di più il modus punendi et espiandi anziché la durata. Penso che un carcere di trent\'anni inflitto con i sistemi dell\'art. 41bis cone le invenzioni della mancata
resipiscenza o dell\'ostatività può essere più devastante di
un ergastolo umanizzato e applicato secondo costituzione. A me interessa di più la revisione quinquennale seria et ope judecis togatoi nel rispetto dei diritti dell\'uomo (il carcerato, l\'ergastolano l\'imputato restano uomini o donne con le dignità acquisite nelle società più evolute del terzo millennio). Ne parlai altra volta e non mi va di ripetermi.
Mi accorgo di avere l\'altra volta toccato un nerbo scoperto. C\'è di mezzo la tua vita, mica la mia. Non ho diritto alcuno a pontificare o imbonire. Una cosa però fammela aggiungere: diciamo che anch\'io sono o sono stato uomo di legge. So come ragioniamo noi di codesta terribile casta. Se qualcuno ci viene a dire che mai tradirà qualche altro pensiamo subito a chissà quale segreto ci occulta. Siamo diffidenti e sospettosi.
Guai a chi cade nella nostra rete inquisitoria. Il Santo Ufficio - diversamente da quello che pensano tanti dotti ignoranti - fu tribunale preferito
dai ribaldi del tempo e facevano carte false pur di sottrarsi ai tribunali laici e rimettersi a quello fatto di preti, prelati e legulei in utroque vestiti di nero. Si fingevano persino diaconi quelli che pur erano scorridori di strada. Un tizio che disse di chiamarsi fra\' Diego La Matina (le carte della matrice avvalorano la mia supposizione) fu così che si sottrasse un paio di volte all\'impiccagione sul posto. Ne scrivo nei miei libri.
Imbecilli credono che io faccia il demente.
E qui la chiudo.
Ti abbraccio PATERNAMENTE Calogero Taverna

Senonché nel frattempo arriva questa strana e-mail cui rispondo alla lontana.







Ciao Lillo,



come da istruzioni di Nico, che ci legge in copia e che ringrazio di cuore, ti scrivo per mettermi in contatto e farti avere la locandina della serata che teniamo venerdi 12 a Cassina de’ Pecchi.



Mi farebbe piacere conoscerti in questa od altra occasione per confrontare le ns comuni esperienze sugli ostativi.



Ti inserisco nel frattempo nel gruppo “AMICI DI CARMELO” cui invio periodicamente le notizie che ricevo.



A presto



Beppe



Cell. 348/2208238










Da: Nicolò Falci [mailto:falci.nicolo@tiscali.it]

Inviato: mercoledì 10 ottobre 2012 13:15

A: 'Giuseppe Moretti'

Cc: 'Calogero taverna'

Oggetto: R: sacro e profano






Ciao Beppe,



come vedi, la risposta a questa tua mail è inviata per copia a Calogero Taverna, mio secondo cugino, che, come te, ha preso a cuore la situazione delle persone assoggettate all’ergastolo ostativo. Calogero (ma puoi chiamarlo Lillo, come faccio io e come fanno tutte le persone che lo conoscono) è persona colta e disponibile che ti potrà essere utile nella tua lotta all’eliminazione di quella pratica detentiva.



Ciao e ancora grazie per le parole di conforto che mi hai scritto per la scomparsa di mio fratello.



Nico










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Cari amici,



vi scrivo questa mail innanzitutto come pro memoria della serata sulle carceri e in particolare sull’ergastolo ostativo di cui vi avevo dato anticipazione qualche tempo fa.



Nel contempo colgo l’occasione per segnalarvi un‘altra serata decisamente meno impegnativa, nella quale farò il mio esordio teatrale in una compagnia locale cimentandomi in modo amatoriale accanto a attori di consumata e provata bravura. La cosa non vi meravigli perchè mi è servita in questo periodo per distrarmi un poco dalla quotidianità dei problemi che purtroppo in questo momento non mancano. La commedia è veramente divertente e mi auguro vi possa indurre a qualche sana risata, spero per la trama con le sue esilaranti gag e non per il Beppe attore.



Vi allego pertanto le locandine di entrambe gli eventi (per il primo occorre un poco di disposizione d’animo ad una problematica non facile, per il secondo occorre al massimo dotarsi di…qualche pomodoro)



Nella speranza di incontrarvi, un caro saluto



Beppe






P.S. mi scuso con chi di voi riceva questa mail due volte per il fatto che è presente in entrambi i gruppi di amici cui è indirizzata























IL CARCERE,

L’ERGASTOLO

OSTATIVO,

LE PENE ED ALTRO

RELATORI

MIRKO MAZZALI

vice-presidente Commissione carceri di Milano

ROBERTA COSSIA

giudice di sorveglianza Tribunale di Milano

LUCIANO EUSEBI

docente in Diritto penale all’Università Cattolica

Coordina: SILVANA MARANGELLI

Ingresso libero

Serata di approfondimento e riflessione sulla situazione del carcere

in Italia, a partire dal tema dell'ergastolo ostativo e dal caso di Carmelo

Musumeci, per proseguire con le condizioni di vita, i suicidi sia

dei detenuti che delle guardie, il sovraffollamento, le pene alternative

e altro.

Venerdì 12 ottobre ore 21,00

Chiesetta di Via Roma 19

Cassina de’ Pecchi



Carissimo Beppe

tolgo di mezzo tutti i convenevoli che peraltro non mi si addicono sia per la mia età (che si direbbe veneranda ma a me pesa), sia per il mio spigolosissimo carattere. Pane al pane, vino al vino ... a prescindere. Diciamo subito che non mi sento un incandescente abolizionista dell'ergastolo. Il c.d. ergastolo ostativo non l'ho studiato nei lontanissimi anni di giurisprudenza. Credo che sia una misura amministrativa che un ex giudice giurgintano alquanto "birrittieri" passò sottobanco ad un suo e mio quasi compaesano a nome Alfano, che, figurati quasi a forgiarsi con poco familiari panni di antimafia fattura, voleva dimostrare di essere più persecutore dei persecutori dei pessimi mafiosi delle cosche altrui. Se finiva il 41bis per "decorrenza dei termini" e il mafioso non era ancora divenuto gradevole delatore a comando eccoti un be'l' "ostativo" come prima peggio di prima, magari perché all'esame di una paciosa giudìcessa meneghina non eri risultato abbastanza " resipiscente".

Mi imbatto con un mio paesano già pluriergastolano, già art. 41 bis, già non molto "resipiscente", ed ora ancora ostativo, vent'anni e più dopo delitti che dirli efferati è dir poco. Ne avevo scritto in un libro che nessunoi conosce (RACALMUTO NEI MILLENNI) - quando non lo conoscevo - in termini incazzatissimi. Ne ho letto in un libro di successo (I RAGAZZI DI REGALPETRA del mio compaesano Gaetano Savatteri). Non ho fatto i debiti collegamenti con il mio precedente antieroe. Muore l'arciprete del mio paese, un sanguigno contadino cui molto mi legava anche se navigavano in opposti pelaghi ideologici. Subentra un'anima bella, pio, quasi mistico, tutto aduso a sublimare i peccatori (anche quelli impuberi, peccatori solo per quella faccenda della mela proibita); tutto sommato un compagno d'infanzia quando entrambi soffrivamo le pene dell'inferno in un castello chiaramontano agrigentino divenuto insopportabile carcere minorile (ad onta di quello che scrive il mio amico padre Pirrera, l'unico prete intelligente in tonaca che sia residuato nella terra di Pirandello). Mi dava ai nervi con il suo voler schiacciare la storia - anche quella gloriosa della sua eccelsìa racalmutese - per desessualizzarci tutti quanti in modo da volare il più presto possibile tra i cieli per gustare incorporee delizie consone ai poveri di spirito. Rammentai la faccenda del buon ladrone. Mi sovveniva una piéce cinematografica di Pasolini finita sotto processo per oltraggio alla religione. Divenni caustico in un commento ad un meschinello blog di paese.

Mi trovo ora ad apprire quello che non sono: un abolizionista carcerario. Forse ora qualche idea più disincantata sul mio conto tela sei fatta. Una cosa però potresti fare: scrivere a MALGRADOTUTTO (è web rintracciabile in Internet): prendere contatto con un rampante giovane giornalista del luogo ed amministratore del teatro riesumato da Leonardo Sciascia. Anche lì potresti portare la tua iniziativa. Vi potrebbe partecipare persino l'autore dell'OSTATIVO, e non mancherebbero Tanu Savatteri e i tanti coreuti dell'antimafia agrigentina. Se invitato potrei partecipare anch'io come voce discorde.









Ma Alfredo Sole non cessa di sorprendermi. Rinpondendo tardivamente ad una precedente mia lettera sovverte toni e filosofie ed ecco come ora mi spiazza. Tutto da rifare dunque.





Non scriverò più niente su di te













scrivi a Alfredo Sole



Di Calogero Taverna (da Santa Lucia di Fiamignano)



La lettera







Carissimo Alfredo

oggi il blog del mio non amato Scimé pubblica come tua corrispondenza diretta l'articolo che hai inviato (e pubblicato su mia pressione) sul prestigioso giornale on line dell'on. Giulietti e del mio amico Tommaso Fulfaro ARTICOLO21.org. Questo la dice lunga sulla correttezza giornalistica dei nostri compaesani blogger. Ma meglio così: il tuo caso sta facendo rumore e come. Credo però che il tentato suicidio di quel giudice che ti è compagno di carcere ad Opera stia facendo un poco dirottare l'attenzione per te. O forse ti sta giovando. Non so. Quello che comincio a sapere è che io se ti voglio bene - e tu sai che te ne voglio tanto anche se non ci siamo mai visti né abbiamo mai parlato di persona - mi faccia un po' da parte. In paese ad esempio l'invidia ed anche un certo terrore nei miei confronti diventano sempre più palpabili. Forse desisterò persino dallo scrivere quel libro su di te di cui ti parlavo. Qualche maligno penserebbe che voglio approfittarne per farmi della pubblicità sulla scia del nostro beneamato Tanu. Ti prego però di dare risposta alla caterva di lettere che risultano malinconicamente inevase da troppo tempo. A me mi puoi liquidare che so con un semplice grazie o magari con un apodittico: non sono d'accordo. Ma vedo che ti scrivono anche anime buone che hanno bisogno del tuo conforto. Certo c'è anche chi vuole sapere da te come è l'insegnamento letterario nel carcere. Forse vorrà farne una esperienza diretta. Quel che ti scrive il signor Scimé non l'ho capito. Spero di capire qualcosa di più dalla tua risposta. I miei studi di microstoria mi portano a sogghignare quando vedo taluno assurgere a paladino dell'antimafia, ignaro di qualche sua agnazione abigeatica.

Con affetto Calogero




La risposta







La risposta a questa lettera mi ricollega all'altra tua lettera, dove dici che “non scriverai più niente su di me”. Parliamo prima della decisione di scrivere un libro. Se quello che ho letto è l'esordio di un libro, non riesco ad immaginare quale sarà il cuore. Ho letto i tuoi libri e sei diventato uno dei miei scrittori preferiti. Mandami in anteprima quello che man mano scriverai se vuoi, ma non credo che troverei qualcosa che non sarà di mio gradimento. Non vedo l'ora di iniziare a leggere quello che scriverai.

Nella lettera che segue quella di Scimè mi scrivi che forse non scriverai più neanche il libro. Questo mi dispiace molto. Il fatto che qualcuno possa pensare che tu possa approfittarti per farti pubblicità è un problema di questo qualcuno non certo tuo, né mio. Chi se ne frega di cosa possano pensare o di gelosie varie? Mi ero assopito, se non quasi rassegnato a non avere più armi per combattere una lotta per la vita, tu mi hai dato l'energia necessaria per potermi rialzare, mi hai spronato a continuare e seppur non vincerò mai questa battaglia, non posso rimpiangere di non averci provato. Cosa ti fa pensare che io possa liquidarti con un grazie o con un apodittico: non sono d'accordo? Nulla di questo è contemplato in un amicizia.

Mi dici che non hai ancora le risposte a una catena di tue lettere. Purtroppo le mie risposte non possono arrivare in tempi brevi. Tu scrivi sul sito, poi a me vengono spedite con la Posta tradizionale, devo rispondere e se mi arrivano di venerdì la posta in uscita non partirà prima di lunedì. Questa arriva a Firenze, deve essere battuta a computer e inserita sul sito. Purtroppo i tempi sono maledettamente lunghi. Ci sono anche casi in cui si smarriscano le lettere, sia in uscita che in entrata. Non è solo il ritardo il problema, infatti non è cosa rara che la lettera sia in entrata che in uscita non arrivi mai al destinatario, semplicemente si “perdano”.

Torna sui tuoi passi e scrivilo quel libro.

Ti ho scritto una lettera all'indirizzo di Roma.

Ciao un abbraccio

Alfredo

surfarara e "carusi" nudi nella versione Guttuso


surfarara e "carusi" nudi nella versione Guttuso

CICOLANO CONTROLUCE


IL CICOLANO
DALLE MURA PELASGICHE AL FASCINO DELLE SPIAGGE DEL SALTO
Il sole spunta da dietro il picco di lu Peschiu
All’analogo suono di ALSO SPRACH ZARATHUSTRA
Le cineprese si invaghiscono dei degradanti paesaggi verzeggianti … dalla rocca di Petrella con il tragico castello di Beatrice Cenci ammaliante fedifraga dannata da un papa come dal celebre quadro; giardini perenni e fiori e frutta e sublimi bellezze di una natura ridente, le avevano detto i paraninfi di quel secolo …. Poi solitudine noia per un talamo in cui con la notte si spegneva l’avvizzito marito … quindi l’empito della delizia peccaminosa con lo stalliere aitante e ciò tra Rieti e l’Aquila in quel discendere soave, boschivo sino al Salto …. Riprese e musica in simbiosi …. Mentre scorrono i titoli di testa

Quindi un ritorno a lu Peschiu più bucolico, virgiliano. Quel Virgilio che vi si ispirò cantando et te montuosae misere in proelia

NERSAE

E Nesce è tutta là: quella nuova, minuscola, erta, inaccessibile e quella del piano: antica ROMANA . Le cineprese vi indulgono curiose e voluttuose, penetrano nei misteri antichi di questa terra aspra, feroce, ferace (almeno un tempo) gioiosamente pagana, religiosamente terrestre.

Discendiamo per l’antica via romana, come taluni radi ruderi, attentamente scoperti e studiati dal grande medico di famiglia dell’epoca Domenico Lugini, attestano, anche per ora colpevolmente negletti.


Dopo l’indugiare dello sguardo dal ponte sul Lago Salto o da laggiù dalla diga sulla gola ad ovest, specie se sono finiti i titoli di testa, un salto brusco, cessa Strauss – pausa musicale, in lontananza accenni di un’arrabbiata musica moderna. Quindi un patetico Arrivederci Roma ed ecco lo sciatto ripiegare su Ponte Mammolo, tra il prosaico, dimesso arrivo delle corriere, degli sgangherati bus Roma Rieti. Parte la corriera per Borgorose. La musica si addolcisce con il patetico intermezzo dell’Ultimo Bacio. Due signore di ammaliante maturità partono per il Cicolano: una natia di quella terra; l’altra: intellettuale, poetica, donna d’arte cinematografica, vanno alla scoperta di quell’antico lembo di civiltà pre-romana (esplode qui la sinfonia dal Nuovo Mondo).

Usciti dall’ultimo tunnel, lungo tortuoso, ammonitore si discende al bivio autostradale a lambire il maestoso monte della Duchessa. Appena sbirciato si espandono le lacrimose salmodie gregoriane. Siamo sotto il monte storico della Duchessa. Falsi pentiti vi stornarono forze militari alla ricerca del sequestrato Moro. Sembrava ritornati ai tempi dell’invasione nazista, con fucili mitragliatori puntati truci e minacciosi. Allora i tedeschi , liberatori di Mussolini nella vicina zona montagnosa di Rieti, ma fatti passare, incolumi, il minuscolo re e la sua corte, pattugliavano il Cicolano fingendo di temere le incursioni partigiane di un Cariglia notorio rastrellatore di pecore belanti. Talvacchia, segretario-sodale di Dino Grandi invece se ne stava rannicchiato in un ben murato ipogeo di Leofreni.

Alla Duchessa, invero, nulla c’era se non candida neve invernale, spettacolo celestiale, angelico, vergineo, immacolato:
Ecco la vera porta del Cicolano.


Le due avvenenti signore, espunti i segni del viso estenuato dal viaggio nello sgradevole mezzo Cotral, vanno al bar, per un piccolo ristoro. E’ il prossenetico albergo all’uscita autostradale per la valle del Salto.

Abbagliate da un esplodente sole pedemontano, le due signore si guardano, stropicciano gli occhi folgorati da troppa luce repentina ed inforcano gli ammiccanti occhiali da sole che donne astute non al tramonto sanno scegliere per ispirare e subito occultare ambigui richiami vetusti.

  • Ma che è ‘sta piana – esordisce la signora romanesca.
  • La piana di Corsaro. Dovrei però dire dei miei antenati, farfuglia, colta di sorpresa, l’altra del Cicolano.
  • Come? Eravate tanto ricchi e non me l’hai mai detto.
  • Già, eravamo … eravamo.
  • Racconta, via!
  • Per quel che ne so …. Sa tutto un mio zio acquisito!
  • Dimmi quello che sai. Tuo zio acquisito, lasciamolo per ora da parte … forse dopo chissà!
  • … mi diceva che a fine del ‘700 si affermava un contadino del luogo, uno che non è da escludere che si fosse pian piano finito di rosicchiare terre conventuali, specie delle monache di Borgo – cosa che i vescovi di allora non cessavano di lamentare col papa. Di qua stato pontificio, di là stato borbonico, Regno delle due Sicilie. Le vindici voglie clericali si scontravano con la sornioneria partenopea (Regno delle due Sicilie, appunto… )
  • Come parli colta ed anche difficile
  • Ripeto a memoria le frasi … ipotattiche di mio zio … e celio il tuo spirito di ‘sta sera a mare chiaro!
  • Mica vogliamo litigare anche qui … a casa tua … nelle tue lande feudatarie …
  • Ex … ex .. come?
  • Prosegui con la storia e lascia perdere le punzecchiature campanilistiche … anche perché gira e rigira siamo entrambe partenopee … regnicoli. Dunque dicevi?
  • Quel mio antenato aveva nome strano: SABBANTONIO. Aveva due figli GIACOMANTONIO e CELESTINO …
  • E dove l’hai letto questi pretesi tuoi nobili lombi…
  • Veramente questo l’ho letto in certi studi di SALVATORE LUCIANO BONVENTRE …
  • Buono a sapersi … lo rintracceremo per farcele dire da lui meglio di te…
  • Perché io non so raccontare?
  • Male … molto male …
  • Allora me ne sto zitta e buonanotte ai suonatori.
  • Non fare la stronza, continua.
  • Questi due fratelli avevano anche una sorella piuttosto bisbetica, vezzo non insolito nella mia famiglia ..
  • E tu ne sei un esempio!
  • Ricambio la stronzaggine!
  • … dunque?
  • Dunque: questa sorella sposa attorno al 1750 un tale Domenicantonio DI GIOVANNI di Castelgiudeo, e o perché si sposa troppo tardi o per inidoneità di lui, muore senza figli. A chi va l’eredità avuta in dote con i suoi sonanti beni parafernali? Questa mia antenata di nome MARIANNA cova una vecchia ruggine, con i suoi familiari ce l’ha … con tanto di pitazzu scritto l’avevano superdotata di tali misteriosi beni parafernali ma poi all’atto pratico se li erano tenuti stretti stretti e la sorella ancora al momento di far testamento ristava ad aviri.
  • Bella ‘sta storia … non nuova peraltro, specie nei matrimoni combinati della media ed alta nobiltà medievale…
  • Mio zio mi dice che la vicenda si verificò tale e quale a Racalmuto nei primi anni del ‘600 con la nobile virago Donna Aldomza del Carretto …
  • Ma questa tua Marianna, una virago non mi pare ..
  • Veramente da parte maschile i miei cari antenati trottavano troppo la cavallina. Pensa che ancor oggi tanti si chiamano di Sabbantonio .. come dire figli illegittimi di mio catabisnonno.. Per non parlare dei tanti preti della mia famiglia.. molto avveduti negli affari e mai casti. Qualcuno vestiva con fibbie d’argento, azzimatissimo e pur non essendo neppure parroco nel suo portone si fa effigiare un baculo episcopale … forse a simbolo di qualche altro arnese maschile …
  • Ah! Ah! Ah! L’epilogo della storia?
  • Lo so a memoria .. ed è quello che racconta SALVATORE LUCIANO BONVENTRE (che è andato a spigolare in ASA Notai dell’Aquila, b. 1809 . quando l’Aquila era ancora in piedi) .. “nel 1789 Marianna B. di Baccarecce, evidentemente senza prole e titolare di una dote del valore di sessanta ducati, regolò con due clausole la sua eredità, con la prima di esse lasciò i ‘tanti mobili di diversa sorte’, ossia il corredo ascendente al valore di trenta ducati ricevuto dal padre Sabbantonio al momento del matrimonio, a suo marito Domenicantonio Di Giovanni di Castelgiudeo e con la seconda clausola lasciava la proprietà della dote restante, che ancora doveva ricevere a “complimento’, ai suoi fratelli Giacomantonio e Celestino e l’usufrutto della stessa a suo marito Domenicantontio”.
  • Una bella beffa, non c’è che dire. Ma il patrimonio di famiglia ebbe ad assottigliarsi a beneficio dei Di Giovanni?
  • Manco per niente … vi pensarono i tanti preti venuti dopo con i loro bravi patrimoni sacri, raccolti chissà come. Pensa che ancor oggi sta in catasto una stranissima partita catastale che dopo tre o quattro secoli sta a ratificare non si capisce bene quale lascito enfiteutico per far celebrare messe a salvezza dell’anima di cicolani o forse cicolane che avevano fiducia nella missione salvifica di alcuni collaterali di miei antenati … Che Dio li abbia in gloria. Vai a Baccarecce e troverai nei portoni del palazzo avito stemmi lapidei con soli splendenti, bastoni pastorali ed il famoso acronimo JHS bellamente crociato. C’è qualche intruso in famiglia che ironizza sulla dedizione ad un vecchio zio ricchissimo di una pimpante vecchietta a nome Berenice. Fatto sta che la mia famiglia divenne locupletissima con migliaia di coppe di terra e rendite tra le più cospicue di tutto il Cicolano. Tutte queste terre una volta erano nostre .. e tali rimasero ma solo al catasto per molto tempo. La paura dell’IMU ci fa dichiarare ora la verità: quelle terre furono cedute illo tempore per il tramite di un tal geometra a nome Cavalieri che con sue scritture private cedeva, divideva, acquisiva beni immobili come noccioline. E compratori e venditori vi prestavano fiducia meglio che ai costosi e sottili notai. Tutto il Cicolano vive la tragicommedia di cessioni ed acquisti vetusti ignoti al catasto. Gli accomodamenti si sono però trovati e la nuova e già chiusa agenzia del territorio non va per il sottile.


La frivola ciarla tra avvenenti signore ha la sua dissolvenza … ora tocca tradurre in immagini ed intrufolare colti commenti nello studio della Dottoressa Giovanna Alvino – Direttore archeologo coordinatore della SBAL Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio ---

la dormiente di Piero Baiamomte

IL TUMULO DI CORVARO


mercoledì 12 agosto 2015

Casa Mia

sono vecchie foto traslate a colori- Direi le immagini delle Parrocchie di Regalpetra di Leonardo Sciascia. Solo che Sciascia odiava questi posti. Aspettava di invecchiare per farne come giochini da Presepe nell'incanto della memoria-


Lillo Taverna Ma non sono capane pastorali- Ognuna di queste case, di codesti sottoscala, di tali "dammusi" e delle cammare solerate ha le stigmate di tragedie umane durate secoli. In una di queste fantasmatiche capanne da Presepe sciasciano ci sono nato e vi passo accanto quando a Racalmuto con la strizza al cuore per l'ammodernamento oscenamente perpetrato dal compratore. In ogni caso quel pittorucolo là ha osato profanazioni del tempio per chi come me ha memorie ancestrali nel suo laico petto.