sabato 16 marzo 2013

'agnosticismo infantile di Sciascia


 

Andando a cercare elementi sul suicidio del fratello di Leonardo Sciascia, mi imbatto in questa pagina autbiografica di Fuoco all’Anima. Sciascia è cattolicamente agnostico sin dall’infanzia. Denuncia di avere avuto nell’infanzia “una educazione assolutamente laica.” Assolutamente. Madre e zie – tutte le donne della sua infanzia – separano “l’esistenza di Dio dalla Chiesa e dai preti”. Anticlericalismo e agnosticismo quasi sin dalle pappe materne. Del padre non si parla. Del resto non è il mondo contadino di un paese particolare come Racalmuto, il suo - ma “quello della zolfara”.  I measmi di Gibillini, Quattro Finaiti, Pernice, Cozzo Tondo – citandone solo alcune delle miniere – inducono a ripugnanze infernali, non sono i fiori che sbocciano a primavera, al massimo consentono allo zafferano di colorarsi di giallo (ma questo è dettaglio ignoto tutt’ora a più,anche colti.)

Il contadino è avaro, gretto, industrioso; lo zolfataio è “scilacquone” vive la sua “tragedia” nelle viscere della terra; c’è l’antimonio: mortale. Spinge la miniera al suicidio. Non azzarda di negare Dio, lo zolfataio; ma preti, chiesa e chiese, bizzocche e benedizioni sono più fastidiosi dei fumi dello zolfo nei calcheroni. Alla larga. E le famiglie degli zolfatai – e a Racalmuto sono (o meglio erano) tante – così pensano, senza religione esterna (ma con tanta religiosità interna, pensiamo noi).

Ma davvero una donna siciliana, una zia di Sciascia poteva essere ostile al fascismo? Cautela: “avversione al sopruso, alla violenza”. Aveva scosso il delitto Matteotti. Solo che i Racalmutesi non potevano “essere fascisti sino al midollo”.  Non erano manco praticanti nelle cose di Dio . Io sono sicuro: erano (o divennero) fascisti ed anche convinti e persino fedeli. Dissento da Sciascia. D’accordo, quanto al rifiuto di compromettere l’anima nelle cose di fede. Refrattari alla Chiesa - questi racalmutesi – osservanti nei riti ; la domenica a mezzogiono si può anche andare a messa, perché le regole è meglio rispettarle (se con compromettono troppo). Noi racalmutesi siamo rivoluzionari a metà e a metà siamo rispettosi della legge, consuetdinari, meglio il quieto vivere, chiunque comandi, vengan pure commissari romani. Ma a tanto Sciascia non arriva. Mie libertà.   

Siciliani diversi fra loro? Sì, e la scienza sta dimostrando che il DNA che è diffuso in questa plaga della Sicilia Meridionale è incredibilmente atipico, unico. Sì, noi racalmutesi siamo presicani se per Sicani si intendono quelli che descrive Tucidde, quelli scacciati dall’Etna mille anni prima della guerra di Troia. A Racalmuto si prosperava (relativamente, in armonia con i tempi) già da altro paio di migliaia di anni: i reperti fittili sotto la grotta di Fra Diego lo comprovano. Ma la Soprintendenza non si accorge ancora che il suo vincolo è stato mistificato e lascia che impunemente quelle testimonianze archeologicjhe irripetibili vengano disperse e i tombaroli possono fare affari (magri) anche sotto e nella parete della grotta del falso fra Diego La Matina.

MISCELLANEA FUORI DAI DENTI


Ieri mi sono vietato di intromettermi in quel tuo proiettare arcane foto di arcane donne. Mi sono domandato perché una donna – che non ho mai vista ma che mi raffiguro bellissima – celia con immagini vagamene saffiche?  Mi mostrò al mio primo incontro una elfide gotica guglia svettante da un dannunziano lavacro ignuda e monda; ora la riveste di fiori a primavera  e ne oscura il volto quasi perversa Botticelli. E tutto poi deteriora coll’inceppato dire di chissà chi, che altro che Saffo scivola nolente  in ambiguità espressive da angiporto.

Per portare la stizza all’ira infuocata quale penso sai accendere, di prima mattina, ricorro alle mie insolenze verbali, dopo molteplici ore aduse a dire che il papa è nudo, che il suo pauperismo da America latina è solo folklore in terre opulente quali anche l’Italia;  e se, avendo un solo polmone, null’altro sa comunicare se non biascicar preghiere: un pater un ave e gloria come dopo infantile confessione quando ci pentivamo in ginocchio da un prete che lascivamente ci accarezzava il nostro volto ancora angelico il nostro aver peccato per una innocua bugia, è solo ombra passeggera per occultare gli assetti de septimo all’IOR.

E visto che non uomo del profondo Sud, ma isolano, ma di Racalmuto provincia di Agrigento, ma mediterraneo di mare, il mare davvero africano, riesco talora a fare stizzire una ammaliante vichinga della godereccia Cento, Nord per Nord, meglio Zanzotto con la poesia:

Nella casa illustre di scolpiti

avori, di stemmi preziosi,

di foglie e fiori di vetro,

un giullare canta lungo

i pallidi conviti

la lode delle mense

su cui di rosee nevi i vasi

gemono colmi,

brilla l’aroma dell’arancio,

il pingue cibo i calici arricchisce.

-          -  -

Ma i commensali, raccolti

I nobili dolori nel cuore,

per le mirabili trifore

guardano il lontano azzurro

 e l’oro dei capelli

consuma le loro sembianze

e gli occhi

 in cui sporge la perla

 e le rosse labbra di figura.

-           -   -

Braci e spine premono intorno,

le candele

alzano mura di marmo,

sotto le mense

muto splendido cane è la morte.

 

 

 

 

Mi sono sbilanciato nel mio solito modo di scrivere. Non è che se voglio non sappia scrivere “semplice”; il guaio è che non voglio, non ci provo gusto. Perché?  L’ho scritto nel presentare un mio blog. All’inizio – dopo la sparata introduttiva – ho diramato alcuni post scritti da cristiano. L’ascolto rado e disincantato. Mi sono allora sbizzarrito e – con mia somma sorpresa – mi vedo seguito da tanti e addirittura in una quindicina di Stati. Tolta la solita Italia, i soliti Stati Uniti e quindi Germania ed Inghilterra, mi vedo sbirciato nella Federazione Russa ed in Turchia, in Grecia e in Spagna, nella Corea del Sud e dopo in Panama, Argentina, Brasile ed anche in Ucraina, Macedonia, Romania, Olanda ed altre nazioni ancora.  Perché? Non parlo di sesso, parlo spesso delle mie baruffe chiazzotte con i miei paesani di Racalmuto. Ho un epistolario con un ergastolano ostativo: cose che non interessano all’estero. La mia autobiografia non interessa a nessuno.  Le mie vicende erotiche sono inesistenti.   Solo che sono stato fatto partecipe di tragici segreti di STATI (sic Stati) quando facevo l’ispettore BI ed ora quando steccano con il mio dire “desueto” (per due volte mi sono sentito dare dell’ AULICO,  che è però termine improprio) un po’ li ammonisco e siccome sono SERVIZI SEGRETI – non per nulla il mio romanzo si intitola: La Donna del Mossad – se ne stanno nascosti nei più disparati angoli del mondo. Empiti di satiriasi senile i miei? Me lo auguro. Lor signori amano tanto suicidare. Ultimo caso: la morte di David Rossi del MPS.

Oggi l’Italia è distratta dal bancomat di papa Cicciu. Data la incultura nazionale basta poco. Mi sforzo nel mio piccolissimo di spingere qualche anima bella di FB a non bistrattare troppo questa nostra meravigliosa lingua che non la si può abbassare e svilire con quei segnacci indecifrabili. La nostra è lingua colta perché l’Italia è terra di millenaria altissima selettiva cultura. La intelligenza ce l’abbiamo tutti nel nostro DNA, lo studio purtroppo latita. Ed un “p0verello” argentino finisce con l’incantarci più di quei tanghi peccaminosi che mi mettono in satiriasi anche .. senile.

Quanto alla pazzia, io faccio ricorso ad una commedia del mio conterraneo (con DNA stranissimo dimostrano certi recentissimi studi di specialisti) Luigi Pirandello. La commedia ha uno strano personaggio, LAUDISI: Questi si mette davanti allo specchio ad altezza d’uomo. Gli punta un dito e gli rimprovera: Io dico che il pazzo sei tu, e tu mi rispondi che il pazzo sono io. Vedi costoro, ignari della pazzia che è in loro vanno alla ricerca della pazzia che sta negli altri.  … E il mare può essere un catino se non e scorgi i limiti.

Questo leggevo e succhiavo a quindici anni. E avevo anche la presunzione i averlo capito. Quindi a mia giustificazione ripeto qui l’escatollo nell’esordio del mio CONTRA OMNIA RACALMUTO



Una cosa è certa: non piacerò giammai a Michel Montaigne. Dicono che Montaigne disse: il linguaggio che mi piace è un linguaggio semplice e spontaneo, tale sulla carta quale sulle labbra.

Pasolini infilzò un giovane Sciascia con una figura retorica: ipotassi. Sciascia ne fu stizzito ma per amore della gloria s’inchinò.

Tutti dicono che divennero amici per la pelle. Non ci credo .. non foss’altro per diversità di gusti sessuali.

Anche alla Maraini, a Racalmuto ,volevano estorcere un atto di grande empatia con lo scorbutico siculo. Maraini fu abile e glissò. Fresca era nella memoria di tanti l’isterica aggressione della nobile di Sicilia per una faccenda di matriarcato, qui da noi: cosa verissima ma che sovvertiva ossificati giudizi sul nostro essere maschi imperiosi.

Non sono ipotattico, sono peggio. Reduce dagli sberleffi dell’altro ieri per il mio modo di scrivere, debbo rammentare chi nel darmi del “desueto” e dell’ “antiquato” si proclamava Racalmutese fiero. Qualche altro, anonimamente, prima invocava l’’albatro, che poteva significare anche corbezzolo, quell’arbusto circondante il giardino dei sogni erotici di Sciascia per visionarie traspunzioni dal lubrico Tiziano alle nude e pingui ericine danzanti oltre la siepe della Noce, avanti il maniero di un Matrona al maschile, ma troppo maschile, e poi vittima di autoschediasmi avrebbe avuto l’ardire di insegnarmi le leggi dell’assennato pensare.

Comico, solo comico, un mancato pastore mi rimproverava velleitarismi attingenti a spocchie della Crusca. Parla comu ti nzignà to pà e to mà: dialettale imperio di un anonimo senza acume.

Io non ho voglia di piacere a Montaigne: mi piace la contorsione, l’ellissi, la prolissità, l’iperbole, il desueto, meglio il vetusto, il cacofonico, l’imo della volgarità, nominare apertis verbis parti infami che Dio creò in libertà e preti coprirono di vegogna, e se una copula invereconda mi attrae a dispiegamento di un mio uzzolo, di una mia allegoria, di un mio sogno represso, perché obnubilarla? Divengo pornograficamente esplicito, con l’accortezza di dirlo in qualche mio oscuro libro, chissà in qualche romanzetto dal giallognolo titolo come La Donna del Mossad.

Approdo al teologo in braghe, Vito di nome, cognominato Mancuso, per convivere con Siracide (consulto in fretta e furia wikipedia: Il Libro del Siracide (greco Σοφία Σειράχ, sofía seirách , "sapienza di Sirach"; latino Siracides) o più raramente Ecclesiastico (da non confondere con l'Ecclesiaste o Qoelet) è un testo contenuto nella Bibbia cristiana (Settanta e Vulgata) ma non accolto nella Bibbia ebraica (Tanakh). Come gli altri libri deuterocanonici è considerato ispirato nella tradizione cattolica e ortodossa, (mentre la tradizione protestante lo considera apocrifo.) e salmodiare:

La fornace prova gli oggetti del vasaio

La prova dell’uomo si ha nella conversazione.

Il frutto dimostra come è coltivato l’albero,

così la parola rivela il sentimento dell’uomo.

Non lodare un uomo prima che abbia parlato,

poiché questa è la prova degli uomini.

Per celia dico sussurro e ammicco: sono un eretico: Impossibile a nulla credendo. Se fossi Scalfari mi dichiarerei “laico non credente” e persino il signor arcivescovo di Giorgenti mi darebbe udienza. Anch’io come Scalfari salii scale lapidee in quel di Giorgenti, non volli piegarmi dinanzi a un’ostia esposta che ipostatizzava tutto intero Jehovah: Il padre di Tanu subito si genuflesse, seguì lungo lungo l’evanescente presidente del circolo unione, padre Puma dovette. Di là un vescovo rubeo non ebbe sussiego: finì a schifiu.

Eretico io? No, solo dadaista (non nel senso di dar plauso ad un vaso per piscio, ma come dire “vi sommergeremo in un mare di ridicolo”). E negletta la lingua gesticolare dei padri, arraffo in ALSO SPRACH ZARARHUSTRA. Naturalmente ignoro il tedesco.

Naturalmente orde di erinni di religiosa fattura mi azzannano: signorine in sacrestia, maritate all’anagrafe fraintendono e mi latrano con riservato messaggio: Come osi? Bestemmi lo spirito santo, il soffiatore fecondo della vergine maria? E già, sì. Ma non perché ami la giustizia solo perché rispetto i parti delle vergini in capillis.

Quando son umile, rarissimamente, canto con Omero i versi dei vecchioni che dicono di essere ormai solo frivoli uccellini (non i riddilii di Totò) che sulle cime degli alberi cinguettano saggezza vetusta, dopo scarnificanti aggressività dell’età che si dice matura. Ma di ciò in altro tempo. Spero nel mio blog, tutto mio, senza censori, senza censure.

 

venerdì 15 marzo 2013

Al naturale ma con i pennelli di una donna artista

Invito il dottor Sardo a fornirmi dati e ragguagli sull' Autrice di quest'atto di amore per Racalmuto, per questa nostra Racalmuto schietta e linda, senza superfetazioni allucinanti e depressive. Credo che l'Autrice sia una sua cognata.

Ne è passato di tempo da quel sabato 17 dicembre del 2011 da quando, cioè, con tono sommesso – a me non consueto – cercavo di sollecitare l’attenzione di politici ed amministratori ad affrontare la spinosissima questione delle tasse locali a Racalmuto. Sordità totale dei politici bipartizan racalmutesi, sordità totale del consiglio comunale di allora ancora in carica, sordità totale del missus panormitanus allora in funzione di Sindaco, sordità totale della Triade di Diomede, sordità totale dell’attuale Triade ROMANA che ci regge ma non governa.

Certo l’eloquio è  oscuro, ma non tanto che chi doveva avere orecchie da intendere non riuscisse ad intendere.

 

La questione dopo peggiorò ed oggi siamo alla debacle del sistema tributario locale di questo martoriato paese che porta il nome di Racalmuto ma viene letterariamente inteso come Regalpetra.

Prima o poi dovrà pur venire il GIORNO DEL GIUDIZIO!

inviato:
sabato 17 dicembre 2011 06:14:37
 
 
 
A:
regalpetralibera@libero.it

 





 

Carissimo Sergio,
innanzitutto rallegramenti sincerissimi per il tuo blog (che mi sta consentendo di entrare nei misteri dolorosi dell'acefala amministrazione locale).
Sono alla ricerca affannosa (si fa per dire) di qualche consigliere comunale che abbia l'ardire di presentare la seguente interrogazione o interpellanza comunale. Potresti aiutarmi a trovare il sullodato rappresentante del popolo di Racalmuto (trasversalmente)?

"Premesso che un cittadino romano lamenta di avere subito alla fine del 2010 un indebito accertamento su una inesistente evasione fiscale della seconda rata dell'ICI del 2005;
- che lo stesso, dopo avere corrisposto l'indebito perché riteneva suo obbligo rispettare il brocardo SOLVE ET REPETE, ha poi accertato che aveva già assolto la sua obbligazione fiscale nei tempi e nelle forme di legge;
- che dopo fastidi, preoccupazioni, spese varie, viaggi da Roma a Racalmuto, nervosismi per le lunghe attese nei corridoi di questo Comune ed altro, gli veniva riconosciuta la regolarità del suo comportamento e, con grande sorpresa dell'interessato gli veniva praticato, seduta stante, uno "sgravio" molto dubbio quanto a ritualità, ammissibilità, efficacia, estensibilità, impregiudicabilità ed altro ancora;

trascendendo il caso singolo, emblematico comunque, anche a discarico di responsabilità di questo Consesso comunale per doveri di vigilanza;

SI CHIEDE
l- quale attività addestrativa sia stata svolta e quale si intende praticare, specie in relazione alle incombenti riforme in materia di federalismo fiscale e della ormai certa ristrutturazione del tributo che andrà a chiamarsi IMU;
- quale equa ripartizione e tassazione ci si accinge a varare, dopo studi di settore ed approfondimenti giuridici e tecnici, del nuovo assetto catastale, in vista della soppressione del catasto immobiliare rurale e delle rivalutazioni degli estimi in generale;
- quale riorganizzazione degli uffici tributari comunali si sta studiando con l'immissione di personale qualificato e di strutture informatiche idonee (si pensi che attualmente i pagamenti ICI con F24, per quanto se ne sappia, non pare che vengano da anni recepiti per carenza dell'obsoleto programma informatico cui forse si debbono i tuzioristici accertamenti che il sullodato cittadino lamenta);
Pertanto

SI PROPONE

- la costituzione di un gruppo di studio con poteri anche ispettivi;
- l' avvalimento di centri collaborativi che a titolo gratuito contribuiscano alla progettazione di nuovi paradigmi organizzativi per una maggiore funzionalità degli uffici tributari territoriali;
-in ogni caso, la rivisitazione della disciplina impositiva locale di competenza consiliare, ai fini di un più equo carico impositivo"


Ovvio che ogni responsabilità ricade sul sottoscritto dott, Calogero Taverna.

Mi rimetto al tuo buon cuore e arrivederci alle prossime mie puntate anche per un dibattito sulle tue intriganti frecciate politiche e civili.

Abbimi per firmato

Calogero Taverna


L'epigrafe di Sant'Elpidio


·       Calogero Taverna

Toto corde plaudo al ritorno sulle mura della chiesa di Sant'Elpidio della epigrafe lapidea risalente ad un arco di un paio di secoli dal I a.C al I d. C. a dire dei tecnici. Certo mi sarebbe piaciuto che con gli strumenti scientifici d'oggidì e con le cognizioni altamente sofisticate dei nostri migliori archeologi, quell'arco si restringesse di molto, anche per meglio precisare i dati storici del Cicolano. A questo riguardo non so proprio se affiggere una lastra con incisi caratteri latini in alto su una parete esterna di una chiesa sia stata scelta oculata. Iniziare a conservare e ad esporre acconciamente in un antiquarium i tanti preziosissimi reperti archeologici del Cicolano molto gioverebbe alla ricerca storica.


Già quel L. CARCURIN[us?] molto probabilmente edile, per gli specialisti propografici potrebbe dir molto specie ai fini della datazione. Noi non sappiamo quel Q e quel TARONIA cui segue TERT ...se siano suscettibili di corrette e illuminanti letture archeologiche. In alto poi non so come si possano misurare le lettere incise (ammesso che non sia stato fatto) che consentono agli specialisti specifiche di importanza non trascurabile.
Il Lugini - una volta tanto recuperato - ci avverte che quell lapide, già allora monca, non stava sui meri della chiesa, sibbene "in quel tempietto che sottostà alla stessa dove serve di capitello ad una delle colonne che ne sostengono la volta". Credo che il terremoto abbia fatto tabula rasa ed oggi nulla abbiamo. Magari per un eccesso di pignoleria, segnalo che la epigrafe pubblicata dal Lugini sta a pag. 91 della recente edizione e non a pag. 93 come scrive Mario Buonocore (a meno che non si riferisca ad altra edizione) nella pregevole rivista QUADERNO VALLE DEL SALTO del 1° dicembre 2007; rivista che va propagandata e adeguatamente supportata per il turismo dell’intero Cicolano.

 

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o   A Adriana Giovannelli piace questo elemento.

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Carola Salvini solo una piccola precisazione: la lapide è stata messa sì, su di una parete, ma interna alla chiesa! =)


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Calogero Taverna Grazie per la precisazione; del resto (com metto troppo tra parentesi: orribili zeppe; ma spiego in CONTRA OMNIA RACALMUTO perché scrivo così) cerco di pararmi i colpi non essendo sul luogo né del luogo.


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Calogero Taverna Non per polemica, solo per una discussione che possa dare qualche frutto. La lapide messa in chiesa a S. Elpidio non so cosa possa avere di sacro, almeno per la religione cattolica. Suppongo ce il tempietto di cui parla il Lugini possa essere stato un residuo di un tempio romano esistente tra il primo secolo a.C. e i primissimi secoli d. C. Un alto funzionario dell'impero romano poteva benissimo mettervi una epigrafe lapidea a futura memoria. Dobbiamo al Buonocore se sappiamo che ne parla nei CIL il Mommsen al n. 4126. Dovrei andare in biblioteca a consultare tale pagina d l CIL, non credo che ne avrò tempo. Dovrei anche consultare grossissimi volumi prosopografici per vedere se trovo qualcosa su un Carcurinus edile. I testi di Mommsen sulla storia romana dovrebbero contenere qualcosa. Mi domando: cosa ci sta a fare materiale simile dentro una chiesa cattolica sia pure di un paesino con nome greco, alla stregua di Sant'Analolia, Sant'Agapito, S. Ippolito ... Che ci stanno a fare tanti toponomastici greci in una limitata enclave? Non pensa che questi ed altri quesiti potrebbero avere allettante risposta in cartigli attorno a tanti bei reperti archeologici. Avete tanti immobili pubblici ormai in disuso e quanta attrattiva per turismo colto avrebbero antiquarii del genere? Ricordo che tempo fa al Museo Pigorini di Roma attraeva molto la tomba ricostruita di un guerriero longobardo che era stata ritrovata in Val di Varri. Ora non c'è pù nulla nelle sale d'esposizione. el Cicolano quella tomba non sarebbe più confacene? Avete tanta ricchezza archeologica, storica, culturale: valorizzatela. So bene che siete ora in pochi ed è già molto che taluni bei paesini resistono ancora. Ma io per imposizione politica ebbo essere ottimista.


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Calogero Taverna Non per polemica, solo per una discussione che possa dare qualche frutto. La lapide messa in chiesa a S. Elpdio non so cosa possa avere di sacro, almeno per la religione cattolica. Suppongo ce il tempietto di cui parla il Lugini possa essere stato un r...Altro


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Carola Salvini posso dire che molto probab ilmente la lapide, con nessuna rilevanza dal punto di vista cattolico è stata "rimessa" in chiesa per due motivi: 1) è stata da lì prelevata in seguito al terremoto del 1915 che ha devastato la Marsica ed anche la quasi totalità del nostro paese, ivi compresa la chiesa (poi perchè fino al 1915 fosse lì io non lo so)


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Carola Salvini 2) la chiesa credo che sia l'unico luogo che permette di poterla visionare a TUTTI i cittadini di S.Elpidio senza andare a ricercarla nei varii musei (ad esempio molti dei resti, oggetti reperti del nostro paese sono nel museo di Borgo S.Pietro o a Rieti, ed io che ho 32 anni, non sono mai andata a cederli, figuriamoci i nostri bei vecchietti).


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Carola Salvini per quel che riguarda la toponomastica posso dire che il nostro paese porta il nome del Vescovo S.Elpidio poichè leggenda dice che tale Vescovo si era recato a Roma dalla Francia, paese dove attuava il suo operato, e sulla strada del ritorno morì propr...Altro


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Calogero Taverna Ho molto apprezzato le sue cognizioni e soprttutto il suo interesse alle cose della storia locale. La mircostoria - che peraltro non dà gloria e per di più fa perdere quattrini - è la mia mania; mi sento il più grande microstorico di Racalmuto che per di più vanta un libro come Le Parrocchie di Regalpetra di Sciascia. In tale contesto - più che plaudente nei suoi confronti - mi permetta di contrapporre alcuni miei dissensi. Non parlo di MUSEI (ho attaccato il Pigurini, figurarsi!) - ma di ANTIQUARIUM. Per quel che conosco io, perché lasciare ai drogati il piano terra del mostro cementizio di Santa Lucia? Ben altro vi sarà a Sant'Elpidio. Quelle delle monache di S. Pietro sono riparazioni dell'allagamento fascista della valle del Salto: buono per l'elettricità, mica tanto per voi cicolanesi: non vi pagao neanche le imposte per occupazione del suolo comnale. e correte il rischio di finire ora sotto Viterbo (pensi ai vecchietti come me!).


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Calogero Taverna Aggiungo: correre nei musei è vizio forse solo di certi "bei vecchietti", ma andare a visitare sale adeguatamente illustrative nelle località cui si riferiscono i reperti antichi non ha ostacoli legati all'età, sibbene agli interessi culturali che non ...Altro


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Calogero Taverna La chiesa di Sant'Elpidio è ben descritta (nella sua decrepitezza del 7 marzo del 1574) dal vescovo visitatore Camaiani. S. Elpidio era allora dominio di Giovanni Giorgio Cesarini mentre il territorio contiguo apparteneva al celeberrimo Pompeo Colonna. La chiesa era "inornata et incomposita"; aveva tetto fatiscente solcato da "rimis" (al mio paese si chiamano 'gutteri'; voi non so) " “ et pluvia tutum reddendum" ( come dire che bisognava adoperarsi per non continuare a farvi diluviare dentro). Cento i nuclei familiari, quasi 500 abitanti che per allora e per paesi di montagna erano davvero tanti. Là non si parla di reperti archeologici, ma mio cognato Antonio Marruci mi assicura che dopo vi fu un vescovo reatino diligentissimo in queste cose. Sia come sia, per me varrebbe di più il recupero di quel tempietto romano di cui parla il Lugini ove rimaneva ancora affissa la lapide ora elevata a improbabile decorazione di una parete interna di una chiesa cristiana sicuramente a suo tempo eretta per sommergere ogni residuo di un meraviglioso culto pagano. (Mi permetterà di avere in cose di religione, gusti opposti).


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Carola Salvini eheh... mi dispiace contraddirla, ma attualmente qui da noi non ci sono luoghi utilizzabili per poter esporre alcunchè... fino a qualche giorno fa si poteva pensare alla sala parrocchiale, ma ora è chiusa per la rimozione dell'amianto, e chissà quanto tornerà usufruibile, per tutto il resto non ho risposte, devo ammettere di essere mooolto ignorante in materia, sono ben altre le cose di cui mi occupo, per questo ritengo che la chiesa possa risultare uno dei luoghi più idonei per l'esposizione della lapide, forse sbaglio, m


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Carola Salvini forse sbaglio, ma conoscendo paese e paesani, credo che in altro luogo non si sarebbe potuta mettere


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Calogero Taverna Capisco. Ogni estate questa splendida terra del Cicolano mi ospita liberandomi dai plumebi calori romani. Ne sono innamorato. Apprezzo tante grandissime persone e la civiltà raffinatissima che alberga da voi. Ma un piccolo difetto lo riscontro. Siete m...Altro


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Carola Salvini ha colto in pieno lo spirito paesano!!!!! complimenti! =)


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Calogero Taverna Si sarà resa conto che io amo il Cicolano senza se e senza ma. Ma tutto il Cicolano e sono convinto che tanto si dorvà ancora fare. Certo molto è stato fatto e per merito esclusivo dei Cicolani, chiamiamoli anche Equi. Il frazionismo però qualche guaio l'ha prodotto. Vi sono quattro capoluoghi (Petrella, Pescorocchiano, Fiamignano e Borgorse, certo Corvaro scalpita) ma vi sono pure due o tre frazioncine (manco il 15% dell popolazione) che fanno comune a sé e determinano maggioranze in importanti istituzioni ove v'è il sistema capitario: quei sindaci là hanno determinato maggioranze rivolte più a favorirli che a far crescere il circondario. Mettiamo i fondi che vanno ripartiti per comuni a prescindere dalle dimensioni e dalle attese amministrative. Abbiamo posti remunerati che finiscono a piccolissimi comuni e vengono esclusi altri con maggiori titoli e competenze che hanno la disgrazia di appartenere a realtà comunali più consistenti. Il lago fu opera sì fascista ma come opera statale, perché allora tutto nello Stato niente fuori dello Stato. Poi quello Stato si chiamò Enel e con la mania delle privatizzazioni ora pare (così mi dicono) che l'opera non solo è privata o privatizzata che dir si voglia ma è passata di mano a realtà estere. I comuni dovrebbero incassare fior di quattrini. Pare vi sia una piccola consorteria locale che percepisce e ripartisce. Mi dicono che a Pescorocchiano arivano sì e no 4-5000 euro all'anno. L'Ente delegato paga bene i suoi amministratori. Non so se mi spiego. In compenso, tutti - me compreso - paghiamo l'IMU più alta d'Italia. Proventi ben ripartiti ed adeguati al suolo pubblico comunale occupato sarebbero sufficienti non dico a non dover pagare nulla ma almeno aliquote contenute (sempre giuste comunque). Ho agitato la questioner in un post qui gentilmente ospistato. Sollevo anche altre più spinose questioni. Vox clamantis in deserto. Pare che quello che interessa il Cicolano è non mettere in un antiquarium di Santa Lucia le tante epigrafi disperse e male affisse nei muri delle chiese o delle fontane o in muriccioli alti un metro a portata degli scarichi abrasivi delle auto. Oppure pagare fior d'avvocati per far tornare da Fiamignano una crosta di Santa Lucia nel vicinismo borgo omonimo. Sarebbe come dire che qui a Roma dovremmo portare su al Casaletto il Colosseo perché forse la pietra fu portata là da questo periferico colle. Il Cicolano sia una sola entità amministrativa: non sono più di otto mila abitanti. Non si frazionino con campanilismi da secchia rapita, pena un irrefrenabile decdimento abitativo ed economico.


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Carola Salvini credo che ormai l'esito sia inevitabile... ciò che è fatto è fatto! siamo cresciuti con tali convinzioni: a noi di S.Elpidio non nominare Pescorocchiano, per l'amor di Dio (ed io sono tra questi ahimè o per fortuna?) e lo stesso vale dall'altra parte.....Altro


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Calogero Taverna Le informazioni su di lui sono frammentarie confuse. Pietro da Natalibus lo identifica con un eremita originario della Cappadocia e venuto in Italia dove sarebbe morto. Lo scrittore Palladio lo ricorda come un eremita, vissuto presso Gerico per molti a...Altro


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Carola Salvini =) sono contenta che si sia appassionato così tanto alla nostra terra, e poi sapere che noi siamo bizantini e a Pesco longobardi mi rincuora, nella mia testa i bizantini sono più signorili (col significato odierno, naturalmente) dei Longobardi... ahaha


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Calogero Taverna I bizantini sono i continuatori (talora in meglio, talora in peggio) della grande civiltà romana; i longobardi? Beh! Gli antenati di Bossi. Mi sa che sant'Elpidio ci guadagna. Augurissimi a lei ed a tutti gli abitanti di S.Elpidio


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Carola Salvini grazie infinite!!! tantissimi auguri anche a lei! =)


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Quelli del Cicolano Una grande soddisfazione leggere su questa bacheca cultura storica e letteraria,specie del periodo di cui sono appassionato.Grande ammirazione per Calogero Taverna per l'accuratezza e la estrema conoscenza dei dettagli.Per non parlare della nostra Carola,che rappresenta la categoria di giovani di cui si è orgogliosi di averli nati e abitanti di questa nostra Valle.FB può essere anche luogo virtuale di aggregazione e scambio di idee e di cultura.


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Calogero Taverna Una aggiunta: mia moglie nasce a Pescorocchiano ma la sua famiglia si trasferisce in un bel maniero a Baccarecce. Lì mia moglie abita per oltre 22 anni. Io trovo alloggio estivo in una casetta di ex monache in Santa Lucia di Fiamognano (ma non riesco a fare guerra a quelli di Fiamignano per il trafugamento di una icona di Santa Lucia). Se mia moglie origina dai longobardi, quelli che guerreggiavano in Val di Varri (vedasi Museo Pigorini), io dovrei rifarmi ai bizantini visto che al mio paese è stato nel 1940 ritrovato un tesoretto del V-VI secolo d.C. risalenti ad un paio di imperatori bizantini. L'attaccamento alle proprie radici è sublime, il campanilismo solo simpaticissimo diversivo.


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