martedì 12 marzo 2013

coito oculare


Diciamocelo a quattr’occhi: Sciascia erotico è un po’ ingenuotto.  Ma c’è. Gli amici della Noce, pag. 11: “dal punto in cui ho l’abitudine di sedere ogni sera. Alla stessa ora, vedo un paesaggio in tutto simile a quello che fa da sfondo all’Amore Sacro e all’Amor profano di Tiziano: e la sera trascorre in esso come una delle tizianesche donne serene e opulente”. Certo che Sciascia le donne le desiderava “pingui” . Nel 1972 come nel 1936. Se l’amico Pietro Tulumello  si decide a pubblicarle tutte e integre le cartoline che Nanà mandava all’amico Pidduzzu mi si darà ragione: quelle che sintetizza qualche sagrista sono o censurate o tagliate.

Il giorno della Civetta, pag. 402 ed. Bompiani: «Erano in un caffè di Roma: una sala tutta rosa e silenziosa, specchi, lampadari come grandi mazzi di fiori , una guardarobiera bruna e formosa, da sbucciare come un frutto di quel suo grembiule nero: ‘non da farglielo levare’ pensavano l’uomo bruno e l’uomo biondo ‘scucirglielo addosso’». Insomma “coito oculare”, come celiavo con i miei compagni di passeggiata da San Pasquale a San Grioli, sempre cupidi a sbirciare qualche viso di fanciulla tra le persiane socchiuse.  S’intende a Racamuto, quando non era per nulla Regalpetra.

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