Diciamocelo a quattr’occhi: Sciascia erotico è un po’ ingenuotto. Ma c’è. Gli amici della Noce, pag. 11: “dal
punto in cui ho l’abitudine di sedere ogni sera. Alla stessa ora, vedo un
paesaggio in tutto simile a quello che fa da sfondo all’Amore Sacro e all’Amor
profano di Tiziano: e la sera trascorre in esso come una delle tizianesche
donne serene e opulente”. Certo che Sciascia le donne le desiderava “pingui” .
Nel 1972 come nel 1936. Se l’amico Pietro Tulumello si decide a pubblicarle tutte e integre le
cartoline che Nanà mandava all’amico Pidduzzu mi si darà ragione: quelle che
sintetizza qualche sagrista sono o censurate o tagliate.
Il giorno della Civetta, pag. 402 ed. Bompiani: «Erano in un
caffè di Roma: una sala tutta rosa e silenziosa, specchi, lampadari come grandi
mazzi di fiori , una guardarobiera bruna e formosa, da sbucciare come un frutto
di quel suo grembiule nero: ‘non da farglielo levare’ pensavano l’uomo bruno e
l’uomo biondo ‘scucirglielo addosso’». Insomma “coito oculare”, come celiavo
con i miei compagni di passeggiata da San Pasquale a San Grioli, sempre cupidi
a sbirciare qualche viso di fanciulla tra le persiane socchiuse. S’intende a Racamuto, quando non era per nulla
Regalpetra.
Nessun commento:
Posta un commento