sabato 6 agosto 2016

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Gentilissimo signor Sindaco di Pescorocchiano,
mi riferisco a questa documentazione relativa al suo Comune qui masterizzata cui faccio rinvio per doverosa semplificazione.
 
Come può nuotare, il suo responsabile del servizio finanziario-tributi rag. Gianni Cicerone mi infligge una imposizione di 172,38 euro per un servizio idrico 2015che non mi è stato reso. Vedo certi estremi di condotta pubblica antidoverosa ma di questo dovrò parlarne con i miei legali.
Eredito in marzo scorso un palazzetto di famiglia in quel di Baccarecce di fatto collabente. Vi è però un contatore di acqua in piena efficienza. Nel precedente anno avrebbero dovuto farne debita lettura. Ma non era nella mia amministrazione.
 
Nel residuo anno 2015 vi ho fatta rada presenza per qualche sistemazione o qualche pulizia. Soprattutto questa estate. Bene non vi trovo l’acqua perché avevate deciso di sospenderla per non danneggiare i romani. Fatti vostri.
Quell’acqua me la sono procurata da una mia vicina. Insomma avrò usato la vostra fornitura per non più di 50 litri.  Certo non sono stata diligente e farne una mia personale lettura all’atto dell’ingresso nel possesso del bene ereditato e quindi non saprei quanto di preciso avrei consumato al momento dell’imposizione a pagare del rag, Cicerone (12 ottobre 2015). Mi sembra di avere consumato a fine anno manco100 liti e per quei 100 litri dover pagare 172,38 è come essere gravati di un euro e settantadue centesimo a litro;  mi consentirà: un costo così  non si ha neppure per la migliore acqua minerale che però sarebbe anche ben confezionata.
Mi dirà perché ho pagato entro la data di “scadenza del 10/11/2015? Perché rispetto il brocardo del solve et repete.
Prima che investa della doglianza i miei legali lei avrebbe qualche monito o giustificazione da darmi?
 
Con osservanza
Benedetti Maria e Calogero Taverna.
Con i cari amici di Castagneta (un quarto del Vaticano) il poliedrico archeologo e botanico BERNARDO RICCIARDI ed il saggio compassato umanissimo ex maresciallo dxlla Benemerita FAUSTO DI BARTOLOMEO mi affido al loro sostegno per far visita alla famosa (e ora per me enfatizzata) grotta del Cavaliere in quel di Alzano (Pescorocchiano),
Per nostra somma sorpresa, ecco un ostacolo imprevisto: un recinto in nastro banco e rosso ci interdice l'accesso in quanto di estemo pericolo. Selci, ginestre, rovi e foglie estremamente sdrucciolevoli rendeno inaccessibili a me ottantatreenne quegki aspri terrazzamenti pluviali.
Ci vuole la pazienza e l'umana solidarietà del milite Di Bartolomeo che mi acchiappa per mano e talora per di dietro per spingermi sù.
Bernardo, ormai incendiarìtosi per i suoi prediletti avamposti della sua agognata via Cecilia non si cura più tanto di me. Si esalta, si agita, saltella come un giovinetto di altra età.
Intanto vedo cappuccine di pretenziosa saccenteria. In bei caratteri tipografici mi si vuol far credere che ci avviamo verso il tempio di Ercole.
Mi ero ripassata la lezione. Dionigi di A,licarnasso, rapinando scisti preistorici del biuon reatino Terenzio Varrone, scriveva che si sarebbe trattatato della preromana SUNA. non spregevole borgo, ove vi sarebbe stato un tempio esoterico dedicato al dio Marte.
Ora i locupletanti signori della E1 - tracciando una improbabile mulattiera da Oslo a Capo Passero - manipolano storia geografia religione antica e quel santuario prisco e indecifrabile lo dedicano ad Eroole, Allora o tutta la tradizione storico-archeologica crolla (e va fondatamente datane dimostrazione incontrovertivìbile) o è avventura e vezzo dilettanteschi e le autorità devono intervenire e correggere.
Già il toponimo è fallace. il CAVALIERE sarebbe sir Edward Dodweill vecchiotto con giovnissima moglie che volendo fare l'acrobatico scalatore per questi monti aspri e inospitali ci rimise la pelle nel 1830.
Ma ben bene quel piccolo antro con un paio di massi pelasgici l'aveva studiato, interpretrato e mitizzano quello strano canonico parigino Louis Charle François Petit-Radel a far tempo dagli anni '90 del Settecento.
Ottimo conoiscitore di letterarura classica, reputa di essersi imbattuto nella Suna di Dionigi di Alicarnasso teorico sulla scia di Varrone di un popolo bellicoso di Aborigini bravi a modellare mura pelasgiche e dediti oltre che alla guerra al cukto del dio Marte.
Tra il Petiit-Radel . l'italiano Simelli e il cavaliere Dodwell, con disegni studi elucubrazioni si arriva a fare di questo piccolo antro su per l'aspro monte sopra Alzano la nostra GROTTA DEL CAVALIERE che, per quel che si legge nel bello e dotto fascicolo n, 3 del SILVI (pag. 91 e ss,) sarebbe "lunico 'Putéal' conosciuto in tutta l'Europa pelasgica, sotto vari punti di vista della sua architettura circolare, della sua costruzione ciclopea in blocchi disposti perpendicolarmente, della sua copertura composta da due pietre piatte e mobili, intagliate nel punto centrale dove s'incontrano, d'una apertura ricoperta da una pietra mobile, Il monumento (del quale questa parte è separata e staccata dal modello precedente) è ubicato nello spazio intermedio tra i due dei tre metri della acropoli pelasgica di Suna.
"E' quella quella che èchiamata 'cella dei', 'la dimora degli dei', del quale parla Varrone: 'unde fata petuntur', dove si attendevano le risposte dell'oracolo, come dice lo Pseudo Asconius. SAREBBE QUESTO NEL SUO INSIEME IL PAN ARKAIOS, TEMPIO ANTICHISSIMO CITATO DA DIONISIO DI ALICARNASSO (ANTQ. ROM. lib. 1. pag. 11) ".
COME ABBIAMO NOTATO GLI HANNO CAMBIATO PERSINO IL NOME: DA MARTE AD ERCOLE GRANDE è LA DIFFERENZA. Ma non solo, l'hanno abbandonato ai tombaroli, alle intemprerie ai diluvi e agli stessi terremoti qui non infrequenti.
Certe foto che pubblichiamo attestano questo stato di assoluto abbandono. Sindaci e soprintendenti dormono sonni tranquilli e troppo accidiosi per non scandalizzare. Anche il quieto Di Bartolomeo se n'è indignato.
Calogero Taverna