sabato 28 dicembre 2013

Un ulteriore atto di proterva presunzione il nostro? Non lo escludo. La mia solita voglia di cercare solo la Veritas anziché blandire il potente Plato, che tante simpatie potrebbe accattivarmi

Questa è foto da me raccolta molti anni fa. Credo che sia stata pubblicata a suo tempo da Malgrado Tutto cui forse ebbe a fornirla il prof. avvocato Salvatore Restivo Pantalone che ne poteva disporre in quanto a suo tempo presente con incarichi di alta responsabilità nell'unica vera Pro Loco che, a prescindere dall'ingloriosa fine, molto bene fece nei decenni 60 e 70.
 
La fotografia è storica e letterariamente emblematica. Sorge da qui la saga di fra Diego La Matina che il Natoli lanciò in un romanzo d'appendice del Giornale di Sicilia, dopo avere riesumato le cronache del D'Auria pubblicate nell'Ottocento da Di Marzo e nobilitata, quella saga, dallo Sciascia di Morte dell'Inquisitore.
 
Ma se davvero la foto dovesse essere del 1934 come viene affermato, ecco che allora si tratterebbe di una sorta di ritorno sul luogo del delitto. Il Natoli o William Galt avrebbe scritto quel suo lungo polpettone senza neppure avere dato uno sguardo ai luoghi di nascita  e di fuga del suo personaggio. Probabile quindi che il notaio Pedalino, ancora sedicente sansepolcrista, abbia convinto l'ormai già vecchio Natoli a venire a Racalmuto e fargli visitare grotte e paesaggi che avrebbero visto protagonista il frate nato a dir di Sciascia (erroneamente) il 15 marco 1622; (ma quello era nato nel 1621 e nelle carte della Matrice risulta ancora vivo molti anni dopo che sarebbe stato bruciato a Sent'Elmo in quel di Palermo).
 
Ci va quindi di riportare  quello che Sciascia precisa:
"Nel1923 il "giornale di Sicilia" pubblicava a puntate un romanzo ... intitolato Fra Diego La Matina. Ne era autore con lo pseudonimo di William Galt, il professore Luigi Natoli ... Questo su fra Diego ebbe enorme seguito di lettori, e a Racalmuto in modo particolare.  ,,, Il romanzo è tutto un intruglio di avvenimenti e personaggi storici disparati ... e le invenzioni, piuttosto granguignolesche, vendono fuori una dall'altra come scatole cinesi."
Sciascia stronca impietosamente il romanzaccio di Galt. A nostra volta, noi non siamo per nulla convinti della ricostruzione storica di Sciascia. Ancora una volta ci troviamo ad essere "contra omnia Racalmuto". Un ulteriore atto di proterva presunzione il nostro? Non lo escludo. La mia solita voglia di cercare solo la Veritas anziché blandire il potente Plato, che tante simpatie potrebbe accattivarmi.   

Castronovo, Racalmuto, Madonna del Monte, Sciascia e Grotte

Il  noto giornalista racalmutese Gaetano Savatteri ha modo di annotare: "sarà ... Eugenio Napoleone Messana, nel 1978, a rimettere mano al dramma storico del Caroselli, riadattandolo dalla lingua un po' troppo forbita del padre Bonaventura...": Moderno modo "forbito" per stroncare la prosa del padre francescano Bonaventura Caruselli della siciliana LUCCA SICULA. Si è detto invece che a noi il padre Carosello piace per come scrive, un ulteriore motivo per essere ancora una volta semplicemente "contra" (CONTRA OMNIA RACALMUTO). E il dramma non ci piace né nella versione vernacola del Messana, forse magari perché parente del Savatteri, né in quella di Macaluso-Carbone. Dopo che l'ingegnere Angelo Taverna - e nessun altro ingegnere - ha trovato la copia delle belle e magari forbite coroncine, in un dialetto che è quasi una lingua, del Catalanotto, forse bene sarebbe  musicare quelle fonti genuine della Venuta della Madonna del Monte e recitarle a mo' di sacro balletto.
 
La festa del Monte, diciamolo francamente, è scesa di empito religioso. Sarà per penuria di mezzi finanziari, sarà per la sempre più tediosa  nostra accidia, si trascina spesso tra vuoti di spettacolo che nulla hanno più a che vedere con quanto Sciascia sublimava: "festa rissosa... fiesta finalmente per tutti, rossa fiesta, urlante grappolo di gioia". Sarà - dirà qualcuno - che ormai in una Racalmuto viminalmente e duplicemente marchiata come terra d'infiltrai, di gioire non c'è voglia e la bella immagine del grappolo gaudente si è persino spenta nella memoria collettiva di questo gran paese.
 
A me invece vien voglia di gridare: reinventiamoci la bella festa del Monte, la nostra "pampilonia" sciasciana.  Facciamone con un simbolo di resurrezione civile morale ed anche economica.
Sappiamo pur tutti che nessuna Vergine Maria volle in un pomeriggio di maggio propendere per una Racalmuto, pia e decova quanto si vuole, ad una Castronovo che altrettanto pia e devota era: Dice bene Sciascia: "è inquietante la considerazione sulla scelta della Madonna [che] tra i regalpetresi (= racalmutesi) ha voluto fermarsi, la popolazione di Castronovo essendo in egual misura fatta di uomini onesti e di delinquenti, di intelligenti e di imbecilli".
 
Dalle mi ricerche emerge che se una statua si comprava a Palermo e a Racalmuto si voleva portare, la via obbligata era via mare. Non posso escludere che altrettanto avvenisse per le statue marmoree che i Barresi avessero voluto portare a Castronovo. Da Palermo a Portoempedocle e da qui a Racalmuto, Grotte, Passo Fonduto e Castronovo era il più agevole e sicuro percorso per quei tempi. Se una Madonna dovette passare per Racalmuto, nulla esclude che più che i futuri conti del Carretto, fosse il terribile domicellus Chiaramonte a fissarne la dimora in Racalmuto, casalis ora cum castro molto più redditizio della decaduta Castronovo. Ma se vogliamo datare l'evento sotto i Del Carretto, molto mi aiuta nella mia congettura il racalmutese "signor Vinci" che penso qualche anno prima del 1856 ebbe a scrivere:  " impegnati i bovi, e dando la caccia per trasportare detto Simulacro, li due d'innanzi si inginocchiarono, e li quattro di dietro per parte d'andare verso li Grotte, per poi portarsi a Passo Fonduto, si portarono indietro, ed il carro colla suddetta Immagine si sprofondò, quanto non poterono più sollevarlo con tutte le forze umane". 
 
Noi non è' che abbiamo capito bene la dinamica del portento, ma ci va di pensare che per il buon signor Vinci, forse laico e massone, il miracolo si riduceva ad un affossamento della barozza, direbbe Sciascia, affossamento che mi va di pensare essere avvenuto a Passo Fonduto, a mezza stratda tra Racalmuto e Castronovo. Res derelicta? non proprio ma poté essere facile gioco al violento signor barone Ercole del Carretto sequestrare la statua magari facendo un doveroso rimborso spese.
 
Se così, o magari se così congetturabile, allora ricostruiamo l'evento arricchendolo di elementi rappacificatori tra noi racalmutesi pentiti dell'imbroglio e i castronovesi che avrebbero diritto a qualcosa di più di un rimborso spese erogato per giunta agli svaniti lor signori della famiglia Barresi.
 
 
 A fine maggio ridiscendiamo la Madonna da quel troppo alto e monarchico altare, mettiamoci la bella copia della statua, e portiamo la Madonna a Castronovo per quaranta giorni. Quindi riportiamola a Racalmuto facendola anche passare per Grotte e così riparare alle insolenze di Sciascia che non volle farvi fare sosta a un re Borbone con la scusa che "a li grutti ci su li lupi", o a quell'onta mussoliniana che manco volle fermarsi un istante alla stazione ferroviaria di Grotte tanta era la voglia di venire di gran prescia a farsi osannare presso la nostra più graziosa stazione.
 
I due percorsi, andare e venire per e da Castronovo, facendo magari un tratto in treno, da Aragona a Racalmuto. con sindaci in fascia tricolore, vescovi, canonici, monsignori e persino diaconi coniugati, bande e coroncine cantate, quale evento folkloristico sarebbe, quale richiamo turistico, e per chi ci crede quale risveglio religioso.
 
 
 
        

la parte "infeconda" di Racalmuto

Il padre Caruselli, nell'ammannirci una buona trascrizione della Saga della Venuta della Madonna del Monte quale la sempre più ardente fede e devozione alla santa Vergine si era proliferando raggrumata a metà dell'Ottocento, ci lascia una bella descrizione di questo "piccolo lembo di paradiso" che il Bufalino amò vedere nella nostra Racalmuto.
"E' Racalmuto uno dei più bei e floridi paesi dell'Isola nostra; posto al sud-est dell'Isola offre un clima il più temperato, il cielo più bello e ridente. La strada rotabile che lo attraversa mettendolo in comunicazione con le principali città dell'Isola ne facilita il commercio, favorisce i progressi della civilizzazione. Le sue vedute sono pittoresche, le sue terre fertilissime. Percorrendone il territorio per tutta la linea dal nord-est, al sud-ovest senti giocondarti il cuore allo spettacolo delle più ridenti campagne.  La vite, l'ulivo, la mandorla, il fico, la mela, l'opunzia con ogni altra ragione di fiori e di frutta  ti ricordano che quanto offre nella sua impareggiabile fertilità l'Isola nostra v'ha diligentemente raccolto, e maestrevolmente coltivato. Altro spettacolo l'avrai  percorrendo la linea dal nord al nord-est. Ivi t'aggirerai per una terra deserta; non un alberello che ti difenda dai cocenti rai del sole; non uno sterpo, non un cespuglio, sarà forse questa una terra infeconda? No, tu la vedrai ondeggiare di bionde spighe se la percorrerai nel luglio, ma non è questo il particolare suo vanto. Questa terra che sembra infeconda partorisce dal suo seno inesauribili tesori. Per cento e cento  aperture vi s'estraggono i zolfi della più bella e perfetta qualità. Il sal pietra il sal gemma, vi s'estrae da immemorabile tempo, ed in grande abbondanza."
Il Savatteri snobba questa prosa ottocentesca, noi invece - forse perché ipotattici - ne restiamo avvinti. Intanto cerchiamo di documentare fotograficamente quella parte infeconda della mia amatissima Racalmuto. Purtroppo l'incuria umana e la dissennata mala gestio quell'altro incantevoile lembo di cielo l'ha lasciato degradare abbandonandolo a predaci speculatori persino a noi estranei.
 
 

venerdì 27 dicembre 2013

Caro Giovanni aldi là delle schermaglie intellettualistiche, ho ragione o torto?

Il dottore Caro Giovanni Salvo è intellettuale di cervello acuto e subito afferra il senso di certe mie provocazioni e sa rispondermi con intelligenza, garbata ironia e sagacia culturale: ovvio, mi incanta (solo in senso culturale, s'intende). Caro Giovanni aldi là delle schermaglie intellettualistiche, ho ragione o torto? Convieni con me che a Racalmuto vi è una pervicace mala gestio che perdura da quarant'anni (anche al tempo del fascismo c'era, ma era di tutt'altra pasta). Certo  i miei 68 anni di ricerche storiche racalmutesi troppe cose mi hanno svelate. In generale dovrei dire: medice (al maschile  e al femminile) cura te ipsum- Vedi, a me non interessa il passato di Racalmuto. Quella è roba che mi manda in brodo di giuggiole quale microstorico locale. Come politico (io alla luce delle letture di Platone Aristotele Bobbio Marcuse ed altri ed altri ancora, credo che siamo tutti POLI--TICI, addetti al governo della POLIS) penso alla Racalmuto del FUTURO. Penso che è una baggianata, gridare,  e convintamente, CERCHIAMO E SCEGLIAMO l'UOMO ONESTO. In un certo senso a Racalmuto non ci sta. Tutti o di riffe o di raffe ci siamo imbrattati in questa putrescente latrina della quarantennale MALA GESTIO racalmutese. Già ma i giovani sarebbero innocenti. Scusa se sono figli di poco innocenti genitori POLITICI anche loro possono dirsi immuni dopo che ne hanno profittato tanto? Appena eletti che vanno a fare PULIZIA delle mende del passato, dei loro genitori? Ci sogghigno sopra. Ma le donne no! Perché no? Ora circola pure, nessuno che abbia governato (il paese) nel passato deve presentarsi. Ho letto una frase esilarante: UN PASSO INDIETRO. I luoghi comuni del teatrino della politica nazionale riveduti e scorretti per Racalmuto. Tu secondo questa logica dovresti fare un passo indietro. Può darsi che farai una corsa indietro per le tue opzioni esistenziali, ma se qualcuno ti dovesse dire: fai un passo indietro perché non so cosa sei stato avresti tutto il diritto (io dico il dovere) di farlo divenire il passo indietro in  un gran calcio in culo. Tu per esempio per me sei un valore. Se riesco a varare una lista comunale quadripartizan o di più, ti pregherò di far parte della mia squadra e cercherò di farti accettare la designazione a Sindaco di Racalmuto. Non salverai forse la Fondazione come dicono che farebbe il podestà di Buttafuoco, ma hai intelligenza rettitudine competenza sagacia doti manageriali dirittura professionale per tentare di far risorgere questo paese destinato - specie dopo tutte queste femminee ciance, a divenire una languida frazione dormitorio non so di quale assetto autarchico territoriale.

Rarità libraria, preziosità per quanto attiene alla saga del Monte


Sì, io sono fiero di essere capace di scrivere IPOTATTICO adottando ed abusando di termini ”desueti ed antiquati” come ebbe a censurarmi un fiero racalmutese.  Così sono inconfondibile e chi si appropria dello scritto mio appare nella sua risibile pochezza.
Sennonché mio fratello mi mostra un libricino stampato nel 1764 che parla della vinuta di la bedda matri di lu munti: una ghiottoneria. Sua moglie abitava in una vecchia casa che ha tutta l’aria di essere stata la pretensiosa dimora dell’arciprete Mantione, promosso poi a canonico per essere rimosso dal più lucroso ministero parrocchiale. Quel libricino – prezioso – si trovava tra vecchissime carte ammucchiate in soffitta.
Rarità libraria, preziosità per quanto attiene alla saga del Monte. Lo sbircio, lo studio, ne apprezzo il valore storico, comprendo che i preti non è vero che avevano voglia di fabbricare fanfaluche per far piacere a Voltaire  e a Sciascia degli amici della noce pubblicati dallo Sciandrelli. Faccio fotocopia di alcuni squarci e li passo a padre Mattina.  Un signore ne viene in possesso e ne fa una sua felice pubblicazione attribuendo la proprietà della rarità bibliografica a un rinomato ingegnere della sua orbita familiare. A richiesta di rettifica …. Campa cavallo.
A me di parlare della Madonna del Monte non va troppo perché … porta sfiga. Non ci credete?  Il primo vero autore P.F. EMMANUELLO MARIA CATALANOTTO, poeta dialettale non spregevole, finì presto ignoto. Il Caruselli che gli voleva fare le pulci finì malato di cuore e stizzoso persino col Pitrè. E. N. Messana non ebbe lunga vita. Tinebra Martorana, neanche. Il prof. Macaluso che ebbe voglia di ammodernare il testo non puo’ dirsi che sia morto vecchio. E poi – spaventoso – padre Salvo  morì come morì e manco padre Morreale S.J. godette dei tristi affanni della vecchiaia. Che dire di Sciascia? Meglio tacere: forse doveva tacere nelle Parrocchie, forse non doveva celiare negli AMICI DELLA NOCE.  I tristi affanni della vecchiaia invero li sta facendo durare il Professore Nalbone, ma non credo che sia da invidiare. Per ora ci salviamo quelli che qualcosa abbiamo detto ma con molta moderazione o parlando d’altro e così né io né la professoressa Martorana possiamo lamentarci.
Ma a questo punto il dovere di storico mi impone di rischiare: che Belzebù me la mandi buona.
Mi limito alla statua marmorea. In una gita con la Banca d’Italia scopro che in effetti uno scultore artigiano a nome Massa vi fu davvero in Toscana e ciò suffraga la tesi di uno storico illustre che ne parla come di un abile sbozzatore di Madonne venuto dai dintorni di Viareggio.
Una copia di copie finì dunque a Racalmuto e posta in una chiesa che giammai si dedicò a Santa Lucia.
Nel 1608 è fuori di dubbio che in quella chiesa sul monticciuolo a Nord-Ovest del paese quella “imago” ci stava e stava sopra l’altare maggiore. Un vescovo fece una delle sue visite d’obbligo a seguito dei dettami del Concilio di Trento e dettò al suo amanuense questa sorta di inventariazione: “ visitavit altare maius super quo est imago marmorea S.mae Virginis, ornata ed admodum deaurata”.
Che una statua di marmo ricoperta di un ampio manto di seta e ricolma di monili aurei facesse colpo sui derelitti villani di una Racalmuto in declino per vicende di terraggio e di terraggiolo è più che spiegabile. I miracoli o le dicerie di portenti divini si moltiplicarono tanto da far dire in un’altra visita pastorale del 1686 che la sacra effigie era per il vescovo “miracolosissima imago” e il superlativo assoluto era arditezza anche per un Ordinario che fosse rispettoso del Codice di Diritto Canonico.
Ci dispiace per Messana o per Tinebra Martorana, ma nel 1760 un tal Francesco Vinci nulla ebbe a scrivere di suo sulla Madonna. Poetò invece a San Giuliano il foresto agostiniano CATALANOTTO che aveva voglia di propiziarsi i favori (economici) della Signora D. RAFFAELLA MARIA GAETANI, E BUGLIO, duchessa Gaetani, e contessa di Racalmuto, a quella insomma che Nino Vassallo vorrebbe, non si sa perché, demonizzare. Qui tanto pia mi appare.
La tanto conclamata saga di una Madonna recalcitrante ad andarsene da Racalmuto ha contorni più contenuti, più credibili.  Scrive in versi siciliani il buon padre Catalanotto “che un CERTO devoto dotto, santo e pio, il quale doveva portare a Castronovo la Bedda Matri di lu grandi Diu, si trovò a passare per Racalmuto. Questo devoto s’era infiammato di un certo simulacro di Maria, tanto bello da fare innamorare anche il nobile conte di questa contea. Questo signore lo voleva lasciato (il simulacro)  disposto a dare al Devoto tutto quanto possedeva.  Ma avendo rifiutato il tutto, si voleva portare via la Statua. Ma il meschino nulla poté fare e restò sconsolato in mezzo alla via, perché i buoi non poterono tirare il bel simulacro di Maria, segno evidente che voleva restare con i racalmutesi in compagnia. Di fatto non si volle allontanare da Racalmuto la Statua pia. Vedendo il Devoto questo stupore fece altri nove buoi raddoppiare, affinché con gran forza e con vigore la statua potessero portare. Ma restò il Meschino con dolore che manco loro poterono tirare. E ciò permise alla fine il Signore e perse il simulacro ed i denari.”
Rappresentata così la Venuta del Monte si resta forse con la bocca asciutta: niente conte Ercole del Carretto, niente Eugenio Gioene, non vi può essere il meneghino Ambrogio, Arsenio servo Racalmutese del conte è alquanto funesto, meglio perderlo. Fernando è invece nome aulico di certa crestomazia racalmutese dell’ottocento e del novecento, non ce lo vedo però nelle umili vesti del servitore sia pure comitale.

Io sono speranzoso per la prossima scelta "rivoluzionaria" senza falsità moralistiche.

 
Quanto al COMUNE (naturalmente di Racalmuto) mi riservo di dire la mia, che ovviamente è tutt'altro che consona agli empiti vomitali che mi tocca di leggere. Ma è tutta qui la nota e incommensurabile intelligenza del paese del sale? NON CI CREDO. Vogliamo fare un discorso fra persone intelligenti? A maggio se si voterà si voterà per una RACALMUTO (sic et simpliciter) del FUTURO non per sedicenti ONESTI protesi a togliersi i sassolini dalla scarpa verso tanti loro ex sodali della Racalmuto del PASSATO: appunto una REGALPETRA LIBERATA: non mi riguarda e credo che non interessi alla vera Racalmuto silenziosa: le donne ad esempio di Santa Nicola, della Fontana di lu chiunu di li strauli, del Carmine. di zza Betta del monte. La Racalmuto chiazzalora, dei riddili del grande poeta dialettale Fofu Scimè ormai non interessa manco a loro. Sicuramente il prossimo Maggio sarà il mese mariano della politica ma non vi dovrebbe essere ciccia per podestà alla Buttafuoco, per sagrestani alla ciucia, per moralisti rigenerati alla bisogna. Racalmuto saprà reagire come ha tentato quattro o cinque volte in questo ventennio. Ha creduto di scegliere la rivoluzione, si è trovata la restaurazione captocattolica. Io sono speranzoso per la prossima scelta "rivoluzionaria" senza falsità moralistiche.

Dite voi ... mi fareste tanto ridere

Io faccio una doppia distinzione: lo STATO e il COMUNE. Per reggere uno stato così complesso come lo Stato Italiano quelli che meno occorrono sono comici capelluti o mangiaostie pieni di scrupoli. Lì occorrono personalità aventi stazze di grandi statisti (e in Italia ne abbiamo avuti, ne abbiamo e ne avremo tanti, perché siamo una nazione ricca di un paio di millenni di civiltà e di senso dello Stato). Là occorre non infingarda onestà ma intellettuali collettivi capaci di gestire una economia postindustriale. Politica là significa: politica economica. Se uno statista è onesto o meno lo si può giudicare ex post non in anticipo. Le ciarle grillesche non sono neppure rivolte al vecchio motto levatici tu che ni ci metto io, ma pare che siano rivolte a levare quelli di ora che non sono graditi ai loro finanziatori per metterci i loro finanziatori. Che me ne faccio di un politico onesto che poi non capisce i teoremi matematici connessi a Basilea tre. Credo di avere piuttosto in profondità illustrato il tema. Una professoressa di matematica ha scritto una diecina di pagine per spiegarmi la base matematica della nuova svolta cui tutto il sistema bancario comunitario deve assoggettarsi in materia di governo della propria liquidità. Già gli onesti: scegliamo gli onesti imbecilli per adeguare il sistema bancario italiano a questa sventura che gli americani hanno dettato a Basilea tre, per sottrarvisi subito. Allora mi piace essere cinico: preferirei il "disonesto" e aborrito Berlusconi (che seppure uomo di letto lui, sa scegliersi i consiglieri di sommo ingegno) a chi? dite voi. mi fareste ridere.
 
  • Lillo Taverna

 
    • Lillo Taverna
    1. Guarda il tuo 2013 in breve
      Scopri quali sono stati i tuoi momenti più importanti nell'anno che sta per concludersi.

    Inizio dell'anno 2013

    Anno di nascita

     

    Ripeto... sembra che questo sia un discorso ostico per i miei compaesani: loro ritenendosi onestissimi hanno lunghissimi lenechi di disonesti


    Voglio ripetere il passo magistrale del grande de Unamuno- Cosa credo di cogliervi? Chi è a Racalmuto il POLITICO colpevole? Ma il racalmutese. Ogni racalmutese è colui che votando per questo o per quel parente, per questo sindaco che gli ha promesso un abuso nell'assunzione del figlio del nipote dello zio della zia è il POLITICO COLPEVOLE. E' lui che ha votato. E' lui che ha fatto eleggere chi poi ha dovuto fare le carte false per fare apparire operatrice ecologica la zia ch...e è allergica alla polvere stradale; è lui che ha fatto ottenere il salto di grado alla sorella o alla moglie per cui nulla sapendo tutto finge di sapere della disciplina tributaria, anagrafica, ingegneristica; è lui che falsando i darti catastali non ha pagato la Bucalossi, l'IMU, la Tarsu la Taref, la trascrizione catastale; è lui che si è fatto dare sgravi fiscali forsennanti, è lui che ha votato per il passaggio della monnezza dalla gestione comunale alla AZIONARIA di cui il Comune divenendo azionista chissà quale prebenda potrà dispensare. E' lui che eludendo ogni norma ha fatto ottenere insense e truffaldine residenze; è lui che ha orchestrato strade improbabili, musei improponibili, fondazioni ad usum dei soliti noti. Non voglio continuare: ma se ministri, prefetti assessori regionali ci commissariano non è per capriccio ma perché quanti racalmutesi, quanti racalmutesi che fanno politica ogni pie' sospinto hanno costretto le Autorità DI VIGILANZA a dichiararci INFILTRATI mafiosi. Non scarichiamo sugli altri le nostre ben precise responsabilità, il nostro dare il voto a chi ci promette quello che è illecito, il nostro dimenticare le nostre gravi colpe per chiedere la gogna degli altri che si sono macchiati di piccole colpe a confronto delle nostre.

    giovedì 26 dicembre 2013

    Siamo tutti colpevoli

    1. Lillo Taverna ha condiviso un link tramite Regalpetra Libera Racalmuto.
      1. Lillo Taverna sabato 26 ottobre 2013

        Io, predicatore del sabato sera ...

        "E il fatto che la colpa sia collettiva NON DEVE INDURMI A SCROLLARMELA DI DOSSO E A SCARICARALA sugli altri, ma a farmi carico delle colpe altrui, quelle di tutti, non a diffondere la mia colpa e annegarla nella colpa collettiva, ma ad assumere su di me la colpa totale; non ad alienare la mia colpa ma ad immedesimarmi e ad appropriarmi della colpa di tutti, introducendola dentro di me. Ed ognuno deve contribuire ad emendarla, facendo quello che gli altri non fanno. Il fatto che la società sia colpevole aggrava la colpa di ognuno. 'Qualcuno deve pur farlo, ma perché proprio io?', ripetono i deboli pieni di buone intenzioni. ' Qualcuno deve pur farlo, perché non io?', questo è il grido di un serio benefattore dell'uomo che affronti a viso aperto un grave pericolo. Tra queste due sentenze trascorrono secoli di evoluzione morale.
        [..] Il fatto che la società sia colpevole aggrava la colpa di ognuno, ed è più colpevole colui che sente maggiormente la colpa. Cristo, l'innocente, giacché conosceva meglio di chiunque altro l'intensità della colpa, era in un certo senso il più colpevole. In lui giunse a farsi coscienza la divinità dell'umanità e, con essa, la sua colpa. [...] il male oscura la coscienza e non solo la coscienza morale, bensì quella generale, cioè la psichica. E' buono ciò che sublima e dilata la coscienza, cattivo, ciò che la deprime." [Miguel de Unamuno]
    • Lillo Taverna Voglio ripetere il passo magistrale del grande de Unamuno- Cosa credo di cogliervi? Chi è a Racalmuto il POLITICO colpevole? Ma il racalmutese. Ogni racalmutese è colui che votando per questo o per quel parente, per questo sindaco che gli ha promesso un abuso nell'assunzione del figlio del nipote dello zio della zia è il POLITICO COLPEVOLE. E' lui che ha votato. E' lui che ha fatto eleggere chi poi ha dovuto fare le carte false per fare apparire operatrice ecologica la zia che è allergica alla polvere stradale; è lui che ha fatto ottenere il salto di grado alla sorella o alla moglie per cui nulla sapendo tutto finge di sapere della disciplina tributaria, anagrafica, ingegneristica; è lui che falsando i darti catastali non ha pagato la Bucalossi, l'IMU, la Tarsu la Taref, la trascrizione catastale; è lui che si è fatto dare sgravi fiscali forsennanti, è lui che ha votato per il passaggio della monnezza dalla gestione comunale alla AZIONARIA di cui il Comune divenendo azionista chissà quale prebenda potrà dispensare. E' lui che eludendo ogni norma ha fatto ottenere insense e truffaldine residenze; è lui che ha orchestrato strade improbabili, musei improponibili, fondazioni ad usum dei soliti noti. Non voglio continuare: ma se ministri, prefetti assessori regionali ci commissariano non è per capriccio ma perché quanti racalmutesi, quanti racalmutesi che fanno politica ogni pie' sospinto hanno costretto le Autorità DI VIGILANZA a dichiararci INFILTRATI mafiosi. Non scarichiamo sugli altri le nostre ben precise responsabilità, il nostro dare il voto a chi ci promette quello che è illecito, il nostro dimenticare le nostre gravi colpe per chiedere la gogna degli altri che si sono macchiati di piccole colpe a confronto delle nostre.