Questa è foto da me raccolta molti anni fa. Credo che sia stata pubblicata a suo tempo da Malgrado Tutto cui forse ebbe a fornirla il prof. avvocato Salvatore Restivo Pantalone che ne poteva disporre in quanto a suo tempo presente con incarichi di alta responsabilità nell'unica vera Pro Loco che, a prescindere dall'ingloriosa fine, molto bene fece nei decenni 60 e 70.
La fotografia è storica e letterariamente emblematica. Sorge da qui la saga di fra Diego La Matina che il Natoli lanciò in un romanzo d'appendice del Giornale di Sicilia, dopo avere riesumato le cronache del D'Auria pubblicate nell'Ottocento da Di Marzo e nobilitata, quella saga, dallo Sciascia di Morte dell'Inquisitore.
Ma se davvero la foto dovesse essere del 1934 come viene affermato, ecco che allora si tratterebbe di una sorta di ritorno sul luogo del delitto. Il Natoli o William Galt avrebbe scritto quel suo lungo polpettone senza neppure avere dato uno sguardo ai luoghi di nascita e di fuga del suo personaggio. Probabile quindi che il notaio Pedalino, ancora sedicente sansepolcrista, abbia convinto l'ormai già vecchio Natoli a venire a Racalmuto e fargli visitare grotte e paesaggi che avrebbero visto protagonista il frate nato a dir di Sciascia (erroneamente) il 15 marco 1622; (ma quello era nato nel 1621 e nelle carte della Matrice risulta ancora vivo molti anni dopo che sarebbe stato bruciato a Sent'Elmo in quel di Palermo).
Ci va quindi di riportare quello che Sciascia precisa:
"Nel1923 il "giornale di Sicilia" pubblicava a puntate un romanzo ... intitolato Fra Diego La Matina. Ne era autore con lo pseudonimo di William Galt, il professore Luigi Natoli ... Questo su fra Diego ebbe enorme seguito di lettori, e a Racalmuto in modo particolare. ,,, Il romanzo è tutto un intruglio di avvenimenti e personaggi storici disparati ... e le invenzioni, piuttosto granguignolesche, vendono fuori una dall'altra come scatole cinesi."
Sciascia stronca impietosamente il romanzaccio di Galt. A nostra volta, noi non siamo per nulla convinti della ricostruzione storica di Sciascia. Ancora una volta ci troviamo ad essere "contra omnia Racalmuto". Un ulteriore atto di proterva presunzione il nostro? Non lo escludo. La mia solita voglia di cercare solo la Veritas anziché blandire il potente Plato, che tante simpatie potrebbe accattivarmi.
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