Il padre Caruselli, nell'ammannirci una buona trascrizione della Saga della Venuta della Madonna del Monte quale la sempre più ardente fede e devozione alla santa Vergine si era proliferando raggrumata a metà dell'Ottocento, ci lascia una bella descrizione di questo "piccolo lembo di paradiso" che il Bufalino amò vedere nella nostra Racalmuto.
"E' Racalmuto uno dei più bei e floridi paesi dell'Isola nostra; posto al sud-est dell'Isola offre un clima il più temperato, il cielo più bello e ridente. La strada rotabile che lo attraversa mettendolo in comunicazione con le principali città dell'Isola ne facilita il commercio, favorisce i progressi della civilizzazione. Le sue vedute sono pittoresche, le sue terre fertilissime. Percorrendone il territorio per tutta la linea dal nord-est, al sud-ovest senti giocondarti il cuore allo spettacolo delle più ridenti campagne. La vite, l'ulivo, la mandorla, il fico, la mela, l'opunzia con ogni altra ragione di fiori e di frutta ti ricordano che quanto offre nella sua impareggiabile fertilità l'Isola nostra v'ha diligentemente raccolto, e maestrevolmente coltivato. Altro spettacolo l'avrai percorrendo la linea dal nord al nord-est. Ivi t'aggirerai per una terra deserta; non un alberello che ti difenda dai cocenti rai del sole; non uno sterpo, non un cespuglio, sarà forse questa una terra infeconda? No, tu la vedrai ondeggiare di bionde spighe se la percorrerai nel luglio, ma non è questo il particolare suo vanto. Questa terra che sembra infeconda partorisce dal suo seno inesauribili tesori. Per cento e cento aperture vi s'estraggono i zolfi della più bella e perfetta qualità. Il sal pietra il sal gemma, vi s'estrae da immemorabile tempo, ed in grande abbondanza."
Il Savatteri snobba questa prosa ottocentesca, noi invece - forse perché ipotattici - ne restiamo avvinti. Intanto cerchiamo di documentare fotograficamente quella parte infeconda della mia amatissima Racalmuto. Purtroppo l'incuria umana e la dissennata mala gestio quell'altro incantevoile lembo di cielo l'ha lasciato degradare abbandonandolo a predaci speculatori persino a noi estranei.
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