sabato 15 febbraio 2014

Non vorremmo però che fossimo proprio noi, veterocomunisti tutt'altro che pentiti, a rinfrescargli la memoria.


Dicono che la figlia di Alfredo Reichlin corre il rischio di divenire il nuovo ministro dell'economia al posto di Saccomanni che ci è andato dopo il Tremonti quello che in attesa di divenire il successore di Berlusconi finì dove finì e per ora sta in santa pace. Chissà che prima o poi non lo chiamino  al rendiconto. Tutti i nodi finiscono al pettine, dice il buon senso popolare, ma sogghignava Sciascia: sempreché il pettine abbia i denti. E per il glabro ex ministro il pettine non è arrivato e certe faccende fiscali dei miei tempi non sarebbero emerse.
Dunque dovete sapere che la figlia di Reichlin, mi diceva De Mattia che in queste cose è molto edotto, doveva accedere al Direttorio della Banca D'Italia ma né Tremonti (quello che impedì a Fazio di dominare proprio De Mattia funzionario generale per comunismo sotterraneo) né il pacifico Berlusconi lo permisero dicendo che mai e poi mai avrebbero consentito ad una comunista (ma forse solo figlia di un grandissimo comunista del Bottegone) di accedere ai massimi scranni direttivi dell'allora Banca d'Italia.
Tanto se lo sarà scordato Berlusconi? Davvero è tanto ingenuo da permettere allo svolazzante Renzi di fare quella santa figliola (che essendo donna ha memoria lunga e voglia vindice irresistibile) addirittura MINISTRA DELL'ECONOMIA? Io sto curioso a vedere la fine di questa farsa. O Berlusconi non ha più alcun forza condizionante dei giochi di potere governativi e l'andare troppo a donna magari con beveroni che rendono sempre duro l'affare ma non sborrante lo ha reso smemorato. Non  vorremmo però che fossimo proprio noi, veterocomunisti tutt'altro che pentiti, a rinfrescargli la memoria.

Ci sono confidenti e confidenti.

"Come è possibile che l'Ispettore di pubblica sicurezza abbia per suo confidente un bandito di questa specie? Noi tutti sappiamo che la polizia ha bisogno di confidenti. Ci sono confidenti e confidenti; ma come si spiega il caso in questione?"

Lo dice lui stesso Li Causi: la polizia ha "bisogno di confidenti". Aggiungo: la guardia di finanza necessita di "confidenti". Sono stato per quasi sette anni al Ministero delle Finanze distaccato quale ispettore esperto della Banca d'Italia ed ho visto come addirittura si esagera nell'andar dietro a lettere "confidenziali" per non dire anonime. A  volte ho avuto l'impressione che le lettere anonime se le scrivessero gli stessi ispettori del fisco. Senza confidenti non si approda a nulla. I Ministeri hanno persino fondi riservati a tal fine. Non ci si può scandalizzare.
 Già! Dice Li Causi: "ci sono confidenti e confidenti"- E vuol, sapere dal Messana come mai il questore abbia assoldato come confidente addirittura "fra diavolo". Certo che Messana non risponda. Gli doveva dare al compagno Li Causi lezioni di catechesi poliziesca?
Ci sono confidenti e confidenti. Ci sono come nel calcio le patacche e vi sono i confidenti che non ci sono soldi sufficienti per ricompensarli. Se non andiamo errati, nell'occasione il Messana, magari spostandosi con la  sua  automobile, all'epoca cosa rara, con le confidenze di fra Diavolo riuscì persino a sgominare la banda di Fra' Diavolo. Vi era materia per riconoscimenti d'alto bordo. Se ci danno accesso agli archivi riservatissimi della polizia, quelli che manco l'epurazione decennale delle carte d'archivio vengono violati, troveremmo applausi, elogi, riconoscimenti per il Messana- Insomma qui il grande Li Causi fa autogol. Solo che chi crede di avere rinvenuto materia per i suoi intrecci denigratori diviene persino perseguibile per calunnie a mezzo stampa. Caro Casarrubeo.

Ora vengono certi sedicenti storici o certi disinformati giovincelli in vena di facile calunnia e ci vogliono frastornare come se l'arcigno orgoglioso questore Messana potesse genuflettersi quale modesto sgherro delatore ai piedi di qualche fanatico figuro in orbace alle adunate del sabato fascista. Siamo seri. Non è credibile.

L' OVRA non fu certo cosa da ridere: Fu direi il marchio del regime fascista. Ma era realtà incardinata nelle istituzioni pubbliche dell'epoca. Non avrei difficoltà ad ammettere che tutta la gerarchia di stato fu propinqua a codesta istituzione, come lo fu con il Gladio di un certo Cossiga e come oggi lo è con quei servizi segreti che passano micidiali soffiate a destra o a manca nonostante (o forse appunto per questo) il Parlemento dica che vigila con colossi della politica come Cossiga stesso o il Baffetto Massimo di mia conoscenza. Messana dovette sottostarvi? Ammesso che si dimostri di sì, cosa c'è di scandaloso. All'epoca nessun appartenente alle forze dell'ordine poteva sottrarvisi. Bisogna vedere come si era compiacenti. Li Causi a tal proposito non ha nulla da contestare al nostro Messana. Ora vengono certi sedicenti storici o certi disinformati giovincelli in vena di facile calunnia e ci vogliono frastornare come se l'arcigno orgoglioso questore Messana potesse genuflettersi quale modesto sgherro delatore ai piedi di qualche fanatico figuro in orbace alle adunate del sabato fascista. Siamo seri. Non è credibile.

Al massimo dell'insipienza e della faziosità, si accusa il Messana di essere sodale con il capo della polizia Gueli. Già, e con chi doveva essere referente il racalmutese che ci onora Ettore Messana?

Al massimo dell'insipienza e della faziosità, si accusa il Messana di essere sodale con il capo della polizia Gueli. Già, e con chi doveva essere referente il racalmutese che ci onora Ettore Messana? . Gueli poliziotto sagace e terribile eccolo qui in alcuni miei documenti alle prese con un vescovo di nome Vizzini fratello del celeberrimo don Calò Vizzini la cui fedina penale riempie un quinterno ma qui ne riportiamo solo un foglio. E chi perseguiva la mafia già nel 1927? Ma il Gueli alle cui dipendenze brillava l'ispettore Messana da Racalmuto.

Comunque non è da ora che io difendo la memoria del Messana: è già passato un anno da quando ebbi a rimarcare quel che segue

Comunque non è da ora che io difendo la memoria del Messana: è già passato un anno da quando ebbi a rimarcare quel che segue:
 
 
 
 
 


Si dà il caso che l’ex Sindaco di Racalmuto sia penna vivacissima e irrefrenabilmente polemica. Mi delizia, come può accadere tra affini. Ha per il momento i guai suoi e non sono bazzecole. Dovrebbe rinchiudersi nei suoi attacchi-difesa. Ma son panni per lui molto stretti. Così deborda  in un comodo anticomunismo d’altri tempi, in confronti tra le paghe dei ricchi e le miserie dei poveri, ed ecco da ultimo nel dileggio di grandi (in ogni senso, anche negativo) personaggi locali. Cozza così con le mie convinzioni di aduso alle ispezioni bancarie d’alto tiro e con i risultati delle mie frequentazioni dei più disparati archivi di stato o di santa romana chiesa. Riprendo un mio contrappormi in Facebook  per darne ragguaglio anche a miei lettori d’altre sponde. Scusatemi.

 

 

 



Salvatore Petrottoha pubblicato qualcosa sullaCalogero Taverna


Scoprire con triste ed amara meraviglia che certi personaggi, davvero inquietanti, che hanno segnato, assai negativamente, la storia d'Italia sono di Racalmuto, mi rattrista non poco.


Mi riferisco al mafioso vero e non presunto tale, Jò Macaluso, braccio destro di Sindona, una sorta di factotum siculo-americano che aveva le porte aperte persino alla Casa Bianca, ai tempi di Nixon!


Od ancora, ad Et...tore Messana, il terribile questore, fascista della prima ora, già alle prese con le stragi di centinaia di operai e contadini durante il famoso Biennio Rosso, tra il 1919 e 1920.


Lo stesso Messana che, vent'anni dopo avere represso nel sangue le lotte sindacali di moltitudini di poveri disgraziati, fece sterminare migliaia di iugoslavi a Lubiana, in Slovenia, con la scusa che erano comunisti.


Un criminale di guerra che, anziché essere condannato per le torture ed i numerosi eccidi perpetrati, dopo la caduta del Fascismo, viene, inspiegabilmente, riabilitato e nominato capo della polizia in Sicilia, dal governo Bonomi, di cui faceva parte anche Alcide De Gasperi. Una volta in Sicilia il Messana si accorda con la mafia, la stessa mafia che fece uccidere centinaia di inermi contadini e che perpetrò la prima strage di Stato in Italia, all'indomani della caduta del fascismo, quella di Portella delle Ginestre. Mafia che fece uccidere i sindacalisti Accursio Miraglia e Girolamo Li Causi. Quest'ultimo, Li Causi, tra l'altro, proprio a proposito del Messana, ebbe modo di dire che era il capo dei banditi, mentre Giuliano una sorta di capo della polizia. Tutto a ruoli invertiti! Stato ed Antistato, mafia ed antimafia, sono spesso allora come oggi la stessa cosa! Che tristi ed amare verità, un pò sciasciane ed un un pò troppo racalmutesi, visto che tali protagonisti, di queste terribili storie d'Italia, sono di Racalmuto! Sciascia ed i suoi contrari, potremmo concludere, se ci riferiamo al questore aguzzino, poi divenuto capo della polizia in Sicilia, Ettore Messana, od ancora al mafioso Jò Macaluso.Visualizza altro

 

 

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Lillo Taverna Carissimo Totò, ti piace il tono acuto anzi acutissimo e figurati se puoi trovare un censore nel sottoscritto che se può ha voglia di gridare più di te. Trattandosi ora dell'onore di Racalmuto cui tengo in modo spasmodico sino a buttare anatemi a figli di amici miei che mi sono cari e cui debbo persino gratitudine, mi permetto di contraddirti.


 

Lillo Taverna Joe Macluso non fu (anzi non è visto che è ancora vivo) quel truculento boss della mafia siculo-americana che fu comodo far credere. Le ciarle dei giornali e dei mass-madia sono comiche di disinformati. Personaggio folklorico quanto ti pare, capace di andare a S. Francesco e cercare di liberare il padre dal tetto, ma niente di più. Quanto a Sindona - e credo di saperne e di sapere cose in esclusiva - fu utile idiota, tanto più utile quanto più idiota. Ci rimise persino la pelle per la sua insipienza. Sai che Occhiuto ed io restammo disorientati dal fatto che codesto signor Presidente di ben quattro banche (tre a Milano ed una a Messina) non aveva manco apposto la firma nei più scottanti verbali dei consigli di amministrazione e non per furbizia, solo per non essere stato manco inviato.

 

Lillo Taverna Sul Messana le mie ricerche storiche dicono ben altro. Ma ho scritto qui troppo e non mi riesce più a contrapporti fatti, vicende e verità storiche anche per l'ora tarda e ad ottant'anni occorre andare a letto. Non fu l'aguzzino che si dice altrimenti l'accordo segreto De Gasperi Togliatti avrebbe saputo frantumarlo. Dovrei almeno correggere i tanti errori di battuta commessi, ma non mi va. Vogliami comunque sempre bene Calogero Taverna

Il grande questore Messana ha avuto la disavventura di incappare nelle maglie dell'abilissima arte retorica di quel colosso della politica e del giornalismo a nome Girolamo Li Causi.

Il  grande questore Messana ha avuto la disavventura di incappare nelle maglie dell'abilissima arte retorica di quel colosso della politica e del giornalismo a nome Girolamo Li Causi. In un memorabile discorso, alla Camera , turgida di liri, preioccupazioni, disorientamenti a seguito del feroce eccidio di Portella della Inestra, Li Causi ciceroaniamente attacca: ferve l'anticomunismo viscerale. Il Papa cessa di essere il rappresentante di dio in terra per divenire il baluardo dell'anticomunismo viscerale. Scumunca. Scocomunica ai comunisti, scomunica ai socialisti, odioso fronte del popololo con l'effigge del mangiapreti Garibaldi, la Madonna di Fatima che ovviamente in effige girovaga in Sicilia ad ammonire che il comunismo è il male e ovviamente la DC è il bene. Li Causi è il capo dei comunisti siciliani, E i comunisti siciliani sono davvero sotto tiro di un altro tremendo siciliano l'on. Scelba di Caltagirone che i maligni forse vorrebbero figlio dello stesso padre Sturzo. Non è sereno l'on. Li Causi. E come potrebbe esserlo! Non è obiettivo. Non fa storia caro Casarrubeo o come cavolo ti chiami. Non potevi avere un nome più pronunciabile.Non potevoi fare qualsiasi altro mestiere perché storico non sei, anche se scrivi bene. Li Causi è feroce, inarrestabile, persinio perfido. E' comunista sino al midollo dell'osso. E sotto questa veste noi lo adoriamo. Della verità storica non gliene frega un fico secco. C'è la giustizia sociale di mezzo, c'è il vituperoso assedio americano che con Fiorello La Guardia vorrebbeo una Sicilia con so quale enensiama stella d'America. Ed al soldo hanno gli agrari, il banditismo, lo stesso Giuliano. Contro la pesona di Li Causi c'è il fratello del vescovo il conduttore della miniera di Gibilini Calogero Vizzini di Villalba. Li Causi è astiosamente veemente contro il ministro degli Interni Scelba, il clericalissimo Scelba, l'anticomunista viscerale Scelba. E Li Causi lo attacca in parlamento, inveisce contro e con lui tutti quelli che considera accoliti del ministro, ovviamente n primis il questore Ettore Messana da Racalmuto (anche se non vi è nato). Contro Messana Li Causi è subdolo, ma si si mantiene su un livello tutto sommato di intimo apprezzamento. L'avversio che si rispetta insomma. Capisce che in fin dei conti, lui il Li Casusi non ha elementi certi contro Messana, si deve basare su insinuazioni, su "si dice", su forse che sì forse che no. E il suo attacco in parlamento contro Messana riflette questo intimo suo smarrimento. Noi qui riportiamo per intero la parte del discorso che riguarda il questore Messana. Dopo lo sviscereremo insieme. Io vi darò la mia lettura. La conividerete o meno, una cosa apparirà chiara: il Casarrubea o come diavolo si scrive non è uno storico. Manco io s'intende lo sono. Ma io ve lo dichiaro. Sono anche politicamente impegnato e per la parte opposta a quelle che furono le opzioni del Mssana, dopo davvero fascisia, sicuramente, anticomunista ed anche reazionario, uomo di destra insomma. Ma Messana nella vita fece il poliziotto, non l'uomo dei partiti. E come poliziotto fu abile, meritevole, apprezzato, e fu untegerrimo servitore dello Stato. Non fu facitore di ordini, fu esecutore inflessibile di ordini legali ricevuti, come si addice ad un funzionare di pubblica sicurezza.
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"Questa la serie di orrenti misfatti di cui si era reso colpevole il Ferreri. Ebbene, non appena la banda è sterminata e dei cinque componenti rimase vivo solo il Ferreri, la prima cosa che egli dice è: "Salvatemi la vita, perché sono il confidente dell'Ispettore di pubblica sicurezza dottor Messana". Avviene che nel momento in cui l'ufficiale dei carabinieri vuole accertare questo, il bandito gli afferra l'arma e tenta di strappargliela: l'altro si difende e lo fredda. Nella perquisizione presso il padre del Ferreri viene trovato un permesso di armi rilasciato da poco tempo dalla questura di Trapani. Le autorità si informano: com'è possibile che un affiliato alla banda Giuliano abbia un permesso d'armi regolare? Risulterebbe che c'è stato l'intervento dell'Ispettore di pubblica sicurezza per farglielo rilasciare. Che cosa ci conferma nella convinzione della esistenza di questo intervento? Ce lo indica un fatto molto grave. Malgrado ci sia stato il referto di tutto ciò che era stato trovato addosso ai cadaveri, l'Ispettore di pubblica sicurezza manda un suo dipendente a sottrarre il permesso d'armi, e se lo porta a Palermo. Una indagine più profonda potrebbe accertare che anche addosso al principale "Fra Diavolo", cioè a Ferreri (l'Ispettorato di pubblica sicurezza lo definiva addirittura un Giuliano e mezzo) sarebbe stato trovato un documento di identità a nome, niente di meno, di un milite dell'Arma dei carabinieri. C'è di più. Ad Alcamo ci sono testimoni i quali hanno visto, un'ora o due ore prima che il conflitto avvenisse, l'automobile dell'Ispettore di pubblica sicurezza Messana, che accompagnava un altro ufficiale dello stesso ispettorato di pubblica sicurezza, e appreso che il Messana avrebbe avuto un incontro con la banda Ferreri.
Tutto ciò, si sa, circola, è stato riportato dai giornali, e non solo dai giornali comunisti. I giornali comunisti hanno riportato queste voci soltanto dopo che altri giornali dell'Isola avevano pubblicato questi "si dice". Ora, voi certamente vi rendete conto che di fronte a questi fatti l'impressione dell'opinione pubblica siciliana è enorme, e la confusione anche, perché non si capisce più niente. Come è possibile che l'Ispettore di pubblica sicurezza abbia per suo confidente un bandito di questa specie? Noi tutti sappiamo che la polizia ha bisogno di confidenti. Ci sono confidenti e confidenti; ma come si spiega il caso in questione?
La mattina del 22 giugno (la sera, poi, si hanno le aggressioni alle sedi del Partito comunista di Monreale, ecc.) avvenne un colpo di scena sui giornali: si faceva conoscere che gli autori della strage di Pian della Ginestra non erano quelli che erano stati indiziati dal pastore X o dal pastore Y, ma il bandito Giuliano in persona; che l'Ispettore di pubblica sicurezza era in intimi contatti con il luogotenente di Giuliano. Quindi l'autore della strage di Pian della Ginestra sarebbe il bandito Giuliano. Poi, al Giuliano si fa fare un programma (tenete presente che Giuliano ha fatto appena la quinta elementare) che è stato pubblicato ed in cui egli appare come il difensore della moralità, della proprietà, e di tutto quello che c'è di santo nella vita della Sicilia, contro il bolscevismo. È la prima volta che Giuliano, nella sua carriera di bandito, prende apertamente posizione per difendere la Sicilia dal bolscevismo.
Ma c'è di più. Nella zona dove egli è nato e nella zona dove ha trovato maggiori consensi, nel senso che ha arruolato dei banditi durante il periodo più acuto della lotta sociale, cioè il periodo della lotta per l'assegnazione delle terre incolte, Giuliano non ha mai operato contro i proprietari a favore dei contadini o contro i contadini a favore dei proprietari, ma si è mantenuto neutrale. Improvvisamente Giuliano diventa l'esecutore materiale della strage di Pian delle Ginestre, tesi questa carissima all'Ispettore Messana, se è vero che, in mia presenza, il primo maggio alle ore 16, in Prefettura (quando per la prima volta trovammo riuniti il Prefetto, l'Ispettore Messana, il Comandante dei carabinieri, il Segretario generale dell'Alto Commissariato, l'Ispettore generale presso l'Alto Commissariato ed altri ufficiali) è il solo Messana ad avanzare l'ipotesi che a Pian delle Ginestre ci fosse la mano di Giuliano. Ed è lo stesso Messana, attraverso i suoi carabinieri che, quando i pastori di San Giuseppe Jato riconoscono alcuni, che hanno preso parte alla strage di Pian delle Ginestre - e che ancora sono dentro - manda un brigadiere a chiamare la madre di uno di costoro perché confessi che a suo figlio o a lei stessa sono stati dati dei soldi dai comunisti, e in tal modo venga incolpato il tale dei tali, che non c'entra affatto nella strage di Pian delle Ginestre.
C'è di più: in quei giorni, sia l'Ispettore di pubblica sicurezza, sia il Comando dei carabinieri, sia la Questura di Palermo rendono noto (anche attraverso circolare) che Giuliano sta preparando delle aggressioni contro le sedi e gli uomini dei partiti di sinistra. Si soggiunge poi a voce: "Badate che la nostra vita è in pericolo". Ci accorgiamo di trovarci di fronte a tutta un'azione, la quale vorrebbe localizzare l'esplosione e la responsabilità dei misfatti avvenuti in Sicilia, attorno a questo mito evanescente, a questo personaggio che si chiama Giuliano, per dire: "Tutto il resto non c'entra. Che c'entra la mafia? Tutti galantuomini! Che cosa c'entrano i partiti politici? È impensabile che ci possano essere degli uomini nei vari partiti politici che possano essere individuati come responsabili di sì orrendi misfatti". Si cerca di creare intorno a noi una psicosi di paura, aggiungendo che la polizia ci proteggerà, e che sarà fatta tutta un'azione in comune perché Giuliano sia preso. Ma, scusate, perché Giuliano finora non è stato preso?
In un rapporto del Comando dei carabinieri si dice, fra l'altro: "Giuliano ha preso contatto con l'aristocrazia e gli uomini politici, si è dato a dettar legge e a scrivere lettere minacciose, ecc.". Il rapporto continua: "È stato in questi ultimi tempi accertato - siamo alla fine del 1946 - che il bandito Giuliano, certamente a seguito dell'azione intensa svolta sulle montagne dalle squadriglie, si è trasferito con i suoi uomini a Palermo e nei comuni limitrofi, protetto da qualche elemento della mafia, appoggiato di certo da qualche famiglia molto in vista. Non si creda, pertanto, di poter catturare Giuliano con le armi in mano, anche per la vicinanza di quasi tutti gli altri banditi i quali, specie se giovani e arditi, ben provvisti di denaro -- Giuliano dai soli sequestri ha ricavato più di cento milioni -- sono stati notati alla spicciolata qui in Palermo".
Ebbene, queste cose sono state dette a quest'ultima operazione, con i duemila uomini, fra soldati e carabinieri, che sono stati mandati a Montelepre, conferma la giustezza del giudizio espresso dal generale dei carabinieri. Si vuol creare cioè tutta una coreografia allo scopo deliberato di stornare, come dicevo, l'attenzione del pubblico da quella che è la vera situazione e da quello che veramente ci vorrebbe per stroncare questa situazione, per recidere appunto i legami fra questo banditismo, fra una parte della mafia, e quelle famiglie in vista, quelle famiglie aristocratiche che fanno parte di quei partiti ben individuati nelle relazioni ufficiali.
Si ha, in altre parole, questa precisa situazione, che il banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di socnfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del banditismo politico.
Ma c'è di più: il Messana non avrebbe dovuto intervenire nella ricerca di esponenti politici indiziati e invece egli è andato sempre in cerca di questi elementi. Quando, nel settembre dello scorso anno, furono uccisi, a bombe a mano, alcuni contadini riuniti nella sede della cooperativa ad Alia per discutere sul problema della divisione delle terre, non si sa perché è intervenuto l'ispettorato di pubblica sicurezza, dopo che la Questura di Palermo aveva operato dei fermi di indiziati, e i fermati vengono rilasciati. Alla vigilia del 2 giugno avviene a Trabia un tipico delitto di mafia; la camionetta dove si suppone che siano i responsabili viene fermata a Misilmeri, alle porte di Palermo: ebbene, nonostante che su quella camionetta si trovassero armi, secondo una prima versione della polizia, i fermati vengono dopo un giorno rilasciati.
Questa impressione non è dunque cervellotica, ma ha un fondamento molto serio e l'onorevole ministro dell'interno lo sa perché sono stato io personalmente ad accompagnare da lui un altro collega che gli ha detto: "Ma come fai a fidarti di Messana, tu che dici di essere un repubblicano sincero? Messana, infatti, non solo ha svolto opera per il trionfo della monarchia prima del 2 giugno, ma ha continuato a complottare contro la Repubblica dopo il 2 giugno, designato come era Ministro degli interni di un restaurando Regno di Sicilia, se Umberto fosse sbarcato a Taormina o in non so quale altro punto della costa siciliana; e bada che io sono un testimone auricolare, uno che ha partecipato a queste trattative, respingendole".
Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare di un uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!", ma Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato.
Questi i precedenti del commendator Messana, noti al ministro dell'Interno. Ci troviamo, come vedete, di fronte ad un uomo che per istinto è contro il popolo, e trova, nei legami con i nemici del popolo, il modo di esercitare la professione di massacratore di contadini. Oggi, sfacciatamente, questo non può farlo, per quanto nel clima creatosi in Sicilia è possibile -- in Sicilia, terra dei "Vespri" -- che i poliziotti di Scelba, ministro siciliano, aggrediscano un pacifico corteo di donne che dimostrano contro il carovita.
Oggi è possibile in Sicilia questo, perché agli interni c'è un ministro siciliano, così come nel 1894 a soffocare nel sangue il movimento dei fasci dei lavoratori fu un altro ministro siciliano, Francesco Crispi. Si è tentato, come nei primi decenni del secolo, di stroncare il movimento contadino, assassinando capilega e segretari di Camere del lavoro; a quest'azione di intimidazione il popolo siciliano risponde con la superba affermazione democratica del 20 aprile; allora l'agraria, la mafia ricorre al terrore di massa e si hanno Pian della Ginestra e le stragi del 22 giugno. Ma l'Ispettore Messana, che ha il compito di proteggere agrari e mafiosi, che è uomo che obbedisce a pressioni di parte, ordisce intrighi politici, suggerisce a Scelba la parola d'ordine che il Ministro fa subito sua: le stragi siciliane sono opera di banditi comuni, e Messana diviene il perno di una situazione infernale: Messana si allea ai banditi di strada. Il popolo siciliano, il popolo italiano tutto, hanno diritto di chiedersi come sia possibile il perdurare di un tale stato di cose.
All'annunzio dell'orrendo crimine di Pian della Ginestra, subito, d'impulso le più alte autorità preposte all'ordine pubblico in Sicilia hanno detto: "Questo è un tipico delitto di mafia; bisogna iniziare un'azione a fondo contro questi assassini"; ma è intervenuto il Ministro Scelba prima alla Costituente, poi in Sicilia; ma credete che sia andato laggiù per disporre l'azione di ricerca e pronta punizione dei veri responsabili? No; è andato solamente per salvare la mafia, per dire: "Niente; questo è banditismo comune; basta con gli arresti di mafiosi e mandanti indiziati". E degli ufficiali dei carabinieri sono venuti da me, piangendo, a dirmi: "Vedete, questi sono i telegrammi di contr'ordine che sospendono le operazioni di polizia che avevamo iniziato".
Ora, il diritto di sospettare che una collusione esista fra banditismo, certi partiti politici e, fino a prova contraria, governo è legittimo e allarma la popolazione siciliana, allarma e commuove giustamente tutto il Paese; è quindi assolutamente necessario uscire da questa situazione e oggi esistono condizioni favorevoli per farlo; c'è il movimento delle masse lavoratrici in Sicilia capace di aiutare questo processo di risanamento nel campo sociale; ci sono i partiti democratici che debbono costringere tutte le forze politiche della Sicilia ad assumere la propria responsabilità, a liberarsi dai legami con la mafia, con questa cancrena, con questo banditismo politico-sociale che continua a vivere di ricatti, di prepotenze, di estorsioni, di omicidi. Oggi esistono queste condizioni: sfruttiamole, poggiamo sul movimento delle masse, poggiamo sui partiti veramente democratici, e su questa azione inseriamo l'azione di polizia che sarebbe confortata da tutta quanta l'opinione pubblica."

Nel 1919 - basta avere un minimo di cognizioni storiche - la Sicilia è sotto Orlando e quindi Nitti. Ora potete immaginare voi un giovanissimo funzionario di P.S. che fa sparare sui contadini perché già fascista sino al midollo. Qui si fa ideologia preconcetta faziosa e astiosa. Anch'io ne sono impregnato. Ma ciò non fa storia fa solo infamia, calunnia, minchioneria pseudo storica. Quanto alle faccende dell'OVRA di Lubiana e della intricata e finora per nulla chiara vicenda del bandito Giuliano, a suo tempo

Leggo in una pubblicazione per commemorare Orcel questo apodittico spunto. La pubblicazione è del 2012- Basta usare il motore GOOGLE - Riesi stage 1919 e l'infamia la si può leggere tutta. Ritenendola infamia noi qui la riportiamo per sbriciolarla:
Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!
In quella stessa videata su Riesi, è riportata direi piuttosto attendibilmente la famosa faccenda della mitragliatrice messa lì e usata per falcidiare dimostranti piuttosto malintenzionati. Si pone a questo punto un interrogativo. Chi come e quando fu dato l'ordine di sparare sui dimostranti. Poteva Messana commissario manco trentenne essere il responsabile di un siffatto crimine. Se lo fu dove stanno i documenti che lo provano. Come mai un ufficialetto di prima nomina non venne subito radiato dalle forze dell'ordine. Poteva nel 1919 Ettore Messana essere un "fascista della prima ora". Un commissario ventinovenne assolutamente non ha non può avere settarie concezioni politiche. Questo vale persino ora, figuriamo nel 1919. Nel 1919 il fascismo è di là da venire. Il fascismo in Sicilia arriva tardi come forza egemone- Nel 1919 - basta avere un minimo di cognizioni storiche - la Sicilia è sotto Orlando e quindi Nitti. Ora potete immaginare voi un giovanissimo funzionario di P.S. che fa sparare sui contadini perché già fascista sino al midollo. Qui si fa ideologia preconcetta faziosa e astiosa. Anch'io ne sono impregnato. Ma ciò non fa storia fa solo infamia, calunnia, minchioneria pseudo storica.  Quanto alle faccende dell'OVRA di Lubiana e della intricata e finora per nulla chiara vicenda del bandito Giuliano, a suo tempo

Li Causi, chi era l'on. Girolamo Li Causi. Ci imbattiamo in codesto grande comunista in queste nostre attuali ricerche sulla massiccia figura del questore Messana. Se amiamo la verità, necessita una indagine a trecentosessanta gradi ormai con spirito storico, distaccato, per quanto possibile avalutativo. Come vedremo Casarrubea si appoggia a Li Causa per infangare Messana. Ne vedremo a suo tempo le distorsioni persino calunniatrici

Li Causi, chi era l'on. Girolamo Li Causi. Ci imbattiamo in codesto grande comunista  in queste nostre attuali ricerche sulla massiccia figura del questore Messana. Se amiamo la verità, necessita  una indagine a trecentosessanta gradi ormai con spirito storico, distaccato, per quanto possibile avalutativo. Come vedremo Casarrubea si appoggia a Li Causa per infangare Messana. Ne vedremo a suo tempo le distorsioni persino calunniatrici.
 
 
 
Girolamo Li Causi
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
 
 
sen. Girolamo Li Causi
 
Bandiera italiana
 Parlamento italiano
Senato della Repubblica
 
GirolamoLiCausi.jpg
 
Luogo nascita
Termini Imerese
Data nascita
1º gennaio 1896
Luogo morte
Palermo
Data morte
14 aprile 1977
Titolo di studio
Laurea in scienze economiche
Professione
Pubblicista
Partito
PCI
Legislatura
I, V
Gruppo
Comunista
Incarichi parlamentari
Vicepresidente della commissione speciale pdl enti locali regione siciliana dal 9 marzo 1950 al 24 giugno 1953
Vicepresidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della "mafia" dal 13 novembre 1968 al 24 maggio 1972

Pagina istituzionale

on. Girolamo Li Causi
 
Bandiera italiana
 Parlamento italiano
Camera dei deputati
 
Legislatura
II, III, IV
Gruppo
Comunista
Collegio
Palermo
Incarichi parlamentari
Vicepresidente della Commissione Speciale Per L'esame Del Disegno Di Legge N.1: "Autorizzazione All'esercizio Provvisorio Del Bilancio Per L'anno Finanziario 1953-1954" dal 25 giugno 1953 all'11 giugno 1958
Vicepresidente della Giunta Per I Trattati Di Commercio E La Legislazione Doganale dal 6 ottobre 1953 all'11 giugno 1958
Vicepresidente della Camera dei Deputati dal 12 giugno 1958 al 15 maggio 1963
Vicepresidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia dal 5 giugno 1963 al 4 giugno 1968

Pagina istituzionale

on. Girolamo Li Causi
 
Bandiera italiana
 Assemblea costituente
 
Collegio
Unico Nazionale
Pagina istituzionale
« Perché avete fatto uccidere Giuliano? Perché avete turato questa bocca? La risposta è unica: l'avete turata perché Giuliano avrebbe potuto ripetere le ragioni per le quali Scelba lo ha fatto uccidere. Ora aspettiamo che le raccontino gli uomini politici, e verrà il tempo che le racconteranno. »
(Girolamo Li Causi. Intervento alla Camera dei deputati nella seduta del 26 ottobre 1951[1])
Girolamo Li Causi (Termini Imerese, 1º gennaio 1896 – Palermo, 14 aprile 1977) è stato un politico italiano. È stato il primo segretario del PCI siciliano.
 
Indice  [nascondi]
1 Biografia 1.1 Incarichi istituzionali
1.2 Portella della Ginestra 1.2.1 Documenti

2 Note
3 Bibliografia
4 Collegamenti esterni

Biografia[modifica sorgente]
Già dirigente socialista, aderì al Partito Comunista d'Italia nel 1924. Nel 1926 fu per alcuni mesi direttore de L'Unità. Nel 1928 venne arrestato per la sua attività antifascista e condannato a 21 anni di carcere.
Liberato nell'estate del 1943, diventò partigiano ed entrò nel CLNAI. Venne quindi rimandato nella natia Sicilia per organizzare la presenza del Partito Comunista, di cui divenne il primo segretario regionale. Il forte impegno politico contro la mafia caratterizzò subito la sua azione e per questo 16 settembre 1944 fu vittima di un attentato da parte di un gruppo di mafiosi guidato da Calogero Vizzini. In tale occasione, in cui vennero ferite 14 persone, Li Causi venne attaccato durante un comizio in cui stava intervenendo insieme a Gino Cardamone e Michele Pantaleone a Villalba[2].
Incarichi istituzionali[modifica sorgente]
Nel 1946 venne eletto deputato nell'Assemblea Costituente. Fu eletto per la Prima volta in Parlamento nel 1948 e, attraverso varie legislature, ricoprì la carica di Deputato e quella di Senatore. Fu vicepresidente della prima Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno mafioso.
Portella della Ginestra[modifica sorgente]
« Gli obiettivi immediati delle forze alleate in Sicilia furono dunque: a) mantenere l'ordine conservando nello stesso tempo buoni rapporti con la popolazione; b) ripristinare un tessuto sociale affidabile e conforme agli interessi anglo-americani, come si venivano delineando nel quadro strategico internazionale; c) stroncare le forze di sinistra prima di un loro troppo profondo radicamento sociale. »
(Nicola Tranfaglia in "Come nasce la Repubblica", pagine fra 91 e 98)
Li Causi fu probabilmente l’uomo politico più direttamente impegnato sulla strage di Portella della Ginestra: la denunciò all’opinione pubblica e ne seguì gli sviluppi, individuandone la principale causa nella vittoria, alle elezioni regionali, dell’alleanza elettorale di sinistra in un contesto di scontro tra il separatismo isolano e il movimento contadino che chiedeva l’applicazione della riforma agraria. Li Causi indirizzò inoltre durissime accuse anche alle forze di polizia, denunciando i loro legami con mafiosi e saparatisti, e al ministro Mario Scelba, più volte accusato di essere direttamente implicato nella vicenda.
Documenti[modifica sorgente]
Il 10 maggio 1950, durante la sua deposizione istruttoria, Girolamo Li Causi presentò alcuni significativi documenti. Venne esibita per prima una lettera mandata da Salvatore Giuliano all'Unità con richiesta di pubblicazione. Il timbro fa risalire la missiva al 2 ottobre 1948. Fra gli stralci di interesse investigativo si trova questo: "[...] oggi potrei mostrare una lettera che un amico intimo del signor Scelba, proprio alla vigilia delle elezioni, mi mandò e conteneva la promessa [...]".
Il secondo documento presentato, era una missiva autografa di Giuliano che rispondeva al comizio dello stesso Li Causi tenuto a Portella della Ginestra i 1º maggio 1949, quando venne scoperta la lapide dedicata alle vittime. In questo discorso che fece scalpore all'epoca, Li causi chiese direttamente a Giuliano di far i nomi dei mandanti della strage e nella lettera esibita Giuliano rispondeva: "I nomi possono farli coloro che tengono la faccia di bronzo, ma non un uomo [...]".
Li Causi esibì infine una terza lettera autografa di Giuliano, già pubblicata dall'Unità il 30 aprile 1950, in cui il malvivente minacciava senza mezzi termini Mario Scelba in riferimento al suo luogotenente Gaspare Pisciotta, in odore di tradimento.
« Il Giuliano allora si è avvicinato a me chiedendomi dove fosse mio fratello. Ho risposto che si trovava in paese con un foruncolo. Egli allora mi ha detto: 'E' venuta la nostra liberazione'. Io ho chiesto: -E qual è?- Ed egli di rimando mi disse: 'Bisogna fare un'azione contro i comunisti: bisogna andare a sparare contro di loro, il 1º maggio a Portella della Ginestra. Io ho risposto dicendo che era un'azione indegna, trattandosi di una festa popolare alla quale avrebbero preso parte donne e bambini ed aggiunsi: 'Non devi prendertela contro le donne ed i bambini, devi prendertela contro Li Causi e gli altri capoccia. »
(Dichiarazione di Gaspare Pisciotta, luogotenente di Salvatore Giuliano)
Tutte queste lettere, unitamente alla deposizione di Pisciotta in cui lo stesso sostiene la presenza di una corrispondenza tra Giuliano e il Ministro Mario Scelba (latore un deputato amico), non fornirono, secondo gli investigatori, riscontri oggettivi al proseguimento delle indagini in direzione di un intreccio destabilizzante fra Salvatore Giuliano e segmenti dell'ambiente politico. [1]
Note[modifica sorgente]
1.^ at Leinchieste.com
2.^ dai fatti raccontati da Alfio Caruso nel libro Turiddu il postelegrafonico
Bibliografia[modifica sorgente]
Girolamo Li Causi, "Terra di Frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-1960", a cura di Davide Romano presentazione di Italo Tripi e della prefazione di Oliviero Diliberto Edizioni La Zisa, 2009.
Francesco Petrotta, Portella della Ginestra. La ricerca della verità, Ediesse 2007, ISBN 978-88-230-1201-1
Giuseppe Casarrubea e Mario J. Cereghino, Tango Connection, Bompiani
Carlo Ruta, Giuliano e lo Stato. Documenti e testimonianze sul primo intrigo della repubblica, Edi.bi.si., Messina 2002
Collegamenti esterni[modifica sorgente]
Lo sbarco Alleato ed il riemergere della mafia
Portella della Ginestra Intervento di Girolamo Li Causi all'Assemblea Costituente, seduta del 15 luglio 1947.
Mafia e banditismo Estratto da un documento del 18 settembre 1948, conservato presso l'Archivio Istituto Gramsci Siciliano, fondo "Girolamo Li Causi"
Il Filo Nero a cura di Vincenzo Vasile
Documenti statunitensi e italiani sulla Banda Giuliano, la X Mas e il neofascismo in Sicilia (1944 – 1947) a cura di Giuseppe Casarrubea
 

Onoriamo il questore Messana

Grande questo questore Messana, vero orgoglio del paese di Racalmuto che gli diede i natali, anche se ho scoperto che né nacque né fu battezzato a Racalmuto sibbene a Gela, nell'aprile del 1888. Dovrò andarci a procurarmi l'atto di nascita. Purtroppo i Mormoni Gela non l'hanno scannerizzata.

venerdì 14 febbraio 2014

Grande questo questore Messana, vero orgoglio del paese di Racalmuto che gli diede i natali, anche se ho scoperto che né nacque né fu battezzato a Racalmuto sibbene a Gela, nell'aprile del 1888. Dovrò andarci a procurarmi l'atto di nascita. Purtroppo i Mormoni Gela non l'hanno scannerizzata.

Mi diceva ieri sera Guglielmo, conoscitore profondo e loquace di uomini e cose di Racalmuto, che ebbero a presentarsi al Questore Messana due neo laureati racalmutesi. Il questore li squadra e dice: quanto agli esami non v'è problema, ma io l'altezza non posso inventarla. A quello di giusta statura disse tu considerati già commissario di PS all'altro che era al disotto della staffa un gesto sconsolato. Il promesso commissario divenne un buon anche se pacioso questore o vice questore (non sono partico)- L'altro fece l'avvocato. Tanti carabinieri, poliziotti ancor oggi adorano il questore Messana ma Pio Martorana (sempre un Messana per parte di madre) mi precisava stasera che però in servizio il questore non transigeva. E sfido io mica faceva il padre spirituale delle educande. E quando si arrabbiava (e pare che talora succedesse) la sua lingua era il siciliano stretto e folkloristicamente eslpodeva: io per arrivare dove sono arrivato ho dovuto  .. etc.  etc. e tu che ... etc. etc.  Grande questo questore Messana, vero orgoglio del paese di Racalmuto che gli diede i natali, anche se ho scoperto che né nacque né fu battezzato a Racalmuto sibbene a Gela, nell'aprile del 1888. Dovrò andarci a procurarmi l'atto di nascita. Purtroppo i Mormoni Gela non l'hanno scannerizzata.

Questi sono i miei tre volumi di storia racalmutese fuori commercio. Sono disponibili solo presso il Circolo UNIONE via Rapisardi Racalmuto. Basta chiederli mandando un piccolo contributo alle spese.

Questi sono i miei tre volumi di storia racalmutese fuori commercio. Sono disponibili solo presso il Circolo UNIONE via Rapisardi Racalmuto. Basta chiederli mandando un piccolo contributo alle spese.
 
 

Note propagandistiche

 Racalmuto ha una antichissima tradizione dolciaria, forse millenaria: mescolare farina di grano duro, mandorle o noci, uova e miele (finché non arrivò lo zucchero) fu delizia e salvezza: delizia per il palato; salvezza per la nutrizione non misera. Ma da storico debbo precisare che solo con l'avvento di Ernesto Dinaro da Napoli l'arte dolciaria di Racalmuto molto ne guadagnò in prelibatezza ed anche avvenenza. Chi non ricorda lo schiumuni per la festa del Monte consumato attorno ai tavolinetti rotondi vezzosamente disposti alla piazzetta? Eppure vi fu subito un superamento, il famoso Taibi il MAGO nonché autore di teatro socialpopolare e quindi i taralli di Piuzzu o le celeberrime granite di Parisi, con l'acqua di seltz nelle caratteristiche bottiglie violacee con pallina vitrea a tappo. Ora noi apprezziamo ad esempio la pasticceria del giulivo Capitano darriè la Matrice. Ma siamo rimasti estasiati dalla disponibilità della Cremeria Parisi, il cui manager, raffinatissimo dolciere, immaginifico, è capace di lecconerie stratosferiche. Si va nella sua pasticceria, si entra magri e si esce con l'epa rigonfia oltre il decente. E l'accigliato gestore ti serve con prontezza ma senza cedevolezze, fiero perché conscio del suo valore. E sa anche apprezzare l'arte, la cultura, il bello insomma. Ci ha promesso che ci metterà a disposizione la sua ampia sala per una premostra del connubio da me inventato tra Leonardo Sciascia (racalmultese d'eccellenza) e Agato Bruno, pittore di fama internazionale, raffinato e non naif, coloristico: entrambi a sfidarsi uno morto, l'altro vivo , a distanza di mezzo secolo: uno il grande Sciascia si inventò le FAVOLE della DITTATURA (che io chiamerei però le favole della post-dittatura perché Sciascia le scrisse quando era ancora nostalgico del ventennio anche se gli aveva dato fastidio per quell'obbligo del "giummo") e l'altro di contrapposta ideologia politica che cerca di reinventarsi in tavole cromaticamente luminose le stesse identiche favole sciasciane: Agato Bruno.

Mi dispiace: io sono uno spirito libero, assolutamente libero; non ho titoli, non sono storico; capisco solo dove c'è puzzo di imbroglio. Quindi do la patente del "coglione" a chi si è abbeverato nel mare di minchiate, assolutamente non documentate, di questo sedicente storico e archivista CASABURREA.

Mi dispiace: io sono uno spirito libero, assolutamente libero; non ho titoli, non sono storico; capisco solo dove c'è puzzo di imbroglio. Quindi do la patente del "coglione" a chi si è abbeverato nel mare di minchiate, assolutamente non documentate, di questo sedicente storico e archivista CASABURREA.
 
Chi è Giuseppe Casarrubea, colui che si è permesso di infangare la fulgida figura del questore Messana racalmutese doc? Oltre a qualche linguaggio scurrile come dare del "coglione" a chi non la pensa come lui, di saliente noi nulla abbiamo trovato.
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Giuseppe Casarrubea senior (1899-1947)
Giuseppe Casarrubea senior (1899-1947)

UN ARCHIVIO STORICO SULL’ITALIA E SULLA SICILIA

DEL XX SECOLO

Chi siamo?

L’archivio sorge per dare seguito ad uno dei punti statutari dell’Associazione “Non solo Portella onlus” fondata nel 1998 con lo scopo di rappresentare i familiari delle vittime della strage di Portella della Ginestra (1° maggio 1947), e degli assalti contro le Camere del Lavoro del 22 giugno 1947.

Aderiscono all’Associazione i familiari di altre stragi avvenute in Sicilia dal secondo dopoguerra in poi.

L’archivio è dedicato al dirigente sindacale “Giuseppe Casarrubea” assassinato durante l’attacco terroristico contro la sezione del Pci di Partinico, un mese e 22 giorni dopo la strage di Portella della Ginestra. Il commando, stando ai giudici di Viterbo (1950-’52), era ispirato dal neofascista Salvatore Giuliano e da Pasquale ‘Pino’ Sciortino.

Il processo contro i mandanti e gli esecutori di queste stragi ebbe a fondamento un depistaggio della polizia giudiziaria: il “Rapporto giudiziario” del 4 settembre 1947. Gli accusati furono sottoposti a interrogatori e confronti dibattimentali durati due anni. Alla fine i giudici conclusero assolvendo i mafiosi e parecchi imputati e negando l’esistenza di mandanti.

Nell’attentato di giugno perse la vita anche Vincenzo Lo Iacono e si ebbero dieci feriti gravi, alcuni con menomazioni irreversibili come Leonardo Addamo e Giuseppe Salvia. In una stessa notte furono prese d’assalto le seguenti sedi di sinistra: la sezione comunista di Cinisi (attentato dinamitardo senza vittime), sezione del Pci di San Giuseppe Jato (un ferito e distruzione totale della sede), Camera del Lavoro di Borgetto (senza vittime), sezione socialista di Monreale (senza vittime), sezione del Pci di Carini (senza vittime).

Gli attentati di giugno furono la “naturale” continuazione dell’azione di provocazione terroristica della strage del 1° maggio. Entrambe le stragi, processualmente unificate, ebbero gravi coperture da parte di alcuni settori delle forze dell’ordine dipendenti dall’Ispettore di Ps, Ettore Messana. Questi aveva cominciato la sua carriera ai tempi della strage di Riesi (1919) e l’aveva conclusa dopo Portella della Ginestra, avendo avuto all’interno del gruppo di fuoco che aveva sparato sulla folla dei manifestanti per la festa del 1° maggio, il proprio confidente Salvatore Ferreri, inteso Fra’ Diavolo. L’ispettore inoltre era stato nominato dal governo di Ivanoe Bonomi, a quell’alta carica, nonostante fosse ricercato dalla commissione delle Nazioni Unite nel 1945 per crimini di guerra compiuti in Slovenia, durante l’occupazione fascista (1941-1943: sul tema si possono consultare diversi post di questo stesso blog e una sequenza fotografica di eccezionale interesse).

La strage di Partinico è preceduta dall’uccisione, all’età di quarant’anni, di Salvatore Patti, il 24 maggio 1946 e del sindacalista Michelangelo Salvia (n. il 9 aprile 1913), avvenuta l’8 maggio 1947, a una settimana della strage di Portella. Sulla sua tomba leggiamo:

barbaramente ucciso da una mano sopraffattrice

per chiudere la bocca

portatrice di verità insopprimibile

su tutti gli uomini che soffrono

I buoni e onesti cittadini lo ricordano

fulgido esempio di onesto lavoratore
*

Cosa abbiamo raccolto?

Negli ultimi anni l’archivio ha intrapreso un’ampia attività di ricerca sulla storia europea e italiana acquisendo in Italia e all’estero documenti desecretati a partire dalla fine degli anni Novanta.

L’archivio ha raccolto una mole di documenti sulla Storia del Ventesimo Secolo. In particolare:

Atti del processo di Viterbo sulla strage di Portella della Ginestra, svoltosi negli anni Cinquanta a Viterbo e a Roma (circa 14 faldoni comprendenti i rapporti giudiziari, gli atti dell’istruttoria, i dibattimenti e le sentenze).

Carte provenienti da donazioni private come quelle dell’avv. Loriedo sul bandito Salvatore Giuliano.

Documenti statunitensi (in cd-rom) sulla Storia del XX secolo, prodotti e presentati per temi da un centro studi di Los Angeles (California).

Documenti del Nara (National archives and records administration), gli archivi nazionali statunitensi con sede a College Park, nel Maryland (carte della Cia, dell’Fbi, del Dipartimento di Stato e dell’ Oss).

Documenti dei National Archives britannici (Kew Gardens, Surrey) sulla Storia italiana e siciliana a partire dalla seconda guerra mondiale.

Documenti dell’Archivio di Stato della Repubblica di Slovenia (Lubiana), sui crimini di guerra perpetrati dalle truppe italiane di occupazione dal 1941 al 1943.

Documenti dei servizi segreti italiani (Sis) degli anni ’43-’48.

Documenti dell’Archivio storico dei Servizi di Sicurezza dello Stato, Ungheria, Budapest (fondo ABTL), carte 1945-1991.

Documenti sull’attività delle Commissioni Parlamentari Antimafia a partire dal 1963.

Fonti manoscritte e stampate sulla Storia della città di Partinico.

Al momento, è in corso l’acquisizione di centinaia di carte provenienti dagli archivi britannici e dei servizi di intelligence ungheresi.

Cosa vogliamo fare?

Mettere a disposizione di storici, ricercatori, docenti, studenti e operatori dell’informazione (quotidiani, tv e siti web) i documenti in nostro possesso.

Organizzare corsi di formazione e progetti didattici in collaborazione con le Scuole, le università, i comuni, le province e la Regione Siciliana, con l’obiettivo di avvicinare i giovani allo studio della Storia.

Creare un polo archivistico e documentario anche in collaborazione con altri centri similari.

Sviluppare iniziative di ricerca e intervenire a livello sociale, scolastico e formativo per la salvaguardia della memoria delle lotte per la democrazia in Italia;

Istituire un archivio aperto al pubblico sulla storia nazionale e territoriale.

L’archivio contiene circa 25.000 documenti raccolti in quindici anni e provenienti soprattutto da Roma (Corti di Appello e Archivio di Stato), Washington (Nara), Londra (Kew Gardens), Budapest, Lubiana (Archivio della Repubblica slovena), donazioni documentarie private (Carte Loriedo, Costa, ecc.).

Sarà reso di dominio pubblico progressivamente in dipendenza anche della povertà dei mezzi e delle forze di cui dispone.

Dei materiali dell’archivio si darà progressivamente, per ciascun documento, l’esatta collocazione della fonte di provenienza, e di quella registrata in archivio nonchè la pubblicazione in formato PDF o semplicemente digitalizzato. Per saperne di più consulta le varie voci della categoria ARCHIVIO E INVENTARIO nella home page di questo blog.

Per un resoconto della consistenza dei materiali catalogati al 2011 clicca qui di seguito:
http://casarrubea.files.wordpress.com/2012/10/relazione-per-soprintend-2-10-11.pdf

*

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19 risposte a Archivio

Sandro Mandracchia ha detto:

21 luglio 2009 alle 22:16


sono allibito di quanto ho letto nei lavori di casarrubea.
Continuerò a seguirvi . Congratulazioni per il vostro coraggio.
Rimarrò in contatto con voi
Auguri
Sandro Mandracchia

Rispondi



Davide ha detto:

7 agosto 2009 alle 17:43


state facendo un lavoro straordinario,appassiona per chi come me ama la storia,e, si muove nell’ambito sindacale.
Vi seguo con fraterno calore e vi auguro ogni bene

Rispondi



GIANNI RACITI ha detto:

22 ottobre 2009 alle 07:37


IN UNA SICILIA CHE HA PIEGATO LE GAMBE……QUALCUNO CHE FACCIA SENTIRE LA “VOCE DEI VINTI”, IN UN TORPORE,IN UNA FITTA NEBBIA HE AVVOLGE LE MENTI MIGLIORI DI QUESTA TERRA,BISOGNA LOTTARE CON LA FORZA DELLA RAGIONE…. QUANDO RITORNEREMO A LAPIDARE I NOSTRI CORPI , SU SELVAGGI SENTIERI,TRA IL FRUSCIARE DEI PINI, SOLTANTO IL GIUOCO ASSURDO DEI NOSTRI SENTIMENTI CANCELLERA’ LA POLVERE RIMASTA….(g.r.)

Rispondi



dipendenti IVRI ha detto:

23 ottobre 2009 alle 18:24


Vorremmo avere dei DOCUMENTI relativi alla Morte di Benito Mussolini .

Essere DOCUMENTATI sulla vera storia dei PARTIGIANI .

Potete aiutarci ?

Rispondi



Luciano La Piana ha detto:

27 gennaio 2010 alle 00:19


Finalmente un archivio storico che permette a chiunque di potere conoscere il passato senza inutili burocrazie per nascondere la verità dei fatti.
Credo che sia doveroso per chi ha della documentazione metterla a disposizione in questo archivio di rilevanza storica.

Rispondi



ANTONIO ha detto:

14 maggio 2010 alle 17:54


sONO PROFONDAMENTE INTERESSATO DAI CONA’TENUTI DEL VS/ ARCHIVIO. STANTE LA MIA NON PIU’ GIOVANE ETA’ VORREI ARRICCHIRE IL VS/ ARCHIVIO CON ALCUNE PERLE STORICHE DELLE QUALI SONO IN POSSESSO.SE IREEGO CONTNTERESSATI P

Rispondi


casarrubea ha detto:

14 maggio 2010 alle 18:04


Il nostro Archivio è aperto a tutti i contributi spontanei che possono venire dai donatori. Essi saranno catalogati e inventariati e aperti al pubblico degli studiosi.

Rispondi




Matteo Riccardi ha detto:

19 luglio 2010 alle 17:08


Congratulazioni per il Vostro lavoro, strumento davvero prezioso per una ricerca veramente libera.
Non sono riuscito a trovare questi documenti che trovo segnalati nell’archivio:
- Appunti sulla situazione politica italiana
n°. 1 – 30 gennaio 1945
n°. 2 – 15 dicembre 1945
n°. 3 – 15 marzo 1946
- L’Italia vista dal Sis (1946)
- Situazione politica italiana. Data: 24 maggio 1946
- Rapporto del 808° Battaglione per il Controspionaggio sulla situazione al mese di marzo 1946. Data: 3 aprile 1946.
Di altri documenti elencati [in part. “Documenti dello spionaggio italiano (Sis)” “Busta A” “Busta B”] è possibile la consultazione?
Ancora complimenti e grazie!
Matteo Riccardi

Rispondi



Rosa Casano ha detto:

17 settembre 2010 alle 21:04


UN LAVORO STRAORDINARIO; PREZIOSISSIMO; IMPAGABILE! GRAZIE DI CUORE.

Rispondi



Giuseppe Ripepi ha detto:

2 novembre 2010 alle 12:30


…si dicono molte verità dalla fine della ultima guerra agli anni Sessanta, per quanto posso comprendere dalle sue esposizioni documentate: se non conosciamo la nostra Storia passata, quel che è grave e che ignoriamo la Storia recente… oppure che la nostra Storia recente viene opportunamente nascosta e manipolata.

Rispondi



Anita Hendrixson ha detto:

27 gennaio 2011 alle 04:46


Pretty nice post. I just stumbled upon your weblog and wished to say that I’ve really enjoyed surfing around your blog posts. In any case I’ll be subscribing to your feed and I hope you write again very soon!

Rispondi



Andrew Joseph ha detto:

14 febbraio 2011 alle 08:50


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sandra ha detto:

16 febbraio 2011 alle 09:32


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Andrew Joseph ha detto:

18 febbraio 2011 alle 08:12


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alex ha detto:

12 settembre 2011 alle 20:35


un lavoro davvero importante è sicuramente pericoloso,visto i temi trattati,ho letto due libri e sò l’importanza presente di notizie tratte da archivi segreti italiani e statunitensi,l’opera anticomunista voluta dagli americani i depistaggi,il movimento fascista l’evis il banditismo, e tutto il resto,grazie per il livello d’informazione regalatoci.

Rispondi



claudio bossi ha detto:

1 febbraio 2012 alle 22:10


CARISSIMO GIUSEPPE, I MIEI PIU’ VIVI COMPLIMENTI PER L’ARDUO LAVORO EFFETTUATO. TE LO DICE UNO CHE DI ARCHIVI NER HA GIRATI! SO QUIONDI COSA VUOL DIRE FARE RICERCHE… E’ NON E’ PURA RETORICA!
VOLEVO CHIEDERTI HAI ANCHE INFO SUI DOCUMENTI DEL NATIONAL ARCHIVES DI LONDRA SUL TITANIC?
GRAZIE PER UNA RISPOSTA.
cbossi
http://www.titanicdiclaudiobossi.com/

Rispondi



Sebastiano Gernone ha detto:

27 febbraio 2012 alle 17:33


Gentile Direzione,
avete notizia o fondi archivistici sul processo alla mafia di Campobello di Mazara svoltosi a Lecce nei primi anni sessanta?
Saluti
Sebastiano Gernone
Ipsaic Bari

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