sabato 3 marzo 2018

Quel che scrive qui sotto Totò Petrotto l'ex sindaco di Racalmuto, è tutta una serie di frottole cucinate nel 2012, un quinquennio fa dunque.
Ne è passata di acqua sotto i ponti. Ne ho sprecato di inchiostro per smentire il Petrotto ed altri più agguerriti moralisti da strapazzo.
Ho provato dimostrato appurato che sua eccellenza Ettore Giuseppe Tancredi Messana nato a Racalmuto nel 1884 nell'attuale via Messana fu un titano dell'ordine pubblico, che non ebbe "l'animo dl fascista" e che lottò il banditismo siciliano ai tempi del famigerato Giuliano ed a Lubiana ebbe breve durata perché non in sintonia con gerarchi fascisti, con crudeli divisioni Isonzo e con barbare influenze naziste.
Quanto a codesto, fisicamente pingue, Giuseppe - detto in America Joe - Macaluso quel che qui sotto si ricama è una congerie di frottole.
Invoco a mia testimonianza quanto scrissi in Lotta Continua e il libro edito da Feltrinelli SOLDI TRUCCATI, e da me concepito e stilato diciamo per tre quarti.
Caro Totò, Sutor ne ultra crepitam. Del resto a questa sorta di pubblicistica hai levato le mani allorchè hai dovutio pensare ai guai tuoi.
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Racalmuto, Messana, Sindona e Joe Macaluso
Salvatore Petrotto 12 Febbraio 2012
Cultura e spettacoli – Nel leggere la suggestiva rievocazione di Giulio Ambrosetti, riguardante il fitto mistero che ancora avvolge, a distanza di oltre sessant'anni, la morte del bandito Salvatore Guliano, più di un ricordo, ha assalito la mia mente.
Il primo elemento storico che mi riguarda molto da vicino è costituito dal fatto che quel capo della Polizia che investigò sulla uccisione del bandito Giuliano, Ettore Messana, era di Racalmuto, il paese dove io sono nato e continuo a vivere, ovvero la Racalmuto-Regalpetra di Leonardo Sciascia.
E sì, mi ritrovo a fare i conti, spesso, con lo stesso 'mal di vivere' che indusse, in qualche maniera, Leonardo Sciascia a scrivere di mafia e di antimafia, di gialli, quali Il Giorno della Civetta e di 'Professiniosti dell'Antimafia'. Essere di Racalmuto, comunque, può non significare gran che, ma può voler dire anche tanto!
Il mio non vuole essere il panegirico di un'artificiosa enfasi di un presunto genius-loci, tutto racalmutese. genius loci che produce personalità quali Leonardo Sciascia, ma anche oscuri, controversi ed ambigui personaggi quali il nostro Ettore Messana. Capo della Polizia, complice, sicuramente, di un terribile misfatto storico che ha condizionato la vita politica italiana per tutto il secondo dopoguerra, con gravissime ripercussioni in Sicilia, soprattutto contro coloro i quali si sono battuti a favore dell'autonomia e dello sviluppo economico e sociale dell'Isola.
Ma la saga dei personaggi illustri di Racalmuto, della schiatta del Messana, ne annovera un altro, ancora vivente, poco conosciuto ad i più, ma che ha avuto un ruolo determinante in Sicilia ed in America, nel saldare enormi interessi mafiosi, finanziari e politici ai tempi di Nixon. Ci riferiamo all'altra oscura ed intricata vicenda italiana, riguardante il caso Sindona. Sapete chi curava gli interessi in Sicilia e negli Stati Uniti della bancarottiere di Patti? Il Racalmutese, Joh Macaluso.
Chi è Giovanni Macaluso, detto Jo'? Un faccendiere al centro, ovviamente, di investigazioni internazionali che hanno interessato le polizie di mezzo mondo. I suoi affari, curati per conto proprio o conto terzi, svariavano dal 'buco' di 100 miliardi della Banca di Girgenti ai tentativi di trasformare Lampedusa in una sorta di Las Vegas, fino agli affari americani consumati all'ombra della Casa Bianca.
Sembra incredibile, ma il nostro Joe da New York giostrava anche le speculazioni finanziarie di Michele Sindona, tanto da meritare anche la pubblicazione di un libro da parte della casa editrice italiana, Mondadori, che ne esaltava le sue taumaturgiche doti di uomo dentro anche le più segrete cose. Volete sapere qual è il titolo del libro? Ma naturalmente: Jo' Macaluso alla Casa Bianca!
Oggi Jo' è caduto in disgrazia o, per meglio dire, è morto nel cuore degli amici. Quando vene scoperta la bancarotta fraudolenta di Sindona, anche per Jo' si dovevano aprire le porte delle carceri italiane. Ricordo perfettamente che l'INTERPOL, la polizia internazionale, con tanto di spiegamento di forze, allora, oggi non più, chissà perché, venne a cercare Il Macaluso anche a Racalmuto.
Sapete che cosa si raccontava allora nel paese di Sciascia, a proposito di quell'imponente raid delle forze dell'ordine, con tanto di elicottero al seguito? Jo' aveva un fratello gemello e l'INTERPOL fu tratta in inganno dal fatto che i due fratelli Macaluso erano identici! Jo', praticamente, riuscì a sfuggire alla cattura con le stesse, curiose modalità che a volte riscontriamo nei più classici dei film polizieschi, così come avveniva, ad esempio, in quella fortunatissima serie francese, dedicata al principe dei travestimenti, Fantomas!
Jo' Fantomas, pardon, Jo' Macaluso, è ancora vivo e vegeto. Mentre Michele Sindona, suo principale socio in affari ed altro ancora, è morto. In carcere, grazie alla stessa miscela di caffè che bevve Gaspare Pisciotta, il presuto omicida di Giuliano.
Cielo bigio questo sabato a Racalmuto, pensieri non lieti nella mia mente. Domani sera si chiude un'epoca per l'Italia. Comunque vada, chiunque vinca, meglio chiunque perda, da Lunedì un'altra Italia. Da lunedì tutto cambia. In meglio? Io ne son certo. Inizia una nuova palingenesi che non può non travolgere la nostra Banca d'Italia. V i è una partita sospesa. Davvero Visco potrà a governarci - bancariamente, finanziariamente, privatisticamente - in subordine a Draghi e a quello che adesso Draghi rappresenta? Davvero la vigilanza bancaria potrà perseguire solo obiettivi di mera stabilità aziendale, patrimoniale, reddituale e finanziaria, senza tenere conto del dettato costituzione imperativo di una pubblica tutela del risparmio? Archiviata la ilare commissione Casini, il Parlamento, il nuovo parlamento dovrà riprendere in considerazione il ruolo da assegnare all'Istituto di via Nazionale 91. E se ne AVRANNO RISPERCUSIIONI NEI NOSTRI RESIDUI FRINGE BENEFIT. Da qui il mio umile invito alla ponderazione, all'abbandono di tutte queste beghe parasindacali che mi giungono all'orecchio fastidiose e inconcludenti. Uniamoci per pensare, uniamoci per capire, uniamoci per proporre. Abbiamo tante rendite culturali, tante competenze, tante esperienze: mettiamole a frutto. E' proprio arduo, ostico, inattuabile, inconciliabile? Calogero Taverna

venerdì 2 marzo 2018


Calogero Taverna: “Sono la cicala di Racalmuto”

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Ha dedicato anni e anni di ricerche, studi e letture al suo paese, ma “guai” a chiamarlo “storico”. Nel mese di ottobre è uscito il suo nuovo libro “Racalmuto Antica”. Ha deciso di donarne una copia ad ogni studente della scuola media del paese.


Calogero Taverna
Chissà perché ma nei suoi libri, pubblicati in proprio e quasi introvabili, ha deciso di utilizzare per la copertina sempre un disegno dove emerge, maestoso e imponente, il castello Chiaramontano. Forse una ragione c’è, non letteraria, non documentaria. Ma semplicemente sentimentale, non solo per il legame che l’autore ha con quell’antico quartiere, ma per tutto il paese dove è nato.
Il paese si chiama Racalmuto. Lui è Calogero Taverna e al suo paese  ha dedicato anni e anni di ricerche, studi e letture. Per poi scrivere, conservare carte e documenti. Il tutto raccolto in alcuni libri come “La Signoria racalmutese dei Del Carretto” e “Racalmuto nei millenni“.
Non freschissimo di stampa – nel senso che il nuovo libro è stato stampato lo scorso mese di ottobre, ma ancora le copie sono impacchettate e conservate – “Racalmuto antica” è, tra i libri di Taverna (testimone di quella generazione di racalmutesi che si sono arrovellati attorno a carte e antichi documenti per trovare una informazione che ne smentisse un’altra), quello meglio costruito nell’evoluzione del racconto. Perché vero è che bisogna avere una grande abilità nel saper leggere antichi documenti, ma ci vuole altrettanto tanta abilità a saper raccontare fatti e eventi secolari.
Dalla preistoria al fascismo, passando dal Cinquecento, dai Del Carretto, da monaci e parrini, delinquenti e pochi santi, per la verità.
Singolari le storie di alcuni monaci, ma soprattutto i documenti della Racalmuto prefascista con il prezioso elenco di nomi e mestieri e cariche sociali.
Sappiamo quindi che al tempo del barone sindaco Tulumello, un certo Giuseppe Scibetta vendeva vino all’ingrosso o che l’ultima domenica di maggio si faceva una fiera di bestiame e merci. Questo grazie al Calendario generale del Regno del 1896 relativo al “mandamento di Racalmuto” pubblicato in questo libro da leggere e conservare, che ogni racalmutese dovrebbe tenere a vista, pronto per l’uso.
Ed è questo il motivo per il quale il Dott. Calogero Taverna, che vive a Roma, ma con ritorni assai frequenti nel suo paese natale – ha deciso di donare ad ogni alunno della scuola media di Racalmuto questo volume. Comunicandolo oggi stesso alla dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo “Leonardo Sciascia” Rosa Pia Raimondi, che per maggio organizzerà un incontro tra Calogero Taverna e i ragazzi della scuola: un piccolo grande gesto di generosità per i giovani cittadini di Racalmuto da parte di uno storico locale.
Guai se scrivi che sono uno storico – intima – sono una cicala che sta su un albero. Mi sono nutrito della linfa della storia per cantarla a me stesso e anche agli altri. Alla mia veneranda età posso solo dire che le mie battaglie le ho già combattute. Non sono uno storico, né scrittore né poeta“.
Sarò forse io il vecchione delle porte Scee che sta sull'albero estivo come cicala dal parlar fiorito? non nego.
Con il mio ultimo libretto sulla storia antica di Racalmuto in effetti ho inteso cicalare avverso la tanta superstiziosa credulità di un paese 'senza storia'. Un paese che si bea della classica impostura sciasciana.
Leggo infatti in Il Consiglio di Egitto di Sciascia (pag. 592 dell'edizione in mio possesso qui a Villa Merycal):
...
"In effetti disse l'avvocato Di Blasi, ogni società genera il tipo di impostura che, per così dire, le si addice. E la nostra società, che è di per sé impostura, impostura giuridica, letteraria, umana... Umana, sì: addirittura dell'esistenza, direi ... La nostra Società non ha fatto che produrre, naturalmente, ovviamente, l'impostura contraria." ...
"Eh, no, questo non è un volgarissimo crimine. Questo è uno di quei fatti che servono a definire una società, un momento storico. In realtà, se in Sicilia la cultura non fosse, più o meno coscientemente, impostura; se non fosse strumento in mano del potere baronale, e quindi finzione, continua finzione e falsificazione della realtà, della storia ... Ebbene, io vi dico che l'avventura dell'abate Vella sarebbe stata impossibile ... Dico di più: l'abate Vella non ha commesso un crimine, ha soltanto messo su la parodia di un crimine, rovesciandone i termini ... Di un crimine che in Sicilia si consuma da secoli..."
Anche a Racalmuto? Io direi di sì. Quanti abati Vella abbiamo avuto a Racalmuto? Tanti ... tantissimi: Anche io? forse. Anche Sciascia, direi di sì. Ricordate? Introduce le memorie e tradizioni del Tinebra e che scrive a pag. 8?
" ... voglio confessare che anch'io non mi sono privato del piacere di riportare quel documento pur conoscendone la falsità, e precisamente nelle Parrocchie di Regalpetra".
Un confiteror a cui non riesco a dare l'ego te absolvo.
Questo mio ultimo malstampato testo vuol essere un debellare l'impostura storica racalmutese. Un volere spingere le giovani generazioni a costruire un futuro su basi veritiere rifuggendo dalla impostura.
Presunzione o illusione la mia? Io ci sto provando.
Calogero Taverna



asi, ogni società genera il tipo di impostura che, per così dire, le si addice. E la nostra società, che è di per sé impostura, impostura giuridica, letteraria, umana... Umana, sì: addirittura dell'esistenza, direi ... La nostra Società non ha fatto che produrre, naturalmente, ovviamente, l'impostura contraria." ...
"Eh, no, questo non è un volgarissimo crimine. Questo è uno di quei fatti che servono a definire una società, un momento storico. In realtà, se in Sicilia la cultura non fosse, più o meno coscientemente, impostura; se non fosse strumento in mano del potere baronale, e quindi finzione, continua finzione e falsificazione della realtà, della storia ... Ebbene, io vi dico che l'avventura dell'abate Vella sarebbe stata impossibile ... Dico di più: l'abate Vella non ha commesso un crimine, ha soltanto messo su la parodia di un crimine, rovesciandone i termini ... Di un crimine che in Sicilia si consuma da secoli..."
Anche a Racalmuto? Io direi di sì. Quanti abati Vella abbiamo avuto a Racalmuto? Tanti ... tantissimi: Anche io? forse. Anche Sciascia, direi di sì. Ricordate? Introduce le memorie e tradizioni del Tinebra e che scrive a pag. 8?
" ... voglio confessare che anch'io non mi sono privato del piacere di riportare quel documento pur conoscendone la falsità, e precisamente nelle Parrocchie di Regalpetra".
Un confiteror a cui non riesco a dare l'ego te absolvo.
Questo mio ultimo malstampato testo vuol essere un debellare l'impostura storica racalmutese. Un volere spingere le giovani generazioni a costruire un futuro su basi veritiere rifuggendo dalla impostura.
Presunzione o illusione la mia? Io ci sto provando.
Calogero Taverna
E stia certo che io me lo tengo caro Sgarbi. Sarà sgarbato come fu a suo tempo con padre Puma ma dall'alto della sua cultura provocatrice. Certe vignette bisogna vedere se sono autentiche o malevoli manipolazioni. Bene fa comunque Vittorio Sgarbi a dar pan per focaccia. A fronte del becero incolto fecale dileggio di certa 5S lui ferocemente ma in modo dirompente risponde col suo coltissimo linguaggio se vuole anche sboccato. Offenderà le anime belle, sarà diseducativo ma è molto illuminante. Fa pensare. I signori dal lurido linguaggio di 5stelle e dintorni con il loro stupido offendere e infamare sono invero dannosi. Da farne pulizia. Se l'ardito eloquio di Sgarbi aiuta in questa stroncatura dell'imbecillità politica del momento, io grido: bravo Sgarbi. Non ti voterò, perché ho altre idee ma ti applaudirò. Calogero Taverna
Sarò forse io il vecchione delle porte Scee che sta sullì'albero estivo come cicala dal parlar fiorito? non nego.

Con il mio ultimo libretto sulla storia antica di Racalmuto in effetti ho inteso cicalare avverso la tanta superstiziosa credulità di un paese 'senza storia'. Un paese che si bea della classica impostura sciasciana.

Leggo infatti in Il Consiglio di Egitto di Sciascia (pag. 592 dell'edizione in mio possesso qui a Villa Merycal):

"In effetti disse l'avvocato Di Blasi, ogni società genera il tipo di impostura che, per così dire, le si addice. E la nostra società, che è di per sé impostura, impostura giuridica, letteraria, umana... Umana, sì: addirittura dell'esistenza, direi ... La nostra Società non ha fatto che produrre, naturalmente, ovviamente, l'impostura contraria." ...

"Eh, no, questo non è un volgarissimo crimine. Questo è uno di quei fatti che servono a definire una società, un momento storico. In realtà, se in Sicilia la cultura non fosse, più o meno coscientemente, impostura; se non fosse strumento in mano del potere baronale, e quindi finzione, continua finzione e falsificazione della realtà, della storia ... Ebbene, io vi dico che l'avventura dell'abate Vella sarebbe stata impossibile ... Dico di più: l'abate Vella non ha commesso un crimine, ha soltanto messo su la parodia di un crimine, rovesciandone i termini ... Di un crimine che in Sicilia si consuma da secoli..."


Anche a Racalmuto? Io direi di sì. Quanti abati Vella abbiamo avuto a Racalmuto? Tanti ... tantissimi: Anche io? forse. Anche Sciascia, direi di sì. Ricordate? Introduce le memorie e tradizioni del Tinebra e che scrive a pag. 8?

" ... voglio confessare che anch'io non mi sono privato del piacere di riportare quel documento pur conoscendone la falsità, e precisamente nelle Parrocchie di Regalpetra".

Un confiteror a cui non riesco a dare l'ego te absolvo.

Questo mio ultimo malstampato testo vuol essere un debellare l'impostura storica racalmutese. Un volere spingere le giovani generazioni a costruire un futuro su basi veritiere rifuggendo dalla impostura.

Presunzione o illusione la mia? Io ci sto provando.

Calogero Taverna

mercoledì 28 febbraio 2018

Credo che siamo a meno cinque. Quindi il 4 marzo, quindi il 5 marzo e finalmente questa fiacca stanca incoerente meschinella incolta competizione elettorale si chiude. Se punto in più punto in meno si verificheranno i risultati che i sondaggi finché pubblici hanno preannunciato, i giochi direi sono già belli e fatti: nessuno con più del 40% e di conseguenza scatterebbe la parte migliore - per me - del Rosatellum, la mirabile legge novellamente democratica. Come dire, nessun culto della personalità, nessuno che possa gridare: qui comando io: nessuna barriera invalicabile tra agglomerati di opposte ideologie o di contrapposto moralismo. Quell'acuto demone politico a nome Massimo D'Alema, lo ha già preannunciato: avremo il governo del Presidente. Che significa? che l'area 'moderata' o 'centrista' che dir si voglia, insomma in medio stat virtus, si consorzierà apparendo divisa e inconciliabile e governerà - a mio avviso bene - per i prossimi cinque anni. Vedo insomma l'area berlusconiana, quella renziana e l' appendice grassiana ben strette attorno all'Uomo del Presidente ( Gentiloni?) così come polemiche distanti e divise nel teatrino della politica, TV, stampa, mass media. Berlusconi saprà bene addomesticare la successione di Draghi - cosa per noi di vitale importanza - e D'Alema saprà ben sistemare la BI di Visco per riaprire i giochi di ingegneria finanziaria alla Guido Carli (prestiti compensativi e risconti sotto fascia) in modo da riassettare gli equilibri bancari con grossi apporti di liquidità e bandendo questa teoria di patrimoni adeguati che non consentono operazioni baciate e sofferenze inventate da squilibrati ispettori di Via Nazionale 91. Basta insomma con salvataggi bancari a carico dell'erario ma superamento delle ineludibili crisi in modo endogeno, con provvide misure di ristoro o cose simili che la fertile fantasia italica riesce ad inventarsi con mirabolante facilità. Calogero Taverna
Bravissimo Totò nella veste di valido assessore alla cultura di Racalmuto. Da parte mia i più vivi ringraziamenti per il suo prezioso apporto culturale e civile in questa Racalmuto ricca di memorie e di genialità scrittoria, fervida in una Sicilia spesso in quiescenza civica.