mercoledì 28 febbraio 2018

Credo che siamo a meno cinque. Quindi il 4 marzo, quindi il 5 marzo e finalmente questa fiacca stanca incoerente meschinella incolta competizione elettorale si chiude. Se punto in più punto in meno si verificheranno i risultati che i sondaggi finché pubblici hanno preannunciato, i giochi direi sono già belli e fatti: nessuno con più del 40% e di conseguenza scatterebbe la parte migliore - per me - del Rosatellum, la mirabile legge novellamente democratica. Come dire, nessun culto della personalità, nessuno che possa gridare: qui comando io: nessuna barriera invalicabile tra agglomerati di opposte ideologie o di contrapposto moralismo. Quell'acuto demone politico a nome Massimo D'Alema, lo ha già preannunciato: avremo il governo del Presidente. Che significa? che l'area 'moderata' o 'centrista' che dir si voglia, insomma in medio stat virtus, si consorzierà apparendo divisa e inconciliabile e governerà - a mio avviso bene - per i prossimi cinque anni. Vedo insomma l'area berlusconiana, quella renziana e l' appendice grassiana ben strette attorno all'Uomo del Presidente ( Gentiloni?) così come polemiche distanti e divise nel teatrino della politica, TV, stampa, mass media. Berlusconi saprà bene addomesticare la successione di Draghi - cosa per noi di vitale importanza - e D'Alema saprà ben sistemare la BI di Visco per riaprire i giochi di ingegneria finanziaria alla Guido Carli (prestiti compensativi e risconti sotto fascia) in modo da riassettare gli equilibri bancari con grossi apporti di liquidità e bandendo questa teoria di patrimoni adeguati che non consentono operazioni baciate e sofferenze inventate da squilibrati ispettori di Via Nazionale 91. Basta insomma con salvataggi bancari a carico dell'erario ma superamento delle ineludibili crisi in modo endogeno, con provvide misure di ristoro o cose simili che la fertile fantasia italica riesce ad inventarsi con mirabolante facilità. Calogero Taverna

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