Entrai in
Banca d'Italia il 1° febbraio 1960, vincitore di concorso di gruppo A, per intenderci,
allora come segretario in esperimento. A
febbraio e non a gennaio perché dovevano dare una busta sotto banco non tassata per il precedente anno e non
volevano che ne beneficiassimo subito noi neo assunti. Feci rapida carriera
sino al grado di direttore. Fui l'ispettore capo-misione nella liquidanda Banca
Privata Fianziaria di Sindona per intenderci, in effetti dell'IOR e DC ed
altri. Il mio rapporto ispettivo fece esclamare al Governatore Carli: ecco
finalmente un rapporto che si capisce. Stavo subissando il mio concorrente in carrera
Enzo De Sario, buon'anima. Ma essendo lui un predestinato ed io, spaurito uomo
del SUD - Racalmuto (Ag) dovevo essere
derubricato. A me un incarico di rango inferiore alla C.R. di Rimini. A De Sario la reggenza
nientemeno che della Banca di Calvi. Io
retrocessi, a dire il vero non seppi brillare quando mi nominarono membro della
commissione di esami per il passaaggio da segretario a sottocapoufficio. Arista
e Capriccioli per vaio motivi mi osteggiavano ritenendomi un seguace del
giubilato Zoffoli. Intanto era scoppiata la grana degli assegni ICCRI delle
casse di risparmio capitanate dal milanese Giordano dell'Amore. Quello strano
traffico passava per la Casa di Risparmio di Rimini. Quel demonio del mio
collaboratore dott. Lucio Veneziani l'aveva intercettato e me l’aveva fatto verbalizzare
e censurare. C'era da fare rapporto alle Autorità Giudiziarie. Non si poteva. Saltava
l'equilibrio tra poteri dello Stato. Il Governatore non poteva e non volle fare
rapporto, avvalendosi delle sue facoltà
discrezionali.
Il sottoscritto
si ribellò ma all'interno della BI. La BI con acredine da parte del subentrato
Ciampi, con sofferta partecipazione da parte di Sarcinelli mi rese innocuo mandandomi
al SECIT. Là allora mi vendicai spiccando un accertamento per evasione fiscale,
perché la BI non aveva rispettato l’art. 19 di allora che imponeva il recupero
delle spese di vigilanza ga carico delle
stesse banche ispezionate. Ergo spese non deducibili perchè non inerenti. Uno
scandaloso condono fiscale di Ciampi chiuse la partita. Io iniziai a pensare ad
altro. Ma quella è vicenda mia personale.
Col seno di
poi in questa mia perdurante senectus ammetto che io sbagliavo e la BI aveva ragione.
Il Governatore non è il sostituto procuratore. Ecco perché oggi grido alo
scandalo per quelle esiziali esternazioni persino su Report che tutti
conosciamo.
Solo chiedo
più rigore. Licenziamento subito e se si fa chiasso galera per rivelazione di
segreti di Stato. Se ora stiamo a destra - io sono di estrema sinistra - forse
giustizia potrà essere fatta. Penso al martirio del governatore Fazio. Dott.
Calogero Taverna
Entrai in
Banca d'Italia il 1° febbraio 1960, vincitore di concorso di gruppo A, per intenderci,
allora come segretario in esperimento. A
febbraio e non a gennaio perché dovevano dare una busta sotto banco non tassata per il precedente anno e non
volevano che ne beneficiassimo subito noi neo assunti. Feci rapida carriera
sino al grado di direttore. Fui l'ispettore capo-misione nella liquidanda Banca
Privata Fianziaria di Sindona per intenderci, in effetti dell'IOR e DC ed
altri. Il mio rapporto ispettivo fece esclamare al Governatore Carli: ecco
finalmente un rapporto che si capisce. Stavo subissando il mio concorrente in carrera
Enzo De Sario, buon'anima. Ma essendo lui un predestinato ed io, spaurito uomo
del SUD - Racalmuto (Ag) dovevo essere
derubricato. A me un incarico di rango inferiore alla C.R. di Rimini. A De Sario la reggenza
nientemeno che della Banca di Calvi. Io
retrocessi, a dire il vero non seppi brillare quando mi nominarono membro della
commissione di esami per il passaaggio da segretario a sottocapoufficio. Arista
e Capriccioli per vaio motivi mi osteggiavano ritenendomi un seguace del
giubilato Zoffoli. Intanto era scoppiata la grana degli assegni ICCRI delle
casse di risparmio capitanate dal milanese Giordano dell'Amore. Quello strano
traffico passava per la Casa di Risparmio di Rimini. Quel demonio del mio
collaboratore dott. Lucio Veneziani l'aveva intercettato e me l’aveva fatto verbalizzare
e censurare. C'era da fare rapporto alle Autorità Giudiziarie. Non si poteva. Saltava
l'equilibrio tra poteri dello Stato. Il Governatore non poteva e non volle fare
rapporto, avvalendosi delle sue facoltà
discrezionali.
Il
sottoscrito si ribellò ma all'interno della BI. La BI con acredine da parte del
subentrato Ciampi, con sofferta partecipazione da parte di Sarcinelli mi rese
innocuo mandndmi al SECIT. Là allora mi vendicai spiccando un accertamento per
evasione fiscale, perché la BI non aveva rispettato l’art. 19 di allora che imponeva
il recupero delle spese di vigilanza ga
carico delle stesse banche ispezionate. Ergo spese non deducibili perché non
inerenti. Uno scandaloso condono fiscale di Ciampi chiuse la partita. Io
iniziai a pensare ad altro. Ma quella è vicenda mia personale.
Col senno di
poi in questa mia perdurante senectus ammetto che io sbagliavo e la BI aveva ragione.
Il Governatore non è il sostituto procuratore. Ecco perché oggi grido alo
scandalo per quelle esiziali esternazioni persino su Report che tutti
conosciamo.
Solo chiedo
più rigore. Licenziamento subito e se si fa chiasso galera per rivelazione di
segreti di Stato. Se ora stiamo a destra - io sono di estrema sinistra - forse
giustizia potrà essere fatta. Penso al martirio del governatore Fazio. Dott.
Calogero Taverna